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Beniamino Garofalo è il nuovo Amministratore Delegato di Santa Margherita Gruppo Vinicolo

Santa Margherita Gruppo Vinicolo ha un nuovo Amministratore Delegato: Beniamino Garofalo. Cinquant’anni, sposato, una figlia, il manager milanese proviene da una lunga esperienza in multinazionali di largo consumo come Pepsico, Heinz, Danone, successivamente nel mondo del lusso con LVMH e, più recentemente, nel Gruppo Lunelli. Subentrerà a Ettore Nicoletto, che ha annunciato la sua decisione di lasciare l’incarico sul finire del 2019.

“Sono oltremodo orgoglioso di entrare a far parte di Santa Margherita Gruppo Vinicolo – queste le prime parole del nuovo Amministratore Delegato – una delle realtà italiane che più hanno contribuito a cambiare il posizionamento del vino italiano nel mondo. Un Gruppo caratterizzato da un’intensa stagione di investimenti sulla base di un progetto di lungo periodo che ha portato a risultati straordinari”.

Ora continua viene il momento di consolidare questa fase espansiva, di ottimizzare l’ingresso degli ultimi brand nel Gruppo (Cà Maiol in Lugana e Cantina Mesa in Sardegna), di proseguire nella strategia di ampliamento della superficie produttiva in Italia e di progettare una ulteriore fase di crescita per tutti i marchi alla luce anche dei mutamenti delle abitudini di consumo dei nostri clienti finali”.

“Possiamo però contare su una solida base, un motivato gruppo di lavoro in Italia e nel mondo, che ad oggi conta ben 380 collaboratori, e sulla volontà dell’Azionista di mantenere il massimo impegno nel settore del vino”, conclude il nuovo ad.

Sottolinea Gaetano Marzotto, Presidente di Santa Margherita Gruppo Vinicolo: “Con l’arrivo di Beniamino Garofalo si apre una nuova stagione perché l’azienda, che in questi 15 anni ha accelerato gli investimenti (oltre 200 milioni di Euro) in territori vocati, cantine all’avanguardia, vini innovativi e di qualità con collaboratori appassionati e professionali, potrà affrontare meglio le sfide poste dall’emergenza climatica con produzioni sempre più sostenibili in linea con i nostri valori e con i desideri ed i gusti delle nuove generazioni”.

“La missione del Gruppo Vinicolo – aggiunge Marzotto – è di portare il meglio della enogastronomia italiana nel mondo ed il vino è sempre più interconnesso con le eccellenze del Made in Italy. Dando fiducia a Beniamino Garofalo, manager di comprovata esperienza anche in altri settori, vogliamo rendere il Gruppo sempre più globale, verticale e vicino al consumatore finale».

Santa Margherita Gruppo Vinicolo rappresenta oggi una delle principali realtà italiane del mondo del vino. Presente in 94 mercati in tutto il mondo raggruppa dieci diverse tenute in alcune tra le regioni più belle dell’enologia italiana.

Si tratta di Santa Margherita, Torresella, Kettmeir, Ca’ del Bosco, Cà Maiol, Lamole di Lamole, Vistarenni, Sassoregale, Terrelíade e Cantina Mesa, per una superficie vitata oggi superiore ai 690 ettari e vendite che nel 2019 hanno superato i 22 milioni di bottiglie, per un fatturato di oltre 189 milioni di euro.

Al mosaico nazionale si aggiunge poi Santa Margherita Usa, società controllata d’importazione diretta con sede a Miami e distributrice di tutti i brand del Gruppo così come di altre primarie realtà italiane del settore, destinate ad aumentare in futuro.

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Kettmeir compie 100 anni: brindisi di stile per i pionieri dello spumante in Alto Adige


CALDARO –
I ritocchi in vista della grande festa, come s’addice a una premurosa Dama d’inizio Novecento, sono iniziati ben prima della data fatidica. Tanto che ieri pomeriggio, Kettmeir, si è presentata con l’abito lungo e la “casa” tirata a lucido alle celebrazioni dei suoi primi 100 anni di storia, a Caldaro (BZ).

Un secolo di vita per la cantina fondata nel 1919 da Giuseppe Kettmeir, che produce spumanti dal 1964. Pionieri delle “bollicine” in Alto Adige, insomma. Prima col Metodo italiano (Martinotti). Poi, dal 1992, anche con il Metodo classico (Champenoise), all’insegna di un’etichetta divenuta emblema degli sparkling altoatesini: l’Athesis Brut.

Quanto sia stata azzeccata la scelta compiuta nel 1986 da Franco Kettmeir, che ha individuato in Santa Margherita Gruppo Vinicolo “l’erede ideale per l’impresa di famiglia”, è parso chiaro ieri alle celebrazioni del centenario.

Gli investimenti ricamati attorno al gioiellino altoatesino dal colosso di Fossalta di Portogruaro (VE) – ben 242 milioni di euro spesi nelle dieci tenute sparse per l’Italia nel periodo 2005-2019 – hanno consentito a Kettmeir di dotarsi, negli ultimi anni, di strumentazioni all’avanguardia assoluta.

Dalle presse alle decine di serbatoi di acciaio utili alle micro vinificazioni, passando per l’impianto geotermico che ha abbattuto a un decimo i costi (e le emissioni) di una cantina divenuta sempre più green e attenta alla qualità assoluta.

Strumenti utilissimi nelle mani dell’enologo Josef Romen. Uno con le idee chiare sul senso del proprio lavoro: “Si parla tanto di territorio, e allora noi vogliamo che si senta da quando si mette il naso nel bicchiere. Chi beve Kettmeir deve pensare: ecco l’Alto Adige”.

Un puzzle di 60 ettari, che sarebbe meglio definire microcosmo. La cantina, di fatto, possiede un solo ettaro, interamente allevato a Moscato Rosa. La parte del leone spetta ai 40 soci viticoltori. Sessanta ettari complessivi, estremamente frazionati. Si va dai 326 metri quadrati ai 5 ettari, dislocate in diverse zone vocate.

Maso Reiner, sulla sinistra-Adige, a pochi chilometri dal confine con la provincia di Trento, poggia su un terreno calcareo che è ideale per la coltivazione di Pinot Nero e Chardonnay. Riceve il sole dalla tarda mattinata ed è protetto dalle correnti più fredde grazie alle montagne sovrastanti.

Maso Ebnicher, più a nord, guarda il massiccio del Catinaccio e domina la città di Bolzano. Il terreno qui è sabbioso, d’alta collina, caratterizzato da un’elevata pendenza. Un luogo dove la coltivazione può davvero considerarsi eroica, ma dove cresce il miglior Müller Thurgau di Kettmeir.

Grande rilevanza, specie nella produzione dello spumante Alto Adige Doc, anche al Pinot Bianco. La rinascita di della tradizione spumantistica regionale si deve proprio alla presentazione, del primo sparkling sudtirolese del Dopoguerra, avvenuta nel 1965 alla Fiera del Vino di Bolzano: la “Grande Cuvée” di Pinot Bianco.

Uno Charmat lungo – tuttora in produzione – che costituisce una buona fetta delle 420 mila bottiglie complessive prodotte annualmente da Kettmeir. Ben 85 mila bottiglie sono di Metodo classico, su un totale di circa 350 mila prodotte in Alto Adige. Una parte rilevante, dunque, nell’ambito di quella che resta ancora una nicchia.

Non a caso Gaetano Marzotto, presidente del Gruppo Vinicolo Santa Margherita (vendite per 177 milioni di euro nel 2018), ha definito in occasione del suo discorso per i 100 anni di Kettmeir “un gioiello”. “Un brand che può contare su una forte caratterizzazione e uno stile inconfondibile”, ha aggiunto l’amministratore delegato Ettore Nicoletto.

LA CENA DI GALA: STELLE IN CUCINA

Per celebrare i primi 100 anni di storia, Kettmeir ha pensato in grande. Una cena stellata “a quattro mani”, curata con maestria dagli chef Anna Matscher (“Zum Löwen” di Tesimo) e Claudio Melis (ristorante “In Viaggio” di Bolzano).

Antipasto – Claudio Melis: “Sangue di Rapa” (Rapa rossa affumicata, Kefir, Crescioni)

Un piatto “di terra e territoriale”, rivisitato in chiave estremamente moderna e abbinato al Lago di Caldaro Classico Doc 2017 Kettmeir.


Primo piatto – Anna Matscher: “Risotto ai tre pomodori gialli”

Giallo come l’Alto Adige Doc Chardonnay “Vigna Maso Reiner” 2017 Kettmeir in abbinamento, ancora un po’ troppo condizionato dal legno e degno, a maggior ragione, di piatti ancora più strutturati (secondi a base di carne).


Secondo piatto – Claudio Melis: “Maialino Cinturello Orvietano – New York, Tokyo, Sardegna”

Maialino Cinturello Orvietano, selezione Alfredo Angeli e cinta senese in purezza. Poi, a parte, alcuni ricordi di viaggio dello chef, che delizia con la testina salmistrata di maialino impanata e fritta, servita con maionese e senape.

In abbinamento l’Alto Adige Doc “1919” Riserva Extra Brut 2013, la “novità” del 2019 Kettmeir: il vino del centenario non poteva che essere un Metodo classico. Siamo all’apice della qualità degli spumanti della casa di Caldaro, che con questa etichetta mette nel calice due delle grandi caratteristiche dell’enologia altoatesina: potenza e finezza.


Dessert – Anna Matscher: “Zuppetta alle erbe aromatiche, sorbetto al basilico rosso e all’ananas

Chiusura deliziosa e all’insegna della freschezza per la cena celebrativa dei 100 anni di Kettmeir. Dal piatto si liberano intensi i profumi di mentuccia e delle altre erbe della montagna altoatesina.

Un po’ come stare in un prato, ovviamente con un ottimo calice di vino. In questo caso l’Alto Adige Doc Moscato Rosa 2018 “Athesis” Kettmeir, prelevato da vasca ma già in grado di mostrare tratti dell’equilibrio che sarà, tra potenza, dolcezza e freschezza.

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