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La Grappa del Trentino trionfa al 38° Premio Alambicco d’Oro

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La Grappa del Trentino trionfa al 38° Premio Alambicco d'Oro

Il Trentino sale sul gradino più alto del 38° Premio Alambicco d’Oro promosso da Anag, Associazione nazionale assaggiatori grappa e acquaviti. Ben 19 le medaglie medaglie, di cui 2 Best Gold (su 3 in totale), 12 Gold e 5 Silver.

«Un successo che premia il lavoro quotidiano dei nostri mastri distillatori che da anni sono impegnati nella ricerca della qualità del prodotto premiata anche da iniziative come questa – spiega il presidente dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino, Bruno Pilzer -. Devo ringraziare l’Anag, con la presidente Paola Soldi in particolare, per il lavoro che sta svolgendo nella promozione e nella comunicazione della grappa italiana e trentina».

Il concorso nazionale Anag ha visto, complessivamente, l’assegnazione di 83 medaglie a grappe, acquaviti e Brandy in arrivo da tutta Italia. Assegnate 3 Best Gold, 50 Gold, 30 Silver e 2 premi speciali. I prodotti sono stati selezionati dalla giuria di assaggiatori Anag provenienti da tutte le regioni e riuniti nei giorni scorsi a Vicenza nel rispetto delle norme anti Covid-19.

LE MEDAGLIE

Le medaglie del Trentino sono andate a prodotti in gara per categorie diverse. È la categoria grappa invecchiata ad essersi aggiudicata le 2 Best Gold. Le medaglie Gold e Silver sono andate nelle categorie grappa giovane, grappa aromatizzata, grappa giovane aromatica, grappa invecchiata e grappa invecchiata aromatica.

Da segnalare anche l’aggiunta di una medaglia Silver conquistata nella categoria Brandy. La Grappa è stata riconosciuta in ambito CEE nel 1989 come «acquavite di vinaccia prodotta in Italia esclusivamente da vinacce nazionali» e dal 2008 è tutelata dalla “Indicazione Geografica”.

L’ISTITUTO DI TUTELA DELLA GRAPPA DEL TRENTINO

Fondato nel 1960, l‘Istituto di Tutela della Grappa del Trentino ha l’obiettivo di tutelare e promuovere il prodotto. Oggi conta 26 soci dei quali 22 sono distillatori e rappresentano la quasi totalità della produzione trentina. L’Istituto ha il compito di valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d’origine: il tridente con la scritta “Trentino Grappa”.

Quello della grappa in Trentino è un settore di non piccolo conto, soprattutto se calato nell’economia locale. Ogni anno vengono prodotti in Trentino circa 7.500 ettanidri di grappa (il 10% del totale nazionale in bottiglie da 70 cl). Vale a dire circa 2,5 milioni di bottiglie equivalenti, distillando 13 mila tonnellate di vinaccia.

Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve bianche e aromatiche (60% del totale) e il restante 40% uve a bacca rossa.

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Annata 2020 ottima per la Grappa del Trentino

Una annata da ricordare quella del 2020 per la Grappa del Trentino e non solo per i drammi della pandemia grazie alla buona qualità dell’ultima vendemmia in Trentino, tale da determinare un prodotto di prestigio.

Dal punto di vista agronomico è stata un’annata eccellente, seppure in agosto ci sia stata preoccupazione per le piogge – spiega il presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino, Bruno Pilzer – il grande lavoro di collaborazione tra viticoltori trentini e produttori di grappa ha ancora una volta permesso di avere delle ottime vinacce da distillare e alla fine quella che sembrava essere un annata difficile è diventata una sorpresa positiva, ottimo per il morale dei distillatori e per le loro promettenti grappe 2020″.

La produzione sarà in calo di circa il 15% rispetto al 2019 e con una gradazione alcolica delle bucce era più bassa di altre annate, ma la loro qualità e sanità era ottimale. Condizioni che hanno permesso di valorizzare ancora di più la carica aromatica della materia prima: più profumo, più aroma, più gusto.

“Probabilmente il 2020 riserverà una piacevole sorpresa proprio in questa direzione” dice ancora Pilzer, consapevole che il lavoro del distillatore diventa ancora più importante in questa situazione, dovendo gestire potenza e finezza per trovare il punto di equilibrio.

Il Kilometro Zero è la grande peculiarità delle grappe trentine. Gli alambicchi si sono accesi velocemente pochi giorni dopo l’inizio della vendemmia e già a inizio settembre la distillazione era ben avviata consentendo di finire la distillazione per la grappa con il marchio del Tridente entro fine novembre, ovvero ben prima della scadenza del 31 dicembre prevista dal disciplinare.

Ai distillatori del Trentino il coraggio non manca, sono abituati a vivere ‘alambiccando’ (termine che nel dialetto trentino significa sopravvivere arrangiandosi) e hanno ‘scommesso’ in questa annata – aggiunge Bruno Pilzer con riferimento alla situazione dettata dalla pandemia – del resto il Trentino è la regione ideale per la produzione della grappa, avendo in sé tutte le caratteristiche per conservare e lavorare al meglio la materia prima”.

“D’altro canto le preoccupazioni non possiamo nasconderle perché siamo una regione altamente turistica e gran parte della nostra produzione finisce in vendita diretta, ma proprio questa sarà la sfida che ci aspetta”, conclude il presidente.

L’ISTITUTO DI TUTELA GRAPPA DEL TRENTINO
L’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino è stato fondato nel 1960 con l’obiettivo di tutelare e promuovere il prodotto. Oggi conta 25 soci dei quali 22 sono distillatori e rappresentano la quasi totalità della produzione trentina ed ha il compito di valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d’origine: il tridente con la scritta “Trentino Grappa“.

Quello della grappa in Trentino è un settore di non piccolo conto, soprattutto se calato nell’economia locale. Ogni anno vengono prodotti in Trentino circa 7.500 ettanidri di grappa (il 10% del totale nazionale in bottiglie da 70 cl) vale a dire circa 2,5 milioni di bottiglie equivalenti, distillando 13000 tonnellate di vinaccia. Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve bianche e aromatiche (60% del totale) e il restante 40% uve a bacca rossa.

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Paolo Brunello show: “Basta confusione tra produttori e imbottigliatori di Grappa”

“Il mondo del vino distingue produttori e imbottigliatori in etichetta, con la scritta ‘prodotto all’origine dalla cantina…’ oppure ‘imbottigliato da…’. Facciamolo anche per la Grappa”. Parola di Paolo Brunello, titolare della più antica distilleria artigianale d’Italia, la Fratelli Brunello di Montegalda (VI), fondata nel 1840.

La posizione di Brunello, espressa durante la Craft Distilling Italy 2020 lo scorso 27 ottobre, non lascia spazio ad interpretazioni: “Occorre rifare completamente la normativa ed avere il coraggio di rompere questa, mi permetto di dire, ipocrisia che sovrasta il mondo della grappa. Me ne assumo tutte le responsabilità”.

Dobbiamo sconfiggere questo alone di dubbio che sovrasta il mondo della grappa, dobbiamo rispetto al consumatore. È lui che acquista i nostri prodotti e deve avere chiarezza e certezza di ciò che beve”.

La legislazione vigente, infatti, consente la denominazione “distilleria” tanto a quelle realtà che distillano il proprio prodotto, quanto a quelle che operano come liquorificio o anche semplicemente come imbottigliatori. Serve quindi una revisione che dia al consumatore “la certezza che una grappa sia prodotta da colui che la immette sul mercato. Diamo a Cesare quel che è di Cesare”.

Più garanzie e tutele per il consumatore dunque, per costruire il futuro della grappa artigianale. Un futuro figlio di una tradizione che affonda le radici nella storia e nel territorio.

Un concetto tanto caro a Bruno Pilzer, ‘grappaiolo’ titolare, con il fratello Ivano, della Distilleria Pilzer in Val di Cembra (TR), nonché presidente dell’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino e collaboratore della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, in qualità di maestro distillatore.

“Dobbiamo essere un po’ presuntuosi – ha affermato Pilzer – e dire ‘esiste la grappa ed ha un posto d’onore nella nostra cultura‘”. Affermazione che racchiude il valore del distillato nazionale.

Valore fatto dalla stessa materia prima: quella vinaccia figlia della grande viticoltura italiana, che occorre conservare e fermentare opportunamente per preservarne gli aromi, nel delicato di processo di distillazione.

Un groviglio di lamiere chiamato alambicco, in cui l’artigiano diventa anche un po’ ingegnere, per perfezionare lo strumento del mestiere, ed un po’ chimico, per estrarre opportunamente quei profumi che la natura ha (ri)posto nella vinaccia. E poi il valore del tempo, nell’attesa che la grappa si affini in acciaio piuttosto che si elevi in legno.

Sono tutti aspetti che, sommati insieme, ti danno un valore enorme, valore che magari altri distillati non hanno. Eppure – chiosa ancora Bruno Pilzer – spesso ci ‘passano davanti’ altre tipologie di distillato più semplici da produrre. Perché non considerare la grappa come prodotto che abbia una storia da raccontare?”.

QUALE FUTURO PER LA GRAPPA?

La grappa è cresciuta molto negli ultimi anni a livello qualitativo, sotto la spinta di artigiani che hanno investito tempo, passione e risorse. Un prodotto in grado oggi di confrontarsi ad armi pari coi blasonati spirits stranieri, spesso figli di multinazionali, forti della loro capacità nel mondo della comunicazione del marketing.

Il futuro della grappa passa quindi dalla valorizzazione del suo contenuto culturale ed organolettico. Grande “alleato”, in questo senso, è il consumatore moderno. Sempre più attento e alla ricerca dei valori dell’artigianalità. Un consumatore che, a sua volta, si fa portavoce e promotore del prodotto.

È piacevole – aggiunge Pilzer – ascoltare questo consumatore e provare a seguire la proprio idea, cercando di adattarla alla concezione di chi poi dovrà consumare il tuo prodotto. Questo è un cambio epocale. Una volta ti dicevano ‘questa è la grappa’, punto e basta”.

Il distillato nazionale può giocare le sue carte anche nella mixology, senza snaturarsi. “Devono essere gli artisti della miscelazione – sottolinea Paolo Brunello – a saper scegliere le migliori grappe artigianali, per offrire dei cocktail straordinari. Non dobbiamo noi commettere l’errore di andare ad inseguire sogni che non fanno parte della nostra tradizione”.

Grappa che, tuttavia, necessita di una revisione normativa che non solo porti chiarezza in etichetta, ma snellisca anche il complesso palinsesto burocratico fatto di controlli e registrazioni.

Un percorso che “alleggerito”, magari con l’ausilio della tecnologia, renderebbe il lavoro degli artigiani più “agile”. E, si spera, stimoli le nuove generazioni a cimentarsi col mondo della distillazione. Senza l’angoscia dell’ispezione e della sanzione.

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