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Aszú Day 2021: il vino dolce di Tokaji compie 450 anni. Degustazione storica 1940-2000

Aszú Day 2021: il vino dolce di Tokaji compie 450 anni. Degustazione storica 1940-2000

Non è un Aszú Day come gli altri quello che si celebra oggi, 10 dicembre 2021, in Ungheria così come nel resto del mondo. Il “re dei vini dolci“, prodotto esclusivamente nella regione vinicola di Tokaji, compie infatti 450 anni.

Sono trascorsi quattro secoli e mezzo da quando il vignaiolo Máté Garai lo menziona nel suo testamento del 1571. Il documento, scoperto dallo studioso István Zelenák negli archivi della biblioteca di Sátoraljaújhely, è la prima testimonianza scritta riferita all’Aszú.

Garai lasciava in eredità ai suoi famigliari alcune preziose botti di «Asszú Szőlő Bor». Letteralmente “Vino d’uva Aszú”, ottenuto da acini botritizzati, ovvero attaccati dalla muffa nobile Botrytis Cinerea.

Nella cittadina del nord ovest dell’Ungheria, le celebrazioni ufficiali dell’Aszú Day 2021 si svolgeranno durante l’intero fine settimana, con un calendario di eventi e degustazioni in numerose cantine, dal 10 al 12 dicembre.

SEI ANNATE STORICHE DI TOKAJI ASZÚ: LA DEGUSTAZIONE

Il focus dei festeggiamenti saranno proprio i 450 anni del vino dolce di Tokaji, già al centro di alcune iniziative riservate alla stampa internazionale, ad inizio novembre 2021. Evento di punta, la degustazione di 6 annate storiche di Tokaji Aszú organizzata dai produttori a Tarcal, in collaborazione con Tokaj Guide.

Tutti in forma straordinaria i vini serviti, dal Tokaji Aszú Benedecz dűlő 2000 di Patricius, passando per i Tokaji Aszú 1993, 1988, 1972, 1956 e 1940 di Tokajbor-Bene Pincészet, Puklus Pincészet (Szentkereszt dűlő), Oremus e della vecchia cantina statale di Tokaj.

L’annata più sorprendente è la 1988, di un ambrato luminoso e dal naso particolarmente fresco, speziato, al contempo avvolgente, sinuoso, accattivante. Le note spaziano dal caramello al miele, dalla frutta stramatura e sotto sciroppo alla vaniglia, sino a cioccolato, arancia e zenzero candito.

In bocca una concentrazione assoluta e il “peso” dei grandi vini dolci mondiali, che va ben oltre la lascivia del residuo zuccherino. Colpisce anche al palato la 1988. Per l’estrema freschezza, nonché in termini di persistenza, matericità e beva spasmodica, agevolata da una chiusura asciutta, quasi comparabile a quella d’un ottimo vino secco.

LA LONGEVITÀ DEL TOKAJI ASZÚ

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Sbalorditiva anche la forma delle tre vendemmie più “anziane” in degustazione. La 1972, altrettanto fresca e concentrata, è connotata da una vena minerale finissima e da una chiusura su ricordi di liquirizia. La 1956 scalpita ancora, forse in onore dell’anno della Rivoluzione ungherese. Naso suadente, di vaniglia e mou, pronto a virare su tinte balsamiche, mentolate.

In bocca, un Aszú che regala ancora freschezza, frutto e vena salino-minerale, prima di una elegantissima chiusura agrumata, capace di rendere la beva agilissima. Concentrazione assoluta per la vendemmia 1940, ultimo “Muzeális bor” in degustazione: pienezza ed integrità della componente fruttata, che si arricchisce di venature di sottobosco, muschio e un accenno leggero di fungo, unico tratto che ne disvela la carta d’identità.

Un vino che sembra dialogare con l’annata 1956, sui ritorni di liquirizia che si riverberano dal naso al palato, tanto quanto il fiume denso di frutta polposa, tra lo stramaturo e lo sciroppato. Oltre ad albicocca e pesca ecco qui il fico, assieme al dattero, a convincere ancor più in termini di estrema godibilità e pienezza del sorso, sempre sorretto dall’adeguata freschezza.

Al cospetto delle precedenti annate, la 1993 di Tokajbor-Bene Pincészet e la 2000 di Patricius paiono bambini all’asilo di Tokaji. Vini dotati di grande prospettiva, al contempo capaci di rivelarsi sin d’ora veri e propri capolavori di equilibrio, tra concentrazione della componente fruttata, slancio minerale-vulcanico tipico dei vini della regione, garbo dei terziari e freschezza (da vendere).

LO SVILUPPO DELL’ENOTURISMO NELLA REGIONE DI TOKAJI

Se il passato dell’Aszú è tanto luminoso da riflettersi nel calice persino a 81 anni dalla vendemmia, il futuro non potrà che essere all’altezza. «La regione di Tokaji – anticipa a WineMag.it Peter Molnár (nella foto sopra) presidente del Consorzio Vini della regione ungherese – sarà interessata da un colossale progetto di sviluppo, diretto dal commissario György Wáberer, nominato appositamente dal governo».

Sono già iniziati i lavori di rinnovamento di alcune infrastrutture stradali locali e periferiche, mentre altre saranno realizzate ex novo. È il caso della funicolare che collegherà la cittadina di Tokaj alla cima della collina Kopasz-hegy, dove si trova l’attuale torre-antenna di Hungária Zrt.

L’edificio, oggi utilizzato solo parzialmente dall’emittente ungherese, sarà rinnovato e fungerà da punto di ristoro panoramico, grazie a un ascensore che condurrà i visitatori sulla vetta: l’esperienza offerta sarà incredibile».

NUOVO IMPULSO A GASTRONOMIA, RISTORAZIONE E OSPITALITÀ

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Con l’obiettivo di invogliare gli enoturisti a scoprire la regione in bicicletta, saranno rinnovate le piste ciclabili, che condurranno anche tra i pittoreschi vigneti della regione di Tokaji. Particolare attenzione sarà riservata alla gastronomia locale, attraverso bandi che agevoleranno l’apertura di nuovi ristoranti, in una zona che sta già accrescendo a livello esponenziale la qualità dell’offerta di ristorazione gourmet.

Ultimo in ordine cronologico, l’investimento di Dereszla Pincészet con il suo Dereszla Bisztró a Bodrogkeresztúron (nella gallery sopra). Qui, il direttore generale László Kalocsai, assieme a un team di giovani cuochi e wine expert, sta dando impulso all’evoluzione della cucina di Tokaji, fondendo i piatti della tradizione alle più moderne e ricercate tendenze della gastronomia internazionale.

«I finanziamenti interesseranno anche l’apertura di nuove attività ricettive, come hotel e B&B – continua Peter Molnár – con l’obiettivo di compiere un vero salto di qualità nella nostra offerta complessiva di enoturismo, nel giro dei prossimi 4 anni. Ciò che è ancora più importante sottolineare è che il progetto non riguarda solo le infrastrutture e i luoghi fisici, ma anche le persone e l’organizzazione complessiva».

VITICOLTURA, ENOLOGIA E TURISMO ALL’UNIVERSITÀ DI TOKAJI

Il riferimento del presidente del Consorzio di Tokaji è all’istituzione di un ufficio che coordinerà le attività turistiche e culturali della regione, che si interfaccerà direttamente con le cantine e con le attività museali. Ma non solo.

«Nel 2013 – spiega Molnár – abbiamo celebrato i 500 anni dalla fondazione del Collegio di Sárospatak, cittadina che dista meno di 40 chilometri dal cuore della regione che, da agosto 2021, ospita l’Università Tokaj-Hegyalja».

Il nuovo corso di laurea in Viticoltura ed Enologia, così come quello in Turismo ed Ospitalità, sono stati pensati per i nostri giovani e per dare nuovo impulso e redditività alle aziende di Tokaji.

Un modo per investire nel futuro della nostra regione vinicola, patrimonio dell’Unesco, fornendo una formazione adeguata, teorica e pratica, ai professionisti di domani».

I nuovi dipartimenti avranno una forte propensione all’internazionalizzazione. «L’università – conclude Peter Molnár – è già pronta ad ospitare anche studenti stranieri, sicura dell’attrattività che possa costituire la regione vinicola di Tokaji per qualsiasi giovane interessato a lavorare nel settore del vino».

A garantire la dimensione internazionale dei corsi saranno inoltre professionisti chiamati dall’estero, nonché collaborazioni con le più importanti università di viticoltura, enologia ed ospitalità già attive in Europa. Per i brindisi ci sarà l’imbarazzo della scelta. Almeno oggi, solo Tokaji Aszú: è il suo giorno.

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Tokaj sceglie la montagna nel nuovo Disciplinare: mezzo miliardo per lo sviluppo

Con le vendite dei pregiati vini dolci di Tokaj in ripresa sui mercati internazionali, in prossimità di Natale 2020, la regione vinicola più famosa d’Ungheria si prepara a una doppia rivoluzione.

Da un lato una riduzione della superficie rivendicabile per la Denominazione. Dall’altro una pioggia di denaro dal governo guidato da Viktor Orban: circa mezzo miliardo di euro per potenziare infrastrutture, trasporti, servizi. E creare, in ambito vitivinicolo e turistico, una rete di piste ciclabili tra i vigneti. In una parola: enoturismo.

Se i 150 miliardi di fiorini messi a disposizione da Budapest fanno felici un po’ tutti, non si può dire lo stesso della nuova Legge sul Vino dell’Ungheria, che vede proprio la regione settentrionale del Paese al centro di un importante cambio di passo.

Secondo rumors provenienti dall’Országház, il parlamento ungherese potrebbe varare un taglio delle superfici vitate in cui sarà possibile produrre i vini a marchio Tokaj, oggi pari a 5.500 ettari (all’incirca quanto l’Alto Adige) con altimetrie tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare.

La bozza del provvedimento contiene un solo accenno a tale provvedimento, che ha scatenato la preoccupazione di molti produttori e associazioni di settore. L’oltalom alatt álló, omologo della Denominazione di origine controllata italiana (Doc) o dell’Appellation d’origine contrôlée francese (Aoc), dovrebbe essere così relegata alle zone di “montagna”.

Tutte le altre si fregerebbero invece della dicitura “Zemplén“, termine che fa riferimento ai Monti situati al confine con la Slovacchia, che in questo caso assumerebbero il significato di “Collina“. Qui entrerebbe in vigore il divieto di apporre in etichetta il nome Tokaj.

Un modo per favorire i migliori appezzamenti e le migliori esposizioni per gli attacchi della Botrytis cinerea, la “muffa nobile” che rende tanto unici e speciali i vini di Tokaj, assieme ai terreni di matrice vulcanica.

“Una prima semplificazione delle leggi che regolano i nostri vini – spiega a WineMag.it il presidente del Consorzio di Tokaj, Péter Molnár (nella foto) – c’è stata nel 2014, con la suddivisione tra i vini Eszencia, Aszù, e i vari Szamorodni e vendemmia tardiva divenuta ancora più marcata”.

“L’anima della nostra denominazione, anche a fronte della crisi internazionale dei consumi di vini dolci, sarà sempre la medesima. La vera sfida è ampliare il ventaglio delle occasioni di consumo: siamo convinti che il nostro Tokaj, grazie alla sua eccezionale freschezza e mineralità, che garantisce un perfetto equilibrio con la componente dolce naturale, sia un ottimo vino da pasto, abbinabile a una vasta gamma di piatti, ben oltre il dessert o i formaggi”.

A dare ragione a Molnár, che ricopre anche il ruolo di direttore generale della cantina Patricius Borház a Bodrogkisfalud, è la ripresa dei consumi in Asia: “Al di là del periodo natalizio, stiamo registrando da diverse settimane un’impennata degli ordini in Oriente, soprattutto in Paesi come Cina, Giappone, Corea, Taiwan“.

“L’Occidente fatica ancora per via delle chiusure dell’Horeca –  spiega ancora Molnár – ma siamo incoraggiati dall’apprezzamento dimostrato sempre più spesso dalle nuove generazioni nei confronti dei nostri vini dolci: costituiscono una nicchia minuscola nel panorama internazionale, con soli 2 milioni di bottiglie all’anno, ma sanno essere moderni come pochi al mondo, grazie alle caratteristiche uniche conferite dal nostro terroir”.

I produttori locali hanno iniziato a promuovere l’unicità di Tokaj già nel 1.700, 155 anni prima della celeberrima Bordeaux. Quella magiara è stata la prima regione vinicola a darsi un codice qualitativo basato sulla prodizione di 173 vigneti, riconosciuti sino all’avvento del Comunismo.

“Abbiamo accolto molto positivamente la notizia dello stanziamento di 150 miliardi di fiorini per lo sviluppo della zona – conclude Péter Molnár – e siamo già in contatto con il commissario governativo per lo sviluppo della regione Tokaj-Zemplén, György Wáberer, per studiare le soluzioni migliori per lanciare Tokaj nell’olimpo dell’enoturismo, una volta messa alle spalle la pandemia. Certo bisognerebbe anche rivedere le norme sulla tolleranza zero per chi si mette alla guida, uniformando l’Ungheria ai tassi di tolleranza di tante altre nazioni produttrici, come per esempio l’Italia”. Su questo capitolo, il Governo Orban rifiuta di rilasciare dichiarazioni.

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