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Miglior Metodo classico italiano Guida Winemag 2025: Roccapietra Blanc de Noirs

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Roccapietra Blanc de Noirs Metodo Classico Vsq Pinot Nero Extra Brut della cantina Scuropasso è il Miglior Metodo classico italiano dell’anno per la Guida Winemag 2025. Lo “Champenoise” prodotto da Fabio e Flavia Marazzi, padre e figlia, torna a far brillare la luce degli spumanti base Pinot Nero dell’Oltrepò pavese. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 96/100. Di seguito il profilo del vino.

ROCCAPIETRA BLANC DE NOIRS METODO CLASSICO VSQ PINOT NERO EXTRA BRUT, SCUROPASSO

  • Perlage: 10
  • Fiore: 9.5
  • Frutto: 9.5
  • Freschezza: 9.5
  • Sapidità: 7
  • Percezione alcolica: 5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 9.5
  • A tavola: 10
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 96/100 (Miglior spumante Metodo classico italiano Guida Winemag 2025)

Cantina Scuropasso

Frazione Scorzoletta, 40/42
27040 Pietra de’ Giorgi (Pavia)
Tel 0385.85143
Email info@scuropasso.it

MIGLIOR SPUMANTE METODO CLASSICO ITALIANO: ROCCAPIETRA BLANC DE NOIRS CANTINA SCUROPASSO

Cantina Scuropasso nasce nel 1962 quando Federico e Primo De’ Contardi, rispettivamente padre e zio paterno di Fabio Marazzi, decidono di dedicarsi alla cura dei vigneti di proprietà siti in Valle Scuropasso (Oltrepò pavese, Pavia) per la la produzione di basi spumante di pinot nero e di Buttafuoco da vitigni autoctoni. Fabio Marazzi, terza generazione, incoraggiato e seguito dallo zio Primo, entra in azienda alla fine degli anni ’80 e subito cerca di dare un’impronta propria. La sua grande passione e l’esperienza maturata a fianco di importanti enologi piemontesi danno vita al nostro primo Metodo Classico nel 1989. Flavia Marazzi, la figlia di Fabio, dopo gli studi in enologia e alcune esperienze fuori dal territorio, affianca oggi con grande passione e determinazione il papà. Il loro dialogo tra tradizione e innovazione è il punto di forza della crescita dell’azienda.

MIGLIORI SPUMANTI METODO CLASSICO ITALIANI: ROCCAPIETRA DI SCUROPASSO, OLTREPÒ PAVESE

Nel 1991 debutta lo Scuropasso Metodo Classico Brut: la prima delle nostre “bollicine pazienti” – come amiamo definirle -, già allora caratterizzata da un lungo affinamento sui lieviti. Dal 1998 i nostri spumanti escono con il marchio Roccapietra, sintesi dei nomi dei due comuni simbolo della Valle Scuropasso (Rocca de’ Giorgi e Pietra de’ Giorgi). Un nome che racconta il forte legame che la nostra famiglia ha con il territorio. Oggi, le bollicine Roccapietra hanno quattro diverse espressioni. Il Blanc de Noirs Roccapietra, omaggio al primo Metodo Classico prodotto. Il Cruasé, la veste rosa del pinot nero. Lo Zero, il Pas Dosé che dal 2006 è la più autentica espressione delle caratteristiche uniche del pinot nero del territorio. E infine, l’ultimo nato, il Blanc de Blancs, da una vigna di chardonnay dell’Alta Valle Scuropasso, in Oltrepò pavese.

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Resistente e popolare: l’Oltrepò pavese scopre il Pinot Meunier


Non solo Pinot Nero per il Metodo classico dell’Oltrepò pavese. Negli ultimi anni, i produttori hanno scoperto il Pinot Meunier, terza varietà di uva della Champagne con 10.348 ettari. Conosciuto in Francia per la maggiore vigoria e resistenza al gelo rispetto a Pinot Noir e Chardonnay, il vitigno sta iniziando a prendere sempre più piede nei fondovalle oltrepadani. La strada per la sua definitiva consacrazione nella cuvée del Metodo classico Docg dell’Oltrepò è stata avviata dal Consorzio nei mesi scorsi. Dopo la modifica al disciplinare votata a maggioranza dai produttori nel dicembre 2022, il Meunier attende i necessari passaggi burocratici (Regione Lombardia, Roma, Bruxelles).

«Non va dimenticato – sottolinea il direttore del Consorzio di Tutela, Carlo Veronese – che ci sarà richiesto di dimostrare, a livello organolettico, le migliorie che il vitigno può apportare all’attuale cuvée della Docg». In prima fila tra i promotori c’è Oltrenero, la cantina oltrepadana della famiglia Zonin. «Al di là delle caratteristiche organolettiche – commenta il direttore Paolo Tealdi – nella discussione dell’inserimento del Pinot Meunier nella Docg fino a un massimo del 15%, c’è il fatto che è un vitigno che soffre meno le gelate. Fa molto comodo, ai nostri tempi, avere una varietà da poter impiantare nelle zone più basse, ossia nel fondovalle. Per lo stesso motivo è stato inserito il Pinot Bianco».

Grazie a “Cuvée Emme“, Oltrenero propone sul mercato un Meunier in purezza, sin dal millesimo 2017, ovviamente catalogato come Vsq – Vino Spumante di qualità. I due ettari della varietà francese sono stati impiantati nel 2012 su terreni profondi, argilloso-limoso-calcarei, con ricca presenza di marne. In commercio, al momento, c’è il millesimo 2018 (Brut Blanc de Noir, minimo 24 mesi sui lieviti). La base 2019, degustata in anteprima, alza ulteriormente l’asticella delle aspettative sul Meunier in Oltrepò pavese.

CRESCONO GLI ETTARI DI PINOT MEUNIER IN OLTREPÒ PAVESE

A crederci è anche Cantina Scuropasso, a Pietra de Giorgi. «È una varietà che abbiamo nel cuore – commenta il titolare, Fabio Marazzi – viste le grandi interpretazioni in purezza della Champagne, che conosciamo ormai da diversi anni. I produttori che piantano Meunier in Oltrepò stanno crescendo. Trovo che sia un bel segnale, ben oltre alla semplice “moda”. Noi abbiamo impiantato il nostro vigneto 6 anni fa, su terreni calcarei, scegliendo barbatelle dalla Francia e un’esposizione non troppo soleggiata. Si è ambientato molto bene: mostra una bella vigoria, con una resa di 90 100 quitali per ettaro. Abbiamo alcune prove di spumantizzazione in purezza, che abbiamo scelto di inserire nella Cuvée del nostro Blanc de Noir Roccapietra».

È Flavia Marazzi a spiegare le ragioni di questa scelta. «Ci siamo accorti che il Pinot Meunier conferisce una morbidezza e “grassezza” perfetta per essere abbinata al carattere del nostro Pinot nero. Aggiungendone il 10-15% ci consente di rispettare la nostra precisa identità stilistica, riducendo la necessità di ricorrere al dosaggio. Mi auguro che il percorso di introduzione del Meunier nel Metodo classico Docg dell’Oltrepò pavese giunga a compimento, in quanto è un vitigno nobilissimo, che dà ottimi risultati anche nella nostra zona. D’altro canto, l’apertura al Meunier offre un’opportunità in più ai produttori, senza toglie nulla in termini di territorialità e tipicità».

IL PINOT MEUNIER NELLA CUVÉE DELL’OLTREPÒ METODO CLASSICO

Della stessa opinione Alessio Brandolini: «Ho piantato mezzo ettaro nel 2013 – spiega il vignaiolo Fivi di San Damiano al Colle – in una vigna dove il Pinot Nero soffre molto il gelo, a 150 metri sul livello del mare, esposto a Nord. Sono molto contento di questa scelta: in questi anni, a parte nel 2017, non ho mai avuto problemi di gelate. Stilisticamente apprezzo il Pinot Meunier per la sua verticalità».

«Lo considero un vino da taglio – continua Brandolini – arrivando a un massimo di utilizzo dell’8% nella cuvée. Ne pianterò sicuramente altro nei prossimi anni, ma sempre nell’ottica di vitigno gregario: resto infatti convinto che in Oltrepò si debba puntare tutto sul Pinot nero. Sono stato tra i produttori più favorevoli alla sua introduzione nel disciplinare e ritengo sia molto più funzionale al territorio rispetto a vitigni come il Pinot Grigio, che non c’entra nulla».

Freschissima l’esperienza sul vitigno di Cantine Bertelegni. «Siamo tra gli ultimi ad avere impiantato questo vitigno in Oltrepò pavese – commenta Andrea Bertelegni – con lo scopo preciso di inserirlo nella nostra cuvée Metodo classico, formata così da Pinot Nero, Chardonnay e Meunier. La prima vendemmia “vera” è stata quella del 2023. Potremo dunque presentare sul mercato il nostro vino non prima di 24 mesi minimi di affinamento. L’obiettivo è arrivare a regime con a 36-48 mesi di affinamento. Più in generale, ci auguriamo che siano premiati gli sforzi del Consorzio per rendere più appetibile una Docg che, ad oggi, non lo è».

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