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Da Iperal, Carrefour e Bennet è già Festa della Birra

Da Iperal, Carrefour e Bennet è già "Festa della Birra"

Giocano d’anticipo Iperal, Carrefour e Bennet, proponendo a volantino la loro “Festa della Birra“. Appuntamento che solitamente trova collocazione nei primi giorni di ottobre, in concomitanza con l’Oktoberfest di Monaco. Kermesse anche quest’anno annullata a causa dell’emergenza sanitaria.

È Ipeal ad aggiudicarsi il premio per la più vasta carta delle birre. Un lunga lista di offerte che contempla etichette per tutti i palati. Dalle “bionde” più commerciali alle Belghe di corpo. Dalle IPA alle Trappiste.

Non manca un nutrito gruppo di Oktoberfest Bier, alcune birre artigianali italiane e una proposta analcolica per i sostenitore del “Low and no Alcool“.

Curiosa ed interessante la proposta “W l’Oktoberfest!” di Bennet. Accanto alle birre tedesche, l’insegna propone in abbinamento cibi tipici della tradizione bavarese.

Bier-Bratwürst, Rost-Bratwürst, crauti, panna acida, burro salato, weisswurste. E una selezione di formaggi da gustare insieme alla propria birra preferita. In fondo, anche la birra è adatta alla tavola. Ecco le valutazioni in cestelli della spesa, insegna per insegna.



Volantino Bennet fino al 29 settembre, “Sconto 50%”
Paulaner Oktoberfest 1 litro (con boccale): 7,99 euro (4 / 5)
Paulaner Weiss 500 ml: 0,99 euro (4 / 5)
Löwenbräu 500 ml: 0,99 euro (4 / 5)

Erdinger Oktoberfest 500 ml: 1,39 euro (4,5 / 5)
HB Original 500 ml: 1,19 euro (3,5 / 5)
Spaten Hell 500 ml: 1,19 euro (3,5 / 5)


Volantino Carrefour fino al 27 settembre, “50 x 50”
Peroni 6×660 ml: 3,99 euro (3,5 / 5)
Moretti Baffo d’Oro 660 ml: 0,99 euro (3,5 / 5)
Angelo Poretti 3 Luppoli Non Filtrata 660 ml: 0,89 euro (4 / 5)
Warteiner 660 ml: 0,99 euro (3,5 / 5)

Ceres Strong Ale 3*330 ml: 3,69 euro (3,5 / 5)
Angelo Poretti 6 Luppoli 3×330 ml: 1,99 euro (3,5 / 5)
Peroni Gran Riserva 500 ml: 1,09 euro (4 / 5)
Birra Messina 3×330 ml: 1,95 euro (3,5 / 5)

Birra Del Borgo Lisa 500 ml: 1,29 euro (4,5 / 5)
Tourtel Analcolica 3×330 ml: 1,65 euro  (3 / 5)
Bavaria 8.6 330 ml: 1,09 euro (3,5 / 5)
HB Original 500 ml: 1,09 euro (3,5 / 5)

Franziskaner 500 ml: 0,99 euro (3,5 / 5)
Paulaner Weiss 500 ml: 0,95 euro (3,5 / 5)
Guinness Stout 4×330 ml: 3,59 euro (4 / 5)



Volantino Carrefour fino al 27 sembre, “50 x 50”
Moretti 3×330 ml: 1, 69 euro (3,5 / 5)
Beck’s Blue Analcolica 3×330 ml: 2.09 euro (2,5 / 5)
Corona Extra 3×330 ml: 2,99 euro (3,5 / 5)
Angelo Poretti 5 Luppoli Bock Chiara 3×330 ml: 1,89 euro (3,5 / 5)

Brewdog Punk IPA 330 ml: 2,19 euro (5 / 5)
Leffe Blond 750 ml: 2,89 euro (3,5 / 5)
Paulaner Hefe-Weissbier 500 ml: 0,95 euro (3,5 / 5)
Bavaria 660 ml: 0,79 euro (3,5 / 5)


 


Volantino Iperal fino al 28 settembre, “Imbattibili”
Beck’s 660: ml 0.95 euro (3 / 5)
Gimbergen Blond 750 ml: 2,65 euro (4,5 / 5)
Desperados 330 ml: 0,85 euro (3,5 / 5)
Lagunitas IPA 355 ml: 1,79 euro (4 / 5)

Chimay Première 330 ml: 2,00 euro (5 / 5)
Flea IPA 330 ml: 1,30 euro (5 / 5)
Birra Dello Stretto 330 ml: 0.80 euro (3,5 / 5)
Leffe Blonde 330 ml: 1,39 euro (4 / 5)

Erdinger Oktoberfest 500 ml: 1,29 euro (4,5 / 5)
Paulaner Oktoberfest 500 ml: 1,15 euro (4,5 / 5)
HB Oktoberfest 500 ml: 1,29 euro (4,5 / 5)
Löwenbräu Oktoberfest 500 ml: 1,19 euro (4,5 / 5)

San Miguel Especial 500 ml: 0,75 euro (3,5 / 5)
Kozel 500 ml: 1.09 euro (4 / 5)
61 Deep Pale Ale 500ml: 1,95 euro (4,5 / 5)
Paulaner 500 ml: 1,19 euro (4 / 5)

Blanche de Namur 750 ml: 3,75 euro (5 / 5)
Fischer 650 ml: 1,85 euro (4 / 5)
Blanche Bruxelles 750 ml: 2,60 euro (4,5 / 5)
Mastri Birrai Umbri 750 ml: 3,49 euro (4,5 / 5)

Ma.Ma 750 ml: 2,69 euro (4,5 / 5)
Bavaria Premium 3×330 ml: 1,29 euro (3 / 5)
Moretti La Rossa 3×330 ml: 1,99 euro (3,5 / 5)
Moretti La Zero 3×330 ml: 1,79 euro (2,5 / 5)

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birra

Italian Pale Ale Ipa, Birra del Borgo

Fresca, beverina, immediata e con la vena amarognola tipica del suo stile. La Ipa, Italian Pale Ale, di Birra del Borgo non tradisce le aspettative e si conferma una birra quotidiana e regolarmente reperibile nelle maggiori insegne Gdo.

LA DEGUSTAZIONE
Di colore dorato carico con schiuma fine, bianca e soffice. Al naso giungono immediati profumi di agrumi freschi, figli dell’abbondante luppolatura, e note di frutta gialla. Di corpo snello in bocca è incredibilmente scorrevole, quasi sfuggente. Il finale, non lunghissimo, gioca sull’amaro del luppolo ed un leggero sentore di resina.

Una birra che fa della leggerezza e facilità di beva la propria chiave di lettura. Soli 4% e corpo sottile, contornati dall’amaro aromatico tipo dello stile, la rendono compagna ideale di bevute spensierate.

BIRRA DEL BORGO
Il Birrificio artigianale Birra del Borgo nasce nel 2005 a Borgorose (Ri), nella riserva naturale dei monti della Duchessa, per volere di Leonardo di Vincenzo. Una crescita continua tanto in fama quanto in produzione che porta all’apertura di un nuovo birrificio nel 2009 ed alla riconversione del vecchio impianto in laboratorio sperimentale.

Fama e qualità che non passano inosservati, tant’è che nel 2016 AB Inbev, la più grande multinazionale della birra, acquisisce Birra del Borgo con una clamorosa operazione di mercato. A fronte dell’acquisizione Birra del Borgo non può più fregiarsi del titolo di “Birra Artigianale”, pur mantenendo la propria indipendenza stilistica.

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Birra artigianale: Salumi Veroni lancia “Toladolsa” con Birrificio Lambrate

CORREGGIOVeroni, storico produttore di salumi, a 95 anni dalla fondazione entra oggi nel mondo della birra in collaborazione con il Birrificio Lambrate, produttore milanese tra i precursori in Italia della birra indipendente artigianale.

Tre gli stili disponibili – Pils, Ipa, Bock – del nuovo brand Toladolsa, termine dialettale emiliano che invita gli italiani a prendere la vita con dolcezza (tola-dolsa) dopo le difficoltà di questo ultimo periodo, disponibili in lattina.

“Abbiamo voluto scegliere un partner che si distingue per la scelta di materie prime naturali e di alta qualità, nonché per i metodi di lavorazione che preservano le proprietà organolettiche e il tipico sapore aromatico della birra non filtrata e non pastorizzata”, commenta Marco Fattori, responsabile vendite NT Italia di Veroni.

Abbiamo optato per un formato non usuale forse per le birre artigianali, quello in lattina di alluminio, perché volevamo poter preservare al massimo la qualità del nostro prodotto e sfruttare a pieno la nostra catena del freddo che può consegnare a oltre 5000 punti vendita al dettaglio in tutta Italia”.

La lattina di alluminio sta incontrando sempre più l’approvazione degli esperti e degli appassionati della birra artigianale per numerosi motivi: la pellicola neutra che riveste l’interno assicura il mantenimento delle proprietà organolettiche, mentre la protezione totale dai raggi Uv  e dalla luce e l’assenza di ossigeno data dalla chiusura ermetica migliorano la conservazione del prodotto.

Il pack, oltre ad essere ecosostenibile, è facilmente trasportabile e immagazzinabile e favorisce un raffreddamento più rapido della birra. Sfruttando inoltre la catena del freddo già attiva per i prodotti salumi Veroni, Toladolsa arriva direttamente nei punti vendita fresca e senza aver subito sbalzi termici, garantendo ancora di più la qualità del prodotto.

Dal 2015 il trend della birra è in forte aumento in Italia che nel 2019 ha registrato un aumento del 3,3% rispetto allo 0,8% della birra commerciale. Le donne sono diventate le nuove consumatrici di birra (in Italia il 70% la beve abitualmente mentre gli uomini sono il 77%), clienti attente, che cercano varietà e vogliono scoprire nuovi gusti. Con il suo design accattivante, la birra Toladolsa punta alla generazione dei più giovani, ai Millennials e alla generazione Z.

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Merano Wine Festival: alla Gourmet Arena in scena la birra artigianale italiana

MERANO – Il Merano Wine Festival 2018 si è contraddistinto anche per l’alto livello delle birre artigianali presenti nell’area della GourmetArena.

Beerpassion” e non poteva essere diversamente; 10 birrifici a rappresentare da nord a sud, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, un’Italia in cui il fenomeno birra è oramai una certezza.

Lo dimostrano le tipologie delle birre presentate. Ecco quindi far capolino dai banchi non più solo Weiss, Blanche, Golden Ale o Stout ma anche Vienna, Barley Wine, IGA e molto altro.

Lo dimostra la qualità dei prodotti presentati. Balza subito all’occhio (meglio, al naso ed al palato) dopo pochi assaggi come le IPA siano ormai sdoganate dallo stereotipo di birra fortemente luppolata che marca solo sentori agrumati. IPA meno amare e più aromatiche, più complesse e meno stucchevoli.

I MIGLIORI ASSAGGI
Menzione d’onore per Birrificio dell’Etna che presenta la birra più originale ed armoniosa dei nostri assaggi: Poliphemus. Una Italian Grape Ale realizzata con Nerello Mascalese, il vitigno tipico dell’Etna. Scorrevole al palato ho note di frutti rossi, uva sultanina, canditi e miele d’acacia. Luppolo non invasivo. Una birra che si potrebbe abbinare bene con il tipico cannolo siciliano.


Birre pulite e con una propria identità anche le altre della linea. Ulysses è un’American Pale Ale beverina che coinvolge coi sentori luppolati di agrume e frutta tropicale. Ephesto (Belgian Double) è decisamente più complessa: frutta candita, caramello, leggera speziatura per una birra di buon corpo. Prometheus, Imperial Stout, ha note tostate di caffè e cacao che fanno da contorno ad un sentore di frutta sotto spirito.

Conferma l’alto livello della proprio produzione Birra Flea che qui porta Adelaide dal piacevole profumo erbaceo, Margherita dalla spiccata freschezza e sentori del luppolo quasi assenti e Violante, floreale al naso con bocca caramellata e chiusura amaricante.

Le tre birre di Gloria Mundi, giovane birrificio marchigiano, si distinguono per il buon corpo e la grande mineralità. Interessanti le due Vienna, quella a bassa fermentazione di Ca’ Barley, molto maltata e con note di caramello, e quella ad alta fermentazione di Nerobrigante, più tostata e luppolata.

La Morosina, birrificio agricolo lombardo di Abbiategrasso (MI), spicca per Sensia una birra gluten free che compensa il minor corpo con un’aromaticità ricca e variegata. Infine Kukà si fa notare per l’originalità di due calici: Rosa e Caviar. La prima è ottenuta con l’aggiunta di frutti rossi in fase di maltaggio.

Il risultato è una birra di colore e schiuma rosa con un ingresso in bocca fruttato e finale speziato. Caviar è invece ottenuta con l’aggiunta di caviale. Marina e salmastra al primo naso cui seguono profumi fruttati di pesca nettarina per un sorso che chiude con una nota pepata.

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Milano Whisky Festival 2017: sempre più (in) grande

Il Milano Whisky Festival (lo scorso 11 e 12 novembre, presso l’Hotel Marriott di via Washington) si conferma essere il vero punto di riferimento per operatori ed appassionati del settore. Cresciuto negli anni, l’evento ha raggiunto nell’edizione 2017 la sua massima estensione tanto per “superficie” quanto per numero e tipologia di etichette rappresentate. Da quest’anno, infatti, l’evento non è più solo dedicato ai whisky (con una comparsata dei Rum, nelle ultime due edizioni) ma anche a molti altri Spirits: Cognac, Armagnac, Calvados, Applejack, Brandy etc.

La disposizione della sala, la presenza di produttori distributori e imbottigliatori indipendenti e la grande offerta di assaggi disponibili ha permesso a chiunque di organizzarsi il proprio percorso tematico per esplorare il mondo dei distillati secondo il proprio gusto, le proprie esigenze, desideri e curiosità. Tanti spunti di riflessione, dunque. Tra conferme e novità.

IL TOUR
Partiamo quindi dal classico dei classici, Macallan, che a fianco dei “soliti” Amber e Sienna ripropone qui la versione Fine Oak, linea di single malt (lanciata nel 2004) invecchiati in tre tipi di legno diversi (ex-sharry di rovere europeo, ex-sharry di rovere americano ed ex-bourbon). 12yo e 15yo in un crescendo di sensazioni fino al 18yo che col suo colore ambrato, i suoi profumi dolci di frutta (mela ed ananas), d’agrume e di spezie, il suo ingresso in bocca morbido ed il suo corpo con note di cioccolato e vaniglia ci ricorda perché Macallan, è Macallan.

Glenfiddich propone la verticale del proprio single malt (da 12yo a 26yo, tutti puliti e distintivi della distilleria), ma a cogliere la nostra attenzione è IPA Experiment.

Si tratta di un single malt no age che ha trascorso gli ultimi 3 mesi in affinamento in botti che hanno contenuto una birra IPA (Indian Pale Ale). Al naso dolcezza di malto, mela verde e pera con una nota erbacea di erba tagliata.

In bocca è vivace, con note di agrumi e vaniglia ed una nota verde forse dovuta ai luppoli della birra. Buona la persistenza.

Dalmore si conferma un riferimento per le Highlands centrali; tutti e tre i drum presentati (12yo, 15yo, 18yo) mostrano grande equilibrio olfattivo e gustativo. Stessa conferma per i 5 drum di Glenrothes.

Jura, a fianco del delicato Orign, dei torbati Superstition e Prophecy e del fruttato Elixir, presenta Diurach Own un 16yo che fra 14 anni dotti ex bourbon e 2 in botti ex sharry oloroso. Il risultato è un bicchiere dal profumo di agrumi, di mela e di cioccolato, un corpo dolce e resinoso con note speziate di chiodo di garofano ed un finale secco.

Presenti all’evento tutte e tre le distillerie di Campbeltown: Springbank, Kilkerran e Hazelburn. Tre distillerie vicine di casa, in un territorio difficile e dalle vicende alterne, con tre diverse filosofie produttive.

Se Springbank fa della torba “dolce” il suo marchio di fabbrica, Kilkerran alleggerisce le note di torba aprendo su sentori di frutta secca e caramello, mentre Hazelburn non fa uso di torba ed è una delle rare realtà scozzesi ad usare la tripla distillazione. Il risultato è uno scotch molto fruttato con una punta di spezie.

Conferme e certezze anche Balvenie e Tomatin, che presenta qui sia i classici spayside che il lievemente torbato Cù Bòcan. Ma lo scettro di Re della torba spetta anche quest’anno alla distilleria Bruichladdich col suo Octomore: 5 anni di invecchiamento e 208ppm di torba, è come mettere un caminetto che brucia legni aromatici dentro un bicchiere.

Buona anche la prova di Glenfarclas, verticale dai 10yo ai 25yo. Il 23yo ed il 25yo risultano rotondi e strutturati ma è il 15yo a sorprendere. Forse più “piacione”, più immediato e facile, dei fratelli maggiori ma dotato di grande equilibrio e di una nota cioccolatosa tanto al naso quanto in bocca che piacerà a buona parte dei consumatori, siano essi neofiti o esperti.

Sul fronte dei blended spicca Johnnie Walker che qui presenta i due nuovi Blenders Batch, Espresso Roast e Rum Cask Finish: note più tostate per il primo, maggiore dolcezza per il secondo.

Interessante anche la limited editon di Douglas Laing’s “Big Peat”, un blended Islay Malt ricco di note aromatiche.

L’Irish Whiskey si conferma un prodotto in crescita. Immancabile la presenza di Connemara, l’unico peated a doppia distillazione dell’isola, diventato ormai un’icona. Bushmills da un panorama completo dell’Irlanda del nord coi due blended, 1608 e Black Bush, e coi Single Malt da 10yo a 16yo.

Ma è Teeling a segnare il passo dell’Irish Whiskey. Single Malt (ormai un riferimento), Single Grain, Small Batch, Single Cask ed un interessantissimo Single Malt maturato in Stout Cask, botti che hanno contenuto la famosa birra scura irlandese. Se in bocca è pulito e non tradisce il suo essere un whiskey morbido, al naso e nel retronasale rivela tutte le note di tostatura tipiche della birra. Una pinta fatta whiskey.

A tenere alta la bandiera dei whiskey d’oltre oceano ci pensano la distilleria Harven Hill, con il suo Rittehouse, e la distilleria Elijah Craig. Rittenhouse è un Rye Bottled in Bond dal naso fresco, fruttato e poco speziato, scorrevole e leggero in bocca con un finale abbastanza persistente di pepe bianco.

Elijah Craig (nella foto, sotto) affianca al famoso 12yo, un Bourbon barrel proof da 68% (136 proof) che a dispetto della gradazione non è esageratamente forte al naso e quindi perfettamente godibile. Sentori di sciroppo d’acero e note legnose di vaniglia presenti tanato al naso quanto in bocca. Al palato rivela inoltre una piacevole nota di frutta secca ed un corpo pieno e vellutato. Lunga la persistenza.

Fra i paesi che solo recentemente si sono affacciati alla produzione di whisky restano in prima fila Taiwan ed India. La prima con la distilleria Kavalan che conferma la grande pulizia ed eleganza dei suoi prodotti, differenti per invecchiamento ma accomunati da piacevoli sentori floreali.

Dall’India ecco invece la distilleria Paul John, con tre prodotti fra cui spicca Edited un single malt figlio dell’elevato angle share della regione che presenta colore ambrato, naso di cereali, agrumi e spezie, palato caldo altrettanto agrumato ed una speziatura quasi piccante.

L’Italia è ben rappresentata da Puni, l’unica distilleria di whisky del bel paese. Quattro le proposte fra cui poniamo l’accento su Nero, un 3yo limited edition invecchiato esclusivamente in botti ex Pinot Nero dell’Alto Adige. Ambra chiaro con profumi di frutti rossi, sottobosco ed una nota di rovere. Palato caldo e giovane con note leggermente agrumate. Finale mediamente persistente con richiamo alla mora ed all’uva passa.

Si potrebbe continuare a lungo a parlare di tutti i prodotti presenti alla manifestazione, ma il modo migliore di esplorare il mondo degli spirits resta quello di munirsi di un bicchiere e trovare la propria strada, ricordando lo slogan che Dalmore ha scelto per l’evento: “Sometimes just raising a glass is a priviledge”. “A volte anche solo alzare un bicchiere è un privilegio”.

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Birrificio 79: Brew firm di qualità

Matera, la città dei sassi. Matera, capitale europea della cultura 2019. Matera, nella sua immobile bellezza, è anche città brassicola. In via Beccherie, in pieno centro storico, proprio dietro la chiesa di San Francesco d’Assisi, si trova infatti Birrifcio 79.

IL BIRRIFICIO
Due fratelli, Vito e Domenico Ferrara, ed un amico, Eustachio Lapacciana. Domenico ed Eustachio, legati da profonda e ventennale amicizia sono entrambi classe ’79, anno cui si ispira il nome del birrificio.

L’idea di B79 parte da questi “giovanotti” innamorati del proprio territorio e delle sue peculiarità e dal loro “voler avviare un progetto imprenditoriale basato sulla valorizzazione di colture agroalimentari volano di uno sviluppo culturale complessivo del territorio lucano, con l’obiettivo di far emergere prodotti innovativi e potenzialità nascoste generatrici di benessere nell’accezione più ampia del termine”.

I primi esperimenti di home brewing (birra fatta in casa) partono nel 2006. Cinque anni dopo, nel 2011, in collaborazione col birrificio lucano Alba, nasce la prima birra imbottigliata, la prima ricetta di B79 destinata ad essere commercializzata.

Da allora è un crescendo che porterà alla costituzione, nel 2014, di Birrificio 79 con un progetto di “beer firm” (anzi meglio “brew firm”),  un birrificio senza impianto di produzione. Un modello di “azienda aperta”, snella ed elastica, capace di sviluppare un sistema di rete con altre realtà (prima fra tutte quella con il birrificio Alba di Felice Curci) per cogliere e valorizzare le caratteristiche del territorio della Basilicata.

Forte attenzione alle materie prime. Selezione dei migliori malti lucani ed internazionali col desiderio di coniugare il “locale” col “globale” nella continua ricerca della qualità. Selezione attenta dei luppoli per creare una propria identità di “birra”. Questi gli ingredienti della produzione di B79.

Appoggiati al bancone, chiacchierando amabilmente con Domenico che si dimostra appassionato e disponibile, abbiamo avuto modo di degustare alcune delle più interessanti produzioni di B79.

LA DEGUSTAZIONE
Eustakiainer. Weizen da 5,0%. Colore biondo chiaro pallido ed opalescente, caratteristico delle birre prodotte con malto di frumento. La schiuma bianca è fine, compatta e non eccessiva. Al naso è fruttata con note di frutta bianca (pesca e banana) ed una leggera vena citrica. In bocca è scorrevole con una piacevolissima acidità che invita al sorso. Finale armonico.

Mater. American Pale Ale da 5,6%. Malti inglesi e luppoli aromatici per questa birra ambrata con un bel cappello di schiuma fine. Profumi floreali e leggermente agrumati. Piena ed amara in bocca ma non stucchevole. Finale pulito.

oG79. Tripple da 9,0%. Tipicamente belga nello stile si presenta con un bel colore dorato carico e schiuma bianca piuttosto persistente. Speziata nei profumi si rivela dolce al sorso con note che ricordano la frutta esotica. Il finale è sorprendentemente secco, pulito e non particolarmente persistente , cosa che dona alla birra una “pericolosa” scioltezza nella beva.

Black Lake. Stout da 6.2%. Nera con schiuma persistente. Complessa al naso. Immediate le forti note di tostatura fra le quali si distinguono bene caffè e cacao con una leggera nota di liquirizia. Seguono agrumi e mosto cotto. Sul fondo si percepiscono note di frutti rossi. In bocca la carbonazione sposa la tostatura, la mitiga e rende percepibili al palato le altre note dando completezza e soddisfazione al sorso. Finale amaricante e persistente.

Birra del Notaio. IPA da 6,5% “sui generis”. Si presenta di bel colore ambrato scuro, inusuale per lo stile. Ci spiega Domenico che in questa ricetta ha voluto “metterci del suo” per creare un prodotto non banale, accostando materie prime locali ad un luppolo neozelandese. Il risultato è nel bicchiere. Una birra il cui aroma vira sul balsamico con note resinose e legnose bilanciate da una nota fresca di pompelmo.

BIRRIFICIO, BEER FIRM O BREW FIRM ?
Abbiamo detto che Birrificio 79 è un “beer firm” (più precisamente un “brew firm”), ma cosa significa esattamente? Cominciamo col dare con precisione le dimensioni del fenomeno “birrificio” e “beer firm”. Le realtà brassicole artigianali censite ad oggi in Italia sono 1.409 (dati microbirrifici.org), di cui 176 risultano chiuse o con produzione sospesa. Delle 1.233 realtà in attività ben 418 sono beer firm, pari al 33.9%. Come a dire che una birra artigianale su tre è figlia di un beer firm. Un fenomeno importante che merita attenzione.

Il termine beer firm identifica quelle realtà che non possiedono un proprio impianto di produzione e che quindi commissionano la produzione ad un birrificio vero e proprio. La definizione di beer firm può dare, e da, adito ad equivoci ed a critiche.

Vi sono infatti beer firm che commissionano ad un birrificio tanto la produzione quanto lo sviluppo della ricetta limitandosi a commercializzare quella birra con proprio marchio, allo stesso modo delle “privat label” della GdO. Questi beer firm in genere non hanno competenza in merito a materie prime e conduzione d’impianto.

Ecco perché è doveroso utilizzare il termine brew firm per identificare quelle realtà che, come Birrificio 79, sviluppano in proprio un ricetta secondo la propria esperienza e le proprie idee e la producono su di un impianto di terzi (in genere un altro birrificio artigianale) affittando l’impianto stesso e mettendoci mano personalmente, in accordo col mastro birraio proprietario, ed adattando la ricetta alla sala cotta a disposizione.

Questo approccio, se ben gestito, consente vantaggi sinergici tanto per il brew firm che può permettersi di sviluppare la propria impresa senza sobbarcarsi da subito il costo di dimensionamento, acquisto e realizzazione di un impianto, quanto per il birrificio che può così aumentare la produttività saturando le risorse. Ecco spiegata l’idea di “azienda aperta” e di “sviluppo di rete” messo in atto da Birrificio 79 (e da molte altre realtà Italiane).

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