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Bufera elezioni nuovo Cda Fivi: «Attacchi personali, pressioni, clima da guerriglia»

Bufera elezioni nuovo Cda Fivi Attacchi personali, pressioni, clima da guerriglia A winemag.it lo sfogo di Simona Natale Gianfranco Fino Viticoltore Enza La Fauci Ambiente poco sereno

Non si placa la bufera sulle elezioni del nuovo Cda Fivi. Dopo le dimissioni di Walter Massa e Andrea Picchioni è Simona Natale (Gianfranco Fino Viticoltore) a raccontare nuovi particolari. «Mi hanno chiesto con forza di ritirare la candidatura», denuncia a winemag.it l’esponente pugliese della lista “6 Fivi“. Lo stesso schieramento di Massa e Picchioni, oggi in Cda con il solo Pietro Monti, ma che ha dovuto fare i conti – perdipiù – con la bocciatura della candidatura di Claudio Conterno.

Un clima, quello interno alla Federazione italiana vignaioli indipendenti, così «teso» da costringere un’altra “quota rosa“, la siciliana Enza La Fauci, a ritirare la propria candidatura prima del voto. «Al contrario di Conterno e di qualcun altro – spiega la vignaiola messinese – nessuno mi ha chiesto di fare un passo indietro. Ho deciso io di ritirarmi, dopo aver compreso che aria tirasse».

Chi invece non si è tirata indietro, «nonostante le pressioni», è Simona Natale. «Quando mio marito Gianfranco Fino mi ha proposto di candidarmi – spiega la co-titolare dell’azienda icona di Manduria – ho subito detto di sì. Nonostante il poco tempo libero, ho pensato che avrei potuto mettere a disposizione di Fivi il mio background da avvocato, mia vecchia professione».

Oggi mi ritrovo letteralmente “spoetizzata” e spiazzata. Ma non per la mancata elezione o per il risultato della lista; quanto per il clima di guerriglia, pressioni, attacchi personali e maltrattamento subìto da alcuni vignaioli che hanno fatto la storia del vino italiano, come Claudio Conterno e Walter Massa.

Per non parlare della richiesta di ritirare la mia candidatura, avanzata da una persona che ritenevo amica come Gaetano Morella (candidato in un’altra lista, ndr), nonché dalla ex presidente Matilde Poggi, davanti a tutti, durante l’assemblea che ha preceduto il voto».

LE PRESSIONI DI GAETANO MORELLA E MATILDE POGGI

Morella, ex vicepresidente della Federazione, oggi consigliere del nuovo Cda Fivi, ha tentato di far desistere Simona Natale facendo forza sul marito Gianfranco Fino. «Al telefono – spiega la vignaiola a winemag.it – gli ha detto di convincermi a ritirare la candidatura. Tuttavia a me, in faccia, non ha mai detto nulla».

«Matilde Poggi ha invece chiesto personalmente a Claudio Conterno di ritirarsi, durante l’assemblea, davanti a tutti gli altri vignaioli, giudicando “inopportuna” la sua candidatura. Mi ha detto di aver espresso un parere personale – riferisce ancora Simona Natale – ma non ha considerato il contesto, che ha trasformato il “parere” nell’esercizio di una richiesta. Una pressione, visto il suo ruolo di presidente».

«Più in generale – continua la produttrice di Manduria – è stato terribile assistere a questo stillicidio. Neanche da avvocato, abituata ad assistere a diatribe accese, mi sarei aspettata qualcosa di così assurdo. Mi ero candidata per sostenere, non per “arrivare”».

Altri meritavano davvero un posto. Mi riferisco a Claudio Conterno o Walter Massa, che avrebbero dato visibilità, peso, cultura. Ampelio Bucci, abbracciandomi, mi ha garantito: “Adesso metteremo tutto a posto”.

Ma la mancata nomina di Walter a vicepresidente, prima che ritirasse la sua candidatura, ha solo confermato l’esistenza di un “blocco”, neppure tanto forte guardando i numeri. Il nuovo Cda rappresenta uno spaccato troppo parziale.

A queste elezioni non ha vinto nessuno. Ha perso la Fivi. Abbiamo assistito a diversi atti d’imperio, non di democrazia. Qualcosa che ha più a che fare con gli oligarchi».

CONTERNO: «IL NUOVO CDA FIVI? HA IL DIFETTO CHE È TROPPO GIOVANE»

La pensa diversamente uno dei diretti interessati, Claudio Conterno. «Per me – rivela a winemag.it – è ormai già una cosa passata. Ho presentato la mia candidatura e Matilde Poggi mi ha chiesto di ritirarla. Stasera farò la riunione Fivi da vignaiolo, perché sto nella Fivi tranquillamente, anche se è andata così».

Matilde ha sbagliato ad esprimere il suo giudizio in assemblea, ma ci siamo già chiariti e siamo in buonissime relazioni. Ha sbagliato nei fondamenti della democrazia. Un errore veniale, ha solo sbagliato i tempi. In generale, il difetto di Fivi è che è troppo giovane.

Questa è la ragione principale che mi porta a pensare che Walter Massa abbia sbagliato a dimettersi, perché sarebbe stato un grande papà per molti vignaioli. Sarebbe stato in minoranza? No, nei Cda le relazioni mutano, lo so per esperienza. A volte è meglio restare e costruire e non solo abbattere».

Claudio Conterno continuerà a dare il suo supporto alla Federazione italiana vignaioli indipendenti. «Mi auspico che diventi la casa dei vignaioli veri, che non comprano neppure un euro di uva: non è così, oggi, in Fivi. Il vignaiolo deve essere autosufficiente al 100%. E deve togliersi dalla testa che chi produce 10 mila bottiglia è “più vignaiolo” di chi ne produce 3 o 400 mila. Solo così si farà la differenza».

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Presentate a Venezia l’Alta Scuola di Gastronomia Luigi Veronelli e NutriMenti

VENEZIA – “Terra” è il primo tema di NutriMenti | Settimana della Cultura Gastronomica con cui si sono inaugurate oggi le attività dell’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli. Da cosa avviare, altrimenti, le riflessioni sulla cultura gastronomica italiana se non dalle sue origini materiche e vitali? Un progetto nato dalla collaborazione tra Seminario Permanente Luigi Veronelli e Fondazione Giorgio Cini con il sostegno di Banca Generali Private.

La giornata ha riunito esperti, appassionati, professionisti e scopritori dei cibi e dei vini italiani sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, sede della Fondazione Giorgio Cini e della stessa Alta Scuola, per un viaggio volto a indagare lo stato dell’arte della cultura gastronomica italiana.

“La terra, la terra, la terra” è stato l’appuntamento in omaggio al padre della critica gastronomica italiana contemporanea a cui è intitolata l’Alta Scuola, Luigi Veronelli, attraverso quattro autorevoli voci: Gian Arturo Rota, rappresentante della famiglia Veronelli, Ilaria Bussoni, filosofa, editrice e componente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli, Alberto Capatti, storico della gastronomia e presidente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli e Joško Gravner, vignaiolo in Oslavia – Collio/Brda.

Gravner, amico di Veronelli e da questi definito il “vignaiolo hacker”, poiché lo giudicava capace di sabotare con le sue radicali e rigorose pratiche quotidiane il sistema dell’agricoltura industriale, si è distinto nel corso degli ultimi vent’anni per aver rivoluzionato vigneto e cantina con il fine di creare un vino il più possibile vicino alle origini, a partire dall’adozione di un’anfora come contenitore di fermentazione e decantazione così come si faceva (e si fa) tradizionalmente in Georgia, terra madre del vino.

Per Gravner la terra è intesa in senso ancestrale, una “pacha mama”, a cui si deve rispetto e da cui provengono insegnamenti ineludibili colti grazie all’attenta osservazione quotidiana. “Tanti mi dicono che io torno indietro. Se questo significa fare maggiore qualità, sono orgoglioso di tornare indietro perché in realtà sto andando avanti”, ha affermato Gravner.

Nessuna agiografia, dunque, ma una profonda umanità ha caratterizzato l’omaggio veronelliano a cui è seguita la tavola rotonda “Il sapere della Terra. Per una connessione tra gli sguardi e le identità disciplinari” con Alberto Capatti, storico della gastronomia e Presidente del Comitato Scientifico dell’Alta Scuola Veronelli, Renata Codello, Direttrice Affari Istituzionali Fondazione Giorgio Cini, Stefano Castriota, economista della Libera Università di Bolzano, Massimo Bertamini, responsabile del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia Centro Agricoltura Alimenti Ambiente di Trento e Andrea Alpi, responsabile didattico dell’Alta Scuola.

Dopo una prima analisi dell’evoluzione economica e di mercato del vino, condotta dal prof. Castriota, che ha evidenziato come l’export sia oggi un settore trainante nell’economia italiana, soppesando la relazione mutata tra consumo interno ed esportazione, il prof. Massimo Bertamini ha sottolineato il valore della “terra” come paradigma attivo e formativo, importante nella relazione con ile giovani generazioni.

“Cresciuto in una famiglia contadina della campagna trentina – ha spiegato Bertamini – ho avuto tante opportunità di testare il sapore della terra. Per sentirsi utili e diventare uomini, infatti, era fondamentale mettere le mani nella terra per ritrovare saperi anziani e scoprirne di nuovi. Saperi che mi hanno sempre appassionato tanto da spingermi a diventare di queste materie ricercatore e docente”.

I CAPOLAVORI DELLA VITICOLTURA
Da domani giovedì 5 e fino a sabato 7 luglio, la magnifica sala realizzata alla fine del Cinquecento dall’architetto Andrea Palladio, in collaborazione con il pittore Paolo Caliari detto il Veronese, diverrà il “Sensorium” dell’Alta Scuola Veronelli.

Uno spazio dedicato ai “capolavori della vitivinicoltura italiana”, i vini che i visitatori potranno degustare contribuendo al progetto con l’acquisto online di un ticket (con 20 € si ha diritto all’assaggio di 5 grandi vini).

Guido Berlucchi, Ca’ del Bosco, Cantine Ferrari, Les Crêtes, Kellerei Terlan, Vie di Romans, Villa Bucci, Braida, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Fèlsina, Gianfranco Fino e Donnafugata sono state le prime aziende a sostenere l’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli mettendo a disposizione il proprio vino più rappresentativo (l’elenco completo dei vini proposti è disponibile qui).

Il programma di NutriMenti | Settimana della Cultura Gastronomica prosegue fino a sabato 7 luglio. Per informazioni e prenotazioni altascuolaveronelli.it.

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