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Veneto, la replica del degustatore Slow Wine. E la nostra

Egregi Signori,
in data 15.1.2019 sul vostro sito internet www.winemag.it è stato pubblicato l’articolo – a firma di Davide Bortone (direttore del periodico on line e titolare del dominio/testata) dal titolo “Degustazione slow wine stipendiato da una distribuzione di vino naturale” e dal sottotitolo, in evidente caratterizzazione grafica, “SUCCEDE IN VENETO. CONFLITTO D’INTERESSI PER IL DOPPIO RUOLO DI GIANPAOLO GIACOBBO, TRA CHIOCCIOLE E ARKÉ” in cui viene attaccata del tutto ingiustificatamente la mia persona.

I giudizi espressi rispetto alla mia attività, al mio ruolo sono falsi ed evidentemente inventati (nell’articolo si fa riferimento ad un rapporto di dipendenza con la distribuzione Arkè che non esiste oltre ad attribuirmi il potere di conferire premi nella Guida Slow Wine che non c’è) e con ciò dunque già integrandosi gli estremi del reato di diffamazione; a ciò si aggiunga che la diffusione a mezzo web del predetto articolo costituisce elemento di particolare ed odiosa perniciosità. Sono difatti state diffuse affermazioni non solo false, ma anche di estrema gravità, e tali da incidere in maniera negativa sul mio lavoro e professionalità e sulla mia persona. L’eco provocata dal vostro ingiustificato  attacco personale mi ha costretto a dover  dedicare tempo ed energie per chiarire un’attitudine (quella del “marchettaro”) che non mi appartiene e che mi ha costretto ad intervenire per difendere la mia moralità con conseguenti gravi ripercussioni anche con colleghi e clienti.

L’estrema superficialità e leggerezza con cui avete scritto l’articolo disinteressandovi completamente di effettuare una ricerca puntuale rispetto al contenuto di quanto pubblicato, oltre all’uso di scelte lessicali e accostamenti errati (il “conflitto di interessi“ è ravvisabile solo in situazioni specifiche che nulla hanno a che fare con il caso di specie), disattende il dovere di informare correttamente il pubblico dei lettori, principio fondante dell’attività giornalistica di cui vi fate portatori.

Vorrete pertanto procedere a rimuovere entro la giornata odierna dal sito internet, da tutti i sociali network l’articolo predetto e i relativi commenti e a procedere a deindicizzarlo dai motori di ricerca affinché non sia più rintracciabile nel circuito della rete internet. Parimenti vorrete eliminare tutte le fotografie che ritraggono la mia persona mai autorizzate.

Parimenti sempre entro la giornata odierna vorrete pubblicare, nel rispetto della Legge Stampa, sul vostro sito una rettifica finalizzata a riequilibrare l’informazione da voi artificiosamente distorta. Riservandomi in ogni caso di agire per il risarcimento dei danni in seguito alla vostra condotta.

In difetto di un positivo riscontro, senza l’obbligo di alcuna preventiva comunicazione da parte mia, agirò nelle sedi competenti per tutelare i miei diritti.

Distinti saluti
Gianpaolo Giacobbo


Gent.mo Giacobbo,
innanzitutto la ringrazio per aver replicato in prima persona all’articolo in questione, come richiesto dal sottoscritto all’ufficio stampa di Slow Food e al portale Slow Wine. Come vede ho proceduto a pubblicare la replica entro i termini da Lei richiesti, ovvero la giornata odierna: sono le 23:59 del 19/01/2019.

Aggiungo queste poche righe di commento per esprimere quanto ritengo fuori luogo la richiesta di cancellazione dell’articolo in questione: a casa mia, come di tanti italiani, questa si chiama “censura”.

Una proposta ancor più grave se rivolta da un comunicatore a un altro comunicatore che ha esercitato in maniera più che mai lecita il diritto di stampa, il diritto di cronaca e il diritto di critica, nel pieno svolgimento della propria mansione e degli ideali più nobili del giornalismo.

Vorrei per questo cambiare argomento e alleggerire un po’ questo clima di minaccia, che non apprezzo affatto. Proporrei, per esempio, di parlare di questioni più attinenti al nostro mestiere: gli abbinamenti cibo-vino.

Per esempio: lei, Giacobbo, cosa abbinerebbe agli asparagi? Sì, proprio gli asparagi. In questi giorni mi trovo a Breganze per un press tour e ho saputo (da fonti accreditatissime e documentate) che, nell’ambito della manifestazione “Asparagi & Vespaiolo”, invitato come relatore, lei ha proposto l’abbinamento con la Lugana.

Meglio dunque la Lugana del Vespaiolo? Io mi fido parecchio del suo giudizio. E in effetti conosco un’ottima Lugana. Lei è ancora “consulente enogastronomico” di Cà dei Frati? Ecco, la loro Lugana a me fa impazzire. Anche secondo me si sposa benissimo con gli asparagi.

E anche io, invitato qui a Bassano del Grappa (suo paese natio, o sbaglio?) avrei proposto proprio la Lugana in abbinamento agli asparagi, fottendomene delle centinaia di persone (vignaioli e ristoratori) che con fatica, ogni anno, organizzano “Asparagi & Vespaiolo” (quella del 2019 sarà la 39a edizione).

In fondo, dell’etica, chi si preoccupa più a questo mondo? E poi, a dirla tutta, suona pure meglio “Asparagi & Lugana” di “Asparagi & Vespaiolo”. Tutti sul lago di Garda e via. No?

Buon lavoro Giacobbo
Sempre cordialmente

Davide Bortone – direttore responsabile winemag.it

 

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Approfondimenti

Vinifera 2019 a Trento: torna l’appuntamento con i vini di montagna

Vinifera, il Salone dei vini artigianali dell’arco alpino, torna per la sua seconda edizione alla Fiera di Trento, sabato 23 e domenica 24 marzo 2019. L’evento non sarà un semplice banco d’assaggio, ma l’occasione per appassionati e curiosi di scoprire e approfondire la conoscenza di oltre 60 produttori provenienti dal territorio alpino e prealpino, dell’Italia ma anche di Austria, Francia, Svizzera e Slovenia. Ad accompagnarli, una selezione di produttori artigianali di cibo provenienti dal Trentino e dall’Alto Adige/Südtirol. In entrambi i casi, sarà possibile acquistare i prodotti direttamente al banco dei produttori.

La due giorni del Salone sarà anticipata dal Forum, una serie di appuntamenti che si svolgeranno in varie località della provincia nelle settimane precedenti, con eventi dedicati all’effetto dei cambiamenti climatici sulla viticoltura, degustazioni alla cieca, focus territoriali come quello sulla Valle d’Aosta e su nicchie produttive come quella del vermouth.

Tra gli approfondimenti già confermati in fiera, Matteo Gallello, caporedattore di Porthos, guiderà i presenti in una degustazione geosensoriale secondo il metodo proposto dal professore Jacky Rigaux nel libro Il Vino Capovolto.

Un secondo laboratorio si concentrerà sui vitigni resistenti, esplorando lo stato dell’arte delle ricerche e della sperimentazione in quest’ambito e le prospettive future di questo settore.

Ai Dolomitici – il gruppo nato per valorizzare l’originalità e la diversità della viticoltura trentina – toccherà il compito di presentare il Perciso, il vino simbolo della sapienza contadina nato da un progetto condiviso da 10 tra le migliori realtà vitivinicole del Trentino.

I Dolomitici hanno infatti deciso di unire le forze per garantire la conservazione di un antico vigneto e produrvi un vino che esprima l’essenza di questa antica varietà e il sapore della terra in cui affonda le sue radici. Un’altra degustazione, guidata da Gianpaolo Giacobbo, sarà dedicata ai vini rifermentati in bottiglia sui lieviti provenienti dall’Arco Alpino, dalla Liguria fino alla Slovenia.

I MIGLIORI ASSAGGI DELL’EDIZIONE 2018

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Gli Editoriali news

Degustatore Slow Wine stipendiato da una distribuzione di vino naturale

EDITORIALE – Momento Marzullo, ma neanche troppo. Seduti comodi, per favore. Domanda: se foste vignaioli, affidereste il giudizio dei vostri vini a una Guida che annovera, tra i degustatori, gente stipendiata da una distribuzione di vino?

Ecco, lo dicevo. Più che una domanda “marzulliana”, questa è a tutti gli effetti una domanda retorica. Eppure, così accade. In Veneto.

La distribuzione di “vini naturali” Arké, fondata dalla famiglia Maule e gestita da Francesco – figlio dell’Angiolino patron di VinNatur – e dalla moglie Erica Portinari, ha annunciato in pompa magna l’ingresso “in pianta stabile” di Gianpaolo Giacobbo. Un “amico”.

Peccato si tratti di uno dei referenti del Veneto di Slow Wine, piattaforma enologica di Slow Food, il movimento nazionale fondato da Carlo Petrini. Al di là della correttezza e della professionalità di Giacobbo, che forse solo il Padre Eterno potrà e dovrà giudicare, pare evidente il conflitto d’interessi tra i due ruoli. Un po’ come se il commercialista, in pausa pranzo, facesse il finanziere.

Una vicenda su cui qualcuno, in Veneto, chiacchiera ormai da anni. Il rapporto di collaborazione tra il degustatore di Slow Wine e la distribuzione Arké non è infatti nato ieri. Eppure tutti tacciono e hanno taciuto, almeno ufficialmente. Produttori, stampa, amici, colleghi.

E’ quella che mi piace definire omertà del pezzo di terra.

In Italia (e circoscrivo geograficamente perché vivo qui, mangio e bevo qui) parlano e denunciano solo due categorie: quelli che non hanno niente da perdere (ma proprio niente) e quelli che, più semplicemente, hanno una Coscienza (questi ultimi sono tutto tranne che eroi: fanno solo il giusto, sempre).

Chi ha un “pezzo di terra” da difendere, seppur piccolo e ormai quasi sterile, non apre bocca in Italia per paura di perdere quel poco che si è guadagnato.

Non importa come, l’importante è conservarlo. Anche col silenzio.

Chi ha una Coscienza (e una Coscienza dovrebbero averla tutti quelli che scrivono, giudicano, editano, organizzano eventi e influenzano in maniera varia i consumi dei lettori, anche potenziali) invece parla (e scrive) senza temere conseguenze: ovviamente se ha qualcosa di sensato da dire, o da scrivere.

E allora perché la stampa, in Italia, raramente denuncia? La risposta è semplice. E voglio restare nel campo della dell’enogastronomia, per non allargare troppo il cerchio. In Italia, di giornalismo e di vino, non si campa.

LA STAMPA ENOGASTRONOMICA IN ITALIA
Molti giornalisti enogastronomici vengono pagati (quando vengono pagati) pochi euro ad articolo. Pagamenti che tardano ad arrivare, contratti a tempo determinato che saltano (“Sotto al prossimo, chi è il numero 744? Prego, questa è la sua scrivania da stagista”), giornali che chiudono, portali offline, sono all’ordine del giorno.

La penna di chi scrive di vino e di cibo, in italia, rischia di rimanere spesso senza inchiostro, in un vorticoso e beffardo gioco del destino che porta il writer di turno a scrivere di beni che non può neppure lontanamente permettersi.

La vita stessa della testata che state leggendo è a rischio e fa i conti ogni fine mese con la cinica matematica dettata dall’illogicità del sistema dell’informazione. Non a caso abbiamo aperto un form per le donazioni dei lettori: gli unici che potrebbero premiare la nostra quotidiana guerra per un’informazione libera e indipendente (sapete quanti ci vorrebbero “chiusi” domani mattina? Da oggi qualcuno in più!).

PER CHI NON LO SAPESSE
Giornalisti e winewriter
(nella categoria rientrano ormai anche le graziose donzelle che necessitano di due sedute dall’estetista prima dello scatto alla bottiglia, o della partenza della #wineporn diretta su Instagram) vengono invitati a dei tour dai Consorzi e dalle cantine.

Vitto e alloggio pagato, per scrivere di questa o quella Denominazione. Di questo o di quel produttore. Mettetevi nei panni degli invitati: dareste mai problemi ai padroni di casa? E a chi vi invita? Ecco, appunto: fareste di testa vostra, in caso di necessità, solo se foste molto dotati (della Coscienza di cui sopra, s’intende). E vi assicuriamo che non finisce sempre così.

Eppure è vero anche il contrario: dall’altra parte della barricata, nel Paese del Bengodi della critica enogastronomica italiana, esistono tuttora personaggi alla moda che girano per cantine col Suv e il rimborso spese, pure per la moglie (cosa che avviene pure le compagne di certi fighissimi wine & food influencer).

Beati quelli con lo specchio del bagno di casa sporco
sin dalla mattina, quando se la lavano. La faccia.

Tutta questa spataffiata sull’omertà e sul “pezzo di terra” mica per fare caciara. Piuttosto per dire che, in fondo, pure il buon degustatore di Slow Wine Veneto deve arrivare a fine mese. E per questo non lo biasimiamo. Siamo tutti sulla stessa barca. Ma l’etica, beh. Quella è un’altra cosa. E non siamo noi a insegnarla. In alto le Chiocciole. Cin, cin.

 

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