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Grappa d’estate? Osare si può. Ecco come

Chi ha detto che una buona grappa non si può bere anche d’estate? L’analisi sui consumi dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino sorprende i più scettici.

“Ci sono tante sfumature e modalità di degustazione che fanno delle nostre grappe un prodotto per tutte le occasioni, anche in estate – afferma il presidente dell’Istituto, Mirko Scarabello – non solo in montagna”.

“Oggi possiamo dire che i nostri distillati sono consumati in estate in tutto il Paese, grazie a una preparazione e conoscenza più accurate da parte del consumatore finale”, aggiunge Scarabello.

Avete pensato alla grappa con il ghiaccio? Sbagliato. Un’aggiunta di componente acquosa rovinerebbe l’intensità, i profumi e il gusto del distillato. Tuttavia alcune grappe, soprattutto quelle più giovani, morbide e aromatiche, possono essere consumate nei mesi estivi ad una temperatura leggermente più fresca rispetto a quella ‘ambiente’.

Questo permette di non far prevalere l’alcol, che con il caldo tende a farsi sentire in maniera preponderante, di mantenere i profumi del distillato e di goderne tutte le sue caratteristiche organolettiche.

Ad avvalorare questa tesi anche l’indagine di mercato compiuta dall’Istituto Talos-Am per conto dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. Se prima il consumo di grappa era soprattutto legato alla fine dei pasti come digestivo, oggi la grappa viene scelta anche per accompagnare conversazioni dopo cena o nei locali di tendenza. Non necessariamente nei periodi invernali.

Secondo i dati dell’Istituto, almeno il 30% degli italiani consumerebbe grappa in maniera regolare. Oltre il 75% degli italiani, del resto, conosce l’acquavite. In generale piace la tradizionale grappa bianca morbida. Ma la tendenza degli ultimi anni ha fatto sì che anche le grappe invecchiate siano apprezzate da un gran numero sempre maggiore di consumatori.

Non solo uomini, ma anche donne (sempre di più negli ultimi anni) e giovani che al posto dei soliti super alcolici cominciano ad apprezzare i distillati di qualità quali le grappe. Tra i motivi principali che spingono a bere grappa il gusto di questo prodotto, ma anche il retrogusto persistente delle grappe più invecchiate.

Di quelle trentine colpiscono le 4 “T”: Territorio, Tempestività, Tradizione e Tutela. Ovvero la ricetta per una grappa di qualità, scritta nel disciplinare di produzione delle grappe marchiate con il Tridente. L’unica “Docg dei distillati” in Italia, garantita dal disciplinare dell’Istituto trentino.

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I segreti del ghiaccio: primo ingrediente dei cocktail (di qualità)

Quanto è importante il ghiaccio nei cocktail? Se ne è parlato il 12 novembre scorso durante il Merano Wine Festival 2018 in “Cocktail, ghiaccio e servizio nell’alta ristorazione” allo spazio The Circle. Ecco quindi svelati alcuni aspetti che forse neofiti e non addetti ai lavori ignorano.

Spesso il consumatore è portato a pensare che la grande quantità di ghiaccio in un cocktail sia un espediente del barman “furbetto”, che satura il bicchiere col ghiaccio per risparmiare sugli ingredienti. In realtà il discorso è profondamente diverso.

Innanzitutto il ghiaccio stesso è un ingrediente fondamentale del cocktail, nonché l’unico ingrediente comune a pressoché tutte le preparazioni. Compito fondamentale del ghiaccio è raffreddare e tenere alla giusta temperatura gli altri ingredienti tanto in fase di preparazione quanto durante il servizio.

Come ha fatto notare Fabio Bacchi di BarTales: “Un mixologist è come uno chef che al posto di cucinare con il calore usa il freddo per preparare la sua ricetta”. E questo freddo arriva proprio dal ghiaccio.

IL “COMPITO” DEL GHIACCIO
Il ghiaccio nel bicchiere ha quindi il compito di mantenere freddo il nostro drink, ma non solo. Col suo lento sciogliersi, diluisce progressivamente il drink stesso. Questo non è un difetto. Molti drink infatti necessitano di una leggere diluizione per evolversi. Un po’ come il vino che nel calice si evolve, cambia, liberando sempre nuovi profumi e regalando nuove sensazioni.

Ecco perché i bicchieri vengono sempre serviti colmi di cubetti dal buon barman e mixologist. Lo scopo è garantire la giusta proporzione fra drink e ghiaccio. Se il cocktail è ben preparato, infatti, il ghiaccio non galleggia.

Ma anche il ghiaccio, oltre agli ingredienti del cocktail, dev’essere di buona qualità, intesa sia come composizione sia come forma. Più il ghiaccio è trasparente più è puro: è stato cioè ottenuto per lento congelamento di acqua di buona qualità.

IL GHIACCIO “IN FORMA”
Se il congelamento è troppo repentino o l’acqua contiene impurità, ecco che il ghiaccio risulterà non perfettamente trasparente. Con quelle increspature biancastre che a volte ci capita di notare.

La forma fa invece variare la superficie di contatto fra drink e ghiaccio. E quindi anche i tempi di raffreddamento e diluizione. Se il ghiaccio è di buona qualità, se il drink è stato ben preparato, se la proporzione fra liquido e ghiaccio è corretta, ecco che potremo godere di un’ottima esperienza di degustazione.

Quando avremo finito il nostro cocktail, noteremo che il ghiaccio è rimasto quasi per intero nel nostro bicchiere ormai vuoto. Segno evidente che tutto è andato per il meglio. E che barman o mixologist avranno fatto per bene il loro lavoro.

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Spumante a Capodanno? Le “regole d’oro” per gustarlo

Per le feste correnti in Italia salteranno circa 60 milioni di tappi di spumante Made in Italy. Con consumi in aumento del 9%. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che quasi nove italiani su 10 (l’89%) non rinunciano a fare un brindisi Made in Italy a fine anno. In Italia si consolida l’inversione di tendenza, dopo anni di progressive riduzioni con appena l’11% che sceglie lo champagne. Il comparto nazionale dei vini spumanti chiuderà il 2016 con una produzione di circa 625 milioni di bottiglie in aumento del 18% sull’anno precedente e un export di oltre 450 milioni di bottiglie se fosse confermato il trend gennaio-settembre dell`anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.

La stragrande maggioranza dello spumante italiano si beve dunque all’estero dove a pesare è il fatto che con il successo – sottolinea la Coldiretti – crescono le imitazioni in tutti i continenti a partire dall’Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi. Circa 3 bottiglie di spumante Made in Italy su 4 – spiega la Coldiretti – sono di Prosecco con Asti, Franciacorta e TrentoDoc a seguire. Gli spumanti italiani annoverano in totale 153 tipologie DOC, 18 DOCG, 17 IGT oltre a diverse decine di altri tra varietali autorizzati, generici e di qualità.

LE REGOLE D’ORO PER OFFRIRE E GUSTARE LO SPUMANTE
Non offrirlo ghiacciato, ma tirato fuori dalla cantina un paio d’ore prima e raffreddato in un secchiello con ghiaccio tritato, acqua fredda e sale grosso.

  • La temperatura migliore è compresa fra gli 8 ed i 12 gradi
  • Berlo esclusivamente in una flûte a forma di tulipano che consente agli aromi di svilupparsi liberamente
  • Per gustare al meglio l’effervescenza sciacquare i bicchieri con acqua calda e sapone neutro
  • Stapparlo tenendo con una mano il tappo e facendo ruotare con l’altra mano la bottiglia leggermente inclinata accompagnando sempre l’espulsione del tappo
  • Far uscire lentamente il gas e versarlo tenendo la bottiglia dal fondo e non dal collo per evitare che lo spumante si riscaldi con il calore della mano
  • Mai utilizzare del ghiaccio nel bicchiere
  • Conservarlo in una cantina buia, fresca e senza sbalzi di temperatura, in posizione orizzontale
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Bergamo, vigneti devastati dalla grandine in Valcalepio (foto gallery)

Colpiti i vigneti in Valcalepio, distrutti i frutteti a Valbrembo. E’ più simile a un bollettino di guerra che a una stima dei danni il monitoraggio che Coldiretti Lombardia e Coldiretti Bergamo stanno effettuando dopo la tempesta di acqua, ghiaccio e vento che ha colpito la provincia di Bergamo. “La grandinata di ieri aveva una tale intensità che ha distrutto l’intero raccolto del frutteto che ho a Valbrembo – spiega con amarezza Matteo Locatelli dell’azienda frutticola Sant’Anna – le ciliegie e le pesche già presenti sugli alberi sono praticamente da buttare. Un raccolto perso. I chicchi di ghiaccio hanno colpito con violenza anche le gemme e i rami quindi avrò sicuramente dei problemi anche con la produzione del prossimo anno. Sono  stati danneggiati anche i frutteti che si trovano in zona Astino, alle porte di Bergamo; non so se riuscirò a salvare qualcosa”. Il nubifragio ha coinvolto in modo grave anche la Valcavallina. “La grandinata ha colpito il nostro territorio come una furia – spiega Angelo Casali, agricoltore di Berzo San Fermo – i vigneti attorno all’abitato sono stati distrutti con danni che vanno dal 90 al 100%. Un disastro. Non si contano gli alberi sradicati e gli smottamenti tra i filari. Alcune aziende agricole sono state allagate e l’acqua ha compromesso fieno e macchinari”. Nella zona di Berzo San Fermo – spiega la Coldiretti provinciale – sono esondati il Bescasolo, il San Fermo, il Seresina e altri corsi d’acqua. A cause di frane e smottamenti alcune frazioni sono isolate. Quattro aziende agricole non si sono ancora potute raggiungere. Oltre agli agricoltori sono impegnati anche la Protezione Civile e la Forestale. La situazione è grave anche a Foresto Sparso, dove le coltivazioni sono state coperte da una colte di ghiaccio dovuta dall’abbondante grandinata e l’acqua esondata dal torrente Cherio ha invaso strade e campi. A Chiuduno, spiega la Coldiretti, le serre sono state invase dall’acqua che ha completamente sommerso le colture in atto. Gravi danni si rilevano anche alle colture di zucchine e piselli a Seriate. Le segnalazioni di danni ci stanno arrivando da ieri sera e sono continuate senza sosta  anche questa mattina – sottolinea Coldiretti Bergamo – conseguenze gravi anche nelle nostre migliori zone per la produzione del Valcalepio. Negli ultimi dieci anni il maltempo ha causato danni per 14 miliardi di euro all’agricoltura italiana.

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