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Health warning: alleanza Italia, Francia, Spagna contro allarmismi consumo alcolici

Health warnings alleanza Italia, Francia, Spagna contro allarmismi consumo alcoliciTempo di alleanza tra Italia, Francia e Spagna per fronteggiare gli allarmismi sul consumo moderato di vino. Le misure che potrebbero entrare in vigore in Irlanda preoccupano i tre Paesi che, come ricorda Coldiretti, rappresentano insieme quasi una bottiglia su due (47%) prodotte nel mondo.

A sottolineare quanto «importante e significativa» sia la scelta di intraprendere una battaglia comune contro l’health waring da parte di Roma, Parigi e Madrid è Coldiretti, che si schiera apertamente al fianco dei governi con il presidente Ettore Prandini. Parole di elogio per l’iniziativa del Ministro delle Politiche Agricole Francesco Lollobrigida, che in giornata ha firmato un documento comune dei maggiori Paesi produttori «per fermare le etichette ingiustamente allarmistiche sul vino che non tengono conto delle quantità consumate, dopo il via libera della Ue all’Irlanda».

Per Coldiretti si tratta infatti di un «pericoloso precedente che rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera, con l’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato in un settore che dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro».

PRANDINI: «IL VINO FA PARTE DELLA DIETA MEDITERRANEA»

L’autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia».

«È del tutto improprio – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini a proposito delle health warning – assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino. In Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol»

«Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini – conclude Coldiretti – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate».

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Stangata dell’Organizzazione mondiale della Sanità al vino italiano

«Una scure per il mondo del vino e l’inizio di una nuova ondata proibizionista per il settore». Così Unione italiana vini commenta l’approvazione delle linee guida del documento European framework for action on alcohol 2022-2025 dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Decisioni che «si discostano da quanto previsto dalla Global alcohol strategy approvata lo scorso maggio dalla stessa Oms e dalla votazione al Cancer plan da parte del Parlamento europeo, che avevano rimarcato l’esigenza di focalizzare l’azione sul consumo dannoso di alcol». Nessun voto contrario, ieri a Tel Aviv. Neppure da parte della delegazione italiana.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – Regione Europa ha dunque adottato integralmente la propria risoluzione. «Mettendo di fatto in crisi un comparto, quello del vino europeo – sottolinea Unione italiana vini – che solo nel nostro Paese conta 1,2 milioni di addetti e un surplus commerciale con l’estero di circa 7 miliardi di euro annui».

L’European framework for action on alcohol 2022-2025, secondo quanto riferisce Uiv, prevede un contrasto al consumo tout court dell’alcol come priorità di azione, con un obiettivo di riduzione del 10% pro-capite entro il 2025.

Tra le politiche che l’organizzazione proporrà ora ai Paesi interessati c’è l’aumento della tassazione, il divieto di pubblicità / promozione / marketing in qualsiasi forma, la diminuzione della disponibilità di bevande alcoliche. E ancora: l’obbligo di health warning in etichetta e un nuovo approccio alla concertazione delle politiche che vedrebbe totalmente escluso il settore dal dibattito.

“NO SAFE LEVEL” PER IL CONUSMO DI VINO E ALCOLICI

Il testo, spiega ancora Unione italiana vini, si basa sul concetto di consumo “no safe level“, solo qualche mese fa fortemente contestato in sede di voto al Cancer plan dell’Europarlamento.

Secondo Uiv, l’obiettivo di taglio lineare ai consumi anche di vino – senza distinzione tra quelli compulsivi e moderati, oltre che tra le tipologie di bevande – risulta essere «decisamente lontano dall’approccio alle politiche di prevenzione e formazione promosse dal nostro comparto, oltre che dai modelli di consumo moderato prevalenti in Italia di cui l’Europa non tiene conto».

«La storia – evidenzia Uiv in una nota – ci ha insegnato come il proibizionismo non sia la soluzione per sconfiggere la piaga dell’alcolismo, ma soprattutto come il vino sia un simbolo del bere responsabile, della Dieta mediterranea e non certo protagonista del binge».

«Per questo – conclude Unione italiana vini – l’associazione si appella alla politica, che in questo caso si è dimostrata sorda e distratta, per cercare di tutelare uno dei capisaldi del made in Italy, ma anche di un tessuto sociale di migliaia di viticoltori, custodi dei territori e di una cultura millenaria parte integrante del nostro Paese».

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