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Ristoranti italiani all’estero, accordo Ice-Fipe Confcommercio per il Made in Italy

Ristoranti italiani all'estero, accordo Ice-Fipe Confcommercio per il Made in Italy

La rete dei ristoranti italiani nel mondo conta 2.218 locali certificati in 60 Paesi esteri, in 451 diverse città, per un totale di 250.875 coperti per pasto. Al loro fianco l’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), che ha stretto un accordo con Fipe-Confcommercio (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), «per valorizzare al meglio la ristorazione italiana e il suo ruolo promozionale all’estero».

L’iniziativa, presentata a Milano in occasione della fiera di settore Host, ha come obiettivo principale quello di «raccontare l’abilità con cui gli Chef trasformano prodotti di eccellenza, espressione del territorio e delle tradizioni regionali, nei piatti che diventano una vera e propria esperienza dell’agroalimentare made in Italy sia in Italia che all’estero».

CINQUE CHEF TESTIMONIAL

Cinque gli chef scelti come testimonial del progetto. Massimiliano Alajmo, Silvia Baracchi, Herbert Hintner, Claudio Sadler e Giuseppe Santoro saranno protagonisti di attività promozionali in Francia, Stati Uniti, Germania, Russia e Inghilterra.

Parteciperanno a eventi e fiere di settore, realizzando video che verranno promosse durante la settimana della cucina italiana nel mondo. «Tutto questo – spiegano Ice e Fipe Confcommercio – per mostrare al pubblico come, frequentando i ristoranti certificati, sia possibile vivere una esperienza gastronomica 100% italiana anche all’estero».

IL COMMENTO

«La ristorazione italiana – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – è da sempre un fiore all’occhiello dell’offerta agroalimentare del nostro paese, anche all’estero. Il suo ruolo di vetrina è assolutamente essenziale per la promozione del nostro stile di vita e dei prodotti di eccellenza che rendono possibile la realizzazione dei piatti che il mondo ci invidia».

Il progetto messo in piedi con ICE vuole valorizzare tutto questo, attraverso una serie di iniziative in Italia e all’estero che vedranno protagonisti alcuni tra i migliori chef. Tutelare il Made in Italy e promuovere il comparto della ristorazione, quale componente essenziale per il rilancio del settore del turismo, è necessario, soprattutto in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, nel pieno di una difficile ripresa dopo la crisi generata dalla pandemia».

«Agenzia Ice – aggiunge il direttore generale Roberto Luongo – è da sempre impegnata nel sostegno di progetti promozionali per il settore agroalimentare Made in Italy di cui la ristorazione italiana, nel nostro Paese e nel mondo, rappresenta uno straordinario veicolo di conoscenza e diffusione».

L’obiettivo di questo progetto è di sensibilizzare i clienti esteri sulla salubrità e genuinità dei prodotti agroalimentari del Made in Italy che potranno gustare presso l’autentica ristorazione italiana e le grandi catene di distribuzione organizzate estere con le quali abbiamo raggiunto numerosi accordi negli ultimi mesi al fine di rafforzare la presenza di prodotti Italiani già in assortimento e introdurre nuove aziende fornitrici».

«Questa iniziativa e molte altre che abbiamo in programma nei prossimi mesi – conclude il direttore generale di Ice, Roberto Luongo – rientrano nell’ambito del nostro sforzo a sostegno dell’export agroalimentare Italiano che, nonostante la crisi pandemica, ha fatto registrare una crescita del 10,42% nel primo semestre del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020».

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Appius 2015: la sesta “firma” di Hans Terzer sul gioiello di Cantina San Michele Appiano


MILANO –
Pablo Picasso diceva che “l’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità”. Citazione più che mai azzeccata per Appius 2015, sesta annata di uno dei vini simbolo di Cantina San Michele Appiano, che porta la firma del winemaker Hans Terzer. La quotidianità “spezzata” è innanzitutto quella altoatesina. Dopo aver presentato sin dagli esordi le nuove annate del suo gioiello nell’altrettanto sua Appiano (BZ), Cantina St. Michael-Eppan ha scelto in questo 2019 Milano.

Una decisione – quella concretizzatasi ieri sera a Palazzo Bovara – dettata dai lavori in corso per l’ammodernamento del sito produttivo da 2,5 milioni di bottiglie complessive annue, rese possibili da una rete di 330 soci viticoltori, che lavorano “come preziose formichine” – parola di Hans Terzer – ben 385 ettari di vigneto.

Secondo elemento di discontinuità? La scelta dell’accompagnamento culinario, affidato sino allo scorso anno allo chef stellato Herbert Hintner, “vicino di casa” di Cantina San Michele Appiano.

Giocando in trasferta, il presidente Anton Zublasing ha pescato dal cestello l’opzione esotica (l’unica in grado di non scontentare nessuno degli chef tradizionalmente ‘resident’ di Milano): quella di Wicky Priyan del Wicky’s, che ha letteralmente deliziato gli ospiti di Palazzo Bovara con i profumi e i sapori della sua deliziosa Innovative Japanese Cuisine.

Del resto, se di vino si parla, l’opera d’arte deve concretizzarsi nel calice. Non prima, però, di aver affascinato alla vista, ancora chiusa. La bottiglia di Appius 2015 si presenta di fatto con un elegantissimo mantello nero, con scritte e “spolverate” d’oro.

“Non tentate di fotografarla perché è impossibile”, scherza Hans Terzer dopo aver svelato la bottiglia, nascosta per tutta la sera sotto un telo scuro. Riflessi che hanno del metafisico, nel loro prendersi gioco dell’obiettivo delle fotocamere, prima di trovare la giusta inquadratura e angolatura.

Tempo che scorre mentre ci si rende che sì, la bottiglia è bella. Ma ciò che conta è fotografarne (e apprezzarne, poi) l’anima: il contenuto. Roba comunque per pochi “eletti”: solo 6 mila bottiglie, più “qualche grande formato”. Né tante né poche, per un’opera d’arte in “limited edition“.

LA DEGUSTAZIONE

E allora eccolo Appius 2015 finalmente nel calice, a concretizzare le aspettative di un Terzer “sempre più convinto che la via maestra sia quella di una cuvée di vini bianchi concentrata sullo Chardonnay, cui altre varietà bianche fanno da completamento”.

Dunque Chardonnay (55%), Pinot Grigio (20%), Pinot Bianco (15%) e Sauvignon (10%). L’anima nera della bottiglia si fa dorata e densa, d’un giallo paglierino luminoso, con riflessi verdolini lievissimi.

Intenso il naso, quasi esplosivo: racconta più che altro di un Sauvignon di immensa finezza, dalle note erbacee tenere come pochi riescono a coglierle, persino in Alto Adige. Gli fa da spalla il Pinot Bianco, coi suoi preziosi tintinnii agrumati.

A sentori più che altro “duri”, non possono che rispondere – per il principio dell’equilibrio – Pinot Grigio e Chardonnay, con la dosata grassezza che disegna la cifra stilistica di Terzer. Al palato una perfetta corrispondenza. È tutto un rincorrersi di note tropicali d’ananas, banana e mango, ma anche di albicocca e pesca.

Il sorso è al contempo morbido e verticale, vista la freschezza balsamica della mentuccia e della resina di pino, che giocano con la frutta e il sale. Il tutto prima di un finale lungo e asciutto, su ritorni intensi d’agrume e soluzione iodica. Punteggio: 96/100.

IL PROGETTO

La vinificazione di Appius 2015 avviene in botti di legno, così come la prima parte dell’affinamento, svolta in barrique e tonneaux per circa un anno. Segue poi un ulteriore affinamento di tre anni sui lieviti, in tini d’acciaio inox.

Il nome di fantasia “Appius” deriva dalla radice storica e romana di “Appiano”. Prima annata sei anni fa, con la vendemmia 2010, seguita da 2011, 2012, 2013 e 2014. Una cuvée che, anno dopo anno, vuol essere capace di rappresentare fedelmente il millesimo ed esprimere la creatività e la sensibilità del suo autore, Hans Terzer.

Anche il design della bottiglia e la sua etichetta sono reinterpretati di vendemmia in vendemmia. Lo scopo è di concepire una “wine collection” in grado di entusiasmare gli appassionati di vino di tutto il mondo.

Quest’anno la raffigurazione creativa di Appius, ideata e realizzata dai “Brand Performers” di Life Circus di Bolzano, esprime “un concetto d’insieme e il legame tra Natura e Persone, la coesione tra il Terroir, i viticoltori e la Cantina di San Michele Appiano”.

“Una primordiale nube di particelle – spiega un rappresentante dell’azienda – che racchiude l’incessante movimento e l’addensarsi di elementi come terra, acqua, luce, stagioni, e rappresenta la visione appassionata di ricerca verso l’eccellenza”.

Ma soprattutto, l’etichetta di Appius 2015 “permette una libera interpretazione, affinché ogni wine lovers possa averne un’intima ispirazione”. Prima di stappare la bottiglia, s’intende. Cin, cin.

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