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Il disciplinare di certificazione nazionale sostenibilità filiera vitivinicola è realtà

Il disciplinare di certificazione nazionale sostenibilità filiera vitivinicola è realtà

«Con l’approvazione del disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità della filiera vitivinicola da parte del Ministero delle Politiche Agricole, l’Italia è il primo Paese a dotarsi di un sistema all’avanguardia e al passo con i tempi». Lo dichiara il deputato Filippo Gallinella (M5S), presidente della commissione Agricoltura.

Gallinella è il primo firmatario dell’emendamento che ha istituito il sistema unitario di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola, che utilizza le modalità del Sqnpi (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata).

UN LOGO PER LA SOSTENIBILITÀ DEL VINO

Attraverso un logo distintivo, i vini italiani potranno certificare e comunicare di essere realizzati seguendo specifiche regole di produzione che diano importanza e attenzione ai relativi impatti ambientali.

«Giunge così a compimento – prosegue Gallinella – il percorso tracciato dalla norma che abbiamo voluto introdurre nel Decreto Rilancio, che raccoglie il lavoro compiuto negli ultimi anni dall’intera filiera del vino nel solco delle principali strategie comunitarie Green Deal e Farm to Fork».

Un valore aggiunto per il comparto vitivinicolo nazionale, leader nel mondo, e un fattore rilevante per i consumatori e il mercato, anche in questo momento in cui sembra che le tematiche relative alla sostenibilità ambientale siano passate in secondo piano, dinanzi ai drammatici scenari internazionali».

«ADEGUATO REDDITO AGRICOLO»

Attraverso il lavoro del CoSVi (il comitato della sostenibilità vitivinicola a cui partecipano Mipaaf, Regioni, Crea, Accredia e, a titolo consultivo, i produttori) sono state messe a sistema «le buone pratiche da seguire in campo e in cantina per garantire il rispetto dell’ambiente, la qualità e la sicurezza alimentare, la tutela dei lavoratori e dei cittadini e un adeguato reddito agricolo».

Nell’attesa che si completi il processo di integrazione dei diversi sistemi di certificazione, si utilizzeranno procedure e standard previsti dal Sqnpi.

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AssoDistil: sostenibilità e packaging 100% green

Il settore distillatorio italiano tra modello di sostenibilità e nuove sfide“. È questo il titolo scelto da AssoDistil per la due giorni in programma il 28 e 29 ottobre a Nogaredo (Trento) nell’auditorium di Distilleria Marzadro.

L’iniziativa – organizzata in collaborazione con Bernadet, Labrenta e Gruppo Saida – sarà l’occasione per approfondire il lavoro portato avanti dalle distillerie italiane sui temi della sostenibilità e dell’economia circolare. Verranno inoltre presentati i primi prototipo di bottiglia, tappo ed etichetta 100% green.

«Finalmente dopo 2 anni – commenta Antonio Emaldi, presidente AssoDistil – torniamo a incontrare in presenza le distillerie associate. Ripercorreremo insieme gli eventi che hanno caratterizzato l’operatività delle nostre imprese in questi ultimi due anni, dal periodo emergenziale alle prospettive per il futuro».

«Questo grazie ai dati presentati da Nomisma e alle tendenze illustrate da Format Research – prosegue Emaldi -. Una delle parole cha abbiamo sentito pronunciare negli ultimi tempi è “resilienza” e ritengo che il nostro settore ne rappresenti un esempio perfetto».

«Sostenibilità ed economica circolare – aggiunge Sandro Cobror, direttore generale AssoDistil – sono da sempre valori fondamentali per le distillerie italiane. Il Report sulla sostenibilità pubblicato lo scorso anno ha evidenziato che il settore distillatorio produce non solo Grappe, distillati e acquaviti di grande qualità ma lo fa mettendo in pratica modelli sostenibili, rispettando e migliorando l’ambiente».

IL PROGRAMMA

I lavori si apriranno giovedì 28 ottobre alle ore 15.30 con l’intervento di Antonio Emaldi che illustrerà il bilancio del settore distillatorio per l’anno 2020 – 2021. Il pomeriggio seguirà con un focus sui dati economici, il clima di fiducia, l’internazionalizzazione e gli effetti dell’epidemia covid-19 sul comparto.

La presentazione sarà supportata dai dati dell’Osservatorio sui distillati a cura di Format Research. Alle ore 16.30 sarà la volta dello studio sullo status e le prospettive di sviluppo della Grappa in Italia a cura di Nomisma.

Venerdì 29 ottobre sarà la giornata dedicata alle best practice sul packaging sostenibile, nuova frontiera per un settore che punta ad essere sempre più green. Si inizierà alle 10.30 con i saluti di Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura Camera dei Deputati e con l’introduzione di Sandro Cobror, direttore AssoDistil.

A seguire sarà l’intervento di Giuseppe Morelli, direttore commerciale Gruppo Saida che presenterà “Il packaging sostenibile: il vetro”. Alle ore 11 sarà Amerigo Tagliapietra, sales director di Labrenta, a parlare del tappo sostenibile.

Alle ore 11.15 sarà la volta di Chiara Bettini, business developer Bernadet Italia, che parlerà delle soluzioni sostenibili per le decorazioni dei distillati. l soci sostenitori AssoDistil – Bernadet, Labrenta e Gruppo Saida – presenteranno inoltre la prima bottiglia con tappo ed etichetta 100 per cento green.

«Questa due giorni rappresenta una nuova tappa di questo percorso che intende sottolineare come la sostenibilità del settore distillatorio si arricchisca del contributo di imballaggi sempre più moderni e sostenibili che riutilizzano materie prime, senza rinunciare al design e all’eleganza necessaria per confezionare prodotti di eccellenza».– conclude Sandro Cobror.

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AssoDistil: bilancio positivo per il primo “Report di Sostenibilità”

AssoDistil, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, ha presentato lo scorso 11 dicembre il primo Report di Sostenibilità, relativo ai dati del 2019, redatto in collaborazione con Lifegate e presentato da Silvia Totaro, sustainability specialist di Lifegate, nel corso di una webinar che ha visto la partecipazione Antonio Emaldi e Sandro Cobror, rispettivamente presidente e direttore di AssoDistil, Paolo De Castro, eurodeputato e membro della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e Filippo Gallinella, deputato e presidente della commissione Agricoltura.

Secondo la direttiva europea – afferma il presidente di AssoDistil Antonio Emaldi – nessuna delle nostre imprese è obbligata a redigere questo bilancio, ma abbiamo comunque deciso di impegnare tempo e risorse per preparare questo documento per una serie di motivi. Primo fra tutti la sensibilità verso le persone cui ci rivolgiamo che son sempre più attente, consapevoli e sensibili alle tematiche ambientali”.

“Il Report di sostenibilità – aggiunge Emaldi – permette di dare visibilità a tutta una serie di informazioni che oggi sono indispensabili se vogliamo avere un futuro migliore. Il documento inoltre è utile anche per l’impresa perché fissa dei punti di partenza e permette di valutare quelli che sono i rischi“.

Il Report è stato redatto in conformità ai Gri, Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards, il riferimento più diffuso a livello internazionale per la rendicontazione di sostenibilità, sulla base dei dati raccolti da 11 distillerie associate, in grado di rappresentare l’80% delle sezioni merceologiche di interesse, dalle acquaviti all’alcol industriale.

Si tratta di Bottega Spa, D’Auria Distillerie & Energia Spa, Distilleria Bertolino, Distilleria Deta Srl, Distilleria G. Bertagnoli Srl, Distilleria Marzadro Spa, Distillerie Bonollo Spa, Distillerie Bonollo Umberto Spa, Distillerie Mazzari Spa, Fratelli Francoli Spa e Ima Srl.

Ciò che appare dal primo Report di Sostenibilità è un quadro in cui le attività del settore distillatorio contribuiscono in maniera attiva al raggiungimento di tre dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030, (SDGs – Sustainable Development Goals) definiti nel 2015 dalle Nazioni Unite. In particolare gli obiettivi 6 (gestione sostenibile dell’acqua), 8 (crescita economica sostenibile ed inclusiva) e 15 (uso sostenibile dell’ecosistema terrestre).

L’analisi di Lifegate ha fatto emergere diciannove temi materiali che rispecchiano i principali impatti delle aziende sui quali è stata fatta la rendicontazione e che sono stati suddivisi e raccolti in tre “pilastri”: Profit, Planet e People.

Profit raccoglie tutte le variabili relative alla produzione “fra varietà ed unicità”, a partire dalle materie prime con un utilizzo nel 2019 di 534.230 tonnellate di vinaccia, 209.303 tonnellate di fecce, 54,448 tonnellate di frutta e 45.476 tonnellate di materie tartariche utilizzate come input di processi in grado di creare una molteplicità di prodotti diversi.

La distillazione è per sua natura un esempio di economia circolare dove per ogni materia prima lavorata si producono residui che rappresentano la materia prima per un processo a valle, creando così un modello di “ciclo chiuso“.

Circolarità che ha portato ad un risparmio di 500 mila tonnellate di Co2, all’88,9% di rifiuti avviati a riutilizzo e a meno dello 0,5% di rifiuti pericolosi prodotti. Risultati raccolti nel pilastro Planet.

Scelta di fonti energetiche rinnovabili, utilizzo di cogeneratori a biomassa, impianti di digestione, riscaldamento geotermico e sistemi di ricircolo della acque completano il quadro relativo ad una attenzione sempre maggiore alle tematiche ambientali.

Dal Report emerge inoltre come le distillerie siano esempio di sostenibilità occupazionale – People – dando impiego a 659 di cui ben l’88,2% a tempo indeterminato, 124 nuovi assunti nel 2019 con un tasso di crescita occupazionale del 19% e più di 3 mila ore di formazione erogate, pari a 4,8 ore in media per dipendete.

Un settore inclusivista, con 181 donne impiegate, ed attento ai giovani con il 16% di under 30 ed il 53% dei dipendenti nella fascia 30-50.

Un Report molto positivo ma che “è solo il punto di partenza per un processo di miglioramento continuo – conclude il presidente Emaldi – per poterci misurare in prospettiva, e che dovrà poi passare attraverso la stesura di bilanci individuali di ciascuna delle imprese”.

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Petizione contro i dazi sul vino italiano negli Usa: quasi raggiunto il “quorum”

La petizione contro i dazi sul vino italiano decisi da Trump negli Usa ha quasi raggiunto il “quorum” di 1500 firme sulla piattaforma Change.org (1.429 alle ore 18.55 odierne). “Aiutaci a difendere il vino e chi ci lavora! Help us defending the wine industry!” è stata promossa da Michele Antonio Fino e trova tra i primi firmatari altri due noti vignaioli italiani, Marilena Barbera (Sicilia) e Gianluca Morino (Piemonte).

Ecco il testo completo della petizione che sarà presentata al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova, all’Eu Commissioner for Agriculture and Rural Development, Janusz Wojciechowski, al presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, al deputato della Camera, Paolo Gentiloni, al Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio e a Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura, Camera dei Deputati.

Siamo vignaioli italiani, piccoli e grandi, proveniamo da tutte le Regioni italiane ed abbiamo un unico, comune obiettivo: produrre vini di grande qualità che contribuiscano all’economia del nostro Paese e al consolidamento della sua reputazione nel mondo.

Gli Stati Uniti sono un mercato estremamente importante per i nostri vini, un mercato che insieme alle nostre famiglie abbiamo costruito con fatica, impegno quotidiano ed enorme investimento di tempo e risorse, con quelle che fino a pochi giorni fa consideravamo come prospettive di sviluppo per gli anni a venire che avrebbero garantito lavoro e reddito per noi e per i nostri collaboratori.

In questi giorni assistiamo sconcertati agli sviluppi della disputa DS316 presso la WTO, riguardante “European Communities and Certain member States — Measures Affecting Trade in Large Civil Aircraft”. Una disputa in cui il vino, insieme ad altri prodotti agroalimentari di origine europea, è solo una vittima collaterale.

Il valore dell’export agroalimentare dall’Europa verso gli Stati Uniti si aggira sui 22 miliardi di Euro; di questi, il valore del vino europeo è pari a 4 miliardi, e pesa per il 75% sulle complessive importazioni statunitensi di vino. L’Italia, con oltre 1,7 miliardi di euro, è il secondo esportatore di vino dopo la Francia.

Sono numeri impressionanti che rappresentano il lavoro di migliaia di aziende con decine di migliaia di addetti; piccole aziende, per la maggior parte, che costituiscono il tessuto fondamentale dell’agricoltura italiana.

Sono piccole aziende che non soltanto generano reddito per i produttori e i loro collaboratori: esse sono custodi dei territori nei quali operano, difendono il nostro Paese dal dissesto idrogeologico, presidiano le campagne impegnandosi nella difesa dei suoli e contribuiscono a moderare gli effetti del cambiamento climatico.

Inoltre, esportando i loro prodotti, concorrono a consolidare la reputazione dell’Italia nel mondo, promuovono la nostra cultura e mantengono solidi rapporti con i nostri connazionali all’estero, si fanno ambasciatori di uno stile alimentare (la dieta mediterranea) e di vita che genera, in cambio, consistenti flussi turistici, un altro settore fondamentale per il nostro Paese. Tutto questo oggi è a rischio.

L’incremento del 100% dei dazi statunitensi sull’importazione di vini ed altri prodotti agroalimentari europei rischia di distruggere in breve tempo quanto abbiamo costruito in decine d’anni di lavoro ed impegno costante. Dazi che non sono legati a dinamiche interne al settore agroalimentare, ma che vengono trasferiti ad esso come misura di rappresaglia commerciale per i sussidi che alcuni Paesi europei hanno erogato all’industria aeronautica.

Tutto questo è profondamente sbagliato. La viticoltura italiana non può diventare la merce di scambio sul tavolo dell’industria aeronautica o di quella delle digital companies, e i vignaioli italiani non devono diventare le vittime di una guerra iniziata su altri fronti, e che dovrebbe essere risolta attraverso mediazioni condotte su ampia scala.

Noi diciamo no a questa guerra commerciale, e ci schieriamo al fianco dei nostri importatori e distributori americani, che in queste settimane hanno avviato numerose campagne di informazione e sensibilizzazione nei confronti dell’Amministrazione USA e della USTR, alle quali sono state indirizzate migliaia di commenti e di appelli affinché i nuovi dazi non entrino mai in vigore, e affinché vengano sospesi i dazi del 25% già in essere per alcuni vini europei.

Chiediamo ai nostri Rappresentanti al Governo nazionale e in Europa di farsi immediatamente carico di una questione capace di devastare tutto il comparto vitivinicolo continentale, e che non lascerà indenni nemmeno i mercati più lontani dagli USA per via della necessità di ricollocare rapidamente e improvvisamente i prodotti destinati oltre Atlantico, con intuibili e irreversibili ripercussioni sui prezzi e sulle nostre quote di mercato”.

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Consorzi: in Italia la prima banca dati, sono circa 1000

ROMA – Quanti sono i consorzi in Italia? Cosa fanno? In quali settori operano? Su quali finanziamenti possono contare? La prima Banca Dati dei Consorzi italiani realizzata dall’Agenzia di comunicazione di impresa di Klaus Davi è stata presentata dal massmediologo presso la Sala Cavour del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, durante il convegno0 “Consorzi e Made in: come veicolare l’eccellenza“.

Secondo la ricerca, in Italia sono circa 1000 i consorzi, distribuiti in tutte le nostre 20 Regioni. Di questi, il 23% è specializzato nell’agroalimentare (vini DOC e DOCG, alimentari DOP e IGP), il 26% sono consorzi di bonifica, il 23% consorzi energetici, l’8% per la promozione turistica, il 2% agrari, un altro 2% per l’ambiente, di altro tipo il restante 16%.

La Lombardia è in testa con il 16,08% del totale consorzi italiani, seguita dal Veneto (10,98%) e dall’Emilia Romagna (10,49%). La Toscana sfiora il podio col 9,73% mentre al 7,27% c’è la Sicilia , poi via via tutte le altre. Da questa ricerca si evince come non sia immediato consultare i bilanci dei consorzi italiani: le percentuali di coloro che li hanno pubblici sul web e di quelli che, invece, li hanno mandati spontaneamente agli autori dello studio sono piuttosto basse.

Nell’agroalimentare, fiore all’occhiello del nostro Made In Italy, la voce principale è rappresentata dal vino (31,23%), seguito da frutta e verdura (19,65%), seguito da formaggi e latticini (13,33%), salumi (10,18%) e olio (6,67%); la voce “altro” è al 18,95%).

I lavori del Convegno nazionale sono stati aperti da Filippo Gallinella, presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Alla presenza del Ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova, si sono alternate le voci di autorevoli relatori, quali Cesare Baldrighi (Presidente Origin Italia), Massimo Gargano (Direttore Generale ANBI), Marco Mergati (INDICAM, Centromarca per la lotta alla Contraffazione), Anna Flavia Pascarelli (Dirigente Ufficio Agroalimentare ICE Agenzia) seguite da un confronto con alcuni dei Presidenti di Consorzi Dop, DOC e Igp e GDO presenti in Sala.

La ricerca presentata fa parte dell’iniziativa del movimento “Io sto con il Made in Italy“, giunto alla terza tappa, avviato dal giornalista Klaus Davi e sostenuto da diverse istituzioni ma soprattutto dalle Pmi italiane. La campagna, lanciata ufficialmente lo scorso marzo alla Camera, si prepara a tutelare gli interessi delle aziende italiane all’interno del prossimo parlamento europeo. Giulio De Rita (ricercatore del CENSIS), ha presentato la Ricerca CENSIS sul percepito delle Eccellenze italiane.

Un programma ricco che ha visto, inoltre, la presentazione della prima edizione del Premio “Donne per il Made In Italy“, ovvero il conferimento di una speciale onorificenza a sette importanti imprenditrici italiane che si sono distinte per la capacità di innovare e contribuire in maniera significativa alla crescita dell’economia italiana:

Barbara De Rigo, direttore marketing house brand De Rigo Vision;

Maura Latini, amministratore delegato COOP Italia;

Rossella Liberti, cofondatrice di Picogrammo, Gruppo Liberti;

Chiara Lungarotti, amministratore delegato Gruppo Lungarotti;

Valentina Mercati, vicepresidente del Gruppo Aboca;

Giannola Nonino, presidente di Nonino Distillatori;

Alessia Zucchi, ceo Oleificio Zucchi.

Il convegno è nato sotto il marchio #iostocolmadeinitaly, la campagna ideata e creata proprio da Klaus Davi, che propone al centro dell’agenda politica il Made in Italy, con lo scopo di dar vita ad una legge che tuteli l’eccellenza italiana.

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Riconoscimento e salvaguardia dei vigneti eroici e storici: via libera al decreto legge


ROMA –
La commissione Agricoltura ha dato il via libera al parere sul decreto legge, in attuazione del testo Unico del Vino, che disciplina il riconoscimento e la salvaguardia dei vigneti eroici e storici. Lo rende noto il presidente della Commissione, l’onorevole Filippo Gallinella.

I vigneti eroici sono quelli ubicati su terreni con una pendenza superiore al 30 per cento o un’altitudine di oltre 500 metri, mentre quelli storici devono avere una produzione antecedente al 1960: due sezioni dalla forte valenza storica, paesaggistica e ambientale del nostro Paese.

Saranno le Regioni – spiega l’onorevole Gallinella – a ricevere le domande dei produttori per il riconoscimento di questi vigneti: una volta accettate le richieste, insieme al Mipaaft, i produttori potranno usufruire dei fondi previsti dal Programma Nazionale a sostegno del settore vitivinicolo, parte dei quali saranno indirizzati al ripristino, al recupero, alla manutenzione dei vigneti eroici e storici che utilizzano vitigni autoctoni”.

“Qualora le Regioni siano in possesso della documentazione comprovante i requisiti richiesti – continua il presidente della Commissione – la stessa non dovrà essere allegata dal soggetto richiedente al momento della domanda, al fine di non gravare eccessivamente i produttori dei vigneti storici o eroici”.

La commissione Agricoltura ha chiesto infine “di specificare se la disposizione sia volta a consentire l’uso di un marchio già esistente, o a prevederne la creazione di uno nuovo, caso in cui sarà necessario specificarne la natura facoltativa, precisandone le condizioni e le modalità di attribuzione”.

“Questo atto – commenta l’onorevole Gallinella – ci fa entrare nel merito di definizioni e procedure, riordinando un peculiare settore della viticoltura, dalle notevoli potenzialità di sviluppo. Ora il decreto, dopo le necessarie revisioni, potrà essere pubblicato per entrare poi in vigore”.

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Argiano, la cantina di Montalcino attenta all’ambiente: plastic free e biodiversità


MONTALCINO –
Rigenerazione ed equilibrio. Queste le due parole d’ordine di “Argiano Buona Agricoltura“, il modello di sviluppo agricolo e vitivinicolo di Argiano – Cantina dal 1580, a Montalcino.  Non a caso il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, l’onorevole Filippo Gallinella, ha visitato questa mattina la cantina toscana.

Ricorre oggi, 29 luglio 2019, l'”Earth Overshoot Day“, una giornata utile a riflettere sull’utilizzo delle risorse del Pianeta da parte dell’uomo, che supera le capacità di auto rigenerazione. Da oggi cioè, secondo quanto certifica il Global Footprint Network – organizzazione di ricerca internazionale che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali, la cosiddetta “impronta ecologica” dell’uomo – l’umanità inizia ad attingere e consumare scorte e risorse del futuro.

Argiano, cantina dal 1580, è invece la prima azienda plastic free a Montalcino. “Argiano Buona Agricoltura –  spiega il Ceo Bernardino Sani – è l’insieme di principi e valori per un’agricoltura consapevole, rispettosa dell’ambiente e del paesaggio, e che ha la rigenerazione e l’equilibrio della biodiversità come regole”.

“Ringrazio il presidente Gallinella e l’onorevole Chiara Gagnarli per aver accettato di passare questo giorno simbolico ad Argiano. La loro attenzione verso il suolo si sposa con la devozione che gli riserviamo noi. Riteniamo che la qualità sia il prodotto di tante attenzioni; la cura del suolo e dell’ambiente sono le prime”.

IL CONSUMO DI SUOLO
Il suolo, risorsa primaria dell’Umanità, è sempre più oggetto di sfruttamento. Viene eroso dall’urbanizzazione a causa dell’aumento della popolazione e depredato dai consumi sempre crescenti. “Argiano – spiega Sani – è controcorrente”.

Da sei anni l’azienda segue pratiche organiche rigenerative, non utilizza pesticidi, nemmeno quelli naturali e coadiuva con propoli, zeolite e caolino. Dalla scorsa primavera ha intrapreso l’allevamento di api in vigna”.

Gallinella è titolare della Proposta di Legge in materia di “valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo”, più nota  come “Costituzione del territorio“.

“Questo – ha commentato il presidente della Commissione Agricoltura della Camera – è un giorno che ci spinge a riflettere sulle responsabilità che lo sfruttamento indiscriminato di suolo e ambiente comportano. È necessario e urgente recuperare e riqualificare, rigenerare e preservare, i suoli agricoli e il paesaggio. Oggi ho visto il modello Argiano, un modello virtuoso da replicare”.

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