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Miglior vino orange/macerato italiano Guida Winemag 2025: Vis Uvae 2018, Il Carpino

miglior vino orange macerato italiano Venezia Giulia Igt bianco macerato 2018 Vis Uvae Azienda agricola Il Carpino

Il Miglior vino orange italiano è Vis Uvae 2018, Venezia Giulia Igt Bianco Macerato della cantina Il Carpino. È il risultato delle degustazioni alla cieca che hanno portato a stilare la Guida Winemag 2025, Top 100 Migliori vini italiani. Tra tutti, impossibile dimenticare un “premio speciale” dedicato a una delle categorie di vino più interessanti e complicati nell’esecuzione, ovvero i “macerati”. Il Carpino, a San Floriano del Collio, al confine fra Italia e Slovenia, dimostra tutto il proprio savoir-faire con Vis Uvae 2018. Di seguito il profilo del Miglior vino orange italiano, ottenuto da uve Pinot Grigio, a cui è stato assegnato un punteggio di 96/100.

VENEZIA GIULIA IGT BIANCO MACERATO 2018 VIS UVAE, IL CARPINO

  • Fiore: 9
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 8
  • Macerazione: 8
  • Tannino: 6
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 7
  • Percezione alcolica: 6
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 96/100 (Miglior vino orange italiano per la Guida Winemag 2025)

Il Carpino

Località Sovenza 14/A
34070 San Floriano Del Collio (Gorizia)
Tel. +39 328 4721151
Email: ilcarpino@ilcarpino.com

MIGLIOR VINO ORANGE ITALIANO

Il miglior vino orange italiano è Vis Uvae della cantina Il Carpino. Vediamo nel dettaglio il vino premiato dalla Guida Winemag 2025. Vis Uvae, dal latino la Forza dell’Uva, per sottolineare la forza che ha l’uva ossia la Natura, per rendere un vino forte e complesso, cosa che la mano dell’uomo sola lo determina in maniera relativa. Per effetto di una settimana di permanenza delle bucce di colore violaceo del Pinot Grigio a contatto con il mosto, la cosiddetta macerazione di 15-30 giorni, si conferisce al mosto e poi al vino quelle note ramate che lo contraddistinguono dagli altri vini. In origine erano queste le sembianze che aveva il Pinot Grigio, ma poi con l’avvento delle nuove tecniche di vinificazione, si è preferito vinificarlo in bianco. Se questo è stato un bene o un male non sta a noi giudicare, ma di certo il risultato è diverso, sia dal punto di vista olfattivo che gustativo.

VIS UVAE IL CARPINO MIGLIOR MACERATO ITALIANO: DOVE NASCE

Ci troviamo a San Floriano del Collio, a ridosso del confine della Slovenia, in una terra particolarmente vocata per la coltivazione della vite. La nostra azienda nasce con il suo marchio e la sua prima etichetta nel 1987 quando insieme a me c’era ancora mio suocero Silvano, successivamente mancato. Ora invece sono affiancato da mia moglie Anna e dai miei figli Naike e Manuel. Ma la storia ha inizio alla fine degli anni ’70 quando Silvano abbandona la sua attività di commerciante ortofrutticolo per dedicarsi alla campagna. Acquista qualche ettaro di terra e inizia a vinificare e a commercializzare il vino sfuso.

Io lo aiutavo nei ritagli di tempo a seguire la produzione, ma col tempo lascio anche io il mio lavoro di elettrauto per dedicarmi totalmente alla vigna e alla cantina ed è allora che nasce Il Carpino. Piano piano verranno acquistati degli altri appezzamenti di vigna fino ad arrivare agli attuali 17 ettari,  15 in proprietà e 2 in affitto. L’impostazione di carattere familiare di cui la nostra azienda può vantarsi ci permette di controllare tutte le fasi del processo, dalla vinificazione alla commercializzazione del prodotto. Ci riteniamo contadini ed essere contadini oggi comporta una grande responsabilità perché significa essere testimoni ed interpreti del proprio territorio ma anche custodi del paesaggio.

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Miglior vino dolce italiano Guida Winemag 2025: Ruzzese Diciassettemaggio, Cà du Ferrà


Il Miglior vino dolce italiano della Guida Winemag 2025 è il Ruzzese 2020 Diciassettemaggio di Cà du Ferrà. Il punteggio di 97/100 certifica l’assoluto valore – dentro e fuori dal calice – dell’ambizioso progetto di recupero del vitigno autoctono ligure Ruzzese da parte di Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta, in collaborazione con l’enologa Graziana Grassini. Oltre al riconoscimento per il Miglior Vino dolce italiano 2025 al Liguria di Levante Igp Passito Bianco Ruzzese Diciassettemaggio 2020 (di seguito il profilo del vino), Cà du Ferrà
si è guadagnata il titolo di Cantina italiana dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di Winemag.

COSTA LIGURIA DI LEVANTE IGP PASSITO BIANCO RUZZESE 2020 DICIASSETTEMAGGIO, CÀ DU FERRÀ

  • Fiore: 9
  • Frutto: 10
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 7
  • Tannino: 0
  • Percezione alcolica: 6.5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 9
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino dolce italiano per la Guida Winemag 2025)

Cà du Ferrà Wine & Tasting

Via Nuova, Str. per S. Giorgio, 27/Bis
19011 Bonassola (SP)
Tel. 3481033648
Email info@caduferra.wine

MIGLIOR VINO DOLCE ITALIANO DALLA LIGURIA: RUZZESE CÀ DU FERRÀ

Recuperare qualcosa di antico e renderlo squisitamente moderno. È la storia del Ruzzese, la storia di Cà du Ferrà. La storia del miglior vino dolce italiano della Guida Winemag 2025. Pochi conoscono il Ruzzese, vitigno autoctono della Liguria che non ha nessun parente dal punto di vista clonale. È un vitigno unico, non assomiglia a nessuno. Possiede un grappolo spargolo, acini piccoli e dalla buccia corposa, a scapito della polpa, e ciò lo rende interessante dal punto di vista fermentativo, ad esempio per ottenere ottimi passiti. È un vitigno che non soffre la siccità e mantiene un’acidità straordinaria. Il Ruzzese si presenta come un vino morbido, carico di zucchero, e, nonostante i suoi 14 gradi, ha una beva facile, sbarazzina. Insomma, imperdibile.

IL RUZZESE DICIASSETTEMAGGIO TRA I MIGLIORI VINI DOLCI ITALIANI

Il miglior vino dolce italiano, Ruzzese Diciassettemaggio 2020 di Cà du Ferrà, è frutto Innamorati di questa storia di recupero e qualità, Davide e Giuseppe nel 2015 decidono di piantare le prime 77 barbatelle di Ruzzese che in 5 anni diventeranno 1500 fino a ricoprire cinque terrazze a sbalzo sul mare nella zona dei piani di Cà du Ferrà a Bonassola, dove nascono i vini più pregiati dell’azienda di Bonassola (La Spezia). Esposti a sud, con il sole in fronte per tutto il giorno, le piante di Ruzzese crescono rigogliose e nel 2020 avviene la prima vendemmia.

Una vendemmia tardiva, cui segue la stesura dei grappoli in cassette della frutta dove l’appassimento durerà circa due mesi e mezzo, da fine settembre a fine novembre, e successivamente la sgranatura manuale. La vinificazione si svolge i primi giorni di dicembre, quando il vino sprigionerà il suo simposio di sapori e profumi. Non più di poche centinaia di bottiglie una produzione piccolissima, quella del vino Ruzzese di Cà du Ferrà. Preziosa, e speciale.

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Approfondimenti

Osservatorio Uiv-Ismea: primo semestre 2024 positivo per il vino italiano

Con quasi 3,9 miliardi di euro e 10,6 milioni di ettolitri esportati il vino italiano chiude il primo semestre 2024 con un consuntivo in positivo sia sul fronte dei volumi (+2,4% la performance a/a) che dei valori (+3,2%). Un risultato, quello fotografato dai dati Istat elaborati dall’Osservatorio Uiv-Ismea a pochi giorni dalla presentazione – assieme ad Assoenologi – delle stime vendemmiali il prossimo 24 settembre a Ortigia (SR) nei giorni che precedono il G7 Agricoltura, che registra però un rallentamento dei mercati internazionali rispetto al primo quadrimestre.

Il primo semestre 2024 si chiude, infatti, con risultati meno brillanti di quanto ci si aspettasse. Vero che il confronto con lo stesso periodo del 2023 è positivo, ma è altrettanto vero che la primavera ha sicuramente smorzato gli entusiasmi perché con i dati del quadrimestre si avevano ancora crescite del 6-7%. Gli spumanti sono tornati a fare da traino all’export nazionale con +11% in volume (Prosecco in testa a +13%) e +7% negli incassi. Al netto dell’incremento delle bollicine, il trend delle quantità esportate sarebbe piatto (+0,1%). Sfusi e bag in box hanno visto scendere le consegne all’estero del 6% e 5%. Reggono i vini in bottiglia grazie soprattutto alle Igt. I Dop fermi chiudono stazionari (+0,2% volume e +0,7% valore), mentre i vini comuni riscontrano un -2,9% volume e +3,9% nel valore.

Tra i Paesi clienti, rispetto ad aprile peggiorano le performance a volume in tutta la top 10, con Usa (+2%) e del Regno Unito (+2,3%) che mantengono comunque lievi segni positivi, mentre la Germania scende a -1,2%. Segni rossi più consistenti per Svizzera (-3,8%), Canada (-1,4%) e Francia (-10,8%). Sul fronte del valore, tra le regioni allunga il Veneto a +5,7% (a 1,4 miliardi di euro), mentre la Toscana (+3,5%) supera il Piemonte (-2,2%).

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Miglior vino vegan italiano 2024: Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta


Il Miglior vino vegan italiano dell’anno è uno spumante della Lombardia: il Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta, cantina con sede a Cologne, in provincia di Brescia.
Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it è di 91/100. Si tratta di un vino vegano prodotto in prevalenza con uve Chardonnay (70%) e un saldo di Pinot Bianco e Pinot Nero. Una rarità nel panorama della spumantistica italiana ed internazionale, grazie alla certificazione DTP 107 – “Qualità Vegetariana®” di CSQA Certificazioni Srl di Thiene (VI), per «assenza di ingredienti, coadiuvanti tecnologici, ausiliari di fabbricazione derivati da animali».

IL MIGLIOR VINO VEGAN ITALIANO È IL FRANCIACORTA DI QUADRA

Alla vista, il Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta presenta un perlage finissimo, persistente. Naso dominato da ricordi floreali freschi e frutta a polpa bianca, come la mela e pera. Più in sottofondo, ricordi di erbe aromatiche della macchia mediterranea. Palato corrispondente, fresco, sapido e setoso, su ritorni fruttati che si arricchiscono di una nota ammandorlata, tipica dello Chardonnay.

Il Pinot nero conferisce invece alla cuvée muscolo e una certa struttura, specie in centro bocca. Chiusura fresca e suadente, leggermente sapida, ancora una volta su ricordi di mandorla. Un Franciacorta che affina oltre 30 mesi sui lieviti, abbinando agilità di beva e carattere. Tratti distintivi della cantina Quadra, che in questo caso aggiunge il “plus” della certificazione vegana, capace di accogliere le richieste di una fetta crescente di consumatori.


Quadra Franciacorta
Via Sant’Eusebio, 1 – 25033 Cologne (BS)
Email: info@quadrafranciacorta.it
Telefono +39 030 71 57 314
www.quadrafranciacorta.it

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L’orange wine italiano dell’anno è il Custoza Doc 2020 “Crea Macerato” di Albino Piona


L’orange wine italiano dell’anno è il Custoza Doc 2020 “Crea Macerato” di Albino Piona. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it è di 94/100. Si tratta di un vino macerato prodotto con uve Garganega (40%), Trebbiano (30%), Trebbianello – Tai (15%) e Incrocio Manzoni (15%) dall’azienda agricola di Villafranca di Verona che si è aggiudicata anche il titolo di “Cantina dell’anno Nord Italia” 2024. Una realtà da conoscere, soprattutto per le molteplici interpretazioni di una delle denominazioni italiane meno conosciute ma meritevoli di essere scoperte, per le qualità uniche dei propri vini: la Doc Custoza.

Alla vista, il il Custoza Doc 2020 “Crea Macerato” di Albino Piona si presenta di un color “orange” leggero: un aranciato appena pronunciato. Al naso risulta molto elegante, su netti ricordi di pesca e sottofondo che richiama la frutta secca, oltre a presentare accenni di calde spezie orientali. Palato che, sulla scorta del naso, si conferma estremamente raffinato, nel bel gioco tra sapidità e frutto maturo stuzzicato da una leggera percezione tannica, che rende onore alla tipologia.

Crea Macerato 2020 conquista il titolo di orange wine italiano dell’anno nell’ambito della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it per la grazia che è in grado di conferire a una tipologia, quella dei vini macerati, troppo spesso alla mercé di standardizzanti ossidazioni e deviazioni organolettiche, nel nome del “terroir” e del “vino naturale”: nulla di più lontano dal varietale e dal territorio che, invece, questo vino incarna appieno. Meravigliosamente.

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Il Miglior Metodo Classico italiano 2024 è Giulio F.56 Underwater dell’Az. Agr. Federici


Il Miglior Metodo classico italiano 2024 è il Vsq Extra Brut Giulio F.56 Underwater dell’Azienda Agricola Federici – La Baia del Sole. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 (acquistabile a questo link) è di 96/100. Si tratta di uno spumante tra i più unici in Italia e al mondo, ottenuto in Liguria da uve Vermentino. Il vino base dell’edizione UWW 2022 del Vsq Extra Brut Giulio F.56 affina in botti grandi di rovere. La vera particolarità è però il successivo “cantinamento subacqueo” delle bottiglie.
L’operazione avviene a 52 metri di profondità, a Cala degli Inglesi, nell’area marina protetta di Portofino. Qui, la differenza di pressione, le correnti armoniche, la temperatura costante e la scarsa presenza di luce consentono allo spumante di sviluppare un perlage finissimo e un’evoluzione dei caratteri terziari dell’uva.

F.56 UNDERWATER DI FEDERICI: IL MIGLIOR METODO CLASSICO ITALIANO È “SUBACQUEO”

Alla vista, Giulio F.56 Underwater dell’Azienda Agricola Federici – La Baia del Sole si presenta di un color paglierino carico, con riflessi dorati. Il perlage si conferma molto fine e molto persistente. Naso sul fiore tipico del Vermentino, oltre che su una frutta di grandissima precisione e purezza, sull’esotico a polpa gialla. L’idrocarburo, netto, sottolinea l’avvenuta terziarizzazione degli aromi. Ma il quadro, tra naso e palato, è ancora più ricco e stratificato.

Si avvertono note di erbe della macchia mediterranea come rosmarino e alloro; agrumi, tra la scorza e la polpa, al limite del candito: cedro ancor più del bergamotto, pompelmo rosa, mandarino. Giulio F.56 Underwater è sapido in allungo, con ritorni di frutta e idrocarburo. Lo spumante Metodo classico dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it è il punto di incontro tra il presente e le tecniche di affinamento subacqueo più innovative.

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news news ed eventi

Andrea Lonardi è il secondo Master of Wine italiano


Dopo Gabriele Gorelli, ecco il secondo Master of Wine italiano. È Andrea Lonardi, chief operating officer (COO) di Angelini Wines and Estates (AW&E) e vicepresidente del Consorzio Vini Valpolicella. «La sua – spiega l’Institute of Masters of Wine – è una formazione globale, che spazia dall’Italia, alla Francia, agli Stati Uniti, con diverse posizioni multidisciplinari all’interno dell’industria del vino». Andrea ha iniziato la sua carriera nel marketing e nelle vendite per il più grande gruppo vinicolo italiano (GIV), facendo conoscere i vitigni autoctoni del Sud Italia al mercato statunitense. È stato quindi promosso a direttore della viticoltura, responsabile di oltre 1000 ettari e 13 tenute, dalle Alpi alla Sicilia.

«Grazie alla sua leadership – continua il prestigioso Institute of Masters of Wine – Andrea Lonardi ha dato prova di una notevole propensione all’innovazione, facendo da pioniere in molti progetti: lo sviluppo di indici di stress per le uve autoctone italiane, l’ingegnerizzazione della prima macchina da vendemmia con controllo satellitare e la modellazione di indici di gestione. Nel 2012, l’ingresso nel gruppo Angelini Wines and Estates (AW&E)».

IL RICONOSCIMENTO DELL’INSTITUTE OF MASTER OF WINE AD ANDREA LONARDI

In questo ruolo, Andrea supervisiona l’attività, influenzando il marketing e le vendite e guidando gli incentivi per innovare la produzione e la distribuzione: orchestrando un rilancio dello storico marchio Bertani, ripristinando una forte identità stilistica per l’Amarone e la Valpolicella; contribuendo alla zonazione di Montalcino attraverso la selezione di vigneti distintivi; e collegandosi con i principali distributori internazionali di vini pregiati. Andrea continuerà a coltivare la sua reputazione innovativa attraverso miglioramenti stilistici per le principali denominazioni italiane e la distribuzione di vini pregiati».

Nella giornata di oggi, oltre all’italiano Andrea Lonardi, è stato annunciato l’ottenimento del titolo di Master of Wine di Erin Jolley MW (Stati Uniti), gli ultimi a conseguire il prestigioso riconoscimento da parte dell’Institute of Masters of Wine. Attualmente ci sono 414 MW in tutto il mondo, con sede in 31 Paesi, ognuno dei quali dà il proprio contributo al mondo del vino. Erin e Andrea si uniscono a Wojciech Bońkowski MW e Joshua Granier MW come 4 MW dell’annata 2023, annunciati nel febbraio 2023. Sono ora 502 le persone che hanno superato l’esame da quando si è svolto per la prima volta nel 1953. Questo traguardo viene raggiunto dopo aver dimostrato la comprensione di tutti gli aspetti del vino, superando l’ambito esame di Master of Wine, riconosciuto in tutto il mondo per i suoi elevati standard.

L’ESAME DI MASTER OF WINE

L’esame di MW si compone di tre parti: gli esami teorici e pratici sostenuti alla fine della seconda fase e l’elaborato di ricerca presentato alla fine della terza fase. L’RP è uno studio approfondito su un argomento legato al vino, tratto da qualsiasi area delle scienze, delle arti, delle discipline umanistiche o delle scienze sociali. Solo quando un individuo supera la terza fase RP dell’esame MW diventa Master of Wine, cosa che Erin e Andrea hanno fatto con successo.

Prima che i nuovi membri abbiano il diritto di usare il titolo di Master of Wine o le iniziali MW, devono firmare il codice di condotta dell’IMW. Firmando il codice di condotta, i MW accettano di agire con onestà e integrità e di sfruttare ogni opportunità per condividere la loro conoscenza del vino con gli altri. I principali Paesi in cui si trovano i MW nel mondo sono Australia (27), Canada (10), Francia (18), Germania (10), Nuova Zelanda (15), Regno Unito (205) e Stati Uniti (59).

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Marco Pezone di Falconara Marittima è il miglior barista italiano

Si chiama Marco Pezone il miglior barista italiano. Il 30enne di Falconara Marittima, in provincia di Ancona, è il vincitore dell’Espresso Italiano Champion 2023, dell’Istituto Espresso Italiano. Il titolo viene assegnato al migliore professionista in tema di espresso e cappuccino italiano. Pezone ha sfidato altri 11 professionisti nella competizione organizzata dall’IEI a Lipomo, in provincia di Como, presso Caffè Milani, marchio italiano tra i soci fondatori dell’Istituto. In un tempo di soli 11 minuti ha dovuto tarare la sua attrezzatura la Macchina Classe 20 SB Mooboiler e il macinadosatore KRYO65 on demand, entrambi targati Rancilio, e dimostrare di sapere preparare quattro espressi e quattro cappuccini.

Al secondo posto della finale si è classificato Andrea Nulli di Essse Caffè, mentre al terzo posto Gabriele Sechi di Altogusto. Entrambi concorreranno insieme al vincitore alla fase internazionale della gara in programma in ottobre alla fiera Host di Milano. Marco Pezone ha cominciato la professione di barista nel 2017, attualmente in forza al Forno Taccalite di Falconara Marittima (AN), caffetteria che ha puntato sulla qualità del prodotto offerto. Ha concorso con la miscela Jolly Crema, prima miscela certificata per Espresso Italiano di Jolly Caffè.

«Penso che la figura del barista sia fondamentale per contribuire alla crescita culturale e di conoscenza dell’espresso e dei suoi derivati – ha spiegato il campione di espresso italiano – sviluppare la qualità vuol dire anche comunicare al cliente finale quello che sta dietro e dentro la tazzina». «Tradizione e progressione – ha aggiunto il neo eletto miglior barista italiano – fanno innovazione. Dobbiamo cominciare a comunicare con passione e amore il prodotto al cliente finale».

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Qual è il Paese che importa più vino biologico italiano?

Qual è il Paese che importa più vino biologico italiano? A rispondere è un approfondimento di Nomisma per Ice Agenzia e FederBio, secondo il quale è in assoluto la Germania il mercato di destinazione principale per il vino bio Made in Italy. Il 67% delle cantine interessate dalla survey – 110 in totale – lo indica come primo mercato di riferimento, seguito dai Paesi Scandinavi (61%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, seguiti da Canada e, sorprendentemente, da un Giappone che si trova dietro la pole position.

Se si va poi a vedere l’interesse da parte dei consumatori per i vini a marchio biologico, si nota come la domanda potenziale sia enorme e coinvolga tutti i principali mercati mondiali. A testimoniarlo sono i risultati di due ulteriori indagini che Nomisma ha condotto negli ultimi tre mesi sui consumatori scandinavi e giapponesi. Lo scopo è stato quello di mappare i comportamenti di consumo di vino e le potenzialità del bio e del binomio bio/Made in Italy su ciascun mercato.

IL VINO BIOLOGICO ITALIANO IN SVEZIA (E DANIMARCA)

Sulla base dei dati forniti dal Systembolaget, il monopolio svedese che gestisce le vendite di bevande alcoliche, un quarto delle vendite di vino è appannaggio di quelli a marchio bio, per un valore di 600 milioni di euro nel 2021 e un tasso di crescita medio annuo del +15% dal 2014 al 2021. In tale scenario, l’Italia è leader assoluto con un peso sul totale delle vendite di vino bio del 42% sia a valore che a volume.

Un successo da ricondurre in primis all’ottimo posizionamento di alcuni territori: Veneto (grazie al Prosecco in particolare, che rappresenta la denominazione a marchio bio più venduta in Svezia), Sicilia e Puglia, regioni che nel complesso intercettano ben il 24% delle vendite di vino a marchio biologico in Svezia. Il vino italiano infatti gode di un’ottima reputazione sul mercato scandinavo e l’Italia figura al primo posto tra i Paesi che producono i vini di maggiore qualità secondo il consumatore.

Il forte apprezzamento nei confronti del vino Made in Italy trova riscontro anche con riferimento al biologico. Dall’indagine condotta da Nomisma tra gennaio e febbraio 2023 su un campione rappresentativo di consumatori in Svezia e Danimarca (18-65 anni), è emerso come ben il 38% degli acquirenti scandinavi beva vino a marchio bio di origine italiana e più del 20% lo fa con cadenza settimanale. La propensione al consumo di vino bio Made in Italy cresce tra le famiglie benestanti (tra chi ha redditi medio-alti la quota di user di vino bio italiano cresce fino al 55%) e tra quelle in cui vi sono componenti con età compresa tra i 30 e i 44 anni.

Alla luce di queste rilevazioni, le opportunità per le aziende vitivinicole italiane sul mercato scandinavo sono ampie: a conferma di ciò, il 46% dei consumatori sarebbe difatti interessato a provare un nuovo vino italiano a marchio bio mentre il 35% sarebbe disposto a spendere un differenziale di prezzo superiore al 5% rispetto a un vino italiano non bio. Gli indecisi (34%) sarebbero attratti, oltre che da promozioni e prezzi bassi, anche da brand famosi, da informazioni sul basso impatto ambientale e dalla presenza di confezioni eco-sostenibili.

IL VINO BIO ITALIANO IN GIAPPONE

Il Giappone è il secondo mercato in Asia per consumo di vino (3,4 mln di ettolitri nel 2022) e rappresenta un mercato indubbiamente interessante per i produttori italiani visto che è il quinto importatore mondiale di vino – dopo Stati Uniti, UK, Germania e Canada – con un valore degli acquisti dall’estero pari a 1,7 miliardi di euro. Tra i vini stranieri i consumatori giapponesi mettono al primo posto quelli francesi, lasciando all’Italia la seconda posizione quando devono indicare i Paesi che producono vini di maggiore qualità.

Dalla survey condotta da Nomisma tra febbraio e Marzo 2023 sui consumatori giapponesi (18-65 anni), emerge comunque un forte potenziale per il nostro vino bio: se è vero, infatti, che ad oggi quasi un consumatore di vino su due (il 45% del totale, per la precisione) ha acquistato o ordinato un vino italiano almeno in un’occasione nell’ultimo anno, la quota di chi ha avuto modo di sperimentare il binomio biologico/Made in Italy per il vino è stata solo del 10%. Grossi spazi di crescita, dunque, per il vino bio italiano, che dal 1° ottobre 2022 può contare sulla certificazione biologica “Jas”, già conosciuta dal 41% dei consumatori giapponesi di vino.

Complessivamente il settore del vino biologico in Giappone, pur essendo ancora di nicchia, presenta secondo Nomisma «ampi margini di crescita e potenziali opportunità». Più di un terzo dei consumatori giapponesi sarebbe infatti disposto ad acquistare un nuovo vino bio made in Italy se lo trovasse nei punti vendita in cui effettua abitualmente la spesa alimentare mentre gli indecisi (41% del totale) sarebbero attratti oltre che da prezzi più accessibili, anche da una maggiore comunicazione sui canali tradizionali come radio/tv. Infatti, tra i principali fattori che oggi frenano l’acquisto di vino biologico Made in Italy vi sono la scarsa informazione sulle caratteristiche distintive dei prodotti biologici italiani ma anche la carenza di referenze sugli scaffali della grande distribuzione.

IL VINO BIOLOGICO ITALIANO

Le superfici bio vitate risultano in continua crescita tra i principali produttori europei. Il peso del biologico sul totale è triplicato in 10 anni. Il dato emerge dalla piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del vino biologico Made in Italy curata da Nomisma e promossa da ICE Agenzia e FederBio. Il vino biologico è un fenomeno tutto europeo, almeno sul fronte produttivo. In questo scenario, con 126 mila ettari di vite con metodo biologico nel 2021, l’Italia detiene il primato per incidenza di superficie vitata biologica (21% del totale).

La concorrenza europea è però agguerrita, tanto che nel giro di un decennio le superfici bio in Italia sono cresciute del +141% (2020 vs 2010) contro il +148% degli spagnoli e ben il +218% della Francia. Rilevante anche il ruolo del vino bio italiano sui mercati internazionali: 626 milioni di euro il valore dell’export di vino biologico italiano nel 2022 secondo le stime Nomisma (+18% rispetto al 2021) e un peso sul totale dell’export vitivinicolo italiano (bio + convenzionale) pari all’8%.

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Nuovo record di fatturato per il vino italiano


Nuovo record di fatturato per il vino italiano, che ha raggiunto il risultato storico di 14 miliardi nel 2022. Il risultato emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione di Vinitaly 2023, in corso a Verona. Il record storico del fatturato del vino italiano è dovuto al balzo dell’export, a fronte del calo degli acquisti domestici, compensati però dai consumi fuori casa, alla riapertura della ristorazione.

A trainare il fatturato del vino è soprattutto l’aumento a doppia cifra delle esportazioni con gli acquisti di bottiglie Made in Italy in tutto il mondo che sono cresciute del 10% nel 2022 raggiungendo, spiega Coldiretti, quota 7,9 miliardi di euro mentre a diminuire del 2,2% sono gli acquisti domestici, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, che evidenzia però una forte ripresa dalla ristorazione con un importante impatto del turismo al termine delle restrizioni imposte dalla pandemia.

Le bottiglie Made in Italy, sempre secondo l’analisi Coldiretti, sono per circa il 70% Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia mentre solo il restante 30% sono vini da tavola. L’Italia è leader mondiale della produzione di vino davanti a Francia e Spagna, i due principali competitor a livello internazionale, con una produzione che ha sfiorato i 50,3 milioni di ettolitri grazie all’impegno di 310 mila aziende agricole, secondo le previsioni di Mipaaf e Commissione Europea.

L’OCCAPAZIONE IN CAMPI, CANTINE E DISTRIBUZIONE

Ma dal Vigneto Italia nascono anche opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. L’esercito del vino, rileva Coldiretti, spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi.

Dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).

Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”, ha affermato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare che si tratta di “un patrimonio del Made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale”.

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Boom di medaglie per i vini analcolici a Mundus Vini 2023: c’è anche un italiano


Per la prima volta nella storia di un concorso enologico internazionale, i vini analcolici si presentano in massa e conquistano una raffica di medaglie. L’unica italiana è d’oro, assegnata allo spumante “Zero” della cantina Anna Spinato di Ponte di Piave, in provincia di Treviso. L’occasione è la Spring Edition di Mundus Vini 2023, che ha visto gareggiare in Germania, a fine febbraio, ben 187 vini senza alcol provenienti da diversi Paesi europei. Di questi,
21 hanno ottenuto la medaglia d’oro e 54 la medaglia d’argento.

Un parere unanime quello espresso della giuria di esperti internazionali, riunita per questo concorso: «La qualità è notevolmente migliorata su tutta la linea – riferiscono in conclusione gli organizzatori di Meininger Verlag GmbH – e numerosi vini risultano più che raccomandabili nel segmento dei vini senza alcol, con alcune etichette in grado di portare una qualità eccezionale nel calice».

Il consiglio di amministrazione di Mundus Vini consegnerà i certificati di premiazione ai produttori in occasione di ProWein 2023, a Messe Düsseldorf. La cerimonia si svolgerà presso lo stand Meininger Verlag (padiglione 4, C 40) lunedì 20 marzo 2023, alle ore 10.

MUNDUS VINI 2023: I PREMI SPECIALI AI VINI SENZA ALCOL

Sempre nell’ambito dei vini senza alcol, la giuria internazionale di Munsud Vini ha assegnato alcuni premi speciali alle cantine produttrici di vini dealcolato. Il miglior produttore è Bähr Pfalztraube GmbH, mentre il miglior rivenditore p risultato Peter Riegel Weinimport GmbH. “Best of Show” Spumante Rosé al Vitisecco Rosé analcolico di Bähr Pfalztraube GmbH. Best of Show Sauvignon Blanc ad Ara Zero Sauvignon Blanc di Giesen Group; Best of Show Bianco frizzante al Blancs de Blanc Senza alcol di Julius Zotz KG.

Spazio anche i vini rossi dealcolati. Best of Show Merlot a Vinnuendo 0% Merlot di Mureda Alimentacion SL (Spagna), unico straniero (non tedesco, s’intende) in questa speciale classifica. Doppietta per Peter Riegel Weinimport GmbH di Orsingen per il Best of Show Spumante retail e per il Best of Show Rosso retail assegnato ad Engel Riesling analcolico e a Vinsenza Rosso analcolico.

Best of Show Riesling a Freispiel Really Geil analcolico di Weingärtner Stromberg-Zabergäu eG. Infine, Best of Show Pinot Blanc al Breakaway Pinot Blanc dealcolizzato di Winery Bergdolt-Reif & Nett e Best of Show White retail per il Michel Schneider Riesling analcolico di Zimmermann-Graeff & Müller GmbH.

VINI SENZA ALCOL A MUNDUS VINI: MEDAGLIA D’ORO AD ANNA SPINATO

«Abbiamo chiamato il nostro spumante “Zero” non solo perché è senza alcol – spiega Roberto Spinato, ultima generazione della cantina Anna Spinato – ma anche perché lo consideriamo un punto di inizio. Sull’etichetta c’è un punto che può essere interpretato come un pianeta, attorno al quale ne orbitano altri»

Per la produzione di questo spumante partiamo dal mosto d’uva, che viene mantenuto a temperature vicine allo zero, per evitare fermentazioni».

«Una volta in bottiglia – continua il produttore trevigiano – aggiungiamo anidride carbonica, perché procedere a una rifermentazione (come al contrario avviene per i comuni spumanti, ndr) comporterebbe lo sviluppo di alcol. Viene anche addizionato di acqua distillata pura, per smorzare la dolcezza naturale del mosto. Il risultato è uno spumante dal corredo fruttato, adatto a qualsiasi occasione di consumo».

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Da Fivi a Federvini: barricate del vino italiano contro il governo irlandese


Nessuna differenza tra abuso e consumo di alcolici. Vino italiano in rivolta contro la Public Health Alcohol Labelling Regulations del governo irlandese. Da Fivi a Coldiretti e Confagricoltura, passando per Federvini, il coro di sdegno è unanime nei confronti dell’obbligo di avvertenze sanitarie sulle etichette di vino e alcolici commercializzate in Irlanda. Nonostante i pareri contrari presentati da diversi Paesi, tra cui l’Italia, la Commissione europea non ha presentato alcuna obiezione. Il termine del periodo di moratoria scadeva il 22 dicembre 2022. Persa dunque l’occasione di sospendere il provvedimento, prorogandone l’eventuale entrata in vigore.

«I Vignaioli italiani ed europei – tuona Lorenzo Cesconi, presidente di Fivi, Federazine italiana vignaioli indipendenti – sono alleati delle istituzioni nelle campagne per l’educazione e il consumo responsabile, non nemici. Lo siamo per definizione, proprio perché il nostro vino non è una semplice bevanda alcolica, ma un prodotto culturale lontano anni luce dalle sostanze di cui si abusa nella ricerca dell’ubriachezza».

Ma le regole di etichettatura proposte dall’Irlanda e il sostanziale via libera europeo rappresentano un madornale errore. Non solo sono un evidente ostacolo alla libera circolazione delle merci e comportano ulteriori costi, che si sommano agli altri già onerosi costi amministrativi che si devono affrontare per le vendite all’estero»

Sempre secondo Cesconi, «il dato più preoccupante è che le avvertenze proposte dal governo irlandese non tengono minimamente in considerazione la differenza tra abuso e consumo, elemento presente anche nel Piano di Lotta europea contro il Cancro. È necessario che i legislatori europei e nazionali capiscano che la strada del proibizionismo è un vicolo cieco e che è necessario distinguere il vino dalle bevande alcoliche in generale e dagli spirits».

COLDIRETTI E CONFAGRICOLTURA

Coldiretti ricorda dal canto suo che «l’autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario, come il tentativo di escludere il vino, insieme a carne e salumi, dai finanziamenti europei della promozione nel 2023», ormai sventato anche grazie alle barricate dell’Italia. Oggi la minaccia si chiama Public Health Alcohol Labelling Regulations.

«È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino – afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol».

Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: «Siamo particolarmente preoccupati per la deriva proibizionistica che il settore vitivinicolo europeo sta affrontando. La Commissione non ha ascoltato le riserve che l’Italia, con altri numerosi Stati membri, ha manifestato per opporsi alle misure introdotte dalla normativa irlandese creando un grave precedente e un potenziale ostacolo al commercio interno».

LA POSIZIONE DI FEDERVINI

Da Federvini un appello al Governo contro il Public Health Alcohol Labelling Regulations del governo Irlandese: «Chiediamo che il Governo Italiano si attivi quanto prima per studiare ogni azione possibile, nessuna esclusa – commenta la presidente Micaela Pallini – per osteggiare una norma che contrasta con il buon senso e la realtà. Forse è giunta l’ora che il tema venga trattato a livello politico in ambito Ue, non da soli ma con i partner europei che hanno già manifestato gravi perplessità su questo tipo di normativa. È necessario una presa di posizione di fronte al mutismo della Commissione Europea».

Duro il discorso di Pallini: «Questo è un sistema unilaterale che spacca il mercato unico europeo, una modalità discriminatoria perché non distingue tra abuso e consumo e criminalizza prodotti della nostra civiltà mediterranea senza apportare misurabili ed effettivi benefici nella lotta contro il consumo irresponsabile».

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Le winenews del vino italiano in 12 giorni: cosa è successo a luglio 2022?

Le winenews del vino italiano in 12 giorni: cosa è successo a luglio 2022? Con il settimo appuntamento siamo al giro di boa tra i fatti salienti dello scorso anno. Un viaggio nel tempo attraverso le notizie inerenti il vino italiano, le sue dinamiche e il racconto delle denominazioni. Per non perderti neppure una news, iscriviti alla newsletter di winemag.it.

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RASSEGNA VINI MÜLLER THURGAU 2022: I MIGLIORI

Le winenews di luglio si aprono con il Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau e i vini premiati alla 19° edizione. Svelati i vincitori dell’annuale Rassegna.

Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau: tutti i premiati alla 19° edizione

DONATO LANATI E IL VINO NELLO SPAZIO

Donato Lanati: «Vi spiego perché dobbiamo portare Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico nello Spazio». Il noto enologo è intervenuto ieri al 15° Forum Internazionale della Cultura del Vino della Fondazione Italiana Sommelier.

Donato Lanati: «Vi spiego perché dobbiamo portare Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico nello Spazio»

FAMIGLIE STORICHE, PIERANGELO TOMMASI PRESIDENTE

Pierangelo Tommasi nuovo presidente de Le Famiglie Storiche. Vicepresidenti Giuseppe Rizzardi (Guerrieri Rizzardi) e Luca Speri (Speri).

Pierangelo Tommasi nuovo presidente de Le Famiglie Storiche

VITE IN RIVIERA, VIAGGIO TRA I MIGLIORI VINI DEL PONENTE LIGURE

Vite in Riviera, i grandi vini del Ponente Ligure vogliono crescere: «Scorte finite a settembre». L’autoctono Pigato è ormai esploso, ma le quantità non bastano ad accontentare le richieste dei buyer, in Italia come all’estero. le etichette da non perdere.

Vite in Riviera, i grandi vini del Ponente Ligure vogliono crescere: «Scorte finite a settembre»

ENOTECHE, LETTERA DI VINARIUS A PATUANELLI

Enoteche escluse dal Fondo per il sostegno: lettera di Vinarius a Patuanelli. Il presidente Andrea Terraneo: «Gli aiuti ci spettano».

Enoteche escluse dal Fondo per il sostegno: lettera di Vinarius a Patuanelli

VINI VENEZIA, PINOT GRIGIO VERSO LO STOCCAGGIO

Consorzio Vini Venezia: Pinot Grigio 2022 verso lo stoccaggio. Circa 20 quintali per ettaro.

Consorzio Vini Venezia: Pinot Grigio 2022 verso lo stoccaggio

SANDRO CAMILLI NUOVO PRESIDENTE AIS

Sandro Camilli nuovo presidente Ais – Associazione italiana sommelier. Il vicepresidente è Marco Aldegheri.

Sandro Camilli nuovo presidente Ais – Associazione italiana sommelier

SICILIA, PARADISO DEI WINELOVERS

Sicilia paradiso dei wine (& food) lovers: una cantina su due ha un ristorante, una su tre un albergo. Il sondaggio si Assovini. De la Gatinais: «Enoturismo in crescita del 30% negli ultimi 5 anni».

Sicilia paradiso dei wine (& food) lovers: una cantina su due ha un ristorante, una su tre un albergo

PUGLIA, FALSIFICAVANO MOËT & CHANDON E RUM DON PAPA

Tra le winenews di winemag.it, anche la cronaca relativa alle più importanti operazioni compiute sul suolo nazionale dalle forze dell’ordine, nel settore del vino. A luglio 2022 sono state sequestrate a Cerignola 955 bottiglie contraffatte di Moët & Chandon e Rum Don Papa. Nei guai due imprenditori pugliesi (VIDEO).

Sequestrate a Cerignola 955 bottiglie contraffatte di Moët & Chandon e Rum Don Papa (VIDEO)

L’EXPORT DEL VINO ITALIANO NEL PRIMO QUADRIMESTRE

Export di vino italiano, Uiv: «Primo quadrimestre 2022 positivo». Da aprile primi segni di rallentamento.

Export di vino italiano, Uiv: «Primo quadrimestre 2022 positivo»

GIOVANNI POLI, LA GRAPPA PERDE UN MITO

Addio a Giovanni Poli, uomo simbolo della grappa trentina. Aveva 87 anni. Nella sua lunga carriera di vignaiolo ha contribuito alla notorietà della Valle dei Laghi.

Addio a Giovanni Poli, uomo simbolo della grappa trentina

ETNA DOC, CRESCONO LE BOTTIGLIE

Vini Etna Doc: imbottigliato primo semestre 2022 cresce del 30%. Bianco e rosato in crescita, così come il rosso. Cambria: «Ottimo stato di salute della denominazione.

Vini Etna Doc: imbottigliato primo semestre 2022 cresce del 30%

SASSICAIA (E ALTRI MITI) AL CALICE: ECCO DOVE TROVARLI

Sassicaia (e altri miti) al calice, la formula vincente di Enoteca Tognoni: «Tre bottiglie al giorno». Una pagina di top wines: si può scegliere tra 5 o 10 cl. «Molti clienti, poi, acquistano uno o due cartoni».

Sassicaia (e altri miti) al calice, la formula vincente di Enoteca Tognoni: «Tre bottiglie al giorno»

ADDIO A LUCIO TASCA D’ALMERITA

Sicilia del vino in lutto: addio a Lucio Tasca D’Almerita. Fu tra i primi a credere nel potenziale dell’isola.

Sicilia del vino in lutto: addio a Lucio Tasca D’Almerita

BIOLOGICO DA RECORD IN ITALIA

Biologico supera 2,1 milioni di ettari in Italia: è record. Gli ultimi report sanciscono il primato del Bel paese.

Biologico supera 2,1 milioni di ettari in Italia: è record

ADDIO AL PROSECCO AUSTRALIANO IN NUOVA ZELANDA

Nuova Zelanda, addio al Prosecco australiano entro 5 anni. L’Ue ha trovato l’accordo per la protezione del marchio italiano: «Spumante ormai famoso come lo Champagne».

Nuova Zelanda, addio al Prosecco australiano entro 5 anni

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Le wine news del vino italiano in 12 giorni: cosa è successo a giugno 2022?

Le wine news del vino italiano in 12 giorni: cosa è successo a giugno 2022? Sesto appuntamento con i fatti salienti dello scorso anno. Per non perderti neppure una news, iscriviti alla newsletter di winemag.it.

BACK TO 2022

VINO E COMUNICAZIONE: RIMARRANNO SOLO LORO, L’EDITORIALE

Il mese di giugno di winemag.it si apre all’insegna dell’ennesimo editoriale controcorrente, dal titolo inequivocabile: “Rimarranno solo loro”. Una critica schietta al mondo della comunicazione e ai rapporti, non sempre cristallini, sull’asse stampa-cantine (o cantine-stampa). Problematiche che non possono certo essere risolte da un editoriale: l’auspicio, per il 2023, è l’apertura di un dibattito serio tra uffici stampa e stampa di settore. Speranze, ahinoi, assai vane in un settore popolato dall’ormai quotidiana, morbosa autoreferenzialità, confermata anche all’inizio di questo nuovo anno.

Rimarranno solo loro

ANTEPRIMA SAGRANTINO, CONVINCE IL ROSSO DI MONTEFALCO

Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022. Confermata la crescita della Doc locale, all’annuale preview organizzata dal Consorzio di Tutela umbro.

Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022

IL NOSTRO SICILIA EN PRIMEUR 2022

Sicilia en Primeur 2022: viaggio tra Nero d’Avola, Frappato, Cerasuolo di Vittoria e Grillo. L’isola vista con gli occhi di quattro cantine: Zisola, Feudo Maccari, Terre di Giurfo e Horus.

Sicilia en Primeur 2022: viaggio tra Nero d’Avola, Frappato, Cerasuolo di Vittoria e Grillo

IL GAMAY DEL TRASIMENO IN CERCA DI IDENTITÀ

Gamay del Trasimeno: il Grenache dell’Umbria a caccia di identità. Il nome del vitigno confonde (pure) i vivai. E i turisti chiedono bianchi e rosati. Report dall’Anteprima 2022.

Gamay del Trasimeno: il Grenache dell’Umbria a caccia di identità

WINEMAG.IT ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA

Prima dell’Alta Langa 2022, migliori assaggi: il Metodo classico piemontese è al giro di boa. Sempre più alternativa a Franciacorta e Trento Doc.

Prima dell’Alta Langa 2022, migliori assaggi: il Metodo classico piemontese è al giro di boa

IN VALLE D’AOSTA

In Valle d’Aosta tra vino e relax: quattro cantine che offrono ospitalità. I consigli di winemag.it sulle aziende vitivinicole in cui si può (anche) soggiornare.

In Valle d’Aosta tra vino e relax: quattro cantine che offrono ospitalità

SOMMELIER AIS AL VOTO

Elezioni Ais 2022, Antonello Maietta non si ricandida: «Non posso fare l’imperatore». Nei tre mandati consecutivi, l’Associazione italiana sommelier ha quasi raddoppiato gli iscritti. La wine news su winemag.it, il 9 giugno.

Elezioni Ais 2022, Antonello Maietta non si ricandida: «Non posso fare l’imperatore»

VINO ITALIANO, GLI STRASCICHI DELLA GUERRA

Guerra Russia-Ucraina, Coldiretti: rincari del 35% per il settore del vino. «Costi scaricati sulle spalle dei viticoltori».

Guerra Russia-Ucraina, Coldiretti: rincari del 35% per il settore del vino

UN DANESE PER VERONAFIERE

Maurizio Danese nuovo amministratore delegato di Veronafiere.

Maurizio Danese nuovo amministratore delegato di Veronafiere

MÜLLER-THURGAU, LO STUDIO

Müller-Thurgau, lo studio: «Le note vegetali da Sauvignon Blanc sono tipiche». Lo conferma l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, supportato da 6 università italiane. Quello vero, come conferma la ricerca, si riconosce dai “tioli varietali“.

Müller-Thurgau, lo studio: «Le note vegetali da Sauvignon Blanc sono tipiche»

AMARONE OPERA PRIMA: È INZIIATA LA REVOLUTION

È iniziata l’Amarone revolution: come cambia (e cambierà) il Re dei vini della Valpolicella. Novaia Organic Wines brilla con la nuova annata. Il Consorzio indica la via per l’alta ristorazione.

È iniziata l’Amarone revolution: come cambia (e cambierà) il Re dei vini della Valpolicella

TRAGEDIA IN VENETO, MORTO MARCO ACCORDINI

Morto Marco Accordini, figlio del direttore generale di Cantina di Negrar. Incidente in campagna, nell’agriturismo di famiglia di Mazzurega.

Morto Marco Accordini, figlio del direttore generale di Cantina di Negrar

L’EMERGENZA SICCITÀ

Siccità, 3 miliardi di euro di danni: Po in secca, laghi e fiumi svuotati. Coldiretti chiede «un grande piano nazionale per gli invasi» e lo stato di emergenza.

Siccità, 3 miliardi di euro di danni: Po in secca, laghi e fiumi svuotati

CHIANTI, CONFERMATO BUSI

Giovanni Busi confermato presidente Consorzio Vino Chianti. Obiettivo del prossimo triennio, il raggiungimento del milione di ettolitri.

Giovanni Busi confermato presidente Consorzio Vino Chianti

CATEGORIA VIGNETI SU AIRBNB

Airbnb introduce la categoria “Vigneti”: enoturismo sempre più a portata di clic. La novità sul noto portale di riferimento per chi cerca un alloggio o una camera per brevi periodi, in Italia come all’estero. C’è anche la rubrica di winemag.it.

Airbnb introduce la categoria “Vigneti”: enoturismo sempre più a portata di clic

ANTEPRIMA AMARONE 2017, ECCO I MIGLIORI

Anteprima Amarone 2017: i migliori. Report degli assaggi in Gran Guardia.

Anteprima Amarone 2017: i migliori

VINO, IL BILANCIO VALORITALIA

Vino imbottigliato, Valoritalia: nel 2021 certificati 10 miliardi di euro in valore. Exploit di Pinot Grigio delle Venezie e “Sistema Prosecco”, ma crescono Brunello, Barolo, Gavi, Franciacorta, Chianti Classico e Nobile di Montepulciano.

Vino imbottigliato, Valoritalia: nel 2021 certificati 10 miliardi di euro in valore

FEDERDOC AL VOTO

Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi nuovo presidente Federdoc. Voto unanime dal parte del nuovo Cda.

Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi nuovo presidente Federdoc 

ELEZIONI AIS, GRANDE AFFLUENZA AL VOTO

Elezioni Ais 2022, i risultati: alta affluenza dei sommelier al voto online. Tutti gli eletti al Consiglio nazionale e nelle delegazioni regionali dell’associazione.

Elezioni Ais 2022, i risultati: alta affluenza dei sommelier al voto online

SICILIA, IL VIGNETO “BLINDATO”

La Sicilia blinda il suo vigneto: in arrivo la “carta di identità” sanitaria e varietale. Nel mirino la “Valorizzazione del germoplasma viticolo”.

La Sicilia blinda il suo vigneto: in arrivo la “carta di identità” sanitaria e varietale

REGNO UNITO, SEMPRE PIÙ PROSECCO MANIA

Nel Regno Unito è sempre più Prosecco mania: da solo vende più di tutti i vini italiani. Un dato che maschera la crisi dei vini fermi imbottigliati: l’export crolla in valore e in volume nei principali mercati.

Nel Regno Unito è sempre più Prosecco mania: da solo vende più di tutti i vini italiani

VALLARSA, LA VITICOLTURA EROICA IN TRENTINO

Viticoltura eroica: il Trentino riscopre le «98 Terrazze della Vallarsa». Ospiti del convegno e della degustazione i vignaioli della Valtellina e della Valle di Cembra, accanto a Eugenio Rosi.

Viticoltura eroica: il Trentino riscopre le «98 Terrazze della Vallarsa»

FIVI, I NUMERI DEL MERCATO 2022

850 vignaioli al Mercato Fivi Piacenza 2022. L’evento clou degli “Indipendenti” è in programma da sabato 26 a lunedì 28 novembre.

850 vignaioli al Mercato Fivi Piacenza 2022

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Le wine news del vino italiano in 12 giorni: cosa è successo ad aprile 2022?

Le wine news del vino italiano in 12 giorni: cosa è successo ad aprile 2022? Quarto appuntamento (di 12) con i fatti salienti dello scorso anno. Continua il viaggio nel tempo di winemag.it tra le notizie più importanti del 2022.

BACK TO 2022

ANTEPRIMA DERTHONA 2022: I MIGLIORI TIMORASSO

Aprile 2022 si apre su winemag con i migliori Derthona Timorasso 2020 all’Anteprima “Due.Zero” 2022. La cronaca, dentro e fuori dai calici, dell’evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi: 32 campioni in degustazione.

I migliori Derthona Timorasso 2020 all’Anteprima “Due.Zero” 2022

ETNA DOC VERSO LA DOCG, SCIENZA: «RIDURRE A 6 LE MACRO AREE»

Dal Piemonte ci spostiamo in Sicilia. Attilio Scienza ai produttori dell’Etna Doc: «Mga e Uga Contrade? Non siamo in Borgogna». Il presidente del Comitato nazionale vini: «Ridurre a 6 macro aree». Il Consorzio: «Spunto di riflessione».

Attilio Scienza a produttori Etna Doc: «Mga e Uga Contrade? Non siamo in Borgogna»

ETNA DOC, PRODUZIONE AI VALORI PRE-PANDEMIA

Restiamo sull’isola, attorno al vulcano. Etna, la produzione di vino torna ai valori pre-pandemia. Fra i progetti del Consorzio anche la mappatura delle contrade. E Musumeci annuncia: «Piano della Regione Sicilia per i vigneti eroici dell’Etna. Valorizzazione immobiliare straordinaria grazie alla viticoltura».

Etna, la produzione di vino torna ai valori pre-pandemia

FIVI E CEVI ALL’UE: SEMPLIFICARE VENDITA VINO A DISTANZA

Fivi e Cevi: «L’Ue semplifichi le vendite di vino a distanza». Per i Vignaioli Indipendenti è necessario un adeguamento normativo nel mondo post pandemia.

Fivi e Cevi: «L’Ue semplifichi le vendite di vino a distanza»

TRENTO DOC CRESCE NEL 2021

Trento Doc, importante crescita nel 2021. Superate le 12 milioni di bottiglie, fatturato oltre i 150 milioni di euro.

Trentodoc, importante crescita nel 2021

BRANCA INTERNATIONAL SU ETILIKA

Branca International acquisisce una partecipazione in Etilika. L’operazione allo scopo di rafforzare la presenza nei canali e-commerce e Horeca.

Branca International acquisisce una partecipazione in Etilika

LO STUDIO: SICILIA AL TOP PER I VINI DI QUALITÀ

Studio UniCredit-Nomisma: «Sicilia al top in Italia per i vini di qualità». L’isola è al primo posto per la coltivazione Bio. Crescono export e Gdo. Tutto pronto per Sicilia En Primeur 2022.

Studio UniCredit-Nomisma: «Sicilia al top in Italia per i vini di qualità»

VINI DELLE MARCHE

Michele Bernetti è il nuovo presidente dell’Istituto marchigiano di tutela vini. Tutela delle Dop, promozione del territorio e revisione dei disciplinari i suoi obiettivi.

Michele Bernetti è il nuovo presidente dell’Istituto marchigiano di tutela vini

CANTINA PORTA ROSSA, DAL BRUNELLO AL BAROLO CON PICCINI

Dal Brunello di Montalcino al Barolo: Cantina Porta Rossa è la prima Tenuta Piccini nelle Langhe. La cantina resa celebre da Pierfranco Bonaventura entra nel portafoglio di aziende del gruppo toscano.

Dal Brunello di Montalcino al Barolo: Cantina Porta Rossa è la prima Tenuta Piccini nelle Langhe

PROSECCO CONEGLIANO VALDOBBIADENE DA RECORD

Conegliano Valdobbiadene: 2021 da record. La crescita della Denominazione in valore (+18%) supera la crescita in volume (+13,7%).

Conegliano Valdobbiandene: 2021 da record

PROSECCO, AMARONE E BAROLO TRAINANO IL VINO ITALIANO

Prosecco Superiore, Amarone e Barolo trainano il mercato del vino italiano. Il report Bmti. Bene anche Chianti classico e Brunello di Montalcino. Meno performante la Barbera d’Asti.

Prosecco Superiore, Amarone e Barolo trainano il mercato del vino italiano

PRESENTATA “L’ETICHETTA PARLANTE” U-LABELS

Presentata U-Label, “l’etichetta parlante” con gli ingredienti del vino. La piattaforma voluta da Federvini, Unione italiana Vini e Comité Vins.

Presentata U-Label, “l’etichetta parlante” con gli ingredienti del vino

PIWI: VERSO IL PROSECCO DA “GLERA RESISTENTE”

«Nel 2027 si potrà produrre Prosecco sostenibile da Glera Resistente». L’annuncio del Crea-Ve: entra nel vivo il progetto Gleres, nella zona di Valdobbiadene.

«Nel 2027 si potrà produrre Prosecco sostenibile da Glera Resistente»

PIGNOLETTO BOOM

Pignoletto Doc, +20% di imbottigliato nel 2021. Con oltre 17 milioni di bottiglie la Denominazione è anche tra le più apprezzate al supermercato.

Pignoletto Doc, +20% di imbottigliato nel 2021

NUOVI SPUMANTI PER I BUYER DELLA GDO ITALIANA

Alta Langa, Etna Doc e non solo: nuove opportunità in Gdo per gli spumanti italiani “alternativi”. Franciacorta e TrentoDoc sempre più export oriented. Buyer a caccia di bollicine da nuovi territori.

Alta Langa, Etna Doc e non solo: nuove opportunità in Gdo per gli spumanti italiani “alternativi”

LA BIANCHETTA ANCESTRALE DI TENUTA AMADIO

Case history dal Veneto, il 15 aprile su winemag.it. La Bianchetta ancestrale di Tenuta Amadio: Simone Rech riscopre le vigne del nonno. Grande successo sul mercato per il rifermentato prodotto con l’antico vitigno dei Colli Trevigiani.

La Bianchetta ancestrale di Tenuta Amadio: Simone Rech riscopre le vigne del nonno

MUVIN ECOMUSEO VERONA PRONTO IN 30 MESI

Muvin-EcoMuseo internazionale del Vino di Verona «pronto in 30 mesi». L’annuncio del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia.

Muvin-EcoMuseo internazionale del Vino di Verona «pronto in 30 mesi»

IL CASO PICCOLO DERTHONA: IL TIMORASSO SA DOVE ANDARE

Dal Derthona Timorasso al Piccolo Derthona: Tortona sa dove andare. Scacco ad imbottigliatori e mediatori di uve con la denominazione di ricaduta. Lo zampino di Walter Massa nell’accordo con la cantina sociale.

Dal Derthona Timorasso al Piccolo Derthona: Tortona sa dove andare

CONTENUTO ZUCCHERINO IN ETICHETTA?

Indicazione del contenuto zuccherino in etichetta: Federmosti torna alla carica. L’appello del presidente Marco Bertagni, sostenuto da Federconsumatori. Allo studio un sondaggio sui consumatori.

Indicazione del contenuto zuccherino in etichetta: Federmosti torna alla carica

CONCORSO PINOT NERO 2022: I MIGLIORI

Proclamati i vincitori del Concorso nazionale del Pinot Nero. Al via la 24° edizione delle Giornate del Pinot Nero, dal 29 aprile al 2 maggio in Alto Adige.

Indicazione del contenuto zuccherino in etichetta: Federmosti torna alla carica

VALPOLICELLA, ADDIO A FRANCO ALLEGRINI

Addio a Franco Allegrini, padre della Valpolicella moderna. Scomparso il fratello di Marilisa, tra i principali fautori dell’Associazione de Le Famiglie Storiche.

Addio a Franco Allegrini, padre della Valpolicella moderna

VINI PREMIUM: L’ALTRO VOLTO DELLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA

L’altro volto della guerra Russia-Ucraina: cresce il business del vino in Polonia. Varsavia e Cracovia invase da clienti facoltosi a caccia di vini premium: «Effetti su tutti i Paesi dei Carpazi».

L’altro volto della guerra Russia-Ucraina: cresce il business del vino in Polonia

OPERAZIONE DIONISO A CANTINA DI CANNETO

Operazione Dioniso, sequestro preventivo di 740 mila euro alla Cantina di Canneto. Gli sviluppi delle indagini avviate a gennaio 2020.

Operazione Dioniso, sequestro preventivo di 740 mila euro alla Cantina di Canneto

ADDIO AD ANTONIO MOLINARI

Scomparso Antonio Molinari, rese famosa la Sambuca nel mondo. Aveva 81 anni, ultimo esponente del ceppo originario della famiglia.

Scomparso Antonio Molinari, rese famosa la Sambuca nel mondo

CASA SETARO E IL PRIMO VINO DI CONTRADA

Vini vulcanici italiani: Casa Setaro si mette sulle spalle il Vesuvio e propone il primo “vino di contrada”. Il nome è “Contradae 61·37”: un escamotage. Massimo Setaro ricorre alla Smorfia napoletana per aggirare i limiti del disciplinare e accennare a Bosco del Monaco (sarà poi premiato “Vino bianco dell’anno” dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it).

Vini vulcanici italiani: Casa Setaro si mette sulle spalle il Vesuvio e propone il primo “vino di contrada”

FOCUS SUL RIESLING RENANO: OLTREPÒ PAVESE AL TOP IN ITALIA

Riesling renano, opportunità per l’Oltrepò pavese? 28 vini con punteggi. Tra i top Manuelina, Monsupello e Castello di Stefanago. Ipotesi Docg a Montalto tramontata? Un tasting che fa seguito a quello sul Riesling Italico, effettuato a gennaio 2022 da winemag.it (qui i risultati).

Riesling renano, opportunità per l’Oltrepò pavese? 28 vini con punteggi

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Spumanti italiani, Natale e Capodanno record: si stapperanno 341 milioni di bottiglie


Spumanti per le Feste
? Sì e pure da record: saranno 341 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate tra Natale e Capodanno nel mondo. Lo sostiene l’Osservatorio Uiv-Ismea nella sua consueta analisi sui consumi di sparkling per le festività. Nonostante l’inflazione e la preoccupante situazione geopolitica, gli spumanti tricolore si apprestano a tornare protagonisti a tavola in Italia (95 milioni) e all’estero, sempre più testimone della febbre da Italian sparkling con i 3/4 delle vendite totali.

Complessivamente, il 2022 chiuderà con un nuovo record produttivo molto vicino al tetto di un miliardo di bottiglie (970 milioni), per un controvalore di 2,85 miliardi di euro di cui circa 2 miliardi solo di export. A trainare la crescita, la domanda nei mercati chiave di Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Ma anche piazze consolidate ed emergenti, come Canada, Svezia, Giappone, Est Europa e Francia, sempre più attratta dalle bollicine italiane (+25% la crescita in volume nel Paese dello Champagne).

PROSECCO LEONE DELLE FESTE, BENE TRENTO DOC E ASTI

Secondo le stime dell’Osservatorio di Unione italiana vini e Ismea, sotto l’albero è il Prosecco (Doc, Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg e Asolo) a giocare la parte del leone, forte di una incidenza sulla produzione che oggi è arrivata al 70% degli spumanti imbottigliati nel Belpaese. Favorevole alle bollicine veneto-friulane anche la propensione all’export che lo rende il prodotto tricolore dell’agroalimentare più commercializzato nel mondo, con un valore complessivo stimato per il 2022 che supera 1,6 miliardi di euro.

Accanto alla corazzata Prosecco, alla crescita in doppia cifra del Trento Doc, ai numeri in incremento dell’Asti e alla conferma del Franciacorta, sono centinaia le produzioni (o micro-produzioni) a testimoniare l’effervescenza della tipologia lungo tutto lo Stivale. Dall’Oltrepò all’Alta Langa, ai Trebbiani al Verdicchio, dai Moscati alle Falanghine ai Grechetti. E ancora: dalle Malvasie al Grillo, dal Nero d’Avola al Negroamaro al Durello e al Monti Lessini, ai Vermentini e molti altri.

CRESCE LA PRODUZIONE DI SPUMANTE IN ITALIA

Produzioni a denominazione di origine nell’83% dei casi (al 6% gli Igt) che quest’anno segneranno, sempre secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Ismea, «una crescita più contenuta rispetto alle ultime annate, ma che consolidano il proprio ruolo di traino in favore di tutto il settore in un periodo certamente meno brillante per i vini fermi».

Per il 2022 la crescita produttiva stimata è del 6%, con un aumento dei volumi esportati dell’8% e una variazione minima, ma comunque positiva (+1%), della domanda interna. Nelle festività saranno circa 101 milioni le bottiglie stappate nel Belpaese. Di queste, quasi 6 milioni quelle d’importazione (+3% volume, non mancherà certo lo Champagne) e 95 milioni le bollicine italiane (+1%). Migliore invece il trend di consumo all’estero (+8% i volumi), a circa 246 milioni di bottiglie.

Guida winemag 2023: il Verdicchio 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno

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Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023: ricevila in un clic

È finalmente disponibile la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Quinta edizione per il prodotto editoriale di punta della nostra testata giornalistica, quest’anno in vendita esclusivamente sul nostro portale (non più su Amazon Kindle, come nelle precedenti edizioni). La selezione delle etichette e il conseguente “ingresso” nella Guida 2023 è avvenuto tramite le consuete, rigorose sessioni di degustazione alla cieca. I campioni sono stati dapprima suddivisi per regione e/o denominazione e poi giudicati in due mesi di degustazioni, nel corso dell’estate 2022.

Passano gli anni, ma la linea editoriale della Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it resta fedele ai principi fondamentali che rendono così diversa la nostra quotidiana attività rispetto a quella di molte altre realtà. Guardandoci attorno, anzi, notiamo la decadenza senza fine di un settore aggrappato alla propria sopravvivenza più con le unghie e lo stomaco, che col cuore e l’anima.

Approcci superficiali, “marchette”, “compitini” e frasi fatte per compiacere questo o quel produttore, questo o quell’ufficio stampa, sono ormai la regola in un settore in cui ci presentiamo, ormai da anni, come mosche bianche. Un aspetto che ci viene sempre più riconosciuto dalle migliaia di lettori che ogni giorno leggono le nostre wine news, iscrivendosi alla nostra newsletter ed entrando, così, nel profondo della cronaca enologica italiana ed internazionale.

LA FILOSOFIA DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2023 – WINEMAG.IT

Non cambia, non passa, non sbiadisce, non appassisce la nostra voglia di raccontare, anche e soprattutto attraverso lo strumento originale di una Guida Vini, l’Italia del vino più autentica, trincerandoci (anzi, tutelando i produttori stessi) attraverso il blind tasting. Una modalità che premia ancor più l’espressione territoriale, la tipicità e il carattere di ogni singolo vino degustato, senza le distrazioni del “marketing” legato alla singola etichetta e del “rumore” generato da ciò che fa (sempre più, ahinoi) da contorno al calice.

Il nostro approccio alla degustazione è il medesimo riservato alle notizie che quotidianamente appaiono online, sul nostro wine magazine indipendente. Un focus sull’oggettività che mette al centro il lettore, nel nostro duplice ruolo di semplici “megafoni” del mondo del vino italiano (da un lato) e di degustatori appassionati, curiosi e critici (dall’altro).

Crediamo che questo sia il valore aggiunto della nostra Guida Vini, molto distante dal mondo delle Guide italiane ed internazionali che hanno finito per allontanare il pubblico per linguaggio, filosofia e metodologia di lavoro. E soprattutto, dobbiamo dirlo molto francamente, per oggettiva mancanza di fiducia nell’oggettività dei risultati.

Ecco dunque, tra le pagine della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it, grandi nomi accanto a cantine che si affacciano da pochi anni sul panorama enologico italiano ed internazionale. A tutti viene assicurata la medesima dignità, garantita dal tasting alla cieca e dal nostro approccio caldo ma distaccato.

Vini prodotti da grandi cantine e piccoli vignaioli artigianali. Nomi storici e realtà desiderose di affermarsi, che meritano di essere scoperte. Nella Top 100 Migliori vini  italiani 2023, così come nelle edizioni precedenti, trovano spazio vini di impronta tecnica e di “metodo” – in grado ovviamente di sfoggiare la propria identità territoriale – e altri che trasmettono l’emozione dell’artigianalità e della cura manuale, esenti da difetti di natura chimica o accidentale.

Sfumature che convivono perché accomunate dalla bontà e dalla capacità intrinseca di comunicare prima a sorsi e, poi, a parole. Pochi, semplici dettami, dicevamo. Bando, tra le altre cose, al cosiddetto “gusto internazionale” – ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.

GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT: TERRITORIO (E “TERROIR”) AL CENTRO

Snodo importante nella “costruzione” della nostra Guida, è il desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e di quello che ci piace definire “razzismo enologico“. Ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, “biologico”, etc).

L’altro focus della Top 100 di WineMag.it è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio “parco vigneti”. Alla parcellizzazione e alla valorizzazione della macro eccellenza nella micro selezione. Il tutto ricordando sempre che siamo sognatori, prima che commentatori e critici del nettare di Bacco. Amiamo le persone vere e i vini in grado di trasmettere personalità, nerbo, carattere. Gusto e passione. In una parola? Amiamo il coraggio e chi osa.

Come ogni anno, il nostro sogno, tradotto (anche) in Guida, è quello di essere riusciti a costruire l’ennesima “carta dei vini” alla portata di tutti (dal professionista al consumatore meno esperto, ma desideroso di bere bene). Una selezione in cui regioni e denominazioni perlopiù si mescolano, per mostrare il quadro delle bellezza dell’Italia, racchiuse in “bottiglie sparse” di vino. Tra queste, un’altra novità: i vini dell’anno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023:

Importante anche lo sguardo sulle quattro Cantine dell’anno 2023, di cui vi invitiamo a scoprire l’intera produzione: Rubinelli Vajol (Cantina italiana dell’anno 2023), Azienda Agricola Possa (Cantina dell’anno 2023 – Nord Italia), Terre del Marchesato (Cantina dell’anno 2023 – Centro Italia) e Tenuta Cerulli Spinozzi (Cantina dell’anno 2023 – Sud Italia). Più che cantine, famiglie del vino italiano. È proprio da loro che vogliamo iniziare il racconto di un anno che ci ha reso fieri del nostro lavoro e di una Guida che ci ha emozionato, non poco, prima, durante e dopo la sua pubblicazione. Buone bevute, con la nostra Top 100.

Davide Bortone
Curatore della Guida Top 100 Migliori vini italiani
e direttore di winemag.it

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Gli Editoriali

Il nuovo mercato del vino italiano? È l’Italia. Parola dei bidoni del vetro

EDITOTORIALE – Ieri sera, come ogni domenica, sono sceso a buttare il vetro. Vivo in un condominio. Mi tocca. Il fatto è che ogni volta la vivo peggio. Ogni volta scendo le scale come scendessi all’Inferno. Un po’ come Dante. Ma senza gironi, né tantomeno Virgilio. Scendo solo. E torno solo. Più sconsolato di prima.

Mica perché sia faticoso portar giù una decina di bottiglie. Piuttosto perché, ogni settimana, il mio timore che questo Paese stia sbagliando quasi tutto – nella comunicazione, nel marketing, nel proporre all’estero i propri vini con l’entusiasmo di un bulldog francese, che non conosce in realtà poi così bene i limiti del proprio corpo – si accresce e mi spaventa più della volta prima.

Che il nuovo mercato del vino italiano sia l’Italia stessa, lo dimostrano quei bidoni pieni di birre industriali e vini da una manciata di centesimi di euro che trovo, mentre getto fiero i “cadaveri” delle mie serate e cene da critico enofighetto (che non sono, peraltro!).

Mentre sto per finire il mio Fendant 2011 di Domaine de Beudon, il vicino di casa è già sceso tre volte a buttare 8 lattine di birra. Mentre mi godo l’ultimo sorso del Riesling 2019 di Sepp Moser, quello del piano di sopra è già alla quarta sigaretta, sul tragitto fra l’uscio dell’appartamento e la sala spazzatura, in garage: un’ottima scusa per smettere di sentire i bambini gridare, quelle 6 bottiglie da mezzo litro di birra Moretti da buttare.

Mentre svuoto l’ultima bottiglia di Barbera di Monsupello, alternandola con lo Chinon di Dumnacus Vignerons (chi mi conosce sa quanto apprezzo il Cabernet Franc, anche d’estate!), la famiglia del mio dirimpettaio s’è scolata litri e litri di Ichnusa, litri e litri di Fanta e litri e litri di Carintia, nientedimeno che la “Premium Beer” di Md Discount.

Per non parlare di tutta quella Vodka Orange “Ready to drink Cocktail” con cui devono aver festeggiato quei mattacchioni della finestra di fronte, mentre io bevevo Franciacorta, Meursault e Pinot Nero Metodo classico di quella stessa cantina del Barbera (viva l’Oltrepò pavese della qualità vera), o assaggiavo l’ultimo vino di quel genio di Mario Piccini, “Pinocchio”.

Il tutto mentre cerchiamo di convincere l’estero di essere i migliori, perlopiù con le aziende sbagliate; mentre investiamo centinaia di migliaia di euro in progetti per l’internazionalizzazione (di chi?); mentre invitiamo in Italia buyer esteri travestiti da giornalisti, ai press tour in cui c’è sempre meno spazio per la stampa italiana (quella vera, perché per quella tarocca e prezzolata c’è e ci sarà sempre un posto a tavola); mentre puntiamo tutto sull’export, «perché è più redditizio e quelli pagano, mica come gli italiani»… Dimentichiamo quanto siano tristi, quei bidoni, ogni domenica sera.

Ci dimentichiamo quanto sia triste il bere quotidiano di molti (troppi) italiani, snobbati dalla stampa, snobbati dalla critica, snobbati dalla comunicazione. Snobbati dalle cantine italiane (troppe) che hanno smesso di raccontarsi, nel loro Paese, puntando spesso su fiere e mercati su cui scommettere, come su vere e proprie incognite. Lasciando i bidoni condominiali dei palazzi italiani riempirsi di nient’altro che del vuoto lasciato: l’inferno del vino italiano. Un po’ anche il mio.

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news news ed eventi

Prosecco Superiore, Amarone e Barolo trainano il mercato del vino italiano

Pubblicato il report Bmti sui prezzi nel mercato vitivinicolo italiano. Tra le diverse tipologie, marzo ha mostrato un ulteriore lieve rialzo per i prezzi all’ingrosso degli sparkling (+1% rispetto a febbraio), la cui crescita rispetto allo scorso anno, attestata su un +22,9%, rimane superiore alla media del settore.

Poche variazioni tra i vini fermi rossi e bianchi a denominazione che mantengono però un deciso rialzo rispetto al 2021 (+13,2% per i rossi, +15,2% per i bianchi). In calo, invece, i vini comuni, più accentuati per i vini rosati (-3,7% rispetto a febbraio) rispetto ai vini rossi e bianchi.

Tra i vini per cui si sono registrati i maggiori rialzi spiccano il Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene (+47% rispetto a marzo 2021), l’Amarone della Valpolicella (annata 2018) e il Barolo (annata 2016), cresciuti di oltre il 30% rispetto ad un anno fa.

In alto anche il Chianti Classico (vendemmia 2020), in aumento del 16% mentre assistiamo a un +15% per il Brunello di Montalcino (vendemmia 2019). Decisamente meno accentuato, invece, l’incremento per la Barbera d’Asti (+2%).

IL REPORT BMTI SUL MERCATO VITIVINICOLO ITALIANO

Quella di Bmti è un’analisi di mercato sui prezzi delle uve da vino in occasione della vendemmia 2021. Nel report anche le variazioni di prezzo dei vini sfusi, nell’annata in corso. Per quanto riguarda i vini, dopo i rialzi dei mesi scorsi, i dati di marzo mostrano un rallentamento della crescita mensile dei prezzi all’ingrosso, in linea con quanto già osservato nei primi due mesi dell’anno.

L’indice elaborato da Unioncamere e Bmti sulla base dei dati pubblicati dalle Camere di commercio ha registrato infatti un aumento mensile del +0,2%, dopo il +0,6% di febbraio.

I prezzi attuali dei vini sfusi rimangono però più alti rispetto allo scorso anno, con una crescita vicina al +20% (+19,4% rispetto a marzo 2021), beneficiando ancora dei rialzi dell’ultima parte del 2021, dipesi dalle stime di un calo delle quantità prodotte in Italia, delle riaperture nel canale della ristorazione.

Ruolo determinante per le esportazioni, che hanno toccato il valore record di 7,1 miliardi di euro (+12,4% rispetto al 2020), guidate dall’ottima performance oltre confine degli spumanti.

Un aumento dei listini a cui già dalla seconda metà del 2021 si è però contrapposto lincremento dei costi dell’energia e delle materie prime (vetro, carta, imballaggi), oltre alle criticità che persistono sul fronte della logistica, con i conseguenti livelli elevati dei noli.

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Il migliore olio italiano? Tutti i premiati al XXX Ercole Olivario

Sono stati proclamati oggi a Perugia i vincitori della XXX edizione di Ercole Olivario, concorso nazionale che premia il migliore olio italiano. Un evento annuale organizzato dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, in collaborazione con la Camera di Commercio dell’Umbria, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il Ministero dello Sviluppo Economico, ed il sostegno di Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano ed Italia Olivicola.

Dodici le etichette premiate, in rappresentanza delle migliori produzioni di olio tutta Italia, che hanno brillato nelle due distinte categorie previste: Extravergine e oli extravergini certificati Dop e Igp.

ERCOLE OLIVARIO PREMIA IL MIGLIORI OLIO ITALIANO
Per la Categoria Olio Dop /IGP Fruttato Medio:

1° Classificato – De Carlo Dop Terra di Bari – Bitonto dell’Azienda Agricola De Carlo di Bitritto (BA), Puglia.

2° Classificato – Don Gioacchino Monocultivar Coratina Dop Terra di Bari – Castel del Monte dell’azienda Sabino Leone di Canosa di Puglia (BT), Puglia.

3° Classificato – Fruttato Verde Dop Sardegna dell’azienda Fois Antonello di Alghero (SS), Sardegna.

Per la categoria Olio Dop /IGP Fruttato Intenso

1° Classificato – Cagnara Dop, Dop Terra di Bari – Bitonto dell’azienda Ciccolella Soc. Agr. Arl di Molfetta (BA), Puglia.

2° Classificato – Don Pasquale Colline Pontine DOP dell’Azienda Agricola Cosmo di Russo di Gaeta (LT), Lazio.

3° Classificato – Cetrone Colline Pontine DOP dell’Azienda Agricola Alfredo Cetrone di Sonnino (LT), Lazio.

Per la categoria Extravergine Fruttato Leggero

1° Classificato – Lelais dell’Azienda Moretti LAURA di Ittiri (SS), Sardegna.

Per la categoria Extravergine Fruttato Medio

1° Classificato – Iliò della Olivicoltori Oliena S.C.A. di Oliena (NU), Sardegna.

2° Classificato – CM Centoleum dell’Azienda CM srl di Agello, Magione (Pg), Umbria.

Per la categoria Extravergine Fruttato Intenso

1° Classificato – BIO dell’azienda Intini srl di Alberobello (BA), Puglia.

2° Classificato – Ispiritu Sardu della Masoni Becciu di Deidda Valentina di Villacidro, Sardegna.

3° Classificato – Verdemare dell’Azienda Agricola Cosmo di Russo di Gaeta (LT), Lazio.

LA PREMIAZIONE DI ERCOLE OLIVARIO XXX EDIZIONE

A svelare i vincitori di questa edizione Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria e del Comitato di coordinamento dell’Ercole Olivario. «L’olio di oliva – ha commentato Roberta Garibaldi, Amministratore Delegato Enit – Agenzia Nazionale del Turismo – è, insieme al vino, fra i prodotti più rappresentativi del patrimonio agroalimentare italiano»

Qualità, biodiversità e legame con il territorio sono elementi che possono rappresentare un valore aggiunto non solo dal punto di vista produttivo, ma anche turistico. L’Italia ha un grande potenziale e potrà giocare un ruolo di primo piano negli anni a venire.

Le proposte legate al turismo dell’olio stanno riscontrando un sempre maggiore apprezzamento fra il grande pubblico e molto si sta facendo per incentivarne lo sviluppo tra le aziende della filiera. L’esperienza oleoturistica non si limita all’oleificio o al frantoio, ma si allarga all’intero territorio. Il turista ricerca stimoli continui, che lo possono invogliare ad approfondire questo suo desiderio di scoperta.

«È fondamentale – ha concluso Garibaldi – costruire esperienze che possano permettere di vivere appieno il prodotto, la cultura, le persone e il territorio. Le parole chiave, che emergono con forza dalle ricerche che ho condotto in questi anni, sono tre: storia, benessere, coinvolgimento».

I 7 AWARD SPECIALI DI ERCOLE OLIVARIO

La cerimonia di oggi è stata anche l’occasione per consegnare i 7 award speciali previsti quest’anno.

  • Amphora Olearia per la miglior confezione, all’etichetta “Oliomania” dell’Azienda Agricola Marina Palusci, Abruzzo.
  • Menzione Speciale Olio Extravergine Biologico all’olio e.v.o. biologico “Olivastro” dell’Azienda Agricola Biologica Americo Quattrociocchi di Alatri (FR), Lazio.
  • Menzione “Olio Monocultivar” all’olio e.v.o. Mimì Denocciolato Monocultivar Coratina dell’Azienda Agricola Donato Conserva di Modugno (BA), Puglia.
  • Menzione di merito “Giovane imprenditore” assegnato ai migliori titolari under 40 degli oli ammessi in finale: Azienda Agricola Etruscan Kantharos di Gelsomini Flavia dal Lazio, L’Olivaio Srl dalle Marche, Azienda Agricola Andrea Caterina dal Molise, Agrestis Società Cooperativa Agricola dalla Sicilia, Frantoio di Croci dalla Toscana, CM srl e la Società agricola Stoica dall’Umbria.
  • Menzione di Merito Impresa Digital Communication all’azienda Intini srl di Alberobello (BA), Puglia.
  • Menzione di Merito Impresa Donna alle migliori imprese femminili: Azienda Agricola Marina Palusci dall’Abruzzo; Tenute Librandi Pasquale Società Agricola dalla Calabria; Azienda Torretta srl dalla Campania; Azienda Agricola Biologica Paola Orsini, Azienda Agricola Adria Misiti e Azienda Agricola Etruscan Kantharos di Gelsomini Flavia dal Lazio; Azienda Agricola Bisceglie Maria ed Aziende Agricole Di Martino sas dalla Puglia; Masoni Becciu di Deidda Valentina e l’Azienda Moretti Laura dalla Sardegna; Azienda Agricola Biologica Titone, Frantoi Cutrera srl, Soc. Agricola Giovanni Cutrera, l’azienda Terraliva di Frontino Giuseppina, Fisicaro Sebastiana – Frantoio Galioto dalla Sicilia; Azienda Agricola Buoni o Del Buono Maria Pia dalla Toscana e CM srl dall’Umbria.

Assegnata poi per la prima volta in questa edizione dei trenta anni la Menzione di Merito “Giorgio Phellas – Turismo dell’olio” all’Azienda Agricola Costantino Mariangela di Maida (CZ), Calabria.

Inoltre sono stati proclamati e premiati i 3 vincitori della “Goccia d’Ercole“, sezione a latere del concorso nazionale, rivolta alle aziende che pur avendo piccole produzioni, sono riuscite a produrre un lotto omogeneo da 5 a 9 quintali. Questi i premiati:

  • 1° Classificato – Frantoio di Croci, Toscana.
  • 2° Classificato – L’Olivaio, Marche.
  • 3° Classificato – Decimi, Umbria

In collaborazione con gli uffici ICE e Assocamerestero, è stato assegnato il Premio Leikithos a due “ambasciatori” dell’olio e della cultura dell’olio italiano di qualità all’estero: Miciyo Yamada, giapponese, e Massimo Mori, che gestisce tre ristoranti in Francia.

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Consorzi del vino toscano e delle Venezie: bilancio positivo a Wine Paris 2022

È un bilancio positivo quello tratteggiato dai Consorzi del vino toscano e dal Consorzio Vini Doc delle Venezie sulla partecipazione a Wine Paris 2022. Mentre già si pensa alla prossima edizione, in programma a Parigi dal 13 al 15 febbraio 2023, il bicchiere dell’Italia del vino risulta, a detta di tutti, mezzo pieno.

Wine Paris & Vinexpo Paris 2022 ha accolto un totale di 2.864 espositori, a cui hanno fatto visita 25.739 professionisti del settore, tra cui il 28% provenienti da 109 nazioni mondiali. Tra le più rappresentate c’è proprio il Bel paese, che si colloca al terzo posto, preceduto solo da Belgio e Regno Unito e seguito da Paesi Bassi e Stati Uniti. La fetta maggiore di pubblico è risultata quella francese.

Tra i Consorzi italiani, qualcuno ha fatto il suo esordio assoluto. «È la prima volta che partecipiamo – commenta a winemag.it Alessio Durazzi (nella foto, sotto), direttore del Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano – e abbiamo scelto di farlo assieme al Chianti, sotto il cappello dell’Ascot, felice unione formale dei nostri Consorzi».

MORELLINO E CHIANTI ASSIEME A WINE PARIS 2022

La fiera, pur essendo in gran parte dedicata al vino francese, offre ottime opportunità anche all’Italia. Abbiamo fatto degli incontri importanti, soprattutto con buyer francesi e dei olandesi, che speriamo diano i frutti sperati alle aziende che ci hanno affiancato. Un bel modo per esordire all’estero».

Conferma le impressioni il Consorzio del Chianti. «Avevamo già preso parte a Wine Paris nel 2020 – ricorda l’Event manager Luca Alves (nella foto, sotto) – e ripartire da qui, a distanza di due anni, ha molto più di un valore simbolico. La Francia è un Paese di riferimento sia come stile sia come trend commerciale».

Il Chianti è una denominazione così fondamentale e cardine per il vino italiano che non può mancare eventi di questa portata internazionale. Non è un’edizione di numeri, ma di conferme: è giusto che si ricominci a fare quello che abbiamo sempre fatto.

Siamo confortati dai risultati di questa edizione, che ha visto i buyer francesi ed europei sopperire almeno in parte alla mancanza di quelli orientali e del Sudamerica, piazze importanti per la nostra Denominazione».

SODDISFATTO IL GALLO NERO

Buona affluenza anche ai “wine bar” del Consorzio del Chianti e del Morellino di Scansano, con decine di etichette in assaggio. Lo stesso vale per l’altra sponda del vino toscano: quella Consorzio Chianti Classico, presente a Wine Paris 2022 con 33 aziende e 62 etichette in degustazione. Un’edizione che bissa quella del 2020, ultima fiera pre-pandemia a cui ha preso parte l’ente di Barberino Tavernelle (FI).

Il mercato francese è uno dei target del Gallo Nero, che in Oltralpe può contare su un pubblico di professionisti e appassionati in grado di riconoscere e apprezzare le varie sfumature del territorio. L’edizione 2022 di Wine Paris ha confermato l’interesse per la Denominazione dei buyer francesi, che hanno sopperito all’assenza di operatori provenienti dai Paesi orientali.

A Parigi un’esperienza positiva per il Chianti Classico, spinto dagli ultimi dati confortanti del mercato. Il 2021 si è infatti chiuso con il +21% di marcature. E il nuovo anno vedrà l’importante introduzione delle unità geografiche aggiuntive (Uga).

PAROLA AL CONSORZIO VINI DOC DELLE VENEZIE

Poco lontano dagli stand consortili toscani, sempre all’interno della Hall 5 dedicata al vino italiano, un’altra icona del bere tricolore: i vini delle Venezie. Nazareno Vicenzi (nella foto, sopra), responsabile Area tecnica Consorzio Vini Doc delle Venezie, esprime a winemag.it la soddisfazione per l’edizione di Wine Paris conclusasi in settimana.

«Al di là del tema della ripartenza, importantissima per tutti – commenta il tecnico dell’ente veronese – abbiamo confermato la nostra presenza a Parigi forti della crescita della denominazione (+5% sul 2020) e del recente rebranding consortile. In termini di numeri siamo secondi solo al Prosecco, con circa 250 milioni di bottiglie».

La Francia è un Paese che conta per le Venezie, nel computo dei 190 mila ettolitri imbottigliati all’estero. Nel futuro prossimo, la Denominazione punta alla tenuta delle controcifre del 2021 e al mantenimento dei livelli di giacenze, migliorati parecchio rispetto al passato.

LE SFIDE: RINNOVO DEL DIRETTIVO E COLORE DEL PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE

Ed è tra i Consorzi al cambio di guardia, con la figura di Albino Armani che, secondo indiscrezioni di winemag.it, sarebbe stata messa in discussione nelle ultime settimane da alcune cantine di riferimento del Pinot Grigio.

«Mi piacerebbe avere la palla di vetro – chiosa a tal proposito Nazareno Vicenzi -. La priorità è mantenere la credibilità della Denominazione. Chiaramente ci sono zone del territorio che lavorano più attentamente sulla viticoltura e altre sull’imbottigliamento. È ancor più importante, in questo senso, avere sempre una figura che sia rappresentativa di tutti».

Sembra incredibile ma, oltre alle dinamiche interne, c’è una sfida internazionale che attende il Pinot Grigio delle Venezie: «Spiegare il colore dell’uva e del vino – commenta il tecnico del Consorzio – non è stata una questione banale, anche qui a Wine Paris 2022».

«Ci sono vini bianchi e vini rosa ottenuti dallo stesso vitigno – conclude Vicenzi – e non tutti sanno quali siano i vitigni da taglio. Stiamo dedicando molto tempo alla formazione, per raccontare al meglio il nostro Pinot Grigio nel mondo, anche attraverso al nuovo payoff Sigillo di Meraviglia“».

LEGGI ANCHE LE INTERVISTE A CONSORZIO PROSECCO DOC ED ERSA FRIULI VENEZIA GIULIA
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Alberto Massucco o Encry – Enrico Baldin: chi è il primo italiano in Champagne?

EDITORIALE – Il primo italiano in Champagne è Alberto Massucco oppure EncryEnrico Baldin? La domanda riverbera ogniqualvolta si parli (o si scriva) di uno o dell’altro, rivangando acredini tra tifoserie e supporter dei due imprenditori italiani. Vittime (consapevoli) di una querelle che non può rimanere senza risposte.

Ho dunque approfittato dell’invito alla presentazione del Catalogo 2022 di Proposta Vini, arrivato dall’ufficio stampa Mediawine guidato da Federica Schir, per intervistare Enrico Baldin, “Mr Champagne Encry”. Nei mesi scorsi è stata invece Laura Gobbi, pr che cura Comunicazione ed Eventi di Alberto Massucco Champagne, a fornirmi le risposte che cercavo.

La verità è che la vicenda continua a presentare lati oscuri. Ciò che accomuna i due imprenditori è il desiderio di riservatezza sull’assetto societario delle aziende che consentono, a ciascuno, di affermare: “Sono io il primo italiano in Champagne”.

Da un punto di vista temporale non ci sono dubbi: il primato assoluto spetta a Encry. «Sono da 22 anni in Champagne – spiega a winemag.it – per eseguire un intervento di ingegneria naturalistica e di ripristino ambientale, esattamente a Le Mesnil-sur-Oger».

ENCRY – ENRICO BALDIN È IL PRIMO ITALIANO A PRODURRE CHAMPAGNE?

La mia prima vendemmia – continua Baldin – risale al 2004. Ho in gestione tre ettari e mezzo, grazie a un vigneron che non finirò mai di ringraziare per avermi indicato le mosse giuste per non scontrarmi con il Cvc, il Comité interprofessionnel du vin de Champagne».

«Quindici anni fa – spiega ancora – ho visto dei californiani comprare 4 ettari nella Montagne de Reims. E vendere tutto dopo due anni, dalla disperazione. A chi? A francesi, ovviamente».

Il vigneron menzionato da Enrico Baldin è Michel Turgy (Jean e Catherine Turgy) récoltant-manipulant che, in precedenza, «e da cinque generazioni – spiega Mr Encry – conferiva le uve a grandi maison». Una collaborazione iniziata «grazie a un’operazione finanziaria che ha previsto, tra l’altro, la costruzione della cantina».

Dunque il primo italiano a produrre Champagne sono io. Poi arrivano altri, come Luca Serena (con De Vilmont, brand della costellazione Serena Wines 1881, cantina produttrice di Prosecco Doc e Docg a Conegliano, Treviso, ndr), i Campari (con Lallier, ndr) e Massucco».

ALBERTO MASSUCCO È IL PRIMO ITALIANO A PRODURRE CHAMPAGNE?

Diversa la storia di Alberto Massucco. «L’incredibile opportunità – spiega a winemag.it – mi è capitata nel 2019. A febbraio ho completato l’acquisto della mia prima vigna in Champagne. Nel 2021 è arrivata la seconda. La terza è opzionata. E nel 2022 sarà pronto il mio primo Champagne, prodotto con le mie uve».

Pur parlando – a differenza di Encry – di vigneti di proprietà, l’imprenditore piemontese glissa sui passaggi burocratici affrontati per arrivare al risultato: «Ho affidato alla persona che cura i miei affari in Champagne, il mio legale in Francia, la gestione della parte burocratica». Dovizia di particolari, invece, sull’amore per i pregiati spumanti francesi.

Era il 1964 – racconta – quando, quindicenne, dopo aver assistito con la mia prima fidanzatina ad un concerto di Mina a Villa Romana, ad Alassio, ordinai al Caffè Roma la mia prima bottiglia di Champagne. Quella bottiglia di Laurent Perrier, consumata sul famoso “Muretto” di Alassio, fu fatale. Non abbandonai più lo Champagne».

Nel 2015, Alberto Massucco incontra Alberto Lupetti. «È considerato il maggior esperto di Champagne in Italia – evidenzia l’imprenditore – e fra i primi cinque al mondo. Proprio con lui ho ripreso a frequentare la regione, dopo parecchi anni. Mi è venuta così l’idea di visitare piccoli produttori per individuarne uno, ambizioso e votato al miglioramento continuo ed interessato ad essere importato e distribuirlo in Italia».

Il 31 marzo 2017 il colpo di fulmine. «In Jean Philippe Trousset ho trovato quanto cercavo ed è partita la collaborazione che sta alla base della nascita dell’Alberto Massucco Champagne. Proseguendo negli anni l’attività di scouting ho avuto l’opportunità di aggiungere altre tre ottime piccole maisons, molto diverse fra loro. Con Jean Philippe Trousset, Rochet-Bocart, Gallois-Bouché, Les Fa’ Bulleuses, la scuderia pareva al completo».

Nel 2018, tuttavia, il noto produttore Erick De Sousa sorprende Massucco, durante un pranzo: «”Ti vedo così interessato e appassionato che per me sarebbe un onore fare uno Champagne esclusivamente per te, che porti il tuo nome”, mi disse. A me non parve vero! Non esitai neppure un secondo. Mi dichiarai felice e partì immediatamente l’iter».

MASSUCCO O ENCRY: CHI È IL PRIMO ITALIANO IN CHAMPAGNE?

Dall’intervista ad Enrico Baldin emergono ulteriori dettagli sull’assetto societario del brand, nato dalla passione per la Francia che l’imprenditore padovano condivide con la moglie Nadia Nicoli.

«Siamo ufficialmente iscritti al Cvc con Maison Vue Blanche Estelle – spiega Mr Encry – come “NM“, ovvero Négociant manipulant. È vero che in Champagne non ti fanno lavorare se sei un italiano, specie se non hai muri di proprietà: cosa che non abbiamo tuttora, ma che a breve avremo».

Da quel momento in poi saremo ufficializzati come RMRécoltant-manipulant. Un aspetto, se vogliamo, già presente nelle nostre retro etichette, in cui cui specifichiamo che le uve sono nostre e i vigneti sono nostri. Per ora ci fanno scrivere MAMarque d’acheteur (più nota come Marque Auxiliaire, ndr)».

Le tempistiche? «Due o tre anni al massimo», risponde Enrico Baldin. Che anticipa a winemag.it alcune importanti novità riguardanti Encry: «Sta per andare in porto un progetto molto importante e ambizioso, i cui dettagli sono ancora riservatissimi».

Lo vedrete presto, l’inaugurazione durerà due anni. È una roba talmente grande che un giorno e un anno non bastano. Ci vorranno due anni, perché il mondo vorrà venire. Daremo una sorta di festa tutti i giorni, per due anni consecutivi».

ITALIANI IN CHAMPAGNE: L’ACCOGLIENZA DEI FRANCESI

Ma tra primati e progetti, com’è stata l’accoglienza dei francesi nei confronti dei due imprenditori italiani in Champagne? Anche in questo caso, le risposte sono divergenti. «Siamo lì da 22 e ormai – chiosa Enrico Baldin – non è stato semplice! Da italiano “intruso” sono riuscito comunque a costruire un rapporto stupendo con il mio vigneron e i miei cantinieri».

«Il rapporto con i vigneron è splendido – risponde invece Alberto Massucco – perché fra persone “del fare”, con la passione in comune, l’intesa è facile. Mi guardano con curiosità e simpatia. Recentemente è capitato un fatto curioso e sorprendente».

«A cena nel miglior ristorante di Reims – racconta – lo chef sommelier, servendo l’aperitivo, mi domanda: “Quando sarà pronto il tuo Champagne? Lo attendo, mi interessa averlo”. Ecco, un fatto così ti gratifica e ti fa capire che sei sulla buona strada». Insomma, è proprio il caso di dirlo (scriverlo) in francese, per non scontentare nessuno: l’avenir nous le dira.

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Approfondimenti

Giacenze vino italiano a 6,9 miliardi di litri. Coldiretti: «Serve la distillazione»

Supera i 6,9 miliardi di litri il vino in giacenza nelle cantine italiane. Tanto da far gridare all’allarme Coldiretti, che ribadisce una volta di più quanto già affermato lo scorso anno: «Serve la distillazione».

«Non bisogna perdere altro tempo – ammonisce il sindacato – è necessario intervenire con una distillazione di emergenza rivolta ai vini a Do e Ig con l’obiettivo di togliere dal consumo alimentare almeno 200 milioni di litri di vini e mosti a valori paragonabili a quelli di mercato per garantire la sopravvivenza delle aziende».

Coldiretti chiede al Governo «di intervenire con almeno 150 milioni di euro, considerando quindi un valore medio di 75 euro ad ettolitro, attraverso aiuti nazionali, vista la mancanza di disponibilità di risorse aggiuntive garantite per la situazione di emergenza da parte della Ue».

Una misura che peraltro consentirebbe di produrre 25 mila litri di alcol e gel disinfettanti 100% italiani, che oggi vengono in larghissima parte approvvigionati sui mercati internazionali.

«La Francia – aggiunge Coldiretti – ha fino ad ora già messo a disposizione per interventi similari oltre 250 milioni di euro. In gioco c’è il futuro del primo settore dell’export agroalimentare Made in Italy che sviluppa un fatturato da 11 miliardi di euro e genera opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone».

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news news ed eventi

Gabriele Gorelli è il primo “MW” Master of Wine italiano

Gabriele Gorelli è il primoMwMaster of Wine italiano. L’annuncio è dello stesso prestigioso “Institute” londinese, che pochi minuti fa ha comunicato i nomi dei nuovi 10 esperti.

Designer e brand builder nato e cresciuto a Montalcino, in Toscana, Gabriele Gorelli deve al nonno la sua passione per il vino, il più piccolo produttore di Brunello di Montalcino. Laureato in lingue straniere e appassionato di marketing, nel 2004 fonda Brookshaw&gorelli, un’agenzia di design specializzata nella comunicazione visiva del buon vino.

Nel 2015 ha fondato una seconda società di vendita e marketing, KH Wines, con clienti che vanno dalle cantine agli importatori e ristoranti gourmet. Partecipa regolarmente a concorsi enologici nazionali e internazionali come presentatore e giudice.

Oltre all’italiano, Gabriele Gorelli parla inglese e francese e ha competenze di base in tedesco. Viaggiatore appassionato, ama staccare e ricaricare le batterie con il trail running e l’Ashtanga yoga.

Assieme al primo master of wine italiano, sono arrivate le nomine per altri 9 “maestri” da tutto il mondo. Si tratta di James Doidge (Uk), Susan Lin (Usa), Moritz Nikolaus Lueke (Germania), Sophie Parker-Thomson (Nuova Zelanda), Álvaro Ribalta Millán MW (Uk), Melissa Saunders (Usa), Kryss Speegle (Usa), Tze Sam (Uk) and Clare Tooley (Us).

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Gli Editoriali

Il Panzale e il grave stato di salute della comunicazione italiana

EDITORIALE – Che la comunicazione e il giornalismo in Italia versino in una condizione di salute imbarazzante, non sono io il primo a dirlo o l’unico a pensarlo. Ma quanto è successo negli ultimi giorni attorno a un comunicato stampa a sfondo “enologico”, merita di essere raccontato e conosciuto come vera e propria, nonché drammatica, “case history“.

In data 5 febbraio, l’ufficio stampa di una nota cantina sarda (zona Dorgali) diffonde un comunicato stampa dal titolo sibillino: «Vino, la Regione Sardegna riconosce ufficialmente la varietà di Panzale».

Dalle prime righe è ben noto che l’obiettivo sia tutt’altro: pubblicizzare l’etichetta di tale cantina, che produce un Panzale in purezza. Fosse vero che la Regione abbia recentemente approvato la varietà nell’elenco dei vitigni coltivabili, allora, un fondo di “notizia” – ovvero di informazione utile per i lettori – ci sarebbe.

Figlio della cronaca come sono e sarò finché campo, mi metto ad approfondire la questione. Non trovando dettagli, decido di chiamare direttamente la Regione Sardegna. Mi risponde dapprima un dipendente in smart working, molto gentile. Prende nota delle mie domande, mi chiede un contatto e poi mi fornisce un numero di telefono da contattare.

Chiamo così un altro interno della Regione. Questa volta la risposta arriva dalla sede dell’ente. Da una prima ricerca del disponibilissimo impiegato, non risulta alcuna determina d’approvazione del Panzale nell’elenco delle varietà allevabili in Sardegna. La riunione della Giunta si è svolta pochi giorni prima, eppure nessun documento è stato approvato in merito al raro vitigno autoctono.

Non mi resta che ricontattare direttamente l’ufficio stampa della cantina. Ebbene, sul fondo del comunicato, alla ventesima riga scritta in font New Serif da appena 10 punti, il comunicato precisa che l’approvazione è avvenuta nel 2019. A confermalo è la delibera ufficiale della Regione.

A esplicita domanda, l’addetto stampa ammette di aver “usato” quella notizia (ormai vecchia e ritrita) come “gancio” per sponsorizzare l’etichetta della cantina sarda, prodotta proprio con il Panzale. Un modo per ammantare il marchettone, per intenderci.

Il fatto che abbia usato proprio quel titolo per il comunicato, ovvero «Vino, la Regione Sardegna riconosce ufficialmente la varietà di Panzale», non lo scagiona dalle proprie responsabilità, se non altro dal punto di vista etico.

Ma l’informazione e il giornalismo enologico italiano versano in condizioni disastrose, come detto sopra e da molti altri prima di me, non certo a causa di un addetto stampa che fa (o prova a fare) il “furbetto”, evidentemente conscio di trovare terreno fertile, dall’altra parte della “penna”. Ebbene, la cosa grave è un’altra.

Basta farsi un giro sul web per scovare almeno una decina di articoli di testate più o meno accreditate, anche generaliste, che senza procedere alla minima verifica della notizia (un dovere deontologico) l’hanno riportata come tale, con tanto di titolo spiccicato. Un po’ come se Regione Sardegna avesse approvato a febbraio 2021 il Panzale e non lo scorso anno, come effettivamente avvenuto.

Del resto, tutto il contenuto del comunicato (pubblicitario) si ritrova su ognuna delle testate, copiato e incollato “paro-paro”: bingo per l’ufficio stampa e per la cantina che si è affidata a tale servizio (vogliamo credere senza dolo). E allora, per l’ennesima volta, non resta che berci su. E pensare che, forse, ognuno ha l’informazione che merita. Cin, cin.

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Approfondimenti

Consorzi di Tutela Vini in Italia: funzioni, ruoli e responsabilità su Dop e Igp

Per ciascuna Denominazione di origine protetta (Dop) o Indicazione geografica protetta (Igp) può essere riconosciuto dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali un Consorzio di tutela costituito fra tutti i soggetti inseriti nel sistema di controllo della Denominazione.

Le finalità dei Consorzi di Tutela del Vino italiano sono chiarite dall’articolo 17 del Decreto Legislativo 8 aprile 2010 n. 61, “Tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini, in attuazione dell’articolo 15 della legge 7 luglio 2009, n. 88”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 96 del 26 aprile 2010.

  • Avanzare proposte di disciplina regolamentare e svolgere compiti consultivi relativi al prodotto interessato, nonché collaborativi nell’applicazione della presente legge.
  • Espletare attività di assistenza tecnica, di proposta, di studio, di valutazione economico-congiunturale della DOP o IGP, nonché ogni altra attività finalizzata alla valorizzazione del prodotto sotto il profilo tecnico dell’immagine.
  • Collaborare, secondo le direttive impartite dal Ministero, alla tutela e alla salvaguardia della DOP o della IGP da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni, uso improprio delle denominazioni tutelate e comportamenti comunque vietati dalla legge.
  • Collaborare altresì con le regioni e province autonome per lo svolgimento delle attività di competenza delle stesse.
  • Svolgere, nei confronti dei soli associati, le funzioni di tutela, di promozione, di valorizzazione, di informazione del consumatore e di cura generale degli interessi della relativa denominazione, nonché azioni di vigilanza da espletare prevalentemente alla fase del commercio, in collaborazione con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari e in raccordo con le regioni e province autonome.

È consentita la costituzione di Consorzi di Tutela per più denominazioni di origine ed indicazioni geografiche, “purché le zone di produzione dei vini interessati, così come individuate dal disciplinare di produzione, ricadano nello stesso ambito territoriale provinciale, regionale o interregionale” e “purché per ciascuna denominazione di origine o indicazione geografica sia assicurata l’autonomia decisionale in tutte le istanze consortili”.

Il riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali è attribuito al Consorzio di tutela che ne faccia richiesta solo ad alcune condizioni.

  • Sia rappresentativo, tramite verifica effettuata dal Ministero sui dati inseriti nel sistema di controllo ai sensi dell’articolo 13, di almeno il 35 per cento dei viticoltori e di almeno il 51 per cento della produzione certificata dei vigneti iscritti allo schedario viticolo della relativa DO o IG riferita agli ultimi due anni.
  • Sia retto da uno statuto che rispetti i requisiti individuati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e consenta l’ammissione, senza discriminazione, di viticoltori singoli o associati, vinificatori e imbottigliatori autorizzati, e che ne garantisca una equilibrata rappresentanza negli organi sociali.
  • Disponga di strutture e risorse adeguate ai compiti.

Il Consorzio riconosciuto che intende esercitare nei confronti di tutti i soggetti inseriti nel sistema dei controlli della DOP o IGP, le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alla denominazione è tenuto a dimostrare, tramite verifica effettuata dal Ministero sui dati inseriti nel sistema di controllo, la rappresentatività nella compagine sociale del consorzio di almeno il 40 per cento dei viticoltori e di almeno il 66 per cento della produzione certificata, di competenza dei vigneti dichiarati a DO o IG negli ultimi 2 anni.

Il Consorzio così autorizzato, nell’interesse di tutti i produttori anche non aderenti, può:

  • Definire, previa consultazione dei rappresentanti di categoria della denominazione interessata, l’attuazione delle politiche di Governo dell’offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto DOP e IGP, e contribuire ad un miglior coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata, nonché definire piani di miglioramento della qualità del prodotto.
  • Organizzare e coordinare le attività delle categorie interessate alla produzione e alla commercializzazione della DOP o IGP;
  • Agire, in tutte le sedi giudiziarie ed amministrative, per la tutela e la salvaguardia della DOP o della IGP e per la tutela degli interessi e diritti dei produttori.
  • Svolgere azioni di vigilanza, tutela e salvaguardia della denominazione da espletare prevalentemente alla fase del commercio.

Queste ulte attività sono distinte dalle attività di controllo e sono svolte nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria e sono svolte sotto il coordinamento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari e in raccordo con le regioni e province autonome.

L’attività di vigilanza, come recita ancora l’articolo 17 del Decreto Legislativo 8 aprile 2010, è “esplicata prevalentemente nella fase del commercio” e consiste nella verifica che le produzioni certificate rispondano ai requisiti previsti dai disciplinari, e che prodotti similari non ingenerino confusione nei consumatori e non rechino danni alle produzioni DOP e IGP.

Agli agenti vigilatori incaricati dai Consorzi, nell’esercizio di tali funzioni, può essere attribuita la qualifica di agente di pubblica sicurezza nelle forme di legge ad opera dell’autorità competente ed i consorzi possono richiedere al Ministero il rilascio degli appositi tesserini di riconoscimento, sulla base della normativa vigente.

Gli agenti vigilatori già in possesso della qualifica di agente di pubblica sicurezza mantengono la qualifica stessa, salvo che intervenga espresso provvedimento di revoca. Gli agenti vigilatori in nessun modo possono effettuare attività di vigilanza sugli organismi di controllo ne’ possono svolgere attività di autocontrollo sulle produzioni.

Il Consorzio è autorizzato ad accedere al Sian per acquisire le informazioni strettamente necessarie ai fini dell’espletamento di tali attività per la denominazione di competenza.

I costi derivanti dalle attività sono a carico di tutti i soci del Consorzio, nonché di tutti i soggetti inseriti nel sistema di controllo, anche se non aderenti al Consorzio, secondo criteri stabiliti dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.

I consorzi di tutela incaricati di svolgere le funzioni in favore delle DOP o delle IGP possono inoltre chiedere ai nuovi soggetti utilizzatori della Denominazione, al momento della immissione nel sistema di controllo, il contributo di avviamento di cui al decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2008, n. 201, secondo i criteri e le modalità che saranno stabilite dal Mipaaf.

Il Consorzio di Tutela Vini può proporre l’inserimento, nel disciplinare di produzione, come logo della DOP o della IGP, il marchio consortile precedentemente in uso o un logo di nuova elaborazione.

Il logo che identifica i prodotti DOP e IGP è detenuto dai Consorzi di tutela per l’esercizio delle attività loro affidate ed è utilizzato come segno distintivo delle produzioni conformi ai disciplinari delle rispettive DOP o IGP.

È fatta salva la possibilità per i consorzi di detenere ed utilizzare un marchio consortile, a favore degli associati, da sottoporre ad approvazione ministeriale e previo inserimento dello stesso nello statuto.

L’articolo 27 del Decreto Legislativo 8 aprile 2010 identifica invece le possibili “Inadempienze dei Consorzi di tutela” e ne determina le sanzioni di carattere pecuniario:

  • Al Consorzio di tutela autorizzato che non adempie alle prescrizioni o agli obblighi derivanti dal decreto di riconoscimento o ad eventuali successive disposizioni impartite dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ovvero svolge attività che risulta incompatibile con il mantenimento del provvedimento di riconoscimento, qualora non ottemperi, entro il termine di quindici giorni, alla specifica intimazione ad adempiere e fatta salva la facoltà del Ministero di procedere alla sospensione o alla revoca del provvedimento stesso, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquemila euro a cinquantamila euro.

È sottoposto alla sanzione amministrativa pecuniaria da seimila euro a sessantamila euro il Consorzio che, nell’espletamento delle sue attività, pone in essere comportamenti che hanno l’effetto di:

  • discriminare tra i soggetti associati appartenenti ad uno stesso segmento della filiera, ovvero appartenenti a segmenti diversi, quando la diversità di trattamento non e’ contemplata dallo statuto del consorzio stesso.
  • Porre ostacoli all’esercizio del diritto all’accesso al consorzio.
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Gli Editoriali news news ed eventi

Guida Top 100 migliori vini italiani 2021 WineMag.it: cantina dell’anno in Campania

Guida Top 100 Migliori vini italiani WineMag.it alla terza edizione, dopo l’esordio nel 2018. Confermata la scelta ecologica dell’e-book, in vendita su Amazon Kindle. Gli introiti serviranno a finanziare l’attività della nostra testata giornalistica, fieramente una delle poche realtà indipendenti nel panorama della critica enogastronomica italiana ed europea.

Anche quest’anno, la scelta delle etichette è giustificata da pochi, semplici dettami. Al centro dell’attenzione, su tutto, la tipicità e il rispetto del varietale: bando al cosiddetto “gusto internazionale” – ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte “commerciali” che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.

Fortemente connesso al primo caposaldo c’è il nostro desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e del “razzismo enologico“: ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, etc).

L’altro focus della Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio parco vigneti.

In un anno come il 2020, segnato dalla pandemia Covid-19, capace di condizionare pesantemente anche il mercato internazionale del vino, speriamo di aver costruito una “carta” di vini italiani alla portata di tutti, capace di mostrare la bellezza dell’Italia, in una bottiglia di vino.

Un obiettivo centrato da Terre di Petrara, che WineMag.it premia “Miglior cantina dell’anno2021. L’azienda della famiglia Simonelli si trova in Irpinia, nel profondo entroterra della Campania.

Si tratta di una realtà storica, le cui prime tracce risalgono al 1816. “Una produzione a carattere locale riservata a pochi intimi fino al 2009”, spiegano i tre fratelli Giuseppe, Alberto e Mario Simonelli, che in quell’anno hanno deciso di “proporre i vini al pubblico, affinché fossero apprezzati anche al di fuori dei propri confini”.

Simbolo della cantina Terre di Petrara, una maestosa quercia centenaria, testimone della storia della famiglia e del suo territorio. Il manifesto della cantina è chiaramente in linea con la modernità elegante di cui WineMag.it vuole farsi testimone (e promuovere) nel mondo del vino italiano.

“La sfida più grande – sottolineano di fatto i fratelli Simonelli nel presentare la filosofia aziendale – è stata quella di conservare il sapore originale gustato da chi, quel vino, lo stappò la prima volta, imbottigliando l’autenticità e lo stile che da sempre contraddistinguono la tradizione familiare”. Missione compiuta. Nel calice.

Davide Bortonedirettore responsabile WineMag.it

[Scrivici una mail per partecipare alla prossima edizione della Guida Top 100 migliori vini italiani WineMag.it]

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Trump dimezza alcuni dazi Usa sull’Europa: intatte le tariffs sull’agroalimentare

Gli Usa ridurranno del 50% i dazi su alcuni prodotti esportati dall’Ue, tra cui non figura l’agroalimentare italiano, per un valore commerciale medio annuo di 160 milioni di dollari. Il provvedimento riguarda alcuni alimenti pronti confezionati (prepared meals) oggettistica di vetro e cristallo, vernici e prodotti del ramo dell’edilizia e delle costruzioni, polveri propellenti e accendini.

Le riduzioni tariffarie statunitensi saranno effettuate su base Npf (Most Favored Nation) e retroattive a partire dal 1° agosto 2020. Si tratta delle prime riduzioni dei dazi negoziate tra Stati Uniti e UE in più di due decenni.

Merito dell’accordo annunciato oggi dal rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (Ustr) Robert Lighthizer con il commissario per il commercio dell’Unione europea Phil Hogan.

Anche l’Europa dovrà fare la sua parte, avendo firmato un “pacchetto di riduzioni tariffarie che aumenterà l’accesso al mercato per centinaia di milioni di dollari nelle esportazioni statunitensi e dell’Ue”.

L’Ue eliminerà i dazi sulle importazioni di aragoste vive e congelate statunitensi. Le esportazioni statunitensi di questi prodotti nell’Ue hanno superato i 111 milioni di dollari nel 2017. L’Ue eliminerà questi dazi su base Npf, anche questa volta con effetto retroattivo, a partire dal 1° agosto 2020.

I dazi dell’UE saranno eliminati per un periodo di cinque anni e la Commissione Europea “avvierà tempestivamente procedure volte a rendere permanenti le modifiche tariffarie”.

“Come parte del miglioramento delle relazioni Ue-Usa – hanno affermato l’Ambasciatore Lighthizer e il Commissario Hogan – questo accordo reciprocamente vantaggioso porterà risultati positivi alle economie sia degli Stati Uniti che dell’Unione Europea. Intendiamo che questo pacchetto di riduzioni tariffarie sia solo l’inizio di un processo che porterà ad accordi aggiuntivi che creeranno un commercio transatlantico più libero, equo e reciproco”.

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Niente dazi Usa su vino italiano, esultano Uiv e Coldiretti. Ora spettro Digital tax

Unione italiana vini e Coldiretti accolgono con entusiasmo la decisione degli Usa di non imporre dazi sul vino italiano, comunicata ieri dall’Ustr. “Ancora una volta – commenta il presidente Uiv, Ernesto Abbona – l’Italia del vino rimane fuori dalla disputa commerciale Airbus. Nell’esprimere soddisfazione e gratitudine per quanto fatto in Italia e negli Usa a vari livelli dal settore, dall’indotto e dalle istituzioni, riteniamo questo un successo della diplomazia, fondamentale ma purtroppo non definitivo, in un mercato che vale circa un quarto delle nostre esportazioni di vino nel mondo”.

Un pericolo scampato che non fa dormire comunque sereni. “L’Unione Europea – evidenzia il presidente Coldiretti, Ettore Prandini – ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che, come ritorsione, proprio all’inizio di agosto di sei anni fa, ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al Made in Italy 1,2 miliardi. Ora è paradossale che l’Italia si ritrovi nel mirino proprio dello storico alleato, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa”.

 

Al danno peraltro si aggiunge la beffa poiché il nostro Paese si ritrova ad essere punito dai dazi Usa che non riguardano il vino, ma prodotti come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello, nonostante la disputa tra Boeing e Airbus, causa scatenante della guerra commerciale, sia essenzialmente un progetto francotedesco al quale si sono aggiunti Spagna ed Gran Bretagna”.

Soddisfatto anche Ivan Scalfarotto, Deputato di Italia Viva e Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: “Revisione semestrale dei dazi Airbus da parte degli Usa senza alcuna tariffa aggiuntiva sui prodotti italiani. Una decisione che premia il lavoro di Farnesina e Ambasciata a Washington a favore delle nostra economia e delle nostre imprese”, ha twittato.

La disputa, però, è ancora lunga. “Ora – precisa ancora Ernesto Abbona – confidiamo che l’azione politico-diplomatica combinata che ha visto protagonisti, tra gli altri, il sottosegretario agli Esteri, Ivan Scalfarotto, e l’Ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio, e oltre 27 mila commenti anti-dazi pervenuti dai Paesi interessati agli uffici del Commercio americano, si concentri sull’indagine Usa relativa alla cosiddetta digital tax approvata l’anno scorso dal Governo italiano”.

L’obiettivo è scongiurare ancora una volta una ritorsione commerciale che si rivelerebbe perdente per l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti. “Per questo – ha concluso il presidente Uiv – servirà intensificare il dialogo incoraggiando, anche in sede europea e internazionale, un percorso di cooperazione con gli Stati Uniti sui due fronti aperti. Dobbiamo assolutamente evitare che il vino possa divenire nuovamente bersaglio di dispute alle quali è completamente estraneo”.

Secondo le elaborazioni su base dogane dell’Osservatorio del Vino di Uiv, gli Stati Uniti rappresentano il primo buyer di vino al mondo e l’Italia è tornata a essere il primo Paese fornitore, con un valore delle vendite nel primo semestre di quest’anno fissato a quasi 1 miliardo di dollari, in crescita sia a volume (+2,9%) che a valore (+1,8%) sul pari periodo 2019.

La Francia, colpita dai dazi aggiuntivi e principale competitor oltreoceano, nello stesso periodo ha registrato una perdita a valore del 25,3%; anche la Spagna ha pagato dazio alle ritorsioni commerciali accusando un -12,3%.

Tra i vini Made in Italy, il cui risultato è ancor più significativo se si considera anche il calo complessivo delle importazioni di vino negli Usa (-10%, a 2,8 miliardi di dollari), gli spumanti (+4,7%) fanno meglio a valore rispetto ai fermi imbottigliati (+1,3%), che rimangono la tipologia più venduta con un controvalore di 742 milioni di dollari.

In forte difficoltà invece i fermi imbottigliati francesi che, vittime dei dazi aggiuntivi, chiudono il semestre a -37%. Tornando all’Italia, i nuovi dazi avrebbero colpito 3 miliardi di euro di cibo Made in Italy, pari a 2/3 del totale in un momento reso già difficile dall’impatto della pandemia sul commercio globale.

Tra l’altro gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari tricolori per un valore che nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi, con un ulteriore aumento del 4,8% nei primi sei mesi del 2020, anche se a giugno le difficoltà causate dal Coronavirus hanno fatto segnare una inversione di tendenza (-0,9%).

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Gli Editoriali news news ed eventi

Bussinello ha ragione: “I consumi di vino ripartono da casa”. È #buonsensoitaliano

Olga Bussinello è la direttrice del Consorzio Tutela Vini Valpolicella. Una donna di grande classe, dall’outfit che non passa mai inosservato, come direbbero quelli che parlano bene di moda, abbinato a una grande dinamicità e concretezza, negli intenti e nelle dichiarazioni. Insomma: una di quelle figure istituzionali mai scontate, da cui attendersi chiarezza e pochi giri di parole.

È sua una delle riflessioni più sensate – e per nulla “precompilate” – di questo periodo nero che sarà ricordato da intere generazioni di addetti ai lavori del vino italiano prima per la spada di Damocle dei dazi Usa promossi da Donald Trump (argomento tornato più che mai attuale, proprio in questi giorni) e poi a causa dell’emergenza Coronavirus e del lockdown: “Facciamo ripartire il vino italiano partendo da casa. Per me casa è sicuramente #ValpolicellaWines! Cin Cin“, scrive di fatto Bussinello sui social.

Al di là del comprensibile focus sui vini della Valpolicella, la direttrice del Consorzio veneto ha posto l’accento su un tema centrale per il futuro del vino italiano: la necessità di tornare a guardare al mercato interno, per trovare nuovi sbocchi utili ad attutire il contraccolpo dei dazi (di Trump o di chicchessia) nonché di nuove ondate di Covid-19, che costringeranno tutti a trascorrere molto più tempo tra le mura domestiche e a riorganizzare la quotidianità.

Cosa serve, per raggiungere questo obiettivo? Solidità, prima di tutto. Delle imprese italiane, del mondo del lavoro. Perché la solidità genera fiducia e la fiducia (ri)attiva i consumi. In secondo luogo, investimenti. Sul Made in Italy, in Italia. Campagne di comunicazioni forti, che facciano da amplificatore alla necessità (mai così urgente) di riscoprire il nostro Paese, se non altro perché l’estero gioca al rimpiattino col nostro Paese.

Occorre poi lavorare quotidianamente tutti nella stessa direzione, affinché il consumatore sia sempre più consapevole delle proprie scelte, quando decide di portare qualsiasi alimento in tavola: il consumo consapevole è cultura.

Quanti italiani investono su un buon vino da condividere con la famiglia o il proprio partner, effettuando tale scelta con la corretta cognizione di causa? Ancora troppo pochi. Quanto margine di crescita ha il vino italiano, in Italia? Inimmaginabile, attraverso i corretti accorgimenti. Nulla di semplice o scontato, come tutte le vere sfide.

La bottiglia di vino, del resto, può essere la migliore scusa per raccontare una storia: di un territorio, di un produttore, del vignaiolo, così come di una cooperativa di viticoltori che tiene viva l’anima agricola di una fetta del nostro Paese, oppure di un’uva antica recuperata dall’oblio, solo per citare qualche esempio. Non è protezionismo o nazionalismo enologico, ma buonsenso: #buonsensoitaliano. Cin, cin.

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