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Annual Report 2023 Valoritalia: flessione del 3,6% del vino imbottigliato

Annual Report 2023 Valoritalia flessione del 3 6 imbottigliato a denominazione Le prime 20 DO coprono l'84%. Solo 27 Denominazioni su 218 superano i 10 milioni di bottiglieSi aggira intorno ai 10 miliardi di euro il valore complessivo dell’imbottigliato certificato da Valoritalia nel 2022. Secondo l’Annual Report 2023 della società leader in Italia nella verifica delle fasi di produzione, dal vigneto alla bottiglia, il 2022 registra una flessione pari al 3,8%. Ma i primi mesi del 2023 inducono a un «cauto ottimismo». I dati emergono dall’analisi dei processi di certificazione di 218 denominazioni di origine italiane. Evidente il cambio di scenario rispetto alla situazione presentata un anno fa.

«Se il 2021 aveva fatto registrare numeri estremamente positivi, nonostante problematiche importanti – sottolinea Francesco Liantonio, presidente di Valoritalia – i dati del 2022 mostrano un rallentamento su cui pesa il conflitto russo-ucraino con il suo corollario di crisi energetica, che ha evidentemente imposto minori flussi economici in tutti i settori. Del resto, il vino deve essere considerato a tutti gli effetti un sensibile indicatore degli andamenti economici generali ed era quindi lecito attendersi questa contrazione.

Va però sottolineato come, nel suo insieme – aggiunge Liantonio – il sistema vino italiano abbia tenuto botta soprattutto a partire dal secondo semestre dello scorso anno e come i dati del primo quadrimestre del 2023 inducano a un cauto ottimismo. È un segnale importante, la cartina tornasole di come il mondo delle DO, a livello italiano, possa contare su una solidità che gli consente di attraversare anche momenti di grandi incertezza e difficoltà».

ANNUAL REPORT VALORITALIA: LE DENOMINAZIONI PIÙ PERFORMANTI

La ricerca evidenzia infatti un dato fondamentale: nonostante le difficoltà sopra descritte, circa un terzo delle denominazioni tra quelle certificate Valoritalia ha comunque registrato una crescita dei volumi con le significative performance del ”Sistema Prosecco” formato dalle Dop Prosecco, Asolo Prosecco e Conegliano Valdobbiadene. Ottimi anche i comportamenti del Franciacorta, dell’Asti e Moscato D’Asti, dell’Alta Langa, del Collio, del Lugana, dell’Oltrepò Pavese, del Vino Nobile di Montepulciano, del Frascati e del Castel del Monte. Un’altra trentina di Denominazioni ha registrato cali contenuti entro la soglia del 5%, alcune dei quali di natura fisiologica.

Più in generale, i risultati dell’Annual Report 2023 Valoritalia si basano sui dati relativi alla certificazione di 47 DOCG, 184 DOC, e 37 IGT. Una massa critica che rappresenta il 56% della produzione nazionale DO, con 5 mila tipologie di vino per una produzione certificata che nel 2022 ha riguardato oltre 21 milioni di ettolitri. Quasi 2 miliardi di bottiglie certificate1.353.930.245 contrassegni di Stato gestiti, per un valore complessivo che supera ampiamente 9 miliardi di euro e che impiega circa 95 mila operatori inseriti nel sistema dei controlli. Una enorme mole di numeri che lascia emergere anche i principali punti di forza e di debolezza della Viticoltura italiana di qualità.

«Tra i plus – evidenzia Valoritalia – l’ampiezza quantitativa della Denominazione di Origine e le loro dimensioni, in grado di garantire risultati performanti grazie alla capacità di affrontare i mercati con mezzi e continuità. Viceversa, il limite maggiore del nostro sistema è costituito proprio dalla frammentazione delle Denominazioni di Origine. Basti pensare appunto che le prime 20 DO coprono l’84% dell’imbottigliato e che solo 27 Denominazioni su 218 commercializzano volumi annui superiori ai 10 milioni di bottiglie. Tutto questo, ha una sua precisa rilevanza soprattutto quando ci si confronta sui mercati esteri».

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Vini Etna Doc: imbottigliato primo semestre 2022 cresce del 30%

Grazie alle ottime performance dell’Etna Bianco Doc e dell’Etna Rosato Doc, accanto alla conferma dell’Etna Rosso Doc, l’imbottigliato dei vini Etna Doc cresce del 30% nel primo semestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021. Sono state 3.293.388 le bottiglie prodotte a marchio Etna Doc nei primi 6 mesi dell’anno, pari a 24.700 ettolitri. Nel primo semestre 2021 era stata certificata una produzione di 2.516.704 di bottiglie, equivalente a 18.875 ettolitri.

Sono questi i numeri che emergono dall’analisi del Consorzio Tutela Vini Etna Doc, nel suo ormai consueto punto della situazione di metà anno. «I dati – commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna Doc – attestano l’ottimo stato di salute della denominazione e superano quanto di buono avevamo già fatto l’anno scorso, quando avevamo raggiunte le stesse performance del 2019, lasciandoci definitivamente alle spalle le difficoltà del periodo più duro della pandemia».

In particolare, spicca il balzo dell’Etna Bianco Doc (+37%) a conferma del grande favore guadagnato dall’autoctono Carricante. Bene anche l’Etna Rosato Doc (+50,3%), interpretato dal Nerello Mascalese con grande personalità. L’Etna Rosso Doc si conferma la tipologia più imbottigliata.

ETNA DOC: BUONE PREMESSE PER LA VENDEMMIA 2022

Nei primi sei mesi del 2022, il vino simbolo della “Montagna” siciliana ha raggiunto quasi 1,5 milioni, di bottiglie facendo segnare una crescita del 27% rispetto al 2021. «Da non sottovalutare la tipologia Spumante – continua Francesco Cambria – che ora prevede la presenza del Nerello Mascalese almeno per l’80%. Ancora una nicchia, ma con margini di crescita davvero interessanti, che ci aspettiamo di riscontrare nella seconda metà dell’anno».

Il tutto mentre la vendemmia 2022 inizia a promettere un’annata di Etna Doc di ottima qualità. «L’inverno, sostanzialmente mite – spiega il direttore del Consorzio, Maurizio Lunetta – ha lasciato spazio a una primavera priva di gelate tardive, come invece si verificò nel 2021. A maggio e giugno le piogge hanno consentito di mitigare gli effetti della siccità. Per ora le temperature estive, sebbene con ondate di calore sempre più frequenti, hanno valori che non hanno danneggiato lo sviluppo vegetativo della vite. Naturalmente saranno poi i mesi di settembre e ottobre a fare la differenza.

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Vino imbottigliato, Valoritalia: nel 2021 certificati 10 miliardi di euro in valore

Sfiora i 10 miliardi di euro il valore complessivo del vino imbottigliato certificato da Valoritalia nel 2021. Il dato emerge dalla presentazione dell’Annual Report 2022 dell’ente di controllo e certificazione di 218 denominazioni di origine italiane. Presentate per la prima volta anche 60 tabelle con i valori delle analisi chimiche di diverse denominazioni, elaborati sulla base di oltre 176 mila campioni.

L’Annual Report di Valoritalia conferma l’aumento dei volumi commercializzati del “Vigneto Italia“. Nonostante gli anni difficili, con previsioni talvolta catastrofiche, le vendite crescono in doppia cifra (+ 12%) e non soltanto grazie alle impennate delle vendite online.

«Un bilancio per molti versi sorprendente – ha sottolineato Francesco Liantonio, Presidente Valoritalia – se si tiene conto di quanto è accaduto nell’ultimo triennio. Le nostre Denominazioni di Origine hanno ottenuto una performance straordinaria, registrando una crescita record. È il frutto della capacità mostrata dalle nostre imprese di cogliere ogni opportunità, coprire ogni spazio, gestire al meglio il proprio potenziale, ottimizzare risorse e relazioni».

Risultati che infondono ottimismo, non solo tra i player del settore. A fare da locomotiva rimane il nordest, con il Pinot Grigio delle Venezie e il cosiddetto “Sistema Prosecco“, che comprende la Doc Prosecco e le Docg del Conegliano-Valdobbiadene e dell’Asolo.

Qui, la crescita complessiva nel biennio 2020-2021 ha toccato il 22,7%, per un totale di poco inferiore a 1 miliardo di bottiglie. Di tutto rilievo anche le impennate di altre prestigiose denominazioni, come Brunello di Montalcino (+40%), Barolo (+27%), Gavi (+23%), Franciacorta (+12%), Chianti Classico (+11%), Nobile di Montepulciano (+10%).

LE ANALISI SULLE DENOMINAZIONI DI ORIGINE

Un lavoro capillare quello di Valoritalia, per la realizzazione di un volume che si arricchisce di un nuovo contenuto. Per la prima volta vengono resi disponibili i profili chimico-analitici di 56 tra Doc e Docg.

Un approfondimento che ha generato 60 tabelle la cui base è costituita da circa 176 mila analisi, realizzate tra il gennaio 2017 e il marzo 2022 da una rete di laboratori accreditati. Un preziosissimo strumento in grado di fornire informazioni sui principali indicatori che caratterizzano le differenti annate di ogni denominazione. Si va dal grado alcolico medio all’acidità, passando per l’estratto secco.

«Tuttavia – spiegano i promotori dell’iniziativa – l’obiettivo futuro di Valoritalia è rendere progressivamente fruibile a imprenditori, ricercatori e specialisti, in primo luogo enologi, un database completo e sistematico del profilo analitico di tutte le denominazioni certificate, comprensivo delle differenti tipologie». Uno strumento che contribuirà a definire le specificità di ogni vino e attribuire con precisione i caratteri dell’annata.

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Doc Sicilia, exploit dell’imbottigliato nei primi 5 mesi del 2021

Nei primi cinque mesi del 2021 è stato imbottigliato il 6% in più di vino Doc Sicilia, rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono state 41.138.908 le bottiglie prodotte dalle aziende della Doc Sicilia. Lo scorso anno la cifra si era fermata a 38.778.711 nel periodo gennaio-maggio.

«Un risultato che conferma la validità della strategia decisa dal Cda del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia che coinvolge una filiera di circa 8.000 aziende», commenta il presidente Antonio Rallo.

I COMMENTI

«Le iniziative messe in campo dal Consorzio – aggiunge Giuseppe Bursi, vicepresidente del Consorzio – puntano a valorizzare le produzioni siciliane, attraverso messaggi che sottolineano sempre di più la capacità della Sicilia di produrre in maniera sostenibile, tema di grande attualità.

In questa direzione vanno in particolare le iniziative sui canali digital che coinvolgeranno sempre più i giovani al consumo dei vini siciliani».

«Le azioni decise dal Cda sono in linea con il raggiungimento degli obiettivi di promozione che ci siamo prefissati – precisa Filippo Paladino, altro vicepresidente del Consorzio Vini Doc Sicilia. Sperando che si torni presto ad una normalità di vita quotidiana, stiamo lavorando anche attraverso i canali digital, per supportare il brand Sicilia e le nostre aziende per creare nuove opportunità di sviluppo».

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Approvato il bilancio 2018/2019 di Cantina di Soave: oltre 74 milioni di euro distribuiti ai soci

Approvato all’unanimità lo scorso 8 novembre,  il bilancio d’esercizio 2018/2019 di Cantina di Soave. Un risultato positivo che ha portato alla distribuzione di oltre 74 milioni di euro ai 2300 soci  e ad una redditività media per ettaro di quasi 13.500 euro.

I DATI IN SINTESI
Nonostante un mercato in discesa sui prezzi il fatturato di Cantina di Soave si è attestato sui 136 milioni di euro, sviluppati per il 65% dalle vendite nazionali e per il 35% dai mercati internazionali.

Quest’ultimi, hanno registrato un leggero aumento a livello europeo (+6%) grazie alle buone performance di Germania, Svizzera e Austria che hanno compensato le sofferenze di UK e Danimarca. Incrementi anche su Canada (+71%), grazie ai consumi di vini rossi come Ripasso e Amarone e dal Giappone (+154%) dove si apprezza il Soave.

Rilevanti i valori medi/litro sui prodotti imbottigliati a marchio come Rocca Sveva (+9%) e Cadis (+15%) nonostante le quotazioni dei vini in calo a causa degli elevati volumi produttivi dell’annata.

Sostanziale equilibrio le vendite di imbottigliato e sfuso, rispettivamente il 42% e il 58% del fatturato. Per lo sfuso si registra un +9% in volume dovuto alla vendemmia 2018 particolarmente abbondante e un -6% in valore.

L’imbottigliato invece mostra un aumento del 13% in volume e dell’11% in valore. Dato significativo considerata la complessa situazione del mercato e le difficoltà tecniche legate alla sostituzione, nel corso dell’esercizio, delle linee di imbottigliamento della sede principale di Viale della Vittoria, a Soave e che ha garantito la salvaguardia del prezzo medio.

Per quanto concerne l’imbottigliato la ripartizione tra le vendite a marchio e le private label è stata rispettivamente del 46% e 54%.

Supera i 65 milioni di euro il patrimonio netto, a fronte di un cash flow operativo di 9,5 milioni di euro e un utile di esercizio di 1,9 milioni di euro. Buona la disponibilità liquida di 25,4 milioni di euro, pur in presenza di investimenti nel corso dell’esercizio per 18 milioni di euro.

Il totale dei conferimenti risulta pari a 91 milioni di euro ed è da record la liquidazione destinata alla remunerazione delle uve conferite dai soci viticoltori: oltre 74 milioni di euro.

LA SODDISFAZIONE DEL MANAGEMENT
“Cantina di Soave in questi anni ha subito profonde trasformazioni – spiega il Direttore Generale Bruno Trentini è stata definita una strategia generale focalizzata sulla valorizzazione delle nostre denominazioni e una decisa politica commerciale per i brand aziendali. Questo al fine di dare valore alle denominazioni e al territorio. Il perseguimento di tali strategie ha portato nel corso degli anni alle incorporazioni delle Cantine di Cazzano di Tramigna, Illasi e Montecchia che hanno consentito di allargare gli orizzonti territoriali e ampliare la gamma”.

“Questo sviluppo – continua Trentini – ci ha soprattutto permesso di consolidare il nostro status di azienda a tutta filiera dal grappolo alla bottiglia, a partire da uve di proprietà. Questa è la principale garanzia di qualità della Cantina ed è al contempo una sicurezza per i soci che sanno di avere alle spalle una struttura solida su cui poter fare affidamento. Questo percorso di crescita è stato portato avanti negli anni garantendo sempre una remunerazione delle uve ben al di sopra del valore di mercato e dei competitors”.

Cantina di Soave ha investito ammodernando i centri di conferimento e le sedi produttive, acquisendo nuove strutture e, recentemente, realizzando l’ampliamento della sede principale di Viale della Vittoria che vede Cantina di Soave proiettata verso il futuro con una struttura ultra-efficiente e moderna. Sono 18 i milioni di euro spesi, per quanto riguarda l’esercizio appena concluso. Nel complesso, negli ultimi tre anni, l’investimento è stato di circa 90 milioni di euro, uno dei più rilevanti del settore nel panorama nazionale dell’ultimo decennio.

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Alghero Doc Le Arenarie 2014, Sella e Mosca

(4 / 5)Sauvignon alla “sarda”. Ecco cos’è, in estrema sintesi, l’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca. E se a qualcuno suona strano, basti pensare che questa varietà autoctona francese è presente tra i vigneti sperimentali della casa vinicola sassarese da quasi vent’anni. Nel calice il vino si presenta di un giallo paglierino carico, quasi tendente al dorato, pur conservando riflessi verdolini. Leggermente velato. Al naso, se stappato alla corretta temperatura di servizio, si rivela intenso e continuo nelle percezioni tipiche del Sauvignon, dalla frutta fresca (pera, pesca) e tropicale (ananas) sino ai più complessi sentori minerali e vegetali. Ma è anche in grado di sorprendere, con richiami al cedro e alla macchia mediterranea che si rivelano in seguito a una moderata ossigenazione nel calice, disegnano distintamente rosmarino, peperone e foglia di pomodoro. Un naso elegante e ricco, che conduce la mente in un viaggio tra i paradisi marittimi della Sardegna. Merito dei richiami salmastri che ritroviamo anche al palato. In bocca, di fatto, acidità e sapidità sembrano sfidarsi ad armi pari in un confronto che – in definitiva – non vede né vincitori né vinti. Una beva resa “facile” da queste caratteristiche, ma tutt’altro che banale: ben rotonda e avvolgente. Le note vegetali di peperone dolce tornano a presentarsi prima di un finale leggermente astringente e “citrico”. Tutte caratteristiche che fanno dell’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca il compagno perfetto per accompagnare piatti a base di pesce, molluschi e crostacei. A una temperatura ideale di servizio di 12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Il Sauvignon in purezza è una delle varietà previste per la produzione di vini appartenenti alla Doc Alghero. Le uve, raccolte nelle ore più fresche della giornata, vengono macerate a freddo nelle cantine Sella e Mosca per circa 12 ore, dopo una soffice pigiatura. Il mosto ottenuto da leggera spremitura con presse pneumatiche viene illimpidito per decantazione a freddo e la fermentazione a bassa temperatura controllata, che non supera mai i 15 gradi, dura oltre due settimane. L’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca fa parte della linea “Cuore Mediterraneo” della cantina della provincia di Sassari, parzialmente reperibile sugli scaffali della grande distribuzione organizzata italiana, dove la cantina è molto attiva.

Prezzo: 8,89 euro
Acquistato presso: Esselunga

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