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Irresistibile Piwi, la prima Fiera dedicata ai vini da vitigni resistenti in Italia

irresistibile piwi
Si chiama Irresistibile Piwi ed è la prima Fiera dei vini Piwi organizzata in Italia. 
Un Wine Festival e Fiera Mercato interamente dedicata ai vini Piwi italiani ed internazionali e alla produzione da varietà di vitigni resistenti. L’appuntamento è per venerdì 24 e sabato 25 maggio, dalle ore 10 alle ore 18, presso la Sala Margherita di PalaExpo – Fiera Verona, uno degli spazi che ha accolto di recente Vinitaly 2024. Gli organizzatori Luca De Palma e Igor Bonvento, entrambi enologi, lavorano da anni con i vitigni resistenti, collaborando con tutte le associazioni della nicchia di mercato dei Piwi. Inoltre sono attivi nell’organizzazione di incontri e degustazioni tecniche per ampliare la conoscenza sulle nuove varietà e per la loro promozione, anche con la divulgazione sui social media, con PiwiTastingFriends.

«Da qualche mese – spiegano De Palma e Bonvento – insieme al dottor Marco Stefanini della Fondazione Edmund Mach di San Michele All’Adige, fresco presidente di Piwi Italia, ci siamo impegnati ad organizzare un evento ufficiale, il primo in Italia. Lo scopo di Irresistibile Piwi è multiplo: ospitare la prima assemblea generale annuale di Piwi Italia, avvicinare i soci iscritti ai produttori non ancora tesserati (ad oggi sono circa 200 le aziende che producono uve o vini da varietà resistenti), organizzare momenti di aggiornamento tecnico per attirare pubblico e professionisti, valorizzare il lavoro viticolo dei vivaisti, breeder ed enti impegnati nella promozione dei loro lavori di selezione, e fare una fiera-mercato per tutte le aziende italiane che vogliano esporre le loro produzioni».

A IRRESISTIBILE PIWI ANCHE LE CANTINE EUROPEE

Visto l’interesse espresso da Piwi International, l’invito è stato subito esteso anche alle cantine europee produttrici di vini da varietà resistenti e alle associazioni consorziate. L’evento Irresistibile Piwi in programma a Verona diventa così la sintesi di un percorso di conoscenze e progetti che riunisce viticoltori, enologi, esperti, ricercatori e le associazioni Piwi nazionali e regionali. Al suo interno i visitatori, oltre ai vini e al mercato dei vini, troveranno momenti tecnici formativi, vivaisti e preparatori di materiale Piwi, breeder e selezionatori, degustazioni da microvinificazioni sperimentali, tastings.

«La viticoltura Piwi – sottolineano gli organizzatori di Irresistibile Piwi – è già il presente in molte aziende e sarà il futuro per tante altre. Sono ormai sfumate le perplessità. I vitigni resistenti si stanno diffondendo, offrono novità, variabilità e biodiversità, rispondono egregiamente alla necessità di sostenibilità e salubrità ecologica, possono aiutare con le esigenze del climate change, permettono la produzione in contesti complicati».

«Inoltre – aggiungono Luca De Palma e Igor Bonvento – alleviano i costi dove i problemi sono strutturali, aprono la fantasia ai produttori e la curiosità ai consumatori, si prestano alle nuove tendenze di mercato e gusto. I vini sono buoni, tanti e diversi, ce ne sono per ogni filosofia e stile. Il consumatore forse ancora tentenna sui nomi, ma al buon bicchiere non abbassa lo sguardo. È tempo di agire, insieme, aprirsi senza indugi e abbattere gli ultimi muri della burocrazia. Senza innovazione, restare fermi è già una sconfitta».


Irresistibile Piwi

24-25 maggio 2024 – PalaExpo, Fiera Verona (VR)
www.irresistibilepiwi.it
info@irresistibilepiwi.it

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Cara Italia, occhio ai Balcani: missione Veronafiere in Serbia per Wine Vision by Open Balkan


EDITORIALE – A pochi giorni dalla chiusura delle iscrizioni, una cosa è certa: Wine Vision by Open Balkan (16-19 novembre 2023) si candida ad essere una Fiera internazionale del Vino e degli Spirits di primo piano in Europa, accanto a Prowein, Wine Paris e Vinitaly. Un’auto candidatura che dà una nuova centralità ai Balcani, così netta da non sfuggire neppure a Veronafiere, primo partner assoluto del sistema vino italiano. Il 12 giugno, una delegazione dell’ente veronese ha visitato i padiglioni della Fiera di Belgrado (Beogradski sajam), dove a fine anno andrà in scena l’evento. Presenti il direttore generale di Fiera Verona, Maurizio Danese, oltre a Raul Barbieri, fresco di nomina a direttore commerciale di Veronafiere
e Matjaž Žigon, direttore dell’Ufficio di Rappresentanza della Spa scaligera per l’area Alpe-Adria, Polonia e Turchia.

Le premesse per un successo della seconda edizione di Wine Vision by Open Balkan ci sono tutte. Belgrado riflette in pieno la rinnovata voglia di volare in grande dei Balcani. La capitale della Serbia è fresca di investitura a città ospitante di Expo 2027. Il Paese guidato dal conservatore Aleksandar Vučić ha bruciato la concorrenza della Spagna in finale, conquistando l’assegnazione della Mostra-Esposizione internazionale specializzata Expo 2027 con 81 voti, contro i 70 di Malaga. La città non si farà certo trovare impreparata all’appuntamento, tanto da stimare ricavi pari a 1,1 miliardi di euro.

Una cifra ritenuta esagerata da molti commentatori politici serbi. Sul piatto, tuttavia, ci sono già una lunga lista di investimenti volti a trasformare Belgrado in una città all’avanguardia. Oltre alla metropolitana è in programma la realizzazione di un nuovo gigantesco polo fieristico nel sobborgo di Surčin, a pochi passi da quello che diventerà il nuovo stadio nazionale (nei Paesi dei Balcani e nell’Est Europa il calcio è considerato un driver fondamentale per l’attrazione di capitali esteri, vedi il caso emblematico dell’Ungheria). Dopo l’Expo 2027 – con molte probabilità – si trasferirà a Surčin anche Wine Vision by Open Balkan, che nella struttura attuale, sulle rive del fiume Sava, può contare su tre padiglioni, oltre a una quindicina di piccole hall.

VINO, MISSIONE DELL’ITALIA NEI BALCANI CON VERONAFIERE
La visita dei rappresentanti di Veronafiere a Belgrado con Maurizio Danese, Raul Barbieri e Matjaž Žigon

Secondo indiscrezioni raccolte da winemag.it nei Balcani, l’Italia, proprio tramite Veronafiere, avrebbe chiesto di occupare un intero padiglione sin dall’edizione 2023 della Fiera. Un’ipotesi che gli organizzatori hanno rispedito (cordialmente) al mittente, per evitare che le cantine italiane finiscano per rubare la scena nell’ambito di una Fiera internazionale che vuole comunque mantenere saldo il focus sui vini e sul turismo nei Balcani. L’organizzazione dell’International wine, food, and tourism fair Wine Vision by Open Balkan agisce infatti sotto l’egida e il patrocinio dei governi di Serbia, Macedonia del Nord e Albania, in una sorta di déjà vu dell’assetto dell’Ex Jugoslavia che sta diventando sempre più una costante dalle parti di Belgrado, Tirana e Skopje, che spesso possono contare anche sull’appoggio di Podgorica (Montenegro).

Tutto sembra ruotare attorno al ruolo centrale della capitale serba, che con la prima edizione della fiera ha saputo convincere – forse sarebbe meglio dire “sorprendere” – un po’ tutti. L’interesse espresso dall’Italia, attraverso Veronafiere, è tutt’altro che scontato e dice molto sulla necessità di nuove alleanze, nel contesto di un settore fieristico che sta attraversando la sua fase più delicata, dopo l’uscita dal periodo cupo della pandemia, non senza scricchiolii e profonde trasformazioni del concetto stesso di “Fiera”. Lo scorso anno sono intervenuti a Wine Vision by Open Balkan oltre 30 mila visitatori professionali, attratti in Serbia dalla presenza di più di 350 espositori provenienti da 22 Paesi (192 serbi, ma nella Top10 figurano anche Usa, Austria e Olanda).

Il tutto nell’ambito di una Fiera allestita nei minimi particolari, secondo canoni di spettacolarizzazione e cross-marketing (vino, gastronomia, turismo, design, moda, music e Opera) mai visti a Düsseldorf, Parigi e Verona. Abbastanza per spingere gli organizzatori a dichiarare che «il successo dell’anno scorso è un incentivo affinché dal 16 al 19 novembre 2023, Belgrado, in quanto capitale dei migliori vini durante la Fiera, riunisca i più eminenti produttori di vino, vignaioli, enologi, sommelier e wine buyer, nonché gli espositori delle più famose cantine del mondo». In tre parole “Wine”, “Vision”, “Unity”. Il mondo del vino è avvertito, Italia compresa: occhio ai “nuovi” Balcani.

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Vinitaly 2020 e la vergogna degli alberghi di Verona: rincari già a un anno di distanza


EDITORIALE –
C’è quello che la prende di petto: “Cancelli subito la prenotazione, oppure non le farò trovare la stanza”. E quello che s’inventa un “problema tecnico” del sito, per giustificare il “mancato aggiornamento del prezzo, da rivedere al rialzo”.

Fatto sta che risparmiare con gli alberghi di Verona, in occasione di Vinitaly 2020, è impossibile. Inutile prenotare anche un anno prima rispetto alla data d’inizio della fiera del vino più importante d’Italia, in programma dal 19 al 22 aprile 2020. Nella rete dei ‘rincari a orologeria‘ degli albergatori veronesi siamo finiti pure noi di WineMag.it.

I FATTI

Il 19 aprile scorso, a pochi giorni dal termine dell’edizione 2019 di Vinitaly, prenoto sul noto portale Booking.com una stanza in un albergo di Viale Colonnello Galliano, nel quartiere Borgo Milano di Verona. La soluzione è perfetta.

Si trova a soli 1,3 chilometri dalla stazione di Porta Nuova, dalla quale partono le navette per la Fiera. Il prezzo è di 243,20 euro per 4 notti (dal 18 al 22 aprile 2020): 60,80 euro a notte per una camera matrimoniale con bagno privato e aria condizionata. Bingo. La transazione va a buon fine. Mi viene addebitata la caparra di 72,96 euro.

Felice come può essere solo un ultrà vinnaturista al cospetto di un vino brettato, penso di aver fatto un gran bell’affare. Ne resto convinto fino a venerdì 14 giugno. Sono le 9 del mattino. Mi trovo a Valdobbiadene per la presentazione di una nuova etichetta di Prosecco (Ruggeri).

Suona il telefono. Dall’altra parte della cornetta (telefonata registrata) il titolare dell’albergo in questione: “Il prezzo a cui ha prenotato su Booking è sbagliato, ci siamo dimenticati di alzarlo. Non possiamo dare la stanza per 60 euro: sotto Vinitaly costa 120 euro a notte. Cancelli la prenotazione o non troverà la stanza”.

Invito il gentilissimo albergatore a rivolgersi a Booking, perché ho già versato la caparra ed è corretto che la stanza mi venga garantita a quel prezzo, come prevede la legge. “Si presenti pure, non troverà la stanza“, ribadisce l’imprenditore turistico, sbattendo giù il telefono.

Che fare? Avviso Booking.com. L’indomani arriva una nuova proposta, via mail: 10 euro in meno (110 euro, non più 120 euro a notte) per confermare la prenotazione all’albergo di Viale Colonnello Galliano. Rifiuto. Il servizio clienti del portale web mi contatta di lì a poco, per comunicarmi che cercherà un’altra soluzione.

LA BEFFA NELLA BEFFA. O QUASI
Arriviamo così a martedì 18 giugno. Il call center di Booking mi contatta per comunicare di aver trovato una stanza adatta alle mie esigenze. Costa 60 euro in più, su per giù: 300 euro tondi per 4 notti. Si accolleranno loro le spese aggiuntive. Mi invitano a prenotarla, per fare in modo che possano cancellare la prenotazione nella prima struttura.

In serata blocco la stanza suggerita da Booking. Il nuovo albergo si trova in Viale Andrea Palladio, a Verona. È ancora più vicino alla stazione Porta Nuova. Solo 900 metri, ovvero una decina di minuti a piedi. Perfetto, no? No.

Il giorno seguente vengo contattato dal titolare dell’albergo in questione. “Mi scusi ma il sito era in manutenzione – dice – quindi dovrebbe cancellare la prenotazione effettuata su Booking. Il prezzo che ha visto era sbagliato. Posso darle la stanza per non meno di 100 euro: 75 sono davvero troppo pochi, visto che c’è Vinitaly“.

In soldoni, un altro che si è dimenticato di alzare il prezzo nel periodo della Fiera del vino veronese. E pretende dunque che il cliente paghi di più. Nonostante la prenotazione sia già avvenuta al prezzo canonico della stanza.

Come è andata a finire? Ho chiesto al gentile albergatore di rivolgersi a Booking, dal momento che quella stanza mi è stata suggerita proprio dal servizio clienti del portale. Dopo meno di 48 ore, la prenotazione è stata confermata. Al prezzo iniziale. Ma non finisce qui.

Nei giorni scorsi ho ottenuto il rimborso della caparra versata ad aprile, per il primo albergo. La legge italiana, come ricorda l’Adoc (Associazione Difesa Orientamento Consumatori) prevede tuttavia che “se l’albergatore risulta inadempiente rispetto al contratto, il consumatore ha diritto al doppio della somma versata”.

Ho chiesto a Booking il versamento degli ulteriori 72,96 euro. Serviranno per qualche causa benefica, tipo la fame nel mondo o, che so? Il mercato estivo del Milan. Nel frattempo ci bevo su. Rigorosamente veronese. Cin, cin.

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