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Consumo di vino giù del 70%, allarme Chianti. Preoccupa lockdown Germania

Un tracollo del 70% del consumo di vino è il costo stimato dell’ultimo decreto del Governo che chiude i locali alle 18. L’allarme arriva dal del Consorzio Vino Chianti, ma anche da Coldiretti, che sottolinea oggi i timori per il lockdown in Germania, una delle piazze privilegiate del Made in Italy enologico.

Tremila produttori per 15.500 ettari di vigneto e una produzione di 800 mila ettolitri. Questi i numeri del Chianti, che lancia la carica contro il decreto 24 ottobre, a poche ore dalle nuove misure del governo Conte.

“Il 70 per cento del vino si consuma dall’aperitivo in poi – spiega il presidente del Consorzio, Giovanni Busi – è un colpo durissimo al settore.  Tutto questo senza considerare che i ristoratori, i locali e  le enoteche si sono adattati puntualmente ad ogni disposizione, accogliendo i clienti in totale sicurezza. Hanno fatto sacrifici economici importanti, anche indebitandosi ulteriormente, pur di restare aperti”.

Nella situazione attuale, continua il presidente, “era necessario adattare le restrizioni alle realtà locali e alle condizioni di lavoro delle attività, per garantire i lavoratori e le aziende. Invece si è preferito agire in maniera dura, anche confusa, per tamponare un oggettivo problema di organizzazione che questo Governo continua a manifestare”.

Di fronte a una situazione critica, “il Governo si è mostrato assente e sordo – aggiunge Busi – Continua questa brutta abitudine di annunciare ristori e misure di sostegno senza poi concretizzare in tempi brevi. Ci sono ancora lavoratori che aspettano la cassa integrazione dei mesi estivi, c’è sempre troppo burocrazia che soffoca le imprese, soprattutto le più piccole”.

Altri paesi europei hanno garantito almeno il 75% dell’incasso, noi ancora siamo troppo indietro.  Sarebbe necessario anche garantire un accesso al credito più facile, oggi completamente assente, eliminando temporaneamente gli accordi di Basilea”.

Molta preoccupazione anche per le previsione sul Natale, problema che riguarda anche il settore della birra, come evidenziato dall’intervista esclusiva pubblicata ieri da WineMag.it. “Con il virus dobbiamo convivere ancora per diverso tempo – conclude Busi – ora il Governo deve prendere provvedimenti concreti altrimenti il fallimento di interi settori economici sarà inevitabile”.

COLDIRETTI: “NECESSARIA UN’AGENZIA UNICA”

Con il lockdown in Germania e la chiusura di bar e ristoranti sono a rischio 7,2 miliardi di export agroalimentare Made in Italy, con il Paese di Angela Merkel che è quello che nel mondo apprezza di più la cucina italiana, anche per il record in Europa di locali e pizzerie che si richiamano alla tradizione enogastronomica tricolore.

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’inizio del lockdown in Germania, dove la chiusura di bar e ristoranti durerà almeno un mese. Una misura destinata ad avere un impatto sulle esportazioni di cibo e vino Made in Italy con il rischio concreto “di una inversione di tendenza dopo che le spedizioni avevano fatto registrare un aumento del 7% nei primi sette mesi del 2020 nonostante le difficoltà”.

“A preoccupare – continua la Coldiretti – sono in realtà le misure restrittive annunciate per la ristorazione in tutta Europa, dalla Francia dove le nuove chiusura di bar e ristoranti in tutto il Paese sono in vigore dal weekend ma anche in Svizzera, Austria, Grecia e Inghilterra che è il quarto mercato di sbocco dell’italian food nel mondo dopo Germania, Francia e Usa”.

Le esportazioni agroalimentari nazionali avevano raggiunto nel 2029 il valore record di 44,6 miliardi di euro con un aumento del 3,5% nei primi sette mesi del 2020 che difficilmente sarà mantenuto a causa delle misure restrittive rese necessarie in molti Paesi per contenere il contagio.

Un elemento di difficoltà che si aggiunge alla contrazione dei consumi interni con le vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione in Italia che sono praticamente dimezzate (-48%) nel corso dell’anno con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari nazionali.

“Per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – vanno aiutate le imprese a superare questo difficile momento e  va preparata la ripresa con un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy”.

“Occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali”.

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Vino italiano, Germania e Regno Unito riducono le importazioni causa lockdown

Lockdown amaro per gli scambi di vino nelle due principali piazze europee per l’Italia, Germania e Regno Unito. Lo rivela l’analisi dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, su base dogane. Le importazioni a valore dei due top buyer sono calate nel primo quadrimestre rispetto al pari periodo 2019 dell’8,9% in Germania e del 13,3% nel Regno Unito, con un aprile ancora più nero: -19,7 per i primi, -17,5% per i secondi.

Un dato, quello relativo al mercato tedesco, confermato anche dallo studio Nielsen commissionato dal German Wine Institute (Dwi) per monitorare i consumi di vino in Germania. Nel primo trimestre del 2020, i tedeschi si sono sempre più affidati ai vini prodotti in Germania, facendo salire del 4% il volumi e del 2% il fatturato, rispetto al primo trimestre del 2019.

I tedeschi si bevono la Germania: vendite di vino locale in crescita nel 2020

Profondo rosso ad aprile, invece, per la Francia, che cede a valore circa il doppio della media: -40,2% in Germania e -38,6% nel Regno Unito. Un decremento confermato anche nel quadrimestre, con Parigi a -19,8% nell’import teutonico e -24,9% nella domanda Uk. Va meglio invece alla Spagna e alla Nuova Zelanda, quest’ultima in crescita nel Regno Unito dove raggiunge il terzo posto tra i Paesi produttori a scapito dell’Australia e nel quadrimestre segna luce verde in entrambi i Paesi.

Tornando invece al Bel paese, come nel report relativo ai Paesi terzi, anche in Europa l’Italia sconta perdite consistenti ma limita i danni, a dimostrazione di un assortimento dell’offerta più variegato, in particolare sul canale della gdo. Nei 4 mesi il Belpaese cede infatti a valore l’1,3% in Germania e il 15,6% in Gran Bretagna, mentre in aprile il calo è rispettivamente del 12,8% e del 6,5%.

Secondo l’Osservatorio, a una situazione innegabilmente difficile data non solo dal trend delle registrazioni doganali ma anche dal prezzo medio in discesa e dalle più che probabili scorte maturate nei magazzini di distributori e importatori, fa da contraltare una maggior capacità di tenuta rispetto al principale competitor, la Francia.

Ne consegue una crescita delle quote di mercato in Germania (dal 36,8% al 39,9%) e una sostanziale tenuta delle stesse in Uk. L’allarme, al di là dei volumi commercializzati, arriva però dal prezzo medio: -18% in Gran Bretagna e -7% in Germania ad aprile rispetto al trimestre precedente.

“La pressione sui prezzi è preoccupante – evidenzia il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – a testimonianza del fatto che i retailer stanno facendo pressione sui produttori anche alla luce dei primi segnali di recessione che si stanno delineando in questi Paesi e che giocoforza andranno ad incidere pure sugli acquisti di vino”.

“È determinante non interrompere il dialogo con i nostri interlocutori di mercato – sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – e a questo serve wine2wine Exhibition&Forum, un evento dinamico e innovativo basato sull’interazione b2b digitale e fisica che comincia ora e termina in fiera a Verona il 22-24 novembre”.

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