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Vini al supermercato

Igt Terre Siciliane Syrah Rosé 2020, Settesoli

Il volto “rosa” di Cantine Settesoli è il Terre Siciliane Syrah Rosé 2020. Un rosato con cui la cooperativa di Menfi esalta il volto più fresco di un’uva internazionale a bacca rossa molto diffusa in Sicilia. Reperibile in svariate catene di supermercati, brilla per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Figura peraltro tra i Migliori vini al supermercato 2022 di Vinialsuper.

LA DEGUSTAZIONE

Nel calice, il Terre Siciliane Syrah Rosé 2020 di Cantine Settesoli si presenta di un rosa tenute, luminoso. Al naso piacevoli sentori di ciliegia matura e piccoli frutti rossi di bosco. Un quadro fragrante e delicato, anche grazie ai ricordi di fiori di gelso.

La corrispondenza gusto olfattiva è perfetta. Il sorso, accompagnato da una vibrante freschezza, è tutto giocato sui ritorni fruttati di ciliegia, ribes e lampone. Accenno salino prima del finale asciutto e altrettanto fresco.

Il Syrah Rosé 2020 di Settesoli accompagna alla perfezione i piatti della cucina italiana, a tutto pasto. Offre grandi soddisfazioni con zuppe di pesce, formaggi erborinati e pizza.

L’ABBINAMENTO SICILIANO CON LA SCIVATA

L’abbinamento territoriale suggerito da Cantine Settesoli è con la sciavata. Si tratta di un piatto povero povero che le donne siciliane preparavano in attesa del ritorno a casa degli uomini, dai campi.

Una via di mezzo tra pizza e focaccia, arricchita da ingredienti come acciughe, cipolle e formaggio caciocavallo. Grazie alle sue caratteristiche, il Syrah Rosé 2020 di Cantine Settesoli è apprezzato anche all’estero. È presente in ben 30 Paesi, tra cui Svizzera, Germania, Stati Uniti e Giappone.

Prezzo: 5,50 euro
Reperibile presso: tutte le maggiori insegne, tranne Esselunga

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Conferma del Consiglio di Stato: Grillo e Nero d’Avola saranno esclusivamente Doc

Il Consiglio di Stato ha ritenuto legittime le modifiche al disciplinare della Igt Terre Siciliane che vietano l’uso in etichetta dei nomi delle uve Nero d’Avola e Grillo nell’Igt Terre Siciliane, consentendole in via esclusiva solo con la denominazione di origine controllata di una delle Doc della regione siciliana.

Il giudizio del Consiglio di Stato (Sezione Terza) è stato emesso il 2 novembre 2020 e conferma la legittimità della scelta del 2017.

La modifica richiesta al disciplinare di produzione dei vini Igp “Terre Siciliane”, riguardante il divieto di utilizzare in etichetta i soli nomi dei vitigni, Grillo, Calabrese e sinonimi (Nero d’Avola), è quindi pienamente legittima in quanto consentita dalla norma interna più restrittiva di cui all’art. 31, comma 13, L. 238/2016 richiamata.

Il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia prende atto della sentenza del Consiglio di Stato – che riforma la precedente pronuncia del Tar Lazio del 6/11/2019 a seguito di un ricorso presentato nel 2017 – e ribadisce il proprio impegno per la valorizzazione dei vini ottenuti dai vitigni Nero d’Avola e Grillo.

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Doc Sicilia: il Consiglio di Stato sospende la sentenza del Tar Lazio del 6 novembre 2019

Il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere l’efficacia della sentenza di primo grado del Tar del Lazio del 6 novembre 2019 che aveva parzialmente annullato le modifiche ai disciplinari della Igt Terre Siciliane.

La decisione del Tar del Lazio era riferita quanto al divieto di uso in etichetta dei nomi delle uve Nero d’Avola e Grillo nell’Igt Terre Siciliane, e della DOP quanto alle rese per ettaro delle due varietà, chiedendo il ripristino di tali modifiche ai disciplinari. Decisione commentata positivamente anche da alcuni produttori come Paolo Calì.

Avverso tale sentenza hanno proposto ricorso in appello, al Consiglio di Stato, il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, l’Associazione vitivinicoltori IGT Terre Siciliane, la Regione Siciliana ed il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, richiedendo la riforma della sentenza del Tar Lazio e nelle more la sospensione dell’efficacia di tale sentenza.

L’udienza per decidere sulla richiesta di sospensione è stata fissata il 27 febbraio, ed in tale occasione il Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia della sentenza di primo grado. L’istanza era volta, oltre ad ottenere l’annullamento nel merito, a garantire ai vitivinicoltori siciliani, nelle more del giudizio, il mantenimento della disciplina di valorizzazione dei vitigni Nero d’Avola e Grillo introdotta nel 2017.

Disciplina che opera ormai dal 2017 e che ha favorito la crescente valorizzazione di tali vitigni e vini, con il consenso della grande maggioranza dei produttori. Il Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia conferma il proprio impegno per la valorizzazione dei vini ottenuti dai vitigni Nero d’Avola e Grillo.

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Nero d’Avola e Grillo Doc Sicilia: Duca di Salaparuta vince il ricorso al Tar del Lazio

ROMA – I vini ottenuti da uve Nero d’Avola e Grillo si potranno etichettare ancora come Igt Terre Siciliane. Il Tar del Lazio, come riferisce la Gazzetta del Sud, ha infatti accolto il ricorso di Duca di Salaparuta, che si è rivolta ai giudici amministrativi contro le modifiche apportate nel 2016 al disciplinare della Doc Sicilia e dell’Igt Terre Siciliane, in base alle quali i due vitigni possono essere menzionati solo sulle etichette dei vini Doc Sicilia.

Per i giudici la decisione di modificare le regole dell’Igt sarebbe avvenuta senza una decisione dell’assemblea, ma dei soli vertici dell’associazione Terre Siciliane. Inoltre, l’imposizione solo sui vini Doc Sicilia “non è stata ritenuta dal Tar una valorizzazione ma una penalizzazione della produzione a marchio Igt”.

Nei primi dieci mesi del 2019, sono state prodotte più di 42 milioni di bottiglie di Nero d’Avola Doc, con un incremento del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche il trend di crescita del Grillo Doc è costante: a ottobre 2019 sono state oltre 15 milioni le bottiglie prodotte, con un incremento del +14% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia ha dedicato al Grillo e al Nero d’Avola attività di marketing ed informazione anche in Usa, Cina e Germania, con azioni rivolte ai principali stakeholders e alla promozione B2C mirata ai consumatori. Nel 2020 sono previste attività anche in Canada.

Eppure, una prima vittoria per Duca di Salaparuta era arrivata già nel settembre 2017. Il Tar del Lazio aveva sospeso il decreto Mipaaf (Ministero dell’Agricoltura) con il quale era stato vietato di utilizzare il nome del vitigno Nero d’Avola e Grillo nell’etichetta dei vini Igt prodotti con quelle uve.

“Questo è il primo risultato di una battaglia che Duca di Salaparuta ha deciso di intraprendere nella convinzione, evidentemente condivisa dal Tar Lazio, della illegittimità dell’obbligo di commercializzare esclusivamente come Doc il Nero d’Avola e il Grillo – commentava all’epoca la cantina siciliana – quando esiste un’idonea denominazione, la Igt Terre Siciliane appunto, nota in tutto il mondo e che costituisce una delle più importanti denominazioni italiane”.

I dati, risalenti al 2017, parlavano di circa mezzo milione di ettolitri di Nero d’Avola in purezza o in blend con altri vitigni, contro appena 50 mila ettolitri della Doc “Sicilia”. “Evidentemente, nei 6 anni dalla nascita della Doc generica ‘Sicilia’, essa non ha convinto non solo Duca di Salaparuta, ma neppure produttori e pubblico”, commentava ancora il colosso siciliano.

Duca di Salaparuta ritiene che “le Doc abbiano fondamento solo se caratterizzate da uno specifico Terroir, cosa che non sussiste per una Doc ‘generica’ come quella ‘Sicilia’, non adatta a definire un dato vino di un dato territorio e che, pertanto, costituisce un elemento di confusione, a discapito delle Doc territoriali, come Etna, Alcamo, Monreale, Contessa Entellina, delle quali viene sfruttata la notorietà e a danno della Igt Terre Siciliane, che ha fatto conoscere il Nero d’Avola nel mondo”.

Sempre secondo la cantina di Casteldaccia (PA), l’Igt Terre Siciliane Nero d’Avola “contrassegna delle eccellenze nel mondo in virtù della qualità delle aziende produttrici e delle eccellenze dei diversi Terroir, come è il caso dei vini della Duca di Salaparuta – Nero d’Avola Igt Terre Siciliane, tra i quali il pluripremiato Duca Enrico che, primo Nero d’Avola in purezza nato nel 1984, ha cambiato per sempre la storia di questo vitigno unico al mondo”.

Da qui la richiesta di “valorizzazione del patrimonio enologico siciliano attraverso l’Indicazione Geografica Terre Siciliane, rappresentativa della gamma qualitativa dei terroir Siciliani, e dalle vere Denominazione di Origine nate sull’eterogeneo territorio Siciliano”.

In seguito alla sospensione del 2017 e al successo del ricorso appena giunta, Duca di Salaparuta “chiede soprattutto di preservare e valorizzare la biodiversità di un territorio ricco come quello siciliano, di rispettare le caratteristiche dei suoi Terroir e il desiderio di sperimentare dei suoi viticoltori e chiede trasparenza per un pubblico”.

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Approfondimenti

Mondial des Vins Extrêmes 2019: ad Ustica ed Andorra il Gran Premio Cervim


L’Igt Terre Siciliane Zhabib 2018 dell’Azienda agricola Hibiscus di Ustica (Pa) e il Vinos de Andorra Escol Vino Altitud Bio 2010, della Borda Sabaté 1944, di Sant Julia de Loria (Andorra) sono i due vini che si sono aggiudicati ex-equo il Gran Premio Cervim del Mondial des Vins Extrêmes 2019, il concorso internazionale dedicato ai vini eroici.

Insieme a questi molti altri i premi speciali assegnati, per quella che è stata l’edizione (27esima) dei record, dove sono stati assaggiati e selezionati 920 di cui 442 italiani e 478 esteri, provenienti da 339 aziende vitivinicole, di cui 168 italiane e 171 estere.

In totale sono state assegnate 17 Gran Medaglie d’oro (9 all’Italia) quindi 198 medaglie d’oro (93 all’Italia e 105 all’estero) e 64 medaglie d’argento (27 all’Italia e 37 all’estero).

Fra i Premi speciali il Premio speciale Cervim 2019 (miglior azienda per Paese, con almeno 5 aziende iscritte) è andato alla Francia Cave De L’Etoile – Banyuls sur Mer (Pirenei Orientali); Germania Weingut Reis – Feine Weine! – Briedel (Mosella); Grecia Union of Santorini Cooperatives – Santorini; Italia Azienda Agricola Le Canne di Pucci Luigi – Massa (Toscana); Portogallo Maria Helena Sousa Alves – Mesäo Frio (Douro); Spagna Bodega Balcon de la Laguna – Tenerife (Isole Canarie); Svizzera Cantina Monti Sagl – Cademario (Cantone Ticino).

Il premio Eccellenza Cervim 2019 (miglior vino per Paese con almeno 8 aziende iscritte)  a Francia AOC Banyuls Grand Cru – 1995  Cave L’Etoile – Banyuls Sur Mer (Pirenei Orientali); Germania Pierspotter Treppchen Riesling Beerenauslese – 2018   Weingut Hilmes – Briedel (Mosella); Italia Merlot della Bergamasca Igt “Tessère’” – 2015  Società agricola Sant’Egidio – Sotto Il Monte Giovanni XXIII- Bergamo (Lombardia); Spagna Dop Islas Canarias Ainhoa Afrutado – 2018  Bodega Balcon de La Laguna – Tenerife (Isole Canarie); Svizzera Ticino Doc Carato Riserva – 2016  Vini & Distillati Angelo Delea Sa – Losone (Cantone Ticino).

Il premio Futuro 2019 (miglior viticoltore con meno di 35 anni) è andato ad Alice Conti, Azienda agricola Vigne Conti, di Massa; il Premio  Cervim Piccole Isole 2019 (miglior vino prodotto nelle piccole isole) a Igt Terre Siciliane Zhabib 2018 dell’Azienda agricola Hibiscus di Ustica (Pa).

Il premio Donna Cervim 2019 (migliore produttore donna) a Margherita Longo Az. Agricola Hibiscus, Ustica (Pa); il premio Originale 2019 (miglior vino prodotto con uve a piede franco) a Cipro PDO Commandaria, Oenou Yi, Ktima Vassiliades; Omodos; il premio Bio 2019 (miglior vino biologico o biodinamico) a Vinos de Andorra Escol Vino Altitud Bio 2010, della Borda Sabaté 1944, di Sant Julia de Loria (Andorra) ed infine il premio Mondial des Vins Extrêmes 2019 (regione viticola che ha partecipato con il maggior numero di vini) è andato alle Isole Canarie (Spagna).

Tutti i vini premiati potranno essere degustati in occasione di Vins Extrêmes che alla sua terza edizione – al Forte di Bard (Ao) dal 30 novembre al 1 dicembre – si conferma evento di riferimento della viticoltura eroica. Domenica 1 dicembre si terrà la cerimonia di premiazione della 27esima edizione del Mondial.

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degustati da noi vini#02

Igt Terre Siciliane 2011 “Tancredi”, Donnafugata


L‘Igt Terre Siciliane “Tancredi” viene prodotto da Donnafugata dal 1990 ed è certamente uno dei vini che hanno contribuito all’affermazione della Sicilia come “continente” di qualità per la produzione vitivinicola. Sotto la lente di ingrandimento di WineMag.it la vendemmia 2011 di questo blend composto prevalentemente da Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola.

Completano l’uvaggio altre varietà la cui produzione è autorizzata in Sicilia, come l’internazionale Tannat, originaria della Francia dei Pirenei (Madiran Aoc) ma agli onori delle cronache soprattutto per alcune etichette dell’Uruguay, dove è il vitigno a bacca rossa più coltivato.

LA DEGUSTAZIONE
Colore rosso impenetrabile per Tancredi 2011, come da aspettative. Naso che inizialmente è dominato da note terziarie, oltre a sentori erbacei tipici del Cabernet. Si apre poi sul pepe e sull’arancia rossa del Nero d’Avola, contribuendo a rendere il quadro olfattivo fruttato ed elegante.

Il legno rimane sempre presente in sottofondo, evidenziando una tostatura capace di regalare ricordi fumé. Vino da aspettare nel calice, “Tancredi” 2011 di Donnafugata evolve grazie all’ossigenazione sulla macchia mediterranea, ma anche sul frutto (prugna, lampone) e sulla liquirizia.

Un rosso che, nella sua complessità, sfodera richiami balsamici di mentuccia, di tabacco dolce, di polvere di cacao. L’ingresso al palato è piuttosto verticale, con frutto e freschezza (descrittori corrispondenti al naso) che riequilibrano la vena sapida, piuttosto netta e molto ben integrata.

Molto elegante la beva, con ritorni di cacao e liquirizia in un finale minerale, lungo, complesso e scalare, rinvigorito da sbuffi speziati. Vino di grande gastronomicità, “Tancredi” 2011 di Donnafugata è compagno perfetto delle carni, dagli arrosti ai brasati. La vendemmia in questione evidenzia un tannino in fase distensiva, che fa presagire almeno altri quattro o cinque anni ad alti livelli.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti collinari atti alla produzione del blend di Tancredi si trovano nella Sicilia occidentale, per l’esattezza presso la Tenuta Contessa Entellina (PA) e nei territori limitrofi. L’altitudine varia da 200 a 600 metri sul livello del mare.

Si tratta di suoli franco-argillosi con buona presenza di calcare, ricchi in elementi nutritivi come potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco. La raccolta delle uve avviene manualmente in cassette, con attenta selezione delle uve in vigna (resa variabile tra i 50 e i 60 quintali per ettaro).

La vinificazione precede la fermentazione in acciaio, con macerazione sulle bucce per quattordici giorni a una temperatura compresa tra i 26 e i 30 gradi. Tancredi 2011 ha affinato 14 mesi in barrique di rovere francese  e 30 mesi in bottiglia, prima di essere messo in commercio.

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Sicilia, sorpresa Glera: è il vitigno “minore” più coltivato

PALERMO – C’è un po’ di “Veneto” in Sicilia. Centoventisette ettari, per l’esattezza. A tanto ammonta la superficie vitata di Glera sull’isola del Sud Italia.

Un vero e proprio boom per il vitigno balzato agli onori delle cronache per il “fenomeno Prosecco”. Dopo l’avallo della Regione, che ne ha autorizzato la coltivazione tra le Igt nel 2009, gli ettari di Glera si sono moltiplicati a vista d’occhio.

Tanto che oggi, l’ex “Prosecco” è il “vitigno minore” più allevato in Sicilia. Con 127 ettari sui 245 complessivi, riservati alle varietà non autoctone o tradizionali.

Secondo i dati forniti da Marco Perciabosco, a capo dell’Unità operativa Ocm Vino siciliana, a credere nella Glera “Made in Sicily” sono soprattutto i viticoltori della provincia di Trapani. E’ nell’areale a Nord Ovest dell’isola che si concentra la maggior parte della superficie vitata a Glera. Centodieci ettari.

Seguono Agrigento e Palermo, rispettivamente con 17 e 2 ettari vitati circa. Numeri in crescita, che fanno pensare a un incremento costante della richiesta di Glera sul mercato locale. Eppure non v’è traccia di una “Glera mania” tra gli abitanti dell’isola. E trovare cantine che producano e commercializzino vini a base Glera in Sicilia è quasi un’impresa.

Una di queste è l’Azienda Agricola Vitivinicola Tenute Rinaldi. Siamo a Bolognetta, “Agghiastru” in siculo. Un Comune di 4.200 anime, a 25 chilometri da Palermo. Il “Bianco Rinaldi”, di fatto, è un blend tra Glera e Chardonnay. Una vera e propria rarità.

Che fine fa il resto della Glera prodotta in Sicilia? “Sono noti, ma solo a livello informale – precisa Marco Perciabosco dal palazzo della Regione – i rapporti tra produttori siciliani e del nord Italia in materia di vino. Relazioni in cui non può entrare nel merito l’amministrazione regionale, finché si tratta di operazioni di tipo commerciale, svolte con tutti i crismi“.

“Se qualcuno possiede notizie di reato – commenta Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc – ha il dovere di fornirle alle autorità preposte, diversamente devono essere derubricate a illazioni. Non va comunque dimenticato che molti operatori, anche nel nostro territorio, utilizzano la Glera per la produzione di spumanti generici o per l’infustamento”.

IL CASO ERMES
Ma in Sicilia c’è anche chi ha messo su una “filiale”, in Veneto. E’ Cantine Ermes, società cooperativa di Santa Ninfa (Trapani) in mano alla famiglia Di Maria (Rosario ne è presidente, Paolo il direttore generale). Una realtà da 2 milioni di euro di capitale sociale, attiva anche nella Grande distribuzione organizzata.

Con lo stesso nome, Cantine Ermes opera in via Restiuzza 7 a Mansuè, in provincia di Treviso. E allo stesso indirizzo, sempre in Veneto, si trovano le Tenute Di Maria Srl. Società che, a sua volta, dipende dalla “casa madre” siciliana di Contrada Salinella, a Santa Ninfa.

Quella di Mansuè figura ufficialmente come “struttura secondaria” di Cantine Ermes. O, meglio, come “stabilimento”. Diversi magazzini, numerosi silos. E una “Bottega del vino” in cui si organizzano degustazioni delle etichette siciliane di “Tenute Orestiadi”, brand del gruppo Ermes.

Ma è su portali enogastronomici come SicilShop.com che è acquistabile “Taravan”, il Prosecco Doc Extra Dry prodotto da Cantine Ermes. Un filo conduttore che sembra funzionare bene, quello tra la Sicilia e il Veneto del vino.

Un asse su cui Cantine Ermes investe da anni, forte soprattutto di una preziosa partnership con un colosso del posto: Cantina di Soave. Una joint venture stipulata nel 2006. Agli albori, dunque, del vero cambio di rotta di Ermes. Dal vino sfuso al vino imbottigliato, di maggiore qualità.

“Ci tengo a sottolineare che non esiste oggi alcuna partnership o joint venture tra Cantina di Soave e Cantine Ermes”, precisa il direttore generale di Cantina Soave, Bruno Trentini. A distanza di 12 anni, l’operazione pubblicizzata dalla stessa cantina veneta tramite un apposito comunicato stampa, viene minimizzata: “Si trattava di un semplice accordo commerciale con Cantine Ermes, come tanti stretti con altre aziende”.

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