Categorie
Spirits

Usa: American Single Malt Whisky riconosciuto come tipologia ufficiale


Da domani, mercoledì 18 dicembre, l’Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau americano
aggiungerà l’American Single Malt Whisky al Registro Federale. Riconoscendolo, di fatto, come una tipologia ufficiale di whisky americano. «Si tratta di una decisione storica – sottolinea l’American Single Malt Whiskey Commission – che arriva dopo quasi nove anni di petizioni per ottenere uno standard di identità da parte della Commissione».

ESULTANO I PRODUTTORI AMERICANI

«Nelle nostre prime discussioni con il TTB, nel 2016 – continua l’organismo guidato dal presidente Steve Hawley – è stato chiaro che dovevamo dimostrare due cose per poter prendere in considerazione la designazione. In primo luogo, che la nostra petizione era stata concepita per favorire il consumatore finale. In secondo luogo, che avevamo un ampio sostegno da parte dell’industria per la nuova regola. Il supporto alla causa e ai produttori di single malt in America, arrivato su entrambi i fronti nel corso degli anni, è stato inestimabile. Senza, non avremmo potuto ottenere questo risultato».

IL 18 DICEMBRE SARÀ LA GIORNATA DELL’AMERICAN SINGLE MALT WHISKY

L’Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau è stato molto accurato e ponderato nella revisione e nella spiegazione della decisione finale. «Da qui in avanti – annuncia l’American Single Malt Whiskey Commissionil 18 dicembre sarà una data di celebrazione della ratifica. Non ci saranno festeggiamenti più grandi di quelli di domani e siamo lieti che tutti si uniscano ai festeggiamenti. A partire dal 19 dicembre, ci rimetteremo al lavoro perché c’è ancora molto da fare per far progredire e promuovere l’American Single Malt Whiskey nel mondo».

AMERICAN SINGLE MALT WHISKY, COSA CAMBIA

L’American Single Malt Whiskey rappresenta una categoria in forte crescita negli Stati Uniti, caratterizzata dall’uso esclusivo di 100% malto d’orzo e dalla produzione all’interno di una singola distilleria. Sino ad oggi, però, questa tipologia di whisky non era stata ancora ufficialmente riconosciuta dalla legislazione statunitense. Il TTB, ente federale che regola il settore degli alcolici, ha pubblicato nel luglio 2022 una proposta di regolamentazione per definire e standardizzare questa categoria emergente. La bozza include criteri specifici riguardanti la produzione e l’invecchiamento.

Dopo una fase di raccolta delle osservazioni pubbliche conclusa nel settembre 2022, il TTB si è messo al lavoro per valutare i commenti ricevuti. Con l’obiettivo di finalizzare la definizione ufficiale. Nel frattempo, i produttori americani hanno continuato a seguire linee guida volontarie, come quelle stabilite proprio dall’American Single Malt Whiskey Commission, al fine di garantire standard qualitativi elevati e coerenza nella produzione. L’American Single Malt Whiskey, dunque, si appresta ad entrare da domani, 18 dicembre, in una nuova era grazie al suo riconoscimento formale. Secondo molti osservatori si tratta di una delle categorie più promettenti e innovative del panorama globale dei distillati.

Categorie
news news ed eventi Spirits

Dealcolazione: AssoDistil contro produttori di vino sulle accise dell’alcole residuo


L’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli ed Acquaviti (AssoDistil) ha sollevato il proprio dissenso riguardo alla recente richiesta di alcune associazioni vitivinicole italiane, che premono affinché l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione del vino venga classificato come rifiuto, escludendolo così dagli oneri fiscali legati alle accise. In una lettera indirizzata ai ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), AssoDistil espone le criticità economiche, fiscali e ambientali che tale decisione potrebbe comportare.

Secondo AssoDistil, l’alcole residuo dalla dealcolazione del vino non può essere considerato un semplice “scarto”. Con una concentrazione alcolica che può superare il 95%, questo sottoprodotto rientra nella definizione di alcole prevista dalle normative vigenti. «Il rispetto della legalità è alla base delle nostre valutazioni», sottolinea Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil. «L’accisa sull’alcole etilico si applica al momento della sua fabbricazione e incide per oltre 10 euro al litro.

L’ALTERNATIVA ASSODISTIL: IMPIEGO DEL BIOETANOLO

Escludere i produttori di vino dealcolato dal pagamento delle accise aprirebbe la porta a potenziali frodi fiscali di portata rilevante», avverte Emaldi. AssoDistil sostiene che tutti i produttori di alcole etilico, anche se in maniera subordinata, debbano essere sottoposti alla stessa normativa, per evitare disparità di trattamento e garantire equità fiscale.

Sul fronte ambientale, AssoDistil avanza una proposta sostenibile: destinare l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione alla produzione di bioetanolo per carburanti. Tale scelta, osserva l’associazione, contribuirebbe a soddisfare la domanda di bioetanolo, attualmente insufficiente per rispondere agli obiettivi previsti dalla normativa europea entro il 2030. «L’utilizzo dell’alcole come bioetanolo», continua Emaldi, «si allinea perfettamente agli obiettivi di economia circolare e valorizzazione energetica dei materiali di scarto, promossi sia dall’Italia sia dall’Unione Europea».

LA DECISIONE IN MANO AL GOVERNO

Questa soluzione permetterebbe inoltre ai produttori di ottenere un ricavo dalla vendita dell’alcole, evitando l’imposizione di un costo per il suo smaltimento qualora venisse considerato rifiuto. Per AssoDistil, classificare l’alcole residuo come rifiuto rappresenterebbe non solo uno svantaggio economico, ma anche una scelta in contrasto con i principi di sostenibilità e circolarità che orientano le politiche ambientali attuali.

La lettera di AssoDistil accende i riflettori su un tema di forte impatto per il settore vitivinicolo e distillatorio. La palla passa ora ai Ministeri competenti, chiamati a valutare con attenzione le implicazioni di una misura che, se approvata, potrebbe cambiare radicalmente il trattamento fiscale e ambientale dell’alcole residuo dalla dealcolazione del vino in Italia. Negli scorsi mesi, AssoDistil aveva invece espresso la propria preoccupazione per l’importazione di etanolo dal Pakistan.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino news news ed eventi

Normativa europea etichettatura vini posticipata dal governo italiano


FOTONOTIZIA – Il governo italiano ha posticipato l’applicazione delle nuove norme europee sull’etichettatura dei vini. Una risposta al pericolo di dover distruggere milioni di etichette già stampate, sulla base del regolamento che sarebbe dovuto entrare in vigore l’8 dicembre. Il provvedimento, comunicato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, raccoglie il plauso di Federvini, Unione italiana vini – UIV e Coldiretti.

Categorie
news news ed eventi

Peronospora e granchio blu: aiuti dal Governo per viticoltori e pescatori


«Abbiamo approvato interventi che permettono di ristorare le imprese vitivinicole colpite dalla peronospora e di alleviare le criticità indotte dalla proliferazione del granchio blu giunto, da altri mari, nell’Adriatico e in parte nel Tirreno, prevedendo lo smaltimento dell’animale e altri interventi per mettere la filiera a riparo nei prossimi anni in termini strategici». Così il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, al termine del Consiglio dei Ministri che si è concluso nella serata di ieri.

Il decreto approvato prevede di incentivare economicamente i soggetti che si dedicano alla cattura e allo smaltimento del granchio blu, con uno stanziamento di 2,9 milioni di euro. Per sostenere le imprese viticole colpite dalla peronospora, si consente l’attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale con un primo stanziamento da 1 milione di euro. Inoltre, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, ha approvato un disegno di legge per l’istituzione del Premio di Maestro dell’arte della cucina italiana.

Si prevede che il Premio sia conferito, annualmente, a coloro che si siano distinti nel campo della gastronomia e, con la loro opera, abbiano esaltato il prestigio della cucina italiana, contribuendo a valorizzare l’eccellenza nazionale. «Un disegno di legge che ritengo importante – ha sottolineato il Ministro Lollobrigida – per conferire agli artigiani che si occupano di pasticceria, gelateria, del settore olivicolo e di quello vitivinicolo, un titolo di riconoscimento da parte del Governo rispetto alla loro qualità».

AGRICOLTURA, M5S: “RISORSE PER VIGNETI RIDICOLE, SETTORE PRESO IN GIRO”

«Le risorse stanziate dal governo per i vigneti colpiti dalla peronospora sono ridicole e rappresentano un’autentica presa in giro per il settore vitivinicolo. In tutto il Paese si è purtroppo verificata un’ingente perdita produttiva, con danni di decine di migliaia di euro per ogni ettaro di vigneto colpito. A fronte di tutto questo, il governo Meloni e il ministro Lollobrigida rispondono con l’altisonante cifra di un milione di euro». Così, in una nota congiunta, i Senatori e Deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Agricoltura.

Il valore è paragonabile all’impatto di un granello di sabbia nel deserto. E viene da pensare che il problema sia che ad essere colpito sia stato principalmente il Sud, visto che per il granchio blu, che incide invece sul Nord, è stato stanziato il triplo. Le misure, insomma, sono decisamente insufficienti per ristorare le aziende, ma c’è di più. Si dimentica completamente di investire in prevenzione e questo è un peccato capitale».

«La quantità di acqua che cade di anno in anno – continua il M5S – è sempre la stessa, ma si alternano sempre di più periodi di siccità drammatica e momenti di alluvioni e bombe d’acqua, che portano alla diffusione delle spore e allo sviluppo della peronospora e che si rivelano esiziali per i raccolti. Il governo deve necessariamente trovare altre risorse. Il settore agricolo compie enormi sacrifici, i suoi lavoratori affrontano rischi sempre più grossi e diventa ogni giorno più difficile, per loro, soprattutto di fronte all’assoluto disinteresse dimostrato dal governo».

Categorie
news news ed eventi

Via libera al Decreto siccità, mentre i vigneti si difendono dalle gelate


Mentre il governo dà il via libera al Decreto siccità, con l’istituzione di una Cabina di regia e la nomina di un Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi all’emergenza idrica, i viticoltori italiani accendono fu
ochi in diverse zone, per difendere i vigneti dalle gelate. Il rischio è quello di perdere gemme preziose, dopo un inverno caldo e secco caratterizzato dal 30% in meno di piogge e una temperatura di 1,38 gradi in più, nel Nord Italia. Primo fra tutti a muoversi in questo senso, come documentato qui da winemag.it, è il Consorzio di Tutela del Prosecco superiore di Conegliano Valdobbiadene, che ha già trovato l’accordo per lo studio di fattibilità di un “piano invasi” in 15 comuni della Docg.

Siccità e gelo si “incontrano” così in un aprile, quello 2023, che porta comunque buone n0tizie, almeno sul fronte istituzionale. Il crollo delle temperature notturne sotto zero che sta colpendo il Paese alla vigilia di Pasqua, si verifica durante l’ennesima situazione di piena emergenza siccità. Con il Po mai così basso, neve dimezzata sulle montagne e livelli dei laghi ai minimi. I numeri parlano da soli. Il Po è a -3,6 metri sotto lo zero idrometrico, con le sponde ridotte a spiagge di sabbia al Ponte della Becca, in provincia di Pavia. La neve, fra Lombardia e Piemonte, è calata di oltre il 50%, tagliando le riserve idriche per l’estate. I laghi boccheggiano, con il Garda che è ai minimi storici del periodo. Ampiamente sotto la media i livelli di Lago di Como e Lago Maggiore.

TRA GELATE E SICCITÀ: VITICOLTORI ITALIANI NELLA MORSA DEL CLIMA

Una tenaglia climatica tra freddo e siccità che, come sottolinea la Coldiretti, «si abbatte su una natura in tilt, con le coltivazioni che si erano risvegliate prima del solito ingannate dalle temperature anomale, con il rischio adesso di perdere i raccolti di un anno di lavoro». In funzione i ventilatori antigelo, che mescolando gli strati più caldi dell’aria a 14 – 15 metri sopra il terreno con quella più fredda che circonda gli alberi, permettono di creare una “barriera protettiva” in grado di salvare i piccoli frutti in maturazione.

Ma dall’assalto del gelo gli agricoltori si difendono anche usando il freddo stesso, con dei vaporizzatori d’acqua che creano una patina su rami e frutticini, utile a ghiacciare senza soffocare o bruciare la pianta, proteggendola al tempo stesso dal crollo eccessivo delle temperature. Con i raccolti sempre più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici – sono stimati in oltre 6 miliardi di euro i danni all0agricoltura italiana, solo nell’ultimo anno – le associazioni di categoria accolgono con grande favore il Decreto Siccità a cui a dato il via libera il Consiglio dei Ministri, nelle scorse ore.

«È importante intervenire per fronteggiare il grave problema della siccità che sta interessando l’intero Paese – evidenzia il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – con circa 300 mila aziende agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza. La situazione più drammatica è nel bacino della Pianura Padana, dove nasce quasi un terzo dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento».

COLDIRETTI E CONFAGRICOLTURA PLAUDONO AL DECRETO SICCITÀ

L’Italia perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana. Sempre secondo Coldiretti, «è dunque necessario intervenire sulla manutenzione e realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura». Ad esprimere soddisfazione per l’approvazione del Decreto Siccità appena varato dal Governo è anche Confagricoltura. Convincono l’istituzione della Cabina di regia e l’identificazione della figura del Commissario straordinario. Particolare apprezzamento anche per la misura volta al riutilizzo delle acque reflue depurate ad uso irriguo, attraverso il rilascio di un provvedimento autorizzativo unico, «un intervento fortemente auspicato da Confagricoltura».

«Le procedure semplificate per la realizzazione di infrastrutture idriche, tra cui i progetti di desalinizzazione, e per la realizzazione di invasi aziendali – evidenzia la confederazione – sono per gli imprenditori agricoli concreti manifesti di un iniziale impegno da parte del Governo in carica di cercare di risolvere le future carenze di approvvigionamento della “risorsa blu”. Un segno di ulteriore sensibilità del Governo emerge altresì dall’istituzione degli Osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici e per il contrasto dei fenomeni di scarsità idrica presso ciascuna Autorità di bacino distrettuale. Questi organismi saranno determinanti per la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all’utilizzo della risorsa idrica nel distretto idrografico di riferimento».

FEDERVINI SUL DECRETO SICCITÀ: «BENE CABINA DI REGIA E COMMISSARIO»

Come di consueto, non usa giri di parole neppure Federvini. «Finalmente qualcosa si muove», è il commento della presidente Micaela Pallini all’iniziativa del Governo di varare il Decreto siccità. Anche per  l’organizzazione italiana di riferimento dei principali produttori e importatori di vini, liquori, acquaviti e aceti, aderente a Federalimentare e Confindustria, è positiva «la nascita della Cabina di regia incardinata presso la presidenza del Consiglio dei ministri e presieduta dal Ministro delle Infrastrutture, nonché la nomina di un Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica».

 

«Abbiamo raccolto da tanti associati le grida di aiuto – aggiunge Pallini -perché per mesi non ha piovuto anche in regioni tradizionalmente senza problemi. E non sono stati previsti strumenti compensativi. In molte zone c’è quindi rischio serio di compromettere il raccolto. Dopo un 2022 caratterizzato da scarse precipitazioni e un inverno povero di neve, il 2023 si annuncia complicato anche per il settore vitivinicolo, che da solo vale 13 miliardi di fatturato, di cui 8 miliardi da export. Abbiamo rappresentato la gravità della situazione ai molti esponenti del Governo in occasione del Vinitaly e ricevuto rassicurazioni di un pronto intervento, di cui abbiamo avuto il primo positivo riscontro con il via libera al Decreto Siccità».

«Vengono finalmente adottate – ha proseguito Pallini – misure capaci di rendere più efficace l’azione del Governo e delle Regioni, dando la priorità alla realizzazione degli interventi più urgenti e di rapida attuazione. Anche le semplificazioni per la costruzione di invasi per trattenere le acque piovane, le attività di riutilizzo delle acque reflue depurate e per la realizzazione di impianti di desalinizzazione sono salutate dal nostro mondo come utili se non addirittura indispensabili. Inoltre – conclude la numero uno di Federvini – la nomina di un Commissario straordinario, dotato di poteri sostitutivi consentirà interventi qualora si verificassero ritardi nella realizzazione. I nostri vigneti non possono attendere i tempi lunghi, o a volte addirittura i tempi morti, della burocrazia».

Categorie
news news ed eventi

Da Fivi a Federvini: barricate del vino italiano contro il governo irlandese


Nessuna differenza tra abuso e consumo di alcolici. Vino italiano in rivolta contro la Public Health Alcohol Labelling Regulations del governo irlandese. Da Fivi a Coldiretti e Confagricoltura, passando per Federvini, il coro di sdegno è unanime nei confronti dell’obbligo di avvertenze sanitarie sulle etichette di vino e alcolici commercializzate in Irlanda. Nonostante i pareri contrari presentati da diversi Paesi, tra cui l’Italia, la Commissione europea non ha presentato alcuna obiezione. Il termine del periodo di moratoria scadeva il 22 dicembre 2022. Persa dunque l’occasione di sospendere il provvedimento, prorogandone l’eventuale entrata in vigore.

«I Vignaioli italiani ed europei – tuona Lorenzo Cesconi, presidente di Fivi, Federazine italiana vignaioli indipendenti – sono alleati delle istituzioni nelle campagne per l’educazione e il consumo responsabile, non nemici. Lo siamo per definizione, proprio perché il nostro vino non è una semplice bevanda alcolica, ma un prodotto culturale lontano anni luce dalle sostanze di cui si abusa nella ricerca dell’ubriachezza».

Ma le regole di etichettatura proposte dall’Irlanda e il sostanziale via libera europeo rappresentano un madornale errore. Non solo sono un evidente ostacolo alla libera circolazione delle merci e comportano ulteriori costi, che si sommano agli altri già onerosi costi amministrativi che si devono affrontare per le vendite all’estero»

Sempre secondo Cesconi, «il dato più preoccupante è che le avvertenze proposte dal governo irlandese non tengono minimamente in considerazione la differenza tra abuso e consumo, elemento presente anche nel Piano di Lotta europea contro il Cancro. È necessario che i legislatori europei e nazionali capiscano che la strada del proibizionismo è un vicolo cieco e che è necessario distinguere il vino dalle bevande alcoliche in generale e dagli spirits».

COLDIRETTI E CONFAGRICOLTURA

Coldiretti ricorda dal canto suo che «l’autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario, come il tentativo di escludere il vino, insieme a carne e salumi, dai finanziamenti europei della promozione nel 2023», ormai sventato anche grazie alle barricate dell’Italia. Oggi la minaccia si chiama Public Health Alcohol Labelling Regulations.

«È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino – afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol».

Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: «Siamo particolarmente preoccupati per la deriva proibizionistica che il settore vitivinicolo europeo sta affrontando. La Commissione non ha ascoltato le riserve che l’Italia, con altri numerosi Stati membri, ha manifestato per opporsi alle misure introdotte dalla normativa irlandese creando un grave precedente e un potenziale ostacolo al commercio interno».

LA POSIZIONE DI FEDERVINI

Da Federvini un appello al Governo contro il Public Health Alcohol Labelling Regulations del governo Irlandese: «Chiediamo che il Governo Italiano si attivi quanto prima per studiare ogni azione possibile, nessuna esclusa – commenta la presidente Micaela Pallini – per osteggiare una norma che contrasta con il buon senso e la realtà. Forse è giunta l’ora che il tema venga trattato a livello politico in ambito Ue, non da soli ma con i partner europei che hanno già manifestato gravi perplessità su questo tipo di normativa. È necessario una presa di posizione di fronte al mutismo della Commissione Europea».

Duro il discorso di Pallini: «Questo è un sistema unilaterale che spacca il mercato unico europeo, una modalità discriminatoria perché non distingue tra abuso e consumo e criminalizza prodotti della nostra civiltà mediterranea senza apportare misurabili ed effettivi benefici nella lotta contro il consumo irresponsabile».

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Commissione europea, esulta l’Italia: «Fermato l’attacco a vino, birra, carne e salumi»

È stato fermato il tentativo della Commissione europea di escludere vino, birra, carne e salumi dai finanziamenti della promozione comunitaria. In occasione della riunione della sezione promozione del Comitato di Organizzazione Comune dei Mercati Agricoli (Comitato COM), è stata bocciata la proposta della Commissione che avrebbe tagliato le gambe al Made in Italy agroalimentare.

Esulta, dunque, l’Italia. «La demonizzazione di questi prodotti – sottolinea Ettore Prandini, presidente Coldiretti – coincide in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale. Non lo possiamo accettare!».

La politica di promozione dell’Ue deve continuare a sostenere tutti i prodotti agricoli dell’Unione – dichiara Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia – respingendo gli atteggiamenti discriminatori verso i prodotti a base di carne e le eccellenze dei settori vitivinicolo e della birra, che a pieno titolo sono inclusi nella dieta mediterranea».

Si tratta tuttavia solo di «una prima battaglia da continuare a combattere nei tentativi successivi che certamente arriveranno dalla Commissione», aggiungono all’unisono Coldiretti e Filiera Italia.

Confagricoltura plaude alla posizione dura espressa dal nuovo governo Meloni, rimarcando «l’ottimo esordio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, su un tema delicato per il settore agroalimentare italiano, quello dei fondi per la promozione commerciale».

FONDI E PROMOZIONE: SVENTATO L’ATTACCO AL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE

Senza la posizione assunta oggi dall’Italia – evidenzia la Confederazione – vini, carni rosse e derivati avrebbero rischiato un drastico taglio dei finanziamenti destinati principalmente alla promozione sui mercati esteri.

È un esordio che lascia ben sperare sulle prossime sfide – aggiunge il presidente Massimiliano Giansanti – perché la proposta presentata dalla Commissione UE rientra nell’ambito di una strategia complessiva che metterebbe a rischio l’insieme del sistema agroalimentare».

«Peraltro – continua il presidente di Confagricoltura – i fondi per la promozione risultano ancora più significativi in questa fase in cui, a seguito del caro energia e dell’aumento dell’inflazione, è in atto un preoccupante calo dei consumi».

A riguardo, Confagricoltura ricorda che nel primo semestre di quest’anno le vendite totali di vino nella grande distribuzione sono diminuite di oltre il 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2021. Nei primi tre mercati esteri l’export del comparto è sceso di oltre 10 punti in percentuale.

La tendenza al calo delle esportazioni è certificata anche dagli ultimi dati della Commissione Ue sul commercio estero relativo all’agroalimentare. A luglio, le esportazioni degli Stati membri sono cresciute soltanto del 2% in valore su base annuale. «Il che vuol dire – conclude Confagricoltura – una contrazione in termini di quantità che fa riflettere in un contesto economico di annunciata recessione».

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

«Favorire aggregazioni e acquisizioni tra imprese»: la richiesta di Federvini al governo Meloni


«È fondamentale e urgente dare vita a misure straordinarie, immediate e a medio termine, per aiutare le imprese a crescere, anche attraverso acquisizioni e aggregazioni». La Presidente di Federvini Micaela Pallini ha stilato una serie di richieste al nuovo governo Meloni, ormai prossimo all’incarico, tra cui spicca questa proposta. «Abbiamo bisogno di imprese più grandi», ha aggiunto la numero uno dell’organizzazione aderente a Confindustria e Federalimentare.

La leva fiscale potrà avere un ruolo determinante nel favorire le aggregazioni per creare gruppi di dimensione europea, oltre che nuove realtà commerciali rivolte all’internazionalizzazione, e per favorire lo sbarco di queste nuove realtà sul mercato dei capitali, così da rafforzarne i livelli di capitalizzazione».

Sempre secondo Federvini, «occorre poi intervenire per ridurre la frammentazione che caratterizza il comparto e che, anche per la mancanza di una regia e di una visione comune, lascia troppi singoli produttori senza la possibilità di aggredire i mercati esteri in modo coordinato ed efficace».

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Italgrob, appello al governo: «Horeca in ginocchio tra guerra e rincari»

«Consci del grande impatto economico che la guerra in Ucraina sta scatenando a cascata nel nostro paese, a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime, ci si auspica che il Governo in tempi brevissimi intervenga a favore delle famiglie e delle aziende, già fortemente colpite durante la pandemia». Così Italgrob, Federazione Italiana Distributori Horeca.

Tra le preoccupazioni ci sono l’aumento vertiginoso dei costi dell’energia, verificatosi prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nonché il forte rincaro dei carburanti. Elementi, fa notare Italgrob, che «stanno mettendo a dura prova tutta la filiera Horeca».

Per contrastare questo forte rincaro . sottolinea la Federazione – è necessario bloccare le speculazioni, azzerare gli oneri sull’energia, tagliare le accise sui carburanti e, se necessario, anche l’Iva.

In questo momento, l’imperativo è agire in fretta, cercando così di scongiurare l’impatto negativo del caro carburanti e del caro energia sulla ripresa economica e sui consumi degli italiani».

«Lo Stato – continua Italgrob – ha speso tanto per ridurre il costo delle bollette ma purtroppo non è bastato e siamo ancora in una situazione di difficoltà. L’Italia, insieme agli altri Paesi europei, deve agire in fretta».

«Il Governo – commenta il presidente Antonio Portaccio – deve prendere atto della situazione di grave difficoltà in cui versano le aziende della filiera distributiva Horeca. E prevedere, nell’immediato, un intervento normativo per far fronte a questa nuova emergenza che rischia di mettere a terra tutto il settore, con gravi ripercussioni che in questo momento vanno scongiurate in tutti i modi».

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Al via Wine Paris 2022: plauso del governo francese agli organizzatori

Wine Paris & Vinexpo 2022 al via a Parigi ieri mattina. L’evento di punta del gruppo Vinexposium ha aperto le proprie porte al Paris Expo Porte de Versailles, segnando il ritorno dei grandi eventi commerciali dopo due anni di pausa. Strizzando l’occhio al mercato britannico, “bistrattato” dalla scelta di Messe Düsseldorf di rimandare ProWein 2022, proprio nelle date della London Wine Fair (poi, a loro volta, cambiate).

La cerimonia di apertura ufficiale, alla presenza di Julien Denormandie, ministro francese dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, ha dato il via ai tre giorni di esposizione scanditi da degustazioni e incontri business per tutta la filiera del vino internazionale.

Il ministro ha elogiato «il coraggio e la determinazione degli organizzatori e dei partecipanti per essere rimasti determinati a realizzare l’evento». Ha voluto in particolare lanciare un messaggio di fiducia ai produttori: «Siate certi che siamo al vostro fianco per onorare questi meravigliosi prodotti e l’amore per il vino che condivido e che sono felice di vedere celebrati qui al salone».

LA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DI WINE PARIS 2022

Durante la cerimonia di apertura ufficiale, Rodolphe Lameyse, Ceo di Vinexposium, ha sottolineato l’importanza della ripresa degli incontri in presenza per il mercato del vino e degli alcolici.

Wine Paris & Vinexpo Paris a febbraio è una data chiave nel calendario degli acquisti. Oggi, siamo riuniti qui a Parigi ed è un enorme piacere incontrarsi ancora una volta. Che i festeggiamenti continuino!».

TRA GLI ESPOSITORI PREVALE L’OTTIMISMO

Ottimismo prevalente anche tra gli espositori alla vigilia della seconda giornata, iniziata da pochi minuti. «Che bella sensazione – commenta Ilaria Ippoliti, export director della Tenuta del Buanamico – partecipare al primo salone internazionale del vino dopo due anni. Wine Paris & Vinexpo Paris 2022 è già un successo perché è rimasto fedele al suo programma originale. È stata una decisione coraggiosa. Rispetto».

«È il momento giusto dell’anno per acquistare i vini dell’emisfero settentrionale e Parigi è così facile da raggiungere dal Regno Unito», aggiunge David Gill, Specialist Sales & Wine Development di Kingsland Drinks.

Wine Paris & Vinexpo Paris continua fino al 16 febbraio al Paris Expo Porte de Versailles. L’evento ospita 2.864 espositori da 32 Paesi, visitatori da oltre 100 paesi e un programma ricco di 100 conferenze, masterclass e tavole rotonde.

Categorie
Enoturismo

Green pass per visite in cantina, degustazioni ed eventi: cosa prevede il decreto 30 dicembre 2021?

Visite in cantina, degustazioni ed eventi: cosa prevedono le misure del governo per arginare il Covid-19 e la variante Omicron? Se già il decreto legge n.172 del 26 novembre 2021 sanciva l’obbligo del green pass rafforzato per visite e degustazioni in cantina a partire dal 6 dicembre 2021, il dl n. 229 del 30 dicembre (qui il documento ufficiale) ne proroga l’applicazione. Con ulteriori provvedimenti relativi ai servizi all’aperto.

Fino alla fine dello stato d’emergenza, fissato al 31 marzo 2022, il green pass rafforzato sarà necessario per il consumo al banco, al chiuso, nei servizi di ristorazione in tutte le zone (bianca, gialla, arancione).

Dal 10 gennaio, inoltre, anche in zona bianca e gialla, sarà richiesto il green pass rafforzato per il consumo al banco all’aperto. Consentito, invece, fino al 9 gennaio, senza green pass o con la sola certificazione base.

SAGRE, EVENTI, FIERE CONGRESSI E CORSI DI FORMAZIONE

L’ingresso a sagre, fiere e congressi, anche su aree pubbliche, sarà riservato a coloro che dispongono del super green pass. Sia all’aperto che al chiuso e con mascherina FFP2.

Impatti anche sui corsi di formazione privati. Se in zona bianca o gialla per partecipare ad un corso di formazione privata in presenza sarà sufficiente il green pass base in zona arancione servirà il super green pass.

SERVE IL GREEN PASS PER LE DEGUSTAZIONI IN CANTINA?

Visitando i siti web delle cantine italiane, anche di grandi dimensioni, oppure i siti web di associazioni di formazione, si trovano spesso informazioni non aggiornate sui protocolli di sicurezza Covid. Comprensibile, considerato il susseguirsi di nuove norme con soppressione di appendici delle precedenti.

Il consiglio ai winelovers è di verificare sempre con la cantina la normativa e il protocollo vigente, oltre al colore della zona in cui si trova la cantina che si intende visitare.

LE SCELTE DEI BIG: BERLUCCHI, BANFI E DONNAFUGATA

Resta comunque sempre consentito – al momento – l’accesso al negozio della cantina. Quanto alle cantine, aziende come Berlucchi, in Franciacorta, spiegano chiaramente le misure anti Covid-19 sul proprio sito web.

In Toscana, Banfi rassicura clienti del resort e winelovers sul rispetto delle misure e sulla formazione costante del proprio personale. Nel Sud-Italia, cantine ben strutturate come Donnafugata ricorrono invece a un popup a comparsa al momento dell’accesso sul portale aziendale.

Categorie
Esteri - News & Wine

Sudafrica, braccio di ferro senza fine tra governo e vignaioli: «In fumo 560 milioni»

La Corte suprema di Città del Capo ha rigettato poche ore fa le contestazioni mosse al governo del Sudafrica da Vinpro. I giudici erano chiamati a esprimersi in merito alle misure anti-alcol varate da Pretoria in piena emergenza Covid-19, all’inizio del 2021. Un ritorno al proibizionismo giudicato penalizzante dall’associazione che tutela gli interessi di 2.575 aziende del settore vitivinicolo.

Secondo Rico Basson, managing director di Vinpro, «l’approccio ottuso del governo, l’indisponibilità a consultarsi e la mancanza di trasparenza riguardo ai dati empirici usati nel processo decisionale, ha causato danni irreversibili all’industria del vino e del turismo sudafricana». Si stima una voragine da 560 milioni di euro.

LA DENUNCIA DI VINPRO: «SENTENZA IN RITARDO»

Ora la beffa in Tribunale. «La Corte suprema – denuncia Basson – ha ripetutamente posticipato unilateralmente le date delle udienze. E ha poi espresso il suo giudizio solo ora, ovvero dopo che le restrizioni sulle vendite di vini e liquori fossero state rimosse».

L’industria non solo ha perso più di 10 miliardi di Rand di fatturato, ma ha anche visto una significativa perdita di posti di lavoro e ha subito danni alla reputazione internazionale. L’unico modo per le imprese legate al vino di recuperare e ricostruire è la creazione di un ambiente favorevole alla crescita sostenibile. Questo include politiche governative che si basino su dati empirici approfonditi e trasparenti, implementati in modo coerente e applicati rigorosamente».

Sudafrica, divieto vendita e consumo vino: i produttori portano il Governo in Tribunale

TIMORE PER I LIVELLI OCCUPAZIONALI

Vinpro si definisce «estremamente delusa» dalla sentenza dell’Corte suprema di Città del Capo. «La nostra associazione è stata ascoltata dal 23 al 25 agosto 2021 – spiega Rico Basson – periodo nel quale il divieto di consumo di alcolici era stato solo parzialmente revocato. La corte ha quindi ritenuto irrilevanti le richieste di Vinpro, dato che i regolamenti sono da allora cambiati e ha stabilito che ogni parte deve essere responsabile delle proprie spese legali».

Nel timore che un eventuale appello venga trattato alla stessa stregua, l’associazione che tutela i produttori di vino sudafricano non è intenzionata a opporsi alla decisione del Tribunale. «Vogliamo confermare che l’industria continua a lavorare a stretto contatto con tutti i portatori di interesse del settore, per aiutare il governo a prendere decisioni consapevoli nella lotta al Covid-19, tutelando al contempo i livelli occupazionali del nostro settore e del suo indotto, compreso l’enoturismo».

Categorie
news news ed eventi

Vendita diretta vino e prodotti agroalimentari: governo verso la semplificazione

La semplificazione della vendita diretta di vino, in cantina, così come di tutti gli altri prodotti agroalimentari da parte delle imprese agricole, è una delle priorità del nuovo governo guidato da Mario Draghi.

Lo ha chiarito il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, nel presentare ieri, martedì 9 marzo, le linee programmatiche del Mipaaf alla Commissione Agricoltura del Senato.

«La vendita diretta – ha dichiarato Patuanelli – è un’attività insostituibile e voce ogni giorno più importante per le imprese agricole, sempre più attente ad avere un rapporto diretto e di fiducia con i consumatori».

Si deve intervenire per semplificare le procedure, attraverso un miglioramento delle normative già oggi in essere e con nuove risorse per stimolare la nascita dei farmers market».

Più in generale, Patuanelli ha precisato che il governo ha intenzione di compiere «un lavoro mirato che dovrà essere svolto per le singole esigenze settoriali in ragione delle peculiarità di ciascuno».

Un riferimento implicito ai tavoli di filiera, come quelli su grano e pasta, olio, agrumi, zootecnico, birra, canapa, frutta in guscio, vino, ortofrutta, per citarne solo alcuni.

«Tutti – ha commentato il titolare del Mipaaf – rappresentano senza dubbio gli strumenti più adatti per la programmazione di interventi in grado di apportare valore aggiunto ai soggetti coinvolti e per operare scelte condivise e calibrate alle diverse realtà».

Categorie
Esteri - News & Wine

Sudafrica, aumentano le accise su vino, spumante e distillati

Nuovi guai per il settore vitivinicolo sudafricano. Secondo l’associazione di rappresentanza Vinpro, l’aumento delle accise introdotto dal governo del Sudafrica «infliggerà un colpo finale a molte aziende vinicole e ostacolerà ulteriormente la ripresa economica dell’industria vinicola sudafricana».

L’annuncio delle nuove tariffs è arrivato poche ore fa, durante il discorso sul bilancio nazionale del ministro delle Finanze, Tito Mboweni. Le accise aumentano dell’8% su vino, spumante e distillati.

«Siamo estremamente delusi che il governo, ancora una volta, non abbia ascoltato la voce dei produttori», commenta il managing director di Vinpro, Rico Basson.

Vinpro e altre organizzazioni del settore hanno sottolineato la difficile situazione dell’industria vinicola sudafricana nelle discussioni con il governo negli ultimi mesi e hanno chiesto che l’accisa non sia aumentata di oltre il 50% dell’indice dei prezzi al consumo (IPC)».

«Alla luce della grave situazione finanziaria in cui si trova la nostra industria – continua Basson – ora abbiamo bisogno di stabilità, certezza politica e credito. L’aumento delle accise non è una misura in questa direzione e può infliggere un colpo finale a molte aziende che sono già in ginocchio, il che a sua volta contribuirà alla già grande perdita di posti di lavoro e esacerbare le sfide socioeconomiche in queste comunità».

Gli aumenti delle accise non influiscono necessariamente sulla tasca del consumatore, quanto più sui produttori di uva da vino. Di una bottiglia media di vino venduta a 45 Rand, il governo ne incassa 10,04 da accise ed Iva, rispetto ai produttori di uva da vino che guadagnano un reddito agricolo netto di 0,77 Rand per bottiglia.

Categorie
news news ed eventi

Digital tax, Unione italiana vini: «Saggio rinvio del Governo»

Lo stop temporaneo alla Digital tax da parte del Governo è una decisione «tanto saggia quanto importante per il mondo del vino italiano». Parole del segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti, sul rinvio del termine per i versamenti relativi all’imposta sui servizi digitali per il 2020 dal 16 febbraio al 16 marzo 2021 e il rinvio del termine per la presentazione della relativa dichiarazione dal 31 marzo 2021 al 30 aprile 2021.

«Il rischio di vedere, ancora una volta, i prodotti vitivinicoli travolti da una disputa internazionale e da potenziali misure penalizzanti in un momento di estrema indecisione per il contesto economico internazionale era alto», ha aggiunto Castelletti.

La tassa sui servizi digitali (Dst) era destinata ad avere definitivamente i suoi effetti in Italia a partire dal 16 febbraio. Sul tema ha fatto seguito il report del Rappresentante per il Commercio Usa (Ustr) che ha ritenuto discriminatoria l’imposizione italiana nei confronti delle imprese digitali americane, che rappresentano i 2/3 delle aziende da tassare.

Niente dazi Usa su vino italiano, esultano Uiv e Coldiretti. Ora spettro Digital tax

Secondo Unione italiana vini (Uiv), tale impostazione sarebbe stata a forte rischio di azioni ritorsive già arrecate (e poi sospese) ai danni della Francia, anch’essa promotrice della stessa imposta.

Con la tassa sui servizi digitali l’Italia prevede di concretizzare un corrispettivo di circa 700 milioni di euro; il vino italiano, che negli Stati Uniti vende il 30% del proprio export a valore (circa 1,7 miliardi di euro), sarebbe uno dei maggiori indiziati tra i prodotti tricolore a rischio ritorsione.

Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (base dogane), le importazioni di vini fermi italiani hanno chiuso i primi 11 mesi del 2020 in sostanziale pareggio (-0,1%) sul pari periodo 2019, per un corrispettivo di quasi 1,35 miliardi di dollari.

Un risultato che ha permesso al Belpaese di allungare su Francia (-31,3% a valore), Spagna (-12,3%) e Germania (-33,4%), su cui gravano i dazi aggiuntivi del 25% sui vini disposti dall’Ustr per la vicenda Airbus.

Categorie
news news ed eventi

Dazi Digital Tax, Champagne salvo in “zona Cesarini”. Confagricoltura: «Italia a rischio»

Tra gli ultimi atti dell’amministrazione Trump sarà ricordata la cancellazione dello Champagne dalla lista dei prodotti sottoposti a dazi aggiuntivi, in risposta all’applicazione della Francia della cosiddetta “Digital Tax” che colpisce colossi americani del web come Google, Facebook, Amazon e Apple.

Oltre ai pregiati spumanti, salvi anche altri beni di lusso Made in France. Quello ufficializzato martedì dall’Ustr è in realtà un rinvio delle tariffs che sarebbero dovute entrare in vigore mercoledì 6 gennaio 2021. E l’Italia? Anche Roma è interessata dalla temporanea tregua diplomatica.

Eppure Confagricoltura avverte: «L’indagine avviata dall’Amministrazione Usa nel giugno 2020 sulle disposizioni contenute all’articolo 1, paragrafo 678 della legge italiana n. 160 del 27 dicembre 2019 (Legge di Bilancio 2020) stabilisce che la tassa sui servizi digitali varata dall’Italia è contraria ai principi prevalenti nella tassazione a carattere internazionale e discrimina le imprese degli Stati Uniti d’America».

In attesa di una decisione condivisa in ambito Ocse, è stata disposta una tassa con un’aliquota del 3% sui ricavi dell’anno precedente sulle grandi imprese digitali con un fatturato globale di almeno 750 milioni e incassi on line in Italia di 5,5 milioni di euro.

Digital Tax e nuovo pericolo dazi Usa sul vino italiano, Fivi: “Il Governo deve vigilare”

Per il momento – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – non è previsto il varo di misure di ritorsione, ma nel comunicato dell’Ufficio del Rappresentante Usa per i negoziati commerciali (Ustr) diffuso il 6 gennaio scorso si precisa che tutte le possibili opzioni restano aperte. Compresa l’imposizione di dazi aggiuntivi sulle esportazioni agroalimentari del nostro Paese».

Sempre secondo Giansanti «vanno assunte tutte le iniziative per evitare un contenzioso diretto tra Italia e Stati Uniti, che andrebbe ad aggiungersi a quelli già in atto a livello europeo. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco fuori dalla Ue per il Made in Italy agroalimentare, con un fatturato annuale che sfiora i 5 miliardi di euro. In particolare, siamo i primi fornitori di vini sul mercato statunitense».

Nel complesso, le esportazioni italiane si attestano attorno a 45,5 miliardi. Da ottobre 2019, nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing, sono in vigore dazi aggiuntivi Usa su alcuni prodotti agroalimentari esportati dalla Ue.

Per l’Italia i dazi aggiuntivi, pari al 25% del valore, colpiscono formaggi, tra cui Parmigiano Reggiano e Grana Padano, agrumi, salumi e liquori per un controvalore di circa 500 milioni di euro.

«Ci auguriamo che con l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca possa ripartire la collaborazione tra Stati Uniti e Unione europea per mettere fine ai contenziosi bilaterali e per rilanciare il sistema multilaterale di gestione del commercio internazionale, grazie anche a una profonda riforma del WTO. Le intese commerciali – conclude Giansanti – sono sempre la soluzione migliore rispetto ai dazi e alle misure di ritorsione».

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Danni ai vigneti della Valpolicella, arrivano gli indennizzi del Governo

Firmato dalla Ministra Teresa Bellanova il decreto che apre le porte agli indennizzi per le aziende agricole del Veneto colpite dalle violente scariche di grandine e vento, a fine agosto 2020. Una buona notizia soprattutto per la Valpolicella, che ha subito danni anche ingenti, seppur a macchia di leopardo.

Gli aiuti (70 milioni di euro) saranno inseriti nella prossima Legge di Bilancio. Sono destinati alle imprese agricole che, oltre a dover affrontare le difficoltà dovute all’emergenza Covid-19, sono state costrette a fare i conti con la violenza degli eventi atmosferici eccezionali.

“Anche se recentemente sono stati ripartiti tra le Regioni i 13 milioni di euro attualmente disponibili nel Fondo di Solidarietà Nazionale finalizzati alla copertura degli interventi compensativi in caso di calamità naturali – spiega Bellanova – siamo consapevoli della necessità di ulteriori risorse finalizzate a sostenere le aziende nel loro fronteggiare i danni causati dagli eventi atmosferici eccezionali”.

Grandine e vento, vigneti rasi al suolo in Valpolicella. Zaia: “Stato di calamità”

“Prevediamo uno stanziamento ulteriore pari a 70 milioni di euro – afferma la Ministra Bellanova – perché non possiamo far mancare il supporto alle aziende agricole che assumono tutti i rischi connessi ai cambiamenti climatici”.

Allo stesso tempo, mentre continua l’impegno per rafforzare gli strumenti del nuovo Piano di Gestione dei rischi appena firmato, Il Governo è al lavoro anche a Bruxelles: “Perché – spiega Bellanova – il nuovo regolamento sulla Pac incrementi la quota dei pagamenti diretti da destinare al fondo di mutualizzazione nazionale”.

Categorie
news news ed eventi

Fipe durissima sul governo: “Chiusure DL? Cronaca di una morte annunciata”

“Se fossero confermate le notizie di ulteriori limitazioni sarebbe la ‘Cronaca di una morte annunciata’, perché senza adeguati e immediati ristori per tante, troppe aziende del settore sarà impresa impossibile reggere ai nuovi ingenti danni che le limitazioni determineranno”. Così Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi.

“Rimangono nondimeno due sensazioni poco gradevoli. La prima, più generale, è quella di un Paese stanco, stanco di reagire, persino di capire che –spossato da incertezze e instabilità- sta perdendo il senso e la rotta. La seconda, che riguarda i Pubblici Esercizi, che è la perdurante impressione di uno spiacevole pregiudizio che lo accompagna, con la fastidiosa distinzione tra attività economiche essenziali e non essenziali che finisce per oscurare la realtà”.

“Per mascherare il suo fallimento nel contenimento del Covid-19 – continua la Federazione – il governo ancora una volta decide di scaricare l’onere della riduzione del contagio sui pubblici esercizi, sottoposti da ottobre ad uno stillicidio di provvedimenti. Che si tratti di zone rosse o arancioni per noi significa una cosa soltanto: bar e ristoranti resteranno chiusi dal 23 dicembre al 6 gennaio”.

Un periodo che da solo vale circa il 20% del fatturato di un intero anno. In sostanza il governo, con questa decisione, se confermata, si assume la responsabilità di decretare la morte di un settore fondamentale per i valori economici e sociali che esprime”.

“I Pubblici Esercizi non sono solo numeri; sono i volti e le mani dei gesti quotidiani, una componente simbolica e materiale della vita quotidiana degli italiani, dei loro ricordi e della via trascorsa insieme. E vorrebbero continuare a lavorare: lavorare non per mettere a rischio il Paese, ma per mettere in sicurezza un patrimonio imprenditoriale e sociale che contribuisce al futuro di tutti”, conclude la Federazione italiana pubblici esercizi.

Categorie
Enoturismo

“Ristoranti aperti a Natale e Capodanno”: la richiesta di Fipe al governo

Nei mesi scorsi solo lo 0,18% dei 6,5 milioni di controlli effettuati nel complesso delle attività commerciali, ristoranti compresa, ha generato sanzioni. Un dato che viene accolto col favore della Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, che ora “chiede in cambio al governo di lasciar lavorare le imprese del settore”.

“Non si possono spegnere dall’oggi al domani – è la denuncia – come se fossero automobili: molti locali hanno già iniziato ad acquistare le merci per le feste e organizzato il personale. Chi li risarcirà in caso di chiusura?”.

Fipe – Confcommercio interviene dunque sul dibattito in corso all’interno del governo, su eventuali misure restrittive da adottare durante le feste natalizie. “Noi vogliamo lavorare – aggiunge la Federazione – ma se il governo dovesse decidere di seguire il modello tedesco, si prepari a farlo al 100%”.

Per il mondo della ristorazione il mese di dicembre vale 7,9 miliardi di euro, mentre i soli pranzi di Natale e Capodanno valgono 720 milioni. Per ammortizzare queste perdite, secondo Fipe, “occorrono misure come quelle adottate in Germania: ristoro al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di novembre e dicembre, riduzione dell’iva al 5% e tutela dagli sfratti”.

Una richiesta che arriva proprio dai dati positivi dei controlli effettuati negli ultimi mesi. “Un segno – sottolinea la dirigenza della Federazione – che i protocolli adottati a maggio sono stati rispettati e che le nostre imprese sono luoghi sicuri”.

“Per noi – conclude Fipe – la salute pubblica è al primo posto ma siamo pronti a fare di più, garantendo un maggiore distanziamento tavoli e concedendo a Natale e nel periodo festivo l’accesso ai ristoranti solo su prenotazione, dando così una mano sulla raccolta dei dati e rendendo più semplice ed efficace il tracciamento”.

Categorie
news news ed eventi

Covid e Dpcm: la lettera aperta del barista al Governo che vale più di mille proteste

Lettera aperta al governo italico

Buonasera, mi chiamo Pier Strazzeri e sono un semplice barista di provincia.

Ci tengo a dirvi che ancora una volta avete preso decisioni senza neppure conoscere le dinamiche dei lavori che oggi andate a fermare. Non giudico assolutamente se andava o meno fatto questo blocco poiché non ho le competenze per decidere una cosa così importante.

Ma se solo vi foste consultati con qualcuno che conosce come funzionano bar e ristoranti avreste fatto meno danni di quelli prodotti oggi. Ci avete tenuti sulle spine per più di tre giorni per poi pubblicare il decreto stamane rimandando le spiegazioni a stasera.

Nel frattempo io, come tantissimi miei colleghi, mi sono dovuto organizzare sospendendo ordini alimentari già da lunedì e mi sono attrezzato per finire fusti di birra e bottiglie di vino senza aprirne di ulteriori per non buttarle via.

Ho chiesto umilmente ai miei clienti se potevano cambiare la loro scelta di piadina per non dover aprire un arrosto che domani avrei buttato. Ho fatto un pessimo servizio col sorriso sulle labbra e ho ricevuto tantissimi “non c’è problema”. Poi voi dite che si comincerà da venerdì.

Ma voi sapete i danni che fate con queste decisioni? Sapete che dopo tre giorni di fatica domani per poter assolvere al mio compito dovrò decidere se continuare a chiedere ai miei clienti di “accontentarsi” anziché scegliere liberamente oppure aprire nuovi fusti, nuove bottiglie e nuovi salumi che da venerdì dovrò buttare?

Sto già fatturando il 39% e con questa mossa potrei dover buttare via derrate per un valore superiore all’incasso di domani. L’altra volta fu una fuga di notizie a far scappare la gente in stazione. Oggi avete creato voi il “giovedì liberi tutti”.

Perché domani chiunque sarà libero di tornare a casa, spostandosi dalla zona rossa magari tornando in una gialla. E poi dite che avete dato un giorno in più per dare modo alle attività di organizzarsi. Ma come caspita ragionate?

Secondo voi per organizzarmi potevo aspettare il discorso di stasera? Uscite ogni tanto dall’Italia parallela in cui vivete. Uscite dal ristorante e dal parrucchiere di Montecitorio. Perché voi di come funzionano le cose ne sapete come io ne so di virologia.

Avete questa convinzione che noi si stia in piedi con il delivery e l’asporto. Ci avete fatto lavorare fino alle 24 e ci siamo adattati. Ci avete fatto lavorare fino alle 18 e ci siamo adattati. Ci siamo adattati ogni volta. Ci avete fatto lavorare dicendo continuamente alla popolazione di non uscire di casa.

Accetto il lockdown perché ci sono problemi ben più gravi della mia chiusura. C’è gente che muore sola ed è una cosa inimmaginabile da sopportare. Però la prossima volta che deciderete le mie sorti e quelle dei miei colleghi fatemi uno squillo che ne parliamo.

Pier Strazzeri – Bar Castello di Abbiategrasso (MI)

Categorie
Esteri - News & Wine

Covid-19, Sudafrica: industria del vino sul piede di guerra per divieto vendita alcolici

Continua il braccio di ferro tra l’industria del vino e il governo del Sudafrica. Per limitare l’abuso e il consumo di alcol, considerato d’ostacolo alle cure contro Covid-19, il presidente Cyril Ramaphosa ha introdotto alla fine di marzo 2020 il divieto di vendita di bevande alcoliche in tutto il Paese. Nel mirino anche la vendemmia 2020 e le esportazioni, poi riattivate da Pretoria su pressione delle associazioni di categoria.

“L’industria del vino sudafricana, incluso il turismo del vino, è in uno stato di disastro – denuncia Rico Basson (nella foto, sotto) amministratore delegato dell’ente dell’industria vinicola Vinpro – è necessario un intervento urgente, altrimenti una delle industrie agricole più antiche del paese non sopravviverà”.

Molte aziende vinicole hanno già chiuso a causa delle restrizioni commerciali precedenti e attuali, e il resto del settore semplicemente non sopravviverà al prolungarsi del divieto di alcol, lasciando decine di migliaia di dipendenti senza alcun reddito, possibilità o speranza”.

L’industria del vino sudafricano è favore “a riaprire il commercio interno e la distribuzione con tutte le norme di salute e sicurezza necessarie, concentrandosi sul cambiamento dei comportamenti in merito alla produzione, promozione, commercio e consumo responsabili”.

Una posizione che trova d’accordo, a livello istituzionale, il governo del Western Cape, il Capo Occidentale del Sudafrica, che ha chiesto “la riapertura sicura di tutte le attività commerciali e la vendita interna di alcolici, insieme a interventi mirati”.

Il premier locale, Alan Winde, è convinto che questa sia una soluzione ottimale: “Fintanto che il Western Cape può garantire l’accesso alle strutture sanitarie per tutti i pazienti con Covid-19, il divieto temporaneo di vendita di alcol dovrebbe essere revocato immediatamente, in concomitanza con l’implementazione di interventi intelligenti per frenare gli impatti negativi dell’alcol nel medio-lungo termine”.

Vinpro prosegue dunque le trattative con il governo centrale avviate sin da marzo 2020: in discussione, all’inizio del lockdown, erano state messe anche le operazioni legate alla vendemmia, ormai alle porte.

“Da quando è stato annunciato lo stato di crisi e l’intero Paese è stato completamente bloccato – sottolinea ancora Rico Basson di Vinpro – abbiamo negoziato con il governo per consentire all’industria del vino di completare la vendemmia 2020 e quindi di consentire le esportazioni e il commercio interno”.

Comprendiamo la gravità della situazione allora e adesso e abbiamo sostenuto e ancora sosteniamo gli sforzi del governo per salvare vite umane. Ci impegniamo al contempo a garantire che l’industria del vino aderisca a tutte le normative, con le informazioni e i protocolli di sicurezza necessari”.

“Salvare vite umane, tuttavia – continua Basson – deve essere in attento equilibrio con il salvataggio dei mezzi di sussistenza delle persone. Il vino è un prodotto agricolo, è stagionale, il che significa che le viti non aspettano che vengano tolte le restrizioni commerciali prima di produrre uva”.

In Sudafrica risultano quasi 300 milioni di litri di vino in eccedenza, in giacenza della cantina. “Molti potrebbero non avere spazio per il nuovo raccolto. La situazione è disastrosa”, denuncia Basson.

“Anche per questo motivo Vinpro, insieme al resto della filiera – annuncia l’ad dell’associazione di categoria sudafricana – ha lavorato per stabilire un nuovo patto sociale che perfezioni soluzioni a breve, medio e lungo termine e interventi mirati alle sfide sociali legate all’abuso di alcol e al suo impatto nel settore sanitario”.

“In qualità di custodi dell’industria vinicola sudafricana, ci sforziamo di garantire il futuro della nostra industria per le generazioni a venire. Scegliamo quindi di lavorare con il governo su soluzioni che stabilizzeranno il settore in questo momento, lo ricostruiranno a medio termine e faranno crescere il settore a lungo termine”.

L’industria del vino del Paese africano ha richiesto e analizzato i dati empirici su cui è stata formulata la decisione di divieto di vendita del vino e delle altre bevande alcoliche.

Vinpro ha proposto e accettato una serie di condizioni che sarebbero servite come prerequisiti per revocare il divieto, inclusi impegni su progetti di sostegno del sistema sanitario, azioni di marketing e promozione sulle conseguenze dell’abuso di alcol, nonché la creazione di un “pool” che sorvegli sull’attuazione delle norme a breve, medio e lungo termine.

“Un patto sociale è un accordo tra varie parti, non una decisione unilaterale. È un dare e avere. Al momento siamo frustrati dalla mancanza di impegno da parte del governo sui prossimi passi d’azione”, denuncia Rico Basson.

Nuove decisioni del governo sono attese dal 15 agosto, una data che potrebbe rivelarsi decisiva per le sorti future dell’industria del vino del Sudafrica. Secondo stime di Vinpro, il divieto iniziale di nove settimane sulle vendite locali e il divieto di cinque settimane sulle esportazioni comporteranno il fallimento di oltre 80 aziende vinicole e 350 produttori di uva da vino.

Una tragedia che si ripercuote sull’occupazione, con la potenziale perdita di oltre 21 mila posti di lavoro in tutta la filiera. Cifre che potrebbero salire drasticamente nei prossimi 18 mesi, qualora il divieto di consumo di vino e bevande alcoliche non fosse eliminato in Sudafrica.

Come sottolinea il presidente di Vinpro, Anton Smuts, l’industria del vino sudafricano è dominata da piccole imprese – il 40% degli agricoltori produce meno di 100 tonnellate di uva e un ulteriore 36% meno di 500 tonnellate – di cui la maggioranza “non dispone di finanziamenti temporanei sufficienti per ovviare alle mancate vendite e all’attuale siccità finanziaria”.

“La viticoltura – continua Smuts – è una delle industrie agricole più antiche del Sudafrica, le nostre uve sono coltivate da 2873 agricoltori e dai loro 40 mila dipendenti e i nostri vini sono prodotti da enologi esperti e dai loro assistenti nelle nostre 533 cantine, con molti più fornitori di input e fornitori di servizi nel la catena del valore dipende dalla riapertura del mercato”.

Per ogni posto di lavoro in un’azienda agricola, vengono creati altri 10 posti di lavoro nel resto della catena del valore. Siamo stufi della situazione. Il divieto è servito allo scopo e dovrebbe essere revocato immediatamente”. 

L’ad Basson ricorda inoltre che “l’industria del vino comprende che la situazione attuale rimane estremamente complessa, ma a causa del calo del tasso di contagi nel Western Cape e in altre province, l’aumento della capacità negli ospedali e le proposte concordate, non c’è assolutamente alcun motivo per mantenere l’attuale divieto di vendita di vino in atto”.

Quando è troppo è troppo – conclude – anche perché, pensandoci razionalmente, il divieto non ha più senso. Abbiamo fatto del nostro meglio per salvare vite umane. Ora è giunto il momento di salvare i mezzi di sussistenza delle persone che lavorano e dipendono dall’industria del vino sudafricana”.

 

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Follia in Sudafrica: da 7 settimane vietato consumo, produzione ed export di vino

Tra le misure del lockdown pensate per arginare Coronavirus, il governo del Sudafrica ha inserito il divieto di consumo, produzione ed export di vino. L’industria vitivinicola del Paese africano, già provata dal blocco della vendemmia revocato nel giro di 48 ore, è messa in ginocchio da un provvedimento che dura ormai da 7 settimane. Dovevano essere tre, stando ai primi proclami di Pretoria.

Secondo le stime dell’organizzazione locale Vinpro, un numero compreso tra 60 e 80 cantine – per la maggior parte a conduzione famigliare – rischiano la chiusura. Quattordicimila le persone che potrebbero perdere il lavoro. Una follia “proibizionista” che coinvolge grandi e piccole aziende del Sudafrica, Paese che esporta annualmente il 50% del vino prodotto.

Le misure del governo alimentano peraltro il contrabbando di alcolici in Sudafrica. E il blocco dell’export, oltre a costituire un unicum tra le misure messe in campo per contrastare Coronavirus a livello internazionale, fa perdere ai produttori gli spazi sugli scaffali delle distribuzioni internazionali, in favore di altri Paesi. Difficoltà che si riverberano anche sugli importatori italiani.

È il caso di Fabio Albani (nella foto) che dal quartier generale di Muggiò, a pochi chilometri da Milano, vende ogni anno in Italia circa 75 mila bottiglie di vino sudafricano. Una passione, quella per il Sudafrica, nata da una semplice vacanza, nel 2003. Afri Wines e l’e-commerce ViniSudafrica.it vengono fondati 6 anni più tardi, nel 2009.

Trenta aziende a catalogo, per un totale di oltre 200 etichette, destinate principalmente all’Horeca. “Le misure messe in atto dal Governo in Sudafrica – commenta Albani a WineMag.it – segnano non poco anche il nostro business e ci fanno rimanere con gli occhi aperti, aspettando che la situazione migliori”.

Se il blocco totale delle attività lavorative, in una fase cruciale per la vendemmia in Sudafrica come il mese di marzo, si è protratto solo per 2 giorni, dura invece da 7 settimane il divieto per le aziende di imbottigliare ed esportare le nuove annate, proprio quando sarebbe stata ora di presentarle.

Tutto è legato al fatto che l’ente certificatore dei vini del Sudafrica, Sawis, è chiuso e dunque i vini non possono essere sottoposti ai controlli previsti dalle normative internazionali in materia di origine, salubrità e analisi organolettica”.

 

La situazione, per Fabio Albani, è surreale. “Stiamo cercando di capire quanta merce è disponibile – spiega l’importatore a WineMag.it – per chiudere l’ordine di un container. Le vendite perdute ammontano a circa 5-6 mila bottiglie. Alla situazione in Sudafrica si è infatti aggiunta quella in Italia, con un ordine rimasto bloccato un mese al porto di Genova per carenza di personale deputato ai controlli, dirottato su altri tipologie di merce”.

Nel mese di aprile, Albani ha registrato gli stessi volumi degli anni scorsi. “Il fatto di esserci strutturati sin dagli albori con un e-commerce – spiega l’importatore – ci sta aiutando non poco, nonostante l’Horeca sia ferma. Stiamo anzi assistendo a un exploit in termini di valore, data la marginalità superiore che ha l’online”.

Il timore è che il Governo di Pretoria non faccia presto marcia indietro. “L’autunno in Sudafrica è ormai arrivato – conclude Fabio Albani – e secondo i virologi il freddo favorisce la proliferazione di Coronavirus. La curva dei contagi, di fatto, si sta pericolosamente alzando”. Meglio affrettarsi, dunque, per assaggiare un vino sudafricano.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Fipe: “Il DL Rilancio è una boccata d’ossigeno, ma è solo l’inizio”

“Il DL Rilancio approvato dal Governo è sicuramente una salutare boccata d’ossigeno per il settore dei Pubblici Esercizi, anche se resta necessario e urgente fare di più”. Così Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, commenta il decreto rilancio approvato dal governo.

“Il provvedimento – prosegue Stoppani – recepisce alcune delle richieste avanzate dalla Federazione: dalla soppressione delle clausole di salvaguardia in materia di conti pubblici, alla previsione dei contributi a fondo perduto a titolo di ristoro delle cadute di fatturato, l’estensione a tre mensilità e la cedibilità del credito d’imposta per locazioni commerciali ed affitti d’azienda, l’abbuono del primo versamento Irap, l’ulteriore proroga a settembre per i versamenti dei tributi e dei contributi sospesi per aprile e maggio, il rafforzamento fino ad ulteriori 9 settimane degli strumenti di cassa integrazione”.

Secondo Fipe il DL è un buon inizio, cui deve però far seguito un maggiore coraggio sul fronte dei contributi a fondo perduto ed è indispensabile che il Parlamento lavori velocemente, migliorando dove necessario il provvedimento, e lo converta in legge al più presto.

“Ciò che ci preoccupa di più in questa fase – aggiunge Stoppani – è il Protocollo di Sicurezza per il settore, sul quale le linee guida proposte dall’Inail sono insostenibili dal punto di vista economico ed organizzativo. Ci auguriamo che il Governo dimostri buon senso e praticità, identificando regole sostenibili per riaprire in sicurezza, superando l’ipotesi di distanziamento incomprensibile, che prevede ben 4 metri quadri a commensale”.

“Con l’annunciata prospettiva di riapertura per lunedì 18 – conclude – ad oggi mancano ancora le regole. Per questo, ci sono regioni come l’Emilia Romagna o le Marche che hanno deciso in autonomia regole sostenibili, anche per assicurare un quadro di riferimento operativo. È una dimostrazione di fiducia e di responsabilizzazione sia dei ristoratori che dei cittadini, che ci sentiamo di condividere e che, ci auguriamo, diventi modello per tutta Italia”.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Baldrighi (OriGin Italia): “Positive misure del Decreto Rilancio per Indicazioni Geografiche”

“Riteniamo importanti le decisioni assunte dal Governo con il DL Rilancio, grazie alla sensibilità e all’attenzione della Ministra Bellanova. In particolare per quanto riguarda le Indicazioni Geografiche con gli stanziamenti relativi all’ammasso privato, dove deve essere però definita una applicazione nazionale che sia coerente con le esigenze dei prodotti Dop, quelli a lunga stagionatura in particolare”. E’ questo il primo commento di Cesare Baldrighi, presidente OriGin Italia (l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) al Decreto Rilancio, presentato ieri sera dal premier Giuseppe Conte e dalla ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova.

“Ma anche per l’aiuto agli indigenti – aggiunge Baldrighi – rispetto al quale sarà fatto da parte nostra tutto il possibile per rendere questa misura ancora più efficace, utile e qualitativamente elevata per le persone che ne hanno la necessità. Proprio sugli indigenti i Consorzi sono impegnati a rendere questa misura ancora più incisiva e concreta”.

Inoltre sono previsti 500 milioni di euro per le filiere in maggiore difficoltà e 100 milioni per il vino, in crisi a causa della chiusura a livello internazionale del canale Horeca. L’auspicio di OriGin Italia è che vadano a buon fine alcuni emendamenti che interessano le produzioni Dop e Igp e che attraverso i lavori parlamentari delle Commissioni agricoltura, possano sostenere in maniera migliore il settore.

Un ringraziamento da parte di OriGin Italia va alla ministra Teresa Bellanova al Presidente della Commissione Agricoltura On. Filippo Gallinella al Sotto Segretario Manlio Di Stefano, ai parlamentari Maurizio Martina, Susanna Cenni e al parlamentare europeo Paolo De Castro per la disponibilità dimostrata in questi mesi di emergenza sanitaria ed economica, riservando una particolare attenzione alla filiera agroalimentare, e alle indicazioni geografiche, che rientrano nelle misure previste dal Decreto come il Fondo indigenti, che prevede una copertura di 250 milioni euro.

Categorie
news news ed eventi

Distillare il vino? È come bruciare la Dieta mediterranea, patrimonio dell’Umanità

No alla distillazione per ragioni culturali, finanziarie e di equità economica“. La Rete dei vignaioli italiani, che raggruppa ormai quasi 500 produttori artigianali attorno all’hashtag #ilvinononsiferma, indica le ragioni per cui la distillazione non risolleverebbe il mercato del vino italiano a fronte dell’emergenza Covid-19. Per la Rete sarebbe come bruciare parte della Dieta mediterranea, in cui rientra appunto il consumo moderato di vino, durante i pasti.

L’avallo alla distillazione d’emergenza, tuttora allo studio dell’Ue, è arrivato non a caso dal sistema cooperativistico, con la mano alzata verso Bruxelles di Italia, Francia e Spagna. Risale al 23 aprile scorso la lettera congiunta delle associazioni di rappresentanza delle coop dei tre Paesi, che indicano in 10 milioni di ettolitri complessivi la quantità da destinare alla distillazione. Con un budget europeo specifico di 350 milioni di euro.

Francia, Italia e Spagna: le cooperative del vino chiedono la distillazione di crisi

Un tema, quello della distillazione, che divide anche le stesse cooperative del vino italiano. Segno del mercato che cambia – spesso nella direzione della qualità – e di management in continuo aggiornamento, anche nelle cantine che sono in grado di produrre svariati milioni di bottiglie.

Emblematico il caso della Viticoltori associati Torrevilla, importante cooperativa dell’Oltrepò pavese che ha annunciato in settimana l’acquisizione della Cantina Storica Il Montù, ampliando il parco vigneti e dunque la capacità produttiva.

“Ad oggi – spiega il presidente di Torrevilla, Massimo Barbieri – non abbiamo quantitativi di giacenza preoccupanti, anche a fronte dell’acquisto del ramo d’azienda del Montù. Credo che vendemmia verde e distillazione conducano a una remunerazione talmente bassa da non risultare conveniente per le aziende che producono uva. Bisogna infatti ricordare che i costi di produzione rimangono gli stessi”.

L’argomento distillazione avvicina così le grandi cantine ai vignaioli. “Il vino – sottolinea la Rete dei vignaioli – è parte della cultura italiana e punta di diamante del Made in Italy, rappresenta l’Italian Lifestyle ed è componente fondamentale della Dieta Mediterranea, tutelata come patrimonio mondiale dell’umanità. Il vino è un valore che va preservato e promosso, non distrutto”.

Lo Stato non può orientarsi all’adozione di provvedimenti in cui consegua la mortificazione di un settore produttivo di eccellenza, punto di riferimento per valore e qualità. La distillazione riduce il valore percepito del vino italiano e danneggia la sua reputazione nel mondo”.

I problemi sarebbero anche di natura finanziaria: “Il prezzo di compensazione, che si aggira intorno ai 30 centesimi al litro, non copre i costi di produzione del vino di qualità – attacca la Rete dei vignaioli – e impoverisce la struttura finanziaria delle aziende che fanno qualità. Accettare un prezzo così basso creerebbe enormi shock finanziari per le aziende che si ritroveranno a dover distruggere, in perdita, il valore da esse prodotto”.

La terza ragione per non accettare la distillazione è riferita a quella che la Rete definisce “equità economica“: “La scarsità degli aiuti finanziari destinati al comparto vitivinicolo impone che venga fatta una equa valutazione delle misure disponibili ed una leale suddivisione delle risorse finanziarie fra tutte le misure autorizzate dall’Unione Europea, senza discriminare in maniera pregiudizievole i produttori di vino di qualità”.

LO STOCCAGGIO AL POSTO DELLA DISTILLAZIONE

La proposta dei vignaioli è dunque quella di “affiancare alle risorse destinate alla distillazione un’analoga dotazione finanziaria per la misura dello stoccaggio“. “Tale possibilità – ricordano – è prevista nel Regolamento 2020/592 della Commissione Europea, pubblicato il 4/5/2020”.

“Lo stoccaggio, nel quadro del citato Regolamento, costituisce misura alternativa alla distillazione per le aziende che non intendessero ricorrere alla distillazione stessa – spiegano i vignaioli – e permetterebbe di destinare all’affinamento il vino al momento detenuto nelle cantine, anziché distruggerlo”.

In questo modo, il valore della produzione verrebbe preservato, anzi incrementato con l’affinamento, in attesa che si concretizzi una situazione economica generale che possa garantire la vendita degli stock a prezzi più prossimi ai valori di mercato”.

La Rete dei vignaioli chiede infine “che vengano immediatamente e senza indugi emanati i provvedimenti attuativi del citato Regolamento 2020/592 per quanto concerne sia lo stoccaggio, sia le altre misure in discussione, ed in particolare la ristrutturazione e la riconversione dei vigneti, le assicurazione del raccolto e gli Ocm investimenti”.

Categorie
Enoturismo

Riaprire in sicurezza il 18 maggio: 21.360 firme per la petizione della ristorazione

Sono 21.360 le firme raccolte in pochi giorni a sostegno della petizione “Apriamo in sicurezza bar e ristoranti il 18 maggio” promossa dalla Fipe – Federazione italiana dei Pubblici Esercizi e indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al quale si riporta la disperazione dei tanti piccoli esercizi di somministrazione che senza contributi immediati sono destinati a non riaprire.

Oltre 3 mila firme al giorno, con una decisa impennata nelle ultime ore, per chiedere al governo di anticipare la fine del lockdown per un settore che in Italia dà lavoro a 1,2 milioni di persone nell’ambito di 300 mila imprese, creando un valore aggiunto di oltre 46 miliardi di euro.

Un settore che è parte essenziale di una lunga filiera che coinvolge allevatori, agricoltori, pescatori, casari, trasportatori, e poi enologi, vignaioli, imbottigliatori, magazzinieri, trasformatori artigianali e industriali.

Chi ha firmato questa petizione – spiega Aldo Cursano, Vice Presidente Vicario della Fipe – non sono solo gli imprenditori del settore, ma anche tanti cittadini che chiedono di poter nuovamente contare su un servizio importante della loro quotidianità.

Se aiutati con contributi veri, bar e ristoranti sono pronti a riaprire in sicurezza, sulla scia delle centinaia di migliaia di imprese che da oggi sono tornate a svolgere la loro attività in tutta Italia”.

Fipe ha elaborato un serio protocollo per garantire nei locali la sicurezza basata sul distanziamento interpersonale e questa è un’assunzione di responsabilità e una dimostrazione di serietà da parte dell’intera categoria.

È chiaro però – aggiunge Cursano – però che la prevista riduzione dei fatturati, dovuta proprio al rispetto delle misure di distanziamento, dovrà essere compensata con contributi a fondo perduto e una pari riduzione dell’imposizione fiscale. Una richiesta di buon senso che ribadiremo oggi, quando trasmetteremo al premier l’appello con le firme: senza aiuti le nostre imprese non ce la faranno”.

“Il presidente del Consiglio, non può ignorare queste richieste – conclude Cursano – e dunque auspichiamo che già da domani venga convocato un tavolo di lavoro espressamente dedicato ai pubblici esercizi e alla loro prossima riapertura. Abbiamo 15 giorni di tempo per farlo in sicurezza e con un piano preciso”.

Categorie
Enoturismo

Fase 2, Fipe contro il Governo: “Con riapertura a Giugno si rischia il fallimento della ristorazione italiana”

“I nostri dipendenti stanno ancora spettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno.” Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, attacca il Governo dopo il discorso del premier Giuseppe Conte sul piano delle riaperture per la Fase 2.

“Significano altri 9 miliardi di danni – prosegue Fipe – che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi. Forse non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro”.

Secondo Fipe sono a rischio “Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese”.

“Accontentati tutti coloro che sostenevano di non riaprire – prosegue l’attacco di Fipe – senza per altro avere alcuna certezza di sostegni economici dal Governo. Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto”.

“Tutto questo – conclude la Federazione Italiana Pubblici Esercizi – a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. La misura è colma”.

Categorie
Enoturismo

Fase 2, Fipe attacca Governo: “Ristoranti a giugno? Si troveranno solo macerie”

Federazione italiana pubblici esercizi all’attacco del Governo, dopo il discorso del premier Giuseppe Conte, in merito ai provvedimenti per la Fase 2: “La misura è colma – attacca Fipe – con ristoranti e bar aperti a giugno si troveranno solo macerie”. Le indicazioni della ristorazione, di fatto, erano per un’apertura immediata, con le precauzioni del caso.

“I nostri dipendenti stanno ancora spettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno. Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi”.

“Forse – continua la nota della Federazione dei ristorazione – non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50 mila imprese e 350 mila persone perderanno il loro posto di lavoro”.

A rischio, secondo Fipe, “bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese”.

“Accontentati tutti coloro che sostenevano di non riaprire, senza per altro avere alcuna certezza di sostegni economici dal Governo”, prosegue l’attacco. “Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto”.

“Tutto questo – conclude la Federazione italiana pubblici esercizi – a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. La misura è colma.

Categorie
news news ed eventi

Consorzio Vino Chianti: “Caro Governo, così moriamo tutti”

“Così moriamo tutti”. Durissimo attacco del presidente del Consorzio Vino Chianti al Governo. Giovanni Busi si fa “portavoce di una situazione ormai non più sostenibile della filiera del vino toscano e nazionale a causa delle conseguenze sull’economia dell’emergenza Covid-19“.

“È abissale – spiega Busi – la distanza che separa gli innumerevoli annunci fatti dal Governo attraverso conferenze stampa quasi quotidiane e la realtà con cui puntualmente le nostre aziende fanno i conti il giorno dopo, quando le banche sbattono loro la porta in faccia negando ogni forma di aiuto“.

“Le nostre aziende ormai non sanno più cosa fare. Per ovvi motivi siamo costretti a continuare l’attività perché l’agricoltura non può fermarsi e uno stop significherebbe per noi abbandonare i nostri vigneti con il rischio concreto di non avere poi la forza di ripartire”.

“Come Consorzio – spiega Busi – abbiamo preso decisioni drastiche come la riduzione della produzione del 20% con gravi danni economici per le aziende. Una scelta indispensabile per mantenere in equilibrio la produzione con il mercato”.

“Dall’altra parte non possiamo che notare con sgomento e profonda preoccupazione che il Governo, al di là degli annunci televisivi e dirette Facebook, non ha ancora previsto alcun sostegno concreto per permetterci di sopravvivere”.

“Noi siamo anche disposti ad indebitarci nell’interesse del Paese per salvaguardare la nostra attività, ma per poterlo fare non possiamo prescindere dalla garanzia che lo Stato deve darci, prevedendo, fra le altre misure, l’annullamento momentaneo degli accordi di Basilea”.

“Perché, e qui ci rivolgiamo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte – continua Busi – è inutile illuderci tenendoci incollati davanti al televisore aspettandoci un aiuto che puntualmente si infrange contro le porte scorrevoli delle banche, dove, in alcuni casi addirittura ci vengono ridotti gli affidamenti”.

Il presidente del Consorzio Vino Chianti prosegue: “L’agricoltura e gli agricoltori sono al collasso. Continuiamo a pagare i nostri dipendenti che lavorano regolarmente e i nostri fornitori per mandare avanti l’attività nei campi. Dall’altra parte invece non si incassa il vino che abbiamo già venduto prima dell’emergenza in attesa di capire quando e se riaprirà chi deve pagarci”.

“Le aziende che oggi continuano a vendere – conclude Giovanni Busi – lo fanno nella grande distribuzione ma sono un numero assai ridotto rispetto alla mole di piccole e medie imprese della filiera vitivinicola che sono alla disperazione. Il Governo agisca rapidamente con interventi seri e concreti e una volta approvati, allora sì che potrà annunciarli”.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Covid-19 in Sudafrica, il governo ripensa al “lockdown”: la vendemmia può proseguire

Cambio di rotta nelle ultime ore per il governo del Sudafrica, che aveva proibito la produzione e la vendita di vino e alcolici fino al 16 aprile, tra le misure per contenere Covid-19. Sono state infatti accolte le richieste di associazioni di categoria come Vinpro, che chiedevano di inserire l’industria del vino tra le attività di “prima necessità”, preservate dal “lockdown” del Disaster Management Act di Pretoria.

Le “Attività di raccolta e stoccaggio essenziali per prevenire lo spreco di beni agricoli primari” sono state inserite nel capitolo riguardante l’agricoltura. “La nostra interpretazione di questo emendamento è che l’industria del vino sarebbe autorizzata a completare la vendemmia e anche i processi di cantina necessari per garantire che il raccolto non sia sprecato”, commenta Christo Conradie, rappresentante dei 2.500 viticoltori sudafricani che aderiscono a Vinpro.

I lavoratori agricoli demandati a raccogliere l’uva e/o ad operare come operai di cantina – conclude il dirigente – saranno considerati lavoratori essenziali durante il lockdown”.

“Siamo davvero molto grati per questo risultato e ci dà la tranquillità necessaria il primo giorno di #lockdown, un venerdì proprio prima del fine settimana. Permetterà ai lavoratori agricoli di lavorare in modo ottimale e di portare all’ultimo raccolto”, aggiunge Conradie.

Infine, un appello ai lavoratori: “Vorremmo ancora una volta rivolgere a tutti una richiesta amichevole, ma seria, affinché continuino ad agire in modo responsabile. Sullo sfondo di una crisi globale, accogliamo questo permesso con la dovuta diligenza e facciamo in modo che si operi con la considerazione necessaria”.

Exit mobile version