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Alleanza Cooperative Agroalimentari: «Ue discrimina aziende vino e carni rosse»

Alleanza Cooperative Agroalimentari «Ue discrimina aziende vino e carni rosse»

Vita sempre più dura per le imprese del vino e delle carni rosse dell’Ue. I budget allocati dall’Europa per il sostegno alle imprese che trasformano prodotti ritenuti “veicoli” del cancro sono sempre più risicati. Conferme, dunque, dopo i timori per l’approvazione senza rettifiche – a fine 2021 – della relazione targata The Special Committee on Beating Cancer (Beca), in cui Bruxelles equipara sostanzialmente il vino alle sigarette.

Sul piede di guerra, ancora una volta, l’Alleanza Cooperative Agroalimentari, che giudica «discriminante l’atteggiamento dell’Ue». «L’allocazione di budget appare poco equilibrata – tuona il presidente Giorgio Mercuri – poiché le scelte della Commissione vanno di fatto ad incrementare la dotazione per la promozione dei prodotti biologici, a scapito della promozione della sostenibilità e dei prodotti di qualità».

Alleanza Cooperative Agroalimentari condivide le preoccupazioni espresse da Copa-geca e da altre 11 sigle europee, che hanno firmato in questi giorni un accorato appello al Commissario dell’Agricoltura Ue Janusz Wojciechowski. Obiettivo: «Scongiurare ogni approccio discriminatorio da parte della Commssione all’interno del Programma Annuale di Promozione (Annual Work Programme, AWP)».

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ALLEANZA COOPERATIVE AGROLIMENTARI: CRITICHE ALLE POLITICHE UE

Il piano resta comunque «uno strumento essenziale, che può davvero aiutare il comparto agroalimentare a mantenere la propria competitività in un contesto sempre più globalizzato, supportando al contempo il passaggio a un sistema alimentare più sostenibile». Ma nel merito, l’Alleanza Cooperative Agroalimentari evidenzia alcuni «punti deboli dell’approccio perseguito dalla Commissione».

Il riferimento è all’introduzione dei sub-criteri per l’ammissione e il finanziamento dei progetti di promozione, «che penalizzano i progetti presentati da aziende di bevande alcoliche e carni rosse». Una decisione che la Commissione motiva con i principi di sostenibilità contenuti nella nuova Pac, nel Green Deal, nella Farm to fork e nel Beating Cancer plan.

«Si tratta evidentemente – commenta il presidente Giorgio Mercuri – di una base giuridica alquanto discutibile, poiché come è noto i documenti indicati sono di fatto comunicazioni e posizioni strategiche della commissione che ancora non si sono concretizzate in atti legislativi e giuridicamente vincolanti. Un problema che è stato esplicitamente sollevato dagli Stati membri che durante il voto sul AWP 2022 hanno deciso di astenersi o di dare un voto contrario, a differenza dell’Italia che invece ha votato a favore».

DISCRIMINATE LE AZIENDE PRODUTTRICI DI CARNI ROSSE E VINO

La seconda obiezione riguarda la nuova bozza dell’Awp – Annual Work Program. «La Commissione – sottolinea Alleanza Cooperative Agroalimentari – ha disconosciuto i grandi sforzi che i due settori delle carni rosse e del vino e alcol hanno fatto in questi ultimi anni per garantire produzioni sempre più sostenibili».

Al contrario, secondo Mercuri, «tali settori andrebbero supportati in questo percorso volto ad aumentare ulteriormente la loro sostenibilità, scegliendo di concentrarsi sui messaggi che accompagnano i programmi di promozione, invece di decidere di discriminarli tout court».

Rispetto infine agli attacchi specifici a carni rosse e bevande alcoliche, l’Alleanza Cooperative Agroalimentari ricorda che «la carne rossa riveste un ruolo importante in una dieta equilibrata, in quanto è un importante fonte di proteine ​​di alta qualità». Per quanto riguarda il vino, «la Commissione non ha distinto affatto tra consumo e abuso, lì dove è stato più volte evidenziato come il consumo moderato di vino nell’ambito di una dieta equilibrata non aumenti in alcun modo il rischio di cancro».

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Alleanza Cooperative: soddisfazione per la deroga alle rese massime sui vini comuni

«Il nostro unico obiettivo è stato quello di tutelare le aree viticole tradizionalmente e strutturalmente vocate alla produzione di vini comuni in cui si producono legittimamente quantitativi di uva superiori a 30 tonnellate/ettaro. Il percorso è stato davvero lungo e difficoltoso, ma il risultato finale ci lascia soddisfatti. L’impostazione della norma rappresenta un giusto punto di equilibrio tra le necessità della norma e le istanze dei diversi territori viticoli».

Con queste parole il Presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri commenta il parere positivo reso dalla Conferenza Stato Regioni allo schema di decreto ministeriale. Decreto recante una deroga alla resa massima di uva ad ettaro nelle unità vitate iscritte a schedario, diverse da quelle rivendicate per produrre vini a Dop e a Igp.

LA POSSIBILITÀ DI DEROGA

Il DL Rilancio, convertito con legge 17 luglio 2020, n. 77, a fronte di una resa massima attualmente pari a 50 t/ettaro, aveva ridotto la soglia a 30 t/ettaro. Il Decreto specificava tuttavia la possibilità di una deroga, per taluni territori viticoli, fino a 40 t/ettaro.

«Una riduzione indiscriminata delle rese – prosegue Mercuri – e della produttività avrebbe compromesso ingiustamente molte realtà produttive. Migliaia di viticoltori che affidano il loro reddito alla produzione di vini comuni. Vini che si collocano in un mercato assolutamente differente rispetto ai vini territoriali Dop e Igp».

Le Regioni avranno tempo fino al 31 gennaio 2022 per chiedere l’integrazione dell’allegato al decreto ministeriale con i Comuni in deroga, che potranno produrre fino a 40 t/ettaro. Integrazione o eliminazione in base ai propri indirizzi di politica vitivinicola.

«Le Regioni e le Province autonome sono indubbiamente il riferimento amministrativo più vicino ai territori, dunque, i migliori conoscitori degli stessi. È per questo – conclude Mercuri – che riteniamo assolutamente corretto lasciare alle amministrazioni regionali un margine di discrezionalità. Discrezionalità necessaria per indirizzare in maniera più adeguata le scelte territoriali di politica vitivinicola».

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Ue Brexit deal: Alleanza Cooperative Agroalimentari esulta per accordo

“Un’ottima notizia per le nostre esportazioni e per la stabilità dei mercati agricoli”. Così il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri, esulta all’annuncio dell’accordo commerciale tra l’Unione Europea e la Gran Bretagna. Definendolo “un sospiro di sollievo per vini, olio, formaggi e ortofrutta”.

“In un contesto di grande incertezza causata dalla crisi economica provocata dalla pandemia Covid-19 – continua Mercuri – è senz’altro positivo che Europa e Regno Unito siano giunti all’accordo, dopo un lunghissimo negoziato”.

Il no deal avrebbe come è noto fatto scattare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, con il conseguente ripristino dei dazi sugli scambi e dei controlli alle frontiere”.

Le esportazioni agroalimentari con il Regno Unito ammontano a circa 3,4 miliardi di euro l’anno, pari al 6% del valore dell’export agroalimentare Ue con il Regno Unito. Una cifra che sarebbe stata messa in discussione dal mancato deal, ovvero l’accordo. L’Italia è al primo posto tra i paesi europei per le vendite di vino nel Regno Unito.

L’ultima parola è attesa per in occasione della ratifica del provvedimento da parte del parlamento di Westminster, previsto per il 30 dicembre. Strasburgo, invece, voterà presumibilmente a gennaio 2021.

“Valeva la pena lottare per questo accordo – ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen – perché ora abbiamo un accordo equo ed equilibrato con il Regno Unito, che proteggerà i nostri interessi europei, garantirà una concorrenza leale e fornirà la prevedibilità necessaria per le nostre comunità di pescatori. Finalmente possiamo lasciarci la Brexit alle spalle e guardare al futuro. L’Europa ora sta andando avanti”.

Il capo negoziatore della Commissione europea, Michel Barnier, aggiunge: “Siamo giunti alla fine di un periodo di quattro anni molto intenso, in particolare negli ultimi nove mesi, durante i quali abbiamo negoziato per evitare l’uscita del Regno Unito dall’Ue e una nuovo partnership. La tutela dei nostri interessi è stata al centro di questi negoziati e sono lieto che ci siamo riusciti”.

“L’Italia – commenta la Ministra Teresa Bellanova in merito all’intesa raggiunta su Brexit – potrà continuare ad esportare prodotti agroalimentari senza dazi e senza quote e questo è un risultato importantissimo”.

“È poi assicurata la prosecuzione della massima tutela alle indicazioni geografiche esistenti al 31 dicembre 2020 – conclude – e ci ripromettiamo di lavorare con i Paesi like-minded affinché adeguata protezione sia data anche alle future Ig registrate dopo il definitivo abbandono del Regno Unito dall’UE”.

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Covid-19, la proposta: distillare le giacenze di vino per produrre igienizzanti

Dare il via libera alla distillazione di circa 2 milioni di ettolitri di giacenze di vino presenti nelle cantine italiane, per ottenere circa 22 milioni di litri di alcole, da destinare alla produzione di igienizzanti utili per l’emergenza Covid-19. È la proposta che l’Alleanza cooperative agroalimentari e Assodistil hanno indirizzato alla ministra Teresa Bellanova, affinché cantine e distillerie italiane possano “dare il loro contributo ai servizi sanitari contro Coronavirus“.

Come si legge sulla lettera indirizzata alla numero uno del Mipaaf, viene chiesta la “possibilità di destinare una parte delle giacenze di vino ad una distillazione volontaria, operazione che consentirà di rifornire da subito le distillerie di alcool destinato alla produzione di igienizzanti e di limitare l’attuale ricorso alla importazione dall’estero, operazione resa ancora più difficile in questi giorni per le difficoltà dei trasporti”.

“La misura di distillazione è espressamente prevista da normative europee – sottolinea il presidente di Assodistil, Antonio Emaldi – nello specifico il Regolamento UE N. 1308/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio e attende ora il via libera da parte del Ministero, che sta esaminando la proposta in queste ore”.

“La volontà del sistema cooperativo – precisa  Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza cooperative agroalimentari – è di poter dimostrare tutta la propria solidarietà al settore sanitario e più in generale all’intera collettività”.

Come risulta dagli ultimi dati in possesso del Ministero delle politiche agricole, nelle cantine dei produttori, da nord a sud dell’Italia, vi sono giacenze di vino da tavola e a denominazione.

“La misura della distillazione di solidarietà – commenta Mercuri – può rappresentare a nostro avviso un’importante opportunità per i produttori e per il Paese: potremmo immettere sul mercato alcool destinato alla produzione di igienizzanti utilizzando le scorte nazionali di vino”.

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Vivite Milano: “Cooperazione importante per la tenuta del vigneto”

Milano – Che viticoltura sarebbe senza la cooperazione? I dati dicono che il vigneto italiano negli ultimi 5 anni ha conosciuto un calo delle superfici del 7% e che le riduzioni maggiori abbiano interessato proprio le regioni dove mancano cooperative strutturate e dimensionate. Regioni come Campania, Sardegna, Lazio (in cui si concentra solo il 12% delle cooperative), hanno conosciuto la contrazione più significativa, da un -15% della Campania a un -21% della Calabria.

Al contrario, in territori dove la viticoltura è estremamente frammentata come Trento e Bolzano, Emilia Romagna, Abruzzo e Veneto, la significativa presenza di cooperative molto grandi per fatturato (oltre 30 milioni di media per cooperativa a Trento, Verona, Treviso e Reggio Emilia) ha garantito una tenuta della coltivazione della vite in questi territori, registrando anche una crescita delle superfici del vigneto.

È questo lo studio inedito realizzato da Winemonitor-Nomisma e che è stato presentato oggi a Vivite, il festival del vino cooperativo in programma oggi e domani al Museo della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, con una seconda edizione arricchita nel programma e nel parterre di ospiti.

Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il presidente di Alleanza cooperative Italiane Maurizio Gardini, insieme ai copresidenti Mauro Lusetti e Brenno Begani, che hanno voluto rimarcare con la loro presenza la grande vitalità di un comparto come quello della cooperazione vitivinicola, espressa da numeri di tutto riguardo: oltre 480 imprese operanti su tutto il territorio nazionale, 140.000 soci viticoltori, un fatturato di 4,5 miliardi di euro, 8 cooperative nella classifica delle prime 15 imprese italiane del vino.

“Lo studio presentato da Nomisma dimostra con l’evidenza dei numeri – ha spiegato Ruenza Santandrea, coordinatrice Vino di Alleanza cooperative Agroalimentari – il ruolo svolto dalle cantine cooperative nell’opera di salvaguardia e di sviluppo dei produttori di uva anche nelle zone più svantaggiate del paese. Nelle province dove la cooperazione non c’è, il potenziale produttivo va via via riducendosi. Ma attenzione, la cooperazione spesso è una condizione necessaria ma non sufficiente alla tenuta del vigneto, sufficienza che invece dipende dalla dimensione competitiva della cooperative, perché è nelle zone dove insistono cooperative più grandi ed internazionalizzate che è garantita la coltivazione della vite e la sostenibilità economica d migliaia di piccoli agricoltori che producono il 58% circa del vino italiano”.

“Oggi più che mai – le ha fatto eco il presidente di Alleanza cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri – la sfida è quella della sostenibilità, che la cooperazione è pronta a raccogliere, nel senso più profondo della definizione, ossia garantendo uno sviluppo che non metta a repentaglio quello delle future generazioni”. E ai quattro asset della sostenibilitàambientale, sociale, economica e culturale – verranno dedicati quattro momenti di confronto nell’ambito della due giorni della manifestazione.

IL FESTIVAL DEL VINO COOPERATIVO
Pensata non per essere una mostra di vini, bensì un vero e proprio racconto del mondo del vino cooperativo, Vivite offre ai visitatori, nella splendida cornice delle ex scuderie Le cavallerizze, un allestimento “esperienziale”, per far conoscere da vicino le tante realtà produttive della cooperazione e i loro territori, per far assaggiare i loro vini ascoltando i loro racconti. L’obiettivo è quello di comunicare a tutti, esperti di vino e neofiti, curiosi e grande pubblico, attraverso un format alternativo che parli, come recita il pay-off, la “lingua di tutti”.

I visitatori possono scegliere tra un ampio ventaglio di attività. Insieme alle classiche degustazioni e masterclass, il programma include: laboratori didattici e ludici, workshop, concerti, attività di intrattenimento, degustazioni, momenti di confronto informali (“pane e salame”), animati da un ricco parterre di ospiti che include: Raffaele Borriello, Giampaolo Buonfiglio, Francesco Citarda, Renzo Cotarella, Paolo De Castro, Francesco Giangregorio, Giovanni Luppi, Giorgio Mercuri, Denis Pantini, Christian Scrinzi, Raffaele Testolin, Angelo Totaro, Adriano Turrini e Pierluigi Zama

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Agroalimentare: la Cooperazione vale 35 miliardi

ROMA – Con le sue 4.703 imprese attive, la cooperazione agroalimentare italiana garantisce occupazione a più di 91.500 addetti e genera un fatturato di quasi 35 miliardi di euro, pari al 23% del giro d’affari dell’alimentare italiano, ottenuto attraverso la lavorazione e trasformazione  di una quota pari al 32% della materia prima agricola italiana, per un valore di 16,1 miliardi di euro.

Pur in presenza di un leggero calo dei soci produttori aderenti (-3%), la cooperazione registra una crescita sia del fatturato (+0,6%) che dell’occupazione (+0,9%). Buone anche le performance dell’export: complessivamente nel 2016 il sistema cooperativo italiano ha realizzato oltreconfine il 17% del proprio fatturato per un totale di circa 5 miliardi di euro, pari al 13% delle esportazioni agroalimentari italiane.

Questi i numeri principali emersi dall’Osservatorio della Cooperazione Agricola Italiana – Rapporto 2017 istituito presso il Mipaaf e sostenuto dall’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari (Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare) e Unicoop che è stato presentato oggi a Roma.

“Sono soddisfatto del quadro economico fotografato dal rapporto – commenta Giorgio Mercuri (nella foto sotto), presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – in particolare per il contributo importante che le cooperative stanno dando in termini di incremento delle vendite sui mercati internazionali. Il settore lattiero-caseario ha visto aumentare il proprio export del 20% in un solo anno, mentre le prime 25 cooperative vitivinicole hanno in media la metà del loro giro d’affari derivante proprio dall’export”.

Da evidenziare anche il ruolo strategico che la cooperazione agroalimentare gioca nella valorizzazione dei prodotti Made in Italy, tanto in Italia quanto sul mercato estero: le imprese cooperative, infatti, lavorano materia prima che per il 74% è di provenienza locale, per il 24% nazionale e solo per il 2% estera.

“Questo è possibile grazie al forte legame che le imprese cooperative hanno con la propria base sociale di agricoltori – spiega Ersilia Di Tullio, responsabile cooperazione della società Nomisma che ha curato lo sviluppo dello studio -. Oggi la quota prevalente degli approvvigionamenti di materia prima delle cooperative è costituita dai conferimenti dei propri soci, come evidenzia il grado di mutualità pari in media all’83%”.

Carne, ortofrutta, latte e vino si confermano i principali settori cooperativi grazie al forte legame con la base produttiva agricola. Le cooperative del settore delle carni fresche e trasformate esprimono la quota di fatturato più importante (8,9 miliardi di euro, pari al 26% del totale); segue il comparto dell’ortofrutta (8,7 miliardi, 25% del fatturato totale), quello del latte (6,6 miliardi, 19%), dei servizi (4,8 miliardi, 14%) e del vino (4,5 miliardi, 13%).

LA CRESCITA
L’Osservatorio ha inoltre monitorato l’evoluzione nel corso degli ultimi dieci anni delle prime 25 cooperative per fatturato dei settori ortofrutticolo, lattiero-caseario e vitivinicolo, che ha evidenziato un consolidamento delle dimensioni medie aziendali e tendenze positive di tutti i principali indicatori di performance economico-finanziaria.

Spicca la crescita a tre cifre (+112%) del fatturato delle top25 nel vino e quella, sempre molto alta (+82%), registrata dalle cooperative dell’ortofrutta. In dieci anni sono cresciute anche le retribuzioni lorde, da un +42% nelle cooperative dell’ortofrutta al +126% nel comparto del vino.

Questa crescita non ha compromesso il forte legame con la base sociale, che si mantiene molto saldo anche in queste grandi cooperative, come dimostrano i valori di mutualità pari rispettivamente all’87% per le Top25 del latte ed all’85% per le Top25 dell’ortofrutta e del vino.

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