Il centenario Giustino Bisol, uomo simbolo del Prosecco e fondatore della cantina Ruggeri, si è spento ieri nella sua Montebelluna (TV). A novembre aveva compiuto, appunto, 100 anni. Di lui resterà sempre il ricordo nella storia della Denominazione veneta, sancita anche da un’etichetta celebrativa: “Giustino B.“.
Giustino Bisol, classe 1919, fin da subito respira il profumo dell’uva e della cantina. Il padre Luigi era enologo, uno dei primi di Valdobbiadene. Giovanissimo combatte nella Seconda guerra mondiale, riportando ferite e medaglie. Prigioniero dopo l’otto settembre 1943, sul finire del conflitto riesce a salvarsi dai campi nazisti con una fuga rocambolesca.
Una volta a casa, prende subito in mano la cantina, poco prima della morte del padre. Trascorso qualche anno, nel 1950, assieme al cugino Luciano, che cederà la sua parte a Giustino nel 1989, dà vita alla Ruggeri.
Fin da subito la cantina si caratterizza per una tenace e dichiarata ambizione qualitativa, la stessa che ancora oggi si esprime nei suoi vini spumanti. Gli anni Cinquanta sono per noi difficili anche solo da immaginare: pochi mezzi, pochi consumi, ma anche poca burocrazia; tanta voglia di fare e tanto lavoro.
Nel 1995, per festeggiare i suoi 50 anni di lavoro nel mondo del vino, fu presentato “Giustino B.“, il vino che porta il suo nome, tuttora il più premiato della cantina. Uomo di poche parole, nel suo breve discorso di ringraziamento, pronunciò una frase che riassume perfettamente il suo modo di essere: “Questi 50 anni mi sono volati via in un attimo, perché ho sempre amato intensamente il mio lavoro”.
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VALDOBBIADENE – “Cinqueanni” di attesa. Di assaggi dalla vasca. Di dubbi e di certezze. Cinque anni per trasformare un’apparente follia in una sfida concreta. Un moto d’orgoglio per le colline vitate del Conegliano Valdobbiadene, ormai pronte al riconoscimento a Patrimonio dell’Unesco.
Dopo aver sorpreso tutti con “Vecchie Viti”, la storica casa vinicola Ruggeri lancerà sul mercato a luglio il suo nuovo Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut. Vendemmiato a settembre 2014, accolto in autoclave per la presa di spuma a primavera 2015 e rimasto a contatto coi lieviti sino a marzo 2019, quando è stato imbottigliato.
“Cinqueanni”, per l’appunto. Solo 4.500 bottiglie da 0,75 cl, al prezzo di 30-35 euro, cui va sommato qualche centinaio di magnum. La presentazione della nuova etichetta è avvenuta a Valdobbiadene, lo scorso fine settimana.
Memori delle interessanti evoluzioni della vendemmia 1995 – spiega l’ideatore di questo vino, Paolo Bisol, figlio di Giustino, fondatore della cantina Ruggeri – abbiamo preso spunto dal carattere dell’annata 2014 per cominciare questo percorso. Un’annata ricca di acidità e non facile da domare, ma proprio per questa ritenuta idonea al progetto”.
“Cinqueanni – continua Biosol – è connotato da quella che mi piace definire una ‘fresca giovinezza’, o una ‘matura freschezza’. Un Prosecco non convenzionale, ottenuto grazie all’entusiasmo di tutto il nostro team, guidato dall’enologo Fabio Roversi e dall’agronomo Gianluca Tognon“.
Ruolo fondamentale, al di là delle caratteristiche della vendemmia 2014, quello della scelta del vigneto. Per la produzione di questa “Cinqueanni”, Ruggeri ha selezionato una singola particella di un vigneto storico, posto in posizione eletta e nobilitato dalla presenza di viti centenarie, dalle radici profondissime. Un Prosecco unico.
LA DEGUSTAZIONE Il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut “Cinqueanni” di Ruggeri si presenta nel calice di un giallo paglierino delicato, ravvivato da un perlage finissimo e molto persistente.
Il primo naso è delicato. Ricordi di pesca bianca, fiori di magnolia e acacia, accenni citrini preziosi, precisi. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva, col palato invaso dalla carezzevole sinuosità della spuma.
È questo il vero tratto distintivo di “Cinqueanni”: una sensazione che porta alla mente la cremosità dei Satèn della Franciacorta. La sofficità della spuma, del resto, fa da contraltare alla gran freschezza del sorso, ancor più del risicato residuo zuccherino (2 g/l).
La finezza delle “bollicine” gioca con gli agrumi, prima di una chiusura di sipario salina, asciutta e leggermente ammandorlata.
Un Prosecco dall’anima “lenta” in bottiglia ma “svelta” nel calice: la facilità di beva è assoluta, il sorso non stanca mai e “Cinqueanni” finisce nel tempo d’accorgersi di essere di fronte a un capolavoro di vigna e cantina, come non se ne trovano tanti in Italia, anche in diverse tipologie. Per questo, senza dubbio, il voto è 96/100.
PRESENTE E FUTURO DI RUGGERI
E’ la prima volta che un Prosecco rimane a contatto coi propri lieviti per 46 mesi, prima di essere imbottigliato. Ma l’esperimento potrebbe essere ripetuto, proprio quest’anno. A confermarlo è la nuova proprietà di Ruggeri, il colosso tedesco Rotkäppchen-Mumm, che ha acquisito la cantina trevigiana nel 2017.
“L’andamento dell’annata 2019 ci fa ben sperare per la seconda edizione di questa etichetta”, annuncia Stephan Nienaber, responsabile del progetto di internazionalizzazione di Rotkäppchen-Mumm e membro del Cda di Ruggeri Spa.
“Nel frattempo – continua Nienaber – non ci resta che valutare l’evoluzione in bottiglia di ‘Cinqueanni’, continuando a proporre Ruggeri come marchio che si distingue in termini di qualità nell’area di produzione del Prosecco Superiore Docg di Valdobbiadene”.
Stephan Nienaber, membro di Rotkäppchen-Mumm e del Cda di Ruggeri Spa
E non è un caso se Rotkäppchen-Mumm abbia deciso di puntare molto su Ruggeri, cantina solida, rinomata e condotta con cuore ed esperienza manageriale da Paolo e Isabella Bisol. Si tratta infatti del primo passo mosso in Italia dal marchio leader in Germania nel settore degli spumanti e dei superalcolici.
“Proprio per la nostra vocazione spumantistica – spiega Stephan Nienaber – e visto il grande momento per il Prosecco, abbiamo individuato in Ruggeri la gemma di cui avevamo bisogno per entrare nel mercato italiano, inserendola nei nostri ‘Marchi del piacere‘ che vanno dal vino ai superalcolici”.
Il brand Rotkäppchen, del resto, si è fatto largo sui mercati internazionali come “Champagne della Germania dell’Est”. Non a caso era tra le “bollicine” preferite da Fidel Castro, prima dell’affermazione assoluta iniziata nel 1990, in seguito allo smantellamento della Cortina di Ferro.
Per la “Cappuccetto Rosso” tedesca (questa la traduzione di “Rot käppchen”), l’apertura all’estero, nel 2015, è stata un manna. La crescita è stata esponenziale: dal milione di bottiglie degli anni Novanta ai 270 milioni di bottiglie attuali (170 milioni in versione sparkling) senza l’apporto delle private label.
Inoltre Rotkäppchen-Mumm è diventata distributore esclusivo in Germania di grandi nomi del Made in Italy come Frescobaldi, attraverso Eggers&Franke. Un colosso tedesco da 1 miliardo di euro di fatturato a bilancio nel 2018, che è solo all’inizio.
Si rincorrono infatti le voci di un interessamento di Rotkäppchen-Mumm al mondo del Metodo Classico italiano, che potrà condurre in tempi non lunghissimi a un’acquisizione importante nel Bel paese. “Non posso parlarne adesso – spiga Stephan Nienaber a WineMag.it – ma quello che posso dire è che Ruggeri è solo il nostro primo passo in Italia”.
Ce ne sarà un altro? “Eventually”, risponde il manager (tradotto: “Eventualmente”). “Tutti devono sapere che questo gigante tedesco non è venuto in Italia per fare una cosa sola, ma probabilmente più d’una. E se parliamo di regioni, siamo focalizzati più sul nord Italia che al Sud. Sia ad Est che ad Ovest”. Il mercato è avvisato.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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