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Castelli Romani, nasce la Rete d’Impresa V.I.P.: Vino, Innovazione e Pane

Castelli Romani, nasce la Rete d’Impresa V.I.P. Vino, Innovazione e Pane
Nel cuore dei Castelli Romani, a sud-est di Roma, prende vita la Rete d’Impresa di Filiera “V.I.P.”, acronimo di Vino, Innovazione e Pane. Questo ambizioso progetto, che coinvolge 21 aziende dei comuni di Genzano di Roma, Lanuvio, Velletri, Albano Laziale, Nemi e Ariccia, mira a incrementare la competitività delle attività economiche locali. Con un occhio di riguardo allo sviluppo sostenibile e alla coesione sociale.
La Rete “V.I.P.”, composta principalmente da produttori vitivinicoli, panificatori e operatori del settore agroalimentare, punta a creare un sistema di filiera integrato, capace di mettere in luce le unicità del territorio. L’obiettivo è chiaro: promuovere le specificità dei Castelli Romani.

RETE D’IMPRESA DI FILIERA V.I.P. – VINO, INNOVAZIONE E PANE: GLI OBIETTIVI

Tra le iniziative principali previste dalla Rete d’Impresa di Filiera “V.I.P.” – Vino, Innovazione e Pane c’è la promozione del turismo enogastronomico nell’area dei Castelli Romani. La creazione di itinerari tematici, la realizzazione di eventi dedicati e la valorizzazione del paesaggio rurale saranno strumenti chiave per attrarre visitatori e offrire esperienze uniche. Il gruppo di aziende mira inoltre al rafforzamento della filiera locale, migliorando la collaborazione tra produttori, distributori e ristoratori e creando sinergie che favoriscano lo sviluppo economico locale. Non ultima la valorizzazione dei prodotti tipici come il Pane Casareccio di Genzano Igp e i vini di qualità dei Castelli Romani. Prodotti che saranno protagonisti di iniziative di marketing e comunicazione, per far conoscere questi gioielli enogastronomici a un pubblico più ampio.

L’IMPATTO DI V.I.P. – VINO, INNOVAZIONE E PANE SUL TERRITORIO

L’iniziativa sarà presentata ufficialmente venerdì 13 dicembre 2024, dalle ore 18.30 presso Palazzo Sforza Cesarini di Genzano di Roma, comune capofila del progetto. Referenti della Rete V.I.P. sono Nina Francis Farrell (presidente Rete d’Impresa V.I.P.), Paolo Iacoangeli (vicepresidente Rete d’Impresa V.I.P.) e Saula Giusto (Manager Rete d’Impresa V.I.P.). I promotori dell’iniziativa sono convinti si tratti di «un’occasione unica per lo sviluppo economico e sociale del territorio». Tra i benefici attesi: aumento dell’occupazione, miglioramento del reddito per le imprese aderenti. E ancora: una qualità della vita più elevata per i cittadini. Tutto questo sarà possibile anche grazie alla collaborazione con le istituzioni locali e regionali, che hanno accolto il progetto con entusiasmo.

RETE VINO, INNOVAZIONE E PANE: SOSTEGNO DELLE ISTITUZIONI

«La realizzazione del progetto – sottolineano i referenti della Rete d’Impresa di Filiera “V.I.P.” – Vino, Innovazione e Pane – è stata resa possibile grazie al supporto del Centro di Assistenza Tecnica (C.A.T.) di Confesercenti, Area di Roma, e al forte sostegno del Presidente del Comprensorio dei Castelli Romani, Guido Ciarla. Quest’ultimo ha giocato un ruolo chiave, favorendo il dialogo tra le imprese e le amministrazioni locali, unendo le forze per un obiettivo comune: il rilancio del territorio.

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Approfondimenti

Presentati i risultati del sondaggio Nomisma e Crif su agricoltura 4.0

Bologna – E’ stata presentata Palazzo di Varignana all’interno del convegno “Opportunità e vincoli nell’applicazione del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana” la survey realizzata da Nomisma e CRIF che ha analizzato i vantaggi e i limiti dell’adozione del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana.

Il convegno – che si inserisce nell’ambito del ”Progetto Industria 2030′  promosso da Nomisma con Crif, fa parte di percorso pluriennale che intende essere punto di riferimento periodico per analizzare le dinamiche del sistema industriale italiano.

I RISULTATI DEL SONDAGGIO
L’indagine, che ha coinvolto 1.034 aziende agricole italiane e 55 contoterzisti, analizza da una parte la percezione e conoscenza dell’innovazione e degli strumenti di agricoltura 4.0, dall’altra gli investimenti effettuati dalle aziende in questo senso.

All’interno del campione il 42% degli intervistati rientra nella categoria dei “realisti” i quali appaiono curiosi e interessati al tema, ma non hanno le risorse e le competenze per potere investire in strumenti innovativi.

Al contempo il 27% si dichiara scettico poiché ritiene che i vantaggi dell’innovazione siano sovrastimati e che si tratti soltanto di una questione legata a una moda temporanea. Il 18% – “i futuristi teorici” – pensa che l’innovazione sia essenziale per la crescita economica e sono disposti anche ad indebitarsi pur di introdurre un’innovazione. Infine la categoria degli “sperimentatori” – pari al 13% del campione –  crede nell’innovazione e la applica quotidianamente sperimentando investimenti in innovazione per migliorare la gestione aziendale.

AZIENDE ITALIANE VS AGRICOLTURA 4.0
Il 64% degli intervistati ha sentito almeno una volta parlare di agricoltura 4.0 e il 90% di agricoltura di precisione, e più della metà del campione – il 52% – ha dichiarato di ritenersi abbastanza informato in relazione al tema. Internet si rivela il luogo più accessibile per reperire informazioni: il 31% degli intervistati è venuto a conoscenza della possibilità di introdurre questo strumento in azienda tramite web, il 13% alle fiere di settore, l’11% direttamente dal rivenditore dello strumento e della tecnologia, il 9% tramite rivista o giornale specializzato.

Negli ultimi 3 anni il 22% delle aziende ha investito in strumenti per l’agricoltura 4.0. La propensione all’investimento è maggiore nelle aziende con sede al Nord che operano nei settori dell’allevamento, cerealicolo e delle colture industriali aventi con una classe di fatturato di oltre 50.000 Euro e un organico composto prevalentemente da Millennials (18-35 anni).

Tra le principali motivazioni che hanno portato il 78% delle aziende italiane a non investire nelle tecnologie di agricoltura 4.0 vi sono il tema economico (35,8% dei casi), e le piccole dimensioni dell’azienda (31,9%). Per il 6,9% degli intervistati invece, non appaiono chiari i vantaggi derivanti dall’adozione di questi strumenti, mentre per il 6,4% non apporterebbero alcun beneficio utile all’azienda.

Tra gli strumenti 4.0 più efficaci e che hanno portato maggiori benefici alle aziende vi sono: macchine operatrici a dosaggio variabile 33%, trattrice con guida assistita o semi automatica e GPS integrato (27,5%), software di gestione aziendale e altri software 9%, centraline meteo 6,3%.

Considerando il fronte degli investimenti le risorse utilizzate per l’acquisto della strumentazione derivano per il 69% dal loro capitale, per l’11% dal finanziamento dell’istituto di credito, per il 9% dal Finanziamento del PSR, per il 7% da leasing. Nella maggior parte dei casi (il 45%) le aziende hanno speso una cifra al di sotto di 5.000 Euro per strumenti come software, centraline, mappe e sensori; solo il 9% delle aziende ha investito una cifra superiore a 100.000 Euro.

Per le parti hardware e le trattrici gli investimenti sono stati maggiori: l’8% delle aziende ha investito oltre 100.000 Euro, il 12% ha speso una cifra compresa tra 50.000 e 100.000 euro e il 20% tra 20.000 e 50.000 Euro. Solo il 15% ha investito meno di 5.000 Euro.

Tra i benefici portati dall’adozione di tecnologie 4.0 vi è al primo posto la riduzione delle quantità di fitofarmaci, concimi e acqua distribuiti per ettaro (31%), la riduzione dell’impatto ambientale e un miglioramento della qualità del prodotto (24%), seguita dall’abbattimento dei costi di produzione e dall’incremento delle rese per ettaro/capo (20%) e una riduzione dei tempi di lavoro (16%).

LE ESPERIENZE DELLE AZIENDE ITALIANE
Durante i lavori diverse aziende italiane hanno raccontato con esempi concreti i benefici dell’utilizzo del 4.0 nella gestione dei processi. E’ il caso di Fileni – che nel 2015 – a causa dell’aumento dei volumi di produzione ha dovuto rivedere completamente l’intero processo logistico sviluppando un simulatore ad hoc per tornare a garantire spedizioni on time.

L’investimento – prima tecnologico e a seguire la re-ingegnerizzazione dell’intero processo di spedizione – ha portato al 45% del recupero di tempo lavoro, alla riduzione dell’indice di errore e al miglioramento della qualità.

Agrisfera, invece, ha ricordato come il proprio investimento in agricoltura 4.0 sia stato avviato a partire dal 2006 attraverso la georeferenziazione, la quale ha permesso una mappatura completa dei propri appezzamenti. Ulteriore investimento è stato condotto in strumenti di guida assistita con l’obiettivo di ridurre i costi e aumentare la produttività. Attraverso questo sistema di controllo si sono ridotti del 18% i margini di sovrapposizione con una riduzione dei costi di 199.160.000 Euro all’anno.

Altro caso è quello di Wenda Food Integrity Tracking, start up nata nel 2015 la quale ha sviluppato una piattaforma digitale che rende tracciabile l’integrità del cibo con lo scopo di ridurne gli sprechi. Attraverso un dispositivo da inserire nella spedizione è possibile controllarne la temperatura, l’umidità, gli urti, la sicurezza e la posizione ricevendo notifiche in diretta su un dispositivo mobile. Un’innovazione, rispetto alla tracciabilità garantita per legge.

TRA CAMBIAMENTO ED INNOVAZIONE VERSO IL FUTURO
Il cambiamento però passa anche da processi di sostegno all’innovazione. E’ questo l’obiettivo di Agrofood, acceleratore bolognese per il business dell’agritech, che vuole essere un polo di innovazione aperta multiazienda a sostegno delle startup specializzate nei settori dell’healty food, packaging sostenibile, e l’agricoltura di precisione.

”Si sente un gran parlare di agricoltura 4.0, di smart farming e di riforma PAC, ma presentare casi concreti – come in questo caso-  è meritevole perché fa realmente apprezzare il significato di queste tecnologie e i vantaggi competitivi in termini di costi e sostenibilità ambientale” – ha ricordato Paolo De Castro, Primo Vicepresidente Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo. “La discussione sulla riforma PAC post 2020 contiene un capitolo sull’agricoltura di precisione soprattutto a sostegno dei temi legati alla sostenibilità e che saranno sempre più importanti per il futuro”

”Il tema della formazione sull’agricoltura 4.0 è cruciale”– ha dichiarato Patrizio Bianchi, Assessore alle Politiche Europee Formazione Professionale. ‘‘Formazione che va fatta a tutti i livelli dagli operatori agricoli, fino a coloro che si occupano di salute e stili di vita. Bisogna esplorare di più, andare al di là dell’ottimizzazione dell’esistente”.

‘Seppure agli inizi, la rivoluzione digitale  è un processo inesorabile capace di promuovere effetti in grado di cambiare la fisionomia di un settore all’apparenza immutabile come quello agricolo italiano. Gli impatti derivanti dall’adozione delle nuove tecnologie digitali non sono infatti esclusivamente economici, ma interessano anche ambiti sociali e ambientali”– ha sottolineato Denis Pantini, Responsabile Area Agroalimentare di Nomisma.

”Il 4.0 è in una fase iniziale e i cambiamenti strutturali che queste tecnologie porteranno alle filiera produttiva sono ancora agli inizi. La filiera agroindustriale per come si caratterizza avrà qualche difficoltà in più ad adeguarsi al nuovo contesto anche se ci sono contro esempi interessanti. Le sfide per le imprese sono molteplici e la principale è legata al capitale umano. E’ necessario investire in nuove risorse che siano in grado di gestire le nuove tecnologie ma che conoscano anche le logiche della filiera. C’è, inoltre, un problema di regole: il cuore delle tecnologie 4.0 sta nella condivisione di dati e informazioni. La protezione, la proprietà dei dati e il loro uso diventa fondamentale. Infine c’è un problema dimensionale. Per le imprese più piccole alcune delle tecnologie in fase di sviluppo hanno costi che non giustificano l’investimento; per le grandi la vera sfida sarà gestire il rapporto con i grandi colossi mondiali (da Amazon, a Alphabet, da IBM ad Alibaba) che gestiscono, tra le altre cose,  i flussi di dati e che hanno un fortissimo potere di mercato”– ha ricordato Giorgio Prodi, Segretario Comitato Scientifico di Nomisma.

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Approfondimenti

Enovitis: le nuove frontiere della ricerca al centro del convegno dedicato ai vitigni resistenti

Fabbrico (RE) – “La ricerca e l’innovazione non si possono fermare, perché rappresentano la chiave fondamentale per dare risposte alla sostenibilità, tema caro all’intero comparto vitivinicolo, intesa nella sua ampia accezione, economica, sociale e ambientale. In questa direzione il tema dei vigneti resistenti che stiamo affrontando oggi e il progetto portato avanti dall’Emilia Romagna rappresentano un’importante iniziativa per il futuro in termini economici e di sviluppo. La nuova PAC post 2020 sarà la giusta occasione per adeguare la normativa europea e favorire il trasferimento dell’innovazione dai centri di ricerca alle imprese, asset competitivo di primaria importanza per le nuove sfide del mercato”.

Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, ha espresso la posizione di UIV al convegno “Lambrusco: progetto ed esperienze per un vigneto sostenibile”, evento centrale, organizzato da “Il Corriere Vinicolo” e moderato dal Direttore Giulio Somma, della prima giornata di Enovitis in campo a Fabbrico (RE).

Focus è stato l’ambizioso progetto pilota “Vitigni resistenti in Emilia Romagna”, finanziato da imprese del settore, tra cui Cantine Riunite-Civ, in collaborazione con la Fondazione E. Mach, Vivai Cooperativi Rauscedo e Winepoint. A presentare i risultati del progetto avviato nel 2016 è stato Giovanni Nigro (Responsabile Filiera Vitivinicola e Olivo-Oleicola Centro Ricerche Produzioni Vegetali Soc. Coop.) che ha fatto il punto sullo stato di avanzamento e annunciato il nuovo sviluppo della ricerca sull’applicazione dei resistenti sui vitigni autoctoni.

“Qualsiasi imprenditore – ha commentato Corrado Casoli, Presidente di Cantine Riunite e Civ – deve porsi la questione dell’evoluzione nel campo della ricerca. La ricerca va fatta, perché essere contrari a priori significa non guardare al futuro. L’attenzione al cambiamento deve spingere a muoversi in una direzione che salvaguardi realmente il territorio e le sue caratteristiche. Per questo sosteniamo con orgoglio questo progetto. Attualmente il Lambrusco è il rosso più bevuto e venduto nel mondo, con 160 milioni di bottiglie prodotte. Per mantenere e accrescere il primato dobbiamo guardare al consumatore che è sempre più attento alla sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e umana”.

Ad approfondire le nuove frontiere della ricerca è stato Marco Stefanini (Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della vite – Fondazione Edmund Mach), che ha spiegato le tecniche utilizzate per rendere i vigneti resistenti, partendo da quelle tradizionali, come l’incrocio tra varietà diverse, fino alla cisgenesi e il genoma editing, che accorcia i tempi della sperimentazione e permette di ottenere vitigni resistenti, mantenendo inalterato il patrimonio genetico della pianta.

Le prospettive aperte sono state contestualizzate all’interno dell’impalcatura normativa di carattere nazionale e comunitaria, che potrebbe subire interessanti cambiamenti con la prossima riforma della Pac, affrontata da Michele Alessi del ministero delle Politiche Agricole.

“Attualmente gli ibridi si possono utilizzare solo per i vini comuni e per quelli a indicazione geografica – ha sottolineato Alessi – Ma nella proposta di revisione della PAC avanzata dalla Commissione Europea c’è un’importante apertura per consentire in futuro la produzione anche dei vini Doc con i vitigni resistenti. Una proposta che dobbiamo analizzare con grande attenzione. Il Ministero si impegnerà a sentire tutte le voci delle imprese, facendosi carico delle loro istanze per capire come il sistema Italia vuole agire”.

Il convegno, che ha registrato il tutto esaurito, è stato al centro di una giornata che ha fatto registrare, oltre 4.500 presenze.

“Anche quest’anno Enovitis in Campo – spiega Luciano Rizzi, Direttore Commerciale Area Agriexpo&Tecnology Veronafiere – si conferma un grande successo. Da cinque anni collaboriamo con UIV in questa manifestazione unica nel suo genere, che sa intercettare i cambiamenti e le nuove esigenze del mercato. Cambiamenti che gli espositori hanno saputo cavalcare, puntando su innovazione e tecnologia”.

E proprio innovazione e tecnologia hanno trovato espressione massima nella premiazione dei vincitori dell’Innovation Challenge “New Technology Enovitis in campo 2018”, che quest’anno è stato assegnato a: Rex 4-120 Gt di Landini, un trattore dalla larghezza ridotta e con caratteristiche tecnologicamente perfezionate per ottimizzare le lavorazioni nel vigneto; Fendt 200 Vfp Vario di Fendt-Agco Italia spa, un trattore di facile conduzione e, in più, grazie alla tecnologia Gps Rtk, la macchina può essere direzionata in automatico tra i filari, applicabile nella viticoltura di precisione; Ibisco di Gowan Italia srl, agrofarmaco per la protezione della vite dall’Oidio.

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