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Il Pignoletto diventa Doc Emilia Romagna

Il Pignoletto diventerà, a disciplinare approvato, l’unica tipologia della Doc Emilia Romagna, grazie alla condivisioni di obiettivi tra il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole.

Un progetto che sancirà la tutela europea di quella che è la seconda denominazione enologica più importante della Regione dopo il Lambrusco e che, con 14 milioni di bottiglie, rappresenta un’importantissima fonte di reddito per i viticoltori del territorio.

Con il voto assembleare si definisce un percorso intrapreso da tempo con gli Enti preposti, che legittima e riconosce il vino che unisce l’Emilia alla Romagna, mantenendo inalterato il territorio, come oggi, a tutela dei suoi produttori. Il Pignoletto rappresenta il vino che negli ultimi anni ha registrato i trend più importanti di crescita a livello nazionale e che al momento, nonostante la pandemia, ha fatto registrare una crescita del 10% nelle vendite in Gdo nel primo semestre” sottolinea Carlo Piccinini, Presidente del Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna.

Dal 2021, quindi, il nome “Pignoletto” si affiancherà, in modo esclusivo, al riferimento geografico dell’Emilia-Romagna. Una protezione comunitaria legata al territorio regionale che consentirà a questo vino di avere un riconoscimento ancora più importante sia a livello nazionale che internazionale.

Con questa proposta, all’apice della piramide qualitativa troveremo la Docg Colli Bolognesi Pignoletto, una denominazione che include un territorio collinare molto ristretto posto a sud di Bologna, mentre la Doc Pignoletto diventerà Doc Emilia-Romagna e sarà riservata esclusivamente alla tipologia Pignoletto

Il territorio di produzione ed imbottigliamento, che si estende da Modena a Forlì,  rimarrà lo stesso, ma in questo modo sarà possibile comunicare meglio la differenza dei territori tra Docg e Doc mantenendo ed evidenziando le caratteristiche di ciascuna realtà, in modo da valorizzare i pregi dell’una e dell’altra.

“Siamo contenti che la sinergia tra il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna ed il Consorzio Vini Colli Bolognesi abbia portato il Pignoletto ad essere la seconda denominazione dell’Emilia-Romagna – aggiunge Ivan Bortot, Vicepresidente del Consorzio – Dobbiamo ora continuare a lavorare perché a tutti i viticoltori sia riconosciuta la redditività del lavoro che svolgono, dando la stessa dignità a produttori di collina e di pianura”.

“Il Pignoletto merita questo riconoscimento, il nome della regione a lui dedicato – conclude Marco Nannetti, Vicepresidente del Consorzio – È un’operazione che guarda al futuro, che riconosce alla Docg l’eccellenza produttiva e alla Doc Emilia-Romagna il compito di aprire nuovi mercati”.

Dopo il voto assembleare di ieri inizierà l’iter stabilito dalla normativa. L’auspicio è di veder pubblicata la nuova denominazione e di poterla etichettare dalla prossima campagna vendemmiale.

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Lambrusco revolution: Consorzio Unico tra Modena e Reggio Emilia

Sarà l’estate della Lambrusco Revolution. Giovedì 25 giugno i Consigli di Amministrazione del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, del Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e del Consorzio di Tutela Vini del Reno Doc , hanno espresso, all’unanimità, parere favorevole alla fusione per incorporazione, a partire dal prossimo anno, per far sì che nasca un unico grande soggetto consortile: il Consorzio Tutela Lambrusco.

Il prossimo passo è atteso a settembre, quando è stata fissata l’assemblea plenaria di tutti i soci a dover sancire la definitiva incorporazione nell’unico Consorzio di Tutela del Lambrusco Doc.

Intanto è stata segnata la prima decisiva tappa verso il lungo percorso che porterà alla nascita di un unico grande Consorzio, tra Modena e Reggio Emilia, in grado di rappresentare e valorizzare le tante denominazioni di origine di uno dei più popolari e famosi vini italiani nel mondo: il Lambrusco, per l’appunto.

“Il Lambrusco è indubbiamente, nei numeri, uno dei vini immagine dell’Italia. È un grande universo rappresentato da differenti vitigni, territori e colori. Questa diversità, che ci contraddistingue e rappresenta, dobbiamo trasformarla anche in una grande ricchezza per tutti i produttori che contribuiscono a renderla viva ogni giorno” commenta Giacomo Savorini, direttore dei Consorzi che oggi tutelano il vino lambrusco.

“Penso che questo primo passo verso un unico soggetto consortile a tutela del Lambrusco a Denominazione di Origine Controllata – prosegue Savorini – ci consenta di poter raggiungere, finalmente, l’obiettivo di poterci rivolgere, agli occhi del consumatore finale, in modo coeso e uniforme, valorizzando ancora meglio le singole ricchezze delle diverse denominazioni”.

Il prossimo passaggio vedrà i singoli produttori dei Consorzi riunirsi in altrettante Assemblee al fine di esprimere il loro parere. “Non si tratta di un’operazione che intende perseguire un risparmio di costi – sottolinea Claudio Biondi, presidente del Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena – La fusione per incorporazione avviene tra soggetti che già da alcuni anni hanno messo a fattor comune, condividendoli, tutti i rispetti servizi amministrativi, tecnici e direzionali. Ora si tratta, invece, di fare un ulteriore passo in avanti, per condividere altri fattori, a partire dalle strategie di comunicazione ed a progetti di promozione internazionale”.

“Vogliamo andare oltre i singoli campanilismi territoriali che hanno segnato la storia del passato – aggiunge Davide Frascari, presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini Doc Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa – Ora devono essere messi da parte per lasciar spazio ed un’unione di intenti che consentirà a tutte le denominazioni del Lambrusco trarne grande beneficio”.

Il futuro nuovo Consorzio Tutela Lambrusco rappresenterà circa 1,3 milioni di quintali d’uva, per la stragrande maggioranza di Lambrusco, anche se includerà altri vitigni. Se da una parte rimarrà l’assoluta indipendenza decisionale delle singole denominazioni rappresentate dal nuovo Consorzio, dall’altro ci sarà una stretta collaborazione con il Consorzio Tutela Emilia, associazione interprofessionale che tutela e valorizza l’Igp Emilia o dell’Emilia.

“I tanti territori del lambrusco e i vari anelli che compongono questa articolata filiera riusciranno attraverso questo nuovo Consorzio a condividere molte attività promozionali che ci consentiranno di valorizzare le nostre denominazioni sia in Italia che nel mondo. È un’operazione che guarda al futuro, a quando parleremo tutti l’unica lingua del Lambrusco” conclude Ivan Bortot, Presidente del Consorzio di Tutela Vini del Reno Doc.

Tutti i consociati, ora, hanno due mesi di tempo per interrogare i relativi consorzi in merito alla fusione per incorporazione e a settembre saranno convocati all’interno di un’assemblea plenaria sovrana che dovrà definitivamente votare l’intera operazione.

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