Fondazione Italiana Sommelier porta il vino nello spazio, (per ora) grazie a un convegno in programma durante il 15° Forum Internazionale della Cultura del Vino. L’evento è frutto di una partnership di Fis con l’Agenzia Spaziale Italiana, che darà vita a una «nuova sperimentazione avanzata».
L’appuntamento è per lunedì 4 luglio dalle ore 10 presso il Salone dei Cavalieri dell’Hotel Rome Cavalieri (via Alberto Cadlolo 101, Roma) sede della Fondazione. Tra i momenti clou, la «cerimonia di affidamento dei Vini e delle Barbatelle destinati alla Stazione Spaziale».
La Coltivazione della Vite – anticipa Federazione italiana sommelier – racchiude tutti gli elementi del viaggio dell’Umanità sul nostro Pianeta. Dalla prima scoperta degli effetti di una sperimentazione spontanea di frutti maturi, allo studio del Dns dei singoli vitigni e delle caratteristiche del terreno, dove quelle Viti crescono per avere il migliore risultato».
«Sono passati millenni di sperimentazioni – continua Fis, ponendo alcuni interrogativi sul tema del vino nello spazio – prima spontanee e non elaborate fino alle tecniche più sofisticate di oggi. È un incredibile percorso che ritroviamo in tutti i campi del progresso. Bene, e allora qual è il collegamento con quanto l’Uomo, in modo via via più profondo, convinto, sfidante, sta facendo nello Spazio? Come l’Uomo lo sperimenterà in via definitiva?».
IL CONVENGO DI FIS CON L’AGENZIA SPAZIALE ITALIANA
Tra gli ospiti del convegno in programma durante il 15° Forum Internazionale della Cultura del Vino, Franco Maria Ricci, presidente di Fondazione italiana sommelier. Nel suo intervento, «il vino come elemento primario di territorio, i vitigni che rendono l’Italia il primo Paese al mondo nella produzione, ora anche nello spazio, per una sperimentazione in orbita».
Interverrà poi Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana. Illustrerà, in analogia con quanto avviene nel mondo del vino, «come le attività spaziali siano un patrimonio unico del nostro Paese, un’area di eccellenza che fa distinguere l’Italia, i suoi ricercatori e le sue imprese nel mondo».
Seguirà l’intervento di Massimo Claudio Comparini, ad di Thales Alenia Space Italia. Partendo dal ruolo dell’Italia, sin dall’inizio dell’avventura spaziale, illustrerà «il percorso dell’esplorazione e dell’utilizzo delle tecnologie spaziali, per conoscere e proteggere il nostro pianeta rendendolo un luogo sostenibile». In evidenza alcuni «elementi significativi della sperimentazione in orbita della coltivazione delle piante e della vite».
BARBATELLE NELLO SPAZIO
Dopo Nicolas Gaume, founder di Space Cargo Unlimited, e Walter Cugno, vice presidente Esplorazione e Scienza Thales Alenia Space Italia, illustreranno l’esperimento attualmente in corso sulla stazione spaziale e l’importanza di proseguire «sulla base dei risultati con una nuova e più completa sperimentazione in orbita della quale illustrano gli elementi significativi». Saranno infatti presentati «i possibili esperimenti in orbita per la crescita delle piante e delle barbatelle nello spazio».
Tra gli ospiti anche Franco Malerba, primo astronauta italiano e fondatore di Space V, e l’enologo Donato Lanati (Enosis sperimentazioni) che presenteranno «i possibili esperimenti in orbita per la crescita delle barbatelle e il volo nello spazio di vini dell’eccellenza vinicola italiana». L’ingresso al convegno è gratuito ma è obbligatoria la prenotazione sul sito Fis.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ha pubblicato di recente il suo primo libro e ha scelto di mettersi in copertina, per metà. Lo ha intitolato “Il vino dalla parte del cuore“: la sinistra, su cui poggia un elegante calice di vino rosso. Il sogno del sommelier Fis Raffaele Fischetti è quello di mostrare «il lato più nascosto del degustatore, alimentato dalla scintilla della passione». Ma non solo.
L’autore del libro, pugliese di Mattinata (Gargano) da vent’anni in Alto Adige, dove ha iniziato da giovanissimo la carriera negli Alberghi Bolzanini, spera ancor più in un mondo della sommellerie italiana diverso. Unito.
«È una gara di appartenenza a questa o quella associazione ed ogni volta si arriva a discorsi beceri ed inutili per cui la gente, piuttosto che avvicinarsi al mondo del vino, scappa. Anche in privato o a degustazioni miste ho assistito a scene che, credetemi, mi facevano venire il latte alle ginocchia», ha scritto non troppo tempo fa su Facebook.
Raffale Fischetti, prima di entrare “a gamba tesa” nell’argomento, sdrammatizziamo come piace a te (e a noi di WineMag.it): cosa ci fa un pugliese a Bolzano, da vent’anni?
Sono sommelier professionista dal 2006 e dal 2015 ricopro il ruolo di presidente per Fondazione italiana Sommelier Trentino Alto Adige – Bibenda, con immenso orgoglio. Sono docente per i corsi sia del vino che dell’olio, altra mia immensa passione.
Siamo riusciti in questi anni a far partire 5 corsi professionali per la figura del sommelier del vino e uno meraviglioso per diventare sommelier dell’olio: il primo in Trentino Alto Adige oltre a tante altre meravigliose attività. Mi occupo inoltre di Marketing, consulenza e formazione aziendale. Insomma non mi annoio!
Con immenso orgoglio ho compiuto tutta la gavetta negli Alberghi Bolzanini, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di Maitre in locali importanti e la figura di sommelier anche in locali stellati. Faccio il buyer a tempo pieno e per alcuni anni ho selezionato solo vini certificati Bio per i mercati Europei.
Affronti in maniera molto diretta ma oggettiva quella che potrebbe essere chiamata “la guerra” tra associazioni della sommellerie italiana. La gara al “senso di appartenenza” a cui fai accenno, di per sé, dovrebbe essere un valore aggiunto in ogni settore. Perché, a tuo avviso, diventa invece un fattore limitante tra professionisti del vino?
Cerco di rispondere alla tua domanda in punta di fioretto, proprio come ho fatto sulla pagina Facebook “Sommelier: Appunti di degustazione”. La pagina nasce tanti anni fa, proprio per consentire agli appassionati di poter scrivere in maniera libera le loro degustazioni.
Da altre parti e su altre pagine si creavano alcuni attriti quando scriveva qualcuno che non era di una determinata associazione. Nel nucleo principale della nostra pagina figuravano e figurano invece amministratori e moderatori di quasi tutte le associazioni più grandi.
Ad ogni post di qualche iscritto che recitava più o meno così: “Ciao a tutti, sono Raffaele e vorrei iscrivermi ad un corso da sommelier, cosa mi consigliate?”, sembrava di stare allo stadio, ad assistere ad una partita che, come minimo, decideva le sorti del campionato. Si cercava ogni volta di moderare al massimo la conversazione tra gli utenti, ma spesso si finiva in malo modo con toni alticci e altisonanti per restare eleganti.
La goccia da cui è scaturita quella mia frase è stato un messaggio privato dell’ennesimo utente: non capiva il perché di tutte quelle risposte poco eleganti e sosteneva di aver deciso di non approfondire più le sue conoscenze e la sua passione attraverso un corso professionale, proprio per quello. Io vivo di passioni ed emozioni per carattere. Vedere svanito il sogno di alcuni utenti mi ha fatto molto riflettere.
Il mio, insomma, voleva essere un grido accorato e di speranza a tutti quegli appassionati che vogliono curare un seme e farlo diventare una splendida rosa. Continuo a credere fermamente in questo: tutti devono essere liberi di frequentare il corso che reputano più opportuno, a loro deve interessare la rosa che nasce.
Ci sono altri episodi che ti hanno convinto a impegnarti ancora di più per questo obiettivo?
In genere una gara, in termini di “senso di appartenenza”, dovrebbe generare la voglia e l’esigenza di “spingere l’asticella sempre più in alto”, per offrire a tutti i corsisti il massimo, migliorando sempre più la didattica e portandola al passo con i tempi, preparando sempre più i docenti con corsi di approfondimento, scegliendo i vini più rappresentativi per ogni lezione. Questa è la gara 3.0 a cui vorrei assistere, sana, costruttiva.
Il bicchiere, al momento, è “mezzo pieno” o “mezzo vuoto”?
Siamo una nazione dove, di fatto, non esiste un’associazione unita, anzi più si va avanti più se ne creano. Da questo però io vedo anche il “bicchiere mezzo pieno”, da buon sommelier. Le differenze portano ricchezza e la ricchezza è un dono. La soluzione non è dietro l’angolo ma credo che il momento di riflessione sia già in atto da parte di molti.
Al di là dell’aspetto etico e delle scelte compiute per promuovere l’iniziativa, la recente polemica sul “Corso online” della Scuola italiana sommelier rivela come ci siano diversi “nodi scoperti” nel settore: uno di questi è l’impossibilità di passare direttamente da un’associazione all’altra.
Pensi possa essere utile, nonché un segnale di “distensione” tra le varie compagini, l’eliminazione di questo vincolo, oppure le didattiche sono talmente diverse da giustificare le attuali misure?
Non entro in merito alla questione ma dirò in maniera esplicita come la penso. Personalmente non riesco a concepire un corso del vino online senza quella parte emozionale e di racconto che solo durante un corso si può trasmettere. Non credo e non voglio credere che il futuro sia questo.
Per me non ha senso per un corso professionale, sono troppe le variabili che non possono essere controllate. Ricordo sempre le facce delle persone che finiscono il corso e ti guardano come per dirti: “E adesso il martedì sera cosa faccio?”.
Si instaura un rapporto particolare con tutti i corsisti che, per 52 incontri, ti porta a sapere che quel giorno, in quel posto e in quell’orario hai un appuntamento fisso che è stato scelto da loro, fortemente. Molti, alla fine, ne sentono la mancanza.
Fai parte di Fis, una realtà per certi versi “simbolo” delle divisioni e delle lotte, a tratti intestine, tra associazioni della sommellerie.
La storia del settore è costellata da scissioni che hanno portato alla nascita di una costellazione di realtà che promuovono la cultura del vino.
Una promiscuità utile alla causa, oppure il primo dei grandi motivi di quei “discorsi beceri ed inutili per cui la gente piuttosto che avvicinarsi al mondo del vino, scappa”?
Fondazione Italiana Sommelier, per me come per tutto lo staff regionale, è stata un’opportunità, un modo unico per poter esprimere noi stessi, far conoscere a chi ci avrebbe scelto la nostra passione e il nostro entusiasmo. Abbiamo avuto l’onore di avere ospiti meravigliose cantine da tutta Italia e siamo riusciti a portare in giro per il Paese le nostre eccellenze.
Tengo a precisare che tutti i sommelier e tutto lo staff regionale hanno un lavoro fisso e vive di altro. Finiamo di lavorare e ricominciamo a farlo per organizzare le attività che si svolgeranno in regione, sottraendo una marea di tempo ai nostri familiari. Corsi e degustazioni sono tutt’altro che una cosa semplice.
Nessuno, da solo, riuscirebbe a fare tutto questo. La mia fortuna più grande è stata proprio quella di avere un gruppo solido e affidabile, che sostiene tutte le attività e i corsi. La passione è il motore che ci spinge a saltare l’ostacolo. Abbiamo intrapreso la strada giusta, diamo sempre il massimo di noi stessi e sappiamo che dobbiamo ancora migliorare. Per dirla in breve, noi non ci sentiamo proprio arrivati.
Le associazioni sono fatte di uomini e, per questo, ogni delegazione di ogni singola associazione meriterebbe un discorso a sé. Siamo tuttavia a conoscenza di casi in cui le associazioni sembrano voler accentrare sempre più “potere”, giocando sulle sorti degli iscritti e impedendo, di fatto, il processo di “amalgama” tanto auspicato. Che fare?
Le associazioni sono fatte di uomini e sono gli uomini che fanno la differenza, lo dico da sempre. Ho amici e colleghi in tutte le associazioni preparatissimi e seri professionisti che fanno la differenza dove sono.
Per quanto riguarda le iscrizioni da altri corsi, posso dirti che Fis accetta tutti gli iscritti che vogliono finire un percorso. In Alto Adige ho avuto alcuni iscritti che hanno terminato il percorso da noi entusiasti.
Per le altre associazioni non posso esprimermi, non conoscendo a fondo la scelta che ha portato a non far partecipare e terminare i corsi a chi magari, per essersi trasferito, non ha potuto chiudere le sessioni dove le ha iniziate.
Altro tema centrale sollevato dalla Scuola italiana sommelier sono i costi dei corsi delle realtà più accreditate (Ais, Fisar, oltre alla stessa Fis): credi che la critica sia giustificabile?
Anche in questo caso preferisco parlare delle cose che faccio io. Per garantire lo standard che attuiamo in Trentino Alto Adige il corso è al minimo della spesa. Le spese che affrontiamo sui vini (in degustazione i corsisti degustano, tra gli altri, Sassicaia, San Leonardo, Gaja), oltre alla sala, i kit di alta qualità, le tovaglie, i sommelier di servizio e i docenti che arrivano da tutta Italia, giustificano al minimo la somma richiesta. Ovvio che spostando tutto online avrai altre spese. Si eliminano ingenti costi fissi.
La didattica della sommellerie italiana è al passo coi tempi o risponde a logiche che meriterebbero di essere rivoluzionate? Mi spiego: ha ancora senso parlare di “giallo paglierino tenue”?
La didattica deve evolversi ed essere al passo con i tempi. Deve migliorare sempre. In Fondazione ho la fortuna di avere i responsabili alla didattica che stanno lavorando per modificare proprio le lezioni, che in questi ultimi anni sono cambiate in sequenze e fatti, avendo anche un taglio più moderno e attuale. Un punto di forza sicuramente.
Sempre sul fronte della didattica, i corsi sono strutturati in modo da formare allievi in grado di determinare le differenze tra le varie denominazioni più sulla base delle caratteristiche dettate dai disciplinari che sull’assaggio di una moltitudine di vini di “terroir”, in grado di rappresentare i vini prodotti in una determinata zona in tutte le sue più profonde e variegate sfaccettature.
Questo certamente perché il corso da sommelier è solo un punto di partenza, ma non tutti gli allievi hanno “voglia” di andare “oltre” al diploma e di approfondire le proprie conoscenze.
D’altro canto, sempre più produttori che non si riconoscono nei “meccanismi industriali” e “consortili” stanno proponendo sul mercato vini validissimi, interpreti autentici dei territori e dei vitigni.
Non sarebbe il caso che anche la didattica della sommellerie si “distraesse” un poco dai disciplinari (ormai superati) avvicinandosi a forme di viticoltura alternative e fornendo strumenti di comprensione e lettura delle espressioni meno “convenzionali”?
Risposta molto complessa, a cui cerco di rispondere per sommi capi. In primis, il corso da sommelier è un punto di partenza non un punto di arrivo. Credo serva per avere anche a chi lo frequenta “un linguaggio comune tra colleghi”. In genere, in una lezione ci sono tre vini in degustazione che devono “raccontare con il calice la lezione”.
Si cerca quindi di prendere in considerazione vini che raccontano la tipicità di un vitigno, legato anche a sfaccettature particolari di un determinato territorio. Un lavoro certosino che mi è capitato di affrontare ultimamente anche per la carta nazionale dei vini di Fondazione italiana sommelier, per un progetto che partirà presto.
Nella nostra didattica abbiamo aperto anche alle “viticulture alternative”, dando risalto in una lezione specifica ai cosiddetti “vini naturali”, biologici, biodinamici eccetera. Un piccolo passo che verrà seguito sicuramente da altri in seguito.
Restano sempre nozioni da approfondire. Non si può pensare che in due ore si possa dare tutto, ma di certo spingere i corsisti alla curiosità è un primo passo per approfondire in seguito l’argomento. In questa lezione ovviamente si degustano vini di questa tipologia, ricercati per la specificità dell’argomento.
Cosa deve aspettarsi chi si approccia alla lettura del tuo libro “Il vino dalla parte del cuore“, in cui appari in copertina solo per metà? La metà di quello che pensi e vivi, o la parte che conta di più di Raffaele Fischetti?
Per quanto possa sembrare strano per chi mi conosce personalmente, resto nel mio intimo un uomo molto timido. La copertina nasce dall’esigenza specifica di non voler apparire protagonista, ma appunto lasciare in primo piano il vino e la “poesia liquida” che ne scaturisce: il pensiero e le parole che si generano senza vincoli specifici, semplicemente degustando un vino in un determinato momento, in uno specifico posto con determinate persone.
Un contesto che non sarà più perfettamente replicabile in seguito. Questa è la magia anche del vino, per chi sa sognare e guarda al futuro con ottimismo e positività. In tanti lo chiamano “libro”, io lo chiamo “sogno realizzato”, per chi quel sogno lo ha alimentato nel tempo: gli amici, i miei genitori e la mia famiglia che hanno collaborato alla stesura del libro, compresi i miei due figli, con un loro disegno!
Volevo catturare per un attimo, in un’istantanea, queste schegge sparse, ma allo stesso modo lasciarle libere. Mi piace immaginare chi leggerà questo libro cimentarsi a modo suo, con parole e qualsiasi forma di comunicazione, con un calice di vino in mano e non prendendosi troppo sul serio, comunicando emozioni enoiche.
In questo libro racconto il Raffaele più nascosto, quello non impegnato a degustare per lavoro: lì scattano altri bisogni e specifiche. Il degustatore alimentato dalla scintilla della passione.
Mettere il “vino dalla parte del cuore” significa solo in apparenza “leggerlo” in maniera soggettiva. Si può essere sommelier ed esperti di vino mettendo l’emozione in primo piano, oppure la tecnica (la parte destra del tuo corpo, celata in copertina?) deve rimanere sempre il cardine fondamentale nell’assaggio?
Quesito interessante. Tecnicamente nel libro parlo di “degustazione emozionale”. Un racconto per ricordi ed immagini di un determinato assaggio. Una strada da percorrere particolare.
Una degustazione che si scosta completamente da quella fredda del secco-caldo-morbido. Credo che per raccontare un vino in questo modo bisogna padroneggiare le tecniche di degustazione classiche, per poi scegliere una strada tutta propria, che il cuore e la passione ci indica.
Sostieni che “non è importante aver bevuto milioni di calici, è più importate averne bevuti il giusto”. Qual è “il giusto”?
Credo nei casi, in quei momenti scritti da altri che accadono per un motivo particolare. Mi è capitato spesso di capire l’importanza del momento senza riuscire a metterla a fuoco subito. Senti dentro però che è importante, anche in quel momento. Il “giusto” è un concetto personale, diverso per ogni persona.
Il mio “giusto”, nello specifico, in questo momento è approfondire quello che mi incuriosisce e quello che il cuore e la passione mi spingono a fare, anche attraverso nuove sfide e passioni scaturite in un determinato periodo. Proprio strani sti sommelier vero?.
I tre (o più, o meno) vini “avvicinati al cuore” che ti hanno sorpreso di più?
Ci sono dei vini che mi hanno veramente emozionato e che mi hanno colpito in maniera particolare, mi capita spesso soprattutto da vini che non ti aspetti a volte ma che riescono a scuoterti in maniera particolare. Le emozioni forti le ho ricevute sia da vini blasonati sia da vini poco conosciuti.
Tutti quelli presenti nel libro mi hanno donato tanto e alcuni sono stati veramente eccezionali. Sono certo però che quello che ancora mi farà rimanere a bocca aperta e senza parole deve ancora arrivare nel mio calice. In fondo sono un’inguaribile sognatore.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Passa dai social agli studi legali la guerra tra associazioni della sommellerie italiana. Fisar ha dato mandato allo studio legale dell’avvocato Andrea Duretti di Ghezzanno (PI) di inviare una lettera di diffida alla Scuola italiana sommelier presieduta da Nicola Ferrazzano.
La Federazione italiana Sommelier, Albergatori e Ristoratori chiede la rimozione del post che pubblicizza il terzo livello del corso, in cui viene citata appunto la Fisar, oltre ad Ais (Associazione italian sommelier).
«Scrivo la presente su incarico di Fisar in relazione alla pubblicazione apparsa su un vostro canale social ove si legge: “Corso online per sommelier professionale di 3° livello in 8 lezioni per chi ha già frequentato il 1° e 2° livello Ais o Fisar”».
Si precisa che il marchio Fisar è un marchio registrato e viepiù che nessuna autorizzazione è stata concessa da Fisar alla Vostra scuola al fine di utilizzare, per proprio profitto, il marchio Fisar e/o comunque la denominazione della società da me rappresentata»
«Premesso quanto sopra, ad ogni effetto di legge e segnatamente al fine di interrompere la prescrizione, sono con la presente ad intimare la immediata rimozione di qualsiasi riferimento a Fisar nei vostri post o attività promozionali. Il tutto con riserva di adire competenti autorità al fine di vedere tutelati i diritti della Fisar da Voi violati mediante l’inserzione citata», conclude l’avvocato della Federazione.
Di tutta risposta, Ferrazzano ha pubblicato sui social la lettera dell’avvocato, citando nuovamente il «Corso online per sommelier professionale di 3° livello anche per chi ha già frequentato il 1° e 2° Livello Ais o Fisar o Fis o Aspi». E aggiungendo un sintetico: «Voi cosa ne pensate??». Fuochi d’artificio in ritardo per il 2021 della sommellerie italiana.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Diventare sommelier dalla vasca da bagno, sorseggiando un calice di vino recapitato a casa in delivery e seguendo le lezioni online, dal proprio smartphone, tablet o computer portatile. Tra le bolle di sapone. Un sogno? Non più, forse. Non a caso ha scatenato un polverone l’iniziativa della Scuola Italiana Sommelier.
La pubblicità di un corso online a prezzi popolari e fortemente concorrenziali rispetto a quelli “canonici”, ha causato la reazione di diversi rappresentanti delle altre compagini della sommellerie, tirate in ballo senza giri di parole.
Le lezioni, infatti, sono riservate a chi ha già conseguito l’attestato del I e II livello in associazioni come Ais, Fisar e Fis. Senza bisogno di alcun “test d’ingresso” o verifica ulteriore delle competenze già date per acquisite.
Nell’occhio del ciclone è finito così Nicola Ferrazzano, presidente nazionale della Scuola Italiana Sommelier e ancor più l’uomo che rischia di passare alla storia – perdonino i renziani, ancor più in tempi di paventate crisi di Governo – come il “Rottamatore” della Sommellerie italiana.
«Lungaggini e prezzi esagerati e ingiustificati degli altri corsi», i fili conduttori della filippica renziana, pardon “ferrazziana”. Insomma, poco da star sereni. La filosofia della Sis pare chiara e sintetica, per arrivare presto al risultato.
Il terzo livello del «Corso online per sommelier professionale» ha un costo di 320 euro, «tutto compreso». Il corsista riceve a casa «16 bottiglie di vino, libri di testo, un tastevin, una cravatta o foulard di pura seta e un kit di 9 sentori». Data di inizio fissata per le ore 20.30 di lunedì 18 gennaio. Dove? Dove vi pare. Purché il WiFi sia stabile.
Il 4 gennaio, l’Associazione italiana sommelier (Ais) si è affrettata a precisare sui propri canali social che «i corsi di 1°, 2° e 3° livello già programmati nel 2021 saranno nuovamente calendarizzati e pubblicati appena possibile», rimandando ai delegati provinciali per ulteriori informazioni: «Sono a vostra disposizione».
Lo stesso giorno, Fisar ha lanciato la campagna tesseramenti 2021: «Entra nella famiglia Fisar e scopri un mondo di eventi, degustazioni, corsi e contenuti. Scopri come tesserarti», il messaggio affidato a Facebook, seguito dagli binomio di hastag ufficiali: #NoiFisar, #GetFisar. Insomma, acque agitate in vista dell’auspicabile ripartenza dei corsi “in presenza” interrotti a causa di Covid-19.
Presidente Nicola Ferrazzano, è ormai consapevole di aver sollevato un polverone promuovendo un “corso online” per diventare sommelier. Qual è il suo punto di vista e cosa ha spinto la Scuola italiana sommelier a promuovere corsi online per il terzo livello, invitando allievi di altre associazioni?
Debbo fare una doverosa premessa per far meglio comprendere tutte le mie argomentazioni. La nostra associazione è l’unica che ha nel proprio nome uno specifico riferimento alla didattica: infatti siamo la Scuola Italiana Sommelier. Le altre sono Associazioni o Federazioni o Fondazioni che contengono solo un significato di aggregazione e non di istruzione.
La Scuola Italiana Sommelier non pone barriere, non crea ostacoli agli appartenenti di altre associazioni, ma accetta indistintamente chiunque voglia farne parte a prescindere dalla provenienza o appartenenza.
Noi promuoviamo Corsi di 1°, 2° e 3° Livello e i nostri Corsi, come precisato prima, sono aperti agli appartenenti di qualsiasi associazione senza l’obbligo di iniziare dal primo livello solo per questioni economiche.
Gli argomenti di base sul vino sono sempre quelli, sempre gli stessi, uguali per tutte le associazioni. Basta confrontare i programmi. Ben vengano, quindi, ai nostri Corsi anche gli iscritti di altre associazioni. La pubblicità e la concorrenza sono l’anima dello sviluppo, anche economico.
Si potrebbe pensare che vogliate “sfruttare” le difficoltà del momento delle altre associazioni, i cui corsi sono “fermi” a causa dell’emergenza Covid-19
Perché sfruttare le difficoltà del momento? Il Corso di 3° Livello è regolarmente programmato da mesi dopo aver svolto il 1° e il 2° Livello. È da anni che svolgiamo la doppia attività didattica in aula e online.
Se gli altri hanno fermato la loro attività in aula (come abbiamo fatto anche noi) senza l’alternativa della didattica online non è colpa nostra. Anzi ciò amplifica il nostro merito nel rispetto dei vari Dpcm per aver continuato la formazione didattica a distanza.
Noi rappresentiamo il futuro. I nostri Corsi online non sono più facili, ma sono solo più comodi e più accessibili in tutte le parti d’Italia, d’Europa e nel Mondo. Abbiamo studenti italiani dalla Danimarca, Germania, Inghilterra, Romania e persino dall’Australia.
Come è nata la Scuola italiana sommelier?
Dopo aver conosciuto nei minimi dettagli l’attività delle altre associazioni frequentando i loro Corsi (Sommelier Ais, Sommelier Fisar, Master Sommelier Fis) abbiamo creato con un gruppo di amici, il 30 maggio 2017, la Scuola Italiana Sommelier in alternativa alle altre esistenti con lo scopo di eliminare le lezioni superflue di un Corso che contribuivano solo ad allungare il percorso per meri scopi economici e commerciali.
Più sono le lezioni svolte (circa 15 -17 per livello) e più saranno i costi a carico degli iscritti. Un costo di € 600/700 per livello (pari a € 1800-2100 complessivi) non è più accettabile. Come non è più accettabile un Corso che duri 2 o tre anni.
Solo tre esempi di lezioni superflue: che senso ha fare una lezione di due ore solo sulla tecnica della degustazione visiva oppure una lezione sull’abbinamento cibo vino dedicata interamente alle uova e alle salse. oppure un’intera lezione dedicata alle insalate, all’olio e all’aceto? I nostri Corsi sono più essenziali e senza fronzoli.
Quanti iscritti conta la Scuola, ad oggi, e in quali regioni?
Le nostre sedi fisse sono a Genova, Brescia, Verona, Roma, Palermo, Cosenza e Bari. Online, invece, non abbiamo confini inviando direttamente a casa degli allievi ben 50 bottiglie di vino da 750 cl, 27 sentori per allenare l’olfatto, libri di testo, la Tavola degli Aromi, i Colori del Vino.
Quanti iscritti ai nostri 12 Corsi? Mi lasci dire con orgoglio: migliaia di iscritti all’anno, anche per i nostri bassi costi. Prezzi popolari per una cultura a portata di tutti.
Dal punto di vista burocratico e ufficiale, la Scuola italiana sommelier opera alla stessa maniera degli altri “enti” e associazioni di formazione?
La nostra tipologia, con codice fiscale e codice Ateco, è la stessa di tutte le associazioni, come previsto dalla legge. Ma badi bene, perché quello che sto per dirle ora farà scalpore, ma servirà a fare chiarezza. Tutte le altre associazioni (Ais, Fisar, Fis) aggiungono in calce ai loro Attestati (non diplomi) la seguente dicitura: “Riconoscimento giuridico con decreto n…”.
Questa dicitura è solo uno “specchio per le allodole”, in quanto farebbe intendere che l’Attestato abbia un qualche riconoscimento giuridico. Alcune loro pubblicità recitano addirittura così: “Corsi legalmente riconosciuti dalla Presidenza della Repubblica Italiana”.
Questa dicitura è assolutamente ingannevole, in quanto non esiste alcun attestato da sommelier che sia mai stato “legalmente riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica”. Come mai? E cos’è allora il riconoscimento giuridico?
Il “riconoscimento giuridico” di un’Associazione attiene solo al “conseguimento della personalità giuridica patrimoniale”, attraverso l’iscrizione nel relativo registro presso le prefetture che altro non è, appunto, che una mera garanzia patrimoniale dell’associazione, con il deposito di circa 80-100.000 euro accettato dallo Stato con relativo decreto. La Prefettura di Genova, per esempio, chiede il deposito di € 80.000.
Quindi, nulla a che vedere con la ventilata “validità giuridica dell’attestato”, che non esiste per nessuno. Il riconoscimento giuridico di un’associazione attiene solo al patrimonio e non conferisce alcuna valenza aggiuntiva all’attestato. Nulla ha a che vedere con la capacità professionale o didattica dell’associazione stessa. Morale: nessun attestato di Sommelier ha il riconoscimento giuridico.
Qual è la sua professione?
Sono un imprenditore in pensione, laureato in Scienze Geologiche, ex dirigente di azienda, stella di bronzo al merito sportivo del Coni, Presidente Nazionale della Commissione Gare della Fitet (Federazione Italiana Tennistavolo).
Per passione Degustatore Onav, Sommelier Ais, Sommelier Fisar, Direttore di Corso Fisar, e Master Sommelier Fis, con l’incarico di Presidente Regionale Fis Liguria. Ideatore e titolare della Collana Vinario e autore del Manuale Pratico per il Novello Sommelier, della Tavola degli Aromi e di Liguria, tutti i vini in rassegna.
Il suo incarico di presidente nazionale della Scuola italiana sommelier è in palese contrasto con gli statuti di alcune delle associazioni da lei menzionate, se non altro in termini di concorrenza diretta. Nessuna di queste ha avviato procedimenti come ammonizioni, sospensioni o proceduto all’espulsione nei suoi confronti?
In realtà mi hanno espulso da tutte queste associazioni private perché se uno fa parte di un’altra associazione non può più farne parte. Che assurdità. Vorrebbero considerare la tessera culturale come l’appartenenza ad un partito politico.
Ma qui casca l’asino: non è che uno è Sommelier Ais o Fisar solo sino a quando paghi la quota sociale, si è Sommelier Ais o Fisar a vita, a prescindere dal rinnovo o meno della tassa annuale, perché quest’attestato lo hai ottenuto dopo aver pagato 1800 euro e superato un esame finale.
È solo una gabola per farti continuare a pagare la quota associativa. Il titolo non decade mai. Alle associazioni conviene far credere questo solo per continuare ad introitare le quote di iscrizioni annuali. Ad onor del vero solo Fis e Sis (Scuola Italiana Sommelier) rilasciano l’attestato di “Sommelier per Sempre”.
Nella sua opinione, cosa manca alla sommellerie “tradizionale” e in che modo la sua iniziativa creerebbe “valore aggiunto” al settore e non ulteriore confusione tra chi vuole avvicinarsi?
La nascita di nuove Associazioni culturali non crea mai confusione, al contrario amplia il panorama delle opportunità. È la paura del nuovo, la paura di perdere consensi che blocca l’evoluzione delle “vecchie” associazioni tradizionali.
Col passare del tempo il termine Sommelier, che identificava per antonomasia l’esperto del vino, ha oggi subito, in positivo, una contaminazione culturale con la nascita del Sommelier dell’Olio, della Birra, del Tè e persino dell’Acqua Minerale.
Qual è il nostro valore aggiunto? L’essenzialità dei nostri Corsi senza fronzoli ma soprattutto l’utilizzo della didattica a distanza che consente di portare la nostra cultura ovunque, specie nei piccoli paesi che mai avrebbero potuto partecipare ad un Corso per Sommelier.
Abbiamo Chef stellati che si iscrivono ai nostri Corsi così come proprietari di Cantine, di frantoi per i Corsi di Sommelier dell’Olio, di negozianti che non avrebbero avuto il tempo di partecipare se non attraverso i nostri Corsi online.
La nostra intuizione è stata l’arma vincente ovvero quella di spedire direttamente a casa le bottiglie di vino o i vari Kit di degustazione per far seguire rigorosamente in diretta (mai nulla di registrato) le nostre lezioni degustando tutti lo stesso identico prodotto.
Un ulteriore ed importante valore aggiunto è il riconoscimento della validità della didattica svolta dalle altre associazioni concorrenti (Ais, Fisar, Fis, Aspi, Onav) che consentono agli allievi di continuare e terminare un percorso iniziato anche presso altre associazioni senza dover iniziare tutto daccapo per meri scopi economici.
Termino dicendo che tutti i nostri Docenti sono Sommelier di rango, con grande esperienza alle spalle, che ci consentono di proporre corsi per Sommelier del Vino, dell’Olio, della Birra, del Tè, del Caffè, del Cioccolato, del Miele, dei Distillati, del Sakè, dell’Aceto, dell’Acqua Minerale e Mixology.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
ROMA – Non poteva che tenersi su una delle più suggestive terrazze della Capitale la degustazione dei vini del mitico Château Cheval Blanc di Bordeaux, con la presenza di Pierre-Olivier Clouet, ingegnere agronomo, enologo, direttore tecnico dell’azienda dal 2004.
L’appuntamento è dalle ore 17 alle ore 20 di lunedì 14 dicembre 2020 presso la Sede di Fondazione Italiana Sommelier, all’Hotel Rome Cavalieri di via Cadlolo, 101 (iscrizioni sul sito Bibenda).
A portare a Roma il noto brand è appunto Fis, che propone un tasting di 7 etichette per gli iscritti, al costo di 250 euro. In degustazione Le Petit Cheval Blanc 2015, Château Quinault L’Enclos 2014, Le Petit Cheval 2012, Château Cheval Blanc 2012, Château Cheval Blanc 2009, Château Cheval Blanc 2006 e Cheval des Andes 2016.
La degustazione si svolgerà in lingua francese e sarà tradotta in simultanea per le lingue italiano e francese. Le origini del prestigioso Château risalgono al IV secolo d.C. , per iniziativa di un poeta-winemaker nonché console romano.
Così come molte altre tenute di Pomerol, i terreni di Cheval Blanc sono di diversa composizione e non comprendono calcare. Sono unici e differenti al tempo stesso per la proporzione di ghiaia e argilla.
Una storia che dura da secoli e un successo affermato fin dal 1862 quando Cheval Blanc vinse la sua prima medaglia alla mostra universale di Londra. Da allora fino un’irresistibile catena di successi, ottenendo la classificazione di Premier Grand Cru Classé “A” nel 1954.
La tenuta situata nel comune di Saint-Emilion, ma confinante con Pomerol, è composta di 39 ettari suddivisi in 45 vigneti. Ciascuno di questi viene trattato come vigneto a sé, per rispettare la differenza di età delle viti, la varietà delle uve, la tipologia del suolo.
Ogni vite ha la sua personale identità, catalogata in base al numero del filare e alla sua posizione nel filare stessa. Questo per ciascuna delle 237.288 viti. Attualmente le proporzioni dei vitigni vedono al 52% il Cabernet Franc, seguito da un 43% Merlot e da un 5% Cabernet Sauvignon.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Tra associazioni e iscrizioni non mettere il dito. Vien da dire così per sintetizzare la reticenza della sommellerieitaliana nel fornire i dati degli iscritti. Se Fisar risponde in pochi giorni, con l’efficiente ufficio stampa affidato ad Alice Lupi, Ais prende tempo e ci ragiona su. Dopo una telefonata con WineMag.it e un giro di pareri che ha coinvolto (addirittura) la Giunta Esecutiva e i Revisori Legali, Antonello Maietta si è deciso a fornire i numeri.
Clamorosa la posizione degli scissionisti di Fis–Fondazione italiana sommelier: “Non possiamo dare informazioni di questo tipo, cordiali saluti”, fa sapere Paola Simonetti, vice presidente del Comitato Scientifico Fis, dopo innumerevoli rimbalzi. Bibenda come la Nasa e la presidenza Onav che manco l’Fbi: neppure risponde alle (due) mail. Saranno finite nello spam? Pec-cato, davvero.
La guerra alle iscrizioni, insomma, si rivela il nervo scoperto delle associazioni della sommellerie italiana. Un braccio di ferro per i tesseramenti che, in alcune regioni, mostra il suo lato più crudo nell’ambito di eventi enogastronomici organizzati con l’ausilio dei sommelier da Consorzi, Comitati e associazioni. Ripicche e “vendette” incrociate tra le “sigle” dei sommelier che fanno male al tessuto sociale, oltre che al vino italiano.
Quanto ai numeri, Ais (Associazione italiana Sommelier) si conferma la più affollata. Secondo i dati forniti a WineMag.it, gli iscritti a fine 2019 risultano 41.877. Erano 37.922 al 31 dicembre 2017 e 39.650 nel 2018.
“Rispetto alle altre organizzazioni della sommellerie che si sono costituite in seguito – commenta Antonello Maietta – Ais è presente capillarmente su tutto il territorio nazionale, attraverso 22 Associazioni Regionali / Territoriali e circa 150 Delegazioni Provinciali / Zonali, che organizzano corsi, degustazioni ed eventi di vario tipo, fornendo anche supporto ad Enti pubblici e privati”.
“Questa posizione di leadership – continua Maietta – impegna di conseguenza l’Ais a una responsabilità maggiore nell’individuare le tendenze di mercato, le aspettative dei consumatori e dei produttori, modulando, aggiornando e innovando costantemente la propria attività didattica, per essere sempre al passo con i tempi“.
La Segreteria Fisar (Federazione italiana sommelier, albergatori e ristoratori) stabilisce invece gli iscritti in 12.537, a fine 2019. Netta la crescita negli ultimi quattro anni: 9.335 nel 2016, 10.262 nel 2017 e 11.787 nel 2018.
“È una Fisar che cresce anche in termini di numero degli associati – commenta il presidente nazionale Luigi Terzago – con il 2019 che ha registrato oltre 12.500 iscritti alla nostra Federazione. Continueremo a lavorare seguendo la strada fino ad ora percorsa per il consolidamento e la crescita associativa”. Finché tastevin non ci separi.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MILANO – L’Abruzzo a Milano. Lo ha portato lunedì 18 febbraio al Westin Palace Hotel il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, con la collaborazione dell’Associazione italiana sommelier (Ais). L’evento “We Are. d’Abruzzo: vini e territori diversi, un’unica importante regione vinicola” ha posto l’accento sulle tante uve allevate in Abruzzo, al centro dell’attenzione della nuova generazione di vignaioli.
Si tratta solo del primo appuntamento per il Consorzio di Tutela Vini, fuori dall’Abruzzo. Il primo marzo si terrà infatti a Roma il Seminario “Abruzzo, un patrimonio in bottiglia“, in collaborazione con Fis (Fondazione italiana sommelier), dedicato alla stampa e agli addetti del settore (su invito).
L’evento avrà luogo all’Hotel Rome Cavalieri e sarà dedicato al Montepulciano d’Abruzzo, portabandiera dei vini della regione e tra i più grandi vitigni a bacca rossa diffusi nel mondo.
A guidare l’assaggio Daniela Scrobogna, esperta docente Fis, e il professor Attilio Scienza, che in anteprima assoluta illustrerà i suoi ultimissimi e innovativi studi condotti sul Montepulciano d’Abruzzo presso l’Università degli Studi di Milano.
In degustazione le cantine Azienda Tilli, Il Feuduccio di S. Maria d’Orni, Cantine Mucci, Buccicatino, Terzini, Chiarieri, Cerulli Spinozzi, Tenuta Torretta, Pietrantonj e Citra Vini.
I NUMERI
Disteso tra il mare Adriatico e i massicci del Gran Sasso e della Majella, la produzione vitivinicola abruzzese conta 32 mila ettari vitati, con una produzione annua di 3,5 milioni di ettolitri. Al Montepulciano la parte del leone, con circa l’80% della produzione totale.
Seguono poi il Trebbiano e gli autoctoni Pecorino, Passerina, Cococciola e Montonico. Le aree produttive si concentrano per la quasi totalità nella zona collinare, in particolare nella provincia di Chieti dove ricade il 75% del territorio vitato. Pescara e Teramo interessano il 10%, l’Aquila il 4%.
Clima mite sul versante appenninico, più continentale nei versanti interni. Buona l’esposizione e il clima risulta generalmente mite. I massicci del Gran Sasso e della Majella assicurano escursioni notturne e buona ventilazione, garantendo un microclima unico e straordinario per i viticoltori.
VINI E TERROIR D’ABRUZZO Variegate, invece, le tipologie di terroir. Il sottosuolo di Teramo e Pescara è composto da arenarie e quarzi misti a calcare, che conferiscono vini di grande eleganza e struttura. Quello di Chieti, con terreni argillosi, arenacei e sabbiosi, porta a vini più semplici e di immediata beva.
Il comprensorio Aquilano, meno adatto alla viticoltura, trova aree ideali nelle zone delle marne calcaree della conca Peligna, che conferisce maggior austerità ai vini. La tradizione vitivinicola abruzzese, così antica, variegata e peculiare, è stata raccontata bene, lunedì 18 febbraio, anche attraverso un grande banco d’assaggio.
Ben 43 cantine partecipanti al Westin Palace di Milano, oltre un centinaio di etichette tra Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, ma anche Pecorino, Passerina, Cococciola e Montonico. Ecco i nostri migliori assaggi.
I MIGLIORI ASSAGGI
Lunaria Cantina Orsogna (CH) Pecorino Civitas 2018: 86/100
Raccolta tardiva intorno alla metà di settembre, altitudini di 500 metri, vinificazione e affinamento in acciaio. Nessun inoculo di lieviti e temperature controllate. Giallo paglierino, naso espressivo con agrume, salvia, ginestra, frutta a polpa bianca, pera, uva spina. In bocca sapidità e freschezza, con buona corrispondenza olfattiva.
Cantina Frentana, Rocca San Giovanni (CH)
Abruzzo Pecorino Doc 2018 “Costa del Mulino”: 86/100
Immediata freschezza all’olfazione, rimandi salmastri, poi frutta bianca, pera e agrumi, misti a erbe aromatiche. In bocca buona acidità e medio corpo. Giusta persistenza e gradevolezza al sorso che fanno di questo Pecorino un ottimo vino da abbinamento gastronomico.
Sciarr – Az.Agr. D’Alesio, Città Sant’Angelo (PE) Pecorino Superiore 2015: 86/100 Vendemmia in settembre, vinificazione in bianco con spremitura soffice delle uve, decantazione statica a freddo e fermentazione in acciaio. Affinamento finale in bottiglia per almeno 3 mesi. In bocca fiori di campo, zagara, frutta come il pompelmo. Chiude con finale erbaceo vegetale. In bocca fresco, sapido, di medio corpo e di buon equilibrio gustativo.
Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013 “Tenuta del Professore”: 90/100 Fermentazione in acciaio e affinamento per 18 mesi in botti di rovere di allier. Vigne di più di 30 anni su suoli argillosi a medio impasto. Giallo paglierino carico, note di cerale, camomilla, fieno e mallo di noce. Bocca corrispondente, sapidità appena accennata, caldo. Ben equilibrato e di estrema finezza.
Az. Agr. Valori, Sant’Omero (TE) Abruzzo Pecorino Doc 2018: 86/100 Trecento metri sul livello del mare, vendemmia leggermente tardiva a metà settembre. Fermentazione e affinamento in acciaio per un Pecorino classico, schietto, dai sentori marcatamente erbacei e agrumati. Sapido e con una lunghezza e coerenza molto territoriale.
Az. Agr. Rapino Emilio, Francavilla (PE) Trebbiano d’Abruzzo Doc 2016: 92/100
Età dei vigneti di circa 20 anni, a 150 metri sul livello del mare. Ottenuto dal solo mosto fiore, non filtrato. Si presenta paglierino, con naso floreale, erbe di campo, fieno, paglia, mallo di noce, frutta gialla matura, quasi un sentore di litchi. Bocca piena, corrispondente e con un bel finale.
Az. Agr. Barone Cornacchia, Torano Nuovo (TE) Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2018: 92/100
Vinificazione a fine settembre, pigiadiraspatura e pressatura soffice, decantazione statica del mosto a 8 gradi centigradi per 24 ore. Poi fermentazione a temperatura controllata in acciaio. Un vino dal colore ipnotico: rosso cerasuolo,. E dai profumi intensi fruttati di fragolina, lamponi, ribes e poi di ciliegia. Sapore fresco, intenso, persistente e fine.
Montepulciano d’Abruzzo Doc 2015 “Vigna le Coste”: 92/100
Vendemmia nella seconda metà di ottobre, selezione manuale dei grappoli per questo vino ottenuto da una piccola antica vigna di varietà Montepulciano. Età media delle piante intorno ai 40-50 anni. Macerazione sulle bucce per 8-9 giorni a temperatura controllata.
Successivo affinamento in botti di rovere di Slavonia da 30 ettolitri per 14 mesi e poi in bottiglia per 6 mesi. Colore rosso rubino carico. Profumo intenso, complesso con sentori di prugna matura, visciola, fino alla confettura. In bocca morbido, persistente, equilibrato ed armonico. Spinge un po’ ancora il tannino ma il sorso è molto piacevole.
Ciavolich Azienda Agricola, Loreto Aprutino (PE) Cerasuolo d’Abruzzo Dop 2018 “Fosso Cancelli”: 93/100
Ottenuto da uve di Montepulciano raccolte a mano, il cui mosto viene lasciato a contatto con le bucce per 24-36 ore. Segue un salasso, prelevando del mosto in fermentazione che viene trasferito in anfora di terracotta. Qui continua la fermentazione spontanea, senza controllo della temperatura.
L’affinamento prosegue sulle fecce nobili in anfora fino all’imbottigliamento. Vino rotondo, morbido, dai sentori confettati e dai profumi fruttati che rimandano al melograno, alla fragolina di bosco e al melone bianco. Intenso, con persistenza da vendere.
Montepulciano d’Abruzzo 2015 “Divus”: 93/100
Ottenuto dai vigneti più vecchi della tenuta, effettua una fermentazione in acciaio per poi affinare in botti da 20 hl e in barrique di vari passaggi, per circa un anno. Dal colore rosso rubino intenso e dal naso intenso e fitto. Forse ancora un po’ chiuso ma dalla prospettiva immensa.
Spiccano sentori di confettura di frutta rossa come ciliegia e prugna con cenni speziati, balsamici e di sottobosco. Frutto polposo e succoso. Lungo e pieno il sorso, ben equilibrato e dalla trama tannica, molto morbida. Finale ampio e persistente.
Medico per vocazione e sommelier per passione. Mi sono poi riscoperto medico per passione e sommelier per vocazione. Sostieni il nostro progetto editoriale con una donazione a questo link.
ROMA – Uno stand alla 52a edizione di Vinitaly – “Salone internazionale dei vini e dei distillati” di Verona, dal 15 al 18 aprile. Se lo contenderanno le cantine in lizza a War of Wineries, il programma in onda su Real Time da domenica 25 marzo. Canale 31 del digitale terrestre.
Una sfida in sei puntate condotte da Francesca Forti, in cui non sarà mai giudicato il vino dei concorrenti ma le loro capacità imprenditoriali. Assieme a passione, coraggio e conoscenza del mondo vinicolo.
“Prove ardue” quelle che attendono i concorrenti, sotto l’occhio vigile di 3 giudici del settore (Mario Benedetto, Barbara Tamburini e Luciano Mallozzi) e di 3 chef stellati a rotazione. L’obiettivo è dunque quello di “portare alla luce il patrimonio vitivinicolo italiano noto in tutto il mondo per la sua qualità, genuinità e professionalità”.
“Gli otto viticoltori – assicura la produzione Io Tu Production Srl – potranno raccontare il loro lavoro, le tradizioni di famiglia passate di generazione in generazione, i segreti, le scelte, le difficoltà, le lotte contro il clima avverso e i sacrifici per ottenere un vino sempre più unico ed eccellente”.
“Il programma – evidenzia in una nota la Fondazione Italiana Sommelier – ha preso forma anche grazie alla collaborazione della Fis, che ha messo in campo alcuni dei suoi ‘pezzi’ migliori. I nostri Luciano Mallozzi e Barbara Tamburini sono rispettivamente Docente Master e Wine Maker di chiara fama, nomi e volti molto noti nel panorama vinicolo italiano e internazionale”.
“I due hanno partecipato alla costruzione del programma – continua la Fis – ideando per i concorrenti enigmi da risolvere, domande tecniche, prove pratiche da superare. Insomma, la trasmissione si snoda tra gare e tranelli decisamente divertenti che sapranno appassionare anche i non addetti ai lavori”.
LE CANTINE IN LIZZA
In gara a War of Wineries, letteralmente “Guerra tra cantine”, ci sono Marianna e Pietro Colosi di Cantine Colosi (Giammaro, Sicilia); Giovanni De Napoli di Terre di San Vito (Polignano a Mare, Puglia); Violante Gardini della cantina Donatella Cinelli Colombini (Montalcino, Toscana) forse la più favorita, in termini di popolarità; Davide Luisa di Tenuta Luisa (Mariano del Friuli, Friuli Venezia Giulia).
Poi Andrea Pandolfo di Cantine Sant’Andrea (Terracina, Lazio); Giuseppe Rossetti di Tenuta Rossetti (Paduli, Campania); Luciana Sabino di Antiche Cantine Migliaccio (Isola di Ponza, Lazio); Davide Zoppi di Ca’ du Ferra’ Farm e Relax (Bonassola, Liguria). Già aperte le candidature per la prossima edizione del programma.
LE DATE DELLE PUNTATE
Già cadenziate le puntate: si parte domenica 25 marzo con una doppietta (prima e seconda puntata, alle 12.20 e alle 12.50). Si prosegue con la terza e la quarta puntata di War of Wineries il 1 aprile (ore 12.20 e 12.50). Per chiudere l’8 aprile con le puntate finali, in cui sarà decretato il vincitore di questo originale “talent” (ore 12.20 e 12.50).
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Saranno 212 i vignaioli indipendenti della FIVI che animeranno il Salone delle Fontane all’EUR sabato 13 e domenica 14 maggio 2017 per la prima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti di Roma.
Un appuntamento realizzato in collaborazione con Daniele De Ventura di Little Market e fortemente voluto dagli stessi vignaioli, soprattutto per andare incontro a chi a causa della distanza non è mai riuscito a partecipare all’appuntamento di Piacenza di fine novembre. Ma che ha anche un valore istituzionale.
“Spostarsi verso sud per noi è una priorità – afferma Matilde Poggi, presidente FIVI – ma Roma ha anche un significato simbolico. È lì che hanno sede le istituzioni ed è lì che vogliamo far sentire sempre di più la voce degli oltre mille Vignaioli Indipendenti di tutta Italia”. La FIVI è infatti attualmente impegnata in un dialogo continuo con il Ministero, su temi quali il Dossier Burocrazia, la rappresentanza nei Consorzi di Tutela e i decreti attuativi del Testo Unico del Vino.
Quello di Roma sarà un vero e proprio mercato, un’occasione unica per ascoltare direttamente il racconto di chi tutti i giorni vive la vigna e si confronta costantemente con il territorio, per assaggiare i vini dalle mani dei vignaioli e acquistare le bottiglie (qui l’elenco dei vignaioli presenti).
Proprio per questo il pubblico troverà a sua disposizione carrelli e cestini: una formula già sperimentata a Piacenza, che ha incontrato il grande favore degli appassionati. Il Mercato dei vini dei Vignaioli Indipenenti sarà aperto al pubblico dalle 11.00 alle 19.00. Ingresso giornaliero 15 euro (ridotto per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV – AIES e SLOW FOOD). Prevendite on line: https://goo.gl/dQEGNw
Mercato dei vini Roma in breve
Dove: Salone delle Fontane, Via Ciro il Grande, 10-12, 00144 Roma
Quando: sabato 13 e domenica 14 maggio 2017
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso: € 15.00 comprensivo di bicchiere per degustazioni ingresso giornaliero.
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni
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Si avvicina il Mercato dei vini della FIVI, che si terrà a Piacenza sabato 26 e domenica 27 novembre 2016. Per la sesta edizione saranno, per l’esattezza, 421 i vignaioli presenti. Quasi un centinaio in più rispetto alla scorsa edizione. Una crescita di adesioni che sottolinea come il Mercato sia diventato ormai un appuntamento imperdibile, luogo d’incontro, di condivisione e di confronto con il pubblico ma anche tra i produttori stessi. Qui i vignaioli assieme ai loro vini portano la loro esperienza di vita. Ognuno bada al proprio pezzo di terra, interpretando il territorio a suo modo: chi segue la tradizione, chi la tradisce o la abbandona per poi farci ritorno, chi innova, sbaglia, gioisce e soffre. Ma il vignaiolo è il vero custode del vino: ogni suo bicchiere restituisce il territorio che lo ospita e la sua cultura. Per questo le quattro degustazioni in programma nei due giorni saranno condotte direttamente dai vignaioli, che presenteranno i vini e il lavoro dei loro colleghi.
LE DEGUSTAZIONI
Dal Trentino di Pojer & Sandri al Collio friulano di Edi Keber, dal lombardo Oltrepò Pavese di Lino Maga alla Calabria di Francesco De Franco: ogni terra si racconterà attraverso i vini del suo interprete d’eccellenza. Nel corso del mercato sarà assegnato il premio Romano Levi per il Vignaiolo dell’anno e consegnate le targhe FIVI ai nuovi punti di affezione, enoteche e ristoranti in tutta Italia che propongono in modo particolare i vini dei vignaioli e che possono esporre lo stemma dell’associazione nel loro locale. Saranno infine premiate le foto vincitrici del contest #chinonbeveincompagnia lanciato sui social media da FIVI. Le 5 migliori si aggiudicheranno un weekend enogastronomico e bottiglie di vino. Gli orari di apertura del Mercato dei vini sono: sabato dalle 12.30 alle 19.30 e domenica dalle 11.00 alle 19.00. Ingresso € 15.00 giornaliero (ridotto per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV – AIES e SLOW FOOD – possessori del biglietto della manifestazione MareDivino 2016), € 25.00 il biglietto per i due giorni.
IL MERCATO DEI VINI IN BREVE Quando: sabato 26 e domenica 27 novembre 2016 Dove: PiacenzaExpo Orario di apertura al pubblico: Sabato dalle 12.30 alle 19.30 | Domenica dalle 11.00 alle 19.00 Ingresso: € 15.00 comprensivo di catalogo e bicchiere per degustazioni ingresso giornaliero, € 25,00 il biglietto per due giorni. Ingresso ridotto: € 10.00 per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV – AIES e SLOW FOOD – possessori del biglietto della manifestazione MareDivino 2016. Il socio deve mostrare tessera valida dell’anno in corso. I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
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Torna, negli spazi di Piacenza Expo di via Tirotti 11, sabato 26 e domenica 27 novembre 2016 la sesta edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti. La Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) è l’associazione che raccoglie e rappresenta i vignaioli che seguono l’intera filiera produttiva del vino: coltivano le vigne, imbottigliano il vino, seguendo e curando personalmente il proprio prodotto. Saranno circa 400 quest’anno i vignaioli, provenienti da ogni regione d’Italia, che durante i due giorni incontreranno il pubblico per far conoscere non solo i propri vini, espressione della terra che coltivano con passione, ma anche le proprie storie. Due giorni di festa dove si potranno assaggiare e acquistare i vini direttamente agli stand dei produttori, veri custodi del vino come espressione diretta del territorio e della sua cultura. Come l’anno scorso le quattro degustazioni proposte saranno condotte direttamente dai vignaioli. Un’occasione in più per conoscere il loro mondo attraverso gli occhi dei colleghi.
LE VERTICALI
Due le verticali previste, una di Barbacarlo di Lino Maga e una di Collio di Edi Keber e due degustazioni che sembrano un viaggio attraverso l’Italia, dal Trentino di Pojer e Sandri alla Calabria di ‘A Vita. Oltre al vino si potranno degustare le specialità gastronomiche degli Artigiani del cibo, ancor più numerosi rispetto all’anno scorso, che porteranno salumi e formaggi, pani, dolciumi e specialità gastronomiche da diversi angoli d’Italia. Durante la manifestazione verrà consegnato il Premio Romano Levi, giunto alla terza edizione, al Vignaiolo dell’Anno e saranno premiate le foto vincitrici del contest #chinonbeveincompagnia, indetto sui canali social della Fivi. Gli orari di apertura del Mercato dei vini sono: sabato dalle 12.30 alle 19.30 e domenica dalle 11.00 alle 19.00. Ingresso € 15.00 (ridotto € 10 per i soci Ais – Fis – Fisar – Onav e Slow Food).
GLI ORGANIZZATORI
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi) è un’associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla Fivi solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: “Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”. Attualmente sono quasi 1000 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 10.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. 70 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale supera 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 240 milioni di euro. I 10.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49 % in regime biologico/biodinamico, per il 20 % secondo i principi della lotta integrata e per il 31 % secondo la viticoltura convenzionale.
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Sarà la Città di Bari ad accogliere il 16 Maggio prossimo la seconda tappa della stagione 2016 del Festival Franciacorta itinerante, l’appuntamento alla scoperta del vino prodotto col metodo della rifermentazione in bottiglia che in Italia e, sempre più, anche all’estero, è riconosciuto come uno dei più influenti ambasciatori del miglior Made in Italy. ”Bari è il riferimento privilegiato per le novità e le tendenze del ”buon gusto” che diventano poi motore di eventi e iniziative capaci di entusiasmare e coinvolgere non solo la Puglia ma anche le regioni limitrofe” – dichiaraVittorio Moretti, presidente del Consorzio Franciacorta. ”Sono certo che il calore della Puglia saprà accogliere il Franciacorta coinvolgendo il grande pubblico di appassionati, esperti, operatori, che fanno di questa regione una delle più rappresentative in materia di gusti e sapori”. Villa Menelao alle Cummerse sarà la prestigiosa location dove il Franciacorta si presenterà al pubblico di appassionati ed esperti: banchi d’assaggio, seminari e ventinove produttori, insieme ai migliori Sommelier Ais della Puglia, accoglieranno, dalle 18.00 alle 22.00, appassionati di vino, stampa, operatori del settore e curiosi per degustazioni delle tipologie: Brut, Extra Brut, Satèn, Rosé, Pas Dosé, Riserva. L’appuntamento sarà per tutti un’occasione per approfondire la conoscenza e il gusto del Franciacorta, ma anche di incontrare la cultura pugliese in una fusione di sapori e profumi, tradizione e innovazione, all’insegna della qualità e della raffinatezza. Due i seminari di degustazione previsti:
– 17.00 ”Franciacorta una terra un vino” – Degustazione guidata alla scoperta delle diverse tipologia di Franciacorta
– 19.00 ”La Franciacorta incontra la Puglia” – Degustazione guidata di tre tipologie di Franciacorta in abbinamento a tre eccellenze gastronomiche pugliesi.
Prenotazione obbligatoria, posti limitati.Per prenotazioni: http:/franciacorta.eventbrite.com. Per informazioni: eventi@franciacorta.net.
I banchi di assaggio per le degustazioni saranno aperti in due momenti distinti per stampa, operatori e visitatori:
• Dalle 16.00 – 18.00: ingresso riservato a stampa e operatori (accredito stampa a stampa@franciacorta.net)
• Dalle 18.00 – 21.30: apertura al pubblico (ingresso per il pubblico € 20; per i soci Ais, Onav, Fis, Slow Food e Fisar € 15).
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