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Prowein Business Report 2025 tra futuro vini Premium, novità e trend del biennio

Prowein Business Report 2025 tra futuro vini Premium, novità e trend del biennio piero mastroberardino intervento premium wines
Futuro dei vini Premium, novità e trend del biennio 2025-2026 sono i temi affrontati dal Prowein Business Report 2025. Ieri la presentazione, con l’intervento, tra gli altri, del produttore campano Piero Mastroberardino. Secondo i dati emersi sul campione di ospiti internazionali della Prowein di Düsseldorf – oltre 30 Paesi coinvolti – l’industria del vino premium e super-premium continua a evolversi, nonostante le difficoltà del periodo a livello internazionale. Il focus crescente dei fine wines, con prezzi superiori a 50 euro, riguarda qualità, sostenibilità e innovazione. I dati del ProWein Business Report 2025, realizzato in collaborazione con Hochschule Geisenheim University, rivelano le strategie e i trend chiave per conquistare i consumatori di oggi e di domani.

FATTORI DI SUCCESSO PER I VINI PREMIUM

Secondo gli esperti, la reputazione del marchio rimane il pilastro fondamentale per il successo di un vino premium, con il 70% degli intervistati che lo considera un elemento cruciale. L’esclusività e la capacità di creare un senso di rarità seguono a ruota (67%), mentre il marketing esperienziale, che include visite personalizzate alle cantine ed eventi di degustazione immersivi, raggiunge il 60%. Altri fattori significativi includono la valorizzazione del patrimonio e del retaggio storico (53%) e l’adozione di pratiche sostenibili (53%). Dimostrato così come la narrazione legata alla tradizione e alla sostenibilità (sociale ed ambientale) sia essenziale per attirare consumatori consapevoli. Punti, questi, toccati proprio dall’intervento di Piero Mastroberardino, a capo di una delle cantine italiane di maggior successo e prestigio nel mondo.

LE OPPORTUNITÀ DELLA PREMIUMISATION

Nonostante le sfide globali, la premiumisation rappresenta una strategia a lungo termine. Circa il 53% degli esperti ritiene che le vendite di vini premium siano resilienti alle crisi economiche. Tuttavia, i prezzi dei super-premium stanno raggiungendo livelli insostenibili (45%), limitando le opportunità di crescita futura. Un dato interessante emerge dalla necessità di adattare il marketing per coinvolgere le nuove generazioni di consumatori. Il 67% degli esperti sottolinea l’importanza di strategie mirate ai giovani, che iniziano ad apprezzare i vini premium man mano che crescono in età e reddito.

IL VINO FRA TREND E NOVITÀ DI PRODOTTO NEL BIENNIO 2025-2026

In un mercato del vino che si sta evolvendo rapidamente, rispecchiando i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori e le nuove dinamiche globali, il ProWein Business Report 2025 individua anche trend e novità di prodotto per il biennio 2025-2026. I vini bianchi e gli spumanti, inclusi Champagne e Prosecco, continueranno a guidare la crescita del settore nei prossimi anni, con rispettivamente il 73% e il 71% delle preferenze tra gli esperti intervistati.

Sta inoltre emergendo una forte richiesta per vini a basso contenuto alcolico, che raggiungono un notevole 65%, e per prodotti completamente privi di alcol. Una chiara inclinazione verso opzioni più leggere e salutari. Anche i vini rosati mantengono una posizione rilevante nel mercato, sostenuti dalla loro versatilità e crescente appeal tra i giovani consumatori. Meno rilevante appare, invece, il futuro di categorie più tradizionali come i vini fortificati o quelli aromatici, che insieme occupano solo una piccola fetta delle proiezioni di mercato.

PACKAGING E PRESENTAZIONE DEI VINI: I DATI DEL PROWEIN BUSINESS REPORT 2025

L’innovazione non riguarda solo le tipologie di prodotto ma anche il modo in cui i nuovi vini e le alternative vengono concepiti e presentati. La confezione gioca un ruolo fondamentale: il 76% degli esperti sottolinea l’importanza di un packaging accattivante e memorabile, che non solo catturi l’attenzione sullo scaffale, ma trasmetta anche l’identità del brand. La sostenibilità emerge come un altro pilastro centrale, con il 69% degli intervistati che privilegia l’utilizzo di ingredienti naturali e pratiche rispettose dell’ambiente.

Accanto a ciò, il prezzo rimane un fattore chiave per catturare un pubblico ampio, così come la capacità di presentare un’immagine giovane e dinamica del brand. Fattore apprezzato dal 67% del campione. Altri elementi importanti per il successo dei nuovi prodotti includono l’offerta di sapori unici, che rispondano ai gusti in evoluzione dei consumatori. E una distribuzione capillare, che assicuri la presenza del prodotto sia nei canali retail sia nella ristorazione. Meno determinante, ma comunque significativo nell’ottica di presentazione, è il contenuto alcolico ridotto. Una caratteristica che continua ad attrarre segmenti di mercato più attenti alla salute.

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Piero Mastroberardino: «Brand e vini premium si costruiscono giorno per giorno»


«Il brand di una cantina e i suoi vini premium si costruiscono giorno per giorno»: così Piero Mastroberardino, numero uno della cantina campana divenuta un simbolo del Made in Italy enologico, con 300 anni di storia e 260 ettari di proprietà. L’attuale vicepresidente di Federvini, intervenendo nel primo pomeriggio a “ProWein Business Talk: Shaping the Future of Wine“, ha sottolineato l’importanza del branding nel settore vitivinicolo, focalizzandosi sul valore percepito dai consumatori e sulle soluzioni per costruire un’identità aziendale forte.

Secondo Mastroberardino, il valore percepito è l’elemento centrale per costruire un brand di successo. «È necessario proporre valori distintivi che rafforzino costantemente il marchio – ha spiegato il produttore campano durante il talk, moderato da Simone Loose dell’Università di Geisenheim – spostando l’attenzione da un marketing operativo a un marketing strategico, ancora poco diffuso nel mondo del vino. Il settore vitivinicolo, infatti, rispetto a molti altri, si trova ancora a uno stadio iniziale sul fronte del marketing, spesso limitato a comunicazioni generiche e poco mirate. Tutti raccontano le stesse cose, senza emergere. Distinguersi è fondamentale e una delle chiavi è valorizzare l’eredità storica dell’azienda».

HERITAGE AZIENDALE ALLA BASE DELLA COSTRUZIONE DEL BRAND

L’heritage aziendale, sempre secondo Pietro Mastroberardino, non è solo una risorsa distintiva, ma «un pilastro per costruire credibilità e autorevolezza». «Esperienze come le degustazioni verticali, che mettono in luce la continuità e l’evoluzione dei vini – ha sottolineato – sono strumenti efficaci per consolidare la fiducia dei consumatori. Raccontare la propria storia diventa quindi una strategia cruciale, non solo per il presente ma anche per tramandare il valore del brand alle future generazioni.». Mastroberardino ha sottolineato come questo processo virtuoso finisca per includere, in maniera naturale e non artefatta, anche temi «come la sostenibilità sociale e ambientale dell’azienda, garantendo così un futuro solido per l’investimento iniziale».

«La costruzione di un brand forte richiede tempo, almeno dieci anni in molti casi, e un impegno costante. Non è sufficiente – ha ammonito Piero Mastroberardino – concentrarsi sulle vendita immediata e gioire per le cantine vuote. Bisogna piantare radici profonde nel settore. Questo richiede un cambiamento di mentalità: non si può adottare un approccio speculativo, entrando e uscendo dal mercato senza una visione chiara. Il successo del brand e dei vini premium si costruisce giorno per giorno, con scelte ponderate e coerenti».

PREMIUM WINES? «MENO ASPETTI TECNICI, PIÙ COINVOLGIMENTO DIRETTO»

Nonostante il periodo di crisi generalizzata dei consumi, Mastroberardino vede un futuro promettente nel segmento dei vini premium, caratterizzati da un costo medio di 50 euro o superiore. «Tuttavia – ha precisato – è fondamentale spostare l’attenzione negativa che oggi esiste attorno al tema dell’alcol verso l’educazione e l’offerta di esperienze ai consumatori. Coinvolgere il pubblico attraverso il contatto diretto con l’ambiente vinicolo, condividere la storia e le emozioni legate alla produzione, piuttosto che ormai inutili aspetti tecnici come il valore del ph e dell’acidità, permette di rafforzare il legame con il brand e far comprendere che il vero valore non risiede solo nel prodotto, ma in un’esperienza immersiva».

PIERO MASTROBERARDINO: «VINI PREMIUM? ALLE NUOVE CANTINE DICO CHE…»

Del resto, le aspettative dei consumatori sono cambiate. «Oggi le persone cercano esperienze più profonde, emozionali – ha concluso Piero Mastroberardino sempre in occasione del “ProWein Business Talk: Shaping the Future of Wine” – che vadano oltre i dettagli tecnici. È qui che entra in gioco la capacità di raccontare la propria storia e la propria eredità, per costruire un dialogo autentico con i consumatori. Cosa suggerirei alle nuove cantine che vogliono produrre premium wines?

La costruzione di una storia e di un’identità di brand richiede tempo e dedizione. È fondamentale iniziare fin da subito con una visione di lungo termine. Investendo in attività che rafforzino il valore percepito, come “librerie di vini”, ovvero lo storico della produzione che consenta di organizzare degustazioni verticali. Ed evitando di pensare solo alla vendita immediata». Il segreto del successo, in sintesi, risiede secondo Piero Mastroberardino nella capacità di unire passato, presente e futuro in un percorso che sia sostenibile. E autentico. Piero Mastroberardino vini premium. VCR421 Antonio Mastroberardino.

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Corso in viticoltura ed enologia, la tesi di laurea da oggi “nasce” in azienda

È stato presentato oggi, alla Fondazione Edmund Mach, in occasione dell’insediamento del comitato di indirizzo composto da diversi esponenti del mondo produttivo trentino, il nuovo progetto di tesi di laurea del Corso di laurea in viticoltura ed enologia che prevede una forte partnership tra studenti e aziende. Un modello basato su progetti di sperimentazione e ricerca al servizio del territorio, per un corso di studi che vuole sempre più legarsi al territorio e impegnato nel fornire risposte concrete alle esigenze di ricerca delle aziende e del mondo del lavoro.

L’evento “Coltiva il tuo futuro” organizzato dal Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, struttura accademica congiunta FEM-UniTrento, si è svolto nell’aula magna alla presenza dell’assessore provinciale alla università e ricerca, Sara Ferrari, del presidente FEM, Andrea Segrè, del rettore di UniTrento, Paolo Collini, accanto alla direttrice del C3A, Ilaria Pertot, al responsabile del corso di laurea, Massimo Bertamini, ed al neocostituito Comitato di indirizzo.

L’evento ha visto partecipare i rappresentanti del mondo agricolo e dell’industria, docenti e studenti con l’obiettivo di fare un bilancio del percorso vitienologico FEM dal 1991 ad oggi e del primo anno accademico del corso triennale.

Il corso di laurea in Viticoltura ed Enologia è stato incardinato al C3A a settembre 2017, primo risultato concreto della convenzione tra Fondazione Mach e Università di Trento per l’istituzione del Centro congiunto.

“Questo corso è il frutto di quasi trent’anni di lavoro. Tutto è partito nel 1991 con l’istituzione della professione di enologo. Siamo stati i primi in Italia ad ospitare la scuola speciale per il rilascio del titolo, prova del fatto che abbiamo fin da subito creduto in questa figura”, ha spiegato il presidente della Fondazione Edmund Mach, Andrea Segrè.

Negli anni si è continuato a credere e ad investire su questa iniziativa formativa: dalla convenzione con Geisenheim per la doppia laurea, a quella con l’Università di Udine e l’Università di Trento per il corso interateneo. “Il C3A è un tassello prezioso di questo cammino, che ci permette di chiudere il cerchio della filiera formativa a San Michele, dall’istruzione superiore al dottorato, valorizzando al massimo i legami con il territorio”, ha aggiunto Segrè.

Nell’anno accademico in corso sono stati attivati il primo ed il secondo anno di corso, con un numero massimo programmato di 75 studenti. La maggior parte degli matricole proviene dal Trentino-Alto Adige e dal Nord-Est. Alla prima prova selettiva del aprile hanno partecipato 232 iscritti, a testimonianza dell’interesse verso l’indirizzo. Le prossime prove selettive sono previste il 16-17 luglio e il 30-31 agosto per assegnare gli ultimi posti disponibili.

“L’occasione di oggi, che promuoviamo insieme alla Fondazione Mach, è per noi un’occasione duplice – ha commentato il rettore Paolo Collini – perché da un lato sottolinea il forte radicamento che il nostro Ateneo ha sul territorio trentino e la voglia di proseguire nella collaborazione con le realtà produttive locali. La composizione del Comitato d’indirizzo, con nomi importanti del settore, ne è esempio concreto”.

“Dall’altro – continua Collini – questo evento mette l’accento su alcune delle tante opportunità che rendono la formazione all’Università di Trento davvero completa e internazionale. Così come avviene per la ricerca, che sta dando sempre maggiori soddisfazioni anche al nostro C3A, così anche nell’alta formazione vogliamo coltivare una dimensione internazionale. E permettere ai nostri studenti e studentesse, ad esempio, di svolgere la propria tesi all’estero va in questa direzione”.

L’assessore Sara Ferrari ha spiegato: “Considero il Centro Agricoltura, Alimenti e Ambiente (C3A), aperto a San Michele grazie ad un accordo tra Università di Trento e Fondazione Edmund Mach una delle azioni importanti di questa legislatura. Un centro che rappresenta uno sforzo verso una più efficace rete della ricerca e i cui risultati ricadranno su più attori e sul territorio, con sicuro vantaggio per le tante famiglie che vivono di agricoltura e per i loro figli, che potranno ora beneficiare della nuova e importantissima opportunità della laurea in Viticoltura ed Enologia”.

Durante l’evento è stato presentato il Comitato di indirizzo, organismo con funzioni consultive impegnato a rafforzare le relazioni con il mondo economico, sociale e produttivo. Inoltre il Comitato opera per allineare il percorso formativo con gli sbocchi lavorativi e individuare le iniziative necessarie per anticipare le esigenze future. Un trait d’union, in sostanza, tra la didattica, la ricerca e le esigenze del territorio.

Un nuovo modello di tesi di laurea. Tra i segni di riconoscimento del corso di laurea c’è poi un’innovazione didattica costituita da un nuovo modello di tesi basato su progetti di sperimentazione e ricerca al servizio del territorio. L’elaborato finale, centrato su un obiettivo sperimentale proposto da un’azienda, una cantina, ma anche da un’industria o da un ricercatore, viene prodotto da un team di studenti, seguito da uno o più docenti in collaborazione con il proponente.

“In questo modo lo studente viene stimolato a confrontarsi con la realtà esterna e a risolvere, con un approccio scientifico, un problema proposto dal mondo produttivo” ha puntualizzato llaria Pertot, direttrice del C3A “inoltre, pur lavorando individualmente, lo studente può sperimentare le peculiarità ed i vantaggi del lavoro in team”.

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