Supera i 6,9 miliardi di litri il vino in giacenza nelle cantine italiane. Tanto da far gridare all’allarme Coldiretti, che ribadisce una volta di più quanto già affermato lo scorso anno: «Serve la distillazione».
«Non bisogna perdere altro tempo – ammonisce il sindacato – è necessario intervenire con una distillazione di emergenza rivolta ai vini a Do e Ig con l’obiettivo di togliere dal consumo alimentare almeno 200 milioni di litri di vini e mosti a valori paragonabili a quelli di mercato per garantire la sopravvivenza delle aziende».
Coldiretti chiede al Governo «di intervenire con almeno 150 milioni di euro, considerando quindi un valore medio di 75 euro ad ettolitro, attraverso aiuti nazionali, vista la mancanza di disponibilità di risorse aggiuntive garantite per la situazione di emergenza da parte della Ue».
Una misura che peraltro consentirebbe di produrre 25 mila litri di alcol e gel disinfettanti 100% italiani, che oggi vengono in larghissima parte approvvigionati sui mercati internazionali.
«La Francia – aggiunge Coldiretti – ha fino ad ora già messo a disposizione per interventi similari oltre 250 milioni di euro. In gioco c’è il futuro del primo settore dell’export agroalimentare Made in Italy che sviluppa un fatturato da 11 miliardi di euro e genera opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Aggiornati i dati sulle giacenze di vino italiano. Sono 35,8 milioni di ettolitri di vino in giacenza negli stabilimenti enologici italiani, in calo del 1,2% in una sola settimana, e del 3% rispetto al 30 settembre di un anno fa. In riduzione anche i depositi di olio di oliva rispetto all’ultima rilevazione, anche se si tratta di numeri ancora molto altri, superiori del 47,6 % rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Si tratta dei report “Cantina Italia” e “Frantoio Italia”, redatti dall’Icqrf, l’Ispettorato centrale repressioni frodi del Ministero delle Politiche Agricole, a cadenza settimanale da quando è scoppiata l’emergenza Covid 19 in Italia.
L’obiettivo è monitorare la quantità di stoccaggio di vino e olio presenti sul territorio nazionale ed evitare così fenomeni speculativi e pratiche sleali, ancor più in questo specifico periodo dell’anno in cui la vendemmia in tutto il territorio italiano sta volgendo al termine e sta per iniziare la raccolta delle olive.
Nel dettaglio, per quanto riguarda il vino, rispetto a un anno fa è stata osservata una riduzione del 3% % per i vini, e un incremento dei mosti (+32,2%) e dei vini nuovi ancora in fermentazione (VNAIF) che si attestano al +110,2%. Circa il 58% del vino in Italia è detenuto nelle cantine delle regioni del Nord.
Nel solo Veneto è presente circa un quarto del vino nazionale, grazie soprattutto al significativo contributo delle giacenze delle province di Verona e Treviso. Il 53,7% del vino detenuto è Dop, con una prevalenza del rosso (59,8%). Il 25,9% del vino è Igp, anche in questo caso con prevalenza del rosso.
Lo stock di olio detenuto in Italia al 30 settembre ammonta a invece a 260.168 tonnellate, di cui il 71,1% è rappresentato da Olio Extra Vergine di Oliva (EVO). Nell’ambito dell’olio EVO, il 51,57% (95.139 t) è di origine italiana e il 40,2% è di origine UE.
Malgrado una flessione del 1,3 per cento in una sola settimana, le giacenze di olio continuano ad essere molto alte. Da segnalare la giacenza di olio extra vergine di oliva e di olio vergine di oliva da agricoltura biologica che risulta pari a 28.220 tonnellate, quasi esclusivamente EVO, e costituisce il 15,2% dell’EVO complessivamente conservato in Italia. A livello regionale, la Puglia, la Toscana e Umbria hanno in giacenza il 59% dell’intero stock di olio presente in Italia.
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Negli stabilimenti enologici italiani sono presenti 43,3 milioni di ettolitri di vino in giacenza, in calo del 2% rispetto allo scorso 8 luglio. Anche gli stock risultano inferiori del 2,4% rispetto al 2019. Lo rivela il report settimanale delle giacenze nazionali di vino “Cantina Italia” redatto dall’Icqrf, l’Ispettorato centrale repressioni frodi del Ministero delle Politiche Agricole.
Uno strumento fondamentale per produttori e operatori, che consente di sapere settimanalmente la quantità di stoccaggio di vino e olio presenti sul territorio nazionale.
Nel dettaglio, rispetto a un anno fa è stata osservata una riduzione del 2,4 % per i vini, del 7,3% per i mosti e del 64,3% per il vino nuovo in fermentazione rispetto alla stessa settimana dello scorso anno.
Il 58% del vino in Italia è detenuto nelle cantine delle regioni del Nord: nel solo Veneto è presente circa un quarto del vino nazionale. Il 52,6% del vino detenuto è Dop, con una prevalenza del rosso (56%). IL 25,9% del vino è Igp, anche in questo caso con prevalenza del rosso.
“Il lock down – ha sottolineato la Ministra Teresa Bellanova – ci ha dimostrato tutta la centralità della filiera agroalimentare, ma anche le sue fragilità. Il vino e l’olio sono stati due dei settori maggiormente coinvolti dal blocco dei canali commerciali causati dall’emergenza sanitaria”.
TERESA BELLANOVA MINISTRO PER LE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Proprio per questo abbiamo deciso fin da subito di garantire un’informazione settimanale immediata, semplice, per consentire ai produttori e agli operatori del settore di sapere la quantità di giacenze di olio e vino presenti sul territorio nazionale e scongiurare fenomeni speculativi e pratiche sleali che colpiscono il made in Italy e danneggiano la nostra reputazione”.
“L’emergenza alimentare sta tornando nella norma ma quella economica e sociale va ancora gestita con grande attenzione. Le giacenze di vino sono in linea con quelle dello scorso anno mentre l’olio sta soffrendo maggiormente per gli effetti del lock down”, ha aggiunto la ministra.
Il Mipaaf sta intervenendo su più fronti. L’obiettivo è “alleggerire il mercato ed evitare una sovraproduzione che – spiega Bellanova – potrebbe ripercuotersi non solo sull’andamento dei prezzi, ma anche sull’immagine delle nostre produzioni di qualità, ormai prossimi alla vigilia della nuova vendemmia e della campagna olivicola”.
“Sono particolarmente grata agli ispettori e alle ispettrici dell’Icqrf, che con il loro impegno stanno consentendo al Mipaaf di essere l’unico al mondo a fornire questo servizio settimanale”, ha concluso Bellanova.
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“Siamo preoccupati per l’infittirsi di politiche e atteggiamenti commerciali aggressivi che coinvolgono la nostra denominazione. Per questo non possiamo che biasimare ogni palese tentativo di svilimento del valore delle nostre produzioni oltre la soglia di sostenibilità, in una filiera che fa della qualità e della durevolezza i propri punti di forza”.
Così il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori, ha commentato quanto riscontrato su alcuni punti vendita, dove si registra un abbassamento dei prezzi al pubblico di alcuni Amarone (ad esempio 7,29 euro a bottiglia) e Ripasso (4,5 euro a bottiglia).
“In una fase congiunturale molto delicata per i vini di alta fascia – prosegue Sartori – siamo concentrati a mantenere sani i fondamentali della denominazione: giacenze e prezzo medio per l’Amarone si mantengono sotto la linea di allarme e sui valori dello scorso anno, inoltre l’assemblea ha adottato dei provvedimenti di tutela per l’intera filiera, anche in vista della prossima vendemmia”.
“Ora, l’atteggiamento di pochi rischia di provocare una reazione a catena in cui a pagarne le spese sarà tutta la denominazione e, a lungo andare, anche i consumatori”, conclude Sartori. Stabilità confermata anche dai dati di Cantina Italia (Icqrf), secondo cui al 1° luglio 2020 le giacenze di Amarone si mantengono sui livelli dello scorso anno (-0,4%).
Sono quasi 8.300 gli ettari vitati nei 19 comuni della Doc veronese Valpolicella. Nella provincia leader in Italia per export di vino, sono 2.273 i produttori di uve e 272 le aziende imbottigliatrici. Lo scorso anno si sono superati i 64 milioni di bottiglie prodotte (18,6 milioni per Valpolicella, 30 per Ripasso e 15,4 milioni per Amarone e Recioto) per un giro d’affari, in crescita, di oltre 600 milioni di euro.
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Ridurre per ‘decreto’ le rese della vendemmia 2020, così come ricorrere alla distillazione obbligatoria e all’utilizzo dei fondi Ocm è il modo sbagliato per rispondere alla crisi Covid-19. È quanto sostiene, fuori dal coro, il produttore Marco Caprai, titolare a Montefalco della Arnaldo Caprai. Le giacenze non spaventano l’imprenditore umbro.
“Ognuno si deve regolare in base alle sue esigenze. Dobbiamo avere più di un’arma a disposizione. Credo che sui vini bianchi ci sarà sicuramente una certa pressione, mentre per i rossi il problema è minore. Parlare di riduzione delle rese oggi è assolutamente prematuro. Bisogna fare i conti in primis con il meteo”.
“Mi spaventa invece – continua Marco Caprai – pensare di usare i fondi Ocm per la distillazione obbligatoria: magari il mercato americano riparte prima di quanto pensiamo e io vorrei avere possibilità di utilizzare i fondi Ocm per supportare le mie vendite negli Stati Uniti piuttosto che per distillare il prodotto, perché la distillazione è l’ultima delle armi a cui si dovrebbe ricorrere, anche se non per questo va demonizzata”.
Dalla parte dei produttori italiani, del resto, ci sono i numeri: “Ricordiamoci che se siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro di export è stato soprattutto grazie al fatto che non abbiamo più speso i fondi europei per la distillazione”.
“Come sempre, insomma – precisa Caprai – penso che ci voglia maggior laicità e meno guerre di religione che nascondono interessi personali. E soprattutto, darei la priorità a un Decreto che si occupi della liquidità delle imprese agricole che fosse di facile e pronto utilizzo”.
Il tutto tenendo presente che “in questo tempo sospeso, dove la campagna non si ferma, bisogna continuare a innovare, a investire e portare avanti le produzioni nel miglior modo possibile”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Perdite di fatturato fino all’80%, mancati incassi per le precedenti forniture a causa della chiusura dei locali, prodotti in giacenza prossimi alla scadenza, nessuna certezza di ripresa del mercato. La categoria dei distributori Horeca lancia l’allarme per le conseguenze del lockdown volto ad arginare Covid-19 in Italia. È il grido di un settore – quello che raggruppa Alberghiero, Ristorazione e Catering – nel quale operano 5200 aziende, di cui 1800 specializzate nel Food&Beverage, molte delle quali associate alla Federazione Italiana dei Distributori di Horeca (Italgrob). Per un giro d’affari di 87 miliardi di euro, nel 2019.
“La categoria dei distributori è al collasso – denuncia Vincenzo Caso, presidente Italgrob – la chiusura dei locali ha gioco forza interrotto il flusso di liquidità necessario al sostentamento delle aziende, i provvedimenti del Governo contenuti nel decreto Cura Italia sono del tutto inconsistenti, al di là della cassa integrazione, è ridicolo pensare di attutire la violenta crisi che ha investito la categoria con un contributo di 600 euro”.
È necessario un intervento di misure specifiche per ogni categoria, per far ripartire il motore del nostro paese. Al termine dell’emergenza sanitaria bisognerà avere gli strumenti per affrontare la grave crisi economica.
Inoltre, è necessario ricordarlo soprattutto per chi come noi lavora nel fuori casa, e in particolare con le strutture di accoglienza turistica, che andiamo incontro ad un periodo tragico dal punto di vista degli ingressi nel nostro paese: caleranno tutti i flussi turistici di almeno il 60% come stimato da diverse Associazioni di categoria”.
La situazione degli imprenditori della distribuzione, categoria considerata dal Governo tra le attività essenziali, viene definita “drammatica” dalla Federazione Italiana dei Distributori di Horeca Italgrob.
“Deve essere sostenuta con interventi mirati“, denuncia ancora il presidente Vincenzo Caso. “I nostri clienti sono obbligatoriamente chiusi come da Dpcm. Ricordiamo che le scorte stoccate nei magazzini stanno scadendo, e che c’è urgente necessità di maggiore liquidità alle nostre Pmi”.
Bisogna intervenire anche attraverso la cancellazione di tasse ingiuste – continua – tra le quali ricordo la Plastic e la sugar tax, che farebbero lievitare solamente i prezzi verso il consumatore finale; deve essere rivista anche il calcolo della Tari che verte sui nostri magazzini che sono solo di stoccaggio”.
Come richiesto anche da Confindustria, Italgrob ritiene che serva “un piano shock per l’economia italiana che impegni risorse quantitativamente rilevanti, che sostenga la liquidità delle nostre imprese, a partire da rateizzazioni fiscali e meccanismi di compensazione”.
Sempre secondo Vincenzo Caso, occorre “fare leva leva su tutte quelle misure necessarie per far fronte ai rilevanti cali della domanda privata e, quindi, di perdita di fatturato delle imprese. Le azioni messe in campo dal Governo a marzo – conclude il rappresentante Horeca – devono essere solo il primo passo di un lungo percorso per la ripresa”.
Fa eco alle richieste Dino Di Marino, direttore generale della Federazione: “Siamo impegnati su più fronti – evidenzia – con Confindustria, con il Governo, con le industrie di produzione e con le altre associazioni del comparto Ho.Re.Ca al fine di creare una filiera collaborativa in questo difficile momento”.
“Bisogna rilanciare il comparto – aggiunge Di Martino – avanzeremo alle istituzioni richieste concrete e fattibili anche in vista dello scenario del mercato post Covid-19 Coronavirus”.
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Ridurre oggi le rese dei vini Doc e Igt del 20-30%, per non svenderli domani, quando l’emergenza Covid-19 sarà solo un brutto ricordo (ma si continuerà a pagarne le conseguenze). Questo lo spirito della richiesta inoltrata oggi dai Vignaioli del Trentino all’Assessore all’Agricoltura Giulia Zanotelli e al presidente del Consorzio Vini del Trentino Pietro Patton. Una proposta che va ben oltre l’emergenza Coronavirus. A chiarirlo è Lorenzo Cesconi, presidente del Consorzio Vignaioli del Trentino.
Riteniamo che questo frangente possa rappresentare l’occasione per lavorare assieme ad un coraggioso rilancio del nostro settore, avviando un nuovo percorso di dialogo e confronto tra le categorie e tra queste e le Istituzioni, per mettere in campo politiche strutturali e di sistema come un provvedimento d’urgenza finalizzato alla riduzione della resa massima di uva a ettaro e della relativa resa di trasformazione in vino”.
“Lo scopo – continua Cesconi – è di di conseguire un migliore equilibrio di mercato. Certi che la funzione di tutela delle denominazioni passi anche dalla tutela del livello dei prezzi, a nostro avviso già troppo bassi in Trentino, la proposta che avanziamo è quella di prevedere sia per le Doc che per le Igt un taglio orizzontale tra il 20% e il 30% delle rese, al contempo vietando la produzione di superi”.
“Il rischio concreto – scrive ancora Lorenzo Cesconi – è che un eccesso di offerta sulla domanda e contemporaneamente una prolungata stagnazione della domanda, connessa anche al regime ridotto cui sarà costretto il canale Horeca, possa portare ad un’ulteriore riduzione dei prezzi, tanto delle uve quanto del vino trentino”.
Per questo, sempre secondo i Vignaioli trentini, le giacenze di prodotto e, più in generale, la tutela delle denominazioni dovrebbero essere al centro dell’agenda della politica del vino, “prima della vendemmia 2020“.
“Problemi, questi – conclude Cesconi – che andranno ad aggiungersi al calo dei consumi legati alla chiusura di bar e ristoranti, agli impedimenti nel reclutamento della manodopera e alle difficoltà finanziarie delle aziende”.
La proposta di riduzione delle rese avanzate oggi dai Vignaioli del Trentino trova conformità con quella di Coldiretti. Nel “piano salva vigneti” presentato alla ministra Teresa Bellanova, l’associazione che tutela gli agricoltori italiani avanza l’ipotesi di una “vendemmia verde su almeno 30 mila ettari, per una riduzione di almeno altri 3 milioni di ettolitri della produzione sui vini di qualità”.
In questo modo, secondo Coldiretti “si eviterebbe l’eccesso di offerta, a fronte delle conseguenze della pandemia sui consumi internazionali per effetto delle difficoltà logistiche, della disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale con la campagna denigratoria sui prodotti italiani“.
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