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Il Trebbiano Spoletino della discordia: Spoleto e Montefalco mai così lontani

Il Trebbiano Spoletino della discordia Spoleto e Montefalco mai così lontani
Torna al mittente la proposta di “inglobare” nella Doc Spoleto i territori di produzione della Doc Montefalco Bianco, incentrata sul vitigno Trebbiano Spoletino. Il presidente del Consorzio, Giampaolo Tabarrini, nega che la discussione sia ufficialmente avviata tra i produttori. Il promotore dell’iniziativa, Gianluca Piernera, sostiene invece di averla formalmente presentata al Cda dell’ente Tutela Vini di Montefalco, in qualità di presidente della Commissione tecnica Spoleto. Secondo il titolare di Cantina Ninni, l’assoggettamento alla Doc Spoleto di territori che oggi ricadono sotto l’egida della Doc Montefalco – come Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria – consentirebbe al Trebbiano Spoletino di «raggiungere in 5 anni oltre un milione di bottiglie, contro le attuali 200 mila circa».

Sempre secondo Piernera, «chi oggi imbottiglia lo Spoletino ricorrendo all’Umbria Igt, per scarsa fiducia nelle potenzialità della Doc Montefalco Bianco, domani virerebbe volentieri alla Doc Spoleto, consentendo al vitigno e al territorio di farsi conoscere meglio nel mondo e di rispondere alle richieste dei buyer». Un braccio di ferro, quello tra Spoleto e Montefalco (territori uniti dal 2019) che rischia di avere ripercussioni sulle prossime elezioni del Consorzio Vini umbro, con Giampaolo Tabarrini che si dice già sicuro di fare un passo indietro. «Rappresentare i colleghi come primo presidente montefalchese eletto nella storia è stato un onore e un’esperienza bellissima, gloriosa, gratificante. Ma a 7 mesi dalla scadenza del mandato posso già dire che non mi ricandido», rivela l’attuale numero uno in esclusiva a winemag.it.

TABARRINI NON SI RICANDIDA, MA INDICA LA VIA

La decisione, tuttavia, non riguarda la questione Trebbiano Spoletino. «Non la voglio affrontare – commenta Tabarrini – perché di concreto, al momento, non c’è nulla. Quel che so è che, per legge, nessuna denominazione può sostituire un’altra. Nessuna denominazione può essere abrogata. Sostenere che la Doc Montefalco Bianco possa essere sostituita dalla Doc Spoleto, o viceversa, è sostanzialmente improprio. Che sul Trebbiano Spoletino ci siano dei problemi è vero, ma sono legati al campanilismo mascherato da discorsi “puristi”. Non si può parlare di apertura e condivisione e, al contempo, discutere di “zona classica” per il Trebbiano Spoletino. A Spoleto c’è chi dice di voler condividere, volendo tuttavia rimanere “principe”».

Tabarrini esamina però i dati disponibili delle ultime vendemmie. «Nel 2021 – spiega – la Montefalco Bianco ha registrato 49.432 bottiglie. Nel 2022: 58 mila. La Spoleto Doc, nel 2021 si è assestata su 180.608 e, nel 2022, 162.161. Estrapolando risulta che, nel 2021, nel Comune di Montefalco è stato prodotto il 92% della Trebbiano Spoletino Spoleto Doc e nel 2022 il 94%. Ipotizzando una media del 93%, a Montefalco, sommando le due Doc, sono state prodotte 217.397 bottiglie nel 2021 e 208.810 mila nel 2022. Dati che lasciano chiaramente intendere come la massa critica del Trebbiano Spoletino viene prodotta nel Comune di Montefalco e non a Spoleto. Il cuore nevralgico, storico e produttivo del vitigno è ben definito. Ed è lì che si trovano le vigne, non altrove».

CAPRAI E PARDI, PRODUTTORI DIVISI SUL FUTURO DEL TREBBIANO SPOLETINO

La discussione tiene banco tra i produttori, fuori dalle sale consortili. «La Doc Spoleto è nata in maniera prepotente – afferma Marco Caprai, intercettato a Milano in occasione di una cena stampa organizzata dall’agenzia Vino à la carte di Francesca Negri – cercando di dividere Montefalco, di spaccarlo, coprendo in parte lo stesso territorio geopolitico, con violenza politica piuttosto pesante e con un disciplinare dal quale solo ora si vuole prendere le distanze. Le denominazioni non possono nascere come sopraffazioni. Per entrare in un’altra denominazione bisogna chiedere il permesso a tutti, non consultare solo la componente politica, che non ha titolo di discutere di vino».

«Le denominazioni – continua Caprai – nascono sulla tradizione. Senza tradizione non c’è denominazione, perché quest’ultima non nasce da meri impulsi di mercato. La Montefalco Bianco ha la sua tradizione trentennale e il suo progetto. Non vedo perché qualcuno voglia permettersi di chiudere con la tradizione. Faccio gli auguri alla Spoleto Doc ma, per quanto ci riguarda, noi continueremo a utilizzare la Montefalco Bianco». Di tutt’altro avviso Alberto Pardi, intercettato ancora una volta a Milano, in occasione di un pranzo stampa organizzato dall’agenzia Pr Comunicare il Vino di Riccardo Gabriele.

«Penso che non sia sbagliata l’idea di “accorpare” le due Doc – commenta l’esponente della Cantina Fratelli Pardi – perché è inutile avere contemporaneamente una denominazione come Montefalco Bianco e la Doc Spoleto Trebbiano Spoletino. Oltretutto, quest’ultima è gestita oggi dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco. La nostra azienda si trova in quella porzione di territorio di Montefalco inclusa nella Doc Spoleto, quindi abbiamo una visione “di parte”. Ma è giusto chiedersi che Doc sei se conti quattro produttori? A livello mediatico e produttivo, trovo giusta la proposta di accorpamento». Palla al centro, allora, nella partita che sembra destinata a decidere le sorti del Consorzio umbro.

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«Nel nome del Trebbiano Spoletino»: la Doc Spoleto si allarga a Montefalco?


Allargare la zona di produzione della Doc Spoleto nei territori della Doc Montefalco, per aumentare il numero di bottiglie di Trebbiano Spoletino e farlo conoscere a un numero più vasto di consumatori, in tutto il mondo. È l’obiettivo della proposta presentata nelle scorse ore al Cda del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto da Gianluca Piernera, presidente della Commissione tecnica della Doc Spoleto e titolare di Cantina Ninni Spoleto. Quella sul tavolo dell’ente presieduto da Giampaolo Tabarrini, che dovrà valutarla insieme ad altre, è un’idea rivoluzionaria: «Includere i comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria nella Doc Spoleto, consentendo ai produttori locali di etichettare il loro Trebbiano Spoletino come “Doc Spoleto”, al posto dell’attuale Montefalco Bianco Doc».

Quest’ultima, stando sempre alla proposta di Piernera, dovrebbe essere eliminata, al pari della Doc Spoleto Bianco. «Così facendo – spiega il vignaiolo in esclusiva a winemag.it – riusciremmo a portare in giro per il mondo il Trebbiano Spoletino, vino simbolo della Doc Spoleto che sta riscuotendo sempre più successo da parte della critica. Attualmente ne vengono prodotte solo 200 mila bottiglie, ma con l’allargamento della denominazione ai tre comuni si consentirebbe a un numero maggiore di produttori di imbottigliare Trebbiano Spoletino utilizzando la sua denominazione simbolo, nata nel 2011».

ALLARGAMENTO DELLA DOC SPOLETO PER IL TREBBIANO SPOLETINO?

Il progetto della Doc Montefalco Bianco, che prevede un minimo del 50% di Spoletino, non convince – al momento – tutti i produttori. Ne sono una riprova i numeri risicati degli imbottigliamenti e la decisione di ricorrere all’Umbria Igt, piuttosto che alla Doc di Montefalco, per i vini prodotti fuori dalla Doc Spoleto con il Trebbiano Spoletino. La proposta di Gianluca Piernera – tra i protagonisti e fautori, nel 2019, dell’ingresso della Doc Spoleto nel Consorzio Vini Montefalcova nella direzione opposta: «Sono certo che, con l’ingresso nella Doc Spoleto, le uve provenienti dai vigneti di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria sarebbero rivendicate con la Doc simbolo del vitigno. Con questa operazione, nel giro di 5 anni, le bottiglie totali passerebbero da circa 200 mila a oltre un milione, se non a un milione e mezzo. Con benefici assoluti per tutto il territorio».

Un impulso che sarebbe in linea con gli ultimi trend di consumo, che vedono i vini bianchi e gli spumanti crescere esponenzialmente, nel mondo, a discapito dei vini rossi. Nonostante il cambio di rotta riscontrabile in occasione delle ultime Anteprime – nella direzione di vini più “pronti” e dai tannini più integrati – il Montefalco Sagrantino Docg, grande vino rosso da invecchiamento, non sta infatti attraversando uno dei suoi periodi di maggiore splendore, soprattutto sul fronte dell’export. Non un caso isolato, come dimostrano i report di mercato più aggiornati relativi alle spedizioni di vini italiani nel mondo, che dipingono una crisi del Made in Italy enologico nei 12 Paesi Top importer.

PRESTO IL VIA LIBERA A RISERVA, SPUMANTE E MACERATO DA SPOLETINO

«I tempi sono maturi – sottolinea Gianluca Piernera – per poter far conoscere questo meraviglioso vitigno a un numero più vasto di consumatori. È un dato di fatto che le bottiglie attuali non siano abbastanza. L’allargamento del territorio della Doc Spoleto darebbe fiducia ai produttori e a una zona dalle immense potenzialità, in parte non ancora esplorate. Il tutto senza snaturare le caratteristiche del Trebbiano Spoletino, che sarebbero preservate anche in altri territori. Sarà poi il consumatore a scegliere il prodotto di una zona o dell’altra».

Nel frattempo procedono a passo spedito, verso l’approvazione ministeriale, le modifiche al disciplinare che porteranno all’ufficiale riconoscimento della Riserva (che andrebbe a sostituire ed eliminare il Superiore), nonché dei metodi alternativi al sughero per la tappatura dello Spumante (sarà incluso il tappo corona) e del Macerato ottenuto con uve Trebbiano Spoletino all’interno della Doc Spoleto. Tutte specifiche di cui potrebbero beneficiare anche i produttori di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria, qualora la “linea Piernera” prevalesse in Consorzio. Un dibattito che si preannuncia aperto ed avvincente.

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Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022

Se in Italia c’è una Denominazione che si sta interrogando su se stessa, tentando di proiettarsi sui mercati nazionali e internazionali con rinnovato entusiasmo e stile, quella è il Sagrantino di Montefalco. Il potente rosso umbro fa passi da gigante in termini di appeal, grazie al poliedrico vignaiolo alieno scelto di recente come presidente del Consorzio.

Il riferimento è a quel Giampaolo Tabarrini che può permettersi di presentare l’annata in ciabatte (infradito, per l’esattezza) ma soprattutto in inglese (finalmente!), lasciando ad altri il compito di «sopravvalutare» l’annata 2018 con “4 stelle”. Il tutto, di fronte a un pubblico di esperti italiani e stranieri mai così folto.

Nel calice, il Sagrantino 2018 in degustazione all’Anteprima 2022 (24-27 maggio) sembra, di fatto, cedere qualche passo al meno celebre Rosso di Montefalco. Un vino da (ri)scoprire e (ri)valutare, slegato dalla locale Docg che continua comunque a convincere con Tabarrini – Colle alle Macchie e Colle Grimaldesco sempre al top – Bocale, Pardi e Antonelli San Marco, ancor più che con Lungarotti, Colle Ciocco e Perticaia.

I Rosso di Montefalco sembrano aver trovato, negli ultimi due anni, una quadratura media mai così centrata nel ventaglio generale, nonostante il variegato e difforme utilizzo di varietà internazionali (principalmente le bordolesi, dal 15 al 30% dell’uvaggio) unite a Sangiovese (tra il 60 e l’80%) e al Sagrantino (dal 10 al 25%).

ROSSO DI MONTEFALCO SUGLI SCUDI AD ANTEPRIMA SAGRANTINO 2022

Il programma delle Anteprime umbre della scorsa settimana dimostra comunque che l’espressione dei Cabernet, del Merlot e del Sangiovese ha una marcia in più a Montefalco rispetto ad altre zone dell’Umbria (vedi l’areale del Trasimeno, in grande sofferenza e carenza d’identità su Igt e Rosso Doc, alla prova del calice).

Ed è proprio da questa consapevolezza che i produttori montefalchesi intendono ripartire. Dando al “Rosso” un’identità sempre più precisa. Tra i Montefalco Rosso Doc 2019 in degustazione ad Anteprima Sagrantino 2022 brillano quelli di Bocale (ancora lui), Moretti Omero e Tenuta Bellafonte (“Pomontino”), oltre ad Antonelli San Marco (rieccolo), Arnaldo Caprai e Briziarelli.

La denominazione, per base vitigno e approccio dei produttori, ha tutte le carte in regola per guadagnarsi spazi maggiori sul mercato. Sia in termini di vino di “pronta beva”, sia da medio o medio-lungo affinamento.

Lo ha dimostrato, in occasione di Anteprima Sagrantino 2022, il vendemmia 2016 di Pardi. Non è un caso se, tra i “Rossi” in degustazione, abbiano convinto – più di altri 2019 – anche i 2018 di Luca di Tomaso, Fattoria Colsanto e Montioni, oltre al Boccatone 2017 di Tabarrini.

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Il presidente in ciabatte e il vino in camicia

EDITORIALE – Fosse suo, il Sagrantino di Montefalco 2018 cotto, marmellatoso e ossidato che ha popolato in lungo e in largo i tasting in sala consiliare, saremmo tutti autorizzati a gridare allo scandalo. Ovvero al tentativo di far prevalere l’immagine sulla sostanza, nel solco triste e beffardo del marketing distorto dei tempi moderni.

Invece, il presidente in ciabatte Giampaolo Tabarrini, con la sua scelta di presentarsi alla stampa e al pubblico riunito ad Anteprima Montefalco 2022 uguale a se stesso, nonostante l’investitura pesante, da successore del (lui sì) presidente in camicia Filippo Antonelli, non fa altro che stressare, ancor più, il concetto di un’annata andata pressoché storta: la 2018 del Sagrantino.

Una di quelle vendemmie giudicate “così, così” dagli (onesti) produttori locali, che hanno dovuto fare “i conti” – sorpresi ma non troppo, voglio credere – con le (ben) “Quattro stelle” assegnate (invece) dall’annuale commissione di esperti chiamati a giudicare, prima della stampa di settore, nelle segrete stanze del perbenismo enologico italico, l’ultima annata del portentoso rosso umbro.

Fatto sta che Giampaolo Tabarrini che si presenta in ciabatte da mare alla presentazione ufficiale del Sagrantino di Montefalco 2018, tra politici locali di professione (loro sì, c’era pure il presidente della Regione Umbria) e ministri del vino del Bel paese, ha brillato più del Sagrantino di Montefalco stesso, durante i tasting in sala consiliare (25 e 26 maggio).

Quel che resta davvero della vendemmia 2018, di fatto, è un Tabarrini sempre più alieno a casa propria. Un presidente che interpreta e comunica il Sagrantino di Montefalco come nessun altro riesce a fare, attraverso vini che si raccontano molto più che con l’andamento della singola annata. Diventando fenomeno. Volesse Dio, a guardar bene, “regola”.

Se nel 2021, ad Anteprima Sagrantino 2017, le etichette di Tabarrini avevano segnato lo stacco tra l’orizzonte e il presente di Montefalco, ad Anteprima 2022, col Sagrantino 2018, il neo eletto presidente pare aver allargato il gap con molti dei conterranei. Segnando una linea di demarcazione ancora più netta.

Non che questo, immaginiamo, possa fare a lui (o a chiunque) davvero piacere. Soprattutto se a rimetterci, con l’annata 2018 del Sagrantino di Montefalco, sono produttori come Romanelli. Fino a ieri sulle orme del presidente in ciabatte; oggi vittime illustri, vien da dire, di un’annata davvero complicata per il vino rosso simbolo dell’Umbria.

In un quadro di generale delusione, alla faccia delle “Quattro stelle” che, per ammissione pubblica dello stesso Giampaolo Tabarrini, non sembrano convincere o, meglio, “consolare” neppure i diretti interessati (ovvero i locali produttori), qualcuno brilla ancora e qualcun altro sembra aver imbroccato una promettente via.

Chi si conferma, tra le voci fuori dal coro delle ossidazioni e delle “marmellate” del Sagrantino di Montefalco 2018, è certamente Bocale. Vini da assaggiare (tutti) i suoi: dal Rosso di Montefalco al Sagrantino, senza dimenticare l’ottimo Trebbiano Spoletino.

Consola, come la tela di Pelenope, la prestazione del giovane Pardi. Uno che è riuscito a mettere in campo, in quest’annata, tutto l’amore per la tensione acida e la freschezza inculcata negli anni di studi dalle parti di Conegliano. Insomma, non è tutto da buttare in quest’annata di Sagrantino di Montefalco confusa e sbattuta. Quella in cui certe ciabatte saranno ricordate più eleganti di certe camicie.

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Anteprima Sagrantino, la nuova annata si presenta il 25 e 26 maggio

L’annata 2018 di Montefalco Sagrantino Docg e le nuove annate delle denominazioni del territorio di Montefalco e Spoleto si presentano alla stampa specializzata nazionale e internazionale. Il Consorzio Tutela Vini Montefalco ha fissato le date per la prossima Anteprima Sagrantino, in programma il 25 e 26 maggio 2022.

Anteprima Sagrantino si terrà per il secondo anno nel periodo primaverile, sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti relative all’emergenza Covid-19. Un momento dell’anno particolarmente favorevole, quando Montefalco si presenta in tutta la sua bellezza.

«Anteprima Sagrantino si conferma un appuntamento di grande attrattiva per la stampa, in particolare quella internazionale – afferma Giampaolo Tabarrini, p­residente del Consorzio Tutela Vini Montefalco -. Al centro della prossima edizione di Anteprima Sagrantino ci saranno i vini di Montefalco, ma il nostro obiettivo è presentare in maniera integrata tutto il territorio».

«L’Umbria riscuote curiosità e interesse sui mercati internazionali, perché il collegamento tra territorio e produzioni vitivinicole funziona ed è vincente. L’Umbria ha caratteristiche che la rendono unica al mondo – prosegue Tabarrini -. Sotto il suo brand, che si rafforza sempre di più, la vitivinicoltura regionale può sfruttare un’opportunità sempre più concreta di posizionamento e rafforzamento».

La valutazione dell’annata 2018 di Montefalco Sagrantino Docg sarà per il terzo anno espressa in centesimi. Valutazione che sarà espressa dalla Commissione esterna, composta da giornalisti e sommelier, che affiancherà quella tecnica nell’esame della nuova annata.

La valutazione in stelle, che sarà espressa in parallelo, andrà a comporre il borsino delle vecchie annate. Tutti elementi che forniranno un quadro esauriente sulla nuova annata ma anche delle capacità evolutive del Montefalco Sagrantino Docg secco e passito, nonché sui vini appartenenti alle denominazioni Montefalco Doc e Spoleto Doc delle cantine partecipanti.

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Il “vignaiolo alieno” Giampaolo Tabarrini nuovo presidente del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto

Giampaolo Tabarrini è il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco e Spoleto. La vice presidente è Liù Pambuffetti, figlia dell’ex presidente Amilcare Pambuffetti (cantina Scacciadiavoli).

Per i prossimi tre anni, il Cda sarà composto dai consiglieri Chiara Lungarotti, Devis Romanelli, Filippo Antonelli (ex numero uno del Consorzio), Luca Capaldini, Paolo Bartoloni, Peter Heilbron, Nazzareno Cataluffi, Alessandro Mariani e Gianluca Piernera (Ninni, miglior cantina Centro Italia 2022).

Il Collegio sindacale è composto da Roberto Pambuffetti, Alessandro Giannoni e Giusy Moretti. Il nuovo presidente Giampaolo Tabarrini si è guadagnato il soprannome di “vignaiolo alieno“, affibbiato da WineMag.it per il progetto della nuova cantina in località Case Sparse 58/C, nella frazione Turrita del Comune di Montefalco (PG).

Guiderà il Consorzio dando nuovo impulso internazionale al territorio, senza perdere di vista il volto tradizionale del Sagrantino di Montefalco. Tra i primi temi caldi che dovrà affrontare Giampaolo Tabarrini, la discussione sulla discrezionalità dell’utilizzo del legno per l’affinamento del vino rosso simbolo dell’Umbria.

Giampaolo Tabarrini, il vignaiolo alieno. Nuova cantina “spaziale” a Montefalco

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