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Prosecco, 3 mila nuovi ettari tra Veneto e Friuli

https://1.bp.blogspot.com/-X38lHx48WUA/VvOwU5Wc4KI/AAAAAAAAF6Q/5Wu6s-fdPpAJqbMgZ9itLsHcaMn2zi1yg/s1600/Spumanti%2Bd%2527Italia%2Bexport%2Bbollicine%2Bitaliane%2BProsecco%2Bleader%2Bvinialsupermercato.it%2BANSA.jpgLe Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia , accogliendo la richiesta del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, hanno autorizzato l’estensione della superficie coltivabile per altri 3 mila ettari, 2.444 dei quali sul territorio regionale veneto e 560 ettari in Friuli Venezia Giulia. In questo modo il potenziale produttivo del Consorzio sale a 23.250 ettari. Il provvedimento è stato approvato il 29 giugno e le domande di interesse dovranno essere presentate entro 15 giorni dalla pubblicazione della misura nei bollettini ufficiali delle due Regioni. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, metà degli ettari assegnati sarà distribuita tra le aziende che alla data del 29 aprile 2016 erano già inserite nel sistema di controllo della DOC Prosecco e non soggette al blocco della rivendicazione del marchio. La restante parte è invece riservata alle aziende in possesso di determinate caratteristiche, tra le quali sono prioritarie l’adesione ai canoni dell’agricoltura biologica e l’appartenenza alla gestione previdenziale quale giovane agricoltore. Anche in Veneto la distribuzione dei nuovi ettari avverrà in maniera diversa che in passato riservando, in 1.222 ettari a chi abbia già coltivazioni di Glera.

I PUNTEGGI
I criteri di scelta sono articolati riconoscendo punteggi più alti a chi adotterà tecniche sostenibili con l’uso di criteri biologici. Un ulteriore incentivo nel punteggio è dedicato ai giovani fra i 18 e i 40 anni non iscritti ad oggi nel registro della Doc. Le nuove piante dovranno essere messe a dimora entro il 31 luglio 2017 in superfici comprese fra i 3 mila metri quadrati ed i 3 ettari. Il potenziale produttivo previsto per la vendemmia del 2016 in Veneto è valutato in 3,13 milioni di ettolitri, corrispondenti a 417 milioni di bottiglie (498 milioni tenendo conto la riserva vendemmiale). Gli stessi dati, grazie all’estensione della superficie autorizzata, dovrebbero passare, rispettivamente, a 3,78 e 603 milioni. Fra il 2009 ed il 2015 la produzione di uva nei territori della Doc è aumentata del 236% e gli ettolitri del 260%. Contestualmente il valore dell’uva al quintale è salito dai 55 euro del 2009 ai 110 attuali.

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Prosecco, Pinot Grigio e Ribolla: Friulvini riparte dai vini “pop”

Quattrocentocinquanta viticoltori associati. Duemila ettari di superficie vitata. Sette linee di vini commercializzati in 21 Paesi esteri. Sono solo alcuni dei numeri di Friulvini, storico marchio simbolo per decenni del vino regionale friulano sui mercati internazionali. Un brand che oggi rinasce. A riportarlo in vita, con una nuova grafica, moderna ma fedele alle radici territoriali, è la cantina La Delizia di Casarsa, che nel 2011 con l’allora presidente Denis Ius, attuale vicepresidente, mise in sicurezza uno dei patrimoni vitivinicoli del Friuli Venezia Giulia a “rischio” in seguito al fallimento dell’azienda con sede a Orcenico Inferiore di Zoppola. Un progetto che s’inserisce ora nel lancio della nuova Doc unica del Friuli. “Friulvini – ricorda Ius, insieme all’attuale presidente Flavio Bellomo – è un marchio strategico perché l’unico regolarmente registrato che riporta nel suo nome l’unione tra Friuli e vino, condizione molto apprezzata soprattutto sui mercati esteri dove la provenienza territoriale e’ un plus commerciale. L’operazione che abbiamo compiuto nel 2011 ha evitato che il marchio divenisse proprietà di realtà provenienti da fuori il Friuli Venezia Giulia, tutelando un patrimonio d’immagine che appartiene a tutti i friulani”. “Ora – prosegue Ius – siamo pronti per rilanciare questo marchio anche nell’ottica di sviluppo della nuova Doc unica del Friuli, che vede ancora una volta Casarsa quale leader del sistema vitivinicolo regionale”.

LE NOVITA’
Il ritorno alle vendite di Friulvini coincide con una nuova grafica, in cui l’aquila – simbolo del Friuli – sara’ ancora sulle etichette ma in una versione moderna e stilizzata. Tra i vini che saranno commercializzati il Prosecco – alla cui coltura la cantina aprì intelligentemente proprio sotto la presidenza di Ius – Pinot grigio e Ribolla Gialla, ovvero quelli che in questi ultimi anni hanno visto una netta ascesa nelle preferenze dei consumatori. Ma è l’intera Friulvini, che prima del fallimento nei primi anni 2000 era una delle realtà più grandi d’Italia, a essere al centro di un progetto globale di sviluppo da parte della cantina casarsese, che ha rilevato recentemente pure l’ex area produttiva nella quale stanno fervendo i lavori di ammodernamento. “Una superficie di 11 mila metri quadri – concludono Bellomo e Ius – per la quale investiremo 10 milioni di euro e che sarà utilizzata già a partire dalla vendemmia 2016, per la vinificazione e lo stoccaggio di 90 mila ettolitri da uve di Pinot Grigio e Prosecco: sta nascendo cosi’ il più grande polo vitivinicolo del Friuli Venezia Giulia. Simbolo di un settore, quello agricolo, che partendo dalle proprie radici sa guardare al futuro da protagonista su tutti i mercati, nazionali e internazionali”.

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Vino, Coldiretti: richiesti 12 mila nuovi vigneti, due terzi nel Nord Est

Oltre 12.000 richieste di nuovi vigneti per una superficie di 67.000 ettari pari a oltre dieci volte i 6.400 ettari disponibili a livello nazionale, con le domande che sono concentrate per almeno i due terzi nelle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia anche se il boom di richieste ha interessato quasi tutte le Regioni. E’ quanto emerge dal bilancio Coldiretti dopo l’entrata in vigore il primo gennaio 2016 della nuova normativa comunitaria sulla gestione degli impianti vitati basata sul sistema delle autorizzazioni che ha opportunamente concesso la possibilità di incrementare le superfici vitate pur all’interno di regole ben precise che scongiurassero il rischio liberalizzazione. Il fatto che la soglia del 1% della rispettiva superficie vitata sia stata superata in tutte le regioni salvo pochissime eccezioni (Piemonte, Lazio e Umbria) evidenzia le criticità del DM 15 dicembre 2015 che – sottolinea la Coldiretti – va revisionato con estrema urgenza, per combattere fenomeni speculativi, accompagnando il criterio del pro-rata – ovvero “più chiedo più ricevo” – con altri meccanismi di salvaguardia. Come già evidenziato a suo tempo è necessario – precisa la Coldiretti – che le scelte nazionali prevedano una gestione attiva del potenziale produttivo per scongiurare il rischio che l’assenza di regole utili, in nome della semplificazione, danneggi il settore. Sebbene si possa condividere un approccio di gestione più semplificato, non necessariamente basato su bandi strutturati con criteri di ammissibilità e priorità, si ritiene necessario e imprescindibile che un “bando semplice” legato al criterio del riparto proporzionale come quello attuale, sia accompagnato da opportuni meccanismi di salvaguardia ed equità da fenomeni speculativi, basati sulla determinazione di un tetto massimo di superficie richiedibile e/o per singola assegnazione e una soglia di esenzione al di sotto di una determinata superficie dall’applicazione della decurtazione proporzionale. “Al fine di rispondere prontamente alla forte esigenza di crescita delle superfici manifestata in alcuni territori si ritiene necessario – conclude la Coldiretti – anticipare il prossimo bando (annualità 2017) già alla fine del 2016 in modo da poter concedere le future autorizzazioni sin dai primi giorni del prossimo anno e consentire così ai produttori di impiantare subito i vigneti autorizzati nella primavera prossima recuperando di fatto un anno”.

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Vini al supermercato

Pinot Bianco Friuli Grave Doc 2014, Forchir

(4 / 5)Vino di punta in Germania, fiore all’occhiello nel nostro Alto Adige, il Pinot Bianco è un vino dalla storia controversa. Solo di recente, infatti, si è scoperto che non deriva da una “mutazione” del Pinot Grigio, bensì dal suo “fratello rosso”: il Pinot Nero. E oggi, sotto la lente d’ingrandimento di vinialsupermercato.it, finisce in particolare il Pinot Bianco Fiuli Grave Doc di una grande azienda friulana: la Forchir di Pordenone, che lo produce e imbottiglia – per l’esattezza, come da disciplinare – a San Giorgio della Richinvelda. Le rese molto basse per ettaro di questo uvaggio sui terreni alluvionali, calcarei o dolomitici della zona, ne costituiscono il segreto del successo qualitativo rispetto ad altri territori in cui storicamente il Pinot Bianco è stato esportato. Il Pinot Bianco Friuli Grave Doc di Forchir si presenta nel calice di un colore giallo paglierino intenso, sgargiante. Al naso fa presagire note minerali, che poi spiccheranno all’assaggio, conferendogli una certa eleganza. A tali note minerali si accostano sentori di frutta: pesca, albicocca mela e mandorla, che regala un finale lungo, deciso, quasi tostato. La vinificazione avviene per maceratura a freddo delle bucce, con pressatura soffice e macerazione a temperatura controllata. Segue poi la fase di affinamento, in apposite vasche di acciaio. Si tratta di un vino che fino a una ventina di anni fa veniva accostato, almeno in Italia, allo Chardonnay, tanto da essere chiamato “Pinot-Chardonnay”. In realtà, anni di esperienza dei viticoltori italiani hanno reso ormai questo uvaggio ben differente. Forse non nobile come i Pinot bianchi alsaziani, ma comunque una buona bevuta da accompagnare a un antipasto o a minestre, oppure a piatti di pesce anche ben elaborati.

Prezzo pieno: 6,20 euro
Acquistato presso: Esselunga

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