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Gelate in vigna, report Assoenologi: la mappa dei danni

A quanto emerge dal monitoraggio di Assoenologi l’ondata di gelo che ha investito l’Italia nei giorni successivi alla Pasqua ha avuto conseguenze difformi, a seconda dei territori, su tutto il territorio nazionale. La situazione appare oggi distribuita a “macchia di leopardo“, ma si evidenzia che a soffrire di più l’evento meteorologico sono state le zone di media collina e di fondovalle, con danni specifici su quelle varietà precoci che avevano già emesso i primi germogli.

Si rilevano zone particolarmente colpite in Toscana e Umbria, ma ad essere interessate dalle gelate sono anche alcuni territori dell’Emilia-Romagna e del Veneto, oltre a tante altre zone dove non si rilevano, fortunatamente, particolari ricadute specialmente nelle regioni del sud che sono quelle a più alta potenzialità produttiva.

«La preziosa attività di monitoraggio Assoenologi – ha detto il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella – sull’intero territorio italiano è finalizzata a fornire un contributo importante ai tanti produttori che, sempre più spesso, devono fare i conti con il fenomeno del cambiamento climatico».

Da questo primo monitoraggio, salvo eccezioni, non si prevedono, a oggi, riduzioni significative del potenziale produttivo nazionale. Anche se una valutazione effettiva sui reali danni alla produzione potrà essere effettuata solamente tra una decina di giorni, quando le “gemme cotonose” passeranno allo stadio successivo e si apriranno e, al tempo stesso, avremo superato altre giornate in cui si prevedono nuovamente cali termici importanti.

Di seguito il report, regione per regione, di Assoenologi realizzato grazie agli oltre 5000 soci che quotidianamente svolgono un ruolo di sentinella e attento monitoraggio sui territori in cui sono chiamati a operare.

TRENTINO ALTO ADIGE
Le zone alte non sono state colpite, nelle altre zone si rilevano lievi danni anche se non quantificabili sulle gemme cotonose e da valutare al germogliamento, in quanto sono state registrate temperature molto basse. In alto Adige il ritardo vegetativo ha fatto sì che non si evidenzino danni.

FRIULI VENEZIA GIULIA
La gelata ha colpito prevalentemente il vitigno Glera nella zona della pianura pordenonese. Si potrebbe parlare di un 5-7%, ma resta da verificare. Il ritardo del ciclo vegetativo della vite, a causa della prolungata siccità, ha evitato danni maggiori in quanto solo la Glera e lo Chardonnay avevano iniziato il germogliamento. Il freddo è stato più incisivo soprattutto nella zona pianeggiante dove, a chiazze, ha colpito le gemme già sviluppate e di fatto, procurando i maggiori danni.

VENETO CENTRO ORIENTALE
La zona maggiormente colpita è stata quella bassa, nell’areale di Venezia, ma è difficile quantificare gli eventuali danni. In collina nessun problema in quanto il germogliamento era in ritardo. Eventuali danni completi potranno essere valutati solo tra qualche settimana, in quanto le temperature basse potrebbero aver creato danni anche sulle gemme non ancora aperte.

VENETO OCCIDENTALE
I danni sono stati evidenziati solo su Glera e Chardonnay in alcune zone di Vicenza e Padova e solamente sulle viti che erano in fase avanzata di germogliamento con la prima gemma. Molti vigneti non hanno ancora germogliato e si sono salvati, come la zona lago, Valpolicella, Soave e Bardolino, indietro sullo sviluppo fenologico, come anche il Pinot Grigio in pianura. È impossibile quantificare ora i danni reali, ma si può ipotizzare limitate perdite di prodotto su queste varietà.

LOMBARDIA
Solo in Franciacorta si riscontra qualche scottatura sulle punte delle gemme, ma niente di preoccupante al momento. Le altre zone sono tutte indietro, anche a causa della siccità. In Oltrepò il danno ad oggi è irrilevante, perché nessun vigneto era in fase di germogliamento in fondovalle. Qualche minimo danno sui vigneti di pianura, ma si parla di circa il 5% di tutta la produzione della zona.

PIEMONTE
I vigneti quest’anno sono in ritardo vegetativo di circa 10 giorni e va verificato successivamente il danno sulle gemme cotonose. Qualche problema potrebbe riscontrarsi sul vitigno Nebbiolo che non ha la seconda gemma produttiva, con ricadute su Barolo e Barbaresco. I danni da gelo sono comunque riscontrati sulle gemme basse e in particolare nei vigneti alle quote inferiori e sulle barbatelle al primo e secondo anno. Si può ipotizzare un danno del 15%, ma la produzione non sembra compromessa.

EMILIA
Si riscontra un danno piuttosto diffuso, ma su alcune varietà non si può ancora quantificare e in alcune zone si è in ritardo. Da evidenziare i danni sui vigneti di Lambrusco Grasparossa (che costituisce 1/3 della produzione della provincia di Modena), che quest’anno è in anticipo col germogliamento e dove si rileva un danno all’incirca del 70%.

ROMAGNA
In questo momento si può parlare solo di aree interessate alle gelate tardive e non di percentuale di mancata produzione. Non si rilevano problemi nelle zone collinari, ma un 50/60% della provincia di Bologna e della provincia di Ravenna è stata interessata dalla gelata. Si stima che 8.000/10.000 ettari di superficie vitata su 25.000 ettari delle province di Bologna, Ravenna, Forlì e Cesena, Rimini e Ferrara possano essere stati interessati dalle gelate. Le province meno coinvolte sono Forlì e Cesena, mentre la provincia di Rimini non è stata per nulla coinvolta.

TOSCANA
Tutta la regione è stata interessata dalle gelate, con punte di -7/-8 °C nella zona dell’aretino e danni probabilmente ingenti. Quantificarli è difficile ora, ma il vitigno che ha subito maggiori conseguenze è il Sangiovese, che aveva già germogliato, mentre è quasi indenne la Vernaccia, indietro nello sviluppo fenologico. Le zone alte del Chianti Classico per ora non rilevano danni, criticità rilevate a Montalcino e Montepulciano nei vigneti di fondovalle e pianura. La Maremma è, invece, quella più colpita. Si stimano danni intorno al 40%, con punte anche superiori.

UMBRIA E LAZIO
L’Umbria è stata duramente colpita, soprattutto su Chardonnay, Grechetto e Merlot, praticamente intoccato il Trebbiano (il vitigno bianco più diffuso in regione) in quanto in ritardo vegetativo. Nel Lazio la situazione è simile, soprattutto nella provincia di Viterbo.

MARCHE
Non ci sono danni rilevanti perché la ripresa vegetativa è ritardata. Qualche danno nei fondovalle dell’area del Piceno, soprattutto su Sangiovese e Pecorino. Nella zona del Verdicchio danni molto circoscritti a qualche vigneto, da valutare i danni sulle gemme che erano in fase di rigonfiamento. Nella provincia di Pesaro, rappresentata principalmente dal Bianchello, non ci sono particolari criticità, fatta eccezione per alcuni vigneti di fondovalle.

ABRUZZO E MOLISE
Nessun danno consistente rilevato. Alcune criticità emergono dalla provincia de L’Aquila sulle uve precoci Chardonnay e Pecorino. Il Montepulciano si è salvato perché in ritardo vegetativo. La provincia di Chieti, che rappresenta il 70% della produzione, non ha subito danni se non in qualche vigneto di fondovalle.

PUGLIA
La situazione non appare preoccupante sui Primitivi che sono in ritardo vegetativo, con danni molto circoscritti su Negroamaro e Malvasia nera, con maggiore estensione nella valle d’Itria. Mentre, tra le province di Foggia e di Bari, colpita qualche area discontinua con vitigni precoci.

CAMPANIA – BASILICATA – CALABRIA E SICILIA
In queste regioni dove normalmente non si rilevano problemi da gelate, si rilavano, invece, lievi danni seppur di modesta entità in Campania nel basso Beneventano e in Sicilia su barbatelle e vitigni precoci nei fondovalle.

SARDEGNA
I danni maggiori si riscontrano nel nord-ovest, soprattutto ad Alghero, e nel nord-est in Gallura, comunque a “macchia di leopardo”. Si rilevano danni da gelata anche nell’alto Oristanese, sul vitigno Vernaccia. Al sud, qualche piccolo danno su vigneti di fondovalle e varietà precoci come il Moscato, ma bisognerà attendere ancora qualche giorno per una valutazione più precisa.

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Lambrusco, produttori “beffati” dalle polizze assicurative contro gelate e brina

Una doccia fredda, anzi gelata, dopo le gelate notturne delle scorse ore. È quanto starebbero subendo i produttori del Consorzio di Tutela del Lambrusco, a fronte di «polizze assicurative strutturate in maniera tale per cui anche i produttori di uve che hanno effettuato la copertura assicurativa contro gelo e brina hanno in ogni caso una franchigia del 30% che l’assicurazione non risarcisce».

Parole del presidente Claudio Biondi, che aggiunge: «Il massimale indennizzabile è pari al 50% del valore assicurato». Il Consorzio si attiverà dunque con la Regione Emilia Romagna e con le autorità preposte, «per valutare come richiedere misure di sostegno adeguate».

D’altro canto, come riferisce l’ente, «molte compagnie assicurative non hanno neanche assunto il rischio della copertura gelo-brina». «La copertura diventa attiva solo dopo 12 giorni dalla sottoscrizione della polizza stessa – evidenzia ancora Biondi – e i tempi dilatati certamente non aiutano. Per questo anche i viticultori che si erano attivati a suo tempo per effettuare la copertura non hanno poi avuto la disponibilità immediata di alcune compagnie assicurative».

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I danni delle recenti gelate, secondo le stime del Consorzio, «potrebbero arrivare sino all’80% della produzione». I dati ufficiali potranno tuttavia arrivare solo all’inizio della prossima settimana.

«Le alte temperature di fine marzo – commenta Claudio Biondi – hanno favorito il germogliamento e il risveglio della vite. Nelle scorse notti però le piante sono state sottoposte a un terribile shock termico, con effetti allarmanti sulle produzioni.

L’ente di tutela è già al lavoro per raccogliere i riscontri dai produttori, sia nelle aziende di Modena che di Reggio Emilia. Per ora risulta che le zone più colpite sono quelle del Grasparossa, con le varietà più precoci. Tuttavia anche i soci delle altre aree produttive «potrebbero essere in grande difficoltà».

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Umbria, alla Arnaldo Caprai un “ventolone” di 7 metri previene le gelate in vigneto

Un “ventolone” di 7 metri, capace di ripiegarsi su se stesso quando non è in funzione, scomparendo tra i vigneti. È entrata in funzione qualche giorno fa l’ultima innovazione tecnologica introdotta alla Arnaldo Caprai, storica azienda di Montefalco, in Umbria. Si tratta della prima ventola installata in un vigneto italiano, per difendere le piante dalle gelate primaverili e dalla brina. Il raggio d’azione è molto vasto: circa 5-6 ettari.

“Il problema delle gelate primaverili – spiega Marco Caprai – è ormai molto frequente. In Umbria è un problema molto più importante della grandine. Questa ventola è una grande elica retrattile che, una volta programmata, parte automaticamente quando i livelli di temperatura scendono sotto la soglia impostata”.

“Abbiamo già avuto modo di testarla durare un paio di notti in cui a Montefalco abbiamo registrato un forte abbassamento della temperatura – spiega Caprai – che ha raggiunto circa – 2 °C. Nell’area in cui abbiamo posizionato il ‘ventolone’, siamo riusciti a innalzare la temperatura di 5-6 °C”.

La ventola anti gelate primaverili ha un degno alleato, nella terra di uno dei più grandi vini rossi italiani, il Sagrantino di Montefalco. “Abbiamo acquistato anche un cannone spara-nebbia – annuncia Caprai – che potremmo dire svolga la stessa azione delle candele antigelo, ma in modo molto più pratico e veloce”. Se i risultati di nuovi test confermeranno il successo del ventolone, l’azienda ne installerà altri 5 nei prossimi anni.

Si tratta solo dell’ultima innovazione prevista nell’ambito del progetto New green revolution, lanciato da Marco Caprai nel 2008 assieme ad altre 8 aziende del Consorzio di tutela dei vini di Montefalco (Adanti, Antonelli, Antano, Colleallodole, Perticaia, Scacciadiavoli e Tabarrini), al Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie dell’Università degli Studi di Milano e al Parco Tecnologico ed Agroalimentare dell’Umbria.

“Le rivoluzioni non si fanno in un giorno – sottolinea Caprai – e per fare la vera sostenibilità bisogna creare una sorta di ventaglio di soluzioni per portare a perfetta maturazione l’uva. Oggi l’ultima arrivata è la ventola antibrina per prevenire le gelate, ma è solo uno degli ingredienti di quello che facciamo in vigneto”.

Alla Marco Caprai sono presenti dei sensori per il controllo della quantità idrica disponibile per la pianta, che in caso di “stress” distribuiscono acqua alle piante, nei mesi di giugno e luglio.

“Oltre a questo – aggiunge l’imprenditore umbro – abbiamo un sistema di raccolta dati attraverso il quale possiamo avere anche la mappatura delle diverse malattie a cui è soggetta la vite, in modo da abbattere la pressione fitopatologica utilizzando meno trattamenti possibili”.

“La sostenibilità è il driver del futuro“, sostiene da sempre Marco Caprai: “Da quando abbiamo iniziato a fare sostenibilità a oggi, l’esperienza ci ha portati a modificare il nostro percorso. Quello che dieci anni fa conoscevamo e gli strumenti che avevamo erano diversi da quelli di oggi. Ora in agricoltura c’è la possibilità di attingere a piene mani alla rivoluzione digitale e a degli strumenti che alcuni anni fa erano inimmaginabili”.

Un modello di viticoltura 4.0, quella dell’azienda agricola Arnaldo Caprai, che si traduce non solo in una sostenibilità ambientale a 360 gradi, ma ha anche in effettivi risparmi economici: “Abbiamo i dati di ormai una ventina di vendemmie – fa sapere Caprai –  e i risultati sono evidenti: siamo passati da 600 ore di lavoro all’ettaro a 250-300 ore, e la qualità dell’uva è probabilmente migliorata”.

A dare ragione alle scelte dell’azienda umbra, anche i dati di “Grape assistence” e “Smart meteo” che consentono una riduzione di 1/3 di utilizzo di fitofarmaci in campagna (con punte di -60% in stagioni favorevoli) rispetto agli standard medi di buone pratiche.

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Gelate in vigna: Fivi chiede la conta dei danni

La FIVI chiede la conta dei danni delle gelate tardive che hanno colpito a macchia di leopardo i vigneti di quasi tutta Italia nelle scorse settimane. Ad oggi infatti non si ha ancora una percezione precisa della percentuale dei vigneti colpiti dal gelo che metterà a rischio l’annata 2017 in molti territori vinicoli del nostro paese.

“Ci aspettiamo che gli organi preposti facciano i controlli sul territorio per ricalibrare le effettive produzioni per un’annata che si presenta davvero difficile – dichiara la Presidente FIVI Matilde Poggi – anche se la vera conta dei danni sarà possibile solo a luglio, prima della vendemmia. Noi abbiamo molte testimonianze di nostri associati, ma non abbiamo ancora visto comunicazioni ufficiali sul fenomeno”.

Salvo qualche esempio, come il Consorzio Franciacorta, o le stime delle associazioni di categoria, non ci sono infatti notizie ufficiali in merito e la stima dei danni pare ad oggi possibile solo attraverso le tante discussioni che si rincorrono sui social. Molti sono stati i Vignaioli Indipendenti colpiti dall’insolito fenomeno atmosferico, che rischia di mettere in seria difficoltà le aziende artigiane che vivono del prorpio lavoro e delle proprie uve.

Un fenomeno di cui non si ha ricordo a memoria d’uomo, almeno in queste proporzioni. Un nuovo segnale preoccupante che il clima sta cambiando e che le aziende agricole si devono preparare ad affrontare nuove sfide. Ora si tratta di vedere come proseguirà la stagione, ma i Vignaioli sono già al lavoro in vigneto per cercare di mettere in condizioni le piante di riprendersi dai danni e di stimolarle a sviluppare nuove gemme.

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Lombardia, gelo all’orizzonte: paura per i vigneti

Il 30% dei vigneti lombardi è stato danneggiato dal maltempo e dalle gelate tardive e problemi ci sono anche per alcune semine del mais, per i frutteti dell’Oltrepò pavese e gli ortaggi nella zona del Comasco e della Brianza.

E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Lombardia alla vigilia della nuova perturbazione che sta per colpire nel centro nord con rovesci e temporali, localmente forti e accompagnati da grandine e neve sulle Alpi sopra i 1.300 metri ma quota in calo fin sopra i 1.000 metri nella notte. Una situazione che rischia di aggravare la situazione dei vigneti e che preoccupa gli agricoltori.

LE ZONE A RISCHIO
Secondo le rilevazioni di Coldiretti Lombardia: nelle ultime due settimane è stato colpito il 15% della superficie vitata di Bergamo con danni fra il 60% e il 90%, in provincia di Brescia si stima una riduzione di circa il 30% nella produzione in Franciacorta e di circa il 20% per la zona Valtenesi, mentre nell’area del Lugana i danni sono stati più distribuiti a macchia di leopardo. Danni notevoli, continua la Coldiretti Lombardia, sono stati registrati anche sui vigneti nell’alto e basso Mantovano nelle zone del Lambrusco, con punte anche del 50% sulle singole produzioni. A Pavia, la superficie dell’area colpita può essere stimata, in questa prima fase, tra il 20% e il 25% dell’intera superficie vitata dell’Oltrepò Pavese. Infine in Valtellina hanno “pagato dazio” le zone più fredde con problemi su circa il 10% delle superfici.

“I cambiamenti climatici – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – negli ultimi dieci anni hanno provocato danni per 14 miliardi di euro in Italia. Ormai dobbiamo fare i conti con eventi sempre più estremi sia sul fronte delle temperature che su quello delle precipitazioni. Tanto che nelle ultime due settimane, più che primavera sembrava di essere in inverno”.

SETTORE CHIAVE
La preoccupazione per la produzione vitivinicola è giustificata anche dal fatto che il settore occupa oltre 9 mila persone alle quali vanno però aggiunte quelle impiegate nell’indotto e gli stagionali, mentre sono più di tremila le aziende attive: 1.573 a Pavia, 614 a Brescia, 305 a Sondrio, 207 a Bergamo, 169 a Mantova, 162 a Milano, 28 a Varese, 21 a Monza e Brianza, 18 a Como, 18 a Lecco, 10 a Lodi e anche 9 a Cremona.

Alle produzioni DOCG, DOC e IGT la Lombardia dedica quasi il 90% del suo vino. Fra i Doc, l’aumento delle produzioni negli ultimi cinque anni è stata di oltre 45mila ettolitri e fra essi il Lugana è cresciuto del 43% superando i 76mila ettolitri nel 2016. In crescita anche le IGT (fra i quali troviamo i lambruschi mantovani e i vini delle colline di San Colombano) con un incremento di 34mila ettolitri rispetto al 2012 per superare l’anno scorso i 513mila ettolitri totali. Inoltre negli ultimi 15 anni  le esportazioni in valore dei vini lombardi sono passati da 153 a 258 milioni di euro con un incremento di quasi il 69% con una forte crescita, accanto alle tradizionali piazze americane e nord europee, anche della Cina, di Hong Kong, della Spagna, del Regno Unito, della Russia e della Francia.

IL RESTO DEL PAESE
L’arrivo di un nuovo vortice aggrava i danni nelle campagne di una pazza primavera segnata da nubifragi, siccità e gelate fuori stagione che hanno decimato i raccolti in frutteti, vigneti e nelle coltivazioni orticole, tanto che dal Piemonte al Veneto è stato chiesto lo stato di calamità, con la situazione che è comunque drammatica anche nelle regioni del Centro Italia.

Il gelo si è accanito sui vigneti dalla Val d’Aosta alla Lombardia, dal Veneto al Lazio, dalla Toscana alle Marche, dalla Campania fino alla Sardegna. Dai monitoraggi emergono i gravissimi danni subiti da alcune produzioni tipiche e di qualità come i radicchi veneti, le pere mantovane, le ciliegie di Vignola (Modena), i kiwi laziali e le mele annurca della Campania, ma anche i forti problemi che stanno incontrando le piante di acacia in Piemonte, importantissime per il lavoro delle api, e gli ulivi in Campania per i quali gli effetti delle gelate, dovranno essere valutati in seguito.

Una situazione che conferma i cambiamenti climatici in atto che in Italia si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione, precipitazioni brevi e violente accompagnate anche da grandine con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarrie del tempo.

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Neve in vigna al Sud? Una “manna” per le cantine (foto gallery)

Neve, ghiaccio, gelate. Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle condizioni meteorologiche del Sud Italia, in questi giorni sotto la morsa del freddo record. Da anni non si ricordavano nevicate di tale portata, capaci di creare non pochi disagi nei piccoli borghi, ma anche nelle città e sulle vie di comunicazione. Il meteo non ha fatto sconti neppure a Puglia e Molise, come al resto dell’Italia del vino del Sud.

Le peggiori condizioni si sono verificate, per motivi logistici, in Molise. Cantine isolate dalla mancanza di fornitura di corrente elettrica, soprattutto. Ma il mal tempo non ha risparmiato nemmeno l’alta Murgia, con problemi anche qui di isolamento.

Partendo da nord, è emblematico quanto racconta il direttore della cantina Valtappino, Luciano Cirucci, che parla di “una nevicata record” che ha generato “dubbi sullo stato attuale delle vigne, in quanto le strade per raggiungerle sono impraticabili e coperte da oltre un metro di neve”. “Una stima dei danni – continua Cirucci – non è ancora possibile, ma vedendo il lato positivo la pianta è in uno stato vegetativo dormiente, quindi non dovrebbero esserci ingenti danni”.

Situazione nettamente migliore invece nel Foggiano, dove abbiamo intervistato Marika Maggi e Giovanni Losito, responsabili delle rispettive cantine La Marchesa di Lucera – produttori di Cacc’e mmitte e di Catine Losito – Terre del Gargano. Entrambi confermano che “non ci saranno interventi particolari dopo il gelo polare di questi giorni”. “Tranne qualche piccolo problema di condutture esplose per il gelo”, di buon grado hanno visto queste sporadiche nevicate, in quanto “migliorative per lo stato di salute delle piante e garanzia di risorse idriche”.

NEVE? NO PROBLEM
La neve, sempre secondo i produttori, avrebbe la funzione di “sanificare le piante, riducendo la possibilità di attacchi patogeni endemici al naturale risveglio vegetativo, in primavera”. I viticoltori, addirittura, non nascondo “fiducia in uno stato di salute migliore delle uve nella prossima vendemmia”. Allo stesso tempo, “solo in primavera sarà possibile constatare eventuali danni attualmente invisibili”.

Proseguendo sul nostro percorso arriviamo sui Colli della Murgia. Il quadro è quello dipinto dalle cantine Colli della Murgia e L’archetipo. Entrambi confermano “una condizione di disagio con cantine isolate e qualche ritardo nella tabella di marcia, come imbottigliamenti e altre operazioni di ordinaria amministrazione”. Saverio Pepe di Colli della Murgia parla di “disagio logistico”. Ma, come i colleghi de L’Archetipo, conferma che “questi 70 centimetri di neve probabilmente saranno propedeutiche per un annata qualitativamente migliore”.

Insomma: la neve al Sud Italia, dal punto di vista enologico, non può che far sperare in una vendemmia 2017 all’insegna della qualità. Da secoli, infatti, le cantine che operano a ridosso delle montagne appenniniche e alpine si trovano ad affrontare nevicate molto più abbondanti e frequenti di quelle vissute al Sud. Senza per questo registrare cali drastici nella produzione di vini di qualità.

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