Nasce “Legàmi di Vite“, importante contratto di sviluppo “green” nel comparto vitivinicolo dell’Emilia Romagna che prevede interventi per oltre 115 milioni di euro di cui 81 milioni sul versante ambientale. Il progetto, con il coordinamento di Enoteca Regionale e il supporto tecnico della società Artemis e dello Studio Salami, è stato presentato al Ministero dello Sviluppo Economico per il tramite di Invitalia.
Obiettivo del contratto è lo sviluppo di una filiera sostenibile e circolare, anche con la messa a punto di un protocollo ambientale. Un nuovo modello virtuoso di integrazione e aggregazione per valorizzare al meglio l’immagine del vino regionale, ottenuto con il supporto dalla Regione Emilia Romagna con gli Assessorati allo Sviluppo economico e green economy e all’Agricoltura e agroalimentare ed Art-Er.
Gli interventi realizzati saranno molteplici, tra i quali la trasformazione di prodotti agricoli del settore vitivinicolo e loro sottoprodotti (circa 67.000 tonnellate/anno derivanti dai processi di vinificazione) in acido tartarico naturale e biocarburanti avanzati, efficientamento energetico nei processi produttivi, riduzioni dei gas effetto serra.
Previste inoltre azioni per la riduzione dell’impatto ambientale dei processi, la realizzazione e potenziamento di sistemi di depurazione delle acque reflue in uscita dagli stabilimenti (attualmente 560 mila m³/anno di reflui da attività agroalimentare ceduti in depurazione), il miglioramento dei sistemi di confezionamento e di stoccaggio, oltre ovviamente, a un ampliamento della capacità produttiva.
“Il progetto, che la Regione sostiene e promuove – affermano gli assessori regionali Vincenzo Colla (Sviluppo economico) e Alessio Mammi (Agricoltura) – ha caratteristiche davvero innovative per il contesto nazionale: cooperative e aziende, che di norma competono, hanno avuto l’intelligenza e la lungimiranza imprenditoriale di mettersi insieme e strutturarsi per essere ancora più forti, mantenendo un fortissimo legame con il territorio, gli agricoltori e i produttori, salvaguardando la qualità dei loro prodotti e creando al contempo le condizioni per stare su un mercato sempre più globalizzato”.
“Un progetto – concludono Colla e Mammi – davvero capace di raccontare e attuare il modo di fare impresa e creare lavoro del nostro territorio, coerente con una direttrice strategica del Patto per il Lavoro e per il Clima, poiché investe sull’economia circolare in un’idea di riciclo, recupero e riuso della materia prima utilizzata, che è il grappolo d’uva”.
“Una quota importante dell’investimento – sottolinea il presidente di Enoteca Regionale, Giordano Zinzani – servirà anche per proiettare le aziende regionali verso un’industria 4.0, digitalizzata e con un alto grado di innovazione tecnologica. Il tutto si tradurrà anche in un aumento occupazionale stimato in circa 70 nuove assunzioni”.
Al progetto hanno aderito le più importanti realtà regionali cooperative, rappresentative di 12 mila imprese agricole socie, per un totale di 470 mila tonnellate di uva lavorata (il 61 % della produzione dell’Emilia Romagna, dato 2019) e di 3.400.000 ettolitri di vino imbottigliato all’anno.
Numeri importanti anche sotto il punto di vista occupazionale, con ben 1.232.000 giornate/lavoro agricolo e con circa 2.800 unità impiegate nelle cantine. Le aziende aderenti al progetto sono: Caviro Extra, Caviro, Agrintesa, Cantina Forlì Predappio, Cantina di Carpi e Sorbara, Terre Cevico, Le Romagnole, Medici Ermete, Cantine Riunite & Civ, Enomondo.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Enoteca Regionale Emilia Romagna ha sviluppato Wine Exporer-ER, nuovo progetto digitale che va oltre la promozione dei vini allo scopo di trasmettere le bellezze del territorio e tutto ciò che può offrire: storia, arte, cultura, prodotti, paesaggi, tradizioni, esperienze, attraverso un sistema integrato e virtuoso.
“Enoteca Regionale aveva già intrapreso questa strada – dichiara Giordano Zinzani, Presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna – ma il recente lockdown e le tante, ma necessarie, restrizioni volte al contenimento del Covid-19, hanno sicuramente accelerato tutte le nostre attività legate al web”.
Essere presenti online – prosegue – è quindi oramai imprescindibile, con l’obiettivo poi di ‘tramutare’ i tanti internauti che ci seguono ‘da remoto’ in consumatori dei nostri vini e in eno-turisti appassionati della nostra terra”.
L’obiettivo quindi è promuovere il territorio dell’Emilia-Romagna attraverso un’esperienza integrata che celebra sapori, cultura e turismo della Regione, trasformando i “wine lovers” in “wine explorers”, alla scoperta della realtà emiliano-romagnola.
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L’enologo Giordano Zinzani è stato eletto Presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna in occasione dell’ultimo Consiglio d’Amministrazione che si è svolto a Imola il 2 luglio al termine dell’annuale Assemblea ordinaria dei soci.
Zinzani, nome di rilievo del panorama vitivinicolo per gli importanti incarichi ricoperti nel settore, tra i quali quello di Presidente del Consorzio Vini di Romagna per ben dodici anni, subentra a Pierluigi Sciolette, che a metà del proprio secondo mandato ha deciso di ritirarsi per godersi un po’ di meritatissimo riposo dopo una lunghissima carriera nel mondo del vino.
Zinzani ricopriva già il ruolo di Vice Presidente dell’Ente che ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare il vino emiliano-romagnolo in tutto il mondo. Si tratta quindi di un passaggio di testimone, nel segno della continuità, anche se il neo Presidente si troverà a dover gestire da subito la difficile situazione del settore post lockdown imposto dal Covid-19.
In virtù della nuova carica di Zinzani e del ritiro di Sciolette, è stato anche nominato un nuovo Vice Presidente: Claudio Biondi, Presidente del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, che si affianca alla confermata Paola Frabetti di Unioncamere Emilia-Romagna.
“Ringrazio Pierluigi Sciolette per l’attività che ha svolto in questi anni – è stato il primo commento di Ziniani – facendo di Enoteca il punto di riferimento per i propri soci e per tutto il vino regionale. Per quanto riguarda il futuro, sono consapevole delle difficoltà nelle quali il nostro settore, e purtroppo non solo, si trova ad affrontare a causa della pandemia che ci ha colpiti”.
Faentino, l’enologo Giordano Zinzani dal 1975 ha ricoperto vari ruoli tecnici in cantina cooperativa e in un importante consorzio di cantine a livello nazionale dove, dopo tanti anni da dirigente, tutt’ora continua la collaborazione con l’incarico di supervisore e tutor per nuovi progetti enologici.
Relatore in numerosi convegni e seminar in Italia e all’Estero, ha pubblicato numerosi articoli di carattere tecnico e libri tecnico/divulgativi. Dal 1990 al 2013 è stato Presidente della sezione Romagna Assoenologi e Consigliere nazionale e dal 1999 componente della delegazione italiana dell’Union Internationale des Œnologues con sede a Parigi. Dal 2002 è componente del gruppo di lavoro “Pratiche enologiche” in rappresentanza del Copa-Cogeca, alla Commissione Europea D.G. Agri a Bruxelles.
Accademico aggregato dal 2005 dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e dal 2011 Accademico corrispondente. Dal 2008 al 2020 è stato Presidente del Consorzio Vini di Romagna e componente del Cda di Federdoc a Roma. Dal 2014 è Consigliere del Consorzio vino Pignoletto Emilia-Romagna e dal 2015 al 2018 del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena.
Dal 2016 è membro del Comitato scientifico di Equalitas srl, ente sorto con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità delle filiere agroalimentari e del vino in primis. Il 15 dicembre 2017 è stato nominato Accademico Corrispondente dell’Accademia Nazionale dell’Agricoltura con sede a Bologna, mentre il 1° maggio 2018 gli è stato conferito il titolo di “Maestro del lavoro“.
Oltre al Presidente Zinzani, il Consiglio d’Amministrazione di Enoteca Regionale Emilia Romagna è formato da: Claudio Biondi del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena (Vice Presidente), Francesco Cavazza Isolani dell’Azienda Cavazza Isolani e del Consorzio Vini Colli Bolognesi (Bo), Anselmo Chiarli di PR.I.VI. (Mo), Luca Deserti del Consorzio Tutela Vini Doc Bosco Eliceo (Fe), Enrico Drei Donà della Tenuta La Palazza (Fc), Massimiliano Fabbri dell’Azienda Agricola Trerè (Ra), Andrea Ferrari di Monte delle Vigne (Pr); Davide Frascari, del Consorzio Vini Reggiani, Paola Frabetti di Unioncamere Emilia-Romagna (Vice Presidente), Massimo Lorenzi dell’Azienda Ottaviani (Rn), Marco Nannetti del Gruppo Cevico (Ra), Gianfranco Rossi di Piacenza, Roberto Sarti di Caviro (Ra).
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Molte conferme e qualche novità caratterizzano il nuovo Consiglio d’Amministrazione di Enoteca Regionale Emilia Romagna. Nel corso della prima seduta del CdA avvenuta nei giorni scorsi (n.d.r. giovedì 24 maggio, mentre le elezioni ci sono state martedì 15 maggio), Pierluigi Sciolette è stato confermato alla presidenza per il secondo mandato consecutivo. Sciolette è in carica dal 2014 e rimarrà per i prossimi 4 anni, fino a maggio 2022, alla guida dell’Ente regionale incaricato di promuovere e valorizzare il patrimonio vinicolo emiliano romagnolo in Italia e nel Mondo.
Riconfermati anche i due Vice Presidente, Paola Frabetti di Unioncamere Emilia-Romagna e Giordano Zinzani del Consorzio Vini di Romagna, e gran parte del Consiglio d’Amministrazione, a dimostrazione che l’operato intrapreso da Enoteca Regionale Emilia Romagna in questo ultimo quadriennio è stato valutato positivamente dalla maggior parte dei 206 Soci di Enoteca Regionale. Soci che rappresentano l’84,7% della produzione di vino DOC imbottigliato in Emilia Romagna (601.501 hl su un totale regionale di 710.212 hl) e il 70% della produzione di vino IGT imbottigliato (1.079.811 hl su un totale regionale di 1.528.842 hl).
«Per la vitivinicoltura dell’Emilia Romagna, Enoteca Regionale rappresenta una realtà molto importante in quanto ha il compito di organizzare e gestire un comparto di altissimo valore economico. Il vino è una delle attrattive principali della nostra regione, in grado di promuovere anche il turismo e le eccellenze gastronomiche – sottolinea il Presidente Sciolette – In questi ultimi anni l’autorevolezza e la reputazione dei nostri vini in Italia e nel Mondo è cresciuta grazie agli sforzi congiunti di Enoteca e dei tanti produttori nostri Soci, con i quali condividiamo obiettivi e strategie comuni, all’insegna della trasparenza e dell’innovazione».
Conclude Sciolette: «Per il prossimo quadriennio, nel quale avrò ancora l’onore di essere Presidente, Enoteca Regionale ha importanti obiettivi da realizzare, proseguendo lungo il solco tracciato negli anni precedenti, fra attività di comunicazione e di promozione internazionale, ma anche di ricerca e sviluppo in un’ottica di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, per rispondere sempre più alle esigenze mutevoli del mercato vitivinicolo».
Oltre al Presidente Sciolette, fanno parte del nuovo Consiglio d’Amministrazione: Sante Baldini del Consorzio Tutela Vini DOC Bosco Eliceo (FE), Claudio Biondi del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, Francesco CavazzaIsolani dell’Azienda Cavazza Isolani e del Consorzio Vini Colli Bolognesi (BO), Anselmo Chiarli di PR.I.VI. (MO), Enrico Drei Donà della Tenuta La Palazza (FC), Massimiliano Fabbri dell’Azienda Agricola Trerè (RA), Andrea Ferrari di Monte delle Vigne (PR); Davide Frascari, del Consorzio Vini Reggiani, Paola Frabetti di Unioncamere Emilia-Romagna, Massimo Lorenzi dell’Azienda Ottaviani (RN), Marco Nannetti del Gruppo Cevico (RA), Gianfranco Rossi di Casabella srl (PC), Roberto Sarti di Caviro (RA), Giordano Zinzani del Consorzio Vini di Romagna (RA). Per un totale di 15 consiglieri.
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FAENZA – “Bollicine e territorio: la Romagna si muove e chiama l’Unione Europea”. Questo il titolo dell’incontro alla Fiera di Faenza domani, lunedì 26 febbraio, alle 20.30.
La serata chiama a raccolta tutto il mondo vitivinicolo della Romagna con particolare riferimento ai produttori di sparkling wine.
Secondo i dati del Consorzio Vini di Romagna lo scorso anno sono stati imbottigliati 5,4 milioni di bottiglie di vini frizzanti Igt con indicazioni romagnole, 900 mila di spumanti sempre Igt, inferiori sono stati i numeri per i vini a denominazione di origine controllata (Doc Romagna): 12mila bottiglie frizzanti, e 38mila spumanti.
Il trend pare destinato a crescere ancora di più, all’orizzonte poi c’è l’aggiornamento della Romagna Doc Spumante. Un progetto (criticato da associazioni come Fivi, la Federazione italiana Vignaioli indipendenti) che nasce “dall’esigenza di traguardare la viticoltura romagnola nei prossimi 20 anni, cercando di generare valore aggiunto attraverso una qualificazione dei disciplinari”.
Sempre secondo il Consorzio, lo spumante Romagna Doc favorirebbe “un forte impegno nell’innalzamento qualitativo delle produzioni e un altrettanto forte impegno nella capacità di intercettare i trend ed i mercati, nazionali ed esteri, maggiormente remunerativi per i produttori”.
Un pensiero rivolto sopratutto alle varietà autoctone, con la seconda fase che dovrà essere dedicata al Sangiovese di collina. Il progetto è promosso dal Consorzio Vini di Romagna con tutti i produttori impegnati a livello di Consiglio di amministrazione, commissioni tecniche e valorizzazione, in stretta sinergia con il coordinamento vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari.
Non è un caso, appunto, che all’incontro a Faenza prendano parte i principali protagonisti del mondo vitivinicolo della Romagna e non solo: Paolo De Castro (nella foto) Vice presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Stefano Bonaccini Presidente della Regione Emilia Romagna, Simona Caselli Assessore regionale all’Agricoltura.
Al convegno “Bollicine e territorio: la Romagna si muove e chiama l’Unione Europea” parteciperanno anche Ruenza Santandrea Coordinatrice settore vino Alleanza Cooperative Agroalimentare, Carlo Dalmonte Presidente Caviro, Marco Nannetti Presidente Terre Cevico, Giordano Zinzani del Consorzio Vini di Romagna, Mauro Sirri delle Cantine Celli di Bertinoro. Coordina la serata Antonio Farnè, caporedattore del Tg3 Emilia Romagna.
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BOLOGNA – “Il futuro della vitivinicoltura dell’Emilia Romagna tra cambiamenti climatici e innovazione” è il titolo del seminario organizzato a Bologna da Regione Emilia Romagna ed Enoteca Regionale Emilia Romagna.
Appuntamento lunedì 12 febbraio alle ore 10 (Sala Poggioli, Terza Torre – Viale della Fiera, 8). Aprirà i lavori Pierluigi Sciolette, Presidente di Enoteca Regionale, con un intervento dal titolo “Il sistema vitivinicolo regionale”.
Seguiranno i contributi di Mauro Catena, consulente Enoteca Regionale “Base ampelografica e adattamento ambientale per una viticoltura competitiva e sostenibile”; Stefano Poni, Docente Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, su “Innovazione per la difesa e l’incremento di competitività della viticoltura regionale”.
Il convegno sul futuro della vitivinicoltura dell’Emilia Romagna proseguirà con gli interventi di Claudio Biondi, Presidente Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, e Giordano Zinzani, Presidente Consorzio Vini di Romagna, che parleranno di “Un’evoluzione coerente con esigenze di tutela della qualità e del reddito dei produttori”.
Roberta Chiarini, Dirigente Servizio Organizzazioni di Mercato e Sinergie di Filiera Regione Emilia-Romagna, parlerà invece di “Programmi e opportunità a sostegno del settore”.
Dopo il dibattito, le conclusioni saranno affidate a Simona Caselli, Assessore Agricoltura della Regione Emilia-Romagna. Modera il seminario Mario Montanari, Dirigente Servizio Innovazione, Qualità, Promozione e Internazionalizzazione del Sistema Agroalimentare Regione Emilia Romagna.
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Dopo le trasferte primaverili al Prowein di Düsseldorf e al Vinitaly di Verona, il Consorzio Vini di Romagna punta sulle spiagge della Riviera emiliano romagnola per far conoscere e apprezzare ai turisti i vini locali.
Dal 14 luglio fino al 12 agosto, a Cesenatico, Cervia, Milano Marittima, Pinarella e Tagliata si svolge l’iniziativa ”Vini di Romagna – DOP ON THE BEACH”.
Una ventina gli stabilimenti balneari aderenti all’iniziativa. Ad attendere turisti saranno giovani iscritti a corsi di Enologia o agli istituti alberghieri. Sarà possibile degustare i vini Romagna Albana Docg, Romagna Pagadebit Doc fermo e frizzante, Romagna Sangiovese Doc e Romagna Trebbiano Doc spumante e frizzante.
I corner promozionali saranno ben visibili grazie al materiale realizzato ad hoc per l’evento: vele, t-shirt e cappellini indossati dai promoter, flyer d’invito all’assaggio, bicitriciclo con i colori dell’iniziativa. I vini verranno serviti in calici serigrafati con il marchio del Passatore, simbolo del Consorzio Vini di Romagna.
”La riviera emiliano romagnola – sottolinea il Presidente del Consorzio Vini di Romagna, Giordano Zinzani – è un campione di attrattività turistica, portando oltre cinquanta milioni di turisti l’anno. Come altre regioni fanno da tempo, siamo orgogliosi di proporre specialità enogastronomiche di pregio del nostro territorio, sapendo che il vino è un marcatore d’identità locale di notevole impatto, in grado di lasciare una traccia chiara e indelebile in chi ha scelto le nostre belle spiagge. L’obiettivo del progetto è di proporre una cultura locale del cibo e del vino quale asse portante del nostro invidiabile life-style”.
“Si tratta di una promozione rivolta al consumatore, in particolare il turista – continua Zinzani – per far conoscere le principali tipologie della DOP Romagna e testarne il gradimento in contesti in cui i nostri vini sono ancora poco utilizzati. Registreremo i dati della promo, ma chi viene da fuori ci testimonia già ora di non trovare regioni italiane in cui si mangi e si beva così bene e a prezzo corretto come in Romagna; siamo cresciuti molto e dobbiamo sentirci più consapevoli del valore dei nostri vini DOP, pronti perciò a rendere il progetto virale perché chi viene presso i nostri lidi consumi soprattutto prodotto locale”.
Gli stabilimenti balneari che partecipano all’iniziativa sono sono: Bagno Rocchi a Tagliata; Bagno Alta Marea, Bagno Giardino, Bagno Jolly e Bagno Andrea tutti a Pinarella; Bagno Balmor, Bagno Mercuriali e Bagno Ulisse tutti a Cervia; Bagno Dario e Spiaggia 340 a Milano Marittima; Bagno Nettuno, Bagno Vally, Bagno Milano, Bagno 86, Bagno Belvedere, Bagno Sport 70, Bagno Magnani, Bagno San Giacomo, Bagno Italia e Zona Cesarini tutti a Cesenatico.
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Anche Golia ha un cuore. E batte slow. Very slow. Il gigante romagnolo del Tavernello, lo stesso capace di imbottigliare 2 milioni di ettolitri di vino l’anno, si avvale di due enologi attivisti di Slow Food e Slow Wine.
Il gigante in questione di nome fa Caviro, leader indiscusso del mercato nazionale del vino al supermercato. Tra i primi dieci al mondo per fatturato, con 304 milioni di euro. Nulla a che vedere con la Chiocciola di Carlo Petrini? Solo in apparenza. Pietro Cassani e Giacomo Mazzavillani (nella foto, sotto), rispettivamente responsabile del laboratorio enologico e del processo di lavorazione vino alla Caviro di Forlì, sono lì a dimostrare il contrario.
Il volto meno conosciuto della più grande cooperativa agricola italiana. Un impero fondato sui numeri, ma anche sulla qualità. “La costanza nella riconoscibilità dei nostri prodotti sul mercato – spiega Giordano Zinzani, responsabile Normative e Tecniche Enologiche di Caviro – è per noi il primo sinonimo di qualità, che riusciamo a garantire grazie al confronto trentennale con i nostri conferitori di uve e al lavoro dei nostri enologi. Un aspetto che ci viene riconosciuto da 7 milioni e 200 mila famiglie consumatrici in Italia”.
“I nostri standard qualitativi – precisa Zinzani – sono dettati da frequenti panel di assaggio dei prodotti dei nostri competitor internazionali. A livello operativo, invece, stimoliamo le 34 cantine conferitrici, situate da nord a sud del Paese, con un sistema di liquidazione che invogli a fare sempre meglio in vigna, di vendemmia in vendemmia”.
Tredicimila i viticoltori che fanno parte della famiglia Caviro, in sette regioni d’Italia. Trentasette mila gli ettari di vigneti lavorati, in totale. Tradotto: la cooperativa romagnola produce, da sola, l’11% dell’uva italiana. E’ grazie a questa grande disponibilità che i blend Tavernello riescono ad essere sempre uguali negli anni. “Riconoscibili dal consumatore”, per dirla con Zinzani.
Un puzzle, anzi la sintesi, “del meglio della produzione annuale dei vigneti dei conferitori”, assemblati da uno staff di 6 enologi (cinque di stanza a Forlì, uno a Savignano sul Panaro, nei pressi di Modena), tre analisti di laboratorio e quattro impiegati all’Assicurazione qualità.
“Il numero degli enologi, in realtà – spiega Giordano Zinzani – si aggira sulla cinquantina. I primi controlli vengono effettuati dalle nostre cantine associate, in loco. Le uve arrivano a Caviro già vinificate, secondo i rigidi parametri dettati ai viticoltori. Solo in questa fase, si assiste all’intervento diretto del nostro personale, che degusta e testa i campioni e li assembla, dopo aver identificato il blend più consono alle esigenze del mercato di riferimento, che sia italiano o estero”.
Altra faccia della medaglia, la produzione di vini a Indicazione geografica tipica (Igt) e a Denominazione di origine controllata (Doc), “in cui – commenta Zinzani – puntiamo a garantire, valorizzare e conservare la tipicità dei singoli territori”.
LE UVE CAVIRO: IL SISTEMA DI LIQUIDAZIONE
Dal Friuli Venezia Giulia arrivano principalmente Merlot, Cabernet, Refosco, Pinot Grigio, Glera, Chardonnay e Sauvignon (una cantina associata, 1790 ettari). Dall’Emilia Romagna Sangiovese, Lambrusco (principalmente Sorbara), Merlot, Ancellotta, Trebbiano, Chardonnay, Albana e Grechetto Gentile (14 cantine, 19.002 ettari). Dalla Toscana giungono Sangiovese, Brunello, Merlot, Trebbiano e Vermentino (2 cantine, 1.090 ettari).
Dall’Abruzzo Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e Chardonnay (9 cantine, 8.218 ettari). Dalla Puglia Primitivo, Negroamaro, Malvasia Nera, Nero di Troia, Chardonnay, Bombino e Verdeca (3 cantine in Salento, 922 ettari). Dalla Sicilia, infine, Nero d’Avola, Syrah, Grillo, Catarratto, Inzolia e Grecanico (6366 ettari, una cantina: la Petrosino di Trapani, seconda per dimensioni in Italia solo a Settesoli).
Uve che hanno un prezzo. Di fatto, è sul terreno della liquidazione dei conferitori che si gioca una delle partite più importanti per Caviro. “Di anno in anno, verso dicembre – spiega Giordano Zinzani – la cooperativa stabilisce un budget per i vini. Viene stabilito un minimo garantito, che viene corretto in base alla conformità agli standard richiesti”.
Le sorti dei viticoltori è delle cantine associate a Caviro sono nelle mani di uno staff di enologi che si riunisce una volta alla settimana, a Forlì. “Tutte le singole partite – evidenzia Zinzani (nella foto) – sono valutate in funzione della qualità specifica di quel campione. Ogni ritiro viene catalogato e degustato da una commissione composta dagli enologi Caviro e da quelli delle stesse cantine associate. Degustazioni che, ovviamente, avvengono alla cieca, sulla base di schede di valutazione Assoenologi, con punteggio in centesimi. Questo punteggio, assieme alla rispondenza dei caratteri analitici, contribuisce alla modifica del prezzo base garantito ai soci”.
Raffaele Drei, presidente della Cooperativa Agrintesa, non ha dubbi. “Oggi Agrintesa è il socio più grande della compagine sociale Caviro e tramite il Consorzio colloca direttamente al consumatore una quota importante del proprio vino. Siamo fortemente impegnati e interessati alla crescita sia come quota di mercato che come modello di filiera vitivinicola integrata”.
“I fattori di successo per i soci Caviro sono stati ben delineati dai direttori delle Cantine intervenuti all’ultimo incontro con la base sociale: Cristian Moretti, direttore generale Agrintesa, Roberto Monti, direttore della Cantina Sociale Forlì e Predappio, Fabio Castellari, direttore della Cantina Sociale Faenza. Tutti hanno sottolineato, come comuni denominatori di crescita e sviluppo, l’avanguardia qualitativa per una buona liquidazione dei soci, l’innovazione e la capacità di differenziare”.
Rispetto alle zone più lontane dalla “base”, ai soci viene riconosciuta una cifra che si aggira attorno ai 35 centesimi al litro. Per i viticoltori dell’Emilia Romagna, si sale sino a 45 centesimi con il Lambrusco. I picchi si toccano con i vini Igt, 60 centesimi al litro, e a Denominazione di origine controllata, valutati in media fino a 1 euro. Cifre che Zinzani snocciola senza timore.
“Fra i principali tratti vincenti – aggiunge Raffaele Drei – sono stati individuati la concentrazione e specializzazione dei centri di vinificazione, la capacità di realizzare velocemente progetti di produzione per vini con caratteristiche diverse e una buona integrazione di pianura e collina. Per i soci di Caviro è di fondamentale importanza poter ragionare in una logica di mercato fatta anche di liquidazioni differenziate su molteplici variabili, come lo stabilimento, l’area di produzione, le giornate di conferimento e l’effettiva qualità. Merito anche di una base sociale caratterizzata da coesione e ricettività, aperta a un ricambio generazionale in grado di garantire uno sguardo sul futuro”.
IL TOUR E che Caviro sia proiettata al futuro, lo si capisce al primo sguardo dello stabilimento di Forlì. Dall’esterno, gli 82 serbatoi del sito produttivo di via Zampeschi 117 offrono bene l’idea delle dimensioni del business della cooperativa, con i loro 340.578 ettolitri di capacità complessiva. All’interno, altri 133 “silos” contenenti vino, per un totale di 126.670 ettolitri. Caviro, per chi non l’avesse capito, è questo, prima di tutto: una delle maggiori cantine italiane, con serbatoi per un totale di 467.248 ettolitri complessivi. E’ qui che staziona il vino prima delle chiarifiche e delle filtrazioni, che anticipano la stabilizzazione.
Centonovantaquattro milioni di litri le vendite a volume del colosso romagnolo nel 2016, suddiviso tra i brand Tavernello, Castellino, Botte Buona, Terre Forti, Romio, VoloRosso, Salvalai, Cantina di Montalcino, Da Vinci, Leonardo, Monna Lisa e Cesari. Export in 70 Paesi. Due le linee per l’imbottigliamento. Quella nuova, inaugurata a settembre dello scorso anno, ha una velocità di 18 mila bottiglie l’ora. La più vecchia risale agli anni ’90 ed è ancora in funzione, anche se in fase di ammodernamento.
In quest’area dello stabilimento, il prodotto finito viene movimentato su pallet da veri e propri robot. “Le chiamiamo navette – precisa l’enologo Pietro Cassani, che guida il tour -. Si muovono autonomamente su percorsi prestabiliti del magazzino di stoccaggio e sono solo uno degli aspetti all’avanguardia del sito produttivo di Forlì”. In uno degli angoli dello stabile, di fatto, sembra aprirsi una porta temporale sul futuro. Roba da farti sentire – almeno per un attimo – un po’ come Donny Darko, alle prese col suo coniglio gigante.
Un magazzino da 10 mila posti pallet completamente robotizzato, col quale alcune catene della Grande distribuzione (o, meglio, i loro Ce.Di, i centri distributivi delle varie insegne) hanno la possibilità di connettersi via web, emettendo ordini che vengono indirizzati direttamente a una delle 14 “ribalte” del magazzino, in base alla destinazione. Ti pizzichi la guancia mentre osservi quel braccio meccanico, senza il minimo controllo umano, andare a pescare proprio quel pallet, lassù.
La voce dell’enologo Cassani, Cicerone per un giorno, ti riporta alla realtà, poco più in là. Davanti alle bobine di Tetra Pak pronte per la sterilizzazione, prima di essere riempite di vino in impianti simili a quelli utili per “inscatolare” latte. Guardi in faccia i dipendenti uno ad uno, credendo che all’improvviso salti fuori Michael J. Fox. Aguzzi le orecchie per sentire qualcosa d’altro (che so? Johnny B. Good, per restare in tema).
Ma il suono, sottile e monotono, è quello della catena di montaggio dei brik di Tavernello. L’unico elemento che, nel suo piccolo, ricorda quella chitarra rosso fiammante. Altro che quattro quarti. Qui si gira al ritmo di 7-8 mila pezzi l’ora, su un totale di 10 linee. Vino in brik pronto per il consumo, “senza pastorizzazione, bensì con filtrazione sterile”, tiene a precisare Cassani. L’enologo del rock’n’roll di Caviro.
Prima di raggiungere i laboratori d’analisi, dove l’intero staff è all’opera sugli ultimi campioni giunti allo stabilimento, ecco l’unica zona inattiva del magazzino: quella per il confezionamento dei “Bag in Box” da 3 e 5 litri, destinati sopratutto al mercato francese. La grandeur. Come formato, s’intende. Biensûr.
IL FENOMENO TAVERNELLO Italiana, italianissima, anzi romagnola (se no si offende), l’inclinazione (linguistica) di Elena Giovannini (nella foto). “L’upgrade qualitativo dei prodotti – commenta la responsabile Marketing Daily di Caviro – è stato uno degli obiettivi perseguiti dalla nostra azienda sin dal 1983, anno in cui abbiamo dato vita al vino in brik. Inizialmente era soltanto Sangiovese o Trebbiano. Poi, chiaramente, i volumi venduti erano talmente elevati che il sourcing non era più sufficiente a coprire la richiesta. I due vitigni sono ancora parte fondamentale dei nostri blend, vino bianco e vino rosso d’Italia”.
Cosa caratterizza questa marca? “Il fatto di garantire uniformità di gusto e una costanza negli anni – replica Giovannini – un grande pregio per i nostri consumatori”. Chi sono? “Il target è ben definito: è chiaro che si parla di quotidianità, ma anche di garanzia di un certo standard qualitativo”. La diversificazione dell’approccio al mercato del vino da parte dei consumatori, anno dopo anno, ha convinto tuttavia Caviro ad allargare la proposta di referenze, riunite sempre sotto lo stesso marchio.
“Nel 2010 lanciamo i frizzanti bianco e rosato – ricorda Elena Giovannini – come naturale prosecuzione della marca generica Tavernello, sempre a base delle nostre cantine sociali socie. Successivamente il lancio dello Chardonnay e, per la prima volta, vini di provenienza siciliana come il Syrah Cabernet: per la prima volta inseriamo vini di provenienza siciliana. Fino ad arrivare alla prima Doc che è il Pignoletto, proveniente dalle colline di Imola. Un vino non molto conosciuto fuori dai confini regionali, che noi abbiamo contribuito a distribuire sul mercato”.
“Facile dunque intendere come sul mercato internazionale il ‘Red blend’ Tavernello giochi un ruolo fondamentale – evidenzia la responsabile Marketing Daily di Caviro – dato che i tanti vitigni italiani non sono semplici da conoscere e da scegliere, per il consumatore straniero. Red blend, dunque, come sintesi della qualità italiana. Ovviamente abbiamo bene in mente qual è il nostro mestiere e il consumatore al quale vogliamo parlare, sia in Italia sia all’estero. E di conseguenza sviluppiamo prodotti adatti a quel tipo di esigenza: quella quotidiana”.
Un’azienda, Caviro, capace di rispondere col Pignoletto al fenomeno Prosecco. Un botta e risposta che lega il vitigno emiliano a quello veneto, anche dal punto di vista dialettico-ampelografico: Glera-Prosecco, Grechetto Gentile-Pignoletto. Inutile precisare che Caviro produca anche il re delle bollicine Charmat, grazie alle rinnovate sinergie con la Viticoltori Friulani La Delizia, in seguito all’inaugurazione della nuova sede di Orcenico Inferiore di Zoppola, il maggiore polo per la spumantizzazione del Friuli Venezia Giulia.
Tra i blend in degustazione segnaliamo, su tutti, il Trebbiano – Pinot Bianco Rubicone Igt 2016. Un mese e mezzo di legno per il Trebbiano, il resto acciaio. Altro vino dall’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato, tra i varietali, il blend tra Sangiovese e Merlot.
GLI ALTRI SEGMENTI DEL BUSINESS
Caviro, in realtà, non significa solo vino. La cooperativa romagnola è un vero e proprio universo circolare. “Il nostro modello di business – commenta Giordano Zinzani, tra l’altro presidente del Consorzio Vini di Romagna – è tale da iniziare in vigna per poi tornarci, con uno scarto sulla produzione quantificabile in un risicato 1%”.
Oltre al vino, la cooperativa romagnola è leader in Italia nel settore distilleria. Una diversificazione che consente a Caviro di inserirsi nel mercato dei farmaci, con la produzione – su tutti – di acido tartarico e delle “basi” alcoliche già addizionate di mentolo per il colluttorio Listerine, commercializzati dall’altro colosso Johnson & Johnson.
“In Francia vendiamo molti alcoli destinati alle liqueur d’expedition degli Champagne”, rivela Zinzani. Non ultimo il business del recupero degli scarti dell’attività di vigna, che consente a Caviro di produrre – oltre a derivati farmaceutici, alimentari e agronomici – anche energia.
Quella prodotta dal sito produttivo di via Zampeschi 117 sarebbe in grado di illuminare a giorno l’intera città di Forlì (120 mila abitanti). Energia che si tramuta in compost e fertilizzanti, chiudendo il cerchio col loro ritorno nelle vigne italiane dei soci. E allora tutto questo è slow, very slow o rock ‘n’ roll? Ai posteri l’ardua sentenza.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Nell’ultima Assemblea Generale dei Soci del Consorzio Vini di Romagna – ente che riunisce cantine, aziende vinicole e produttori di vino al fine di tutelare la produzione di vino della Romagna, con lo scopo di sostenere la qualità, l’equilibrio dei prezzi e la promozione del prodotto e del suo territorio – sono state elette le nuove cariche sociali per il triennio 2017-2019. Presidente è stato confermato l’enologo Giordano Zinzani.
Per Zinzani, in carica dal 2008, si tratta del quarto mandato al timone del Consorzio: «Ringrazio i colleghi soci del Consorzio e del nuovo Consiglio di Amministrazione che hanno voluto la mia rielezione a presiedere il Consorzio Vini di Romagna per il prossimo triennio e a cui assicuro l’impegno a proseguire gli sforzi per l’affermazione del vino di Romagna. E’ un Consiglio di Amministrazione che si è anche in buona percentuale rinnovato e che certamente porterà nuovo fermento positivo nelle idee e nella vita consortile. Il nostro Consorzio ha fatto molto in questi ultimi tempi per comunicare un nuovo volto della Romagna ed è così cresciuta l’immagine dei nostri vini a Denominazione di Origine e a Indicazione Geografica; aumentando anche il numero di bottiglie prodotte nel 2016. Serve comunque un’unità d’intenti, perché tutti gli attori della filiera (l’azienda piccola come la grande, i produttori di tutte le denominazioni e le istituzioni) siano protagonisti nel far cambiare e accrescere il percepito di un territorio come la Romagna e dei suoi vini».
I Consiglieri, tra novità e conferme, sono: Sirri Mauro, Azienda Celli di Bertinoro (FC), Morini Alessandro, Poderi Morini di Faenza (RA), Montanari Giacomo, Ca’ di Sopra di Marzeno di Faenza (RA), Bordini Francesco, Villa Papiano di Modigliana (FC), Perdisa Alberto, Insia – Palazzona di Maggio di Ozzano nell’Emilia (BO), Casali Valerio, Tenuta Casali di Mercato Saraceno (FC), Monti Roberto, Cantina Forlì Predappio, Manzoni Silvia, Cavim di Sasso Morelli (BO), Castellari Fabio, Cantina di Faenza (RA), Emiliani Achille Andrea, Agrintesa di Faenza (RA), Rossi Daniele, Cantina dei Colli Romagnoli di Imola (BO), Nannetti Marco, Cevico di Lugo (RA), Giuliani Scipione, Poderi dal Nespoli di Cusercoli (FC), Prugnoli Enrico, Cantina Sociale di Cesena (FC), Sarti Roberto, Caviro di Faenza (RA).
Giordano Zinzani, faentino, formato all’Istituto la viticoltura e l’enologia di Conegliano Veneto e successivamente ha ottenuto il titolo di Enologo. Dal 1984 lavora alla CAVIRO dove attualmente è Dirigente, con incarico su normative e tecniche enologiche. Relatore in diversi convegni e seminar sia in Italia sia in Europa, ha pubblicato articoli di carattere tecnico, riguardanti aspetti innovativi della tecnologia enologica. Ha collaborato in molte ricerche e sperimentazioni effettuate in Romagna e in particolare con l’Università di Bologna. Dal 1990 al 2013 è stato Presidente della sezione Romagna Assoenologi, Consigliere nazionale e dal 1999 al 2013 delegato all’Union Internationale des Œnologues. Dal 2008 vice-presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna e componente del C.d.A. di Federdoc. Dal 2014 Consigliere del Consorzio Pignoletto Emilia e Romagna e dal 2015 del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena. Nel 2014 ha scritto assieme a Beppe Sangiorgi il libro “Sangiovese vino di Romagna”. Accademico corrispondente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino. Da marzo 2017 nominato consigliere nel Consiglio di Amministrazione di Valoritalia s.r.l.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Consorzio Vini di Romagna è sempre impegnato nella promozione e nella valorizzazione dei vini romagnoli, fuori e dentro i confini nazionali. Così dopo le trasferte primaverili al Vinitaly di Verona e al Prowein di Düsseldorf (Germania) e in attesa della trasferta autunnale negli USA, il Consorzio Vini di Romagna in questa estate 2016 punta anche sulla Riviera “di casa” per far conoscere e apprezzare i vini ai tanti turisti che affollano le spiagge emiliano romagnole in questo periodo. Fino al 12 agosto, in quattro stabilimenti balneari si svolge l’iniziativa “Vini di Romagna – DOP ON THE BEACH”. A Cesenatico al Bagno Vally n.53 e al Bagno Nettuno levante n.28, a Milano Marittima al Bagno Dario n.315/316 e a Pinarella di Cervia al Bagno Giardino n.72/73 saranno allestiti dei corner promozionali e, in base a un calendario concordato con le strutture, saranno presenti due giovani enologhe con l’obiettivo di invitare all’assaggio il pubblico. Un assaggio che riguarderà: Romagna Albana DOCG, Romagna Pagadebit DOC nelle versioni fermo e frizzante, Romagna Sangiovese DOC. I corner saranno ben visibili grazie alla presenza di materiale promozionale realizzato ad hoc per l’evento: vele, t-shirt per il personale, depliant-invito all’assaggio dei vini, che verranno serviti in calici serigrafati con il marchio del Passatore, simbolo del Consorzio Vini di Romagna.«La nostra amata riviera romagnola è da oltre cinquant’anni uno dei contesti turistici più visitati dell’estate. Siamo convinti che i vini di qualità della Romagna debbano sempre accompagnare la villeggiatura di chi sosta sulle nostre spiagge, contribuendo a mostrare e far ricordare un territorio orgoglioso e coeso, che vive delle proprie tipicità», sottolinea il Presidente del Consorzio Vini di Romagna, Giordano Zinzani. “Si tratta di una prova rivolta al consumatore per far conoscere alcune tipologie della DOP Romagna e testarne il gradimento in contesti in cui i nostri vini sono ancora poco utilizzati. Siamo certi del valore dei nostri prodotti DOP e pronti a proseguire il progetto qualora confermi le attese”.
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