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Vini autoctoni si nasce. E al supermercato si cresce. Parola di Cascina Gilli e Luca Ferraris Agricola

MILANO – Piccoli produttori, ma anche realtà più strutturate, in grado di raccogliere la sfida della grande distribuzione organizzata. Questi i protagonisti di Autoctono si nasce, l’evento con cui l’associazione Go Wine ha inaugurato il 2016 a Milano, ieri pomeriggio nella sala convegni dell’Hotel Michelangelo di piazza Luigi di Savoia, 6. Buona la risposta in termini di pubblico, giunto dal capoluogo lombardo e non solo. C’eravamo anche noi. Ovviamente a caccia di quelle aziende che, per superficie vitata e per una precisa scelta imprenditoriale, sono in grado di sostenere i numeri richiesti dal mercato “pigliatutto” dei supermercati operanti sul suolo del Belpaese. Missione compiuta, anche se
 non con qualche difficoltà. Il banco d’assaggio organizzato da Go Wine ha visto l’intervento pressoché esclusivo di piccoli produttori di “vino autoctono”. E così, come mosche bianche, per una volta i “big” si sono trovati in netta minoranza. Parliamo di due aziende piemontesi, entrambe operanti in provincia di Asti: Cascina Gilli, di Castelnuovo Don Bosco, e la Ferraris Luca (nota anche come Ferraris Agricola) di Castagnole Monferrato. Il quadro che emerge è chiaro. Operare in grande distribuzione, per i produttori di vino, è come osservare le due facce della stessa medaglia. Da una parte i vantaggi della pubblicità “indiretta, offerta dalla presenza stessa dei propri vini sugli scaffali del supermercato; dall’altra le difficoltà nel digerire campagne promozionali sempre più aggressive, che rischiano di distogliere l’attenzione del consumatore dal reale valore del prodotto stesso. Abituandolo a una ricerca che mira sempre più verso il basso. Verso l’affare del secolo. Che in gergo potrebbe tradursi con una parola sola: il “sottocosto”.

“Operiamo nella grande distribuzione da circa tre anni – spiega Francesca Schiavo (nella foto sopra) di Cascina Gilli – in particolare con la catena Carrefour. Ci siamo entrati quasi per caso, dopo una degustazione dei nostri vini che ha avuto particolare successo. Siamo molto competitivi dal punto di vista qualità prezzo, una caratteristica sempre apprezzata dai clienti dei supermercati”. Sugli scaffali della catena francese, col marchio di Cascina Gilli possiamo trovare una Barbera d’Asti Docg vinificata in acciaio, denominata “Le more”, e due Freisa, “Luna di Maggio”, frizzante, e “Al Forno”, ferma. Un vino da vitigno autoctono, la Freisa, che Francesca Schiavo ammette di “vendere molto bene al supermercato, nonostante sia poco conosciuta”. La produzione di Cascina Gilli nel Basso Monferrato si assesta sulle 120 mila bottiglie all’anno, frutto della vinificazione pressoché totale di vitigni autoctoni, ad accezione dell’internazionale Cardonnay, su una superficie totale di 18 ettari. Di queste, circa 9-10 mila bottiglie finiscono complessivamente in grande distribuzione. “Dal mio punto di vista – evidenzia ancora Francesca Schiavo – la Gdo rischia di svalutare il prodotto esposto, soprattutto quando è in offerta. Bottiglie di annate non recenti finiscono in promozione a prezzi stracciati, che non rispecchiano il reale valore del prodotto, pur essendo questo ancora stabile, conservando tutte le caratteristiche iniziali. Io stessa considero vino di qualità quello che si assesta sui 9-10 euro. Quindi diventa un problema vedere i propri prodotti sugli scaffali a 6-7 euro. Con Carrefour, del resto, noi concordiamo solo il prezzo pieno”. Ma la rappresentante di Cascina Gilli riconosce d’altro canto anche i vantaggi della Gdo. “Essendo noi una piccola realtà – ammette Francesca Schiavo – non sempre risulta facile pubblicizzarsi facendo leva esclusivamente sulle proprie forze”. Ecco dunque che il supermercato diventa una vetrina importante, “per l’ampio pubblico che lo frequenta, sempre molto variegato in termini d’età, di professione, di estrazione sociale”.

I SEGRETI DEL RUCHE
Pare invece più ‘confortevole’ la convivenza con la Gdo tratteggiata da Emiliano Morando (nella foto sotto) della Ferraris Agricola, azienda giunta alla terza generazione di produttori di Ruchè a Castagnole Monferrato. Ruchè, ovvero la più piccola Docg in Piemonte, neppure 1 milione di bottiglie totali, spalmate su 40 produttori di cui forse solo una decina pronti a portare questo vino nel mondo. La Luca Ferraris, da ormai 15 anni, è una di queste. Esportando in 23 Paesi parte delle 180 mila bottiglie prodotte annualmente. Trenta ettari vitati a conduzione famigliare, di cui il 70% a Ruchè Docg, di cui vengono prodotte tre versioni. Quella “base” è destinata a finire sugli scaffali della catena francese Carrefour e del gruppo padovano – ma veneziano d’azione – Pam. Generando un giro d’affari che interessa il 50% della produzione totale dell’azienda. “Ferraris – spiega Emiliano Morando – a differenza di tante altre aziende divenute ‘popolari’ grazie al canale ho.re.ca. e solo in seguito sbarcate in Gdo, ha deciso di percorrere la strada inversa. Infatti, con una grande distribuzione controllata, siamo riusciti a introdurre il nostro Ruchè ‘Bric d’Bianc’, entrando in una nicchia delle loro selezioni, riuscendo così a promuovere una Denominazione nata come Doc nell’87 e divenuta molto velocemente Docg, nel 2010. Il nostro è uno di quei casi in cui il supermercato, abile a servire il cliente in modalità ‘one stop, one shop’, ha conferito valore aggiunto alla produzione. Oggi – continua Morando – questa scelta controcorrente ci permette di avere richieste da svariati ristoratori, proprio perché siamo presenti e dunque riconoscibili in grande distribuzione. Abbiamo usato la recettività della Gdo per promuovere l’intera Docg”.

In questo momento il Ruchè Bric d’Bianc della Luca Ferraris Agricola è in vendita a un prezzo di rotazione di 10,99 euro, con picchi promozionali che, per contratto, non scendono mai sotto i 7,99 euro. “In tante altre realtà piemontesi, come per esempio quella della Barbera d’Asti – spiega Emiliano Morando – l’alto numero di produttori ha fatto sì che la produzione fosse di conseguenza tra le più svariate: andiamo dal mediocre alla vera eccellenza. La fortuna del Ruchè è che siamo in pochi a produrlo e il prezzo viene del tutto controllato dai produttori. Per questo non si troveranno mai dei Ruchè con dei prezzi assurdamente bassi per necessità di svuotare delle cantine”. La stessa Cantina Sociale che opera a Castagnole Monferrato, per ammissione di Morando, “non pratica questa politica”. “Oggi i vini al supermercato stanno prendendo molto piede in tutta Europa – continua il rappresentante della Ferraris – e credo che gruppi come Coop, come Aldi, come Rewe stanno oggi promuovendo i più grandi nomi del vino Made in Italy. Da un certo punto di vista dico ‘purtroppo’, perché muore tutto l’aspetto romantico legato al vino e al piccolo retailer. Io spero che non accada quello che è successo in America, col fallimento delle politiche dei grandi centri commerciali. Ad oggi la Gdo di qualità è comunque in grado di offrire prodotti validissimi a prezzi sicuramente più vantaggiosi rispetto a canali di vendita di struttura più modesta. Al momento, dunque, non demonizzerei la grande distribuzione organizzata”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, insomma. Finché dura.

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