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Isle of Raasay Single Malt R-01

Isle of Raasay Single Malt R-01Dopo le prime bottiglie inaugurali rilasciate l’anno scorso, ecco finalmente il primo batch della Isle of Raasay Distillery. Isle of Raasay Single Malt R-01 è un single malt scotch whisky leggermente torbato che porta in sé tutto il carattere dell’isola di Raasay, nelle Ebridi interne.

LA DEGUSTAZIONE

Apre immediatamente sulle note della torba. Note fumose e medicinali ben definite ma non invasive che lasciano spazio a sentori fruttati. Frutti di bosco, pesca, albicocca. Chiara la presenza del cerale ben contornato dalle note speziate date dal legno. Un leggero sentore mentolato dona freschezza. L’ingresso in bocca è leggermente aggressivo. Al palato si percepisce subito la componente torbata che gioca sulle note marine.

Durante il sorso tornano le note di frutta e spezie già sentite al naso, mentre la componente “fresca” vira su note agrumate. Grande sapidità in equilibrio con la parte morbido-dolce. Di media persistenza è un whisky che paga il pegno della propria gioventù ma che traccia una bella prospettiva per la distilleria.

ISLE OF RAASAY SINGLE MALT R-01

Il primo batch dell’unica distilleria dell’isola di Raasay, nelle Ebridi interne, è realizzato a partire da materie prime locali. L’acqua è attinta dal pozzo che si trova presso la distilleria mentre l’orzo è coltivato direttamente sull’isola da un coltivatore locale.

Isle of Raasay Single Malt R-01 è realizzato con una combinazione di malto torbato e non torbato. I due whisky base sono invecchiati per minimo tre anni in tre tipi di legno diversi. Botti di primo utilizzo ex-rye whiskey, ex-barriques di vino rosso Bordeaux e botti vergini di rovere Chinkapin.

Al termine del periodo di maturazione i single malt, torbati e non, vengono assemblati insieme. R-01 è stato imbottigliato a 46,4% abv senza filtraggio a freddo ed a colore naturale in 26.000 bottiglie di vetro lavorato con stampi dei fossili dell’isola.

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Whisky, sempre più distillerie puntano su terroir e biologico

Sono sempre più numerosi i Whisky che puntano sulla territorialità, sul biologico e sulla sostenibilità ambientale della distilleria stessa. Dopo il “sasso” lanciato nello stagno del Whisky dall’irlandese Waterford sono molte le piccole realtà nate con una mission chiara: dare al distillato di cereale un’identità “Local & Organic“. Nelle ultime settimane sono ben tre le First Release di altrettante neonate distillerie.

NC’NEAN DISTILLERY: ORGANIC SINGLE MALT WHISKY

Operativa dal 2017 a Drimnin, sulla costa occidentale delle Highlands scozzesi lungo lo stretto che le separa dall’isola di Mull, Nc’nean Distillery ha lanciato il suo primo prodotto, Organic Single Malt Whisky, creato da orzo scozzese biologico e maturato per tre anni in botti di vino ex-Bourbon ed ex-vino rosso.

Organic Single Malt Whisky è certificato biologico, prodotto utilizzando il 100% di energia rinnovabile ed il packging stesso è ecosostenibile con una bottiglia di vetro trasparente riciclato al 100%. Nc’nean lo descrive come “Morbido ed elegante, disinvolto e delizioso comunque lo si beva, con sapori di agrumi, pesca, albicocca e spezie”.

“Quando ho lasciato il mio lavoro a Londra per fondare Nc’nean – spiega Annabel Thomas, fondatrice della distilleria – volevo creare una distilleria che fosse nota per la creatività e aprisse la strada alla sostenibilità. All’epoca, il 2020 sembrava incredibilmente lontano e abbiamo dovuto superare parecchi ostacoli durante il viaggio, ma sono incredibilmente entusiasta di essere arrivata a questo punto”.

Ma più di questo – prosegue – sento che la qualità e il gusto del nostro primo whisky dimostra come la ricerca dell’eccellenza attraverso un’attenta selezione dell’orzo e del lievito ed una fermentazione e distillazione lente e delicate, crei un whisky che è allo stesso tempo delizioso e sostenibile“.

Imbottigliato a 46% Abv, senza filtrazione a freddo e a colore naturale, Organic Single Malt Whisky è andato sold-out nelle prime 24 ore dal rilascio ma la distilleria prevede di mettere sul mercato nuovi batch in breve tempo.

ISLE OF RAASAY DISTILLERY: ISLE OF RAASAY SINGLE MALT – INAUGURAL RELEASE 2020

Prima release anche per la giovane Isle of Raasay Distillery, la prima distilleria legale dell’omonima isola delle Ebridi dal 1850. Isle of Raasay Single Malt – Inaugural Release 2020 è stato prodotto con l’orzo, annata 2017, coltivato da Andrew Gillies, agricoltore dell’isola con la quale la distilleria ha stretto una partnership.

Solo 7.500 bottiglie per questo Whisky maturato in botti ex-Tennessee “first fill” (di primo riempimento) e con un finishing in botti ex-Bordeaux anch’esse di primo riempimento. Imbottigliato a 52% Abv, a colore naturale e senza filtrazione a freddo Inaugural Release “ha sapori di mandorla, nocciola e spezie dolci. Le botti di vino rosso aggiungono sapori speziati ed una maggiore complessità”.

Questo è un momento davvero storico poiché il primo single malt legale dell’isola di Raasay lascia l’isola per la prima volta – dice Alasdair Day, cofondatore di Raasay – Siamo molto orgogliosi del nostro single malt, leggermente torbato, e della nostra bellissima bottiglia realizzata con stampi di argilla delle rocce e dei fossili di Raasay. È come un pezzo di isola nelle tue mani”.

COPPER RIVET DISTILLERY: THE MASTHOUSE SINGLE MALT WHISKY

Primo rilascio per Copper Rivet Distillery con sede nella storica Pump House n°5 del molo di Chatham, Kent. The Masthouse Single Malt Whisky è realizzto con orzo maltato Belgravia coltivato sulla vicina isola di Sheppey, al largo della costa settentrionale del Kent, ed invecchiato in botti ex-Bourbon e botti vergini di rovere bianco americano.

“Ogni bottiglia riporta chiaramente la varietà di orzo che utilizziamo, il nome del campo in cui è stato coltivato e il numero di barili in cui lo spirito è stato invecchiato”, dice Stephen Russell, co-fondatore della distilleria, nel descrivere la volontà di Copper Rivet di creare Whisky “Grain to Glass” (dal grano al bicchiere).

Non siamo in Scozia – prosegue Russel – quindi abbiamo una certa flessibilità nel processo. Una delle differenze più significative tra il whisky scozzese e quello inglese è che i distillatori di whisky inglesi non sono tenuti a utilizzare solo alcuni tipi di botti e alambicchi.  Inoltre, non dimentichiamo che le condizioni meteorologiche nel Kent e in Scozia differiscono in modo significativo, il clima del Kent è molto più caldo e secco”.

Da qui la scelta di utilizzare anche botti nuove per creare un whisky che il Master Distiller Abhi Banik descrive come “ricco di note di mela verde, biscotto allo zenzero e frutti tropicali. Al palato offre cioccolato all’arancia con un finale di malto e pepe bianco”.

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Terroir nel Whisky come nel vino? Uno studio inchioda l’industria dei distillati

Il terroir, concetto tanto caro ad enologi e sommelier nel mondo del vino, può essere applicato al Whisky? Quell’insieme tridimensionale di suolo, clima e topografia che influenza la crescita della vite ha lo stesso effetto sull’orzo? Secondo Mark Reynier, Ceo di Waterford Distillery in Irlanda, la risposta è affermativa.

Ci sono solo tre materie prime ammessi per la produzione del Whisky Single Malt: lievito, acqua e orzo – spiega Reynier – Si dice che il Whisky dipenda dalla giusta acqua o dalla botte usata in invecchiamento, ma non si parla mai dell’orzo. Perché questo punto cieco?”.

Waterford va ad aggiungersi ad un esiguo ma crescente numero di distillatori che stanno lavorando per dimostrare l’esistenza del terroir nel whisky, quali Rob Arnold, accademico e Master Distiller presso Firestone & Robertson Distilling Co., in Texas, e la giovane Isle of Raasay Distillery in Scozia (la prima release di Whisky è prevista per Natale 2020) che sta sperimentando nuove varietà di orzo da maltaggio coltivate localmente.

Nell’industria del whisky, l’esistenza del terroir è sempre stata negata per varie ragioni. Fra esse, le più comuni riguardano il fatto che l’orzo è solo un chicco e non può esprimere il senso del luogo in cui nasce, a differenza dell’uva che è un frutto.

Inoltre si sostiene che il processo di distillazione, per certi versi, “rimuova” le tracce del terroir. Infine, l’invecchiamento in botte maschererebbe e “coprirebbe” ogni possibile influenza del territorio.

Seguendo questa logica, l’industria ha sempre trattato l’orzo come una commodity. Una merce “base”, scelta e coltivata solo per la resa produttiva in un’ottica di efficienza. Suggerire o dimostrare che il sapore di uno Spirit differisca a seconda di dove cresce l’orzo, fattoria per fattoria, è quindi una verità molto scomoda.

IL PROGETTO DI MARK REYNER

Reyner ha maturato la convinzione che esista un concetto di terroir nel Whisky sull’isola scozzese di Islay, dove per 11 anni è stato a capo della Bruichladdich Distillery. Quello che Reynier ha appreso su Islay lo ha convinto che c’era altro da esplorare, creando così nel 2015 la Waterford Distillery, nel sud-est dell’Irlanda, per poter lavorare sul suo progetto di terroir nel Whisky.

Per lo studio, a partire dal 2017 sono state seminate e raccolte due varietà di orzo, Olympus e Laureate, in due siti distinti nel sud-est dell’Irlanda. Per l’esattezza, nelle città di Athy e Bunclody. Ad Athy, il suolo è “nutrizionalmente più ricco” di calcio, fosforo, magnesio e zinco, rispetto al suolo di Bunclody.

I protocolli di maltazione, fermentazione e distillazione sono rimasti invariati per tutti in campioni al fine di cogliere solo le differenze date dal territorio. Nel progetto è stato coinvolto Dustin Herb, Ph.D., ricercatore ed esperto di orzo presso la Oregon State University che nel 2016 presentò una ricerca rivoluzionaria sul sapore dell’orzo al World Brewing Congress di Denver.

Siamo stati in grado di studiare i meccanismi genetici che regolano i contributi dell’orzo al sapore del whisky – afferma Herb – e di determinare gli elementi ambientali chiave del terroir del whisky, di identificare le variabili organolettiche sia nella produzione che nella lavorazione del malto e di tracciare le influenze del terroir attraverso la maturazione dell’orzo”.

I risultati completi saranno pubblicati alla fine dell’anno e all’inizio del 2021, ma a quanto è dato sapere sembra essere dimostrato il terroir nel Whisky. L’analisi sensoriale avrebbe indicato che il sito di Athy fornisce aromi di frutta e malto più elevati rispetto a Bunclody, più ricco di note erbacee e minerali.

IL WHISKY “SINGLE FARM”

Il desiderio di Waterford Distillery è quello di portare sul mercato, qualora gli studi fossero definitivamente confermati, il Whisky “Single Farm”. Whisky provenienti da una sola “farm”, con un approccio in qualche modo simile a quello dei vini “singolo vigneto”, un lavoro molto complesso che necessita di un’infrastruttura notevole.

Si consideri ad esempio il lavoro che Waterford sta portando avanti con 97 agricoltori, compresi alcuni che coltivano in modo biologico o biodinamico. Ogni raccolto viene immagazzinato separatamente e ogni singolo whisky di origine agricola (circa 120 tonnellate per raccolto) impiega una settimana per fermentare e un’altra per eseguire una distillazione volutamente bassa e lenta.

Non solo. Dallo studio sembrerebbe emergere anche un impatto legato all’annata. “Questi sentori – afferma Herb – che spaziano dal fruttato, al floreale, al maltato, al terroso ed all’erbaceo, variavano negli anni per ogni tipologia di suolo. Questo indica un effetto ‘vintage’ in relazione ai cambiamenti metereologici e dei nutrienti del terreno di anno in anno”.

NUOVE PROSPETTIVE PER IL WHISKY?
Tipologia di Orzo utilizzata, zona di produzione e annata di raccolta. Nuove variabili che, se confermate, potrebbero cambiare lo scenario mondiale, già di per sé complesso, della produzione e consumo di Whisky. Storicamente l’orzo è sempre stato selezionato solo in base al rendimento e alla neutralità del sapore.

La produzione commerciale è tipicamente realizzata su larga scala e su un’ampia gamma di ambienti, per cui le varietà contemporanee devono avere prestazioni costanti e accomunabili per garantire costanza qualitativa. L’idea del terroir va a colpire il sistema industriale alla base.

Stiamo semplicemente grattando la superficie – conclude Herb – ma questo studio evidenzia l’importanza del terroir, se scegli di cercarlo. C’è molto da scoprire sfruttando la variabilità di sapore nel terroir, non ultima la diversificazione dei prodotti che apre opportunità alle micro distillerie per sviluppare mercati di nicchia“.

“Inoltre, ricalibrando la discussione sul whisky in linea con il vino e molti cibi raffinati, l’industria può attrarre una nuova generazione di consumatori”, conclude il motivatissimo Herb. La partita è solo al calcio d’inizio.

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