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Beverage e influencer: calano i post con l’adv trasparente

Beverage e influencer calano i post con l'adv trasparente

Secondo il report 2021 di Buzzoole, l’utilizzo di sponsorizzazioni trasparenti nei post degli influencer del Beverage è calato del 3,1% rispetto al 2020. L’Osservatorio della martech company specializzata in tecnologie e servizi per l’Influencer Marketing ha analizzato tutti i post pubblicati in lingua italiana che utilizzano gli hashtag della trasparenza suddivisi per settore, oltre ai brand più attivi sui social.

Lo studio annuale “La trasparenza nell’Influencer Marketing” ha interessato tutti i post (non le stories) pubblicati su Instagram, Youtube, Twitter e Facebook contenenti gli hashtag della trasparenza più utilizzati: #ad, #adv, #sponsorizzato, #sponsored, #sponsoredby, #gifted, #giftedby, #supplied e #advertising.

Una pratica che si sta consolidando nel tempo, al pari dell’incremento delle campagne adv. Nell’ultimo anno, infatti, i post trasparenti sono aumentati del 69% su Instagram. Tra i pichi segnali negativi c’è il 4,4% del Beverage, in calo del 3,1% rispetto all’anno precedente.

INFLUENCER MARKETING: INSTAGRAM RESTA IL CANALE PREFERITO

Sempre secondo l’Osservatorio istituito da Buzzoole, nel 2021 sono stati pubblicati in totale 426.233 contenuti “trasparenti”, che hanno generato 214 milioni di interazioni. Anche nel 2021 Instagram viene riconfermato come luogo preferito per le attività con i creator, con il 65,4% dei post e l’88,2% delle interazioni generate.

Al secondo posto c’è Twitter con il 30,3% dei post. Per quanto riguarda, invece, Facebook il dato è sottostimato (3,7%) in quanto per motivi di privacy la piattaforma non permette di effettuare rilevazioni puntuali.

«La trasparenza non è soltanto un valore importante – commenta Gianluca Perrelli, Ceo di Buzzoole – ma anche un requisito imprescindibile nel mondo dell’Influencer Marketing per preservare il rapporto fiduciario tra influencer, brand e utenti».

BEVERAGE INFLUENCER: SEGNO MENO SULLA TRASPARENZA

D’altro canto, il Beverage si conferma una nicchia nel panorama delle “sponsorizzate” (dichiarate come tali). Moda e Cosmetica sono i settori più trasparenti. Il terzo posto, che in passato era presidiato dal Tech, viene occupato dal Food.

In particolare la Moda (abbigliamento e calzature) si riconferma l’industria più attenta alle regole con il 29,2% dei post prodotti. Al secondo posto la Cosmetica (prodotti per la cura del corpo) con il 13,9%. Al terzo posto il Food diventa protagonista con il 9,8% dei post, guadagnando 3,3 punti percentuali.

A seguire il mondo della Tecnologia (elettronica di consumo) con il 9% dei post, dell’Intrattenimento (tv, gaming) con l’8,7% dei post, gli Accessori (borse, orologi e gioielli) con l’8,6% e il Beverage, per l’appunto con il 4,4% e il calo del 3,1% sul 2020.

Come nel 2020 anche questo anno emerge il comparto Health care con un 3,1% di post trasparenti incentrati soprattutto sull’igiene personale e i dispositivi di sicurezza per proteggersi dal contagio.

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La “Rete vignaioli” e quella firma (sparita) della presidente Fivi, Matilde Poggi

AAA firma cercasi. Quella di Matilde Poggi è sparita dalla lista di produttori che aderisce alla Rete vignaioli italiani. Un elenco che si è allungato come un elastico, raggiungendo quota 500 in pochi giorni. Era il 24 aprile quando l’iniziativa-manifesto di circa 200 produttori artigianali di tutta la penisola, uniti per proporre soluzioni alla crisi del vino italiano a fronte di Covid-19, veniva lanciata con tanto di hashtag #ilvinononsiferma. Una lista che solo la presidente Fivi è riuscita ad accorciare. Col suo recente ripensamento.

Certo, deve aver creato non pochi imbarazzi nel direttivo Fivi vedere quel “Matilde Poggi” al numero 204, assieme ad altri vignaioli che costituiscono la vera base di cemento (armato), nonché il nucleo originario, di una Federazione che appare sempre più smarrita e crogiolante nei soli numeri (da record) del Mercato di Piacenza (l’edizione 2020, a proposito, rischia di essere annullata, causa incertezze legate a Coronavirus).

Un bel mirtillo, la firma della presidentessa della Federazione italiana vignaioli indipendenti, in una marmellata di primissima qualità, costituita anche da produttori che non aderiscono a Fivi. Abbastanza per costituire un caso, insomma. Dentro e fuori dalla “Indipendenti”.

Ebbene, oggi i “casi” sono diventati due: la firma e la sua sparizione. Tre, se si conta anche il silenzio di Poggi, che si rifiuta di spiegare le ragioni della cancellazione di quella firma, interpellata dall’ufficio stampa Fivi per conto della nostra testata. Utile, dunque, ricostruire nel dettaglio la vicenda.

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WineMag.it nota il nome e apre il dibattito immediatamente, quello stesso 24 aprile, nel presentare l’iniziativa della neocostituita “Rete“. Il comunicato stampa da parte di un nuovo “movimento” di vignaioli italiani, del resto, giunge a ciel sereno, nel quadro della crisi Covid-19. Unico riferimento per ricostruire i contorni della “formazione” è l’elenco di adesioni che viene allegato.

Strano ma vero, ecco comparire anche il nome della presidentessa Fivi tra quelli di altri vignaioli già attivi (collateralmente alla Federazione) sul fronte dazi Usa prima e sul “No a Vinitaly 2020“, poi. Strategia? Forse. Fatto sta che da un controllo incrociato, effettuato ieri, si assiste al taglio inatteso. Zac. La firma di Matilde Poggi è sparita dal manifesto #ilvinononsiferma.

La nuova lista di firmatari vede al suo posto, al numero 204, Fulvio Bressan (Bressan Mastri Vinai, Farra d’Isonzo). Il vignaiolo goriziano figurava al numero 203 nella lista originaria, seguito appunto al 204 da Poggi (Az. Agricola Le Fraghe, Cavaion Veronese), che a sua volta precedeva Gabriele Succi (Az. Agr. Costa Archi, Castel Bolognese), rimasto al numero 205. Una magia mal riuscita.

La vicenda ricorda più quelle serate sfortunate in cui incappa saltuariamente qualche arbitro di Serie A, in confusione durante il big-match della domenica. Quelle sere in cui il direttore di gara sbaglia due volte: la prima nell’assegnare un rigore che non c’è.

La seconda nel pensare di rimediare regalando un penalty inesistente, in favore dell’altra squadra. Sfuggendo poi alle telecamere e ai microfoni, a fine partita, per infilandosi negli spogliatoi, sotto la doccia. Serve acqua, del resto: se son Fivi, fioriranno.

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Covid-19, vignaioli italiani (orfani della Fivi): grido d’allarme e hashtag #ilvinononsiferma

È firmata da oltre duecento “vignaioli italiani” la lettera che mira a coinvolgere l’intera filiera del vino italiano. Il grido d’allarme è: “Il vino non si ferma #ilvinononsiferma“. Un documento destinato a raccogliere quante più voci possibili, a sostegno di un’iniziativa ben articolata e inclusiva, a cui è chiamato ad aderire l’intero settore (www.ilvinononsiferma.it, vignaioli@ilvinononsiferma.it, Facebook ilvinononsiferma, hashtag: #laretedeivignaioli, #ilvinononsiferma, #lavignanonsiferma).

Un’iniziativa che apre un interrogativo gigante (l’ennesimo) sulla Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), costretta ad assistere all’ennesima iniziativa spontanea di alcuni associati, in mancanza di unità d’intenti all’interno del Consiglio di amministrazione. Qualcosa di già visto nei mesi scorsi, con la vicenza dazi Usa.

C’è di più. La presidente Matilde Poggi figura proprio tra i firmatari della lettera (qui l’elenco di tutti i sottoscrittori), in cui i “vignaioli italiani” lanciano un vero e proprio allarme.

In particolare, i primi dieci vignaioli che hanno aderito sono Edoardo Ventimiglia – Sassotondo – Sorano (GR); Caterina Gargari – Pieve de’ Pitti – Terricciola (PI); Gregorio Galli – Palazzo di Piero – Sarteano (SI); Walter Massa – Vigneti Massa – Monleale (AL); Luigi De Sanctis – Azienda Biologica De Sanctis Luigi – Frascati (RM).

E ancora: Marilena Barbera – Azienda Agricola Barbera s.s. – Menfi (AG). Ettore Ciancico – La Salceta – Loro Ciuffenna (AR); Gianluca Morino – Cascina Garitina – Castel Boglione (AT), Francesco Fenech – Az. Agr. Fenech Francesco – Malfa (ME), Francesco Cirelli – Azienda Agricola Cirelli – Atri (TE).

“Ci sentiamo parte attiva della straordinaria comunità che vive di vino – si legge sulla lettera dei vignaioli italiani – la nostra convinzione è che da questa crisi possiamo uscirne solo se restiamo uniti e se verrà salvaguardato il lavoro e il ruolo di ciascuno in ogni anello della filiera”.

“Per questo chiediamo a tutti rispetto per il nostro lavoro e offriamo in cambio lo stesso rispetto, consapevoli che solo con una collaborazione leale si possa, tutti insieme, uscire da questa crisi”.

Non accetteremo pressioni commerciali miranti a ridurre il margine che rappresenta la fonte di sostentamento per noi e le nostre aziende, perché riteniamo che soltanto con il riconoscimento di un equo corrispettivo sia garantita la dignità del nostro lavoro e del lavoro di coloro che collaborano con noi nella produzione, commercializzazione e promozione dei nostri vini”.

“Non accetteremo pratiche sleali quali il conto vendita – aggiungono i vignaioli – e le richieste sproporzionate di omaggi, consapevoli che soltanto con il rispetto delle normali condizioni commerciali possiamo contribuire in maniera positiva allo sviluppo della filiera”.

“Chiediamo a tutti i nostri clienti il rispetto delle scadenze per il pagamento delle forniture effettuate fino al 31/12/2019, in un momento in cui il mercato non presentava ancora alcuna criticità legata alla pandemia”.

Siamo disponibili – evidenziano i vignaioli – a discutere forme di credito agevolate che tengano conto delle difficoltà economiche che, con il lungo periodo di inattività, tutti i ristoranti e le enoteche si troveranno a fronteggiare alla riapertura, pur nel rispetto degli sforzi e degli investimenti che noi aziende agricole non abbiamo mai smesso di affrontare.

“Ci impegniamo, nelle scelte di vendita diretta dei nostri prodotti al consumatore finale, ad operare con lealtà nei confronti dei nostri clienti della distribuzione e dell’horeca, che sono fondamentali per la promozione e la valorizzazione dei vini prodotti dai vignaioli italiani”.

“Per questo motivo, garantiamo che i nostri listini dedicati ai privati rispettino la normale marginalità riservata agli operatori commerciali. Siamo convinti che vada rafforzata la collaborazione con tutti gli attori della filiera vinicola, consapevoli che soltanto da un dialogo aperto e organico possano scaturire le migliori opportunità di crescita e valorizzazione per questo nostro piccolo grande mondo”.

Parole per certi versi molto simili a quelle usate nei giorni scorsi, in esclusiva a WineMag.it, da Lorenzo Righi, direttore di Club Excellence, realtà che raggruppa 18 tra i maggiori distributori e importatori italiani di vino, nel commentare le “Linee guida per il mercato e gli agenti” delle aziende che aderiscono al consorzio.

UNITÀ PER USCIRE DALLA CRISI
“Le conseguenze economiche della pandemia – scrivono ancora i vignaioli – hanno travolto la nostra intera società. La natura, però, non si ferma: noi, custodi della terra, non ci siamo arrestati. Lavoriamo per l’eccellenza, per valorizzare la cultura e la civiltà del vino, per consolidare la reputazione del Made in Italy nel mondo. Difendere l’integrità dei territori e la bellezza dei paesaggi, che rendono straordinario il nostro Paese, è l’altra nostra missione, che ci rende fieri di essere italiani. Siamo così custodi di ecosistemi unici, in un momento storico in cui la lotta al cambiamento climatico è imperativo altrettanto urgente”.

“Siamo consapevoli delle difficoltà che questa pandemia ha causato degli effetti che continueranno a gravare su tutti i comparti per i quali il vino costituisce una risorsa insostituibile” proseguono “La produzione continua, i magazzini si riempiono, perché i nostri clienti sono fermi: se non interveniamo immediatamente, il virus ucciderà il nostro patrimonio vitivinicolo, e con esso alcuni territori e parte del prestigio italiano”.

Sono a rischio 10 miliardi di euro: “Tanto vale la produzione vinicola italiana – ricordano nella lettera i vignaioli italiani – di cui 6 miliardi derivanti dalle esportazioni. Serve intervenire subito“.

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Prosecco Doc, pugno duro del Consorzio contro lo “stile influencer” su Instragram

EDITORIALE – Primi risultati concreti per la nostra “battaglia” contro i bot di Instagram, utilizzati da molti influencer (o presunti tali) per incrementare follower ed engagement dei loro account, attraverso un controverso (e poco corretto) meccanismo. Dopo una nostra denuncia (vedi a lato), il Consorzio di Tutela Prosecco Doc è infatti intervenuto nei confronti dell’agenzia che gestisce il profilo Instagram proseccodoc_usa.

I FATTI
Da diversi mesi pubblico sul mio profilo Facebook la lista di account che utilizzano il fastidioso “trucchetto” del “Follow – Unfollow“, scovati grazie a una speciale app installata sul mio smartphone (ne avevo parlato qui).

Con pochi euro, tutti gli iscritti Instagram che intendano incrementare i follower in maniera esponenziale (e in breve tempo) possono attivare dei “bot” che consentono di iniziare a seguire altri account interessati al medesimo argomento (follow), per poi eseguire – nel giro di 24/48 ore – un “unfollow” di quegli stessi profili.

Questo strumento di Inbound Marketing fa gioco su una pratica ormai comune su Instagram: sono moltissimi gli utenti del social, specie non professionali, che decidono di seguire automaticamente un account che inizia a seguirli. Non a caso spopolano su Instagram gli hashtag che contengono la parola “follow“. Eccone alcuni esempi:

  • #follow
  • #followforfollowback
  • #follow4followback
  • #Ilikeforfollow
  • #followforfollow
  • #followforlike
  • #followback
  • #followforafollow

Ebbene, anche l’agenzia che si occupa di comunicazione per il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc ha iniziato ad utilizzare un “bot” per incrementare i follower dell’account Instragram Usa. Ma ha avuto la “sfortuna” di iniziare a seguire, il 24 febbraio, l’account di WineMag.it.

Essendo ovviamente interessati alle attività di un Consorzio del vino italiano, abbiamo concesso il “follow back”. Accorgendoci però che, nel giro di una notte, il 25 febbraio, l’account prosecco_usa aveva eseguito lo sciagurato “unfollow”. Un episodio che ho deciso di “denunciare”, appunto, sul mio profilo Facebook.

Con grande sorpresa, ieri sera siamo stati contattati dal Consorzio di Tutela Prosecco Doc, che ha fatto tesoro dell’accaduto e ha annunciato di aver preso provvedimenti nei confronti dell’agenzia Usa:

Ciao Davide, ti scriviamo in merito all’attività sospetta registrata nell’account @proseccodoc_usa. Il profilo è attualmente gestito da Casa Prosecco DOC USA, l’agenzia di comunicazione che si occupa delle pubbliche relazioni per conto del Consorzio del Prosecco DOC in tutto il territorio degli Stati Uniti.

In qualità di Consorzio, forniamo costantemente alla nostra “fonte” ufficiale negli States guidelines di comunicazione utili a promuovere la reputazione e l’autenticità del Prosecco DOC, sia nel rapporto coi media, che in quello coi consumatori.

Alcuni task, però, vengono svolti in autonomia da Casa Prosecco DOC USA, la gestione dell’account @proseccodoc_usa è uno di questi. In questo senso, abbiamo già individuato l’attività sospetta e ci siamo adoperati per bloccare in modo definitivo tutte le tipologie di acquisizione, following e unfollowing sospetti. Buona serata.

Un plauso e un ringraziamento, dunque, a uno dei Consorzi del Vino più importanti d’Italia, che ha deciso di prendere in mano la situazione e dire basta a queste pratiche offensive per chi si occupa di comunicazione.

Un meccanismo che, invece, sembra spopolare anche tra le cantine italiane.

Sull’esempio del Consorzio del Prosecco, la speranza è che anche cantine e uffici stampa del settore Food & Wine decidano di investire risorse in chi davvero fa informazione nel settore, abbandonando la strada degli influencer (con un pranzo e il “rimborso spese” offerto a questa gente, su WineMag o Vinialsuper si fa pubblicità per un mese!).

Basterebbe del resto chiedersi come mai, qualcuno di questi “fenomeni” social, riceva solo qualche centinaio di “cuoricini” per le foto pubblicate nei mirabolanti tour enoici, a fronte di decine di migliaia di follower vantati dell’account. Sveglia, Italia! Cin, cin.

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#EstateconFazio: come vincere una visita alla cantina Fazio

L’estate raccontata attraverso le fotografie degli amanti del buon vino. Casa vinicola Fazio, cantina di Erice, Trapani, lancia sui social network il contest fotografico #EstateconFazio, un concorso in cui gli utenti di Facebook, Instagram e Twitter potranno condividere le proprie foto scattate durante l’estate e vincere una visita nell’azienda vinicola alle pendici del monte Erice, in provincia di Trapani. Il concorso, totalmente gratuito, si apre oggi e continuerà fino al 31 agosto. Gli scatti verranno poi selezionati dall’azienda e i vincitori saranno proclamati il 7 settembre. Partecipare è semplice: basta avere compiuto 21 anni, possedere un account Facebook, Instagram o Twitter ed essere follower  –  o mettere “Mi piace” nel caso di Facebook  –  della pagina “Fazio Casa vinicola in Erice”. Nel caso di Facebook, basterà pubblicare sulla pagina della cantina Fazio una foto che raffiguri una delle bottiglie dei vini dell’azienda in un contesto estivo, accompagnato l’hashtag #EstateconFazio.

Lo stesso vale per Instagram e Twitter, ma in questo caso bisognerà pubblicare la foto taggando @Faziowines e utilizzando l’hashtag #EstateconFazio. Ogni foto dovrà ritrarre un momento di spensieratezza estiva insieme a una bottiglia a scelta di vini Fazio: un aperitivo con gli amici, un calice del vino da sorseggiare al mare o in montagna, un piatto estivo abbinato ad un bicchiere di vino, un tramonto mozzafiato da guardare in compagnia di un buon vino, e tutto quello che richiami l’estate. Le foto verranno condivise sui profili social dell’azienda e al termine del concorso verrà creata una gallery con gli scatti dei partecipanti. Il migliore vincerà una visita guidata alla casa vinicola Fazio con degustazione dei vini della selezione Erice Doc. Il secondo classificato si aggiudicherà, invece, una selezione dei bianchi Erice Doc Fazio: Aegades Grillo, Calebianche Catarratto, Chardonnay e Müller Thurgau, più il cavatappi aziendale.

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Vinitaly 2016, la Federazione italiana Vignaioli Indipendenti raddoppia le presenze

La Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, torna a Vinitaly con una presenza più che raddoppiata. Quest’anno i vignaioli indipendenti saranno 116 in un’area espositiva dedicata di 640 metri quadri. Lo scorso anno erano 53 produttori in 288 metri. Come nella passata edizione, lo spazio Fivi si trova
all’interno del Padiglione 8, che quest’anno ospita anche le aree VinitalyBio e ViViT creando un percorso tra produttori che condividono valori di trasparenza, autenticità e individualità. “Nuovi vignaioli – dichiara Leonildo Pieropan, vicepresidente Fivi – hanno sentito la necessità di essere presenti insieme a noi quest’anno a Vinitaly per dare un segnale forte di associazione. Noi vignaioli rivendichiamo un ruolo importante nel territorio di appartenenza e garantiamo l’autenticità dei vini, in quanto frutto del nostro lavoro che seguiamo dalla vigna alla bottiglia. Vinitaly a Verona è un’occasione per farci conoscere dagli operatori del settore ma anche per raccontare in prima persona, con il cuore, il nostro vino”. Oltre alle 116 aziende, provenienti da tutte le regioni italiane, nell’area FIVI sarà presente un banco informativo dell’associazione dove essere aggiornati sulle tante iniziative portate avanti dalla federazione. Altre aziende associate saranno presenti in fiera con un proprio stand espositivo indipendente, nelle posizioni consuete. Inoltre, i vini di alcuni produttori FIVI saranno i protagonisti di una degustazione sui vini artigianali organizzata da Ian D’Agata lunedì 11 aprile dalle ore 15 alle 17 in sala Argento di Palaexpo. L’hashtag ufficiale è #siamoFIVI. Lo stesso utilizzato l’anno scorso quando fu uno dei top trend di Vinitaly 2015 sui social. L’Area FIVI è al Padiglione 8, stand B8-B9, C8-C9, D8- D9, E8-E9.
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