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Vini al supermercato

Sicilia Doc Viognier 2016 Gurgò, Cantine Paolini

(5 / 5) Originario del Rodano settentrionale, dove per tradizione costituiva il partner ideale nell’uvaggio con il Syrah, il Viognier è un vitigno a bacca bianca di spiccate suggestioni aromatiche, odoroso di gelsomini e pesche, che negli ultimi anni si è diffuso anche in Italia con risultati spesso
sorprendenti.

In vendita nei supermercati del circuito Pam, il Viognier Gurgò Cantine Paolini rientra nei canoni  del disciplinare DOC Sicilia. Un bianco corposo, equilibrato, intenso, brevemente affinato in legno. Un vino che conquista per l’immediata piacevolezza e l’ottimo rapporto qualità/prezzo.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Sicilia Doc Viognier Gurgò 2016 di Cantine Paolini sfoggia un giallo limone di media intensità. Al naso affiorano profumi agrumati, pompelmo e scorza di limone, fiori d’arancio, pesca bianca e banana, cenni di salvia. Poco alla volta compaiono sbuffi di vaniglia e tostatura.

Sorso pieno,sapido, intenso nell’espressione aromatica, sostenuto da un’appagante vena di freschezza. Finale armonico, intessuto di toni speziati e vanigliati. Persistenza sopra la media.  Davvero un vino sorprendente!

Si rivela sodale perfetto in abbinamento con piatti fusion e della cucina asiatica, e con  preparazioni marinare a base di salmone, sgombro, anguilla e pesce spada. Ottimo con una tagliata di pollo e verdure alla piastra. Da provare assieme a formaggi a pasta morbida.

LA VINIFICAZIONE
Il Sicilia Doc Viognier Gurgò di Cantine Paolini  nasce da uve vendemmiate a mano nella terza settimana d’agosto. In cantina segue una pressatura soffice ed una lenta fermentazione a 15° che si protrae per circa quattordici giorni a temperatura controllata. Dopo un breve passaggio in botte il vino affina per sei mesi in bottiglia prima di essere immesso alla vendita.

Il vigneto Paolini si stende per tremila ettari nel versante meridionale e orientale dei comuni di Marsala, Trapani, Salemi e Mazara del Vallo. L’azienda nasce nel 1964 a Marsala su un  territorio storicamente vocato per la viticoltura e oggi vinifica le uve di oltre mille conferitori. La contrada Gurgò vanta un terreno di matrice carsica che dona al vino una peculiare mineralità.

Prezzo: 4,99 euro
Acquistato presso: Pam

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Luca Ferraris Agricola: “Come ti porto il Ruchè in capo al mondo”

Se glielo chiedi, la prende alla larga. Ti parla delle “tante porte prese in faccia negli anni scorsi” e, sopratutto, del “cambio di mentalità degli importatori”. Tutte cose vere. Ma se il Ruchè di Castagnole Monferrato, minuscola e giovane Docg piemontese, è oggi conosciuto (e apprezzato) in tutto il mondo, gran parte del merito va a Luca Ferraris, titolare dell’omonima “Agricola” di località Rivi, 7. Reduce da una full immersion in Oriente, su e giù da un aereo all’altro – dall’Hong Kong International Wine and Spirits Fair a Bangkok, passando per Singapore – Luca Ferraris è impegnato in cantina quando squilla il telefono.

“E’ stato un tour molto impegnativo ma anche molto soddisfacente – commenta il viticoltore -. Sono ormai 8-9 anni che bazzichiamo quei mercati e abbiamo sempre avuto dei problemi. Ci chiedevano stupiti se in Italia ci fosse il vino, abituati com’erano a bere esclusivamente francese, fino al 2008. Nel tempo siamo riusciti ad affermarci, in generale come vino italiano. Oggi, addirittura, incontriamo importatori che ammettono che stavano cercando, tra tutti i vini, proprio il nostro Ruchè”. E’ cresciuta la consapevolezza del cliente orientale o sono migliorati i piemontesi esportatori? “Direi entrambi – risponde Ferraris -. Noi ci abbiamo dato dentro a testa bassa, senza mai mollare. Ma anche gli importatori iniziano a capire il vino. Abbiamo assistito a una scrematura incredibile nelle importazioni. Fino a cinque o sei anni fa, qualsiasi corporate acquistava vini perché era chic e di moda. Oggi, chi compra sa dove rivenderlo. E ripete gli ordini, cosa che non succedeva in passato, quando assistevamo a sterili ordini a spot da parte di aziende sempre diverse”.

Sono lontani, insomma, i tempi in cui il Piemonte esportava esclusivamente Moscato, Malvasia e Barbera modern style. Del resto, il Ruchè si presta deliziosamente alla cucina asiatica. “La cucina asiatica di alto livello, quella ‘stellata’ – precisa Luca Ferraris – è il cliente potenzialmente più interessato al nostro prodotto. Un vino così aromatico e speziato si abbina benissimo ai piatti orientali, soprattutto se fusion. Poi non bisogna dimenticare che la cucina italiana, nel mondo, la fa da padrona”.

Anche a Bangkok, mega regione urbana in cui si condensano 30 milioni di persone. “Basti pensare – continua Ferraris – che l’imprenditore thai, oggi, investe in cuochi e chef italiani per aprire ristoranti tricolore nella capitale della Thailandia. Perché va di moda, ma anche perché a Bangkok, effettivamente, è pieno di italiani. Il Made in Italy, in particolare quello del food, sta tirando moltissimo. E il vino segue questa scia. Se da un lato, in questi mercati, la forbice tra ricchi e poveri si sta aprendo sempre di più, dall’altro è consistente, numericamente, la classe media che ha voglia e coraggio di investire”.

I NUMERI DEL RUCHÈ
La Docg di Castagnole produce, ad oggi, 800 mila bottiglie scarse. Ferraris, nel 2017, punta a 130 mila bottiglie. Circa il 20% della produzione totale. “L’Export – spiega il titolare – riguarda il 65-70% della produzione del nostro Ruchè. Nonostante questo, la denominazione non esporta più del 30%. Rimane comunque salda la posizione sul mercato italiano, come riferimento. Noi, come azienda, puntiamo invece a esportare il 55% della nostra produzione totale all’estero, con punte del 70% per il Ruchè, mentre ad oggi ci assestiamo sul 45%. All’inizio vendevamo bottiglie a 13 euro che venivano rivendute a 400 euro all’estero. Il prezzo del Ruchè base si assesta adesso sui 9-10 euro, mentre il top di gamma tocca quote di 19-20 euro. Rivendute rispettivamente a 25 e 50 euro”.

“A livello di comunicazione – precisa Ferraris – il Consorzio ci ha dato la possibilità di partecipare a fiere di settore, in gruppo. Dunque, avanzandone. Direi che siamo stati bravi noi, dal punto di vista della comunicazione aziendale. Su mercati così lontani, vale più l’iniziativa del singolo. Nella produzione del Ruchè, poche aziende sono in grado di fare investimenti tali, anche a livello chilometrico, da Castagnole Monferrato. La degustazione in Svizzera è un discorso. Le fiere a Hong Kong, piuttosto che in Giappone o negli Stati Uniti, sono un’altra storia. Ci va una massa critica che consenta tali investimenti”.

Un futuro luminoso, dunque, quello del Ruchè. “Spero che continui la crescita registrata in questi anni – ammette Luca Ferraris – e, anche se mi guardano tutti con gli occhi sbarrati, la Docg potrebbe puntare a produrre nel 2017 un milione di bottiglie prodotte, mantenendo una qualità molto elevata”. Basti pensare che la Ferraris, il prossimo anno, volerà da 80 a 130 mila bottiglie. Con un incremento, entro il prossimo febbraio, da 16 a 26 ettari vitati a Ruchè (passando da 33 a 43 ettari complessivi), sui 136 ettari totali della denominazione.

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Vini al supermercato

Orzalume Umbria Igt 2013, Castello di Corbara

(5 / 5) Novità sugli scaffali del Penny Market, ben tre etichette dell’azienda agricola Castello di Corbara di Orvieto in Umbria. Il posizionamento prezzo non è proprio da discount, anche se il Penny Market si definisce da sempre discount di qualità.

Con l’entusiasmo che contraddistingue la nostra “mission”, “bere bene al supermercato”, scegliamo un bianco ed andiamo virtualmente in provincia di Terni, con l’Orzalume Grechetto Sauvignon Igt prodotto dall’azienda agricola Castello di Corbara di Orvieto. Si tratta di un vino fermo, gradazione 13%, vendemmia 2013.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino Orzalume Igt Castello di Corbara si presenta nel calice di colore giallo paglierino, leggermente tendente al dorato. Quello che stupisce da subito è il bouquet, davvero intrigante ed aromatico: frutta matura a polpa gialla, pera, albicocca, banana, vaniglia e note minerali. Complesso ed intenso.

Il vino Orzalume Igt del Castello di Corbara è gradevole. Lo troviamo solo un po’ debole di corpo, nonostante la sua gradazione. Il finale è piacevole, leggermente sapido, l’acidità un po’ mitigata dal passaggio in legno, sufficientemente equilibrato. Si abbina a piatti della cucina asiatica, speziata, carni bianche e formaggi poco stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Orzalume Igt dell’azienda agricola Castello di Corbara è un blend di uve Grechetto e Sauvignon. Il Grechetto è un vitigno autoctono molto diffuso nell’Italia centrale, soprattutto in Umbria. Normalmente dà vita a vini di moderata acidità.

Il Sauvignon, spesso utilizzato per tagli, ha la struttura per garantire nel tempo bouquet intensi e complessi. Insomma, un matrimonio particolare tra i due uvaggi. Per Orzalume Igt, la vendemmia viene fatta a mano tra metà e fine settembre. Viene affinato 5 mesi in barrique e altri 4 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato.

LA CANTINA
Simbolo della casa vinicola che lo produce è il Castello di Corbara (premiata “Miglior cantina 2017” da vinialsuper), cantina che ha come simbolo un edificio storico che risale al 1200. Dal 1997 è di proprietà di un gruppo imprenditoriale che si è posto come obiettivo il rilancio del brand e del territorio, con particolare attenzione alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, come il Grechetto.

La cantina, di elevata tecnologia, è stata progettata nel 2002 al centro di un’azienda che conta 100 ettari vitati, per garantire che le uve, raccolte a mano, vengano conferite in meno di trenta minuti. L’azienda agricola Castello di Corbara sarà presente al prossimo ProWein di Dusseldorf e al Vinitaly 2016.

Molto attenta ai mercati esteri, curiosamente il loro sito parla solo inglese, con la possibilità di scaricare due presentazioni pdf solo in cinese e russo. In italiano solo le indicazioni stradali. Quindi, se volete approfondire la storia dell’azienda agricola Castello di Corbara, la domanda che dovrete porvi è la seguente: “Do you speak english?”.

Prezzo pieno: 6,99 euro
Acquistato presso: Penny Market

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