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«Nel 2027 si potrà produrre Prosecco sostenibile da Glera Resistente»

«Nel 2027 si potrà produrre Prosecco sostenibile da Glera Resistente»

Nel 2027 si potranno stappare le prime bottiglie di Prosecco sostenibile ottenuto da Glera resistente a malattie fungine come la peronospora e l’oidio, varietà che richiedono un ridotto utilizzo di prodotti fitosanitari. Lo annuncia il Crea-Ve nel presentare il progetto Gleres, che entra vivo a cinque anni dall’inizio dei primi studi sulle varietà di Glera, uva regina dell’universo Prosecco.

Le prime somme sono state tirate a Vinitaly 2022, in occasione di un convegno promosso da Confagricoltura Veneto e Crea-Ve. Sedici le cantine coinvolte, tutte operanti nei territorio di Valdobbiadene: Le Rive, Ruggeri & C, Foss Marai, Fratelli Bortolin, Le Contesse, Biancavigna, Masottina, Borgoluce, Luca Ricci, Adriano Adami, Le Colture, Fratelli Mercante, Abbazia di Busco, Tenuta San Giorgio, Marcello del Majno, Graziano Merotto.

«Dal 2017 – ha spiegato Riccardo Velasco, direttore del Centro di ricerca viticoltura ed enologia del Consiglio per la ricerca in agricoltura Crea-Ve – abbiamo selezionato, con una tecnica di incroci tra la varietà Glera e numerosi parentali resistenti alle malattie funginee, 10 mila piante da seme con un numero da tre a cinque geni multipli di resistenza alle malattie, che nel 2020 sono arrivate a produrre uva, consentendoci di fare le prime microvinificazioni».

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Nei prossimi anni procederemo con una selezione molto drastica per arrivare a poche decine di piante “figlie di Glera” con caratteristiche di resistenza, alta qualità e forte somiglianza alla vite madre.

Contiamo nel 2027 di giungere alla fine del percorso, con l’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite di una decina di varietà, che potranno essere utilizzate dai viticoltori per produrre un Prosecco altamente sostenibile.

Ciò porterà a ridurre in maniera esponenziale il numero di trattamenti. Sarà un grande risultato, senza precedenti, perché si potranno stappare le prime bottiglie ottenute da vitigni “figli di Glera”».

IL VIA LIBERA AI PIWI NELLE DO DEL VINO EUROPEO

A facilitare il percorso è il via libera dato in dicembre dall’Unione Europea, con il regolamento 2021/2117, all’utilizzo delle varietà ibride resistenti nei vini a denominazione d’origine.

Le varietà potranno essere utilizzate sia nelle Doc esistenti, sia nelle future doc specificatamente dedicate a linee di vini resistenti. «La cosa importante – ha ricordato Velasco – è che le vigne “figlie di Glera” si potranno usare in zone sensibili, o in zone cuscinetto, in quanto non richiedono più di due trattamenti annui».

«Abbiamo sempre creduto a una vitivinicoltura attenta alla tutela degli ecosistemi e delle risorse naturali – ha spiegato Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto – e siamo certi che le nuove varietà, resistenti alle principali malattie della vite, potranno ridurre le perdite produttive in modo sostenibile, diminuendo i costi di gestione del vigneto».

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In questi anni – continua Giustiniani – abbiamo spinto sull’attività di sperimentazione, perché i tempi per arrivare a piante con caratteristiche di resistenza sono molto lunghi. Il miglioramento genetico è indispensabile per un settore come la viticoltura e il nostro progetto permetterà di arrivare a un Prosecco sostenibile, con un abbattimento quasi totale di trattamenti».

Grazie all’approvazione del regolamento per l’utilizzo di piante resistenti all’interno delle denominazioni d’origine eruopee, che dovrà ora essere recepito dall’Italia con l’abrogazione del decreto legge 61/2010 e della legge 238/2016, si potrà arrivare a modificare i disciplinari di produzione, utilizzando varietà di vite che si adattino meglio ai cambiamenti delle condizioni climatiche e che abbiano una resistenza maggiore alle malattie».

Glera resistente: verso il Prosecco sostenibile in 17 cantine venete

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Glera resistente: verso il Prosecco sostenibile in 17 cantine venete

Passi avanti verso la cosiddetta Glera resistente, utile a produrre Prosecco da viticoltura sempre più sostenibile. La fase preliminare del progettoGleres“, promosso da Confagricoltura Treviso e Crea-Ve Centro di ricerca, viticoltura ed enologia procede a passo spedito anche grazie alla collaborazione di 17 aziende produttrici della bollicine italiane più esportate al mondo.

Si tratta di Abbazia di Busco, Adriano Adami, Biancavigna, Borgoluce, Col Vetoraz, Foss Marai, Fratelli Bortolin, Fratelli Mercante, Graziano Merotto, Le Colture, Le Contesse, Le Rive, Luca Ricci, Marcello del Majno, Masottina, Ruggeri e Tenuta San Giorgio.

Il progetto, è il caso di dirlo, affonda le radici negli anni passati. Nella seconda metà del 2017 la varietà Glera è stata incrociata con tre diversi parentali resistenti di ultima generazione, portatori di una o due “fonti di resistenza” a peronospora e oidio.

I parentali sono stati scelti anche per le caratteristiche enologiche quali la buona acidità, l’aromaticità e l’attitudine alla spumantizzazione, dal momento che dovranno dare vita al Prosecco sostenibile. Dai grappoli incrociati giunti a maturazione sono stati estratti circa 5 mila vinaccioli.

Di questi 3.800 sono germinati e al primo rinvaso sono state ottenute 2.900 piante da seme. Nel maggio 2018 sono stati operati nuovi incroci usando parentali diversi, con resistenze a peronospora, iodio e botrite. Sono stati ottenuti 11 mila vinaccioli, che hanno dato vita a circa 7 mila piantine.

La messa a dimora è avvenuta alla fine dell’estate 2020. Entro la fine del prossimo anno, come annunciato dal direttore del Crea-Ve Riccardo Velasco, è invece prevista la moltiplicazione degli esemplari più promettenti.

«Si tratta di un progetto che la nostra azienda ha abbracciato sin da subito dal momento che l’ambiente è il patrimonio più importante che abbiamo e, in quanto produttori, è nostro dovere impegnarci per la sua tutela e salvaguardia», commenta Graziano Merotto, titolare di una delle aziende produttrici di Prosecco aderenti alla sperimentazione.

«Grazie a Gleres – aggiunge – abbiamo la possibilità di sviluppare nuove soluzioni che ci permettano di intervenire il meno possibile sui processi naturali, adottando un approccio più rispettoso nei confronti di quella terra a cui dobbiamo così tanto».

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