«Non ho mai chiesto neppure un punto di invalidità, perché c’è sicuramente chi ha più bisogno di me. Negli anni ho imparato a convivere con il problema. E la vita mi ha detto bene in tutto il resto: ho un’impresa tutta mia, ben avviata. Quest’anno mi sono pure sposato!». La storia di Marco Collanega, classe 1991, è di quelle che fanno bene al cuore.
La vita del giovane è cambiata il 26 settembre del 1996. Alla tenera età di 5 anni, durante la vendemmia del podere di Castel di Guido, in provincia di Roma, il piccolo Marco infilava la mano nella pigiadiraspatrice.
Un incidente che ha segnato il futuro del vigneto, estirpato dopo il tragico infortunio. Nell’estate 2021, ben 25 anni dopo, Marco Collanega e la sua famiglia possono dire di essersi messi il passato alle spalle.
«Sono tornato a vendemmiare quest’anno – racconta il giovane a WineMag.it – dopo aver ripiantato una parte del vigneto estirpato in seguito all’incidente. Fondamentale in questa scelta è stato il supporto di Siria, la donna che è diventata mia moglie, lo scorso luglio. In tasca, il giorno del matrimonio, avevo il coltello da innesto di nonno Anselmo, che nel frattempo è venuto a mancare».
Insieme agli amici abbiamo prodotto circa 400 litri di rosso e 300 di bianco. Una piccola produzione artigianale, così come è sempre stata quella della mia famiglia, che vendeva il vino al mercato. Magari un giorno questo potrà diventare un lavoro vero e proprio per me e per mia moglie, che già mi affianca nella potatura e nella vinificazione».
Marco sogna un futuro da vignaiolo, ma nel frattempo si tiene stretto il suo lavoro nel settore dell’edilizia. Tutto quello che sa sulla viticoltura e sull’enologia, lo ha imparato dal padre Sergio, che lo ha accompagnato per anni nella riabilitazione.
«Per levarmi lo sfizio mi sono iscritto a un corso sommelier – racconta – completando il primo livello. Venendo da una famiglia che faceva vino in casa, ho trovato le nozioni molto utili e interessanti per l’attività che oggi porto avanti nel mio piccolo vigneto».
Dal cielo, nonno Anselmo avrà certamente di che sorridere. «È lui che mi ha trasmesso geneticamente questa passione – commenta Marco Collanega – ed è grazie a lui se la nostra famiglia, pur a livello artigianale, è legata alla viticoltura».
Una passione che oggi si riversa in 3 mila metri di varietà a bacca bianca e rossa, tra cui Montepulciano e Malvasia del Lazio. Tutte nelle mani, è il caso di dirlo, di Marco e della moglie Siria.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.