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Vini al supermercato

Vinitaly 2023, Gdo protagonista: ecco vini e spumanti più venduti ed emergenti al supermercato


Saranno presentate nella loro interezza a Vinitaly 2023 le classifiche di vini e spumanti più venduti ed emergenti al supermercato secondo la ricerca Circana (ex Iri). Veronafiere anticipa tuttavia alcuni dei contenuti della tavola rotonda in programma il 3 aprile a Verona. Il 2022 è stato un anno difficile anche per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico.

Il 2023 potrebbe essere ancora un anno difficile per i volumi, a causa del pieno manifestarsi degli effetti legati al prezzo, ma potrebbe anche verificarsi un recupero nel secondo semestre, se l’inflazione calerà e se le promozioni diventeranno più incisive. Questo il quadro che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già IRI) a Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della 19° tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere.

DISTRIBUZIONE MODERNA PROTAGONISTA A VINITALY 2023

Un’anteprima della ricerca presenta i dati generali delle vendite nell’anno 2022, la classifica dei vini e spumanti più venduti (a volume) sugli scaffali della Distribuzione Moderna e la classifica dei vini “emergenti” (a valore). Sul podio il Prosecco (Veneto e Friuli V.G.) con 46 milioni di litri venduti, il Chianti (Toscana) con 17 milioni di litri, il Lambrusco (Emilia Romagna) con quasi 17 milioni di litri. Si fanno notare le buone performance del Nero d’Avola (Sicilia) al 10° posto con quasi 8 milioni di litri, il Pignoletto (Emilia Romagna) al 12° posto con 6 milioni di litri, il Primitivo (Puglia) al 13° posto con quasi 6 milioni di litri.

La classifica dei vini “emergenti”, cioè quelli col maggior tasso di crescita rispetto all’anno precedente, elaborata a valore, mostra sul podio: Ribolla (Friuli V.G.) con +12%; Muller Thurgau (Trentino Alto Adige) con +10,0%; Vermentino (Sardegna, Liguria, Toscana) con +9,9%. Da notare i buoni piazzamenti in questa speciale classifica di Vernaccia (Toscana), Orvieto (Umbria, Lazio), Nebbiolo (Piemonte, Lombardia). I dati dell’intero comparto vino mostrano una flessione, a volume, del vino (-5,4%), dei vini rossi (-7%), degli spumanti (-4,7%) che diventa -0,2% se si esclude il Prosecco.

Lo scenario geo-politico e le conseguenze sui prezzi hanno generato effetti non marginali sulle vendite, che però hanno resistito evitando un tracollo – ha dichiarato Virgilio Romano, Business Insight Director di Circana (già IRI) – La fine del Covid potrebbe dare più certezze a tutti.

Nel corso della tavola rotonda presenteremo i dati dei primi mesi dell’anno, in modo da approfondire i primi segnali che vengono dai mercati e che potrebbero condizionare il 2023. Senza drammatici ulteriori aumenti dei prezzi, le Cantine e la Distribuzione potranno tornare a confrontarsi sulla base delle scelte aziendali e delle strategie di medio-lungo periodo”.

Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere, ha sottolineato la rilevanza della tavola rotonda promossa con Vinitaly: «Nel tempo è divenuta uno dei luoghi privilegiati del dialogo tra le cantine e le insegne distributive, spesso caratterizzato da posizioni lontane. Per favorire l’incontro, in un periodo non facile per le vendite del vino, abbiamo anche rinnovato la formula, che consentirà ai rappresentanti dei produttori di porre direttamente domande ai distributori, in modo che il confronto sia sempre più costruttivo».

La tavola rotonda si terrà a Vinitaly lunedì 3 aprile, e vi parteciperanno, oltre Virgilio Romano:  per Federvini, Mirko Baggio (Responsabile Vendite Gdo di Villa Sandi); per Unione Italiana Vini, Luca Devigili (Business Development Manager di Banfi); Conad, Simone Pambianco Category Manager Bevande; Coop Italia, Francesco Scarcelli, Responsabile Reparto Beverage; Gruppo Selex, Flavio Bellotti, Responsabile Category Vino;  Carrefour, Lorenzo Cafissi, Responsabile Beverage Alcolico; MD, Marco Usai, Wine Specialist.

DISTRIBUZIONE MODERNA: LE ANTICIPAZIONI DELLA RICERCA CIRCANA-VINITALY


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Vini al supermercato

Pignoletto Doc, +20% di imbottigliato nel 2021

Secondo il report realizzato da Iri per Vinitaly la Doc Pignoletto è stata tra le più apprezzate al supermercato nel 2021. La Denominazione cresce sia in volume (5,6%) che in valore (2,6%).

Risultato che trova ulteriore evidenza nei dati annunciati dal Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna. L’imbottigliato è cresciuto nel 2021 di oltre il 20% sull’anno precedente, con un salto da 14 milioni di bottiglie annue a oltre 17 milioni.

«Il Pignoletto è un vino profondamente radicato nella storia e nelle tradizioni emiliane – commenta Carlo Piccinini, Presidente del Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna -. Nello stesso tempo, crediamo che per le sue caratteristiche abbia grandissime potenzialità anche al di fuori della nostra regione e oltre i confini nazionali».

Il Pignoletto, o Grechetto gentile, è un vitigno fortemente radicato nel territorio che si snoda attorno alla via Emilia, da Modena fino a Faenza. In questi luoghi, le 26 realtà associate al Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna con i circa 8.000 viticoltori raccolti sotto la loro egida coltivano uve su 2.300 ettari vitati.

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Vini al supermercato

I vini più venduti nella Distribuzione Moderna nel 2021

Il mercato del vino nella Distribuzione Moderna nel 2021 ha fatto registrare trend positivi. Il vino a denominazione d’origine è cresciuto dell‘1,8% a volume e del 5,9% a valore, con un prezzo medio di 5,55 euro (Docg, Doc, Igt, bottiglia 0,75; totale Italia, Discount, e-Commerce, dati Iri).

Queste le anticipazioni della ricerca “Iri per Vinitaly” che verrà presentata lunedì 11 aprile e commentata da rappresentanti di Conad, Coop, Carrefour, Federvini, Unione Italiana Vini, nel corso della 18° edizione della tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna (DM) organizzata da Veronafiere a Vinitaly.

L’intero mercato del vino vale 700 milioni di litri per un valore di 2 miliardi e 269 milioni di euro (che arriva a 3 miliardi di euro con l’aggiunta delle bollicine). Il totale vino ha accusato una vistosa flessione dei formati diversi dalla bottiglia da 0,75 (bottiglioni, brik, plastica, bag in box, e altro) che ha influenzato il dato generale: +2,1% a valore, – 2,2% a volume.

I VINI PIÙ VENDUTI

Notevole la performance delle bollicine che crescono a volume del 17,9% e a valore del 20,0%. Le vendite di vino nella Distribuzione Moderna nel 2021 hanno beneficiato di un primo bimestre segnato ancora da un semi lockdown e quindi da una posizione di vantaggio dei punti vendita della DM rispetto ad altri canali.

La classifica dei vini più venduti vede ai primi posti la tradizionale triade Chianti, Lambrusco, Montepulciano d’Abruzzo. Tipologie che vendono tra i 10 e i 15 milioni di litri, ma con una flessione del Lambrusco (-6,7% a volume e -5,7% a valore) e un buono spunto del Chianti (+3,7% a volume e + 5,4% a valore).

È impressionante la crescita del Vermentino che si piazza al 5° posto con una crescita del 21,9% a volume e del 25,5% a valore. Il pugliese Primitivo aumenta a volume del 5,2% e dell’11,0 a valore, l’emiliano Pignoletto del 5,6% a volume e del 2,6% a valore. Il veneto Valpolicella del 15,9% a volume e del 16,9% a valore (incluso il Valpolicella Ripasso).

I VINI “EMERGENTI”

La classifica dei vini “emergenti”, cioè che hanno fatto registrare nel 2021 un maggior tasso di crescita a volume, vede sul podio il Lugana con aumento del 34%, l’Amarone del 32%, il Valpolicella Ripasso del 26%. Buona la performance del Nebbiolo con +22%, della Ribolla con +19%, del Sagrantino +16%, e del Brunello di Montalcino +13%.

Interessante anche la classifica delle bollicine con maggior tasso di vendita a volume. Il primo posto va al Moscato, che cresce del 29%. Non cessa di aumentare il Prosecco con +22%. Il Fragolino spunta un buon +16%. Il Muller Thurgau il 15%. L’Asti il 14% e il Brachetto il 12%.

L’ANALISI IRI

Iri presenterà anche i dati del mercato del vino nella DM relativi al primo bimestre e alla prima metà di marzo 2022. Dati che si annunciano in territorio negativo, solo per via del confronto con un primo bimestre 2021 ancora molto influenzato dalla emergenza pandemica.

Sarà anche illustrato l’andamento dei prezzi della bottiglia che nel primo bimestre non ha mostrato scostamenti significativi. Andranno però valutate le conseguenze degli aumenti dei costi energetici, delle materie prime e del conflitto ucraino.

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Vini al supermercato

Boom degli spumanti al supermercato: Gdo attenta a nuovi territori e vitigni autoctoni

È già – e lo rimarrà fino alla fine, ovvero sino al 31 dicembre – un anno più che mai sfidante per il vino in vendita al supermercato. Nel 2022, le insegne della distribuzione moderna e le cantine fornitrici si ritrovano al cospetto di nuove sfide – su tutte l’aumento dei costi di produzione, a pandemia non ancora digerita – e la difficoltà di replicare i numeri da capogiro del 2021, dovuti in gran parte a lockdown e chiusure dell’Horeca.

Strenua tenuta o abile limitazione dei danni sembrano le due ipotesi più plausibili, guardando ai numeri snocciolati ieri da Viriglio Romano, Business Insight Director di Iri, in occasione del webinar “Vino e bollicine nella distribuzione moderna: consuntivo 2021 e prospettive per il 2022”, organizzato da Vinitaly Veronafiere.

Il tutto, con una certezza assoluta: la crescita senza fine del mondo spumanti, trainata dal fenomeno Prosecco (che ora spaventa pure i produttori di rosé francesi). Una categoria che cresce in tutte le insegne. E trascina persino il Metodo classico. A confermalo, oltre ai numeri, sono i buyer Simone Pambianco (Conad), Francesco Scarcelli (Coop) e Gianmaria Polti (Carrefour).

SULL’ONDA DEL PROSECCO CRESCE ANCHE IL METODO CLASSICO

La controcifra del 2020 ha messo in difficoltà il vino fermo, protagonista nel 2021 di un «atterraggio morbido», con un +2,1% a valore e un +2,2% a volume. Ostacolo banale, invece, per il mondo delle bollicine, che lo scorso anno hanno «volato alto», per citare ancora Virgilio Romano: +20,5% a valore e +18,1% a volume.

Numeri che portano a un giro d’affari complessivo di 3 miliardi di euro. E a un saldo, rispetto al periodo pre-pandemia, ancora una volta positivo per entrambe le tipologie. Ma se il vino fermo in grande distribuzione si assesta su un +4% a volume e un +11% a valore, il mondo spumanti cresce di ben 28 punti in volume e 32 in valore.

«La progressione delle bollicine – ha sottolineato Romano – è evidente nel susseguirsi degli anni. L’indice di crescita dei volumi rispetto al 2018 può essere considerato tale fino al 2020: quello del 2021 è stato un vero e proprio salto rispetto al trend di incremento. Quello dello scorso anno è un dato storico, che ha portato gli spumanti a crescere del 40% rispetto al 2018».

BOLLICINE BEN OLTRE LA PANDEMIA

Qui non c’è pandemia che tenga. Il dato – ha precisato l’esponente di Iri – è certamente influenzato da quanto successo negli ultimi due anni. Ma è all’interno di un fenomeno già importante di suo ed è questo che sbalordisce: la spinta ulteriore all’interno di un contesto di crescita».

La partenza molto positiva dei primi mesi 2021 in confronto al 2020, «ma l’inerzia con cui si entra nel 2022 è certamente poco favorevole», avverte Romano. I dati più aggiornati parlano infatti di un -9% del vino e un -1% degli spumanti, in termini di milioni di litri venduti.

La dinamica dei prezzi e delle promozioni su vini e spumanti al supermercato non mostra segnali di tensioni inflazionistiche. I prezzi sono in progressivo raffreddamento, sempre secondo le analisi targate Iri.

E le promozioni stabili o in calo, come dimostrano anche le puntuali rassegne sul vino presente sui volantini delle maggiori insegne di supermercati, realizzate dalla rubrica Vini al Supermercato di WineMag.it.

GLI INSIGHT DEI BUYER VINI GDO: LA SITUAZIONE IN CONAD

Interessanti anche gli insight dei buyer Gdo. Per Simone Pambianco (nella foto, sopra), lo scaffale vini di Conad è cresciuto del 16% rispetto 2021, sia a volume che in valore. In controtendenza con le analisi Iri, l’insegna è riuscita a tenere anche a volume nel mondo vino: «La flessione del 6% del vino comune è stata compensata dal +7% dei vini Docg, Doc e Igt».

Quanto alle bollicine – ha sottolineato Pambianco – già in pre-pandemia avevano confermato la loro fase di accrescimento strutturale nel gradimento del consumatore. L’ulteriore balzo si è concretizzato grazie alle nuove occasioni di consumo, accentuate dal Covid-19. Le bollicine ben si prestano oggi al concetto di aperitivo, in grande crescita. E sono diventate una tipologia consumata a tutto pasto».

L’altro fenomeno che non è sfuggito a Conad è l’esplosione della spumantizzazione nei diversi territori italiani, certamente a fronte del fenomeno Prosecco. «Sappiamo tutti che si tratta di una caratteristica prevalente in Area 1 e 2 – ha aggiunto il buyer – ma oggi anche Area 3 e 4 offrono spumanti da vitigni autoctoni. Nuove etichette che aumentano la penetrazione nazionale e garantiscono un futuro molto favorevole alla tipologia».

Pambianco si riferisce alle nuove bollicine di Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Sardegna (Area 3). E a quelle dell’Area 4 Nielsen, composta da Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.

VINI E SPUMANTI COOP ITALIA: IL PUNTO

Si allineano ai dati di Iri cifre e controcifre di Coop Italia. «Continua forte la crescita del mondo spumanti – ha dichiarato Francesco Scarcelli, Responsabile Beverage dell’insegna -. Molto bene le tipologie più secche del Prosecco e il Metodo classico, che cresce a doppia cifra.

Vini tipici bene in valore e in quantità, mentre calano i vini da tavola, specie in grandi formati. In questo momento la private label cresce più della media della category. L’intensità promozionale è mediamente tornata sulle cifre classiche del 2020 e il prezzo medio d’acquisto è cresciuto sulla scia della premiumizzazione del consumatore, disponibile a provare referenze più costose.

«Lo spostamento verso lo spumante è stato netto anche sullo scaffale di Coop Italia – ha concluso Scarcelli – sulla scorta delle nuove modalità di bevuta: oggi il mondo delle bollicine porta via occasioni d’acquisto dei vini tipici fermi».

CARREFOUR ITALIA CONFERMA IL TREND DI VINI E BOLLICINE

Lo stato di salute degli scaffali di Carrefour Italia non differisce da quello di Conad e Coop. I battiti sono scanditi dall’indubbia crescita delle bollicine e dalle conferme arrivare dal mondo dei vini fermi.

In questi ultimi due, tre anni – ha sottolineato il Responsabile Beverage Gianmaria Polti – pandemia e maggiore expertise negli acquisti hanno consentito di sdoganare il concetto che in Gdo si venda solo vino a prezzi bassi e non di qualità. Gli assortimenti sono stati valorizzati da alcune cantine, che si sono avvicinate a un segmento sino a ieri snobbato».

«Ma è anche vero – ha concluso Polti – che i clienti hanno consumato di più a casa. In Carrefour crescono le bollicine e non solo il Prosecco. Registriamo ottime performance del Metodo classico, con incrementi molto forti anche rispetto alla media delle bollicine generiche. In caduta libera i vini comuni e i grandi formati, che avevano vissuto un periodo di successo di due o tre mesi, ad inizio pandemia».

Vini al supermercato tra aumenti prezzo e promozioni: cosa succederà nel 2022?

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Birra news news ed eventi

Unionbirrai, stoccata alla Grande distribuzione: «Noi come Davide e Golia»

Secondo i dati presentati da Iri nel report “Birra nel 2020: un anno difficile ma con ottimi risultati” l’anno scorso le vendite di Birra in Italia hanno superato per la prima volta gli 11 milioni di ettolitri ed i 2 miliardi di euro di fatturato con un +10,7% in valore, nettamente superiore al +3,0% registrato nel 2019, grazie alle vendite nella Grande distribuzione. Cifre che Unionbirrai contestualizza, attraverso il presidente Vittorio Ferraris.

La crescita del 9,0% in volume trova spiegazione nell’aumento del consumo domestico legato ai periodi di lockdown e alla chiusura dell’Horeca. Trend positivo, quindi, per i canali della Gdo, in particolare per i Discount (+15,7%), a scapito del consumo fuori casa, come confermano i dati dei Grossisti di Bevande che registrano sulla Birra un -35,4% in volume e un -35,8% di ricavi.

Situazione più tranquilla per i Cash&Carry dove nel 2020 la Birra rimane stabile in volume (-0,1%) ma perde il 2,3% in fatturato a fronte del calo del prezzo medio dovuto al differente mix: cresce la fascia Mainstream a discapito delle marche Premium e aumenta la quota del vetro nel formato da 66 cl e cala quella del formato da 33 cl.

Le Birre Standard restano le preferite dai consumatori (42,3% in volume) mentre le Special Beer (le Birre Speciali) segnano il più alto tasso di crescita rispetto al 2019, con un +18,9% in volume e +19,6% in valore. Importante balzo in avanti anche per il segmento delle Analcoliche e Light che cresce dell’11% in volume.

IL PUNTO DI VISTA DI UNIONBIRRAI
Ciò che non emerge dall’analisi condotta da Iri è come la riduzione dei consumi fuori casa abbia portato con sé anche uno spostamento verso le birre industriali, a discapito delle produzioni artigianali.

A farlo notare è per l’appunto Vittorio Ferraris, presidente di Unionbirrai, l’associazione di categoria dei produttori di birra artigianale, in una lettera aperta al Sole 24 ore pubblicata anche sui social.

Il numero uno dell’associazione sottolinea come i dati descrivano «una realtà del prodotto birra in Italia ai tempi del Covid-19 molto parziale e principalmente incentrata su produzioni di tipo industriale».

«Il nostro è un prodotto “vivo” – prosegue Ferraris – che richiede attenzione e cura lungo tutta la catena distributiva. Per queste ragioni il nostro mercato è quasi totalmente costituito dal canale Horeca e ovviamente la prolungata chiusura di pub, bar e ristoranti ha tolto moltissimi sbocchi commerciali alle nostre attività. Una vera beffa: ufficialmente autorizzati ad operare, praticamente fermi per mancanza di clientela».

«I produttori di birra artigianale – conclude il Presidente – sono un esercito di Davide contrapposti a pochi enormi Golia. Sicuramente i numeri delle multinazionali definiscono il trend del comparto. Ma dentro a quei numeri si nascondono centinaia di piccole imprese italiane nel cuore, nel capitale e nel personale».

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Analisi e Tendenze Vino

Vino e Pandemia: sempre più Gdo nelle abitudini d’acquisto degli italiani

Nei primi 10 mesi del 2020 le vendite di vino nella grande distribuzione hanno visto un incremento pari al 6,9% a valore e del 5,3% a volume rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dalla ricerca Iri presentata nell’ambito di Wine2Wine Exibition per Vinitaly.

La crescita, influenzata anche dall’aumento delle vendite nel trimestre primaverile dovuto ai mesi del lockdown e alla chiusura di bar e ristoranti, si è trasformata in una buona prestazione per gli spumanti, i vini doc e i vini da tavola. Anche le vendite di vino online hanno registrato un’impennata pari al 122% e del 200% per i grocery di piccole dimensioni.

Il 2020 è stato un anno di cambiamenti che ha coinvolto anche il settore del vino e il relativo modo di consumare i prodotti. Si sono registrate delle crescite non costanti nel tempo dovute, appunto, all’andamento delle misure adottate in Italia e nel mondo per prevenire il contagio da Covid-19. Un’altalena di vendite che, probabilmente, riscontreremo per tutto il 2021».

A parlare è Andrea Sartori, Presidente del Consorzio Italia del Vino, importante e solida realtà consortile di cui fanno parte alcune rinomate cantine e gruppi vitivinicoli con l’obiettivo di promuovere la conoscenza del comparto enologico nazionale nel mondo. Nel 2020 i consumatori hanno testato nuove tipologie di acquisto. Tra le priorità troviamo la qualità dei prodotti, sostenibilità, piacere della degustazione e anche la convenienza.

«In questo periodo di incertezza a livello globale – ha aggiunto Sartori – credo sia opportuno soffermarci sul concetto di sostenibilità economica, ovvero la necessità per le aziende di generare profitti nel tempo. Questo implica dei cambiamenti nelle politiche di governance dell’azienda che riguardano l’innovazione, un nuovo modo di concepire il prodotto, lo sviluppo delle relazioni con gli stakeholder».

«Inoltre – conclude il Presidente – il progresso sostenibile è strettamente correlato alle buone pratiche adottate dalle imprese per continuare a operare il proprio business nel rispetto dell’ambiente, in un sistema sempre più globalizzato. In futuro una delle sfide più importanti delle cantine sarà quella di modernizzarsi per adattarsi alle richieste di un mercato in piena evoluzione».

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Vini al supermercato

Vini al super e pandemia: torna di moda il bottiglione e crescono i vini di fascia alta

“Vecchio bottiglione, quanto tempo è passato. Quanti ricordi fai rivivere tu, quante canzoni…”.  Avesse avuto una colonna sonora, quella dell’incontro “Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento” avrebbe suonato, più o meno, così. A dire che sulla tavola degli italiani torna di moda il bottiglione da 1,5 litri, ancor più di quanto crescano i vini di fascia alta, è una ricerca condotta da Iri sugli acquisti di vini al super – ovvero nel canale Gdo – nei primi 10 mesi del 2020.

Un focus sui riflessi dell’emergenza Covid-19 sui consumi di vino “pop” e non solo nel Bel paese, in un periodo segnato da misure restrittive che hanno coinvolto quasi esclusivamente l’Horeca, lambendo solo di striscio alcune insegne del retail, in alcune regioni (vedi il clamoroso caso della Lombardia).

Inevitabile, dunque, la crescita della Gdo. Ma fino a che punto? A rispondere, durante l’incontro digital organizzato nell’ambito di Wine2WineVinitaly 2020, è stato Virgilio Romano, Business Insight Director di Iri.

La crescita rispetto al 2019 è stata del 5,3% per il vino fermo e del 10,4% per gli spumanti. In leggera crescita i prezzi medi registrati a scaffale nei primi 10 mesi del 2020: +1,4%. La crescita maggiore del segmento si è registrata nel primo semestre, che non a caso è coinciso con il primo lockdown da Coronavirus.

A luglio, agosto e settembre, il trend si è riallineato non solo al 2019, ma agli anni precedenti. La seconda ondata di positivi al Covid-19, a ottobre è coinciso col nuovo balzo in avanti del vino al supermercato, rispetto all’anno precedente. Curva del virus e Horeca ridotto all’osso, insomma, hanno inciso sulle performance enologiche della Grande distribuzione.

Il dato complessivo recisa un + 6,9% a valore + 5,3% a volume, nei primi 10 mesi del 2020. Nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno, gli italiani hanno acquistato 20 milioni di litri in più rispetto a 2019 in Gdo.

Cifre sbalorditive anche per gli spumanti, tra croce e delizia: le bollicine italiane vendute dai retailer, sempre secondo la ricerca Iri, sono riuscite a ribaltare il dato negativo (2 milioni di litri in meno) del periodo pasquale (meno aggregazione, meno feste in famiglia, meno brindisi a causa di Covid-19 e relativi Dpcm) e sarebbero in corsa per il record assoluto di consumi in questo 2020.

Curiosa anche la crescita del libero servizio piccolo, ovvero dell’acquisto a scaffale in punti vendita di superficie compresa tra i 100 e i 400 metri quadrati: questo il “cluster” che è cresciuto di più, grazie alla presenza di numerosi punti vendita nei centri urbani, facilmente raggiungibili anche a fronte delle misure restrittive.

Il libero servizio piccolo, grazie alla pandemia cresce del 3,2% da inizio anno. Quanto alle categorie merceologiche, sono i vini da tavola quelli che hanno registrato l’incremento maggiore delle vendite. Al contempo, le prime cinque categorie prezzo (a partire dal top di gamma) sono quelle che hanno perso di più.

Crescono in misura maggiore – e questa è una buona notizia per il potenziale ingresso in Gdo di vini sino ad ora riservati esclusivamente all’Horeca dalle cantine italiane – i vini tra i 3 e i 10 euro, quelli cioè nella pancia dell’assortimento di un supermercato medio.

Alto trend positivo quello della marca del distributore (Mdd), ovvero la Private label. Le insegne che vi hanno investito negli ultimi anni (Coop e Gruppo Selex, per citarne due) hanno registrato durante i primi 10 mesi del 2020 la crescita più alta assoluta: + 8,7% vino e + 10,8% gli spumanti. Tra i formati, a colpire è la crescita del bottiglione: + 29,6% il formato da 1,50 litri, in calo vertiginoso negli ultimi 10 anni.

La ricerca presentata da Virgilio Romano ha messo in luce anche l’aumento delle vendite online. Lo studio condotto da Iri con l’Università Cattolica di Milano ha dimostrato che il 52,1% degli acquisti sul canale è stato compiuto per la prima volta assoluta da molti utenti durante la pandemia.

Tra questi, la metà continuerà a fare acquisti online. L’e-commerce pesava nel 2019 lo 0,6% delle vendite di vino: nei primi dieci mesi del 2020 vale l’1,1%. Un dato che le imprese del settore più attente non possono più mettere sotto lo zerbino. Se non altro in un ottica di diversificazione, resa ancora più necessaria dalle chiusure dell’Horeca, a livello internazionale.

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Vini al supermercato

Patto sul vino in Gdo: i supermercati aprono le porte alle etichette Horeca

La Grande distribuzione, ovvero il mondo dei supermercati, apre le porte alle etichette di vino Horeca, ovvero a quei vini top di gamma sin ora riservati dalle cantine italiane a enoteche e ristorazione. È quanto emerge dall’incontro online andato in scena a Wine2Wine, versione digitale di Vinitaly 2020.

Una necessità già prospettata dal nostro network di testate (Vinialsupermercato.it e WineMag.it, incentrate rispettivamente su Gdo e Horeca) in occasione del primo lockdown, attraverso la proposta di un “Patto sul Vino in Gdo” che coinvolgesse realtà produttive sin ora escluse della distribuzione moderna.

La Grande distribuzione come “arma” del vino italiano, contro dazi e virus: perché no?

Ospiti del dibattito, intitolato “Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento”, oltre a Virgilio Romano dell’Istituto di Ricerca IRI, anche Mirko Baggio, Responsabile vendite Gdo di Villa Sandi e membro di Federvini ed Enrico Gobino, Marketing Director del Gruppo Mondodelvino e membro di Unione Italiana Vini.

Per il Retail: Gianmaria Polti, Responsabile Beverage – Carrefour; Alessandra Corsi, Direttore marketing dell’offerta e Mdd – Conad; Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre, Bevande Alcoliche Coop Italia e Fabio Sordi, Direttore commerciale del Gruppo Selex.

Alla base della conferma dell’apertura della Grande distribuzione nei confronti delle etichette Horeca ci sono i dati di vendita del vino italiano nei supermercati, durante i primi 10 mesi del 2020.

Come sottolineato dalla ricerca Iri presentata da Virgilio Romano, a subire l’incremento maggiore dall’inizio dell’emergenza Covid-19 sono stati i vini di fascia medio alta, con un prezzo compreso tra i 3 e i 10 euro.

Importante, più in generale, l’incremento a valore rispetto al 2019 (+6,4%) e in volume (+5,4%), che portano ad oltre il 50% il dominio della Gdo tra i player della distribuzione (l’online è cresciuto sino a quota 1,1%).

Vignaioli in Gdo, missione possibile. Il buyer Vino di Coop Italia: “Aperti al dialogo”

Come già dichiarato a WineMag.it il 9 maggio, il category Francesco Scarcelli ha ribadito la disponibilità di Coop a trattare con le cantine italiane sino ad ora concentrate sull’Horeca, a patto che “il rapporto sia duraturo e ci si concentri sulla creazione di dinamiche a medio lungo periodo”.

“Non abbiamo bisogno di ulteriori etichette dedicate dalle cantine alla Gdo – ha sottolineato – ma di etichette con una storicità e un nome già riconosciuto nell’Horeca, da poter mettere a scaffale. Sarà poi compito delle insegne valolizzarle a dovere, in primis sul fronte di un prezzo congruo”.

“La nostra esperienza con la marca privata ‘Fior Fiore Coop’, del resto, che con Amarone, Brunello e Barolo supera i 25 euro, ci dimostra che il consumatore è disposto a spendere per vini di cui conosce la tradizione e il valore”, ha precisato Scarcelli.

Dello stesso parere Gianmaria Polti di Carrefour: “Stiamo assistendo a un trade-up degli acquisti, con i vini tra i 7 e i 10 euro che subiscono l’incremento maggiore nelle vendite. Per negoziare bisogna avere una controparte che, sino ad ora, è mancata: sono mancate le cantine blasonate, sempre rimaste diffidenti nei confronti della Grande distribuzione, a torto o ragione”.

“La pandemia – ha aggiunto Polti – ha cambiato gli scenari: oggi assistiamo all’avvicinamento di una buona parte di queste cantine alla Gdo, che non snobbano più questo canale in grado di svolgere un ruolo importante in questi mesi segnati dal Covid-19”.

Secondo Polti, “la negoziazione tra cantine e Grande distribuzione non deve più spaventare”. Una prova? “Nell’ultimo mese – ha sottoineato il category di Carrefour – abbiamo venduto più Prosecco Docg che Doc. Invito quindi le cantine operanti nell’Horeca ad avvicinarsi alla Gdo: il nostro scaffale ha già iniziato fare spazio a etichette importanti e siamo convinti di continuare su questa strada”.

Dello stesso avviso Alessandra Corsi di Conad: “Continueremo in questo trend – ha evidenziato – forti anche del fatto che sono i nostri clienti a chiederci sempre maggiore qualità, non solo nel segmento vino. Presto, di fatto, saranno presenti a scaffale nuove etichette precedentemente riservate da alcune cantine esclusivamente all’Horeca. Invito anche io le aziende a seguirci, dal momento che i consumatori sono ormai pronti a trovare vini di qualità in Gdo”.

Fabio Sordi di Selex: “I nostri category sono certificati sommelier – ha sottolineato – e siamo dunque abituati a considerare la qualità e non solo il prezzo. La vera sfida sarà quella di riuscire a comunicare con i clienti, con un linguaggio comprensibile anche dai non esperti e con degli scaffali sempre più leggibili“.

Positivi i riscontri dall’altra parte della barricata. “La Gdo in Italia è sempre stata vista con un po’ di snobismo – ha affermato Enrico Gobino di Mondodelvino Spa – un canale di serie B rispetto a quello tradizionale. Nel resto del mondo non è così”.

“Considerando la Gdo in ambito di diversificazione multicanale – ha aggiunto – molti potrebbero trarne beneficio, ma la Gdo deve venire incontro alle cantine sul fronte del rispetto del prezzo e di una ‘promozionalità’ non aggressiva, che preservino la storia di valore della singola etichetta”.

Mirko Baggio della veneta Villa Sandi ha confermato l’opinione del collega produttore: “L’ingresso delle etichette Horeca in Gdo è un argomento molto sentito. Il dato positivo della crescita dei vini tra i 7 e 10 euro dimostra che c’è sempre più spazio per le etichette di qualità nella Grande distribuzione. Ciò che paga, sempre più, è il rapporto qualità prezzo, non solo la mera logica del prezzo e della promo”. Si attendono dunque le prime mosse.

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Come si sceglie il vino al supermercato? La ricerca Iri sui consumatori Gdo

VERONA – Formato, colore, denominazione di origine. Poi il prezzo ed infine la regione di appartenenza. Questi i criteri utilizzati dai consumatori per la scelta del vino al supermercato.

E gli acquisti di vino nella grande distribuzione sono rilevanti: 8 milioni di ettolitri per un fatturato di 2,5 miliardi di euro.

I più acquistati sono i vini a denominazione d’origine e i vini tipici regionali, mentre avanzano i vini biologici (5,3 milioni di bottiglie). Il formato preferito dai consumatori è la bottiglia da 0,75cl mentre il brik è in flessione e sono sempre più graditi nuovi formati come la mezza bottiglia (+21,3%) e il bag in box (+13,8%).

Lo riferisce la ricerca dell’istituto di ricerca IRI sul mercato del vino nella grande distribuzione nel 2017, presentata oggi a Vinitaly nel corso della tavola rotonda su vino e Gdo organizzata da Veronafiere, tradizionale momento di confronto tra cantine e catene distributive.

In un trend che da anni vede scendere i consumi di vino degli italiani che però cercano sempre più la qualità, la grande distribuzione ha migliorato sensibilmente la propria offerta come ha fatto notare nel corso della tavola rotonda la rappresentante di Federvini, Robertà Corrà, tra l’altro Direttore generale di Gruppo Italiano Vini.

“È indubbio il fondamentale ruolo giocato dalla Gdo nell’evoluzione del settore vitivinicolo, una crescita non solo numerica, ma anche di qualità. É aumentata la sensibilità per prodotti di prestigio con prezzi anche elevati, con marche note, profondamente legate al territorio. Questo in risposta al cambiamento delle esigenze del
consumatore”.

Un giudizio condiviso dal Consigliere nazionale di Unione Italiana Vini, Enrico Zanoni, (anche Direttore generale di Cavit): “Registriamo negli anni una costante ‘premiumizzazione’ della domanda, come evidenziato dalla crescita dei vini a denominazione d’origine e dei vini fermi a connotazione regionale, i cui primi 10 vitigni pesano circa per il 30% dei consumi totali”.

LA SITUAZIONE NEGLI USA
Altro focus della tavola rotonda è stato l’acquisto di vino italiano dei consumatori nei supermercati degli Stati Uniti d’America: qui si spendono circa 1 miliardo di dollari l’anno per i vini italiani; un terzo circa delle bollicine ed un terzo dei vini fermi venduti in questo canale sono italiani.

“Gli americani differenziano molto la scelta del vino in base alla modalità di consumo (a tavola in casa, compleanni, ospiti a casa, ricorrenze) – ha spiegato Marc Hirten, Presidente di Frederick Wildman, società Usa che distribuisce vino italiano – e se in enoteca acquistano vini blasonati come il Barolo, i Super Tuscan, il Brunello, il Franciacorta o l’Amarone, acquistano regolarmente sugli scaffali del supermercato i vini italiani, la cui gamma d’offerta si è molto ampliata negli ultimi anni”.

Tra i vini più acquistati nella Gdo USA troviamo il Prosecco, il Pinot Grigio, il Chianti, il Lambrusco, la Barbera, il Primitivo, il Gavi, il Rosso di Montalcino, il Nero d’Avola, il Dolcetto, il Trento Doc ed altri ancora. Alla tavola rotonda hanno partecipato tre grandi catene distributive: Coop, Conad e Carrefour.

Alessandro Masetti, Responsabile Settore Shelf Stable Food & Beverage di Coop Italia, ha illustrato l’esperimento di co-branding con le cantine che Coop ha sperimentato sul proprio marchio di punta: “Non parliamo di etichette dedicate, ma di vini dedicati”.

“La logica – ha aggiuntoMasetti – non è quella di un prodotto industriale ma artigianale, realizzato su quantità limitate, utilizzando le migliore tecniche di vinificazione, seguendo la raccolta in vigna su appezzamenti dedicati e facendoci supportare nella scelta finale del prodotto da un ente esterno autorevole come l’AIS per meglio rappresentare le particolarità territoriali”.

L’impegno della Gdo nel settore vino è notevole, come ha sottolineato Alessandra Corsi, Responsabile marketing dell’offerta e sviluppo dei prodotti a marchio di Conad: “Si pensi all’ampliamento e valorizzazione della qualità dell’offerta, con l’utilizzo delle diverse leve del retail mix: assortimento, promozionalità, esposizione, Marca Commerciale. E poi c’è una sempre più forte riscoperta dell’italianità, testimoniata dalla crescita continua di vitigni che in precedenza erano localizzati esclusivamente nei territori di vocazione”.

Infine, grande attenzione ad un settore in crescita come quello del vino biologico, come riferito da Gianmaria Polti, Responsabile Acquisti Beverage, Carrefour Italia: «I vini biologici sono ormai una realtà su cui anche le cantine stanno convertendo alcune produzioni e noi, già da tempo, stiamo dedicando uno spazio e una numerica di referenze rilevante all’interno dei nostri assortimenti sia nelle grandi superfici ma anche nei negozi di prossimità”.

Tuttavia, la Gdo può fare ancora molto nel campo della comunicazione del vino, come ha sottolineato Luigi Rubinelli, Direttore di Retail Watch e moderatore della tavola rotonda: “Il reparto dei vini ha bisogno di atmosfera, bisogna crearla, non sempre è sintonica con il prodotto. Poi servono informazioni, in genere ne sono presenti poche, e vanno suggeriti gli abbinamenti col cibo, è veramente raro trovarli”.

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Vini al supermercato

Lambrusco re dei vini al supermercato. La Gdo vale 2 miliardi in Italia

Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo sul podio dei vini più venduti nei supermercati italiani. E’ quanto emerge dalla ricerca elaborata per Vinitaly dall’istituto di ricerca IRI sui consumi di vino nella Grande distribuzione nel 2017.

Gli italiani hanno acquistato 648 milioni di litri nella Grande distribuzione, il canale di vendita principale del vino, per un valore che vede il traguardo dei 2 miliardi di euro (1 miliardo e 849 mila milioni di euro), dati inclusivi dei Discount.

Vini bianchi fermi, vini a denominazione d’origine, vini regionali, spumanti secchi. Questi i vini preferiti nel 2017. I rossi più richiesti provengono da Toscana, Emilia Romagna, Piemonte. I bianchi da Veneto, Trentino, Sicilia.

I NUMERI
Tra i vini i cui acquisti crescono a doppia cifra: Grillo (Sicilia), Primitivo (Puglia), Ortrugo (Emilia Romagna), Ribolla (Friuli Venezia Giulia), Valpolicella Ripasso (Veneto), Cortese (Piemonte), Passerina (Marche), Chianti Classico (Toscana), Cannonau (Sardegna), Pecorino (Abruzzo/Marche), Falanghina (Campania). Mentre i campioni assoluti rimangono Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo.

Le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine crescono nel 2017 del 2% rispetto all’anno precedente con 280 milioni di litri venduti. Gli spumanti (e champagne) aumentano del 4,9% con 68 milioni di litri. Da notare anche la performance del rosato frizzante che cresce del 3,9%.

Prosegue il trend negativo dei “bottiglioni” (fino a 2 litri) che perdono un ulteriore 2,5%, mentre i brick registrano una flessione dello 0,6%. In crescita il formato “bag in box”, ancora di nicchia: +5,4%.

In forte crescita le vendite di vino e spumante biologico che superano i 4 milioni di litri venduti, confermando un percorso che ha ancora ampi margini di crescita.

“Se la quantità di vino acquistato nella Grande Distribuzione è stabile da anni – spiega Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI, coordinatore della ricerca – i consumatori mostrano di apprezzare le novità, accogliendo favorevolmente le proposte delle cantine”.

“I vini a denominazione d’origine vendono 5,5 milioni di litri in più nel 2017 – continua Romano – così come crescono bollicine e vini bianchi, inoltre aumentano le tipologie regionali che si fanno apprezzare ogni anno per i tassi di crescita. I Vini emergenti si fanno apprezzare per posizionamenti di prezzo non bassi (oltre la metà superiore a 4 euro) e questo è un aspetto positivo perché dimostra la disponibilità del consumatore a premiare novità e valore“.

IL FENOMENO SPUMANTI
“Il successo degli Spumanti ha spinto molte cantine a dedicarsi a questo prodotto – conclude Romano – ormai sulla via della destagionalizzazione nella versione Secco. Infine, i prezzi nel 2018 dovranno sostenere una sfida non banale a causa della vendemmia 2017 poco generosa ed al conseguente rialzo atteso”.

“La grande distribuzione organizzata si mantiene un canale di vendita molto importante per il mercato italiano – commenta Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – capace di far emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano”.

“Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo negli anni, diventando il luogo di analisi e confronto tra Gdo e settore enologico e soprattutto proponendo alle cantine espositrici incontri B2B con i buyer delle insegne della distribuzione organizzata. Con l’International Packaging Competition Vinitaly da oltre venti anni promuove la cultura del comunicare con efficacia attraverso l’etichetta e la confezione il valore del prodotto”.

L’appuntamento a Vinitaly è per il 16 aprile, alla tavola rotonda di approfondimento sulle vendite di vino nella Gdo, con focus quest’anno sul mercato del vino italiano nei supermercati Usa. Il 16 e 17 aprile in calendario gli incontri B2B del Gdo Buyers’ Club.

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Vino al supermercato: crescono Doc e spumanti. Il “bio” non è più una nicchia

Crescita significativa delle vendite delle bottiglie di vino a denominazione d’origine e degli spumanti; il vino biologico prosegue il suo percorso di uscita dalla nicchia di mercato; flessione dei vini nel brik di cartone e in tutti quei formati che non siano la bottiglia da 75 cl. Queste le anticipazioni della ricerca sull’andamento del mercato del vino nella Grande distribuzione nel 2016 svolta dall’istituto di ricerca IRI che sarà presentata a Vinitaly (a Verona 9/12 aprile).

Quello della Grande distribuzione si conferma il canale di vendita di gran lunga più grande nel mercato del vino con 505 milioni di litri venduti nel 2016 per un valore di un miliardo e mezzo di euro. In un anno di sensibile contrazione dei consumi familiari, il mercato italiano del vino gode di una relativamente buona salute, come testimoniato anche dalle vendite nei supermercati.

I vini a denominazione d’origine (in bottiglia da 0,75lt) aumentano del 2,7% in volume (e del 4,4% in valore) con 224 milioni di litri venduti, proseguendo nel trend già promettente del 2015 (+1,9%). Per il secondo anno consecutivo le vendite in promozioni rimangono statiche ed i prezzi medi sono in risalita. Va sottolineato il successo degli Spumanti che fanno segnare nel 2016 una crescita di oltre il 7% con 54 milioni di litri venduti, bissando l’ottimo risultato del 2015.

La crescita degli spumanti riflette una destagionalizzazione delle vendite di bollicine conseguenza di un crescente uso nel consumo quotidiano – fa notare Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI -. Tale aspetto ci permette di dedurre che lo spumante attira nuovi consumatori e potrebbe rappresentare una tendenza di rottura nelle tradizionali abitudini del bere italiano”.

I VINI BIOLOGICI
I vini biologici fanno registrare una crescita a due cifre impressionante per un mercato ancora giovane, soprattutto nella Grande distribuzione: +25,7% in volume con 2 milioni e mezzo di litri venduti.

“I primi dati sul mercato del vino nella Grande Distribuzione confermano la ripresa del mercato interno del vino in Italia – ha commentato Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere -. I consumatori cercano sugli scaffali sempre più il vino di qualità, con un conseguente aumento dei prezzi medi. E’ un processo che è sempre stato sostenuto da Vinitaly che da 13 anni organizza e promuove l’incontro tra cantine e Grande distribuzione in convegni e incontri B2B”.

VINI IN PROMOZIONE AL SUPERMERCATO
Nonostante la leva delle promozioni, che tuttavia si mantiene ferma al 50% da due anni, i valori del vino venduto continuano a salire: le bottiglie a denominazione di 75cl hanno un prezzo medio di poco inferiore ai 5 euro (4,81 euro al litro). Ancora un anno negativo per le vendite del vino in brik (- 2,5%) ed un crollo per tutti gli altri formati: – 8,6% per il vino confezionato da 0,76 a 2 litri e – 9,7% per formati diversi da questi (tutti dati in volume).

Questi dati condizionano il dato complessivo del vino confezionato, che è di -1% a volume e + 1,1% a valore. Tra i formati differenti dalla bottiglia di 75cl si afferma soltanto il Bag in Box con 12 milioni di litri venduti ed una crescita dell’11,7% in volume.

Sul podio dei vini più venduti d’Italia si piazzano i tre inattaccabili campioni, nell’ordine: Lambrusco, Chianti, Montepulciano d’Abruzzo. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (Sicilia), Vermentino (Sardegna), Muller Thurgau e Gutturnio (Lombardia) (che crescono in percentuale più del 4%).

I VINI IN ASCESA
Tra i vini ’emergenti’, cioè con una maggiore progressione di vendita a volume salgono sul podio, nell’ordine: Ribolla Gialla (Friuli Venezia Giulia), Passerina (Marche), Valpolicella Ripasso (Veneto). Si conferma la crescita del Pignoletto (Emilia), del Pecorino (Marche/Abbruzzo) e della Passerina (Marche), mentre rientrano in classifica il Grillo (Sicilia) e il Cannonau (Sardegna). Va segnalata la crescita dell’8,2% in volume del Chianti Docg, quindi il top delle denominazioni, che vende quasi 10 milioni di litri per un valore di oltre 45 milioni di euro. I dettagli della ricerca effettuata da IRI per conto di Veronafiere saranno presentati a Vinitaly 2017, lunedì 10 aprile.

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Unione italiana vini: “2016 positivo per il vino italiano”

Ripresa dei consumi nel mercato interno per il vino di qualità. Leggera crescita dell’export. Dematerializzazione dei registri e approvazione del Testo Unico della Vite e del Vino. Sono questi alcuni punti del bilancio estremamente positivo, “sia sul fronte organizzativo sia politico”, presentato ieri dal presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo, all’ultimo Consiglio Nazionale Uiv del 2016. 

Proprio sull’approvazione del Testo Unico si è espresso il vice ministro dell’Agricoltura, Andrea Olivero: “È nato per merito della collaborazione tra i soggetti della filiera produttiva – ha evidenziato – di cui Unione Italiana Vini è autorevole espressione. Grazie al suo operato, questo lavoro è stato possibile in un tempo relativamente breve. Uiv, in questi anni, non ha tutelato solo gli interessi dei propri associati ma ha portato avanti le istanze di tutto il mondo vitivinicolo italiano. Questo coraggio nell’interpretare e proporre un’idea virtuosa di ‘bene comune’, è stato indispensabile per formulare una legge corretta e completa. UIV rappresenta, in sintesi, un soggetto economico conscio della propria responsabilità nei confronti del comparto e un vero motore del vino italiano, di cui l’Italia ha veramente bisogno”.

“Con 60 nuovi soci e l’ingresso del Movimento Turismo del Vino in Unione Italiana Vini – ha commentato il presidente di UIV, Antonio Rallo – abbiamo toccato quest’anno un record di adesioni che premia il lavoro promosso da tutto il Consiglio Nazionale. Tra i grandi traguardi raggiunti nel 2016, è significativo il rafforzamento del nostro ruolo di rappresentanza nazionale ed europea: uno scenario positivo per la Confederazione, proiettata, grazie alle ultime novità introdotte dal Testo Unico, verso un programma concreto di modernizzazione del settore”.

Alla consueta serata degli auguri che ha anticipato l’ultimo Consiglio UIV dell’anno, hanno partecipato rappresentanti delle Istituzioni italiane e straniere, confermando l’amicizia e la stima nei confronti di Unione Italiana Vini, sempre più solido e apprezzato riferimento del mondo del vino a livello nazionale. Tra i presenti, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Il vino -ha commentato – è cultura e rappresenta una parte importante della nostra tradizione. In questi termini va approcciato e raccontato, per proporre un modello di consumo consapevole, rispettoso dei valori nobili che questo comparto, da sempre, esprime. Unione Italiana Vini si muove proprio in questa direzione e, da qui, nasce il sostegno che il Ministero della Salute sta dando ai progetti di educazione alla responsabilità nel consumo di vino fino ad ora proposti da UIV”.

Per quanto riguarda il dettaglio dei consumi interni, si registra che nella Gdo sono cresciuti per il vino di qualità (fino a 0,75 l) del 3,8% a valore e dell’1,7% a volume (Fonte dati IRI – novembre 2016). Anche il canale Horeca fa rilevare un incremento delle vendite del 7,5% a valore e del 7% a volume (proiezione fine anno su dati Osservatorio del Vino). Il dato dell’export relativo al periodo Gennaio – Settembre vede una crescita del 3,3% a valore e del 1,4% a volume, trainato dal Prosecco (dati Osservatorio del Vino). Se si mantenesse tale trend, il valore delle esportazioni a fine anno potrebbe superare la soglia dei 5,5 miliardi di euro.

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Vini al supermercato, crescono le vendite nella Gdo italiana: Nero d’Avola, Vermentino e Trebbiano al top

Torna a crescere il volume e il valore delle vendite di vino nei supermercati italiani. Aumentano anche i prezzi medi, mentre la pressione promozionale rimane invariata. Sono queste le prime anticipazioni dell’istituto di ricerca Iri, in vista di Vinitaly 2016. Tra i vini più venduti d’Italia crescono Nero d’Avola, Vermentino e Trebbiano. Passerina, Valpolicella Ripasso e Nebbiolo sono gli outsider. Bene anche gli spumanti e il vino biologico. Dopo anni di stasi, insomma, si registra una crescita più decisa delle vendite di vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione organizzata (Gdo), sia in volume che a valore.

In attesa della 50° edizione di Vinitaly, che si terrà a Verona dal 10 al 13 aprile, Iri ha elaborato in esclusiva per Veronafiere i dati sull’andamento di mercato nel 2015. Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%. “Una crescita doppiamente positiva – ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di Iri – perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo.

La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell’1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri”. Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.

“IL CONSUMATORE E’ PIU’ MATURO”
“A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly  – spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino. Da sottolineare il continuo aumento delle vendite a valore, segno che il consumatore è più maturo: ricerca e sceglie la qualità. Si tratta di una strada che con Vinitaly abbiamo sempre sostenuto e promosso a livello commerciale e culturale, nelle nostre iniziative e negli incontri b2b tra Gdo, aziende e buyer”.

Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore. Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%).

Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro. Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo, che costano mediamente 7,69 euro il primo e 5,91 euro il secondo, a conferma che le crescite si leggono anche su vini importanti in termini di prezzo e di complessità. La ricerca completa verrà presentata nel corso della tavola rotonda su vino e grande distribuzione che si terrà a Vinitaly lunedì 11 aprile, alle ore 10.30 nella sala Vivaldi del PalaExpo, con la partecipazione di produttori e distributori.

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