Papa Francesco, morto oggi in Vaticano all’età di 88 anni, ha lasciato un’eredità spirituale e culturale che tocca anche il mondo del vino. Un legame mai banale, ricco di simbolismi e riferimenti concreti, che ha attraversato tutto il suo pontificato.
IL VINO COME SIMBOLO DI FESTA NELLA VISIONE DEL PAPA
Fin dall’inizio del pontificato, Papa Francesco ha sottolineato il valore simbolico del vino nella tradizione cristiana. In più occasioni ha ricordato l’episodio evangelico delle nozze di Cana, dove Gesù trasforma l’acqua in vino, affermando che «senza vino non c’è festa». Una frase che ha fatto il giro del mondo e che racchiude il suo approccio semplice ma profondo alla vita, alla fede e alle tradizioni. In un discorso rivolto ai viticoltori italiani, Francesco ha detto: «Il vino è segno della festa, della gioia, dell’abbondanza del banchetto nuziale. Quando c’è il vino, c’è la gioia, c’è la festa». Un messaggio chiaro: il vino, nella misura, è espressione di dono divino.
UNA VISIONE ETICA DELLA PRODUZIONE VINICOLA
Nel gennaio 2024, Papa Francesco ha incontrato in Vaticano una delegazione di produttori di vino italiani, legati a Vinitaly. In quell’occasione ha evidenziato il valore culturale, ambientale ed etico della viticoltura. Ha definito il vino come “frutto della terra, del lavoro onesto e del rispetto del creato”, incoraggiando una produzione sostenibile, accessibile e rispettosa dei lavoratori. Un passaggio del suo discorso: «Il vino dev’essere alla portata di tutti, non solo di un’élite. È importante che sia prodotto con giustizia, senza sfruttamento e con attenzione all’ambiente». Il Papa ha poi ricevuto in dono una bottiglia di Barolo del 1936, anno della sua nascita.
ORIGINI PIEMONTESI E GUSTI PERSONALI
Figlio di emigranti piemontesi, Papa Francesco ha mantenuto un legame profondo con la sua terra d’origine. Il suo nonno paterno era di Portacomaro, in provincia di Asti. Proprio lì, nel 2022, è nata l’iniziativa della “Vigna del Papa”: una microvinificazione simbolica che ha prodotto un Grignolino denominato “Laudato Sì”, in omaggio all’enciclica papale sull’ambiente. Intervistato nel 2015, Francesco ha dichiarato: «Non sono astemio, bevo vino, poco, ma lo apprezzo. Mi piacciono i vini italiani, ma anche quelli del mondo intero». Una frase che conferma la sua apertura e la familiarità con la cultura del vino, senza eccessi.
IL VINO UFFICIALE DEL VATICANO È SPAGNOLO
Dal 2001, la cantina Heras Cordón, con sede a Fuenmayor, nella regione spagnola della Rioja, è fornitrice ufficiale di vino per il Vaticano. Le bottiglie, etichettate con lo stemma pontificio e il nome del Papa in carica, sono destinate esclusivamente alla Santa Sede. La produzione non è in commercio. Ogni anno, circa 2 mila bottiglie vengono inviate direttamente in Vaticano. Secondo i produttori, il vino scelto è un blend di tempranillo, graciano e mazuelo, maturato in legno. Francesco, in linea con il suo stile sobrio, non ha mai ostentato queste forniture, ma ne ha sempre riconosciuto il valore simbolico e liturgico.
IL VINO NELLA LITURGIA E NELLA TEOLOGIA DI BERGOGLIO
Il vino non è stato solo un elemento culturale per Papa Francesco, ma anche teologico. Nella Messa cattolica, il vino diventa sangue di Cristo. Francesco ha più volte insistito sul valore sacramentale e comunitario di questo gesto. Ha parlato del vino come «dono trasformato dall’amore», espressione della comunione tra Dio e l’uomo. Ha anche sottolineato la necessità che i fedeli e i produttori si riapproprino del significato profondo del vino, che va oltre il consumo. «È il frutto di una terra amata e lavorata con sacrificio. Deve unire le persone, non dividerle», ha detto in un’udienza generale nel 2020.
IL VINO PER PAPA FRANCESCO: PONTE TRA FEDE E CULTURA
Papa Francesco ha saputo coniugare la spiritualità cristiana con elementi della vita quotidiana, come il vino. Ha promosso una visione che valorizza la tradizione, la terra e il lavoro umano, senza moralismi. Il vino, per lui, è stato simbolo di festa, di incontro e di responsabilità sociale. Un messaggio che resta. Anche dopo la sua morte.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.