Ritratti cantina LavisEclettica e spensierata. Romantica e riflessiva. Generosa e dolce. O, ancora: elegante e raffinata. Riservata e misteriosa. Decisa e dinamica. Sono le “personalità” raffigurate sulle nuove etichette della gamma di vini Ritratti di Cantina La-Vis. Ognuna a sintetizzare l’animo, anzi l’anima, di altrettanti vitigni allevati sulle colline avisane, alle porte di Trento, tra i 250 e i 550 metri di altitudine. Rispettivamente: Sauvignon Blanc, Chardonnay, Gewürztraminer. Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Lagrein. Tutti vendemmia 2023 i bianchi; 2022 i rossi. Una gamma rigorosamente Trentino Doc.
DALLA GDO ALL’HORECA: IL SALTO DEI RITRATTI DI CANTINA LA-VIS
Un passo in avanti che, per la cooperativa trentina, significa evoluzione. In primis nel cambio di rotta commerciale. I 6 nuovi vini, prodotti in quantità limitate – 100 mila bottiglie potenziali – e solo su una porzione selezionata – circa 100 ettari – dei 400 ettari a disposizione degli (altrettanti) soci della cantina, saranno infatti destinati in esclusiva al canale Horeca (enoteche, wine bar, ristoranti, hotel). Le annate precedenti erano invece commercializzate (anche) in Gdo, ovvero al supermercato. Il “rebranding” della linea Ritratti parte dall’estetica, con la scelta di rinnovare le etichette. Non più i dipinti di fine Ottocento del pittore trentino Giovanni Segantini, tra i massimi esponenti della corrente divisionista italiana. Ma le opere di un’artista contemporanea, di origini marchigiane, che ha scelto di vivere a Trento ormai da 10 anni: Margherita Paoletti.https://www.margheritapaoletti.it/
MARGHERITA PAOLETTI E LE ETICHETTE DEI RITRATTI CANTINA LA-VIS
Sull’etichetta del Sauvignon Blanc ecco dunque “Salvia fredda“, opera caratterizzata da tinte verdi che simboleggiano i tratti organolettici del vitigno di origine francese. Il calore del giallo sullo Chardonnay, con “Dorata“. “Aria d’estate” è il titolo del quadro raffigurato sul Gewürztraminer. Il Pinot Nero vede protagonista “Nebbia sospesa”. Cabernet Sauvignon e Lagrein, infine, “Alba e rugiada” e “Viola umana“. L’artista Margherita Paoletti, selezionata da cantina La-vis fra oltre 300 potenziali candidati, è stata accompagnata nei vigneti dove nascono i vini della linea Ritratti. Ne ha toccato la terra. E si è lasciata coinvolgere da colori e profumi. Solo dopo questa «esperienza immersiva» ha dato vita alle 6 creazioni che oggi sono raffigurate sull’etichetta e che saranno esposte in una sala dedicata della cooperativa, nella sede di La-vis.https://www.mart.tn.it/
RITRATTI LA-VIS: VINI SINTESI DEL LORO ECOSISTEMA
«La linea Ritratti di Cantina La-vis – ricorda il direttore tecnico Ezio Dellagiacoma – è nata nel 1988 ed ha saputo distinguersi, sin dagli esordi, per la qualità dei vini e per le etichette che ritraevano i dipinti di Segantini. Con l’annata 2023 dei bianchi e 2022 dei rossi abbiamo voluto rendere il progetto più attuale, coinvolgendo il Mart di Rovereto e scegliendo un’artista contemporanea che condividesse i nostri valori. In questo senso, Ritratti ha compiuto un passo in avanti nel simboleggiare il forte legame di questi 6 vini con l’ecosistema in cui nascono, ovvero le colline avisane. Ed entro la fine del 2025 presenteremo un’altra novità: una cuvée dei vitigni a bacca bianca, già imbottigliata ma, a differenza dei monovarietali, bisognosa di sostare in vetro, prima di essere commercializzata». Già pronti per essere stappati i tre bianchi e i tre rossi. Tutti vini fedeli alla varietà. Con un denominatore comune assoluto: l’agilità di beva e la gastronomicità, che li rendono – trasversalmente – ottimi alleati del segmento Horeca.https://la-vis.com/
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Timossi Experience torna a Genova con la sua sesta edizione. L’appuntamento è per il 25 e 26 marzo 2025 ai Magazzini del Cotone. L’evento biennale, organizzato da Timossi Beverage & Food Solution, rappresenta un appuntamento dedicato non solo ai professionisti del settore Horeca, con oltre 180 espositori tra vino, birre, spirits e food, ma anche ai winelovers.https://www.timossi.it/.
NOVITÀ E OLTRE 4 MILA MQ DI ESPOSIZIONE
Oltre 4 mila i metri quadrati di area espositiva. La Timossi Experience 2025 offrirà l’opportunità di scoprire le ultime tendenze del mercato, degustare prodotti d’eccellenza e creare nuove connessioni professionali. Per la prima volta, l’evento aprirà anche al pubblico di appassionati mercoledì 26 marzo, dalle 14 alle 18 (biglietto d’ingresso 20€ fino a esaurimento posti). «La Timossi Experience cresce, ampliando la partecipazione delle aziende e divenendo sempre più occasione di incontro e confronto tra gli attori della filiera», spiega Raffaele Timossi, titolare e responsabile commerciale dell’azienda.
ARENA TALK: FOCUS SU FORMAZIONE, TENDENZE E NETWORKING
Uno dei punti di forza dell’evento sarà l’Arena Talk, uno spazio di confronto dedicato ai trend di settore, alla formazione e al networking. Durante le due giornate interverranno esperti, opinion leader e rappresentanti istituzionali su temi cruciali per il comparto. Il 25 marzo, dopo i saluti istituzionali, si discuterà di ospitalità e formazione con interventi di Alessandro Cavo (Ascom ConfCommercio), Giovanni Ferrando (Hotel Bristol Palace) e Roberto Costa (Camera di Commercio italiana a Londra).
Nel pomeriggio, focus sui trend degli spirits con Massimo Barboni, Gianluca Grandoni e Niccolò Grassi, seguito da un approfondimento sull’intelligenza artificiale nel digital marketing. Il 26 marzo si parlerà di sostenibilità e economia circolare con interventi di rappresentanti dell’IIT, AzzeroCO2 e Comune di Genova. Nel pomeriggio, spazio alle tendenze del mercato birrario con Teo Musso (Birra Baladin) e un incontro sulle tecniche di coaching nel settore Horeca.
TIMOSSI AWARDS: PREMI AI MIGLIORI PRODOTTI DELLA MANIFESTAZIONE
A concludere le due giornate saranno i Timossi Awards, che premieranno i migliori prodotti della manifestazione attraverso degustazioni alla cieca, coinvolgendo sia gli operatori del settore sia il pubblico. Fondata nel 1952, Timossi Beverage & Food Solutions è una realtà di riferimento per la distribuzione HoReCa in Liguria e nel Nord-Ovest. Fatturato di oltre 70 milioni di euro per una società che include diversi marchi, tra cui 1492 Coloniale Group (import-export spirits) e MOG Mercato Orientale Genova L’azienda offre oltre 3.500 referenze, con particolare attenzione ai prodotti liguri. Oltre alla distribuzione, si occupa di formazione attraverso la Timossi Academy e investe in sostenibilità, utilizzando energie rinnovabili e promuovendo il riciclo.
TIMOSSI EXPERIENCE 2025
Magazzini del Cotone Calata Molo Vecchio n. 15 Modulo 5, 16128 Genova
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Hai bevuto vino al ristorante e hai paura dell’alcoltest? Nessun problema. Il ristoratore ti porta a casa e la patente è sana e salva. Ad una condizione: devi abitare a Venturina Terme, in provincia di Livorno. L’idea è di Stefano Sinibaldi, titolare del Bistrot Mezzo Km nella frazione di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno. Una risposta, anzi una provocazione bella e buona, al nuovo codice della strada (già criticatissimo nel settore). Dal 14 dicembre 2024, pene e sanzioni per chi si mette al volante sopra al limite di 0,5 grammi per litro (tasso alcolemico rimasto comunque invariato rispetto al passato) sono state infatti inasprite. E gli effetti dell’entrata in vigore della stretta (economica) sull’alcol alla guida sono già clamorosi. Ben 38.200 patenti ritirate in seguito a oltre 760 mila alcoltest eseguiti dalla Polizia stradale, sul territorio nazionale.
NUOVO CODICE DELLA STRADA: TI PORTA A CASA IL RISTORATORE
Numeri che fanno un baffo al ristoratore livornese intervenuto ieri sera su Rete 4, durante la trasmissione Dritto e Rovescio condotta da Paolo Del Debbio. «Ho un bistrot a Venturina Terme, in provincia di Livorno – ha spiegato Stefano Sinibaldi di “Mezzo Km” – e con il nuovo decreto ci è calata moltissimo la vendita di vino. Non sono contro il decreto, ci mancherebbe. Anzi, sono contro quelli che bevono troppo. Ma, con il mio servizio di cortesia, permetto ai clienti che prenotano di essere riportati a casa, a fine cena. Lo posso fare solo nel Comune. Visto che la cosa funziona, la prossima settimana avrò una riunione con i ristoratori del mio Comune per estendere il servizio e meglio organizzarlo, inserendo ncc o taxi». A quel punto, «i ristoranti che aderiscono all’iniziativa potranno portare a casa la gente».
CONSUMI DI VINO E ALCOL CALATI AL RISTORANTE: TROPPA PAURA PER LA PATENTE
L’intervento del ristoratore Stefano Sinibaldi è stato anticipato dal servizio di Lorenzo Caroselli. Protagonisti alcuni ristoratori di Milano, che hanno confermato il calo drastico dei consumi di vino e alcolici da parte dei clienti, dall’entrata in vigore delle nuove norme del codice della strada. Le multe da 573 euro per un tasso alcolemico da 0,5 a 0,8, si spingono fino a 6 mila euro. E la sospensione della patente arriva fino a due anni. Abbastanza per fungere da ulteriore deterrente. Una vera e propria mazzata per gli operatori Horeca.
«I consumi sono più che dimezzati – riferisce al giornalista di Dritto e Rovescio un ristoratore – non beve più nessuno. Si beve meno della metà rispetto a prima». «Andiamo ad acqua perché è entrato in vigore il nuovo codice della strada», confermano due clienti di un’altra attività. «La gente di zona che va a casa piedi, beve. Però – sottolinea il secondo ristoratore milanese intervistato – lavoro anche con gente fuori zona, che ha il terrore addosso di bere un bicchiere di vino e poi andare a casa in macchina». In studio, opinionisti divisi tra detrattori e sostenitori delle nuove norme caldeggiate dal ministro Matteo Salvini. Finale melanconico per il giornalista Lorenzo Caroselli, costretto a tornare a casa in taxi dopo aver consumato, tra un’intervista e l’altra, uno Spritz, un bicchiere di vino bianco e un Gin Tonic.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cantina Bolzano(Kellerei Bozen) ha presentato a Milano la seconda annata di Tal 1930 e Tal 1908. Vini che – per prezzo, ma ancor più per qualità – si posizionano all’apice della gamma della cooperativa dell’Alto Adige, accanto a un’icona come il Lagrein Riserva “Taber”. Due “Cuvée Superior”, Südtirol-Alto Adige Doc, vendemmia 2021, che restituiscono al calice la fotografia dei vigneti da cui provengono le uve. Chardonnay (80%), Sauvignon (10%) e Pinot Grigio (10%) per il bianco Tal 1930, da piante di età media superiore ai 30 anni allevate tra i 400 e i 700 metri d’altezza, in località Leitach e Renon. Lagrein (83%), Cabernet sauvignon (12%) e Merlot (5%) per Tal 1908, da viti fino a 50 anni di età selezionate nei “cru” di Gries e San Maurizio. Dopo l’ottimo esordio dei due vini nel novembre 2023, l’enologo di Cantina Bolzano, Stephan Filippi, è riuscito a superarsi, ricorrendo a una modifica delle percentuali delle due cuvée.
«Tutto dipende dalla qualità dell’annata – ha spiegato il winemaker di Kellerei Bozen, ormai un veterano della cooperativa altoatesina – ma anche dalla qualità espressa dalle singole uve che andranno a comporre il puzzle finale». Rispetto alla 2020, le condizioni della vendemmia 2021 hanno consentito a Filippi di incrementare dell’11% la percentuale di Chardonnay nella cuvée Tal 1930 (dal 69% all’80%), a discapito del Sauvignon (passato dal 21% al 10%), lasciando invariata la quota del Pinot Grigio (10% in entrambe le annate). Stesso copione per la cuvée rossa Tal 1908, resa ancora più “territoriale” con un 3% in più di Lagrein (83%; era all’80% nel 2020) e un 2% in più di Merlot (passato dal 3 al 5%), a discapito del Cabernet Sauvignon (sceso dal 17% della 2020 al 12% del 2021).
TAL 1930 (95/100 WINEMAG) E LA SCELTA (AZZECCATA) DI UN GRANDE PINOT GRIGIO
Salta all’occhio – sarebbe meglio dire “al palato” – il carattere tipicamente altoatesino della quota di Pinot Grigio presente in Tal 1930. Non sorprende, dunque, che l’unica percentuale a non variare nell’arco delle due vendemmie dei “Tal” sia proprio la sua. «Per i limiti comunicativi di questa varietà – afferma Stephan Filippi – in Alto Adige si preferisce spesso puntare sul Pinot Bianco. Ma a Cantina Bolzano abbiamo tutto Pinot Grigio di collina, tra i 650 e i 700 metri di altitudine. Dunque abbiamo basse rese. E zone selezionate, dove non dobbiamo neppure intervenire per diradamenti».
«Anzi – continua – abbiamo il problema inverso, ovvero che il Pinot Grigio produce troppo poco. Si tratta della selezione effettuata da un vivaista della zona, che è riuscito a fare un lavoro straordinario sul vitigno. L’uva per Tal 1930 arriva in cantina in cassette. Da lontano, gli acini sono di un ramato tanto intenso da poter essere scambiati per Pinot Nero. Per non parlare della gran bella acidità di queste uve. Un altro motivo che mi convince a ricorrere al Pinot Grigio, in una cuvée che deve essere il nostro optimum». Altrettanto efficace lo switch deciso da Filippi dal Sauvignon allo Chardonnay, a cavallo delle due annate. Oggi, Tal 1930 Cuvée 2020 risulta infatti molto condizionato dal primo vitigno. Mentre in Tal 1930 Cuvée 2021, l’equilibrio tra le varietà è già perfetto.
TAL 1908 (94/100 WINEMAG): PIÙ LAGREIN E MERLOT, MENO CABERNET
Ancora più pratica – nonché altrettanto azzeccata – risulta la scelta di ridurre la quantità del Cabernet Sauvignon in Tal 1908, vendemmia 2021. Il 5% complessivo in più tra Lagrein e Merlot, in un’annata (genericamente) dalle acidità più spiccate e dalle alcolicità più moderate rispetto alla 2020, regala un sorso subito più rotondo e goloso rispetto a quello della cuvée rossa d’esordio, dal tannino tuttora “caberneggiante” e giovanile. Il tenore alcolico delle due annate della cuvée rossa di Cantina Bolzano è il medesimo (14%). Ma il salto di qualità in termini di prontezza di beva è netto con l’annata 2021, garantendo al contempo una buona prospettiva di affinamento.
E le vendite? «Produciamo per l’esattezza 1.897 bottiglie di Tal 1930 e 2.989 di Tal 1908 – spiega a Winemag il responsabile vendite Horeca Italia di Kellerei Bozen, Daniele Galler -. A quest cifra vanno aggiunti, rispettivamente, 59 e 99 magnum. I numeri della vendemmia 2021 non si discostano di molto da quelli della 2020, che è stata distribuita solo nell’alta ristorazione e nelle enoteche. È durata sul mercato un paio di mesi». Un successo immediato, dettato anche dalla strategia commerciale della cooperativa altoatesina. «Non abbiamo scelto di procedere con una vera e propria assegnazione – precisa Galler – bensì cerchiamo di distribuire le Cuvée Tal 1930 e Tal 1908 tra i nostri clienti top, in Italia e all’estero, proporzionalmente alle quantità sviluppate anche sulle altre referenze». Selezione, insomma. Dal vigneto alla rete vendita, prescelta per due vini degni dell’Olimpo dei cosiddetti “Super Alto Adige”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Tempo di vendemmia, ma anche di primi bilanci sul mercato del vino. Dall’ultimo Report Wine Monitor di Nomisma emergono situazioni in chiaro-scuro con trend differenti da mercato a mercato, soprattutto per quanto riguarda le vendite in Italia. L’analisi dei primi sei mesi del 2024, realizzata da Nomisma con in collaborazione con NIQ-NielsenIQ, evidenzia per le vendite nel canale retail italiano un calo a volume di quasi il 3% rispetto allo stesso periodo 2023 a fronte di una crescita di poco meno dell’1% a valore. Nel complesso di evince una riduzione nelle quantità vendute comune a tutti i format distributivi, ma non alle diverse categorie.
VINO, WINE MONITOR: LA FOTOGRAFIA DEL PRIMO SEMESTRE
Nello specifico, per i vini fermi e frizzanti il calo nei volumi risulta maggiore nell’e-commerce mentre è meno accentuato nel segmento discount. Al contrario, per gli spumanti la variazione è di segno positivo in tutti i comparti (più elevata nel discount) salvo che nel segmento Cash&Carry. «Questi numeri – dichiara Denis Pantini, Responsabile Agrifood e Wine Monitor di Nomisma – evidenziano una volta di più come il fattore che sta influenzando maggiormente le vendite del vino in Italia sia rappresentato dal perdurare dell’incertezza economica che si riflette nella capacità di spesa dei consumatori. Un’incertezza che ha interessato anche i consumi fuori-casa, in particolare quelli al ristorante».
A tale proposito, basti pensare che dopo una crescita dei consumi alimentari (food&beverage) nel canale Horeca pari a +7% nel primo trimestre di quest’anno (rispetto allo stesso periodo del 2023), il secondo trimestre ha visto invece un rallentamento, portando la variazione a +4,5%. Su questa dinamica ha inciso indubbiamente anche il minor afflusso di turisti, con la crescita degli arrivi dall’estero che non sono riusciti a compensare del tutto il calo dei turisti italiani.
L’EXPORT DEL VINO ITALIANO NEI PRIMI 6 MESI DEL 2024
Sui mercati esteri, invece, si scorge qualche segnale di ripresa. Se è vero che al giro di boa del primo semestre 2024 le importazioni cumulate di vino nei principali 12 mercati globali, rappresentativi di oltre il 60% degli acquisti mondiali di vino in valore, si mantengono ancora in territorio negativo (-4%), va segnalato un miglioramento rispetto al cumulato del primo trimestre (quando il calo risultava pari al -9%). Per altro le importazioni di vino dall’Italia registrano performance migliori rispetto al trend generale. In particolare, rispetto allo stesso semestre del 2023 gli acquisti di vini italiani a valore risultano positivi negli Stati Uniti (+5,7%), nel Regno Unito (+4,7%), in Canada (+1,3%) e in Brasile mentre soffrono in Germania (-9%) e nei paesi asiatici (Giappone, Cina e Corea del Sud).
In merito alle singole categorie, per i vini fermi e frizzanti italiani si evince un “miglioramento” rispetto al primo trimestre di quest’anno. Il calo degli acquisti nei top mercati mondiali si riduce di intensità, arrivando ad un -2% a valore, con performance in controtendenza (e quindi positive) negli Stati Uniti, UK, Canada e Brasile. Rispetto al primo semestre 2023, le importazioni di spumanti italiani mostrano un +4,5% a valori, con performance in crescita negli Stati Uniti, UK, Francia, Canada, Australia e Brasile. Al contrario, continuano le riduzioni degli acquisti di spumanti italiani in Germania, Svizzera e Giappone. Tra i nostri principali vini a denominazione, continua la crescita dell’export di Prosecco (+12% a valore nel cumulato dei primi 5 mesi di quest’anno) e recuperano i rossi Dop della Toscana (+6%) dopo il calo dell’anno scorso, mentre soffrono ancora quelli piemontesi (-2%).
NOMISMA WINE MONITOR: L’ANDAMENTO DEI COMPETITOR DELL’ITALIA
Infine, il report di Nomisma sul primo semestre 2024 del vino propone anche uno sguardo ai competitor. Il grande malato, in questo momento storico, sembra essere il vino francese che più di altri soffre gli effetti di questa congiuntura economica negativa a livello mondiale: -10% il valore dell’export dalla Francia nel primo semestre 2024, con una flessione che tocca il -17% nel caso dello Champagne e il -16% i rossi di Bordeaux, ma non risparmia neppure quelli della Borgogna (-7%).
In negativo anche l’export della Nuova Zelanda (-3%), mentre viaggiano in territorio positivo Spagna, Cile e Stati Uniti. In forte crescita l’Australia (+28%), in recupero dopo il crollo nell’export di vino dell’anno scorso. «Il recupero messo a segno dai vini australiani – conclude Pantini – si spiega interamente con la fine dei super-dazi che il Governo di Pechino ha revocato da marzo di quest’anno: al netto del ritorno sul mercato cinese, l’export dell’Australia nel resto del mondo registra, infatti, un ulteriore calo cumulato dell’11% nel primo semestre 2024».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
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Custoza Doc è l’unico vino partner di FIPE-Confcommercio in occasione della presentazione alla Camera della 2° edizione della Giornata della Ristorazione Italiana, in programma il 18 maggio. Il Custoza, vino bianco prodotto sulle colline moreniche tra Verona e il Lago di Garda, ha scelto di sostenere questo evento della Federazione Italiana Pubblici Esercizi «perché fortemente convinto che la ristorazione sia la migliore ambasciatrice della denominazione». Con questa giornata «migliaia di ristoranti ne conosceranno le caratteristiche». Nella Sala della Regina a Montecitorio, dopo gli interventi del presidente della Camera, l’onorevole Lorenzo Fontana, e dei ministri Francesco Lollobrigida e Adolfo Urso, è intervenuta la presidente del Consorzio Tutela Vino Custoza Doc Roberta Bricolo.
«Siamo orgogliosi di sostenere questo importante evento – ha dichiarato – perché con la ristorazione condividiamo molti valori, dallo spirito di servizio alla cultura dell’ospitalità, dal rispetto dell’identità alla protezione dei territori. Assieme possiamo affrontare anche gli attacchi che vengono dall’esterno, primo fra tutti, nel nostro caso, il dibattito sulla componente alcolica e sugli aspetti salutistici del vino, che sviliscono e negano il valore che vino e cibo, da sempre, hanno in quanto elementi della storia e della cultura italiana. Nel caso del Custoza, poi, questo territorio ha anche un significato storico e ha contribuito a “fare l’Italia”. Basti pensare alle due battaglie che qui si sono svolte nell’ambito delle Guerre di Indipendenza».
IL CONSORZIO CUSTOZA CON FIPE
La denominazione Custoza riconosce inoltre l’importanza economica del comparto della ristorazione, essenziale per la filiera agroalimentare e per i prodotti agricoli. Essi sono anche gli ambasciatori della cultura del bere consapevole e il Custoza è al loro fianco. Vino contemporaneo e versatile, è capace di affiancare le più svariate preparazioni gastronomiche. «La nostra presenza in Parlamento al fianco di Fipe-Confcommercio oggi – continua Roberta Bricolo – si inserisce in più ampio progetto a favore della categoria. Nel corso degli ultimi anni abbiamo avviato un programma di corsi di formazione gratuiti a favore del personale di sala, a partire dalle scuole alberghiere, per accrescere la professionalità e valorizzare le denominazioni storiche italiane.
«I produttori del vino Custoza sono al fianco della ristorazione – conclude la presidente del Consorzio – ed esprimono oggi i migliori auguri di successo per la realizzazione dei progetti qui presentati. Certi che insieme, come diceva Mario Soldati, il “buon cibo” e il “bere bene” diano ancora più sapore all’esistenza. Auguriamo un grande successo a Fipe-Confcommercio per la Giornata della Ristorazione Italiana e ci auguriamo di proseguire assieme questo cammino».
AMPIO CONSENSO PER FIPE NELLA GIORNATA DELLA RISTORAZIONE
Il consenso è ampio. «La ristorazione – evidenzia Maurizio Grifoni (nella foto, sopra)presidente di Fondo Fon.Te., il fondo pensione complementare per i dipendenti di aziende del terziario – è un settore fondamentale in quanto svolge un importante ruolo di alfiere del Made in Italy contribuendo a valorizzare i prodotti e le eccellenze del nostro Paese. Fondo Fon.Te. crede molto in questo comparto che costituisce uno dei volani dell’economia italiana».
«In tal senso affianca e supporta i progetti della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) dedicati alla filiera agroalimentare e alla promozione dei valori che caratterizzano la cucina italiana. È necessario, pertanto – conclude Grifoni – fare sistema, rafforzare gli investimenti e adottare misure di carattere fiscale per sostenere un comparto strategico come la ristorazione sul quale occorre puntare per rilanciare le imprese e l’occupazione nel nostro Paese».
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Ecco Donna Gloria il Prosecco Piccini 1882 anima veneta cuore toscano
Anima veneta, cuore toscano. “Donna Gloria” è il nome della linea di Prosecco Doc e Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg che Piccini 1882 lancia sul mercato dopo l’accordo stipulato con Vinicola Cide. L’azienda di Mareno di Piave (Treviso), nota anche come “Vini Cide” – oltre 40 anni di esperienza nella produzione di vini a marchio – realizzerà per la «famiglia del vino italiano» guidata da Mario Piccini una serie di prodotti destinati al segmento Horeca. Al vertice un Valdobbiadene Docg Extra Dry, un Prosecco Doc Extra Dry e un Prosecco Doc Rosè Extra Dry. «Precisione enologica e profondo rispetto per il territorio – commenta il patron e amministratore delegato di Piccini 1882 – costituiscono i due pilastri che governano la filosofia produttiva dei vini “Donna Gloria”, nati per celebrare ed esaltare il ricco patrimonio enologico del Veneto».
«Il nostro team di enologi supervisiona meticolosamente tutte le fasi della produzione – assicura Mario Piccini – garantendo un prodotto di alta qualità che rispetta e interpreta l’essenza della sua terra d’origine. Del resto, da oltre tre secoli le colline che cingono Valdobbiadene rappresentano la culla di uno dei più apprezzati vini italiani: il Prosecco. La sua fortunata posizione, abbracciata dal mare e dalle Prealpi, assicura un clima temperato, accarezzato da una costante ventilazione. È da questo patrimonio naturale, che prendiamo in custodia, che nascono le nostre uve».
DONNA GLORIA PROSECCO DOC, ROSÉ E VALDOBBIADENE DOCG
I Prosecco “Donna Gloria” si caratterizzano per freschezza, leggerezza e versatilità e risultano ideali per ogni occasione. Conservano, insomma, il tratto caratteristico dei vini targati Piccini 1882, pensati per accompagnare ogni piatto, in questo caso con una “bollicina”. Il Prosecco Doc Extra Dry Donna Gloria rappresenta un’eccellente interpretazione dello stile classico del Prosecco. Una “cuvée” ottenuta principalmente dalla varietà autoctona Glera, con un saldo di Chardonnay.
Eleganza e vivacità sono invece le parole d’ordine del Prosecco Doc Rosé Extra Dry Donna Gloria: un trionfo di freschezza ed esuberanza, grazie a un 15% di Pinot Nero accostato alla Glera. Il Valdobbiadene Docg Extra Dry Donna Gloria esibisce infine tutta la raffinatezza tipica del Prosecco Superiore: ancora una volta freschezza ed equilibrio caratterizzano il sorso.
IN VENETO L’ULTIMO INVESTIMENTO DI PICCINI 1882
«Abbiamo pensato a questa linea – spiega Mario Piccini – come un autentico viaggio attraverso i luoghi che caratterizzano questo straordinario territorio, arricchito dalla “ricetta italiana” firmata Piccini 1882, con l’obiettivo di creare un prodotto fresco e moderno». La famiglia italiana del vino traccia così una nuova rotta: creare delle bollicine uniche, declinate secondo la propria formula, per veicolare i valori in cui Piccini crede da oltre 140 anni, nel segno della convivialità e della condivisione.
La nuova collezione di Prosecco Doc e Superiore Docg Donna Gloria è l’ultimo investimento del gruppo vitivinicolo della famiglia Piccini, che ha sede a Casole d’Elsa, in provincia di Siena. La storia dell’azienda affonda le radici nel cuore del Chianti Classico, dove, nel 1882, il capostipite Angiolo Piccini fondò una piccola vinicola. Da allora, l’azienda si è ritagliata una posizione di prestigio all’interno del palcoscenico vitivinicolo nazionale ed estero, potendo oggi vantare una solida presenza in oltre 90 paesi del mondo.
Oltre allo storico brand “Piccini”, il gruppo si compone di molte anime, tra cui spicca lo storico marchio del “Chianti Geografico” e “Generazione Vigneti”, il progetto, guidato dalla quinta generazione, che racchiude le cinque tenute di famiglia, dal Chianti Classico, alla Maremma, passando per Montalcino e le terre vulcaniche del Vulture e dell’Etna. Nel 2022, infine, la famiglia è sbarcata nelle Langhe con l’acquisizione del celebre brand piemontese “Cantina Porta Rossa”.
Tappo a vite quanto mi costi perche il futuro dello Stelvin non e in mano ai vignaioli cooperative
EDITORIALE – Non è passata in sordina, nel settore, l’iniziativa di cinque produttori di vino uniti per promuovere insieme la “cultura” del tappo a vite. L’iniziativa di Franz Haas, Graziano Prà, Jermann, Pojer e Sandri e Walter Massa, alias “Gli Svitati“, non ha tuttavia smosso di un centimetro le coscienze dei consumatori. Tantomeno lo ha fatto con quelle dei colleghi vignaioli del quintetto, tra cui già non mancavano diversi convinti sostenitori del tappo a vite (al pari di qualche detrattore). La mia idea è che – su temi come questo – non serva a nulla “parlarsi addosso”, tra addetti ai lavori. Il futuro dello Stelvin in Italia (Stelvin è il nome del brand più noto a livello internazionale, divenuto negli anni sinonimo di “tappo a vite”), a differenza di altre battaglie, non è in mano ai vignaiolima ai grandi gruppi del mondo del vino, come le cooperative. Il “canale” per cambiare i connotati dei consumatori e dare l’auspicata dignità al tappo a vite non è l’Horeca, ma la Gdo: il mondo dei supermercati.
Per capirlo basta entrare in uno dei punti vendita delle tante insegne presenti in Paesi come l’Inghilterra (da Tesco a Lidl, passando per Aldi e Waitrose) invase da decine di vini tappati con lo Stelvin che i clienti acquistano senza alcun timore. Si tratta principalmente di etichette provenienti dalla Nuova Zelanda e dall’Australia, base Sauvignon Blanc e Syrah / Shiraz, segnale di quanto i due Paesi oceanici abbiano iniziato ormai da decenni a dare importanza al tappo a vite. Vini prodotti principalmente da grandi gruppi e adatti a tutte le tasche, in molti casi addirittura con un rapporto qualità prezzo invidiabilissimo (il che non significa costino necessariamente poco!). Tutto tranne che “vini spazzatura”, insomma.
I COSTI DEI MACCHINARI PER LA TAPPATURA A VITE
L’investimento sui macchinari per la tappatura Stelvin, di fatto, non è alla portata dei vignaioli e delle piccole cantine. A confermare come siano pochi i colleghi degli “Svitati” Franz Haas, Graziano Prà, Jermann, Pojer e Sandri e Walter Massa a potersi permettere un tale investimento sono le aziende produttrici di questi macchinari, interpellate su suggerimento di alcuni vignaioli italiani. Esemplificativo l’intervento di Mirella Simonati, business growth manager di PMR System Group di Bovisio Masciago (MB). «Gli impianti che progettiamo e realizziamo – spiega – partono da soluzioni semi-automatiche da banco per basse produzioni (500/600 pz./h.) ad un costo intorno ai 4 mila euro, fino ad arrivare a soluzioni completamente automatiche, installate in linea, con caricatore automatico dei tappi e una produttività anche superiore ai 4000 pz/h. Si tratta di sistemi che vanno oltre i 100 mila euro».
Walter D’Ippolito di Alfatek Bottling Plants Srl, azienda di Albano Laziale (RM) precisa come esistano «varie tipologie di tappo a vite per il vino, dal tappo vite basso, al tappo Stelvin, fino ad arrivare al tappo Stelvin Lux, soluzione più elegante e moderna. Le macchine automatiche raggiungono una produttività di 2500/2800 bottiglie per ora e il loro costo può variare dai 30 ai 45 mila euro». Conferme sui costi ingenti dei macchinari per la tappatura a vite arrivano anche da Paolo Lucchetti, tra i massimi sostenitori dello Stelvin tra i vignaioli italiani. «Una macchina semplice, con tappo raso, 12 rubinetti, è introvabile al giorno d’oggi a meno di 60, 70 mila euro. Con la doppia chiusura si arriva ad almeno 80 mila euro. Un investimento che non è alla portata di tutti, ma nel prossimo futuro, se questa chiusura prenderà sempre più piede sul mercato nazionale, i costi potrebbero abbattersi».
LE COOPERATIVE VITIVINICOLE E IL FUTURO DEL TAPPO A VITE
E il conto terzi? Anche questa soluzione, secondo diversi vignaioli interpellati, non è praticabile dalle piccole cantine. Le aziende che offrono il servizio di imbottigliamento “a domicilio” offrono questo servizio a partire da 20 mila bottiglie, quantità che inizia ad essere impegnativa per una singola cantina artigianale. «Per quantità inferiori alle 20 mila bottiglie ma superiori alle 10 mila – riferisce un piccolo produttore del Sud Italia – chiedono il doppio del prezzo. Sarebbe utile, come è stato fatto in Piemonte, prendere un macchinario in condivisione, ma mettere d’accordo le varie anime di un territorio non è semplice, così come portare avanti politiche di marketing comuni».
Diventa così ancora più fondamentale l’apertura al tappo Stelvin da parte dei grandi gruppi del settore vitivinicolo italiano. «Siamo favorevoli – commenta Luca Rigotti, Coordinatore Settore Vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari – alla possibilità di differenziare e adeguare l’offerta con chiusure e materiali alternativi come il tappo a vite. Un’opzione, quest’ultima, che consente alle imprese vitivinicole di dare risposta alle crescenti richieste del mercato che, in particolare all’estero, come nei paesi del Nord Europa, compresa la Germania e il Regno Unito, è particolarmente apprezzata dai consumatori».
Si tratta di un approccio che deve tenere conto delle esigenze dei mercati e, specie nell’attuale congiuntura, delle voci di costo delle materie prime e degli imballaggi, e che quindi dovrebbe riguardare, oltre alle chiusure, anche i contenitori di capacità inferiore ai 2 litri, per i quali attendiamo un’apertura rispetto all’utilizzabilità, anche per i vini Doc, di materiali alternativi al vetro. Un’apertura comunque ragionata, tenendo conto che, come per altri requisiti, spetterebbe ai disciplinari l’ultima parola e la possibilità di poter prevedere, rispetto alla regola generale, regole più restrittive».
IL TAPPO STELVIN IN GRANDE DISTRUBUZIONE
Della stessa idea Benedetto Marescotti, direttore Marketing di Caviro. «Il tappo a vite o “Stelvin” registra consensi sempre maggiori tra i consumatori dei mercati che frequentiamo, specie in quelli internazionali. Siamo una filiera, impegnata la massimo nel preservare la qualità del prodotto, dalla vite all’imbottigliamento, per cui non abbiamo certo remore nei confronti di qualsivoglia contenitore o sistema di chiusura, purché di garanzia per mantenere la qualità dei nostri vini, che siano bottiglie classiche nella forma e chiusura col sughero, o con chiusure a vite, sebbene considerate da alcuni meno “tradizionali”».
Ne imbottigliamo già decine di milioni con questa chiusura, pratica e qualitativa al contempo, molto richiesta, se non necessaria, nei mercati anglosassoni in primis. Del resto, se non fossimo “laici” sul confezionamento noi, che abbiamo inventato il vino in brick (Tavernello, ndr), ci sarebbe da stupirsi. Il must è valorizzare i vini delle nostre cantine socie e garantirli fino alla tavola, una sorta di filiera lunga, per la quale anche il tappo in questione ha le carte in regola».
Eppure, la strada è ancora in salita. Dai dati riportati da Stelvin e Guala Closures, oggi quattro bottiglie su dieci sono imbottigliate con tappo a vite, con una percentuale che in Europa Occidentale, storicamente più tradizionalista, è passata dal 29% nel 2015 al 34% nel 2021. L’Italia, ferma al 22%, può contare solo su cooperative – e buyer Gdo – per crescere.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Record di fatturato per Angelini Wines Estates nel 2022
Con 29,7 milioni di euro nel 2022, Angelini Wines & Estates festeggia il record di fatturato. Una crescita del 18% rispetto al 2021 e del 50% negli ultimi due anni che consente alle aziende del gruppo – le toscane Val di Suga, Tenuta Trerose e San Leonino, la friulana Cantina Puiatti, la storica azienda Bertani della Valpolicella e, dal 2015, Tenute San Sisto e Fazi Battaglia nelle Marche – di guardare con fiducia a un anno sfidante come il 2023.
Angelini Wines & Estates oggi conta su un totale di 1.700 ettari di proprietà, dei quali 460 vitati, con una produzione complessiva di circa 4 milioni di bottiglie l’anno. Alla crescita di fatturato ha corrisposto un incremento della marginalità industriale e commerciale, in modo particolare per Bertani e Val di Suga, «risultato – spiega Angelini Wine Estates – di un miglioramento nel posizionamento strategico dei prodotti, di maggiore efficienza e di ottimizzazione dei processi a tutti i livelli operativi».
ANGELINI WINE ESTATE: CRESCONO HORECA ED EXPORT
La crescita di fatturato è avvenuta in tutti i mercati dove Angelini Wines & Estates, parte di Angelini Industries, opera. In quello domestico, tradizionalmente rilevante, è stata del 4,4%, trainata dalla forte crescita del canale Horeca (+20,5%) che ha più che compensato il rallentamento del canale moderno – Gdo (-8,6%, in linea con l’andamento del settore del vino al supermercato, dopo due anni di forte crescita).
Ma è in primis l’export che ha registrato una performance molto positiva: +33,3% rispetto il 2021 (che si aggiunge al +31% di crescita del 2021 rispetto il 2020), soprattutto in Usa (+142%) e in area Asia-Pacific (+43%). Lo sviluppo del volume d’affari registra un andamento positivo anche a inizio 2023.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Calano i consumi di vino fermo in Germania. Stabili gli spumanti
I consumi di vino pro capite in Germania sono calati tra il 2021 e il 2022. Nel periodo preso sotto esame (agosto 2021 – luglio 2022), i tedeschi hanno bevuto circa una bottiglia di vino in meno a testa, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato che spiega anche il calo delle vendite e dei volumi dei vini italiani nella Gdo tedesca, certificato dall’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly, con Chianti, Lambrusco, Montepulciano d’Abruzzo tra le denominazioni del Bel Paese più penalizzate.
Come riporta l’Istituto Tedesco del Vino (DWI), l’attuale analisi del consumo di vino mostra un volume di 19,9 litri di vino consumati pro capite in Germania negli ultimi 12 mesi. Rispetto all’anno precedente, ciò corrisponde a una diminuzione di 0,8 litri di vino (4%) per persona e per anno. Il consumo pro capite di vino spumante è rimasto costante nello stesso periodo, con un volume di 3,2 litri.
Oltre agli acquisti di vino al dettaglio (retail-Gdo), l’ultima l’analisi del consumo di vino pro capite in Germania comprende anche le vendite Horeca. Il calcolo si basa su 16,7 milioni di ettolitri di vino e 2,7 milioni di ettolitri di spumante consumati in Germania.
Convertito per la popolazione totale tedesca, che è cresciuta di quasi un milione di persone a 84,1 milioni di abitanti rispetto all’anno precedente, si ottiene un consumo di vino pro capite di 23,1 litri di vino e spumante all’anno. Secondo il DWI, le novità relative al consumo di vino in Germania possono essere attribuite al cambiamento demografico e ai cambiamenti nel comportamento dei consumatori.
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Indagine Vinarius cresce richiesta vini bianchi fermi in enoteca associazione enoteche italiane
Attraverso un questionario sottoposto ai 110 soci, Vinarius – Associazione delle Enoteche Italiane, con un fatturato aggregato di 50 milioni di euro – è in grado di tracciare le previsioni sui vini che verranno maggiormente scelti durante il periodo invernale e natalizio.
Alla costante crescita del consumo dei vini rossi – in testa Barolo, Brunello, Primitivo e Amarone della Valpolicella – rispondono in primis gli spumanti. Il trend registrato vede infatti una crescita del 30% delle “bollicine”. La scelta del consumatore fra le diversi tipologie di spumante colloca al primo posto lo Champagne seguito dal Franciacorta, dal Trento Doc e dall’Alta Langa. Resta significativa anche la vendita di altri Metodo Classico di piccole cantine locali, presenti sugli scaffali degli enotecari che propongono vini del loro territorio.
Decisamente in crescita la sezione dei vini bianchi fermi: lo sostiene il 51,5 % degli intervistati. Previsti aumenti delle vendite compresi tra il 10 e il 20%. Tra i vini bianchi maggiormente richiesti ci sono lo Chardonnay o i vini con uvaggi a base Chardonnay e in seconda battuta il Gewürztraminer. La somma dei volumi di vendita di questi due vini equivale al 35%. Il restante 65% si distribuisce tra le referenze più disparate di bianchi autoctoni e semi aromatici. Appare dunque chiaro come, ancora una volta e ancor di più per i bianchi fermi, quello della territorialità sia un vero e proprio trend in forte crescita.
CLIMA DI «GENERALE INCERTEZZA» TRA GLI ENOTECARI ITALIANI
Nell’ultimo triennio non si sono registrate variazioni sensibili sui volumi di vendita dei vini da dessert e si prevede anche per il 2022 un andamento costante. Tra i vini da dessert maggiormente richiesti troviamo il Moscato d’ Asti, il Passito di Pantelleria e lo Zibibbo.
Quanto ai volumi dell’ultimo triennio, secondo il 43% degli intervistati da Vinarius si è riscontrato un calo delle vendite tra il 20 e il 40% rispetto all’estate 2021. Le ondate di caldo anomalo e prolungato che hanno caratterizzato l’estate 2022 hanno influito negativamente sulle vendite di prodotti alcolici in favore alle bevande analcoliche. Il 27% degli intervistati, invece, non ha avvertito sensibili differenze mentre il 30% ha registrato un aumento delle vendite tra il 10 e il 30%.
Anche rispetto alle previsioni sui volumi di vendita nella stagione invernale e durante il periodo natalizio le opinioni sono molto contrastanti tra di loro e il quadro che ne emerge è quello di generale incertezza. Secondo il 50% non ci saranno significative variazioni nelle vendite rispetto all’anno precedente. Il 32% invece crede ci saranno miglioramenti. Infine, il 18% teme che le vendite subiranno dei cali, anche a causa del periodo di crisi economica che sicuramente influenzerà le scelte d’acquisto degli italiani durante le festività.
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Italgrob appello al governo Horeca in ginocchio tra guerra e rincari e1647702714766
«Consci del grande impatto economico che la guerra in Ucraina sta scatenando a cascata nel nostro paese, a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime, ci si auspica che il Governo in tempi brevissimi intervenga a favore delle famiglie e delle aziende, già fortemente colpite durante la pandemia». Così Italgrob, Federazione Italiana Distributori Horeca.
Tra le preoccupazioni ci sono l’aumento vertiginoso dei costi dell’energia, verificatosi prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nonché il forte rincaro dei carburanti. Elementi, fa notare Italgrob, che «stanno mettendo a dura prova tutta la filiera Horeca».
Per contrastare questo forte rincaro . sottolinea la Federazione – è necessario bloccare le speculazioni, azzerare gli oneri sull’energia, tagliare le accise sui carburanti e, se necessario, anche l’Iva.
In questo momento, l’imperativo è agire in fretta, cercando così di scongiurare l’impatto negativo del caro carburanti e del caro energia sulla ripresa economica e sui consumi degli italiani».
«Lo Stato – continua Italgrob – ha speso tanto per ridurre il costo delle bollette ma purtroppo non è bastato e siamo ancora in una situazione di difficoltà. L’Italia, insieme agli altri Paesi europei, deve agire in fretta».
«Il Governo – commenta il presidente Antonio Portaccio – deve prendere atto della situazione di grave difficoltà in cui versano le aziende della filiera distributiva Horeca. E prevedere, nell’immediato, un intervento normativo per far fronte a questa nuova emergenza che rischia di mettere a terra tutto il settore, con gravi ripercussioni che in questo momento vanno scongiurate in tutti i modi».
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Piccini 1882 fatturato a 100 milioni di euro nel 2021 Al centro le persone
Piccini 1882 guarda al 2022 con fiducia. L’azienda guidata da Mario Piccini, tra le più attive nell’Horeca e in Grande distribuzione, chiude il 2021 forte della crescita del fatturato e dei volumi. La calcolatrice dice 100 milioni di euro, raggiunti per il 32% in Italia e per il 68% fuori all’estero.
Sono state proprio le vendite fuori dai confini nazionali a trainare la crescita, con un +50% seguito solo dall’aumento dei volumi del canale e-commerce. «Grandi risultati – commenta l’azienda toscana – frutto di una strategia virtuosa nata dalla volontà di investire su due aspetti in particolare: lo sviluppo della responsabilità sociale e la diversificazione dei canali di vendita. Mettendo sempre al centro le persone e il benessere aziendale».
MARIO PICCINI: AL CENTRO LE PERSONE
Alle difficoltà che la situazione pandemica ci ha messo davanti abbiamo cercato di replicare con energia e determinazione avendo a mente che la differenza, soprattutto nei momenti di crisi, la fanno sempre le persone.
Da qui – continua Mario Piccini -deriva la scelta di diversificare ancora di più i canali attraverso cui raggiungiamo e stiamo vicini al consumatore».
«Siamo stati in grado di riorganizzarci tenendo conto delle difficoltà vissute dagli operatori del canale Horeca. E scegliendo di andare a potenziare la nostra presenza nella grande distribuzione e, soprattutto, nell’e-commerce», aggiunge l’amministratore delegato.
Piccini 1882 è arrivata a contare 99 figure professionali all’interno gruppo, che comprende anche le Tenute. «Anche in un periodo di crisi come questo – spiega Mario Piccini – è stato fondamentale decidere di investire nelle risorse umane e i risultati lo dimostrano».
PICCINI 1882 E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE
Nel 2021 l’azienda ha posto particolare attenzione al tema della responsabilità sociale d’impresa, anche attraverso l’avvio di un «percorso di rendicontazione sociale del gruppo stesso».
Un tema “caldo” nel mondo del vino italiano, in cui Piccini 1882 figura come una delle realtà più dinamiche ed innovative. Non solo grande distribuzione organizzata, ma anche cinque Tenute che insieme contano oltre 200 ettari di vigneti.
«Il posizionamento delle risorse umane al centro della filosofia aziendale è un aspetto fondamentale – spiega Mario Piccini . L’obiettivo è valorizzare il personale e implementare la vicinanza ad esso. Grazie a questi cardini, il gruppo ha potuto registrare una crescita così positiva per gran parte del 2021».
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Terre d Oltrepo scagionata dalla Procura via al bilancio e a un nuovo brand
«L’analisi di revisione non ha confermato l’esito di prima istanza». Con queste parole il Ministero dell’Agricoltura ha confermato quanto Terre d’Oltrepò sostiene da sempre: il Pinot Nero vinificato rosso vendemmia 2018 sequestrato nel maggio scorso nella cantina di Broni, in Oltrepò pavese.
La comunicazione è arrivata sulla scrivania del presidente Andrea Giorgi e non lascia dubbi. I tecnici incaricati dalla Procura di Pavia di eseguire una revisione delle analisi sul vino, «hanno confermato che è pulito».
«Nei nostri vini non ci sono sostanze proibite – continua il presidente di Terre d’Oltrepò -. Già con lo spumante Metodo Classico (in vendita nei supermercati Eurospin, ndr) l’esito era stato identico, dato che le analisi eseguite per conto della Procura sulle bottiglie sequestrate in cantina non avevano rilevato la presenza delle famose diglicerine cicliche».
Le analisi di revisione in contraddittorio sono state fortemente volute da noi e dai nostri difensori, nella coscienza che nel nostro vino queste sostanze non entrano. Ringraziamo la Procura per avere accolto la nostra richiesta di ripetere le analisi».
«IN OLTREPÒ FINTI PALADINI DELLA GIUSTIZIA»
Gli avvocati difensori di Terre d’Oltrepò hanno chiesto al Pubblico Ministero l’archiviazione del procedimento penale in corso. È il momento, per Andrea Giorgi, di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
«Da questa esperienza abbiamo imparato molto e abbiamo tratto nuova forza per guardare al futuro nell’interesse dei nostri soci e del nostro territorio. Abbiamo anche capito – continua il presidente – chi sono i finti paladini della giustizia».
Coloro che hanno usato i media contro la nostra azienda e contro il nostro territorio senza alcuna prova concreta, quando le indagini dovrebbero essere segrete, causando un enorme danno di immagine ed economico a tutti noi operatori del vino dell’Oltrepò Pavese».
«Danno – attacca Andrea Giorgi – di cui non c’era proprio bisogno in un periodo come quello che stiamo vivendo. Ci riserviamo di rivalutare tutto quanto è stato dichiarato e scritto e di chiedere conto, anche in termini risarcitori, ai responsabili. Con un obiettivo: perché in futuro degli operatori onesti non debbano più vivere la gogna sulla propria pelle».
E TERRE D’OLTREPÒ APPROVA IL BILANCIO
Sulla scorta delle notizie positive arrivate dal Ministero dell’Agricoltura, la cantina oltrepadana ha varato il bilancio. L’assemblea dei soci, riunita in presenza con circa 200 dei 700 associati, ha dato il via libera al bilancio 2020/2021. Il fatturato di Terre d’Oltrepò si è chiuso al 30 giugno 2021 col segno più: oltre 35 milioni di euro, contro i 31 milioni dell’esercizio 2020.
Nell’occasione, Giorgi ha rimarcato «la necessità di rivedere il livello dei prezzi delle uve conferite, oggettivamente non adeguato al lavoro fondamentale dei soci e alla sostenibilità delle loro aziende».
È in atto un processo di riposizionamento strategico di tutto il comparto di Terre d’Oltrepò – ha spiegato il numero uno della cooperativa dell’Oltrepò pavese – ed è in previsione una nuova struttura organizzativa adeguata alle dimensioni dell’azienda e alle evoluzioni dei mercati e dei clienti».
UN NUOVO BRAND PER LA CANTINA DI BRONI
Diverse le mosse pensate dal management della cantina per ravvivare i marchi aziendali. La Versa, secondo quanto riferito ai soci della cooperativa durante l’assemblea, produrrà «esclusivamente spumanti Metodo Classico», nel solco di una storia gloriosa, oggi da rispolverare. E la linea di vini realizzati in collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella? «Continuerà con un progetto più ardito», rivela un sintetico Andrea Giorgi, contattato da WineMag.it.
La cantina di Casteggio opererà invece con prodotti rivolti al mondo Horeca. Per la cantina di Broni sarà infine ideato «un nuovo brand, con vini studiati per accogliere i gusti dei giovani, ovvero i consumatori di domani, nonché potenziali nuovi clienti».
«Mi sento di rassicurare i nostri conferitori sulle scelte che abbiamo fatto e, soprattutto, andremo a fare – ha sottolineato il presidente della cooperativa – perché si basano su ricerche meticolose di mercato che ci stanno permettendo di ridisegnare il futuro della nostra cantina».
Al termine dell’assemblea è stato approvato a maggioranza il bilancio 2021. Bocciati dall’assemblea dei soci di Terre d’Oltrepò l’aumento di capitale sociale e l’applicazione delle multe per i soci irregolari nel conferimento. Negato anche il gettone di presenza ai consiglieri e ai membri del comitato esecutivo.
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Sudtirol Alto Adige Doc Bianco 2020 Laven Bio Cantina Bolzano
Alte aspirazioni per il Südtirol Alto Adige Doc Bianco 2020 Laven Bio di Cantina Bolzano. Il nuovo vino di casa Kellerei Bozen, riservato al mercato Horeca, punta a esaltare la lava vulcanica da cui ha avuto origine la piastra porfirica bolzanina. Il nome “Laven” non è infatti un caso.
«Il porfido bolzanino – spiega Cantina Bolzano – è una testimonianza, rossa fiammante, dell’energia vulcanica che l’ha creata. Il magma raffreddato e cristallizzato è stato portato in superficie dalla profondità della terra. Il susseguirsi delle eruzioni ha modellato la conca bolzanina e le colline circostanti, come da un maestro artigiano».
Una storia baciata dalle radici delle piante di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio, le tre varietà scelte per la prima “edizione” di Laven Bio 2020. «Il nostro nuovo vino bianco biologico racconta questo sottosuolo speciale, su cui crescono le viti. Unisce le tre varietà di punta dell’Alto Adige, allevate a Guyot sui terreni porfirici intorno a Bolzano e sul Renon, a 600 metri sul livello del mare».
Le uve maturano alla luce del sole del sud, prima di essere raccolte a mano e pressate in modo molto delicato. Fermentazione alcolica e malolattica si compiono sulle fecce fini. L’affinamento avviene in contenitori di cemento, rovere (Pyramid) e acciaio.
Le scelte dell’enologo Stefan Filippi e del management di Cantina Bolzano – alla presidenza Michael Bradlwarter e alla direzione Klaus Sparer – sono tutte volte a conferire un carattere unico alla nuova release. «Una cuvée – spiegano all’unisono – che nella sua naturalezza biologica ricorda le origini di Bolzano. Allo stesso tempo, è un vino molto contemporaneo».
Il vino si presenta nel calice di un giallo paglierino, con riflessi verdolini. Al naso è intenso ed elegante, su note molto precise di frutta esotica. Spiccano un’ananas e una papaia di perfetta maturità, per la parte polposa. La croccantezza è tutta appannaggio delle note di mela gialla, pera e pesca nettarina.
Sottofondo vanigliato, con uno sbuffo prezioso di pepe bianco che danza sulle venature minerali, pietrose. Al sorso abbina amabilmente le parti “dure” – freschezza e percezione salina, iodica – a quelle “morbide”, della frutta matura. Un gioco che accompagna tutta la beva: dall’ingresso di bocca, fruttato e salino, alla chiusura, fresca ed elegante. Perfetta la corrispondenza delle note, tra naso e palato.
Il nuovo vino bianco Laven Bio 2020 di Cantina Bolzano si abbina alla perfezione a piatti come zuppe di pesce, insalate e preparazioni a base di verdure. La buona struttura del bianco consente anche il food pairing con formaggi di media stagionatura. Importante la temperatura di servizio, attorno ai 12 gradi centigradi.
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Champagne en liberte 2021 il catalogo di Alberto Massucco tra novita e glamour 4
Champagne a fiumi? Macché. Meglio lo Champagne en liberté. Specie se si tratta di un tributo a un amore incondizionato: quello del distributore Alberto Massucco per le “bollicine” più famose e apprezzate nel mondo.
Un momento di condivisione voluto dall’imprenditore sabaudo, unico italiano a possedere una vigna in Champagne, che lunedì 5 luglio ha chiamato a raccolta clienti e stampa specializzata a Villa Sassi, una delle maestose ville storiche di Torino.
Il ritorno alla libertà, anzi alla liberté, arriva al termine di un anno (e mezzo) in grande spolvero per gli Champagne importati in Italia da Alberto Massucco. Alla battuta d’arresto dell’Horeca, chiusa per decreto in risposta all’emergenza Covid-19, ha fatto eco «l’affetto dei clienti abituali, che non hanno smesso di acquistare e consumare a casa, al posto del ristorante».
«Tra i segnali più significativi – sottolinea Alberto Massucco – c’è stato quello di uno degli chef che per primo ha creduto nella selezione: il pluristellato Giancarlo Perbellini. Arrabbiato per l’ennesima chiusura imposta dalle autorità, si è fatto consegnare a casa una fornitura di 4 cartoni. Ci ha chiesto la consegna in 24 ore. Una “complicazione”, visto il periodo, a cui abbiamo risposto con grande piacere».
Del resto, la cerchia di sostenitori della squadra di Champagne targati Alberto Massucco conta dei fuoriclasse (e delle fuoriclasse, come LesFa’Bulleuses) di fama ormai acclamata.
Presenti a Champagne en liberté 2021 le ormai note etichette prodotte dai vigneronsJean Philippe Trousset (Absolu, Anna T, Rosé) Rochet-Bocart (Blanc de Blancs, Blanc de Noirs), Gallois Bouché (Cuvée fût de chêne 2014), a cui si affiancheranno presto altre chicche.
LE NOVITÀ DEL CATALOGO ALBERTO MASSUCCO CHAMPAGNE
Tre i progetti con cui la distribuzione si rilancia sul mercato, forte di un segno più (40%), sul fronte delle vendite ai privati, nei primi 6 mesi del 2021. In primis la Cuvée Privée del Cambio, voluta da Matteo Baronetto per il ristorante stellato Del Cambio di Torino, icona piemontese.
A inizio 2021 sono volati i primi bouchon della Cuvée Privée che celebra i 30 anni di attività del ristorante Ö magazin di Portofino. Un’etichetta voluta proprio dalle sorelle Mussini. Infine la Cuvée Privée pensata per Ugo Repetto, titolare del bar Morena di Portofino.
“Condirà” i cocktails – in particolare Rossini e Bellini – che scorrono a fiumi – anzi, en liberté – tra le mani del jet set internazionale. Le novità annunciate a Champagne en liberté 2021 non finiscono qui.
«C’è grande attesa anche per cuvée Mirede – annuncia Alberto Massucco – che sarà pronta nel 2022. L’anno successivo, il 2023, sarà l’anno del millesimato Alberto Massucco Grand Cru, un Blanc de Blancs. Visto che manca ancora un po’ di tempo, abbiamo pensato a qualcos’altro, per celebrare l’attesa. Ovvero a Mon idée de Cramant, una cuvée con tiratura limitata a solo 500 bottiglie, rigorosamente numerate».
A realizzarla è Erick de Sousa. Con l’idea – condivisa dal re italiano dello Champagne – di celebrare un millesimo speciale: il 2018. «È stata un’annata di grande qualità – sottolinea Massucco – e le vigne di Cramant, villaggio Grand Cru della Côte de Blanc, hanno prodotto uno Champagne eccezionale, che avremo il piacere di distribuire nella primavera 2022».
A condire annunci e novità del catalogo, sempre a Villa Sassi Torino, il menù pensato appositamente per Champagne en liberté 2021 dallo chef Giovanni Grasso de La Credenza di San Mauro Torinese, oltre alle ostriche di Red Oyster. Un format, unico ideato da Laura Gobbi, per unire bollicine d’elite, alta cucina e cornice glamour. Tre segnali della ripartenza dell’Italia che crede (ancora) nel futuro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vino ed e commerce delle cantine una bomba a orologeria pronta a esplodere
EDITORIALE – «E quindi uscimmo a riveder le stelle». Il verso 139 della Divina Commedia è quello conclusivo dell’Inferno. Dante e Virgilio si preparano a raggiungere il Purgatorio. Alle loro spalle, il Nono girone. Quello dei traditori. Qualcosa di simile, con un po’ di fantasia, sembra accadere in questi giorni nel mondo del vino italiano.
Molte cantine hanno investito per la prima volta sul web, per realizzare un e-commerce. Un modo per uscire dal tunnel del Covid-19, «a riveder le stelle». Ovvero compensare, attraverso gli ordini online, le vendite perse a causa del lockdown dell’Horeca (ristoranti, hotel, winebar e locali chiusi per Decreto) e della vendita diretta.
Proprio mentre il cielo sembra di nuovo aprirsi davanti agli occhi di centinaia di migliaia di vignaioli e piccoli produttori – gente che ha dovuto ricorrere al web per stare a galla, mica per fare business – qualcuno prova a spinger loro di nuovo nel buio più profondo.
I commenti poco generosi di distributori inferociti nei confronti di vignaioli e titolari di piccole realtà famigliari, la cui grande colpa sarebbe proprio quella di aver realizzato un sito web con e-commerce, serpeggiano come vipere in vari ambienti del settore. L’accusa? I prezzi praticati dalle cantine sarebbero in concorrenza con quelli della distribuzione.
IL CAPOLINEA
Il culmine della polemica è una mail di carattere minatorio inviata da un distributore alle cantine clienti. Il messaggio, condito a fette spesse d’arroganza e da una malcelata verve egocentrica, è forte e chiaro: non verranno più effettuati ordini a chi vende (anche) il vino da sé, attraverso il proprio e-commerce aziendale.
Ecco come il boom – del web e delle vendite online – rischia di diventare un crack. Una vera e propria bomba ad orologeria, che sta per esplodere (e in alcuni casi è già esplosa) nelle mani di uno o dell’altro.
Ovvero del produttore di vino che è ricorso al web per stare a galla durante il periodo nero del Covid-19, chiamato oggi a fare una scelta che non ammette zone grigie. O del titolare della distribuzione, che rischia di perdere le cantine clienti desiderose di continuare a sperimentare le “vendite (online) dirette”, traghettandosi fuori dal girone infernale del Covid-19 con il nuovo asso nella manica del proprio e-commerce.
Insomma, l’ennesima guerra tra innovatori e conservatori, in un Paese (l’Italia) che ama il progresso a targhe alternate. Una patata bollente, sotto un cielo di stelle.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sequestrate 2 tonnellate di mitili in un centro ittico Sorrento
Oltre 2 tonnellate di mitili sono stati sequestrati in un importante centro ittico del Comune di Sorrento. Sanzioni per 26 mila euro ai titolari, per le irregolarità rinvenute tra le vasche di stabulazione. Le verifiche hanno interessato aspetti amministrativi e di tracciabilità e qualità dei prodotti ittici.
L’operazione è stata compiuta nelle ultime ore dal Centro Controllo Area Pesca della Direziona Marittima di Napoli e dalla Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Castellammare di Stabia. Sul posto anche gli Ispettori pesca della Guardia Costiera stabbiese, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato Nazionale del Lavoro di Napoli e il personale dell’Icqrf del Mipaaf.
CLIENTI IN TUTTA ITALIA
Il centro ittico finito nel mirino è specializzato nella fornitura a mezzo catering di diverse strutture alberghiere e ristoranti della penisola. Un punto di riferimento, in particolare, per i ristoranti e le attività Horeca operanti nelle isole della Campania.
Gli ispettori dell’Icqrf hanno proceduto al campionamento per analisi dei prodotti alimentari. Svolti anche accertamenti sulla tracciabilità e verifiche dell’etichettatura su tutti i prodotti dell’azienda. I dati raccolti sono stati poi incrociati in tutta Italia, con quelli dei fornitori.
L’operazione è volta ad assicurare la qualità dei prodotti agroalimentari e tutelare la salute di cittadini nella imminente ripartenza della stagione turistica. Un momento molto atteso, all’allentamento delle misure Covid-19.
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Schenk Italian Wineries bilancio 2020 a gonfie vele grazie alla diversificazione di canale
Se c’è una cantina italiana che può dimostrare come la multicanalità sia la chiave vincente per il futuro delle aziende del vino italiano, quella è Schenk Italian Wineries. Una strategia, quella della presenza di linee di vini in diversi segmenti di mercato (Horeca, Gdo, online) che premia soprattutto le aziende di media e grande dimensione.
A confermalo sono i dati di bilancio 2020 del colosso di Ora, in provincia di Bolzano. Schenk Italian Wineries chiude infatti l’anno con oltre 118 milioni di fatturato. Un +6% rispetto al 2019, con 59,2 milioni di bottiglie vendute.
L’estero, che rappresenta il 69% del fatturato totale, cresce a doppia cifra. Solo una leggera flessione si registra sul mercato italiano, «a causa della contrazione degli acquisti sul mercato Horeca».
IL COMMENTO
«Il bilancio 2020 di Schenk Italian Wineries – commenta l’ad Daniele Simoni – ha confermato la solidità della strategia multicanale intrapresa negli ultimi anni: la scelta di sviluppare tutti i canali distributivi è stata premiante e, nonostante le difficoltà dovute alla situazione di emergenza, siamo riusciti a mettere in campo azioni efficaci che ci hanno consentito di reggere egregiamente il colpo».
Non è stato facile: l’incertezza dei primi mesi dell’anno ha colto tutti di sorpresa. Il crollo dei consumi degli spumanti nel primo semestre seguito poi dal boom dei consumi nella seconda parte dell’anno era impossibile da prevedere e complesso da gestire».
Un grande aiuto è arrivato dalle vendite nella Grande distribuzione organizzata. «Lo sviluppo dei nostri marchi all’interno del sistema della Gdo nazionale ed estera – conferma Simoni – ci ha dato le maggiori soddisfazioni».
«Per il mercato interno – continua – abbiamo lavorato per l’ampliamento della gamma dedicata al segmento tradizionale (l’Horeca, ndr) con nuovi vini che siamo certi raccoglieranno l’attenzione dei nostri clienti e dei consumatori anche nei prossimi mesi».
GLI INVESTIMENTI
Il bilancio 2020 dimostra che Schenk Italian Wineries ha continuato ad investire, dentro e fuori dai siti produttivi. L’iter di conversione a biologico della tenuta Lunadoro, a Montepulciano ne è un esempio. Ingenti anche gli investimenti nella comunicazione: oltre 3,8 milioni (erano 3,1 milioni nel 2019) nel 2020.
Il gruppo di Ora ha anche avviato un piano biennale per il cambio di due linee di imbottigliamento e il rinnovo del sito produttivo di Bacio della Luna. Si tratta della tenuta di 25 ettari di Vidor, in provincia di Treviso, dove vengono prodotti diversi Prosecco Superiore Docg Conegliano Valdobbiadene e il Doc, anche in versione Rosé.
«Un brand – commenta l’ad di Schenk – che con la sua offerta moderna e variegata, sta davvero conquistando il mercato nazionale e internazionale e che quest’anno festeggia 10 bellissimi anni con noi».
E il nuovo anno? «Il 2021 è partito con ottimi numeri – assicura Simoni – le vendite sul mercato domestico hanno segnato un 30% di incremento nei primi 4 mesi. Dati che speriamo si confermino nella seconda parte dell’anno». Buoni anche i dati dell’export.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Tannico accordo 1 5 milioni euro Ice 400 cantine estero WinePlatform
Nessun bando di gara, bensì un affidamento diretto dell’incarico da parte dell’Ice, in sostanza – come sostengono sottovoce dall’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane in capo al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale guidato da Luigi di Maio – per «mancanza di validi competitor o alternative». Così Tannico, la più vasta enoteca online italiana, si è assicurata un contratto del valore di 1,5 milioni di euro da parte dell’Italian Trade & Investment Agency.
L’accordo, frutto di diversi anni di studio del segmento e dei suoi player in Italia, consentirà a 400 «piccole cantine italiane» di «accedere a condizioni economicamente agevolate, o in totale gratuità per le otto Regioni beneficiarie del Piano Export Sud, a WinePlatform, la piattaforma di Tannico che supporta le aziende vinicole nella vendita online con consegna a domicilio in oltre 20 Paesi del mondo».
Il colosso del vino online, partecipato al 49% dal Gruppo Campari, si ritroverà così tra le mani così un “tesoretto” di imprese in un periodo particolarmente difficile come quello segnato dalla pandemia Covid-19, che non ha risparmiato il settore vitivinicolo italiano e soprattutto le aziende operanti esclusivamente nell’Horeca.
Tra gli altri candidati potenziali, almeno nella fase iniziale di studio del progetto da parte di Ice, anche Amazon ed Ebay, scartate perché giudicati dall’Agenzia «troppo generalisti e poco strutturati» per affrontare le necessità delle cantine italiane all’estero (i due colossi collaborano con Roma su altri progetti).
Tannico e Ice parlano di fatto di un fronte comune (pubblico-privato, ndr), che ha lo scopo di «fronteggiare i cali di fatturato causati dall’emergenza Covid e la conseguente crisi del canale di vendita tradizionale». Come?
Supportando «economicamente, tecnologicamente e logisticamente 400 case vinicole» e «fornendo loro gli strumenti necessari per poter beneficiare dell’importante aumento di volumi che stanno registrando le vendite attraverso l’e-commerce». L’Agenzia Ice è sicura che le cantine coinvolte «godranno di traffico digitale aggiuntivo» dagli oltre 20 Paesi esteri che saranno così meglio presidiati.
I NUMERI DELL’OPERAZIONE
In soldoni, secondo i dati raccolti da WineMag.it, il finanziamento del progetto prevede da un lato «un’agevolazione sulle condizioni economiche di accesso alla piattaforma WinePlatform» e dall’altro «attività di promozione e Digital Marketing indirizzate ai mercati esteri».
Sulla base dell’accordo, le cantine potranno usufruire dell’infrastruttura tecnica, logistica e comunicativa di Tannico a un canone dimezzato per il primo anno: 750 euro, interamente sostenuti da Ice, al posto dei 1.500 euro ordinari.
L’Italian Trade & Investment Agency contribuirà inoltre al versamento di 2 dei 3 mila euro a cantina per le attività di promozione e Digital Marketing indirizzate ai mercati esteri. Si raggiungono così gli 1,5 milioni di valore complessivo dell’accordo, con le cantine che dovranno sborsare la sola cifra fortettaria di 1000 euro.
Un progetto che si inserisce nel più articolato asset del “Patto per l’export” in cui Ice opera su suolo nazionale per il “nation branding” e a livello mondiale chiudendo diversi accordi con piattaforme di vendita internazionali.
Sedici, al momento, quelle interessate da partnership sul fronte B2C – in evidente crescita dal 2019 quando erano solamente due – nel segno dell’esplosione del canale e-commerce nel settore del vino italiano.
COME FUNZIONA “WINE PLATFORM”
Attraverso la piattaforma WinePlatform lanciata nel 2017, Tannico affiancherà ogni casa vinicola selezionata dal punto di vista tecnologico e logistico. Da un lato lo farà con la creazione di un e-shop dedicato grazie al quale poter vendere i propri prodotti.
Dall’altro il supporto avverrà gestendotutti gli ordini ricevuti sulla piattaforma dalla ricezione di pagamenti sicuri alle conseguenti operazioni di picking, packing e spedizioni, dal disbrigo delle pratiche di export e accise al servizio di Customer Care.
«Sono orgoglioso di vedere come la nostra piattaforma WinePlatform, già usata da centinaia di cantine, potrà aiutare tantissimi altri piccoli viticoltori italiani ad aprirsi al commercio elettronico nei mercati esteri», dichiara Marco Magnocavallo, Amministratore Delegato di Tannico.
Il supporto dell’ICE, oltre a contribuire in questo percorso avviato da WinePlatform, permetterà anche a Tannico di spingere in modo più deciso verso l’apertura di 18 nuovi mercati esteri».
«Nel settore del vino – sottolinea il presidente dell’Agenzia Ice, Carlo Ferro – l’e-commerce ha mitigato l’impatto sulla domanda dei canali Horeca dovuto all’emergenza pandemica. L’accordo con Tannico e la piattaforma WinePlatform fanno parte del nostro più ampio piano di supporto alle Pmi italiane per affrontare i mercati internazionali in un contesto globale in continua evoluzione».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Secondo i dati presentati da Iri nel report “Birra nel 2020: un anno difficile ma con ottimi risultati” l’anno scorso le vendite di Birra in Italia hanno superato per la prima volta gli 11 milioni di ettolitri ed i 2 miliardi di euro di fatturato con un +10,7% in valore, nettamente superiore al +3,0% registrato nel 2019, grazie alle vendite nella Grande distribuzione. Cifre che Unionbirrai contestualizza, attraverso il presidente Vittorio Ferraris.
La crescita del 9,0% in volume trova spiegazione nell’aumento del consumo domestico legato ai periodi di lockdown e alla chiusura dell’Horeca. Trend positivo, quindi, per i canali della Gdo, in particolare per i Discount (+15,7%), a scapito del consumo fuori casa, come confermano i dati dei Grossisti di Bevande che registrano sulla Birra un -35,4% in volume e un -35,8% di ricavi.
Situazione più tranquilla per i Cash&Carry dove nel 2020 la Birra rimane stabile in volume (-0,1%) ma perde il 2,3% in fatturato a fronte del calo del prezzo medio dovuto al differente mix: cresce la fascia Mainstream a discapito delle marche Premium e aumenta la quota del vetro nel formato da 66 cl e cala quella del formato da 33 cl.
Le Birre Standard restano le preferite dai consumatori (42,3% in volume) mentre le Special Beer (le Birre Speciali) segnano il più alto tasso di crescita rispetto al 2019, con un +18,9% in volume e +19,6% in valore. Importante balzo in avanti anche per il segmento delle Analcoliche e Light che cresce dell’11% in volume.
IL PUNTO DI VISTA DI UNIONBIRRAI
Ciò che non emerge dall’analisi condotta da Iri è come la riduzione dei consumi fuori casa abbia portato con sé anche uno spostamento verso le birre industriali, a discapito delle produzioni artigianali.
A farlo notare è per l’appunto Vittorio Ferraris, presidente di Unionbirrai, l’associazione di categoria dei produttori di birra artigianale, in una lettera aperta al Sole 24 ore pubblicata anche sui social.
Il numero uno dell’associazione sottolinea come i dati descrivano «una realtà del prodotto birra in Italia ai tempi del Covid-19 molto parziale e principalmente incentrata su produzioni di tipo industriale».
«Il nostro è un prodotto “vivo” – prosegue Ferraris – che richiede attenzione e cura lungo tutta la catena distributiva. Per queste ragioni il nostro mercato è quasi totalmente costituito dal canale Horeca e ovviamente la prolungata chiusura di pub, bar e ristoranti ha tolto moltissimi sbocchi commerciali alle nostre attività. Una vera beffa: ufficialmente autorizzati ad operare, praticamente fermi per mancanza di clientela».
«I produttori di birra artigianale – conclude il Presidente – sono un esercito di Davide contrapposti a pochi enormi Golia. Sicuramente i numeri delle multinazionali definiscono il trend del comparto. Ma dentro a quei numeri si nascondono centinaia di piccole imprese italiane nel cuore, nel capitale e nel personale».
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Dpcm 16 gennaio guerra tra Enoteche Supermercati vendita vino andrea terraneo vinarius
Enoteche contro Supermercati. Davide contro Golia. C’è malumore, tra gli enotecari italiani, in seguito alla pubblicazione del Dpcm 16 gennaio 2021. Il nuovo decreto vieta infatti la vendita d’asporto di vino e alcolici dopo le ore 18 alle enoteche, ovvero ai negozi specializzati con codici ATECO 47.25, ma non alla Grande distribuzione organizzata.
A sollevare il problema, parlando di «discriminazione» è Andrea Terraneo (nella foto sopra), Presidente di Vinarius, Associazione delle Enoteche italiane. Una protesta messa nera su bianco, con una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
«Non comprendiamo il motivo per cui viene impedito a centinaia di enoteche sparse sul territorio nazionale di operare lasciando invece libertà di farlo alla grande distribuzione organizzata, incorrendo maggiormente nel rischio di assembramenti», scrive Terraneo.
Chiediamo pertanto la cancellazione di questa misura affinché non vengano penalizzate tutte quelle attività comprese nel divieto che stanno operando da mesi con massimo rigore e attenzione alla tutela della clientela e nel rispetto delle normative»
«Siamo certi – aggiunge Terraneo – che le ragioni da noi esposte possano portare ad un pronto accoglimento della nostra richiesta basandosi essa stessa su criteri di ragionevolezza e coerenza con lo spirito di tutela della salute pubblica e di salvaguardia delle attività commerciali che stanno a cuore a tutti quanti noi».
Il presidente di Vinarius sostiene di «comprendere il momento di forte difficoltà che sta attraversando il Paese a causa della pandemia e il complesso contesto con cui vengono prese le relative decisioni, incorrendo in possibili errori nella indicazione dei codici ATECO».
Ma a nome dell’Associazione delle Enoteche italiane chiede «un sollecito chiarimento in merito, affinché non vengano discriminati attività e operatori professionali appartenenti al settore del commercio di bevande alcoliche e analcoliche. La preoccupazione deriva dal fatto che inibire l’apertura dopo le 18 toglie all’enoteca il 30% del fatturato giornaliero in un quadro economico generale che ci vede già penalizzati».
La lettera del presidente Andrea Terraneo arriva a 9 mesi circa dal precedente sollecito inviato al ministro Putuanelli, nell’aprile 2020. Attraverso un sondaggio esteso anche alle enoteche non associate, Vinarius aveva fotografato il momento di difficoltà del settore.
I titolari delle 105 attività intervistate rimaste aperte nonostante l’emergenza Covid-19 avevano evidenziato un calo del fatturato tra il 50 e l’80%. Il 22% delle enoteche aveva deciso di rimanere chiuso, mentre il 25% di rimanere chiuso ma di effettuare consegne a domicilio.
«Il rimanente 53% – precisava sempre ad aprile 2020 Vinarius – dimostra come le enoteche siano diventate in questo momento di incertezza dei punti di riferimento per il territorio per l’offerta di beni di prima necessità come acqua, pasta ed altri generi alimentari»
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Cinque vini sotto 15 euro per le Feste dalla Top 100 Migliori vini italiani WineMag.it
Cinque vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo, inferiore ai 15 euro, per le Feste di Natale e Capodanno dalla Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it. Si tratta di etichette inserite nella sezione “Vino quotidiano” della Guida Vini edita dalla nostra testata indipendente, grazie a una rigorosa degustazione alla cieca.
Pavia Igt Chardonnay 2019 “Il Fermo”, Finigeto
Giallo paglierino, leggeri riflessi verdolini. Naso tipicissimo, con un po’ di agrume e frutto pieno. In bocca si allarga sulla frutta esotica ma in chiusura di sipario sorprende per la matrice calcarea e per quanto risulti asciutto ed equilibrato. Un’ottima espressione dello Chardonnay in Oltrepò pavese.
Capriano del Colle Doc 2019 “Fausto”, Lazzari
Giallo paglierino, acceso. Naso con tocco di mandorla, frutta esotica, ananas. Gran bella “spinta” calcarea. Bella verticalità, sembra quasi un bianco di montagna. Asciutta la chiusura, elegantissima.
Lazio Igp Moscato 2019, Casa della Divina Provvidenza
Giallo paglierino, naso pieno, aromatico. Banana, ananas, tocco tropicale e di lime che raddrizza il sorso. Ben equilibrato e bel retro olfattivo. Un ottimo “vino quotidiano”, a un passo dall’ingresso nella “Top 100” WineMag.it 2021.
Lacryma Christi del Vesuvio Rosato 2019 “Munazei”, Casa Setaro
Rosso carico, corallo. Naso con richiami esotici, ma anche di fragoline, lamponi, ribes e banana. Bel sorso pieno con un allungo fresco e salino su note agrumate.
Sicilia Monreale Doc Bianco 2019 “Murriali”, Baglio di Pianetto
Giallo paglierino, naso non esplosivo, delicato, floreale fresco e fruttato. Vino che riempie bene la bocca, in un gioco prezioso tra morbidezze e durezze. Bella macchia mediterranea sul frutto esotico maturo.
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Prosecco Docg batte Covid. Nardi Siamo un laboratorio di sostenibilita ambientale
Il Prosecco Superiore Docg di Conegliano Valdobbiadene tiene a freno l’emergenza Covid sui mercati, nonostante il peso della riconferma sui livelli record del 2019 (92 milioni di bottiglie per un giro di affari di 525 milioni di euro). Non solo: si rivela terra fertile per l’enoturismo internazionale, con tassi di decrescita inferiori a quelli di altri territori del vino italiano e della stessa media della regione Veneto.
È il frutto di una “programmazione territoriale” che non parte certo da ieri e che riguarda a 360° il mondo del Prosecco Docg, spinto dal riconoscimento Unesco alle Colline patrimonio dell’Umanità.
Misure come la riduzione delle rese e lo stoccaggio obbligatorio delle vendemmie 2019 e 2020, assieme allo stop alle riserve vendemmiali, alla rinuncia al glifosato e agli investimenti green hanno contribuito, per dirla con il presidente del Consorzio Innocente Nardi (nella foto sopra), “a trasformare Conegliano Valdobbiadene in un laboratorio di sostenibilità ambientale“.
Il tutto – spiega il numero uno dell’ente di Pieve di Soligo (TV) – in una logica di leadership nazionale: il riconoscimento Unesco ci pone nelle condizioni di guidare un percorso di valorizzazione dei nostri prodotti legati alla bellezza del territorio e i numeri di questo 2020, con gli imbottigliamenti in sostanziale pareggio rispetto allo scorso anno, sono la conferma che abbiamo intrapreso la strada giusta”.
Un percorso che si potrà compiere, sempre secondo Nardi, “solo uscendo dalla logica della singola azienda, cercando di consolidare un approccio legato alla comunità di imprese, intendendo per ‘comunità’ l’insieme di soggetti di un territorio che si riconoscono attorno a un’identità culturale e attorno a valori comuni”.
Dall’incontro digitale intitolato “Unicità, autenticità e comunità: la forza del distretto del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg verso il 2021”, è emerso l’andamento positivo della Denominazione, nel 2020.
Come sottolineato dal professor Eugenio Pomarici del Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia (Cirve) dell’Università di Padova, i primi mesi dell’anno si sono contraddistinti per un’alta disponibilità di prodotto, abbinata e prezzi appetibili dai mercati nazionali e internazionali.
Gli imbottigliamenti hanno subito una battuta d’arresto nel mese di maggio, riprendendo un andamento regolare, in alcuni casi addirittura superiore al 2019. Le restrizioni imposte all’Horeca, calata del 30% in volume, hanno riversato nella Grande distribuzione organizzata circa 6-8 milioni di bottiglie tra gennaio e agosto 2020. Due milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2019.
La parte restante, sempre secondo la relazione di Pomarici, è stata rilocata sugli e-commerce, nonché nei negozi di prossimità e nell’importante fenomeno delle consegne dirette, da parte delle cantine ai consumatori finali.
Si confermano stabili i prezzi delle uve nel 2020, seppur al ribasso. La forbice si restringe tra gli 1,70 euro minimi e i 2 euro massimi di media del 2020, rispetto a un più ampio 1,80 – 2,50 euro del 2019. In sostanza, nel 2020 si è riverberata la picchiata del trimestre settembre-novembre 2019, senza ulteriori aggravi.
Interessante, sempre sul fronte delle uve, la tenuta degli spumanti base Glera sul mercato, rispetto agli altri Metodo italiano come Müller-Thurgau, Ribolla Gialla, Pinot.
Un dato ufficiale snocciolato in occasione dell’incontro online dalla Client Growth Delivered Senior Account Manager dell’Istituto di RicercaIri, Simonetta Melis, riferito alla grande distribuzione organizzata (cluster Iper+, Super+ e Libero Servizio Piccolo).
La crescita generale degli spumanti, di fatto, è guidata dal buon andamento del Prosecco (Doc e Docg), che ha ripreso la sua corsa dopo la flessione del mese di aprile 2020, segnato da una Pasqua mancata, causa Covid-19.
Il peso a valore delle Denominazioni veneto-friulane è del 53,7%. A seguire gli altri Charmat secchi, con un quota del 20,8%, il Metodo classico italiano al 16,6% e lo Charmat dolce all’8,7%.
Il progressivo al 22 novembre 2020 vede crescere del 16,4% il Prosecco, del 4,1% gli altri Charmat secchi e del 9% lo Champenoise. Crollo per gli Charmat dolci, le bollicine per l’appunto “da ricorrenza”, come appunto la Pasqua: – 8,7%.
Positivo il trend delle vendite a volume del Prosecco (+19,9%), così come degli altri Charmat secchi (+4,2%) e del Metodo classico italiano (7,8%) e conferma del crollo degli spumanti dolci, con un – 9,1%. Doc e le Docg, dunque, consolidano la loro leadership in termini di peso totale sul mercato e sui volumi complessivi.
Non solo. Nei primi undici mesi del 2020, il Prosecco Superiore registra un andamento migliore degli spumanti, sia a valore sia a volume. In aumento, tuttavia, anche la pressione promozionale: sale di 3 punti e si assesta sul 55,4%.
Bene, di conseguenza, le vendite del Conegliano Valdobbiadene: +15% da gennaio a novembre. Cambiano, come attendibile, i canali di acquisto. A crescere maggiormente è l’online, con un + 130%, ma il segno “più” riguarda anche Ipermercati (+ 11,7%), Supermercati (+ 16,8%) e Libero servizio piccolo (+ 8,5%).
Buone, dunque, anche le prospettive per la rinascita del territorio che ospita il vigneto del Prosecco Superiore. “Secondo le stime internazionali ci vorranno dai 2 ai 4 anni per tornare sui livelli precedenti”, riferisce Erica Minotto del Ciset – Consulenza e ricerca su turismo, impatti economici e marketing territoriale per imprese ed enti pubblici.
“Ma il territorio del Conegliano Valdobbiadene – continua – ha retto meglio di altri alla crisi del turismo e dell’enoturismo. Al – 58% degli arrivi in Veneto nei primi nove mesi 2020, con la provincia di Treviso più marcata a – 67%, le colline Unesco rispondono con un -51,5% degli arrivi e un calo nei Comuni del distretto pari al – 48%”.
Nel 2019 il turismo è cresciuto nella zona dell’1,9%, con un ulteriore consolidamento del tasso di internazionalizzazione: circa il 45% degli arrivi sono risultati da Pesi stranieri, soprattutto Germani, Austria, Francia, Regno Unito e Usa.
Il tutto grazie a un aumento dell’offerta ricettiva, verificatasi soprattutto nell’extralberghiero. Lo scorso anno i visitatori delle cantine del Distretto del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene sono stati più di 380 mila, raddoppiati nell’arco degli ultimi 10 anni.
Il consolidamento dell’offerta e dei servizi alla clientela da parte delle aziende vitivinicole, come eventi dedicati, degustazioni tematiche e visite che legano la cantina al territorio, sono i driver da cui la zona può ripartire e guardare il futuro con meno preoccupazione.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Torna la consueta analisi sui migliori vini presenti sui volantini dei supermercati italiani, con la sorpresa dei tanti “big” del vino italiano Horeca in promozione in Gdo, almeno sino alla prima metà di dicembre 2020. Da Hofstatter a Firriato, sono moltissimi i “volti noti” riscontrabili, spulciando attentamente le offerte.
Ci sono Donnafugata, Feudi di San Gregorio, Illuminati, Mastroberardino, Planeta, Poggio Salvi, Schiopetto, Tasca d’Almerita e Tenute Rubino, senza dimenticare gli abituè come Berlucchi, Cesarini Sforza e Ferrari.
Tra le insegne, è Il Gigante a battere a mani basse la concorrenza delle altre catene, grazie a un volantino ricco di etichette da acquistare “a cartoni”, non solo in vista di Natale 2020. Bene anche Carrefour. Benino Esselunga ed Ipercoop. Qualche offerta valida, ovviamente, non manca anche negli altri supermercati. Il quadro completo.
Volantino A&O, dal 30 novembre al 15 dicembre – “Fantasia di offerte” Prosecco Marca oro Valdo: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Zonin: 2,99 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Le antiche mura: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Brut Maximilian I: 2,99 euro (3 / 5)
Asti Spumante Docg: 3,98 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Grasparossa Il Baluardo: 2,99 euro (4,5 / 5)
Merlot Grave “Le vie dell’uva”: 2,49 euro (3 / 5)
Aglianico “Le vie dell’uva”: 2,49 euro (3 / 5)
Trebbiano abruzzese “Le vie dell’uva”: 2,49 euro (3 / 5)
Ribolla gialla “Le vie dell’uva”: 2,49 euro (3 / 5)
Vermentino di Sardegna “Le vie dell’uva”: 2,99 euro (3 / 5)
Lacryma Christi rosso “Le vie dell’uva”: 4,50 euro (3,5 / 5)
Sauvignon “Le vie dell’uva”: 4,99 euro (3 / 5)
Valpolicella Ripasso “Le vie dell’uva”: 5,99 euro (3 / 5)
Vino Nobile di Montepulciano “Le vie dell’uva”: 6,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Bennet, dal 3 al 12 dicembre – “l villaggio del Natale – Magiche occasioni – Sotto costo” Morellino di Scansano Doc La Mora: 3,90 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Aragosta: 3,40 euro (3 / 5)
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Valdo: 3,90 euro (3,5 / 5)
Spumante Dolce Gancia: 1,98 euro (3 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc Duchessa Lia: 3,90 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Le Terre: 4,54 euro (3,5 / 5)
Vino rosso Glicine Corvo: 3,98 euro (3 / 5)
Spumante Brut Anniversay Bosca: 1,95 euro (2 / 5)
Spumante Moscato Tosti: 2,79 euro (3 / 5)
Spumante Brut Muller Thurgau Dolomiti Igt Cavit: 3,28 euro (3,5 / 5)
Spumante Metodo Classico Santa Cristina: 6,29 euro (3,5 / 5)
Volantino Bennet, dal 26 novemre al 9 dicembre – “Il villaggio del Natale – Montagne di dolcezza” Spumante Moscato La Versa: 3.90 euro (3,5 / 5)
Spumante millesimato Cuvée Colli di Soligo: 2,40 euro (3 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Sant’Orsola: 2,70 euro (2,5 / 5)
Spumante millesimato Ca’ Neri, Bottega: 2,90 euro (2,5 / 5)
Spumante Gran Dessert Duchessa Lia: 2,90 euro (2 / 5)
Prosecco Doc Treviso Rocca del Doge: 2,98 euro (3 / 5)
Champagne Veuve Aufray: 14,90 euro (4 / 5)
Grecanico La Fogliata: 1,99 euro (2,5 / 5)
Rosso Toscana Igt Santa Cristina: 4,90 euro (4 / 5)
Dolcetto d’Alba Fontana Fredda: 6,90 euro (4,5 / 5)
Volantino Carrefour Market, dal 1 al 13 dicembre – “Sconti fino al 50%” Prosecco Doc Bio Porta dei Dogi: 4,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 4,99 euro (3,5 / 5) “Carta Spesamica”
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Spinelli: 2,99 euro (5 / 5) “Carta Spesamica”
Lambrusco di Sorbara o di Castelvetro Doc Chiarli: 2,99 euro (3 / 5) “Carta Spesamica”
Rosso o Bianco Igt Le due Arbie Dievole: 5,90 euro (4,5 / 5) “Carta Spesamica”
Prosecco Doc Campo del Passo: 2,99 euro (3 / 5) “Carta Spesamica”
Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut Docg Jeio: 6,90 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Brut La Rocchetta: 11,89 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Tralcio Antico: 2,99 euro (3 / 5)
Volantino Carrefour Market, dal 1 al 24 dicembre – “Il Natale che vorrei” Merlot Hofstatter: 8,90 euro (5 / 5) “Carta Spesamica”
Trentodoc Brut Terre d’Italia: 7,90 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt Del pompiere Schiopetto: 10,90 euro (5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Masciarelli: 7,90 euro (5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Tenuta Friggiali: 19,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Satén Castelfaglia: 11,90 euro (5 / 5)
Falanghina del Sannio Doc Feudi di San Gregorio: 7,49 euro (5 / 5)
Champagne Charles Lafitte: 18,90 euro (5 / 5)
Prosecco Extra Dry o Dry Bellussi: 6,89 euro (4,5 / 5)
Franciacorta Extra Brut Catturich Ducco: 9,89 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Bio Mionetto: 7,89 euro (3,5 / 5)
Trentodoc Cesarini Sforza: 9,79 euro (5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Oro puro Valdo: 11,59 euro (4,5 / 5)
Champagne Rosè Philipponat: 47,90 euro (5 / 5)
Champagne Brut Laurent Perrier: 35,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Brut o Satén Principe di Franciacorta: 11,90 euro (4 / 5)
Pinot Grigio Doc Santa Margherita: 6,19 euro (5 / 5)
Sicilia Doc Chardonnay Chiaramonte Firriato: 7,90 euro (5 / 5)
Greco di Tufo Docg Feudi di San Gregorio: 8,90 euro (5 / 5)
Roero Arneis Docg Colle Rosa Araldica: 5,59 euro (3,5 / 5)
Alto Adige Doc Chardonnay Hofstatter: 8,29 euro (5 / 5) “Carta Spesamica”
Rosso di Montefalco Doc Vignabaldo: 4,99 euro (3,5 / 5) “Carta Spesamica”
Barolo Docg Fontanafredda: 16,90 euro (5 / 5)
Amarone della Valpolicella Classico Docg Villa Mondi, Terre d’Italia: 18,90 euro (4 / 5)
Primitivo di Manduria Doc Tenute Rubino: 6,29 euro (5 / 5)
La Segreta Rosso o Bianco Planeta: 6,99 euro (5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso Illuminati: 4,49 euro (5 / 5)
Passito di Pantelleria Dop Carlo Pellegrino: 11,90 euro (5 / 5) “Carta Spesamica”
Volantino Carrefour, dal 1 al 13 dicembre – “Sconti fino al 50%” Prosecco Doc Bio Porta dei Dogi: 4,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Bio Tralcio Antico: 3,20 euro (3 / 5)
Prosecco Treviso Extra Dry: 3,29 euro (3,5 / 5)
Cuvee 15.96 bianco Igt Volpe Pasini: 6,99 euro (4,5 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 4,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso Illuminati: 4,49 euro (5 / 5)
Pinot Grigio Provincia di Pavia Igt Terre Passeri 2,69 euro (2 / 5)
Spumante Rocca dei Forti Brut o Dolce: 1,99 euro (2 / 5)
Volantino Carrefour, dal 1 al 24 dicembre – “Il Natale che vorrei” Merlot Hofstatter: 8,90 euro (5 / 5)
Trentodoc Brut Terre d’Italia: 7,90 euro (3,5 / 5)
Champagne Louis Roederer: 39.90 euro (5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Mionetto: 12,90 euro (4,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt Schiopetto: 10,90 euro (5 / 5)
Trentodoc Rosè Ferrari: 13,90 euro (5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Masciarelli: 7,90 euro (5 / 5)
Campofiorin Veneto Igt Masi: 10,90 euro (4,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Tenuta Friggiali: 19,90 euro (5 / 5)
Bolgheri Doc Le Colonne: 13,90 euro (4,5 / 5)
Franciacorta Blanc de Blanc Castelfaglia: 11,90 euro (4,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Leone Tasca d’Almerita: 9,90 euro (5 / 5)
Falanghina del Sannio Doc Feudi di San Gregorio: 7,49 euro (5 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer Kossler: 8,70 euro (5 / 5) “Carta Spesamica”
Champagne Charles Lafitte: 18,90 euro (5 / 5)
Champagne Brut Laurent Perrier: 35,90 euro (5 / 5)
Franciacorte Max Rosè Berlucchi: 11,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Extra Brut Ducco Catturich: 9,89 euro (5 / 5)
Cuvée Prestige Brut Bellussi: 7,90 euro (4,5 / 5)
Trentodoc Brut Altemasi: 8,90 euro (5 / 5)
Champagne Rosè Philipponat: 47,90 euro (5 / 5)
Metodo Classico I Fondatori: 12,90 euro (4 / 5)
Collio Doc Friulano Schiopetto: 15,69 euro (5 / 5)
Sicilia Igt Anthilia Donnafugata: 6,90 euro (5 / 5)
Sicilia Doc Chardonnay Chiaramonte Firriato: 7,90 euro (5 / 5)
Alsace Pinot Gris Cave de Turckheim: 6,90 euro (4 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer Nals Margreid: 7,99 euro (5 / 5)
Lugana Dop Terre d’Italia Villa Mondi: 6,29 euro (3,5 / 5)
Vermentino Toscana Igt Cala Forte Frescobaldi: 5,99 euro (3,5 / 5)
Barolo Docg Fontanafredda: 16,90 euro (5 / 5)
Amarone della Valpolicella Docg Costanera Masi: 29,90 euro (5 / 5)
Taurasi Docg Radici Mastrobernardino: 19,90 euro (5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc Zama Illuminati: 15,90 euro (5 / 5)
Montefalco Sagrantino Docg La Campana Cecchi: 8,90 euro (5 / 5)
Alto Adige Doc Pinot Nero Koessler: 7,90 euro (5 / 5) “Carta Spesamica”
Barbera d’Asti Superiore Docg Terre d’Italia: 5,49 euro (3,5 / 5) “Carta Spesamica”
Primitivo di Manduria Doc Terre d’Italia: 7,90 euro (3,5 / 5) “Carta Spesamica”
Brunello di Montalcino Docg Banfi: 22,80 euro (5 / 5)
Chianti Classico Docg Dievole: 12,50 euro (5 / 5)
Moscato d’Asti Terre d’Italia: 4,39 euro (3,5 / 5) “Carta Spesamica”
Sicilia Igt Zibibbo Ivam: 4,99 euro (3,5 / 5)
Passito di Pantelleria Dop Pellegrino: 11,90 euro (5 / 5)
Passito di Pantelleria Dop Kufùrà Terre d’Italia: 15,10 euro (5 / 5) “Carta Spesamica”
Volantino Coop, dal 26 novembre al 6 dicembre – “Conviene” Chianti Docg Loggia dei Fiori: 2,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg La Gioiosa: 5,49 euro (3 / 5)
Langhe Nebbiolo Doc Le Calende: 4,95 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Docg Duchessa Lia: 2,99 euro (3 / 5)
Morellino di Scansano Docg Cantina del Morellino: 4,49 euro (4,5 / 5) “Solo per i soci”
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,29 euro (3,5 / 5)
Volantino Coop, dal 26 novembre al 31 dicembre – “Il regalo di Natale Coop” -25% su tutta la linea vini “Fior fiore Coop” (3,5 / 5)
Volantino Conad, dal 30 novembre al 9 dicembre – “Sotto costo” Spumante Rocca dei Forti Dolce o Brut: 1,99 euro (2 / 5)
Piemonte Doc Moscato Cantine Volpi: 4,90 euro (4 / 5)
Vigneti delle Dolomiti Igt Muller Thurgau Santa Margherita: 3,99 euro (4 / 5)
Terre Siciliane Igt Corvo rosso o Glicine: 3,99 euro (3,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Nero d’Avola Li Raci: 2,99 euro (3 / 5)
Salento Igt Primitivo Li Tamarici: 2,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Alto Borgo: 8,90 euro (3,5 / 5)
Champagne Veuve Cliquot Ponsardin: 24,90 euro (5 / 5)
Trentodoc Rotari: 6,90 euro (5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore La Gioiosa: 4,99 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Ca’ Val: 4,90 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Brut Villa Folini: 3,99 euro (3 / 5)
Volantino Conad, dal 10 ad 24 dicembre Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Mionetto: 5,90 euro (3,5 / 5)
Champagne Imperial Moet & Chandon: 24,90 euro (5 / 5)
Champagne Cordon Rouge G.H. Mumm: 19,90 euro (5 / 5)
Trentodoc Ferrari: 8,90 euro (5 / 5)
Asti Docg Cinzano: 3,99 euro (3 / 5)
Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg La Gioiosa: 8,90 euro (3 / 5)
Spumante Pinot di Pinot Gancia: 2,99 euro (2,5 / 5)
Spumante Cinzano Dolce o Secco: 2,99 euro (2 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg Ca’ Val: 4,90 euro (3,5 / 5)
Pantelleria Doc Liquoroso Pellegrino: 4,90 euro (3,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Campone Frescobaldi: 16,90 euro (4,5 / 5)
Spumante Vigneti delle Dolomiti Igt Muller Thurgau Costalta: 3,49 euro (3,5 / 5)
Tentino Doc Pinot Grigio Costalta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Alba Superiore Doc Miniato: 4,90 euro (3,5 / 5)
Amarone della Valpolicella Docg Bolla: 18,90 euro (4,5 / 5)
Volantino Esselunga, dal 3 al 16 dicembre – “Buone offerte e felice convenienza” Trentodoc Ferrari: 9,20 euro (5 / 5)
Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg Le Fade: 3,99 euro (5 / 5) “Sconto Fidaty”
Chardonnay Terresomme: 2,70 euro (3 / 5) “Sconto Fidaty”
Passerina o Montepulciano d’Abruzzo Citra: 2,95 euro (3,5 / 5) “Sconto Fidaty”
Soave La Cappuccina: 3,49 euro (3,5 / 5) “Sconto Fidaty”
Grecanico o Syrah Nadarìa, Cusumano: 1,92 euro (5 / 5) “Sconto Fidaty”
Rosato di Provenza Mas Audibert: 7,90 euro (4 / 5)
Pinot Grigio o Cabernet Sauvignon Fantinel: 6,98 euro (4 / 5)
Chardonnay o Shiraz Yellow Tail: 4,19 euro (4 / 5) “Sconto Fidaty”
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro secco o amabile Cavicchioli: 1,95 euro (3,5 / 5) “Sconto Fidaty
Amarone della Valpolicella Docg Rocca Alata: 11,20 euro (4,5 / 5)
Barolo Docg Conte di Zanone: 9,90 euro (4,5 / 5)
Moscato Batasiolo: 3,07 euro (3,5 / 5) “Sconto Fidaty”
Chianti Docg Villa di Monte: 2,49 euro (3 / 5) “Sconto Fidaty”
Morellino di Scansano Docg Mantellassi: 3,95 euro (5 / 5) “Sconto Fidaty”
Negroamaro Cantina Due Palme: 1,99 euro (3,5 / 5) “Sconto Fidaty”
Carignano del Sulcis Calasetta: 4,19 euro (5 / 5) “Sconto Fidaty”
Volantino Famila, dal 3 al 12 dicembre – “Sottocosto” Prosecco Doc Magre Valdo: 2,69 euro (3,5 / 5)
Asti Spumante Docg dolce Le vie dell’uva: 3,99 euro (3 / 5)
Chianti Doc Le vie dell’uva: 2,49 euro (3 / 5)
Trentodoc Rotari: 6,59 euro (5 / 5)
Moscato Spumante Tosti: 2,59 euro (3,5 / 5)
Volantino dal 4 al 13 dicembre – “Sottocosto” Sangiovese Tenuta Amalia: 1,99 euro (2,5 / 5)
Alto Adige Pinot Nero Le vie dell’uva: 7,92 euro (3,5 / 5)
Pecorino Igt La Piuma: 2,19 euro (3 / 5)
Colli Bolognesi Doc Pignoletto Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Lacrima di Morro d’Alba Doc Badiali: 2,69 euro (3 / 5)
Rosso Rubicone Igt Aulente San Patrignano: 4,99 euro (3,5 / 5)
Verdicchio Santa Barbara: 3,49 euro (3 / 5)
Offida Doc Passerina Moncaro: 3,90 euro (3,5 / 5)
Falanghina del Sannio Doc Mastrobernardino: 6,32 euro (5 / 5)
Pinot Grigio Santa Margherita: 5,90 euro (5 / 5)
Amarone della Valpolicella Docg Sartori: 16,90 euro (5 / 5)
Sangiovese Superiore Beccafico: 3,83 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Melini: 3,59 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Mora: 4,42 euro (4,5 / 5)
Spumante Anniverary Bosca: 1,99 euro (2 / 5)
Asti Spumante Docg Le vie dell’uva: 3,29 euro (3 / 5)
Spumante Millesimanto Chateau Blanc: 2,44 euro (2 / 5)
Prosecco Docg La Gioiosa: 4,87 euro (3 / 5)
Franciacorta Satèn Duca Diseo: 8,90 euro (3,5 / 5)
Champagne brut Lamotte: 16,50 euro (4,5 / 5)
Volantino Gulliver, dal 4 al 14 dicembre – “Promoshow” Franciacorta Cuvée Imperiale Berlucchi: 9,90 euro (5 / 5)
Barbera Doc o Bonarda Doc Le Cascine: 2,49 euro (1,5 / 5)
Oltrepò Pavese Spumante Brut o Moscato Dolce Torrevilla: 3,89 euro (4 / 5)
Moscato d’Asti docg Duchessa Lia: 4,39 euro (3 / 5)
Prosecco Docg Col del Sole: 4,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Brut Castelfaglia: 10,49 euro (4,5 / 5)
Prosecco Doc Santa Margherita: 3,99 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Doc o Gutturnio Doc Valtidone: 2,49 euro (3,5 / 5)
Barbera o Dolcetto d’Alba Doc F.lli Giacosa: 4,69 euro (4 / 5)
Piemonte Albarossa Doc Calvesana: 2,99 euro (5 / 5)
Oltrepò Pavese Pinot Nero Giorgi: 5,49 euro (5 / 5)
Vini Frizzanti Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Volantino Il Gigante, dal 30 novembre al 9 dicembre – “Sottocosto” Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg Gran Cuvèe Coste Petrai: 4,99 euro (3,5 / 5)
Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc Comm. Pastori: 1,79 euro (1,5 / 5)
Trentino Doc Gewurztraminer Allegorie: 6,30 euro (4 / 5) “Blucard”
Cortese del Monferrato Doc Barlet Cantina del Monferrato: 3,39 euro (5 / 5) “Blucard”
Ortrugo Frizzante Doc Dante 25: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Pignoletto Frizzante Modena Doc Villa Cialdini Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Vernaccia di San Gimignano Docg Fattoria il Palagio: 3,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Terre di Chieti Igt Pecorino Sinello: 3,79 euro (4 / 5) “Blucard”
Vermentino di Sardegna Doc Cala dei Mori: 4,39 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Sicilia Doc Viogner Gurgò Cantine Paolini: 3,79 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Custoza Doc Nuve: 4,99 euro (4 / 5) “Blucard”
Soave Classico Doc Corte Menini Le Mandolare: 4,39 euro (5 / 5) “Blucard”
Lugana Doc Vigne di Gema: 6,29 euro (4,5 / 5) “Blucard”
Erbaluce di Caluso Docg Serchè Produttori del Monferrato: 3,49 euro (5 / 5) “Blucard”
Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore Extra Dry Porta Leone: 4,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Ortrugo dei Colli Piacentini Doc La Valorosa: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Brunello di Montalcino Docg Campone Frescobaldi: 14,99 euro (4,5 / 5) “Blucard”
Rosso di Montalcino Doc Poggio Salvi: 7,99 euro (5 / 5) “Blucard”
Barolo Docg Produttori Portacomaro: 14,99 euro (4,5 / 5) “Blucard”
Sicilia Doc Nero d’Avola Gurgò Cantine Paolini: 3,79 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Sagrantino Montefalco Docg Guado alle Chiavi: 8,49 euro (4 / 5) “Blucard”
Amarone della Valpolicella Docg Pagus Bisano, Cantina di Verona: 15,59 euro (5 / 5) “Blucard”
Spanna Doc Il Massoroccato: 4,99 euro (4 / 5) “Blucard”
Bonarda Doc Comm. Pastori: 2,99 euro (1,5 / 5) “Blucard”
Gutturnio frizzante Doc La Valorosa: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Maremma Toscana Doc Pian del buttero Petracchi: 4,49 euro (4 / 5) “Blucard”
Rosso di Montepulciano Doc Vecchia cantina di Montepulciano: 2,79 euro (4,5 / 5) “Blucard”
Dolcetto D’alba Doc Sansilvestro: 3,89 euro (4,5 / 5) “Blucard”
Barbera del Monferrato Superiore Docg Serchè: 3,99 euro (5 / 5) “Blucard”
Grignolino Doc Barlet Monferrato: 3,39 euro (4 / 5) “Blucard”
Nebbiolo d’Alba Doc Produttorio di Portacomaro: 4,99 euro (4 / 5) “Blucard”
Valpolicella Ripasso Docg Pagus Bisano, Cantina di Verona: 6,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Lambrusco Grasparossa Doc Il Baluardo Chiarli: 2,99 euro (4,5 / 5) “Blucard”
Chianti Docg Piandaccoli: 4,99 euro (5 / 5) “Blucard”
Chianti Riserva Docg Le Pieve: 3,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Chianti Classico Docg Il Palagio: 4,79 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Vino Nobile di Montepulciano Docg Vecchia Cantina di Montepulciano: 5,49 euro (5 / 5) “Blucard”
Merlot Toscana Igt Colle al Sasso Petracchi: 3,89 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Rosso di Montefalco Doc Ligajo: 4,49 euro (4 / 5) “Blucard”
Roscio Amerino Rosso Igp Castello delle Regine: 3,89 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Sinello: 3,89 euro (5 / 5) “Blucard”
Susumaniello Salento Igp Selezione Luigi Guarini: 4,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Primitivo di Manduria Doc Selezione Luigi Guarini: 4,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Cirò Rosso Classico Superiore Doc Riserva Caparra & Siciliani: 3,99 euro (5 / 5) “Blucard”
Nero d’Avola Sicilia Doc Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Roero Arneis Docg Produttori di Portacomaro: 4,99 euro (4,5 / 5) “Blucard”
Chardonnay Igt Provincia di Pavia Comm. Pastori: 2,99 euro (1,5 / 5) “Blucard”
Ribolla Gialla Igt Borgo dei Vassalli: 4,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Vermentino di Toscana Igt Cala Forte Frescobaldi: 4,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Bianco Vergine della Valdichiana Doc Vecchia Cantina di Montepulciano: 2,79 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Bianco d’Ameria Igp Castello delle Regine: 3,89 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Verdicchio Castelli di Jesi Classico Doc Monte Schiavo Villa Le Querce: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Greco di Tufo Docg Conti Uttieri: 4,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Colomba Platino Igt Duca di Salaparuta: 7,19 euro (5 / 5) “Blucard”
Grillo Sicilia Doc Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Sangiovese Rosato Toscana Igt Vecchia Cantina: 2,79 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Rosè Toscana Igt Cala Forte Frescobaldi: 5,59 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Alta Langa Docg Brut Metodo Classico, San Silvestro Vini: 7,99 euro (5 / 5) “Blucard”
Spumante Brut Muller Thurgau Trentino Allegorie, Concilio: 4,49 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Prosecco Doc Extra Dry Aneri: 5,49 euro (5 / 5) “Blucard”
Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Dry Docg Coste Petrai: 7,49 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Spumante Millesimato Brut Porta Leone: 2,99 euro (3,5 / 5) “Blucard”
Volantino Iperal, dal 3 al 12 dicembre – “Sottocosto” Spumante Le Bollè bianco o rosè: 2,25 euro (3 / 5)
Prosecco Docg Oro o Prosecco rosè Doc Valdo: 4,79 euro (3,5 / 5)
Cannonau o Vermentino di Sardegna Doc Dolianova: 3,10 euro (3,5 / 5)
Vino frizzante Tavernello bianco o rosato: 1,99 euro (3 / 5)
Vini assortiti Il Gaggio: 1,99 euro (1 / 5)
Chianti Oro, Chianti Riserva Docg o Orvieto Docg Piccini: 4,29 euro (5 / 5)
Volantino Iper La grande I, fino al 6 dicembre – “Grande gusto” Chianti Docg “Arancio” Piccini: 2,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc o Spumante Pink Cuvèe Terre Nadin : 3,99 euro (3 / 5)
Prosecco Treviso Doc rosè Gasparetto: 3,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc o Frizzante tappo spago extra dry Gasparetto: 2,99 euro (3,5 / 5)
Pecorino spumante Brut Bio Zetis: 3,99 euro (3,5 / 5)
Soave Doc spumante extra dry Villa degli Olmi: 2,59 euro (3 / 5) “Carta vantaggi”
Nero d’Avola o Grillo Sicilia Doc Rapitalà: 3,99 euro (5 / 5)
Falanghina del Sannio Doc Mastrobernardino: 5,99 euro (5 / 5)
Spumante Blanc de Blanc Terre Nadin: 2,99 euro (3 / 5)
Cannonau o Vermentino di Sardegna Desigio Doc Cantina Pedres: 3,89 euro (3 / 5)
Terre Siciliano Igt bianco o rosso Corvo: 3,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Plumbago o Alastro Sicilia Doc Planeta: 7,90 euro (5 / 5)
Primitivo di Manduria o Negroamaro Notte Rossa: 5,49 euro (5 / 5) “Carta vantaggi”
Chianti superiore Docg La Rupe: 4,19 euro (5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc San Silvestro: 4,49 euro (4,5 / 5) “Carta vantaggi”
Morellino di Scansano Docg Sigillo Rosso Piccini: 4,49 euro (5 / 5)
Cabernet o Merlot Toscana Igt I Rovi: 4,19 euro (3,5 / 5)
Bonarda o Barbera Le Cascine: 1,99 euro (1,5 / 5) “Carta vantaggi”
Valpolicella Doc Classico Superiore La Sorte: 4,49 euro (3,5 / 5)
Friulano Doc o Refosco Igt Borgo Canedo: 2,99 euro (3,5 / 5)
Valpolicella Ripasso Classico Superiore Doc Bolla: 5,90 euro (3,5 / 5) “Carta Vantaggi”
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro secco o amabile Righi: 2,49 euro (3,5 / 5) “Carta Vantaggi”
Volantino IperCoop, fino al 18 dicembre – “Sconti fino al 50” Franciacorta Cuvée Imperiale Berlucchi: 8,29 euro (5 / 5)
Prosecco Docg Extra dry Bolla: 3,69 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Docg, Monferrato Chiaretto, Piemonte Cortese, Bonarda o Chardonnay Doc Poggio Mandrina: 2,59 euro (3 / 5)
Spumante Moscato Duchessa Lia: 2,69 euro (3 / 5)
Barbaresco Docg Basarin Giacosa Leone: 11,49 euro (4 / 5)
Spumante Rocca dei Forti: 2,15 euro (2 / 5)
Bonarda, Muller Thurgau o Sauvignon Blanc Le Cascine: 1,99 euro (1,5 / 5)
Trentino Doc Muller Thurgau Mezzacorona: 3,49 euro (3,5 / 5) “Sconto soci”
Rosso Toscana Igt Banfi: 3,99 euro (4 / 5) “Sconto soci”
Volantino IperCoop, dal 23 novembre al 31 dicembre – “Eccellenze enogastronomiche” -25% su tutta la liena vini Fior fiore coop (3,5 / 5)
Volantino Mercatò Big, dal 30 novembre al 9 dicembre – “Il nostro imperdibile sottocosto” Vino Botte buona, vari tipi: 1,25 euro (3 / 5)
Roero Arneis Terredavino: 3,69 euro (3,5 / 5)
Prosecco Zonin: 2,89 euro (3,5 / 5)
Fresa d’Asti Duchessa Lia: 3,90 euro (3 / 5)
Dolcetto d’Alba Terre del Barolo: 2,99 euro (3 / 5)
Glicine bianco Corvo: 3,99 euro (3,5 / 5)
Turà Igt Lamberti: 2,09 euro (3 / 5)
Langhe Favorita Sartirano: 2,99 euro (3,5 / 5)
Piemonte Doc Moscato Capetta: 3,19 euro (3,5 / 5)
Asti Spumante Martini: 4,19 euro (4,5 / 5)
Spumante Pinot di Pinot Gancia: 3,09 euro (2,5 / 5) “Fadelitycard”
Prosecco Valdobbiadene Docg La Gioiosa: 4,39 euro (3 / 5) “Fidelitycard”
Bracchetto d’Acqui Le vie dell’uva: 3,90 euro (3,5 / 5)
Volantino Pam “Grandi Occasioni”, fino al 16 dicembre
Spumante Trento Doc, Cesarini Sforza: 6,99 euro (5 / 5)
Prosecco Superiore Docg Valdobbiadene millesimato: 3,99 euro (3 / 5)
Vini Igp Terre Siciliane (6 bottiglie): 9,96 euro (2,5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla, Astoria: 2,99 euro (3 / 5)
Vini Doc Vigneti Romio, Caviro: 2,99 euro (4 / 5)
Spumante Muller Thurgau, Cavit: 3,29 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Alba Doc, Terredavino: 3,50 euro (3,5 / 5)
Vini Doc Sicilia Kinisia, Cantine Birgi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini toscani Collezione Oro, Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Vigneti delle Dolomiti Igt Muller Thurgau Santa Margherita: 3,99 euro (4 / 5)
Vini Friuli Colli Orientali Lis Cretis, Tenimenti Civa: 4,99 euro (4,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Sensi: euro (3,5 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc La Sogara, Cottini Spa: 4,99 euro (4 / 5)
Volantino Tigros, dall’1 al 9 dicembre – “Grandi Marche” Prosecco Zonin: 2 pezzi 6,00 euro (3,5 / 5)
Spumante Maximilian I Muller Thurgau Durello o Garda: 2,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Traviso Maschio: 3,69 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg Dal Bello: 4,79 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg o Prosecco Rosè Doc La Gioiosa: 4,99 euro (3 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg Ca’ Val: 5,58 euro (3,5 / 5)
Trentodoc Rotari Brut o Rosè: 6,90 euro (5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Ca’ Val: 6,90 euro (3,5 / 5)
Metodo Classico Oltrepò Pavese Docg Tenuta San Zeno: 6,90 euro (3,5 / 5)
Trentodoc Cesarini Sforza: 7,99 euro (5 / 5)
Cartizze Docg Mionetto: 11,90 euro (4,5 / 5)
Franciacorta Villa Brut o Satèn Villa Crespia: 12,90 euro (5 / 5)
Barbare Pavia Igt o Bonarda Oltrepò Doc F.lli Maggi: 1,49 euro (0,5 / 5)
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“Vecchio bottiglione, quanto tempo è passato. Quanti ricordi fai rivivere tu, quante canzoni…”. Avesse avuto una colonna sonora, quella dell’incontro “Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento” avrebbe suonato, più o meno, così. A dire che sulla tavola degli italiani torna di moda il bottiglione da 1,5 litri, ancor più di quanto crescano i vini di fascia alta, è una ricerca condotta da Iri sugli acquisti di vinial super – ovvero nel canale Gdo – nei primi 10 mesi del 2020.
Un focus sui riflessi dell’emergenza Covid-19 sui consumi di vino “pop” e non solo nel Bel paese, in un periodo segnato da misure restrittive che hanno coinvolto quasi esclusivamente l’Horeca, lambendo solo di striscio alcune insegne del retail, in alcune regioni (vedi il clamoroso caso della Lombardia).
Inevitabile, dunque, la crescita della Gdo. Ma fino a che punto? A rispondere, durante l’incontro digital organizzato nell’ambito di Wine2Wine – Vinitaly 2020, è stato Virgilio Romano, Business Insight Director di Iri.
La crescita rispetto al 2019 è stata del 5,3% per il vino fermo e del 10,4% per gli spumanti. In leggera crescita i prezzi medi registrati a scaffale nei primi 10 mesi del 2020: +1,4%. La crescita maggiore del segmento si è registrata nel primo semestre, che non a caso è coinciso con il primo lockdown da Coronavirus.
A luglio, agosto e settembre, il trend si è riallineato non solo al 2019, ma agli anni precedenti. La seconda ondata di positivi al Covid-19, a ottobre è coinciso col nuovo balzo in avanti del vino al supermercato, rispetto all’anno precedente. Curva del virus e Horeca ridotto all’osso, insomma, hanno inciso sulle performance enologiche della Grande distribuzione.
Il dato complessivo recisa un + 6,9% a valore + 5,3% a volume, nei primi 10 mesi del 2020. Nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno, gli italiani hanno acquistato 20 milioni di litri in più rispetto a 2019 in Gdo.
Cifre sbalorditive anche per gli spumanti, tra croce e delizia: le bollicine italiane vendute dai retailer, sempre secondo la ricerca Iri, sono riuscite a ribaltare il dato negativo (2 milioni di litri in meno) del periodo pasquale (meno aggregazione, meno feste in famiglia, meno brindisi a causa di Covid-19 e relativi Dpcm) e sarebbero in corsa per il record assoluto di consumi in questo 2020.
Curiosa anche la crescita del libero servizio piccolo, ovvero dell’acquisto a scaffale in punti vendita di superficie compresa tra i 100 e i 400 metri quadrati: questo il “cluster” che è cresciuto di più, grazie alla presenza di numerosi punti vendita nei centri urbani, facilmente raggiungibili anche a fronte delle misure restrittive.
Il libero servizio piccolo, grazie alla pandemia cresce del 3,2% da inizio anno. Quanto alle categorie merceologiche, sono i vini da tavola quelli che hanno registrato l’incremento maggiore delle vendite. Al contempo, le prime cinque categorie prezzo (a partire dal top di gamma) sono quelle che hanno perso di più.
Crescono in misura maggiore – e questa è una buona notizia per il potenziale ingresso in Gdo di vini sino ad ora riservati esclusivamente all’Horeca dalle cantine italiane – i vini tra i 3 e i 10 euro, quelli cioè nella pancia dell’assortimento di un supermercato medio.
Alto trend positivo quello della marca del distributore (Mdd), ovvero la Private label. Le insegne che vi hanno investito negli ultimi anni (Coop e Gruppo Selex, per citarne due) hanno registrato durante i primi 10 mesi del 2020 la crescita più alta assoluta: + 8,7% vino e + 10,8% gli spumanti. Tra i formati, a colpire è la crescita del bottiglione: + 29,6% il formato da 1,50 litri, in calo vertiginoso negli ultimi 10 anni.
La ricerca presentata da Virgilio Romano ha messo in luce anche l’aumento delle vendite online. Lo studio condotto da Iri con l’Università Cattolica di Milano ha dimostrato che il 52,1% degli acquisti sul canale è stato compiuto per la prima volta assoluta da molti utenti durante la pandemia.
Tra questi, la metà continuerà a fare acquisti online. L’e-commerce pesava nel 2019 lo 0,6% delle vendite di vino: nei primi dieci mesi del 2020 vale l’1,1%. Un dato che le imprese del settore più attente non possono più mettere sotto lo zerbino. Se non altro in un ottica di diversificazione, resa ancora più necessaria dalle chiusure dell’Horeca, a livello internazionale.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La Grande distribuzione, ovvero il mondo dei supermercati, apre le porte alle etichette di vino Horeca, ovvero a quei vini top di gamma sin ora riservati dalle cantine italiane a enoteche e ristorazione. È quanto emerge dall’incontro online andato in scena a Wine2Wine, versione digitale di Vinitaly 2020.
Una necessità già prospettata dal nostro network di testate (Vinialsupermercato.it e WineMag.it, incentrate rispettivamente su Gdo e Horeca) in occasione del primo lockdown, attraverso la proposta di un “Patto sul Vino in Gdo” che coinvolgesse realtà produttive sin ora escluse della distribuzione moderna.
Ospiti del dibattito, intitolato “Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento”, oltre a Virgilio Romano dell’Istituto di Ricerca IRI, anche Mirko Baggio, Responsabile vendite Gdo di Villa Sandi e membro di Federvini ed Enrico Gobino, Marketing Director del Gruppo Mondodelvino e membro di Unione Italiana Vini.
Per il Retail: Gianmaria Polti, Responsabile Beverage – Carrefour; Alessandra Corsi, Direttore marketing dell’offerta e Mdd – Conad; Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre, Bevande Alcoliche Coop Italia e Fabio Sordi, Direttore commerciale del Gruppo Selex.
Alla base della conferma dell’apertura della Grande distribuzione nei confronti delle etichette Horeca ci sono i dati di vendita del vino italiano nei supermercati, durante i primi 10 mesi del 2020.
Come sottolineato dalla ricerca Iri presentata da Virgilio Romano, a subire l’incremento maggiore dall’inizio dell’emergenza Covid-19 sono stati i vini di fascia medio alta, con un prezzo compreso tra i 3 e i 10 euro.
Importante, più in generale, l’incremento a valore rispetto al 2019 (+6,4%) e in volume (+5,4%), che portano ad oltre il 50% il dominio della Gdo tra i player della distribuzione (l’online è cresciuto sino a quota 1,1%).
Come già dichiarato a WineMag.it il 9 maggio, il category Francesco Scarcelli ha ribadito la disponibilità di Coop a trattare con le cantine italiane sino ad ora concentrate sull’Horeca, a patto che “il rapporto sia duraturo e ci si concentri sulla creazione di dinamiche a medio lungo periodo”.
“Non abbiamo bisogno di ulteriori etichette dedicate dalle cantine alla Gdo – ha sottolineato – ma di etichette con una storicità e un nome già riconosciuto nell’Horeca, da poter mettere a scaffale. Sarà poi compito delle insegne valolizzarle a dovere, in primis sul fronte di un prezzo congruo”.
“La nostra esperienza con la marca privata ‘Fior Fiore Coop’, del resto, che con Amarone, Brunello e Barolo supera i 25 euro, ci dimostra che il consumatore è disposto a spendere per vini di cui conosce la tradizione e il valore”, ha precisato Scarcelli.
Dello stesso parere Gianmaria Polti di Carrefour: “Stiamo assistendo a un trade-up degli acquisti, con i vini tra i 7 e i 10 euro che subiscono l’incremento maggiore nelle vendite. Per negoziare bisogna avere una controparte che, sino ad ora, è mancata: sono mancate le cantine blasonate, sempre rimaste diffidenti nei confronti della Grande distribuzione, a torto o ragione”.
“La pandemia – ha aggiunto Polti – ha cambiato gli scenari: oggi assistiamo all’avvicinamento di una buona parte di queste cantine alla Gdo, che non snobbano più questo canale in grado di svolgere un ruolo importante in questi mesi segnati dal Covid-19”.
Secondo Polti, “la negoziazione tra cantine e Grande distribuzione non deve più spaventare”. Una prova? “Nell’ultimo mese – ha sottoineato il category di Carrefour – abbiamo venduto più Prosecco Docg che Doc. Invito quindi le cantine operanti nell’Horeca ad avvicinarsi alla Gdo: il nostro scaffale ha già iniziato fare spazio a etichette importanti e siamo convinti di continuare su questa strada”.
Dello stesso avviso Alessandra Corsi di Conad: “Continueremo in questo trend – ha evidenziato – forti anche del fatto che sono i nostri clienti a chiederci sempre maggiore qualità, non solo nel segmento vino. Presto, di fatto, saranno presenti a scaffale nuove etichette precedentemente riservate da alcune cantine esclusivamente all’Horeca. Invito anche io le aziende a seguirci, dal momento che i consumatori sono ormai pronti a trovare vini di qualità in Gdo”.
Fabio Sordi di Selex: “I nostri category sono certificati sommelier – ha sottolineato – e siamo dunque abituati a considerare la qualità e non solo il prezzo. La vera sfida sarà quella di riuscire a comunicare con i clienti, con un linguaggio comprensibile anche dai non esperti e con degli scaffali sempre più leggibili“.
Positivi i riscontri dall’altra parte della barricata. “La Gdo in Italia è sempre stata vista con un po’ di snobismo – ha affermato Enrico Gobino di Mondodelvino Spa – un canale di serie B rispetto a quello tradizionale. Nel resto del mondo non è così”.
“Considerando la Gdo in ambito di diversificazione multicanale – ha aggiunto – molti potrebbero trarne beneficio, ma la Gdo deve venire incontro alle cantine sul fronte del rispetto del prezzo e di una ‘promozionalità’ non aggressiva, che preservino la storia di valore della singola etichetta”.
Mirko Baggio della veneta Villa Sandi ha confermato l’opinione del collega produttore: “L’ingresso delle etichette Horeca in Gdo è un argomento molto sentito. Il dato positivo della crescita dei vini tra i 7 e 10 euro dimostra che c’è sempre più spazio per le etichette di qualità nella Grande distribuzione. Ciò che paga, sempre più, è il rapporto qualità prezzo, non solo la mera logica del prezzo e della promo”. Si attendono dunque le prime mosse.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Bottiglie da vendere Le compriamo noi quella campagna che fa tremare Tannico
EDITORIALE – “Hai bottiglie da vendere? Le compriamo noi”. La campagna, lanciata da Tannico e tuttora online nella sezione “Vini da Collezione“, riguardava anche il Tignanello. Si tratta proprio del vino risultato falso, grazie a una semplice analisi comparativa delle etichette compiuta da un acquirente.
Stiamo creando bottiglia dopo bottiglia un catalogo speciale dedicato ai collezionisti del vino: sarà un piccolo caveau pieno di rarità e racchiuderà bottiglie preziose, etichette speciali e grandi annate dei bianchi, rossi, Champagne e spumanti più ricercati al mondo”, si legge sul sito di Tannico.
“Per realizzare questa selezione – precisa poi il management dell’enoteca online più vasta d’Italia – abbiamo bisogno del tuo aiuto. Se hai in cantina dei vini di pregio e vuoi venderli, o se sei un professionista del mondo Horeca e stai valutando di cedere parte del tuo magazzino, mettiti in contatto con noi. Specialmente se le etichette che hai sono fra queste:
Dom Pérignon
Cristal
Salon
Selosse
Giulio Ferrari
Ornellaia
Sassicaia
Masseto
Tignanello
Solaia
Gaja
Rinaldi
Bartolo Mascarello
Giuseppe Mascarello
Bruno Giacosa
Conterno
Montevertine – Pergole Torte
Nell’elenco, dunque, diversi brand di Champagne e Trento Doc, ma anche tanto Barolo e tanta Toscana, regione dalla quale proviene appunto il Tignanello dello scandalo. Insomma, il massimo dell’enologia italiana. Una campagna pompata anche sui social, habitat naturale di Tannico, che spesso ingaggia i cosiddetti (presunti) wine influencer italiani per veicolare i propri messaggi.
A sorprendere, tuttavia, è l’assenza del minimo avvertimento nei confronti di potenziali venditori truffaldini. Non un parola che ammonisca chi voglia provare l’affare, vendendo a Tannico una fregatura. Che so? Qualcosa tipo: “Le bottiglie saranno valutate dal nostro team di esperti”.
Nulla di nulla. Solo precisazioni, utili all’affare. Come la mail a cui scrivere in caso di possesso di una delle etichette di vecchie annate indicate (collezionisti@tannico.it) e la necessità di indicare “vino, annata, formato e quantità delle bottiglie che hai da vendere”, persino “allegando un file Excel”. Tutto bello, fino a che non succede l’irreparabile.
Fenomeni, quelli dell’intermediazione nella vendita di bottiglie pregiate, che incentivano la nascita di decine e decine di siti web, che si propongono per acquistare vecchie annate. Non mancano le iniziative di semplici privati, su siti di annunci generalisti.
Ma c’è anche chi lavora per abbattere il gap tra cliente e consumatore, come nel caso degli e-commerce che propongono la vendita diretta dal produttore, fornendo addirittura ai clienti spazi per conservare le sue bottiglie preferite e farle affinare in cantina dal produttore per 5, 10 o anche 15 anni. Il massimo della qualità, col massimo della tracciabilità di filiera.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
I ristoranti non sono luoghi di contagio i distributori Horeca contestano il Dpcm
Italgrob, la Federazione Italiana dei Distributori Horeca, si aggiunge al coro di contrarietà all’ultimo Dpcm del governo Conte: “Si scarica indebitamente solo su alcuni attori della scena economica italiana, già provata da questi mesi, la colpa dell’aumento dei contagi”.
“Nello specifico – continua Italgrob – i soggetti più colpiti e penalizzati con la chiusura dei locali alle 18.00 sono gli operatori del fuoricasa. Un settore fondamentale per l’economia italiana, oltre 350 mila aziende, un milione e duecentomila addetti e oltre a 4 mila aziende di distribuzione”.
Per la Federazione Italgrob e per la categoria dei distributori le imposizioni dell’ultimo Dpcm “sono inaccettabili, oltre ingiuste perché colpiscono un comparto che non è certo causa di contagio. Un comparto che ha seguito e applicato diligentemente i protocolli anticovid imposti dal Governo con l’avvio della Fase due, in seguito al primo lockdown”.
“Protocolli di sicurezza, sanificazioni effettuate, distanziamento, riduzione dei posti nella ristorazione non sono misure sufficienti?”, dichiara Vincenzo Caso, presidente di Italgrob.
Allora c’è da chiedersi a cosa siano serviti tutti gli investimenti fatti per adeguarsi agli stringenti protocolli di sicurezza. Gli aumenti dei contagi non sono dovuti ai locali Horeca, piuttosto c’è da interrogarsi sulle gestioni dei mezzi pubblici di trasporto eccessivamente pieni soprattutto nelle grandi città. Il settore Horeca non può pagare per le inefficienze di altri settori”.
L’Horeca, come tutto il settore turistico e dell’accoglienza, “non potrà sopportare a lungo una situazione del genere, nonostante gli aiuti promessi”.
“Attendiamo con ansia quanto dichiarato dal Presidente del consiglio Conte – dichiara Dino Di Marino, Direttore della Fededrazione Italgrob – per valutare e intervenire in merito. Molte aziende, lo ricordiamo, sono ancora in attesa di una parte della cassa integrazione dei mesi del precedente Lockdown”.
Le nuove sovvenzioni promesse, il cosiddetto ristoro, se e quando arriveranno non tengono in alcun conto delle criticità che con questo stop alle 18.00 graveranno i distributori Horeca. Vogliamo, pretendiamo che anche questi operatori abbiamo diritto alle sovvenzioni che il Governo metterà a disposizione”.
“Allo stesso tempo – conclude Di Marino – chiediamo di sospendere l’inutile chiusura alle 18.00 dei locali, non è anticipando le chiusure che si combatte il contagio, i locali del fuoricasa, come è stato anche dimostrato attraverso autorevoli studi, non sono luoghi di contagio, e i gestori italiani sono operatori attenti e responsabili. Penalizzare gestori e distributori con la chiusura anticipata non rende merito al lavoro che svolgono e al contributo che danno all’economia del Paese”.
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Un miliardo di euro di ulteriore perdita, dopo gli 8 miliardi già accumulati dall’inizio della pandemia. È la perdita stimata dai Grossisti Horeca, sulla base del nuovo Dpcm anti-Covid19. A stilare il bilancio è Maurizio Danese, presidente di GH – Grossisti Horeca, l’associazione che rappresenta le principali aziende italiane del food nel canale del ‘fuori casa’ (ristoranti, hotel, bar, ecc.), oltre alle mense collettive e catering.
“Dietro la ristorazione – commenta Danese – c’è una filiera di quasi 4 mila aziende e 58 mila dipendenti che con il Decreto in vigore da oggi accuserà ulteriori perdite per circa 1 miliardo di euro. Complessivamente, in questo annus horribilis il sistema distributivo nel canale horeca accuserà mancati introiti per oltre 8 miliardi di euro, pari a circa il 50% del proprio fatturato”.
Dietro alle saracinesche chiuse di bar e ristoranti ci siamo anche noi, e il Governo non potrà non tenerne conto nei piani di ristoro che sta redigendo. Chiediamo aiuti concreti e immediati”.
“Da marzo ad oggi – ha proseguito Danese – abbiamo garantito la tenuta del comparto con politiche aziendali-cuscinetto tra i produttori e il canale horeca; abbiamo sopperito alla mancanza di liquidità dei nostri clienti subendo anche importanti perdite su crediti, sostenendo così il settore”.
Questa seconda ondata – ha continuato il presidente di GH – non mette a rischio solo la nostra esistenza, ma anche quella di migliaia di piccoli produttori italiani, che rappresentano la grande maggioranza delle nostre provviste”.
“Il rischio di acquisizioni da parte di multinazionali straniere si sta moltiplicando e con il loro ingresso l’italianità a tavola ne uscirebbe stravolta. In questo periodo – ha concluso Maurizio Danese – ci sentiamo come portatori di vivande in trincee decimate da smart working e nuovi lockdown: se non ci salviamo tutti morirà un asset fondamentale dell’ospitalità made in Italy”.
Non solo. La crisi sta acuendo l’interesse della criminalità organizzata, le cui mani si allungano sugli esercizi commerciali in difficoltà. Secondo l’ultimo rapporto sulle agromafie, il volume d’affari delle organizzazioni malavitose si aggira sui 24,5 miliardi di euro in Italia, con attività che riguardano l’intera filiera agroalimentare.
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