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Contenzioso Airbus Boeing, Usa sospendono dazi all’Europa: esulta il settore del vino

Via i dazi Usa sul vino europeo per 4 mesi. Le aziende vinicole dell’Ue plaudono all’annuncio della portavoce dell’Ustr, l’Ufficio del Commercio americano, Katherine Tai. La sospensione delle tariffs relative al contenzioso Airbus Boeing sono una boccata d’ossigeno per il settore.

Soddisfatto il CEEV – Comité Européen des Entreprises Vins, che esorta le autorità dell’Ue e degli Stati Uniti a «intensificare gli sforzi e a sfruttare ogni opportunità imminente per risolvere definitivamente questa controversia, che si protrae ormai da troppo tempo». Tradotto, dalla precedente gestione della Casa Bianca, targata Donald Trump.

«Fino a quando ciò non sarà raggiunto – avverte CEEV – il Comitato europeo dei produttori di vino chiede un’estensione sinusoidale della sospensione tariffaria, per fornire agli esportatori, su entrambe le sponde dell’Atlantico, una migliore capacità di previsione degli ordini».

«Ciò è particolarmente importante alla luce dell’avvicinarsi della fine del periodo di sospensione l’11 luglio e dell’ulteriore complicazione della carenza di container, che sta ritardando il commercio su scala globale», conclude Ceev.

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Dazi Usa, conferma a febbraio? Marilena Barbera: «Vino italiano rafforzato»

A due settimane esatte dal carosello di metà febbraio sale la tensione attorno alla revisione dei dazi Usa su vino ed agroalimentare europeo. L’impressione è che l’amministrazione Biden, appena insediatasi e ancora priva di un referente politico all’interno dell’Ufficio per il Commercio degli Stati Uniti, possa decidere di non decidere. Ovvero confermare, per altri 6 mesi, il pacchetto di tariffs ereditato da Donald Trump.

Non solo. Secondo fonti di WineMag.it negli States, l’Ustr potrebbe non aprire il consueto spazio per la ricezione dei commenti pubblici, sin ora utilizzato per raccogliere critiche e proposte di revisione dei dazi.

Per questo l’Us Wine Trade Alliance, l’associazione che riunisce gli operatori del settore vitivinicolo degli States, ha deciso di raccogliere autonomamente le testimonianze, in collaborazione con la Coalizione “Stop Restaurant Tariffs“. Come? Attraverso un modulo Google compilabile entro il 5 febbraio dai professionisti americani del Wine & Food, che sarà recapitato all’Ustr.

«Vorremmo raccogliere brevi testimonianze – spiega il referente dell’Uswta, Ben Aneff – che utilizzeremo per dimostrare i danni causati dalle tariffe aggiuntive. L’obiettivo è mantenere alta la pressione sull’amministrazione».

In un periodo come questo, pieno di turbolenze, questioni come la nostra rischiano di passare in secondo piano a Washington, finendo nel dimenticatoio. Con l’aiuto dei professionisti del settore possiamo assicurarci che l’amministrazione Biden sappia quanto sia urgente la soluzione del problema, aiutandola a provvedere per tempo a una saggia soluzione».

La conferma dei dazi attuali, d’altro canto, potrebbe essere una “buona notizia” per l’Italia. «Per onestà intellettuale – dichiara a WineMag.it la vignaiola siciliana Marilena Barbera, tra le più attente all’evolversi della situazione, sin dallo scorso anno – bisogna ammettere che il vino italiano è l’unico settore che sta uscendo non solo indenne da questa guerra commerciale, ma sostanzialmente rafforzato».

Lo dimostra il fatto che nel 2020 le esportazioni delle nostre etichette hanno superato in valore quelle delle concorrenti francesi – continua – proprio “grazie” ai dazi da cui siamo stati esentati.

Non è bello né corretto gioire delle disgrazie altrui, ma non possiamo non riconoscere che aver schivato quella pericolosa pallottola sta consentendo ai nostri vini di godere di un vantaggio competitivo, provvidenziale in un momento in cui il crollo del mercato interno sta mettendo in seria crisi i bilanci delle aziende vinicole italiane».

Marilena Barbera sottolinea quanto sia «molto probabile che il destino dei dazi sul vino ed altri prodotti alimentari europei non si decida nel carosello di febbraio».

In primis la nomina di Katherine Tai, l’avvocata esperta in diritto commerciale chiamata da Biden a sostituire Robert Lighthizer alla direzione dell’Ustr, non è ancora stata confermata dal Senato: Questo le impedirà, ancora per diversi giorni, di prendere effettivamente servizio e di occuparsi direttamente dell’attuazione della politica presidenziale, in materia di commercio estero.

La seconda ragione riguarda le priorità dichiarate dall’Amministrazione Biden, che in questo momento si concentrano su altri tavoli. Tra questi il rapporto con la Cina, percepito come molto più urgente rispetto alla questione Boeing-Airbus, o l’attuazione del recente accordo commerciale Usmca, sottoscritto con Messico e Canada.

D’altro canto – sottolinea Marilena Barbera – nelle sue dichiarazioni pubbliche Biden ha chiaramente annunciato lo stop immediato alla politica isolazionistica del suo predecessore: la riadesione degli Usa agli Accordi di Parigi ed alla Who vanno chiaramente in questa direzione.

Ma risolvere il problema dei dazi significherà rimettere mano, prioritariamente, al funzionamento dell’Appellate Body, ossia l’organismo “giudicante” della World Trade Organization bloccato proprio da Trump, che ha generato l’escalation che ha portato, come abbiamo visto, all’imposizione dei dazi».

Sempre secondo la vignaiola di Menfi «la questione è molto più complessa di quello che appare a prima vista»: «Probabilmente servirà più tempo di quanto le aziende esportatrici europee e gli importatori americani siano in grado di attendere, soprattutto in un periodo in cui la pandemia da Covid-19 ne ha messo a dura prova la resilienza commerciale».

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Duemila chef e ristoratori scrivono a Biden per rimuovere i dazi sul vino europeo

Bruxelles non è sola nella battaglia alle tariffs aggiuntive imposte dagli Stati Uniti, in risposta alla controversia Airbus-Boeing. E gli alleati sono proprio all’ombra della Casa Bianca. Attraverso una lettera inviata al neo presidente Joe Biden, duemila chef e ristoratori di tutti gli Stati americani chiedono al Governo Usa di «eliminare i dazi sul vino europeo».

Si tratta della prima delle azioni della neonata Coalition to Stop Restaurant Tariffs, che si batte non solo per il vino ma tutti i prodotti agroalimentari sottoposti a dazi doganali dall’ormai ex presidente Donald Trump.

A capo della “coalizione” ci sono nomi noti della ristorazione americana come Daniel Boulud, Chris Bianco, Nina Compton, Mark Firth, Andrew Fortgang, Thomas Keller, Cheetie Kumar, Mike Lata, Neal mccarthy, Danny Meyer, Kwame Onwuachi, Steven Satterfield, Chris Shepherd, Alice Waters, nonché Mashama Bailey & Johno Morisano. Una battaglia sostenuta dall’Us Wine Trade Alliance (Uswta).

L’associazione guidata da Benjamin Aneff (nella foto sotto) raccoglie importatori, grossisti, agenti di vendita, ristoranti e produttori di vino americani e ha già ottenuto l’appoggio del Washington Post, che attraverso due editoriali ha esortato il presidente eletto Biden a «rimuovere i dazi sul vino europeo nell’ambito di uno sforzo complessivo volto a portare un rapido sollievo all’industria della ristorazione».

Al contempo, l’Us Wine Trade Alliance lavora già ai “commenti” da sottoporre all’attenzione dell’Ustr all’apertura della discussione delle tariffs di febbraio 2021. Un altro appuntamento fondamentale per migliaia di produttori di vino europei, in cui i dazi potrebbero essere rivisti – al rialzo o al ribasso – eliminati, o confermati senza modifiche.

L’obiettivo dell’Alleanza è fare in modo che il team di Joe Biden faccia il suo ingresso all’agenzia del Commercio degli Stati Uniti (Ustr) accompagnato da un largo movimento di protesta contro le tariffs, sostenuto da più fronti.

Una battaglia contro il tempo, dal momento che l’ufficializzazione della candidatura dell’esponente favorito da Biden e dai Democratici per i vertici dell’Ustr, Katherine Tai, non avverrà in tempo per supervisionare il carosello dei dazi di metà febbraio 2021. Attendere agosto 2021, data successiva per la discussione delle tariffs, sarebbe un azzardo.

Dobbiamo convincere il presidente eletto Biden che lo sgravio tariffario dovrebbe essere una delle principali priorità delle sue prime settimane in carica, e questo non è un compito da poco», ammette Benjamin Aneff per conto dell’United State Wine Trade Alliance».

Dazi Usa sul vino, Coldiretti: “Italia graziata, ora Ue dialoghi con Biden”

Nel frattempo, il 31 dicembre, l’Ustr ha annunciato la revisione dei dazi a carico di Francia e Germania. Nelle modifiche, che vedono ancora una volta graziato il vino italiano, sono incluse le nuove categorie di vini fermi e distillati come il Cognac, provenienti dai due Paesi.

In precedenza venivano calcolate tariffs del 25% sui vini fermi non oltre i 14% di alcol in volume e con formati non superiori ai 2 litri, provenienti da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito.

Nell’elenco sono stati inclusi anche i vini fermi di Francia e Germania con una percentuale di alcol superiore ai 14% in volume, oltre a quelli di imbottigliati in contenitori superiori ai 2 litri.

Tra i codici doganali inseriti anche quello che riguarda il “vino frizzante” – dunque non lo spumante – non particolarmente in voga nelle importazioni Usa dall’Ue. I vini provenienti dalla Spagna o dal Regno Unito con una percentuale di alcol superiore al 14% o di dimensioni superiori a 2 litri rimangono esenti da dazi. Lo stesso vale per gli sparkling, compreso lo Champagne.

«Questa non è la notizia che volevamo sentire – commenta Benjamin Aneff – ma sottolinea la necessità per l’amministrazione di Joe Biden di apportare modifiche alle politiche tariffarie ricevute in eredità dal suo predecessore, in particolare quelle che arrecano danni sproporzionati alle imprese statunitensi, in questo momento di crisi».

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