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Monterosso Val d’Arda Festival 2024: le eccellenze del piacentino sotto i riflettori

monterosso val d'arda festival 2024
L’affascinante borgo medievale di Castell’Arquato, eletto tra i “Borghi più belli d’Italia” e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, si prepara ad ospitare nel weekend 27-28 aprile 2024 l’11a edizione del Monterosso Val d’Arda Festival, un evento imperdibile per gli amanti della compagnia e della leggerezza, del buon vino genuino e della buona tavola.
Un weekend di degustazioni, incontri, musica e cultura. Nella suggestiva cornice del centro storico, tra vicoli acciottolati, torri merlate e palazzi signorili, il Festival offrirà l’occasione di degustare il Monterosso Val d’Arda DOC, un vino bianco autoctono prodotto in Val d’Arda, che non solo è diverso da cantina a cantina, ma è caratterizzato da tre diverse tipologie:

  • Monterosso Val d’Arda DOC: il classico, fresco e leggero
  • Monterosso Val d’Arda DOC Frizzante: una versione vivace
  • Monterosso Val d’Arda DOC Spumante: il bollicine locale

I VINI MONTEROSSO VAL D’ARDA DOC

Il vino è ottenuto da uve locali Ortrugo, Malvasia di Candia Aromatica, Moscato Bianco e Trebbiano Romagnolo. Si presenta con un colore giallo paglierino, un profumo floreale e fruttato e un gusto fresco e armonico. Un vino importante per il territorio, con una antica tradizione. Era infatti il “vino buono, quello delle Feste”, che per tradizione le “rasdore” (le massaie) offrivano agli ospiti, magari abbinato ad una fetta di “boslano” (la ciambella tipica).

Un legame forte quello tra Castell’Arquato ed il vino, si narra che il cantiniere di Papa Paolo III Farnese Sante Lancierio, accompagnando il pontefice durante una visita al borgo avesse scritto: “Castell’Arquato fa vini perfettissimi e in gran pregio, et è un gran peccato che questa collina non sia tutta vigna”.

Per due giorni circa 30 cantine locali presenteranno e faranno degustare le loro migliori produzioni, che sarà anche possibile acquistare, lungo l’antica e suggestiva via in pietra della “barricaia”, che sarà animata inoltre da mostre d’arte, esibizioni musicali e dalle degustazioni della gastronomia locale.

VINI E GASTRONOMIA DEL PIACENTINO SOTTO I RIFLETTORI

«L’entusiasmo e l’amore per il nostro bellissimo paese e territorio – commenta Franco Ticchi, responsabile dell’organizzazione del Festival e presidente dell’associazione di volontari La Goccia APS – ci spinge ogni anno a imbarcarci in un progetto faticoso, ma emozionante quando alla fine si sentono i commenti dei visitatori e degli operatori. Siamo felici di poter far conoscere le nostre bellezze, bontà ed eccellenze e dare occasione di svago e leggerezza in gioia, ritrovo e compagnia a tanti giovani, donne e famiglie. È un percorso all’interno delle nostre tradizioni che si rinnovano. Far vivere così ogni anno il borgo medioevale con allegria e rispetto ci riempie di orgoglio».

Il territorio La Val d’Arda è un territorio collinare situato in provincia di Piacenza. Il territorio è caratterizzato da un clima temperato e da un terreno fertile, ideale per la coltivazione della vite. Un viaggio alla scoperta del territorio piacentino Il Festival non sarà solo un’occasione per degustare il vino, ma anche per scoprire le bellezze del territorio piacentino. I turisti enogastronomici potranno cogliere l’occasione del viaggio – previo verifiche e prenotazioni – per partecipare a visite guidate al borgo di Castell’Arquato, con la sua Rocca Viscontea del XIV secolo, la Collegiata di Santa Maria Assunta e il Palazzo del Podestà, ai castelli della Val d’Arda e alle aziende agricole locali, immersi nella natura. Inoltre, da quest’anno si instaura una collaborazione con l’istituto professionale per l’agricoltura “Marcora” di Cortemaggiore e l’istituto professionale alberghiero Marcora-Raineri di Piacenza.

IL PROGRAMMA DEL MONTEROSSO VAL D’ARDA FESTIVAL 2024

L’edizione 2024 del Festival sarà ricca di eventi, tra cui:

  • Degustazioni guidate di vini, con focus sulle diverse tipologie di Monterosso Val d’Arda DOC e abbinamenti con i prodotti tipici locali
  • Incontri con esperti di enologia e gastronomia, per approfondire la conoscenza del vino e del territorio
  • Master Class dedicate alle eccellenze enologiche del territorio
  • Show cooking con chef locali, che proporranno ricette tradizionali e innovative con il Monterosso Val d’Arda DOC
  • Concerti e spettacoli musicali, per allietar il Festival
  • Mostre d’arte e artigianato, per scoprire le eccellenze artistiche del territorio
  • Un focus sulla sostenibilità ambientale, con iniziative per ridurre l’impatto dell’evento, come l’utilizzo di bicchieri riutilizzabili e la raccolta differenziata
  • Passeggiate naturalistiche
  • Un programma di eventi per bambini, per coinvolgere tutta la famiglia

NON SOLO MONTEROSSO VAL D’ARDA 

Prodotti gastronomici tipici locali piacentini Il territorio piacentino è ricco di prodotti gastronomici tipici, che si potranno degustare ai banchi o nei ristoranti, tra cui:

  • Salumi piacentini DOP
  • Coppa piacentina DOP
  • Pancetta piacentina DOP
  • Formaggio Grana Padano DOP
  • Tortelli piacentini
  • Anolini in brodo
  • Pisarei e fasò

Non solo Monterosso Val d’Arda. L’obiettivo è quello di fare conoscere tutti i vini del territorio: le cantine selezionate porteranno anche altre eccellenze locali, con un occhio di riguardo alla Malvasia di Candia Aromatica, che è alla base dell’uvaggio del Monterosso Val d’Arda. La domenica il Festival ospiterà il Malvasia Day dedicato appunto al Malvasia di Candia. Nelle due giornate sarà inoltre presente un banco per la degustazione delle migliori bollicine della Val d’Arda. Un Festival per tutti Il Monterosso Val d’Arda Festival è un evento aperto a tutti, dagli appassionati di vino ai semplici curiosi. È una festa molto amata dai giovani, dalle donne e dalle famiglie.

Un’occasione unica per vivere un weekend all’insegna del gusto, della cultura e della scoperta, in uno dei borghi più belli d’Italia. Castell’Arquato si trova tra Piacenza e Parma, è facilmente raggiungibile da Milano, Brescia, Pavia, Reggio Emilia, Modena, Bologna, ma anche da Genova e Verona. Il Monterosso Val d’Arda Festival è stato ideato dai volontari di Castell’Arquato per promuovere il vino tipico del territorio. Con gli anni, la manifestazione è diventata anche l’occasione per favorire il turismo nella Val d’Arda e dare impulso a tutto quanto il Piacentino ha di meglio da offrire.


Monterosso Val d’Arda Festival 2024

27-28 aprile, Castell’Arquato (PC)
info@monterossofestival.it

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Perpetuo Wine Fest 2022: prima edizione per il Festival del “Marsala, prima del Marsala”


Perpetuo Wine Fest
2022 è l’evento che rimette al centro della scena vitivinicola i vini ossidativi, di cui la Sicilia vanta una storia secolare grazie al vino Marsala. Scopo di questa prima edizione è anche quello di valorizzare il pesce povero, portandolo dalle tavole delle famiglie ai ristoranti gourmet. Abbinandolo al Perpetuo.

L’ossidazione, ovvero la reazione chimica che ha la capacità di alterare le caratteristiche dei vini, creando spesso un difetto, diventa fase fondamentale del processo produttivo dei vini ossidativi. Marsala, Vin Jaune, Madeira e Sherry sono solo alcuni esempi dei migliori vini a carattere ossidativo prodotti al mondo.

PERCHÈ PERPETUO WINE FEST

Il nome dell’evento ripercorre le tappe della storia del Marsala, prima che fosse conosciuto come tale. «Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Oggi conosciamo il vino Marsala così per come lo hanno voluto gli inglesi», evidenziano gli organizzatori del Perpetuo Wine Fest 2022, Ais Trapani e Ais Sicilia, in collaborazione con Slow Food Trapani.

Arrivati in Sicilia nella metà del Settecento per cercare un vino da vendere al mondo, hanno trovato il Perpetuo, ovvero quel vino che si produceva nel trapanese già da diversi secoli. A questo vino gli inglesi hanno aggiunto l’alcol. Lo hanno quindi fortificato, per riuscire a trasportarlo senza rovinarlo. Così nasce il vino Marsala».

Ma cos’era il Perpetuo? «Era, ed è, un vino che si rinnova per sempre – è la risposta degli organizzatori del – perpetuamente. Ogni anno i produttori di vino perpetuo lasciano una quantità di questo vino in una singola botte, dove affina per poi addizionarlo l’anno successivo con il vino nuovo. Così ogni anno il vino prodotto porta in sé un po’ del vino dell’anno precedente. Rinnovandosi di anno in anno, all’infinito».

LA MAGIA DEL VINO PERPETUO DA MARCO DE BARTOLI

Una magia del vino che si era un po’ persa nei primi del Novecento e che è stata ripresa nella metà del secolo scorso da Marco De Bartoli, enologo e produttore di vini marsalese, visionario e lungimirante nelle sue scelte.

E proprio la cantina Marco De Bartoli (nella foto di copertina) sarà il palcoscenico del Perpetuo Wine Fest 2022. Il 18 ottobre è prevista la presentazione dell’evento e la prima masterclass targata Ais Trapani, dedicata ai vini perpetui: “Perpetuo, il Marsala prima del Marsala“.

L’evento continua il 19 ottobre presso l’agriturismo Vultaggio, nel comune di Misiliscemi, dove si svolgerà una tavola rotonda sul tema “Vini a carattere ossidativo e pesce povero, dalle tavole dei pescatori e dei contadini alle proposte gourmet”. Un appuntamento pensato per valorizzare il territorio con nuovi percorsi enogastronomici.

Si confronteranno chef, ristoratori, produttori, giornalisti e sommelier, per capire e sviluppare insieme idee che possano valorizzare al meglio i prodotti del mare abbinati ai vini a carattere ossidativo, riscoprendo anche i sapori di una volta.

Al termine di questa tavola rotonda, le cantine, gli chef, i ristoratori e i produttori apriranno i banchi d’assaggio al pubblico per scoprire ed assaporare i vini, i prodotti e gli abbinamenti enogastronomici del territorio.

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Festival Franciacorta in Cantina 2022: due weekend per scoprire lo spumante bresciano

Torna il Festival Franciacorta in Cantina, l’appuntamento per trascorrere un weekend alla scoperta dei luoghi dove nasce il Franciacorta. L’edizione 2022 è ormai la numero tredici. Non solo cantine aperte, ma anche proposte gastronomiche e iniziative culturali e sportive. Un doppio weekend , il 10-11 e il 17-18 settembre, per immergersi nell’atmosfera di Franciacorta.

Saranno 65 le cantine partecipanti, tra consuete visite guidate con degustazione ed eventi speciali come tour nei vigneti, pic nic tra i filari, gite in bicicletta e altro.

LE 65 CANTINE ADERENTI AL FESTIVAL FRANCIACORTA 2022

Abrami Elisabetta, Alberelle, Antica Fratta, Azienda Agricola Fratelli Berlucchi, Azienda Agricola Massussi Luigi, Barboglio de Gaioncelli, Bariselli Gabriella, Barone Pizzini, Bellavista, Berlucchi Guido, Bersi Serlini, Biondelli, Boccadoro, Bonfadini, Bosio, Ca’ del Bosco, Cantina Clarabella, Caruna, Castello Bonomi Tenute in Franciacorta, Castello di Bornato, Castello di Gussago La Santissima, Castelveder, Cavalleri.

E ancora: Contadi Castaldi, Corte Aura, Corte Fusia, Derbusco Cives, Due Gelsi, Faccoli, Ferghettina, IBARISEI, Il Dosso, La Costa di Ome, La Fiorita, La Manèga, La Montina, La Riccafana di Riccardo Fratus, La Torre, Lantieri de Paratico, Le Cantorie, Le Marchesine, Majolini, Marchesi Antinori Tenuta Montenisa, Marzaghe Franciacorta, Mirabella.

Infine, saranno presenti al Festival Franciacorta in Cantina 2022: Monzio Compagnoni, Monte Rossa, Mosnel, Plozza Ome, Priore, Quadra, Ricci Curbastro, Romantica, Ronco Calino, San Cristoforo, Santus, Spensierata, Tenuta Ambrosini, Tenuta Moraschi, Turra, Vezzoli Ugo, Villa Crespia Fratelli Muratori, Vigna Dorata, Villa Franciacorta, Villa Giuliana.

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Annullato il Merano Wine Festival 2021

Annullato il Merano Wine Festival 2021. La notizia è ufficiale e arriva dagli organizzatori della kermesse che si tiene ogni anno in Alto Adige.

«La situazione d’incertezza legata alla pandemia da Covid-19 che ancora oggi caratterizza l’Italia e in particolare la regione Alto Adige – si legge nella nota ufficiale del Merano Wine Festival – non permette di confermare le date del 26-30 marzo 2021 per la 29^ edizione dell’evento in presenza a Merano».

Confermate invece, al momento, le date della 30a edizione in programma dal 5 al 9 novembre 2021 a Merano.

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Merano Wine Festival 2020 rimandato a marzo 2021: “Sarà primavera vino italiano”

Il Merano Wine Festival 2020 è stato rimandato al 2021. Lo conferma in esclusiva a WineMag.it l’organizzatore Helmuth Köcher, raggiunto telefonicamente dalla redazione. Si tratta dell’ultima vittima illustre di Covid-19 in un annus horribilis che ha già visto saltare Vinitaly, ProWein e Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi.

La 29a edizione della kermesse altoatesina, in programma a Merano dal 6 al 10 novembre, è rinviata dal 26 al 30 marzo 2021, nella cittadina dell’Alto Adige. “Un periodo simbolico – commenta Helmuth Köcher a WineMag.it – dal momento che sarà primavera: sarà un po’ la primavera del vino italiano, quando, ci auguriamo, avremo messo ormai l’emergenza Coronavirus alle spalle”.

A causare la cancellazione del Merano Wine Festival 2020 sono state le misure intraprese in Alto Adige dove, nelle ultime ore, sono state chiuse anche alcune scuole.  Sono 124 i positivi al Covid-19, secondo le ultime statistiche, su un numero di tamponi pari a 1.573.

“Il presidente della giunta provinciale di Bolzano – commenta ancora Köcher – ha emanato un decreto che stabilisce che da lunedì fino 30 novembre non potranno essere organizzati eventi pubblici che prevedano somministrazione di bevande e cibi”.

“Una misura – continua il numero uno della kermesse meranese – che chiaramente ci interessa direttamente. Puntiamo dunque su un’edizione 2020 digitale, dal momento che la piattaforma a cui lavoro da maggio, prevista in parallelo, è pronta al salto in prima linea”.

La 29° edizione del Merano Wine Festival si terrà dunque online, con le date confermate dal 6 al 10 novembre. “Sarà possibile l’interazione con i produttori, partecipare a degustazioni online e show cooking, anche grazie all’apporto di app come Telegram“.

Continua Helmuth Köcher, in esclusiva a WineMag.it: “Metteremo in evidenza le schede tecniche dei vini premiati, le specifiche delle cantine e tutte le descrizioni utili a un’esperienza a 360 gradi. L’edizione digitale non sostituisce quella che abbiamo dovuto cancellare, ma darà comunque visibilità ad ogni azienda”.

Il tutto in attesa di quella che Köcher definisce la “primavera del vino italiano“. “L’obiettivo è organizzare una 29° edizione speciale: abbiamo già ottenuto la conferma delle disponibilità di tutte le sale, dal 26 al 30 di marzo. Un periodo simbolico, che segna la rinascita: saremo infatti in primavera e la temperatura, a Merano, supererà i 20 gradi. Un momento che si preannuncia molto bello e di buon auspicio per tutto il settore del vino italiano”.

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Food Bag obbligatoria nei ristoranti: petizione del Festival del Giornalismo Alimentare

Food bag obbligatoria nei ristoranti. Nella giornata nazionale contro gli sprechi, il Festival del Giornalismo Alimentare lancia una petizione su Change.org. Ma perché un festival giornalistico promuove una campagna per rendere obbligatoria una scatola per portare a casa gli avanzi di cibo pagati?

Perché in Italia meno del 20% dei frequentatori dei ristoranti, delle fiere e delle mense richiede un contenitore per portare a casa gli avanzi di cibo che ha pagato, che, così, vanno sprecati. E perché molte ricerche di mercato dicono che i consumi di cibo fuori casa aumenteranno nel prossimo decennio.

In Francia da 4 anni è in vigore una legge che obbliga i ristoranti a consegnare il cibo avanzato dai clienti se questi lo richiedono. In Italia noi ci vergogniamo a chiederlo e il ristoratore non ce lo propone: così buttiamo via soldi e alimentiamo la piaga degli sprechi alimentari.

La petizione vuole spingere una vera proposta di legge del Parlamento per introdurre in tutta la ristorazione l’obbligo di consegnare al cliente una food bag con materiali adeguati al contatto con gli alimenti e al trasporto che mostri, stampato, un decalogo per la corretta conservazione del cibo. Il decalogo è un forte richiamo all’educazione antispreco e all’educazione alla sicurezza alimentare.

L’oggetto fisico Food bag – nella foto sopra, quella che sarà distribuita a tutti i partecipanti al Festival del Giornalismo Alimentare, in programma dal 20 al 22 febbraio al Centro Congressi Lingotto di Torino – rappresenta di per sé “un formidabile strumento di comunicazione di una buona pratica: quella di mettere da parte per un altro pranzo il cibo avanzato nel piatto”.

Ma anche perché la scatola della Food bag si presta ad essere veicolo di informazione, in particolare per la corretta conservazione dei cibi (in questo caso dei cibi avanzati). L’hashtag è #foodbagobbligatoria.

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Modena Sciocola’ 2019: torna il Festival del cioccolato, dal 31 ottobre al 3 novembre


MODENA –
Dopo il grande successo della prima edizione, torna a Modena, dal 31 ottobre al 3 novembre, Sciocola’, il Festival del cioccolato. Tante le iniziative che animeranno il centro storico di Modena che per la seconda edizione ha scelto il tema dello sport.

Tra gli eventi più importanti la realizzazione in scala 1:1 della Ferrari (20 quintali di cioccolato) in omaggio a Michael Schumacher nel suo cinquantesimo compleanno ad opera del cioccolatiere Mirco Della Vecchia e del suo team di maestri cioccolatieri.

Verrà inoltre realizzato un Louvre del Cioccolato dove sarà possibile ammirare delle sculture realizzate interamente in cioccolato dal cioccolatiere Stefano Comelli. Il Premio Sciocolà d’oro, il riconoscimento conferito in ogni edizione ad una personalità che si è particolarmente distinta nel proprio campo, sarà assegnato al pallavolista Ivan Zaytsev, conosciuto come “lo Zar”.

Verrà inoltre realizzato un casco in onore di Marco Simoncelli e donato alla fondazione che porta il suo nome.  Lungo è, poi, l’elenco delle degustazioni, dei laboratori, degli show cooking e degli incontri che anche quest’anno verranno realizzati durante ‘Sciocola’ che non è solo ghiottoneria, ma anche cultura e spettacolo nella celebrazione dell’intreccio fra cucina, arte e intrattenimento.

Cinquanta maestri cioccolatieri e pasticceri da tutta Italia faranno apprezzare e conoscere il cioccolato in tutte le sue dolcissime declinazioni, più di 100 stand espositivi: sono i numeri che fanno di Sciocola’ una delle manifestazioni più importanti d’Italia in questo settore. Grande novità di quest’anno sarà l’apertura serale fino alle 23.00, dal giovedì al sabato e domenica fino alle 20.00.

Gli artigiani cioccolatieri e pasticceri, proporranno una ricca varietà di prodotti, dai più tradizionali a quelli più ricercati ed innovativi. Dai classici cremini ai tartufi alla nocciola tonda gentile delle Langhe, ai macarons al croccante.

E non mancheranno anche proposte decisamente curiose, come le praline al parmigiano reggiano o li marrons ricoperti. Ci saranno delizie inaspettate come i dolci in vaso cottura a base di cioccolato ma anche largo spazio ai classici con i dragèes al liquore, i cuneesi al rhum, i liquori al cioccolato e la torta al Sangiovese.

Per gli amanti dell’healty non mancherà il cioccolato bio e senza zuccheri, senza dimenticarsi il cioccolato artigianale senza glutine. I prodotti del territorio saranno i colori della tavolozza con i quali Il Maestro Cioccolatiere Marisa Tognarelli realizzerà e presenterà l’esclusivo cioccolatino creato per Sciocola’ 2019 e delizierà il palato dei presenti con degustazioni basate su esclusivi connubi enogastronomici tra prodotti modenesi ed il cioccolato.

A cura di CNA Modena, in collaborazione con il Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena Dop, il concorso della Miglior Pralina, a base di una delle eccellenze indiscusse del nostro territorio: l’aceto balsamico di Modena Dop.

Stimolante e sorprendente sarà anche il viaggio nel gusto che potrete fare con il “CioccoYoga”. Grazie al maestro cioccolatiere Franco Pasquale, testerete la capacità delle vostre papille con pregiati tipologie di cioccolato…ad occhi chiusi.

I più curiosi potranno entrare in una vera e propria “Fabbrica di cioccolato BeanToCiok” artigiano del cioccolato torinese che con l’ausilio degli specifici macchinari, vi accompagnerà nel processo artigianale di creazione del nettare degli dei, dalla selezione delle fave di cacao, alla realizzazione a mano delle tavolette di cioccolato.

Infine Gigi e Clara Padovani condurranno in un viaggio nel mondo del cioccolato con una presentazione del loro libro “La ricetta della felicita’” tra aneddoti, personaggi, curiosità, regole di degustazione e citazioni letterarie. Diversi saranno gli appuntamenti educativi e ludici anche per i più piccoli in diversi momenti della manifestazione.

La scuola di inglese per bambini Pingu’s English Modena, organizzerà divertenti momenti di animazione sul tema del cioccolato. Il maestro cioccolatiere Marcantognini unirà arte e cioccolato in esclusivi momenti di gioco e disegno ed infine, per tutte le giornate di venerdì, sabato e domenica, saranno presenti gli esclusivi WoodGames, particolari giochi artigianali in legno per addestrare astuzia ed ingegno.

Il tutto sotto lo sguardo goloso di Sciocolino, simpatica mascotte dell’evento. Per le vie del centro storico ci si potrà poi emozionare con il romantico Carillon Vivente, ballare con i coinvolgenti Tamarros, stupire con il Pianista Teotronico: questi alcuni degli spettacolari appuntamenti itineranti che animeranno il Festival.

Non mancheranno serate danzanti con alcune delle più rinomate scuole di ballo modenesi che coinvolgeranno i partecipanti e li stupiranno con spettacolari esibizioni: dal boogie ai latini, dall’hip-hop ai caraibici.

La manifestazione è stata presentata questa mattina in conferenza stampa presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Modena, alla quale hanno preso parte il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, l’assessore Città Smart, Politiche economiche, Turismo e promozione della città, Servizi demografici Ludovica Carla Ferrari.

E ancora il  presidente CNA Modena Claudio Medici, il direttore territoriale dell’Emilia Centro di BPER Banca Gianluca Trabucco, il presidente Rete Qualicasa Alessandro Amati, il rappresentante ACAI Marisa Tognarelli, il  Ceo SGP Events Stefano Pelliciardi.

La manifestazione ad ingresso libero è promossa da CNA Modena, organizzata da SGP Events in partnership con Acai, patrocinata dal Comune di Modena e dalla Regione Emilia Romagna, con il Contributo della Camera di Commercio di Modena, main sponsor Bper Banca, QualiCasa e Sinergas e sponsor tecnico Callebaut.

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Mixato o in purezza, purché sia Gin. Migliori assaggi al Milano Gin & White Spirit Festival

MILANO – Molto “Gin” e poco “White“. Si potrebbe sintetizzare così l’edizione 2019 del Gin & White Spirit Festival. Tanti infatti i Gin presenti alla manifestazione andata in scena all’Hotel Marriot. Scarseggia, invece, l’offerta degli altri distillati bianchi. Sintomo di un trend che vede nel Gin lo “Spirit” del momento. Sia esso degustato in purezza o come ingrediente, nell’arte della mixology.

GLI ASSAGGI DI WINEMAG
Coglie subito l’attenzione Minke Gin di Conakilty Distillery. Siamo sulla costa atlantica dell’Irlanda per questo Gin che prende proprio dal mare, più precisamente dal Finocchietto Marino che cresce sugli scogli, una delle sue botaniche fondamentali. Morbido al palato, quasi cremoso, e dai profumi delicati è protagonista anche di una preparazione scenografica e di facile beva.

Sorta di Gin Tonic in cui Milke è da prima utilizzato in un infuso di malva dal colore blu intenso che, una volta aggiunta la tonica, schiarisce fino a diventar rosa e poi bianco. Sempre dall’Irlanda, ma stavolta da Belfast, fa capolino Echlinville Gin. Realizzato con sole botaniche “in Estate”, cioè coltivate direttamente dalla distilleria, risulta fresco e piacevolmente citrino.

Originali i profumi di Helsinki Dry Gin. Realizzato con otto differenti botaniche e mirtillo rosso artico risulta ricco di frutti rossi al naso e piacevolmente fruttato anche nel retro olfattivo. Fischer è dotato di una gradevole vena agrumata, quasi “mediterranea”, mentre Hermit, dall’Olanda, colpisce per la sua grande sapidità.

Imea con Gineprina d’Olanda ripropone la ricetta originale del Gin italiano degli anni ’30, quando per autarchia anche il nome veniva italianizzato. Elegante e speziato in cui prevale un curioso sentore di noce moscata.

Viaggio nel tempo anche con Old English Gin di Hammer & Son: imbottigliato in bottiglia champagnotta e tappo in sughero come da ricetta del 1783. Ricetta che, in epoca di leggi contro il consumo di Gin, prevedeva lo zuccheraggio per ammorbidire la nota aspra dei distillati clandestini di bassa qualità.

Windspiel propone una coppia di prodotti interessanti, entrambi da alcool di patate. Un Premium Dry Gin in cui le botaniche ben sposano la morbida dolcezza delle patate ed una Barrel Aged Vodka. Vodka ottenuta da una sola varietà di patate ed invecchiata in legno risulta leggermente ambrata, morbida e vanigliata. La Vodka che non ti aspetti.

Sul fronte del Mezcal si riconferma di buon livello Amores (da noi già incontrato in passato) mentre coinvolge con la sua marcata nota di brace ed il suo palato che sa di terra Mezcal Burrito Fiestero.

Piacevole la sapidità del Rum Agricole a fermentazione spontanea dall’isola di Madeira che chiude con una freschissima nota mentolata.

Menzione d’onore per Vecchio Magazzino Doganale. Piccola realtà artigianale calabrese, “Produttore di Liquori Rurali”, qui rappresentata dal giovane Brand Manager Domenico Dragone col suo inconfondibile look dai baffi lunghi e cravatta con nodo a doppio giro. Delicatamente agrumati ed elegante rappresentanza del territorio Diamante Acqua di Cedro e Bergamotto Fantastico, ma sono i due Gin a stupire.

Gil The Authentic Rural Gin è ottenuto da ginepro di bassa quota, botaniche locali e filtrazione grossolana. Apre su sentori di macchia mediterranea ed erbe aromatiche per poi regalare una freschissima nota agrumata. Gil Italian Peated è, strano a dirsi, un Gin torbato.

Torba calabrese con cui si affumicano le bacche di ginepro prima dell’infusione. Decisamente meno agrumato del precedente ne mantiene le note erbacee avvolte da un sentore di fumo aromatico, quasi di caminetto, che lo rende unico nel suo genere.

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Roma capitale del Rum con la ShowRUM Cocktail Week

ROMA – Oltre 80 brand tra rum tradizionali, rum agricole, selezionatori e cachaca per degustazioni, la STC – ShowRUM Tasting Competition, i cocktail, masterclass e seminari, ma anche la ShowRUM Cocktail Week, il Premio dedicato a Silvano Samaroli e il Trade Day, il manuale sul rum, per la sesta edizione del festival diretto da Leonardo Pinto, uno dei più grandi eventi al mondo dedicati al rum e alla cachaca.

Si tiene a Roma, domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre 2018, presso il Centro Congressi dell’A.Roma – Lifestyle Hotel & Conference Center (via Giorgio Zoega, 59) la sesta edizione di ShowRUM – Italian Rum Festival, uno dei più importanti eventi al mondo e primo in Italia dedicato al Rum e alla Cachaca.

La rassegna, promossa da Isla de Rum in collaborazione con SDI Group, è diretta da Leonardo Pinto, riconosciuto a livello mondiale come uno dei migliori esperti di rum in Europa, trainer e consulente per le aziende. Il programma completo, il calendario delle attività e delle masterclass e la lista espositori e brand presenti al festival al link www.showrum.it.

IL FESTIVAL
Diecimila partecipanti, 50 Paesi coinvolti, 400 etichette e 9mila litri di rum versati: questi alcuni dei numeri del successo del festival che quest’anno presenta oltre 80 stand, rendendo ShowRUM una delle più grandi fiere al mondo con una crescita costante di anno in anno e una presenza sempre più importante di nuovi produttori di rum e cachaca.

Tra le iniziative dell’evento, il Premio ShowRUM Taster of the Year 2018, assegnato a Glenda Valenti e Ivan Castillo per essersi distinti nell’esame di degustazione del Rum Master di Isla de Rum, un percorso formativo completo sul rum in due livelli. Il premio è dedicato a Silvano Samaroli, ‘Signore degli Spiriti’, storico imbottigliatore di rum e whisky, scomparso nel febbraio 2017 e membro storico della giuria della STC – ShowRUM Tasting Competition.

Spazio ai libri, con la presentazione in anteprima de “Il Mondo del Rum”, manuale scritto dal direttore artistico Leonardo Pinto, con rivisitazioni di cocktail storici ad opera di Paolo Sanna e Gianni Zottola. Il volume è edito da Tecniche Nuove, con le foto di Marco Graziano e Alessandro Rossetti e la copertina a cura di Studio Futuroma.

Tra gli altri eventi dello ShowRUM 2018, la consueta STC – ShowRUM Tasting Competition, unica Blind Tasting Competition italiana dedicata a Rum e Cachaca, nella quale i due distillati vengono divisi per anni di invecchiamento e per alambicchi di provenienza, oltre che per tipologia di materia prima. Unica al mondo, inoltre, a premiare, grazie a una giuria di esperti nazionali e internazionali solo il best in class per ogni categoria.

Tra i premi, quello dedicato al Best Packaging. Saranno quindi protagoniste le degustazioni guidate delle più grandi etichette presenti sul mercato italiano e internazionale, alla presenza di master distiller, esperti, distributori e brand ambassador che permetteranno ai visitatori di compiere un affascinante viaggio nel variegato mondo del rum.

Quindi, i cocktails, con la presenza di uno spazio dedicato alle bottiglie rare e d’epoca e con masterclass dedicate. Il bar della rassegna, in pieno stile tropicale, sarà curato dal bar manager Paolo Sanna, in collaborazione con il Singita Miracle Beach.

Dai bartender ai grandi buyer, passando per gli importatori, i distributori, la stampa, oltre agli appassionati e ai neofiti del rum animeranno la rassegna che prevede il tradizionale Trade Day, lunedì 1 ottobre, giornata interamente dedicata agli operatori e professionisti del settore, focalizzata sulla formazione professionale, ricca di appuntamenti e seminari con ospiti d’eccezione.

LA COCKTAIL WEEK
La settimana di ShowRUM sarà accompagnata dalla ShowRUM Cocktail Week, nuovo format ideato da Cleide Bianca Strano e realizzato in collaborazione con Head to Head Bartender Competition.

La Cocktail Week si svolge da mercoledì 26 settembre a lunedì 1 ottobre in dodici tra i migliori locali di Roma: Baccano, Banana Republic, Chorus Cafè, Club Derriere, Freni e Frizioni, Marco Martini Cocktail Bar, Meccanismo, Pantaleo, Pimm’s Good, Romeo Chef & Baker, Tyler, La Zanzara.

Al termine della settimana, una giuria guidata da Fabio Bacchi della rivista Bartales proclamerà il Drink Ufficiale della ShowRUM Cocktail Week 2018 tra i signature proposti. ShowRUM sarà presentato alla stampa presso l’A.Roma Lifestyle Hotel (via G. Zoega, 59) a Roma, giovedì 27 settembre a partire dalle ore 18:00 con l’evento di rum Diplomatico che proporrà una verticale di tutti i suoi single vintage dal nuovo del 2004 a quello del 1998 e a seguire buffet e banco di assaggio con i cocktail.

“Siamo giunti – dichiara Leonardo Pinto, fondatore e direttore di ShowRUM – alla sesta edizione di un festival che è riuscito a posizionarsi negli anni come punto di riferimento nel settore a livello internazionale, anche grazie alla doppia anima”.

“Da un lato trade – spiega Pinto – con la presenza importante del mondo del bar, della ristorazione, delle enoteche, dei grossisti ed in generale di tutti gli operatori che ruotano intorno al circuito food and beverage, dall’altro la platea di appassionati e curiosi che, attraverso ShowRUM, riescono a comprendere e apprezzare un distillato che, per troppo tempo, è stato ‘relegato’ solo alla miscelazione”.


Orari e prezzi
Giornata per il pubblico – domenica 30 settembre 2018 – dalle ore 14:00 alle 21:00 (ingresso 10 euro in prevendita, 15 euro in loco)
Trade day – lunedì 1 ottobre 2018 – dalle ore 11:00 alle 19:00 (ingresso gratuito)

Location
A.Roma – Lifestyle Hotel & Conference Center
Centro Congressi
Via Giorgio Zoega, 59 – Roma

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Food Lifestyle & Travel

Non solo vino: Gourmet Arena al Merano Wine Festival 2018

MERANO – L’appuntamento con la Gourmet Arena è dal 9 al 12 novembre ed è già possibile acquistare il proprio biglietto direttamente online. Merano WineFestival si conferma così sempre più come l’evento dove ogni appassionato di food&wine può trovare una selezione del meglio che l’Italia ha da offrire, con la possibilità di degustare vini di eccezionale qualità ai quali abbinare le migliori creazioni degli artigiani del gusto.

E mancano appunto poco meno di due mesi all’inizio della 27^ edizione di Merano WineFestival che dal 9 al 13 novembre anima la città di Merano per la gioia dei numerosi wine&food lovers italiani e internazionali.

Per il WineHunter e patron Helmuth Köcher è il momento di condividere con tutti i partecipanti il proprio “banchetto di caccia” a celebrazione di un anno di degustazioni, ma anche di ricerche per individuare sempre nuove eccellenze in ambito vitivinicolo e culinario, sempre alla scoperta di prodotti rappresentativi del proprio territorio e capaci di coniugare passato e futuro.

Nasce così The Official Selection con le sue eccellenze da degustare all’interno dello storico spazio della Kurhaus e della più recente Gourmet Arena, che si trova tra la prestigiosa location e la passeggiata di Sissi, lungo il fiume Passirio.

Non solo vino quindi. The Official Selection è costituita da prodotti culinari che vanno dai salumi e latticini ai prodotti ittici, da pane e pasta a olii e aceti, passando per salse, marmellate, conserve e mostarde, funghi e tartufi. E ancora dolci, caffè, la selezione di birre Beer Passion e quella di distillati e liquori Aquavitae.

Un insieme di prelibatezze con 77 aziende di culinaria, 14 distillerie, 10 birrifici, per un percorso di degustazione che coinvolge praticamente tutta l’Italia e non solo. Sono infatti presenti anche dei prodotti provenienti dall’Olanda. Inoltre, nello spazio della Gourmet Arena si collocano anche 15 tra consorzi di tutela e gruppi rappresentativi dei territori, tra i quali spiccano Territorium Abruzzo con 11 aziende di culinaria e vini e Territorium Campania con 8 aziende di vini e prodotti gastronomici.

In particolare, alla Campania è dedicato un’area show cooking dove assaggiare specialità regionali. Tutti i prodotti presenti nella Gourmet Arena sono stati selezionati dal WineHunter Helmuth Köcher e dalla sua commissione di assaggio e sono presenti all’interno della guida The WineHunter Award, consultabile online su award.wineunter.it.

Si dividono tra quelli insigniti dell’Award Rosso (da 88 a 89,99 punti), Gold (da 90 a 92,99 punti) o Candidati Platinum (da 93 a 94,99 punti) e alcuni di loro verranno premiati con l’ambito Award Platinum (oltre i 95 punti), consegnato direttamente dal patron della manifestazione Helmuth Köcher durante la cerimonia in programma per il 10 novembre.

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Milano Coffee Festival all’insegna dello Slow Coffee: il nuovo modo di concepire il caffè

MILANO – Contiene più caffeina un caffè lungo o un espresso? Che sapore ha la caffeina? Quante varietà di caffè esistono, oltre alle note Arabica e Robusta?

Dubbi che si potranno chiarire in un sorso al Milano Coffee Festival, in programma il 19, 20 e 21 maggio. Appuntamento al Base di via Tortona, 54.

Un’occasione per scoprire come la concezione stessa di caffè stia cambiando, anche in Italia. Avvicinandosi al concetto di “slow coffee”. Avete letto bene. Quello che all’apparenza può sembrare un ossimoro, in realtà è l’espressione più moderna della “pausa caffè”. La versione 2.0.

Ad assicurarlo è Francesco Masciullo, campione italiano Baristi 2017 ospitato ieri da Zodio, a Rescaldina (MI). “Città come Londra e Melbourne – evidenzia il 26enne di origini salentine – sono avanti anni luce rispetto all’Italia su un’idea diversa del caffè. Le caffetterie specializzate sono moltissime, nel mondo. Qui da noi se se contano solo una decina”.

Si può trovare Masciullo dietro al bancone di Ditta Artigianale, a Firenze. A Milano i punti di riferimento sono due: Cofficina e Orso Nero. A Brescia c’è Tostato. Il sud è ancora più restio al “cambiamento”. Ma Quarta Caffè di Lecce sta provando a portare vento nuovo, dopo anni di produzione intensiva di caffè base Robusta (meno qualitativa rispetto all’Arabica e dai sentori meno fini, anche se apprezzabilissimi).

“Esistono 150 specialità botaniche di caffè – ricorda Francesco Masciullo – eppure quella che più si adatta per caratteristiche e qualità alla concezione di ‘slow coffee’ è l’Arabica.  Quando parliamo di slow coffee ci riferiamo a un modo nuovo di concepire il caffè: quello che tecnicamente viene definito ‘caffè filtro’ e che, nel gergo comune, è noto come ‘infuso di caffè'”.

Per ottenerlo esistono almeno due metodi: il V 60 e la french press. A differenza dell’espresso classico, che finisce in tazza per pressione, il caffè si ottiene per “macerazione” o, meglio, per “infusione”.

Un procedimento simile a quello del the o del vino, se si pensa al contatto – più o meno prolungato – del filtro con l’acqua calda, o del mosto con le bucce, per favorire l’estrazione di sostanze come polifenoli e antociani.

In realtà, c’è una sostanziale differenza anche tra V 60 e french press. Il V 60 è tecnicamente definito “drip”: il caffè si ottiene per percolazione. La “V” ricorda la forma di questo semplice marchingegno, nel quale si poggia il filtro e si versa l’acqua calda. Il numero 60 rappresenta l’ampiezza dell’angolo di questa sorta di piramide rovesciata.

I METODI SLOW
A differenza del V 60, il metodo per ottenere un buon caffè attraverso la french press prevede due passaggi: infusione ed estrazione. Cambia dunque il gusto. “L’esame visivo non basta per definire la qualità di un caffè – spiega il campione italiano Francesco Masciullo – occorre infatti assaggiarlo, per definirne l’equilibrio e il corretto bilanciamento”.

Dalla french press possiamo aspettarci un corpo maggiore rispetto al V 60. Prevede infatti una fase di pressione (come l’espresso classico, ma ben più delicata e prolungata) operata dallo stantuffo, definito tecnicamente plunger. In particolare sono tre i passaggi necessari per concedersi un caffè con la french press:

1) Blooming: la pre infusione, che serve a eliminare buona parte della Co2 e dei gas volatili contenuti naturalmente nei chicchi di caffè
2) Infusione
3) Estrazione

Fondamentale il giusto tipo di macinatura. In una scala da uno a dieci:

1) La macinatura 1 è quella del’espresso da bar
2) La macinatura 4 è quella della Moka
3) La macinatura 6 è adatta al V 60
4) La macinatura 8 è perfetta per french press e syphon

Perché è importante la macinatura? “Tra un metodo di estrazione e l’altro – spiega Masciullo – il fattore determinante è il ‘tempo di contatto’ del caffè macinato con l’acqua, all’interno del filtro. Più il metodo richiede tempi lunghi di estrazione, più la grana del caffè dev’essere grande”.

Basti pensare che il tempo di estrazione di un caffè espresso classico è di circa 30 secondi (macinatura fine). Occorrono 2-3 minuti per ottenere un caffè da V 60 (macinatura media). Con il syphon, il tempo di estrazione aumenta, toccando soglia 3-3½ minuti (macinatura media-grossa). Il metodo french press prevede infine 4-5 minuti di contatto (grana grossa).

La prima fase di estrazione è la più delicata, in quanto determina i fattori alla base di un buon caffè:

1) Acidità
2) Dolcezza
3) Amarezza

Anche le dosi di caffè ed acqua sono parte di una vera e propria “ricetta”, utile a ottenere un perfetto slow coffee. Il parametro standard è di 60 grammi di caffè per un litro d’acqua.

Quale metodo privilegiare? “Per una tazza delicata e a suo modo corposa – risponde Masciullo – consiglio di usare il metodo V 60, che trasforma il caffè in un vero e proprio rito. Per una tazza standard, quotidiana e più facile da preparare, sceglierei la french press, che potrebbe tranquillamente prendere il posto della moka, se solo iniziassimo a pensare al caffè in maniera innovativa”.

LA TAZZINA GIUSTA
Fa bene Masciullo a parlare di “tazze”. C’è forse un materiale o una forma migliore per godere appieno degli aromi di un caffè? “Per l’espresso classico – assicura il campione italiano Baristi – fidatevi di tazze con la base convessa, più stretta rispetto alla parte alta”.

“Per quanto riguarda il materiale – conclude Masciullo – consiglio la ceramica, che trattiene più calore del vetro. Lo spessore della tazza è invece legata più a un fattore di estetica che alle capacità di garantire una perfetta degustazione”. Già, “degustazione”. Altro che le veloci “pause caffè”. Alzi la mano, allora, chi è pronto per per la slow coffee revolution.

 

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I migliori assaggi al Merano Wine Festival 2017

Due giorni di degustazioni al Merano Wine Festival 2017. E l’imbarazzo della scelta nello stilare una “classifica” dei migliori assaggi. Si è chiusa martedì pomeriggio in grande stile, al Kurhaus, con Catwalk Champagne (100 etichette di 40 aziende francesi tra le più note e prestigiose) l’edizione 2017 del “salotto bene” del vino italiano.

Organizzazione pressoché impeccabile nelle varie location che hanno ospitato il ricco calendario di eventi. Tanti professionisti, pochi curiosi. Biglietti da visita che finiscono in poche ore, tra un assaggio e l’altro.

Perché il Wine Festival di Helmuth Köcher, per il vino italiano, sta al business quasi quanto il Prowein di Dusseldorf. Per le sale, a caccia di “chicche”, tanto importatori, distributori ed enotecari quanto buyer della Gdo (segnalata la presenza, tra gli altri, dell’attento buyer di Coop).

Peraltro, con un occhio alla sostenibilità delle pratiche agricole in vigna, visto l’ampio spazio dedicato ai vini naturali, biologici, biodinamici e Piwi dall’evento d’apertura “Bio&Dynamica”. Una classifica, quella dei migliori vini degustati al Merano Wine Festival 2017 da vinialsuper, che tiene conto anche di questo aspetto.

I MIGLIORI SPUMANTI
1) Riserva Extra Brut Alto Adige Doc 2011 “1919”, Kettmeir. Sul podio una bollicina altoatesina da vertigini. A produrla è Kettmeir, azienda del gruppo vinicolo Santa Margherita di stanza in via Cantine 4, a Caldaro.

Sessanta ettari complessivi, per una produzione che si aggira attorno alle 400 mila bottiglie: 120 mila sono di spumante, di cui 70 mila metodo classico. Il progetto, come spiega l’enologo Josef Romen, è quello di incrementare ulteriormente gli sparkling nei prossimi anni, “senza perdere territorialità”.

Naso fine ed elegante per la Riserva Extra Brut 2011 “1919”, tra il candito d’arancia e l’arnica. Il blend di Chardonnay (60%) e Pinot Nero (40%) funziona, al palato, al ritmo di una bollicina che esalta nuovamente note d’agrumi, questa volta in grado di ricordare la buccia del lime. E una balsamicità tendente alla spezia.

Il Pinot Nero, raccolto in un vigneto circondato dai boschi, a 700 metri sul livello del mare, ci mette i muscoli e la “zappa” sulla lingua. Lo Chardonnay la cravatta e il savoir-faire. Immaginate una Ricola buttata in un bicchiere d’acqua e sale: eccolo lì, questo tagliente Extra Brut. Sul gradino più alto del podio. “E’ una prova – chiosa Romen – per capire fino a dove possiamo arrivare”. Di questa cantina se ne sentirà parlare bene e a lungo. Purché si decida a cambiare colore alla Riserva in questione: sembra quella di uno spumante rosè.

2) Blanc de Blanc Extra Brut Franciacorta Docg 2011 “Elite”, Mirabella. Interessante realtà della Franciacorta “alternativa”, la cantina Mirabella. Si presenta ai banchi di Merano con un “Senza Solfiti” che ti sfida sin dall’etichetta, essenziale ma pretenziosa, con quel nome di fantasia che chiama i tempi dei cavalieri. Ma è una dama dalla chioma bionda, l’export manager Marta Poli, a servire la sfida nel calice.

Sboccatura 2016, 48 mesi sui lieviti per questo Chardonnay in purezza. “Elite” si presenta di un giallo invitante. Al naso crema pasticcera, burro, arancia candita, liquirizia. Palato pieno, secco, corrispondente nei sentori. Chiusura di gran pulizia su una bocca di pompelmo, prima del nuovo capolino della crema pasticcera. A colpire è l’evoluzione di questo spumante nel calice, sensibilissimo alle temperature di servizio.

Gioca col termometro questo figlio della Franciacorta che avanza, giovane e dinamica. Scaldandosi, libera note di erbe aromatiche e di macchia mediterranea. E la crema pasticcera, mista a quella speziatura dolce di liquirizia, diventa crème brûlée: la parte alta, quella col caramello elegantemente bruciacchiato. Chapeau.

Aggiungi al curriculum che si tratta di un “Senza Solfiti” (fra 3 e 6 mg/l). Che è il frutto di 10 anni di sperimentazioni da cui sono scaturite quatto tesi universitarie. Che è il “primo metodo classico italiano Docg senza solfiti e senza allergeni”. E il quadro è davvero completo.

3) Alto Adige Doc Extra Brut 2012 “Cuvée Marianna”, Arunda. Sessanta mesi sui lieviti per questo metodo classico altoatesino della nota casa di Molten (Meltina, BZ), 4 g/l di dosaggio: 80% Chardonnay elaborato al 100% in barrique (dal primo al quinto passaggio), più un 20% di Pinot Nero vinificato in bianco, che fa solo acciaio.

Vini base da Terlano e Salorno, vendemmie 2009, 2010 e 2011. E’ lo sparkling dedicato a “Marianna”, moglie di Joseph Reiterer: i due decidono assieme come bilanciare la cuvée, prima di metterla in commercio. Cinque, massimo 6 mila bottiglia totali.

Giallo dorato nel calice, naso di frutta a polpa gialla (albicocca non matura), lime, bergamotto. Non manca una vena balsamica, che porta il naso tra le montagne: in particolare ai sentori mentolati tipici dei semi dell’angelica. Una gran freschezza, insomma, che al palato si tramuta in un gran carattere: buccia di arancia, ricordi di menta, una punta di liquirizia.

Piacevolmente tagliente il gioco tra l’acidità e la sapidità spinta. Poi, d’un tratto, “Cuvée Marianna” sembra ammorbidirsi: siamo tra il finale e il retro olfattivo, che assume tinte di vaniglia bourbon. Un signor spumante, dal rapporto qualità prezzo eccezionale.

Segnalazioni
Bianco dell’Emilia Igt Frizzante Secco 2016 “L’Ancestrale nativo”, Terraquila:
Sboccatura à la volée per questo frizzante di Terraquila. Siamo in Emilia Romagna, per un blend di Pignoletto e Trebbiano che non può mancare nella cantina degli amanti dei vini dritti, diretti, “salati”.

Moscato Giallo Igt Veneto 2016, Maeli: Vino frizzante dei Colli Euganei, più esattamente ottenuto sui Colli di Luvigliano, tra le Dolomiti e Venezia. Una realtà, Maeli, che punta tutto sul Fior d’Arancio, nome locale del Moscato Giallo che, nell’occasione, si presenta in un calice capace di sfoderare note sulfuree, di grafite e fruttate di nettarina matura. Corrispondente al palato, tra il sale e la frutta.

VINI BIANCHI
1) Vigneti delle Dolomiti Igt 2008 “Julian”, Weingut Lieselehof. E’ l’edizione del Merano Wine Festival che segnerà la definitiva consacrazione sul mercato di molti vini Piwi, acronimo di Pilzwiderstandfähig, riferito alle “viti resistenti” a malattie come oidio, peronospora e botrite, tutte originate da funghi.

Weingut Lieselehof, cantina della famiglia Werner Morandell situata a Caldaro, in Alto Adige, è all’avanguardia da questo punto di vista. E sul podio dei vini bianchi di viniasuper finisce proprio “Julian”, vendemmia 2008: un blend tra due varietà Piwi qualità hyperbio: Bronner (60%) e Johanniter (40%).

Se il Bronner, per certi versi, ricorda lo Chardonnay, è il Johanniter a dare l’impronta (soprattutto olfattiva, ma anche gustativa) del Riesling. Un sinonimo di longevità che ritroviamo appunto anche nella degustazione del blend Julian, straordinariamente vivo. A partire dal colore: un giallo dorato stupendo.

Alle note di idrocarburo fanno eco richiami di erbe di montagna, camomilla e miele. Di primo acchito, al naso, questo bianco di casa Lieselehof sembra aver fatto barrique. In realtà è solo chiuso e necessita tempo per aprirsi, scaldandosi un poco tra le mani.

Acidità ancora viva (rinvigorita da ricordi di agrumi come il pompelmo, ingentiliti da quelli della pesca matura) per un vino destinato a durare ancora a lungo nel tempo. Lungo il retro olfattivo, tutto giocato sul rincorrersi di freschi sentori di erbe mediche.

2) Secondo posto nella nostra speciale classifica per due vini, pari merito. Li elenchiamo in ordine di assaggio. Il primo è il Grillo Terre Siciliane Igt Canaddunaschi 2016, della Società agricola Le sette Aje di Cannata Rosalia e S.lle. Biodinamico non certificato per questa piccola cantina di Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento, che utilizza i principi dell’omeopatia in vigna, sottoponendo le piante a veri e propri “vaccini” contro le malattie.

Una realtà tutta al femminile, presa sotto l’ala “protettiva” da una delle donne del vino simbolo della regione: Marilena Barbera, presso la quale avviene la vinificazione delle uve Grillo de Le Sette Aje, in vasche d’acciaio di proprietà. Il risultato è eccezionale. Tremilacinquecento bottiglie in totale per l’annata 2016. Qualcuna di più per la 2017.

Giallo dorato ammaliante e naso intrigante, tutto giocato sulle erbe aromatiche. Macchia mediterranea in primo piano, ma anche mentuccia. In bocca è una vera e propria esplosione: un Grillo pieno, ricco, carico, caldo: corrispondente al naso per le sensazioni che conferiscono una freschezza e un corpo da campione, assieme a una bilanciata sapidità.

Chiude lungo, riuscendo a sorprendere ancora nello sfoderare inattese note di burro e crema pasticcera. Un contrasto interessantissimo tra le durezze e le morbidezze, che regala un sorso unico. A 15 euro circa (al consumatore) uno dei migliori bianchi in circolazione in Italia, per l’annata 2016.

Gli mettiamo accanto un altro vino difficile da dimenticare. Per farlo saliamo dalla Sicilia alla Campania. Raggiungiamo il beneventano per il racconto della Falanghina 2016 “Donnalaura” di Masseria Frattasi. Siamo nella terra d’elezione della Falangina, a Montesarchio, dove la cantina coltiva il biotipo campano e un altro clone, ancora più raro, dotato di una vena acida ulteriormente accentuata. Siamo poco sotto i 920 metri sul livello del mare, per un vino estremo, di “montagna”.

Donna Laura è la nonna di Pasquale Clemente, patron di Masseria Frattasi a cui è dedicato questo bianco dalle caratteristiche uniche. Si tratta infatti di una Falanghina da vendemmia tardiva. Le uve restano sulla pianta fino al 15 novembre, concentrando così zuccheri e aromi. Vengono poi vinificate in acciaio e, prima dell’imbottigliamento, passano 6 mesi in barrique nuove di rovere francese.

Una scommessa perfettamente riuscita quella di compensare con la concentrazione su pianta la vena tipicamente acida della Falanghina. Il risultato è un vino che si presenta di un giallo paglierino molto carico. Naso eccezionalmente fine e “montano”: arnica, resina di pino, liquirizia, una lieve nota dolciastra che ricorda per certi versi quelle della veneta Glera e un richiamo sottile di vaniglia, assimilabile al legno della barrique.

In bocca, l’ingresso è di quelli tipici dell’uvaggio: caldo, acido, quasi tagliente. Una sensazione accentuata dal sollevarsi delle note balsamiche già percepite al naso, che rinfrescano ulteriormente il sorso. Grande lunghezza per un retro olfattivo che fa emergere note delicate di surmaturazione, con ricordi di miele d’eucalipto.

3) Frühroter Veltliner 2015, Schmelzer Weingut. Ci spostiamo in Austria per questo “orange” capace di regalare vere e proprie emozioni. Più esattamente a Gols, piccolo Comune a sud est di Vienna, non lontano dai confini con Slovacchia e Ungheria.

Il vitigno in considerazione è il Frühroter Veltliner, autoctono austriaco nato dall’incrocio spontaneo tra Grüner Sylvaner (Silvaner verde) e Roter Veltliner (Veltliner Rosso). Solo una delle ottime etichette prodotte da Georg ed Elisabeth Schmelzer, in stretto regime biodinamico.

Cinque settimane di fermentazione in barrique di rovere aperte, con batonnage due volte al giorno. Il succo viene poi trasferito in altre barrique, a riposare per un anno. Quindi, il Frühroter Veltliner di Schmelzer viene imbottigliato. Ne risulta un orange velato, che sprigiona sentori pieni, intensi, di zenzero e arancia candita, ma anche di frutta tropicale matura: ananas, papaya.

Bocca corrispondente, ma con bella vena sapida: le note agrumate dominano il palato, ben bilanciate da quelle dolci, esotiche. Un vino gastronomico di grande interesse. Rimanendo tra i “bianchi” di casa Schmelzer, ottimo anche il Gruner 2016, con le sue note di fiori secchi e una vena sapida, rude.

4) Trentino Doc Gewurztraminer 2016, Cantina Endrizzi. Medaglia di “legno” per il coraggio di questa cantina di San Michele all’Adige. Capace di andare controcorrente, proponendo sul mercato un Gewurztraminer dal taglio serio, senza la stucchevolezza “piaciona” in voga tra i tanti competitor (grandi nomi compresi). Per di più, il rapporto qualità prezzo è eccezionale.

E’ ottenuto dai vigneti Masetto e Maso Kinderleit, situati in zona collinare, attorno alla cittadina della provincia di Trento. Un Gewurz, quello di Endrizzi, che conserva tutta l’aromaticità tipica del vitigno, svestita di qualsiasi risvolto pacchiano. Gran pienezza in un sorso che risulta caldo, visti i 14 gradi, tutti di “sostanza”, quasi di “materia tattile”, e non della morbida lascivia dello zucchero. Un bianco che non stanca mai.

Segnalazioni
Langhe Doc Nascetta 2013 “Se'” e 2016, Poderi Cellario: le potenzialità di “invecchiamento” dell’autoctono piemontese sono evidenti nella mini verticale proposta da Fausto Cellario, appassionato vignaiolo che sa trasmettere entusiasmo e amore per la propria terra;

Bianco fermo 2016 “89-90”, La Piotta: si discosta in maniera elegante dalla media dei vini bianchi passati in barrique questo vino bio e vegan dell’Azienda Agricola La Piotta. Utilizzo ineccepibile del legno sullo Chardonnay, a smorzare le asperità del Riesling. Luca Padroggi è un giovane che farà parlare (bene) dell’Oltrepò pavese, a lungo.

Lugana Dop Bio 2016, Perla del Garda: “Cru” di 4 ettari per dare vita a una Lugana potente, tanto piena e intensa quanto fine, con fresche note di mentuccia ad accostare la vena tipicamente sapida.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2016, Fattoria di Pancole: Come molte delle aziende presenti al Merano Wine Festival 2017, Fattoria di Pancole fa Gdo (per l’esattezza con Conad in Toscana, 25 mila bottiglie l’anno). Si presenta al banco con la Vernaccia top di gamma, capace di esaltare appieno le caratteristiche del vitigno, presentando ottimi margini di affinamento futuro.

Igt Marche Bianco 2016 “Corniale”, Conventino: Non poteva mancare la segnalazione di un vino bianco quotidiano. Per farlo voliamo nella zona Nord delle Marche, da Conventino. Siamo a Monteciccardo, in provincia di Pesaro e Urbino. Semplice ma tutt’altro che banale il suo Corniale 2016. Acidità al rintocco di sentori di kiwi, mela verde, lime e pompelmo, ben calibrati con una bocca beverina, giustamente sapida. Davvero un bell’Incrocio Bruni 54.


VINI ROSSI
1) Beneventano Igt Aglianico 2015 “Kapnios”, Masseria Frattasi. Di nuovo questa straordinaria cantina campana sul podio del Merano Wine Festiaval 2017 di vinialsuper. Il miglior rosso è ottenuto da uve Aglianico amaro del Taburno in purezza, allevate nella zona di Montesarchio, Tocco e Bonea, a un’altitudine compresa tra i 500 e i 600 metri sul livello del mare.

Le uve, raccolte a metà novembre, vengono appassite in due modi: in parte appese e in parte su graticci, all’interno di un piccolo caseggiato coperto da tegole di terracotta. Passaggio in rovere nuovo, prima dell’ulteriore affinamento in bottiglia, per un anno.

Ne scaturisce un vino dal rosso rubino intrigante, sgargiante. Il naso è di quelli che ti fanno innamorare del bordo del calice: piccoli frutti a bacca rossa e nera, erbe di montagna, ginepro, miele d’eucalipto. Un’infinità di sentori, pronti a spuntare di minuto in minuto. E il palato non delude: caldo, esageratamente pieno, di frutta fragrante e liquirizia dolce, ma anche di caffé tostato. Un vino di cui innamorarsi.

Straordinario – ancor di più in ottica futura – anche il Cabernet Sauvignon 2015 “Kylyx” di Masseria Frattasi. Viti appositamente innestate su portinnesto debole: se ne portano in cantina solo 2 grappoli. Mille bottiglie in totale per la vendemmia 2015 (2016 non prodotto).

Acciaio prima e barrique di rovere francese poi (14 mesi) per questo Cab ottenuto dal recupero di un terreno abbandonato, circondato dal bosco. Naso che esalta appieno le caratteristiche del vitigno, con la sua vena sia vegetale sia piccante. Tannini e acidità di immensa prospettiva, ben corroborati da una mineralità unica.

2) Alto Adige Doc Pinot Nero 2007 “Villa Nigra”, Colterenzio Schreckbichl. Cornell è la linea dei “cru” di cantina Colterenzio, dalla quale peschiamo l’argento della nostra speciale classifica dei migliori vini degustati al Merano Wine Festival. In particolare, a colpire, è il Pinot Nero vendemmia 2007 ottenuto – come tutti i vini della “Selezione” Schreckbichl (Colterenzio) – da vigneti che godono di particolari condizioni d’eccellenza: altitudine di 400 metri, esposizione a sud ovest su terreni ghiaiosi e calcarei di origine morenica, con microclima fresco. Resa di 35 ettolitri per ettaro.

Nel calice, il Pinot Nero 2007 di Colterenzio di presenta ancora come un giovincello: il classico rubino di buona trasparenza, tipico del re degli uvaggi altoatesini a bacca rossa. Un naso finissimo di mirtillo e fragolina di bosco, ma anche di ciliegia, con una punta leggerissima di pepe, anticipa sentori più evoluti tendenti al dolce (miele d’acacia), senza mai trascinare il quadro olfattivo in disomogenee percezioni di marmellata.

Nel calice c’è il bosco. E lo si capisce anche dai richiami “vegetali” al muschio e alla menta. In bocca, questo Pinot Nero è più che corrispondente: la spalla acida è ancora muscolosa, il tannino levigato ma ancora in grado di dire la sua. A completare il quadro, richiami minerali salini che contribuiscono a chiamare il sorso successivo. Beva eccezionale per questo vino che ha ancora davanti diversi anni sulla cresta dell’onda.

3) Vigneti delle Dolomiti Igt Teroldego 2012 “Gran Masetto”, Cantina Endrizzi. Conquista il podio, dopo la medaglia di “legno” tra i vini bianchi, Cantina Endrizzi con il suo prodotto di punta: un Teroldego fatto alla maniera dell’Amarone, col 50% delle uve diraspate e sottoposte per circa tre mesi ad appassimento in celle refrigerate, alla temperatura di 10 gradi.

Uve raccolte nello storico vigneto di Masetto, tra i Comuni di Mezzolombardo e Mezzocorona, in provincia di Trento. Il risultato è un vero e proprio Teroldego alla seconda. Colore rosso purpureo, impenetrabile. Naso tipico, rinvigorito dai sentori affascinanti del parziale appassimento, che non coprono la fragranza della ciliegia e della prugna per il quale si fa apprezzare il re dei vini rossi trentini.

Grande pulizia ed eleganza anche in un palato corrispondente, arricchito da preziosi richiami di polvere di cacao. Un vino che fa venir voglia d’aver davanti un piatto di selvaggina. O, perché no? Un buon libro.

Segnalazioni
Toscana Igt “Argena”, Orlandini Aziende Agricole Forestali (verticale). In degustazione le annate 2000, 2001, 2003, 2004, 2005 e 2006. Un vino unico, prodotto dalla famiglia Orlandini da un vecchio vigneto di Sangiovese con piccole quantità di Cabernet Sauvignon. Un microclima particolare, circondato da boschi, sulle colline situate tra il Castello di Gargonza ed il Castello del Calcione, a metà tra Arezzo e Siena.

Tutte le annate di Argena conservano le caratteristiche dell’annata, a riprova del metodo col quale opera la famiglia Orlandini, che non ama “uniformare” al gusto comune i propri gioielli. Anzi. Tra tutte le etichette, segnaliamo quelle di Argena 2004 e 2005: “nasi” pregevoli, tra la frutta (ciliegia) e la macchia mediterranea (rosmarino) e sapore armonico, corroborato da tannini tutt’altro che mansueti.

Barbera d’Alba Doc Superiore 2015 Vigna Serraboella, Rivetti Massimo. Siamo a Neive, in provincia di Cuneo, Piemonte. L’azienda agricola Massimo Rivetti sfodera due Barbaresco 2013 diversi ma ugualmente meritevoli di attenzione: il primo, Froi, è di “easy” e di “pronta beva”; il secondo, “Serraboella”, ottenuto da un cru sulla stessa collina di “Froi”, è incredibilmente fine e presenta tannino e acidità di gran prospettiva.

Ma è l’outsider Barbera d’Alba Superiore 2015 “Serraboella” a fare davvero centro nel cuore. Si tratta di una selezione ottenuta da una singola vigna di 75 anni, la più vecchia dell’azienda, nel cru “Serraboella”. Due anni in barrique di rovere francese 1/3 nuove e 2/3 di secondo passaggio. Naso da campione, tra il frutto rosso e la liquirizia dolce, con un accenno di cuoio e un sottofondo di erbe di montagna. Corrispondente al palato, dove si conferma una Barbera destinata ad essere molto longeva.

Zweigelt 2015, Schmelzer Weingut. Abbiamo già incontrato questa cantina austriaca tra i migliori vini bianchi. Tra tutti i vini proposti in degustazione, a colpire c’è anche un rosso: lo Zweigelt. Si tratta di un incrocio tra St. Laurent con il Blaufränkisch, noto anche con il nome di Blauer Zweigelt, Rotburger e Zweigeltrebe.

In sintesi? Un vino da provare, destinato al pubblico (sempre più vasto) degli amanti dei vini naturali. Colore rosso rubino poco trasparente, ovviamente velato, trattandosi di un non filtrato. Alle note di piccoli frutti a bacca rossa, risponde al naso una vena di iodio che ritroveremo al palato: more mature, ribes nero maturo, una nota amarognola tipica di erbe come il rabarbaro. Tannino vigoroso, sapidità straordinariamente bilanciata col resto dei descrittori. Un “vino wow”.

Nebbiolo d’Alba “Il Donato”, La Torricella di Diego Pressenda. Vino di grande prospettiva questo Nebbiolo prodotto a Monforte d’Alba da La Torricella. Frutti rossi, frutta secca, pepe, tabacco dolce. Tannino equlibrato, ma in chiara evoluzione. Ottimo anche il Barolo 2013.

PASSITI E VINO COTTO
1) Bronner “Sweet Claire”, Weingut Lieselehof. Si tratta di un passito da Bronner, vitigno Piwi di qualità hyperbio. E siamo sempre in casa Lieselehof, già premiata tra i bianchi per lo strepitoso “Julian 2008”.

In questo caso, uve Bronner in purezza essiccate in inverno e pressate a febbraio. Giallo oro luccicante, note di agrumi (lime e limone), pesca e albicocca sciroppata, una punta di idrocarburo. In bocca c’è corrispondenza, arricchita ulteriormente dalla freschezza di note di menta piperita pressata, quasi concentrata. Stra-or-di-na-rio.

2) Erbaluce di Caluso Doc Passito 2009 “Alladium”, Cieck. Cieck è sinonimo di Erbaluce di Caluso, uno dei grandi vini bianchi piemontesi, capaci di prestarsi a un ottimo invecchiamento. Sul podio di vinialsuper finisce nella categoria passiti con “Alladium”. Deliziosamente avvolgente al naso, con le sue note agrumate e candite. Caldo e freddo allo stesso tempo, come quando si mette il naso nel talco. Corrispondente al palato, con un finale fresco.

3) Vino Cotto Stravecchio “Occhio di Gallo”, Cantina Tiberi David. Vera e propria “chicca” al Merano Wine Festival 2017, prossimamente tra i banchi del Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi 2017. Parliamo della cantina Tiberi David di Loro Piceno (MC), patria del “vino cotto”, localmente chiamato “lu vi cottu”.

Un vino dalle origini nobili, che questa bella realtà a conduzione famigliare (nella foto sopra Emanuela Tiberi con il figlio Daniele Fortuna) è riuscita a far apprezzare nei salotti del Kurahus, con la stessa genuinità del prodotto. Tipico colore “occhio di gallo” (ambra) nel calice per le annate 2003 e 2005, ottenute dalla “cottura” di uve Verdicchio, Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese.

Grande complessità in un naso e in un palato corrispondenti, con note di frutta passita e spezie calde. Perfetto accompagnamento per una vasta gamma di dessert, ma anche per i formaggi.

Fotogallery dei migliori assaggi al Merano Wine Festival 2017, compresi fuori classifica

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Anteprima Merano Wine Festival a Lagundo: 300 vini in degustazione

Circa 300 vini provenienti da tutta Italia tra bianchi, rossi, spumanti e dolci da degustare in anteprima il 20 ottobre insieme a numerose specialità gastronomiche di grande qualità sia locali che dal resto d’Italia.

Il tutto a Lagundo, paese giardino nei pressi di Merano, nella serata di venerdì 20 ottobre, presso la casa della cultura Peter Thalguter.

Si tratta di aziende produttrici, eccellenze del vino ma anche enogastronomiche che Helmuth Köcher, instancabile WineHunter – ossia cacciatore di vini per mestiere e per vocazione – ha selezionato tra le migliori etichette nazionali e internazionali.

Le si potrà trovare nella guida The WineHunter Award consultabile gratuitamente sul sito award.winehunter.it, dove sono presenti  2 mila degli oltre 4 mila vini degustati, e fra i quali vi sono 60 etichette candidate all’Award Platinum, il marchio più importante della selezione, assegnato ai vini che si sono distinti per eccellenza e unicità.

E proprio da questa ristretta cerchia saranno selezionati i 25 vincitori dell’Award Platinum premiati durante il Merano Wine Festival (10-14 novembre). Durante la serata, l’artista Raimund Prinoth presenta una serie dei suoi dipinti ad olio raffiguranti idilliaci paesaggi e vigneti, mentre il sottofondo musicale è affidato alle note del pianista Christian Theiner.

Un’edizione, quella del Merano Wine Festival 2017, che si aprirà all’insegna di Piwi e Orange Wine. Appuntamento il 9 novembre, nella splendida cornice dei Giardini botanici di Castel Trauttmansdorff, con il convegno dal titolo “Quo vadis? Food&wine, is the future natural?”.

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Merano WineFestival 2017: calendario e biglietti (scontati)

Giunge alla sua 26esima edizione il Merano WineFestival. Ideato nel 1992 da Helmuth Köcher è stato il primo evento a realizzare un percorso sensoriale con un unico calice. Il primo evento in assoluto denominato “WineFestival”.

Diventando negli anni un punto di riferimento internazionale dell’eccellenza enogastronomica, il Merano Wine Festival è un vero e proprio forum in cui si incontrano e scambiano opinioni produttori, operatori del settore e consumatori. Un think tank come dicono gli anglofoni.

Cinque giornate, dal 10 al 14 novembre, oltre 450 case vinicole, più di mille vini presentati, quasi 200 artigiani del gusto, 15 chef di spicco e 5 location. Questi i numeri del Merano WineFestival 2017. Il meglio che l’Italia ha da offrire, rappresentato da un ricco calendario di appuntamenti. Qui i biglietti per l’evento, al momento a partire dal prezzo scontato di 30 euro.

IL PROGRAMMA
Venerdì 10. Si parte venerdì 10 novembre, con tre eventi in tre differenti location. Presso il Kurhaus, storico edificio del XIX secolo simbolo della città termale Alto Atesina nonché uno dei capolavori in stile liberty più famosi di tutta l’area alpina, si terrà “Naturae et Purae”.

Vetrina dell’alta qualità per i vini biologici, biodinamici, naturali, orange e Piwi (vitigni resistenti alle malattie). Un percorso tra “naturalità” e “purezza”, con oltre cento produttori selezionati.

Lungo la Passeier Promenade, la famosa passeggiata lungo il fiume Passirio amata dalla principessa Sissi, avrà luogo “GourmetArena“, che proseguirà anche nelle giornate del 11, 12 e 13 novembre. Quatto le sotto aree dell’evento.

“Le Eccellenze della Culinaria”, con più di cento produttori di delikatessen ed eccellenze gastronomiche, ed aquavitae. “BeerPassion”, con oltre 15 birrifici artigianali. “Consortium – Territorium”, area riservata ai consorzi di tutela del territorio di riferimento. E infine “Rue des Chefs”, dedicata ai prodotti e servizi d’alto livello per il lavoro nella gastronomia.

Piazza della Rena, una delle piazze più prestigiose e storiche di Meranol che deve il suo nome alla sabbia che il Passirio depositava in un ansa, ospiterà “Cooking Farm”, il place to be per gli amanti dell’alta gastronomia.

Show-cooking e talk-show a tema cucina, in cui rinomati chef a livello nazionale, master chef, maestri di cucina e contadine altoatesine si confronteranno su ingredienti, lavorazione e realizzazione di piatti della tradizione.

L’evento proseguirà per tutta la durata del festival affrontando di giorno in giorno differenti tematiche: 10 novembre i cibi fermentati, 11-12 cucina innovativa e tradizionale a confronto, 13 novembre performance dei 18 chef vincitori del Premio Godio dal 1994/2016, 14 novembre abbinamento con lo Champagne.


Sabato 11, domenica 12, lunedì 13. Cuore pulsante della manifestazione le giornate dell’11, 12 e 13 novembre, che vedranno, oltre alle già citate aree “GourmetArena” e “Cooking Farm”, altre tre importanti manifestazioni.

Al Kurhaus si terrà “Wine Italia“. Protagonisti oltre 800 vini italiani, un percorso fra le varie aree ed i differenti territori vinicoli da nord a sud. La sala Czerny (nome dell’architetto che progettò Kurhaus, nel 1874), ospiterà “Wine International” con oltre 250 vini dalla Spagna all’Argentina, dal Libano al Sud Africa, dall’Austria alla Crimea.

Sempre sulla riva del Passirio, a pochi metri dal centro, sarà l’esclusivo Hotel Terme Merano, col suo design moderno e la ricercatezza dei sui materiali, a fare da cornice a “Charity Wine Masterclasses“.

Degustazioni guidate e seminari aperti a chiunque desideri approfondire, confrontarsi, conoscere o anche solo assaggiare per la prima volta. Il ricavato degli ingressi sarà devoluto, come tutti gli anni, al Gruppo Missionario di Merano.


Martedì 14. L’ultimo giorno del Festival sarà dedicato al mondo dello Champagne. Se “Cooking Farm” presenterà i migliori abbinamenti con le bollicine d’Oltralpe, gli occhi (e i palati) saranno attratti da “Catwalk Champagne”.

Presso la “Kursaal”, la Sala Grande di Kurhaus, saranno rappresentati oltre 250 champagne di ben 80 aziende. Cultura, degustazione, condivisione e confronto in una cornice unica ed elegante. Sintetizzano perfettamente lo spirito dell’evento le parole di Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival.

“Sembra ieri che insieme con due amici avevo pensato di trasformare la città di Merano nel ‘salotto buono europeo della raffinatezza’ in cui passato, presente e futuro del vino e della gastronomia trovano spazio per il confronto, la conoscenza, l’incontro”.

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EurHop! Roma Beer Festival. Le grandi birre artigianali a Roma dal 6 al 8 ottobre

La birra artigianale di qualità avrà anche quest’anno un’importante vetrina su Roma. Si terrà nei gironi 6, 7 ed 8 ottobre la quinta edizione di “EurHop! Roma Beer Festival”, il salone della birra artigianale divenuto ormai un importante riferimento internazionale.

Oltre 50 birrifici artigianali italiani ed internazionali, due banchi di 45 metri con più di 300 spine (virtualmente il pub più lungo d’Europa), più di 350 birre in degustazione. Questi i numeri dell’evento allestito nei 2000  metri quadrati del Salone delle Fontane dell’Eur, il noto quartiere a sud della capitale.

EurHop! Roma Beer Festival è un evento a invito. La selezione dei birrifici partecipanti è stata effettuata da “Ma Che Siete Venuti a Fà”, storico pub attivo dal 2001, e “Publigiovane”, editrice della rivista di settore “Fermento Birra Magazine”. Spazio sia alle eccellenze ed ai birrifici storici d’Italia e del mondo (Birrificio Italiano, Baladin, Cantillon, Bruxton, solo per citarne alcuni) che alle novità ed alle piacevoli riconferme.

Momenti di incontro, didattica, cibo, musica e degustazioni guidate “live” (sarà presente anche Lorenzo Dabove, detto “Kuaska”, famoso beer taster internazionale), nonché mappa dell’evento e descrizione di tutte le birre presenti completano il quadro di un evento in cui addetti ai lavori, appassionati e semplici curiosi possono affrontare un viaggio consapevole nel mondo brassicolo.

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Roma Cocktail Week 2017: l’arte della miscelazione alle Officine Farneto

Si tiene a Roma, presso le Officine Farneto di via dei Monti della Farnesina 77, il 17, 18 e 19 giugno 2017 la terza edizione della Roma Cocktail Week, progetto nato dal formatSpirits, ideato e curato da Nufactory in collaborazione con Smash e Woow e con la direzione artistica di Massimo D’Addezio, uno dei più grandi barman italiani. Il programma completo del festival al sito ufficiale www.spiritsevent.com

Un grande evento – il primo grande festival a Roma dedicato alla cultura del bere bene e all’arte della miscelazione – che prevede un’offerta vasta ed eterogenea: sei top cocktail bar, 5 scuole di bartending, oltre 50 drink creati per l’occasione, masterclass e degustazioni, abbinamenti drink-food, sfida tra scuole di bartending, il ‘barman per un giorno’, concerti e dj set fino a notte inoltrata.

LE NOVITA’
Novità di quest’edizione della Roma Cocktail Week sarà la mostra mercato, uno spazio dedicato all’esposizione e vendita al pubblico. Grande attenzione verrà rivolta al ‘bere responsabile’: far crescere la cultura e la conoscenza del ‘saper bere bene’ è infatti uno degli obiettivi della Roma Cocktail Week, evento dedicato al consumatore e rivolto a un pubblico eterogeneo, dai semplici curiosi agli amanti dell’arte della miscelazione di qualità.

Sei tra i migliori cocktail bar e speakeasy di Roma saranno ospitati per la produzione di loro cocktail e creazioni. I relativi Bartender leader, rappresentanti del top della mixology romana, creeranno drink list specifiche per la Roma Cocktail Week e ogni bar sarà specializzato in una linea di prodotto, nell’ottica del ‘tailor made’ e della sperimentazione, dalla vodka al gin, passando per vermouth, tequila e whisky & rum. Ospiti della manifestazione saranno quindi le migliori scuole di Roma per barman professionisti.

NON SOLO COCKTAIL
Ad accompagnare la ricca offerta dedicata al beverage, la Roma Cocktail Week presenterà anche un’area food con proposte culinarie studiate per soddisfare per tutti i gusti. La domenica invece è prevista una cena gourmet con una special guest chef di uno dei ristoranti più interessanti di Roma che preparerà in esclusiva per il festival il menù abbinato a una drink list speciale (l’accesso avverrà solo tramite prenotazione).

La gara tra scuole di bartender si svolgerà nel bar centrale della location e sarà una sfidabasata sulla valutazione del comportamento e del modus operandi dei bartenders durante i due giorni. I criteri che guideranno i giudici nelle valutazioni saranno dettati dal rispetto della filosofia di un bar e dei propri barman: il riguardo nei confronti del cliente è al primo posto e il bere responsabile deve guidare gli intenti professionali.

In un’area dedicata sarà possibile, previa prenotazione, diventare ‘Barman per un giorno’, l’occasione per apprendere i segreti del mestiere del bartender in una mezzora di lezione individuale. Sabato 17 e domenica 18 giugno, i professionisti del settore terranno lezioni dedicate alla presentazione di un prodotto scelto e proposto attraverso la preparazione di diversi cocktail.

A differenza di altre masterclass, queste non saranno rivolte unicamente a esperti del settore, ma anche al pubblico meno esperto che potrà degustare i prodotti oggetto della masterclass. La giornata di lunedì 19 giugno, invece, sarà interamente dedicata al trade, realizzata in collaborazione con BlueBlazer, con grandi ospiti internazionali, rivolta solo agli addetti ai lavori, con master al mattino e al pomeriggio forum di approfondimento e una tavola rotonda con tutti gli operatori delle aziende coinvolte.

IL DIRETTORE ARTISTICO
Massimo D’Addezio nasce in una famiglia di ristoratori e prosegue sulle stesse orme specializzandosi nell’arte della miscelazione arrivando a gestire un suo locale fino al 2000, quando decide di intraprendere l’avventura dell’apertura dell’Hotel de Russie.

“Un’esperienza di tre anni al massimo”, nei piani originari. Ma il divertimento è stato tanto e tale da farlo rimanere al timone dello Stravinskij Bar per più di tredici anni. Creando un’ambiente cosmopolita e totalmente indirizzato all’internazionalità.

Nel 2006 viene premiato con lo Stravinskij Bar come miglior Hotel Bar d’Europa.Nel 2008 è stato premiato da Havana Club come miglior Bar Manager d’Italia per la guida dei ristoranti dell’Espresso. Nel 2009 riceve a Las Vegas il premio di Virtuoso Travel come Best Hotel Bar in the World. Dal 2005 ad oggi  è presente sulla guida dei bar del Gambero Rosso come uno dei migliori barman in Italia. Nel 2014 apre uno nuovo concept bar “Co.So. Cocktail & Social” cocktail bar basato sulla cura della qualità del servizio e sulla scoperta da parte del cliente, di un modo di bere moderno e fuori dagli schemi.

 Nel 2016, il suo progetto “Chorus Café” di Roma, partito a gennaio del 2015, entra nella classifica di Condé Nast come uno dei nove migliori bar del mondo. Massimo negli anni si rende protagonista all’interno di Gambero Rosso Channel, della creazione di contenuti televisivi sul mondo degli spirits e della miscelazione, tra questi il programma Spirits – I Maestri del Cocktail.

Partner di promozione del festival sono SMASH e Woow, giovani realtà che in poco tempo sono riuscite ad affermarsi nel panorama musicale e della nightlife romani, godendo di un notevole seguito.


ORARI
Sabato 17 giugno – dalle 16.00 alle 04.00
Domenica 18 giugno – dalle 16.00 alle 23.00
Lunedì 19 giugno (brand day – giornata dedicata alle aziende) – dalle 14.00 alle 18.00

PREZZI
Biglietto singolo: 6 euro
Abbonamento per due giorni: 25 euro (comprende anche: 2 cocktail e una consumazione food, non comprende la serata di domenica con djset)

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Rum Festival: dall’Isola del Tesoro ai giorni nostri. L’epopea di un mito

“Quindici uomini sulla cassa del morto, yo-oh-oh, e una bottiglia di rum!”. Alzi la mano chi non ha mai letto “L’isola del Tesoro” di Stevenson (ok, quei pochi lì perdono!). E chi non ricorda la scena in “Pirati dei Caraibi – La Maledizione della Prima Luna” dove Jack Sparrow, su un’isola deserta, se la prende con Elizabeth perché ha bruciato le scorte di rum per farsi trovare dalla Royal Navy?

Nel nostro immaginario il rum è la bevanda dei pirati. Quella che bevono per infondersi coraggio prima di un arrembaggio e dopo una vittoria per festeggiare. È la bevanda che si beve sui velieri.

Eccezioni e miti a parte, tutto ciò è sostanzialmente vero, per via della facile reperibilità del rum nei Caraibi, per la facilità di trasporto e commercializzazione in Europa durante i due secoli del “commercio triangolare”, per le guerre fra le superpotenze dell’epoca, combattute a suon di embarghi e lettere di corsa.

Basti pensare che per i marinai della Marina Militare di Sua Maestà fu introdotto il “tot” (la razione giornaliera di rum) nel 1655, eliminato per decreto parlamentare solo il 30 Luglio 1970: il così detto Black Tot Day, quando alle 11 del mattino suonò l’ultimo “Up Spirits”.

DAL MITO AI GIORNI NOSTRI
Ma oggi il rum è molto più di quel semplice distillato di melassa reso celebre da romanzi e cinematografia piratesca. Occasione per fare il punto della situazione, per conversare con gli operatori e per degustare marchi storici e nuovi produttori è stato lo scorso 1 Aprile il Rum Festival & Cocktail Show di Milano tenutosi presso l’Hotel Marriott di via Washington 66.

Presenti all’evento tutti maggiori distributori italiani con i loro prodotti in degustazione ed alcuni bar tender pronti a dare bella mostra della loro fantasia ed abilità nel mixing. All’interno della manifestazione, inoltre, ben 3 Masterclass (Selezione Rum Nation, Selezione Rum Plantation e verticale Ron Abuelo) e 2 seminari “(Origini, storia, tipologie ed aneddoti del rum” e “Il Rhum Agricolo”). Insomma tutto l’occorrente per iniziare a muovere i primi passi nell’affascinante mondo di questo distillato o per approfondire le proprie conoscenze e competenze. Di che divertirsi per neofiti ed esperti. Ecco quindi la possibilità di viaggiare virtualmente per tutti i paesi produttori, seguendo itinerari diversi, andando alla scoperta di profumi e sapori fra loro anche molto diversi.

ALLA SCOPERTA DEL RUM
Solera. Tecnica d’invecchiamento dinamico introdotta dagli spagnoli che ritroviamo declinata diversamente dai diversi produttori, ognuno con un suo stile. “Ron Diplomatico” dal Venezuela, rotondo e leggermente speziato, “Zafra” da Panama che per il suo Anejo 21 usa botti ex-bourbon ottenendo un rum setoso e piuttosto secco, i Colombiani La Hechicera, dal forte ricordo di rovere, vaniglia, caffè e tabacco, o “Dictador” coi suoi 15yo, 20yo e XO, tutti molto “fashion”, morbidi ed agrumati, che al Rum Festival presenta il suo Millesimato “Best of 1986” più inteso nei profumi e molto scorrevole al palato.

Guyana. Terra in cui la canna da zucchero cresce in modo pressoché unico, basti pensare al fiume Demerara ed allo zucchero che porta il suo nome. Ma non solo, perché è proprio a partire dalla melassa di quello stesso zucchero che nascono rum del tutto particolari. Fra loro la selezione 2005 di Plantation, con note dolci ed una speziatura leggermente spigolosa, o il Single Cask “Kill Devil” 46% 15yo di Diamond Distillery, rum ottenuto unendo distillati provenienti da diversi alambicchi a colonna in rame, in metallo ed in legno e poi invecchiato per 15 anni, che conquista con la sua pienezza al naso e palato, caldo eppur morbido e dolce, con spiccate note di cannella e pepe nero.

Agricole. Termine che indica i rum ottenuti a partire dal succo di canna grezzo. Fra essi alcuni marchi molto noti anche a livello commerciale (tutti ottimi prodotti) ed alcuni piccoli produttori artigianali. Fra essi spiccano “La Mauny” e “Trois Rivières”. La prima a fianco dei tradizionali invecchiamenti propone un rum invecchiato in botti ex-porto, assai fruttato. La seconda con una meravigliosa selezione “verticale”: VS, VSOP ed un Hors d’Age Triple Millesime 1998-2000-2007 la cui complessità supera ogni aspettativa ed a cui l’invecchiamento regala sentori che quasi si avvicinano a quelli di un Single Malt delle Highlands centrali.

Proprio Trois Rivière col suo “Cuvee de l’Ocean”, ricco di note iodate e salmastre, ci offre l’occasione di parlare di un altro importante prodotto che fa capolino fra i tavoli del Rum Festival: il rum bianco. Eh si! Perché il rum bianco non è solo quel distillato incolore ed un po’ grezzo che i mixologist usano per preparare cocktail in locali più o meno trandy. Il rum bianco in alcuni casi diviene un distillato da consumarsi “as is”. Non essendo invecchiato ci permettere di cogliere al suo interno i sapori e le sfumature della canna da zucchero e le caratteristiche della zona in cui cresce (il terroir tanto caro ai sommelier).

MAURITIUS, FILIPPINE, AFRICA E GIAPPONE
In ultimo il Festival ci offre la possibilità di espandere il nostro viaggio virtuale anche al di fuori dei Caraibi, andando alla ricerca di quei paesi che solo recentemente si sono affacciati sul mercato mondiale del rum. È il caso delle Mauritius presenti con diversi produttori, tutti accomunati da semplicità e forza aromatica carica di sentori floreali, miele e canna da zucchero.

Le Filippine sono rappresentate da Don Papa, azienda ormai molto nota agli amanti del rum. La canna da zucchero utilizzata cresce sull’isola di Negros sulle pendici dal monte Kanlaon su terreno vulcanico. Pur leggero di corpo al palato accoglie il naso con la sua dolcezza quasi prepotente, carica di vaniglia e di arancia candita accompagnate da sentori di frutta esotica.

Il continente africano ci offre rum artigianali particolari. Sicuramente imperfetti al naso non nascondono alcuni sentori poco puliti che ricordano il cuoio bagnato ed in alcuni casi anche sentori animali, ma è in questo loro essere particolarmente “sporchi” e “virili” che sta il loro fascino e il piacere della scoperta di un prodotto che sa di “autentico”, senza compromessi.

Infine il Giappone, con “Ryoma” 7yo. È un rum agricolo, è invecchiato ben 7 anni, eppure non sembrerebbe. Il colore è dorato scarico, probabilmente figlio dello scarso “Angel Share” dell’isola di Shikoku, a sud Giappone, ed i profumi sono estremamente puliti. Verrebbe da dire che come per i Whisky i Maestri distillatori Giapponesi hanno appreso fin troppo bene e senza sbavature le tecniche tradizionali straniere.

IL RUM CARONI
Menzione d’onore per il Rum “Caroni” selezionato proprio dagli organizzatori del Festival: scuro, pieno al naso ed al palato. Capace di sprigionare, oltre ai tipici profumi, una nota che, strano a dirsi, ricorda la torba scozzese. Indescrivibile.

Ma tutto questo non è che l’inizio, non sono altro che alcuni spunti dai quali partire per scoprire davvero il mondo affascinante del rum. Ed allora che ognuno parta per il proprio viaggio, per la propria avventura inseguendo i propri gusti e il proprio desiderio di scoperta. Rispolverando il vostro Jolly Roger, “Gentleman, hoist the colours!”.

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A tutta torba! Spirit of Scotland Rome Whisky Festival

Si tiene a Roma, presso il Chorus Cafè (via della Conciliazione, 4), a partire dalle ore 15:00 fino a mezzanotte, ‘A Tutta Torba!‘, una giornata intera dedicata interamente ai whisky torbati, con centinaia di etichette, bottiglie fuori dal comune, per tutti i palati. L’evento, organizzato dalla direzione artistica di Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival, il più importante festival di settore italiano – la cui sesta edizione si terrà il 4 e 5 marzo 2017, nella consueta location del Salone delle Fontane all’Eur – è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito www.spiritofscotland.it.

Grande risalto sarà dato all’Ardbeg Cocktail Bar, gestito dal ‘padrone di casa’ del Chorus Cafè, Massimo D’Addezio e dal suo staff. Spazio anche al cibo, con piatti tipici della cucina scozzese da abbinare ai propri torbati preferiti e in collaborazione con lo shop Whisky & Co, sarà possibile acquistare numerose bottiglie presenti.

“Per noi – sottolineano i direttori artistici di Spirit of Scotland – Whisky è sinonimo di Passione. Torbosi o torbati, in qualsiasi modo li si voglia chiamare, è innegabile che questi whisky riscuotono sempre un grande successo. La torba è presente in tutto il pianeta eppure, anche solo rimanendo in Scozia, c’è torba e… torba! Per questa ragione abbiamo pensato di creare un evento per tutti gli appassionati di questa categoria di aromi, proponendo, in una manifestazione di una sola giornata, le molteplici e variegate espressioni possibili”.

I DETTAGLI
Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival riunisce le migliori aziende nazionali e internazionali in un evento che promuove la valorizzazione e la diffusione della cultura del whisky di malto attraverso un approccio basato sul’’interazione tra business, formazione ed entertainment. Il Festival si presenta come una delle più importanti manifestazioni italiane del settore. Un vero e proprio brand che sostiene e promuove il whisky; un marchio di qualità che ne favorisce la divulgazione in un sistema volto a sostenere l’interazione tra i principali attori del settore. Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival è un imperdibile appuntamento per tutti coloro che vivono il mondo del whisky. Ricco di eventi, degustazioni libere, masterclasses, seminari sulla mixology, incontri affidati ad esperti del settore con l’obiettivo di creare appuntamenti ad alto contenuto di “single malt”.

Ardbeg è noto per essere The Ultimate Islay Single Malt Whisky. Fondato nel 1815, Ardbeg è venerato dagli intenditori di tutto il mondo come il Single Malt più torbato, affumicato e complesso di Islay. Nonostante questo suo carattere distintivo, Ardbeg è allo stesso tempo rinomato per la sua deliziosa dolcezza, un fenomeno che è affettuosamente conosciuto come ‘the peaty paradox’.

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Merano WineFestival: 10 mila motivi per non mancare, nel 2017

Soddisfazione e ottimismo di Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival, in chiusura della venticinquesima edizione della manifestazione (qui la lista dei vini premiati), che ha visto superare le diecimila presenze in 5 giorni di attività, superando di qualche decina i numeri del 2015. Cento aziende vitivinicole partecipanti a bio&dynamica, 394 cantine italiane e 92 artigiani del gusto e birrifici nella Selezione Ufficiale 2016, 89 aziende vitivinicole internazionali e 13 tra Consorzi e aziende di servizi alla ristorazione partecipanti, 7.500 biglietti staccati, 300 giornalisti e media accreditati, 2750 pass per le aziende e circa 300 persone coinvolte nell’organizzazione: questi i numeri della venticinquesima edizione del Merano WineFestival, che per la città vale un indotto di circa 8 milioni di euro.

Settemilacinquecento biglietti venduti, di cui oltre 700 per Catwalk Champagne, grande sorpresa di questa edizione.  “Considerando gli oltre 600 produttori presenti – commenta Helmuth Köcher – possiamo calcolare che le presenze al Merano WineFestival 2016 abbiano superato quota 10.000, superando di poco i valori 2015”. Numeri notevoli, che tuttavia non hanno intaccato il flusso e la ‘vivibilità’ delle sale nel fine settimana della Selezione Ufficiale. “Molti visitatori infatti, complice probabilmente il meteo, hanno preferito domenica e lunedì per visitare la manifestazione e ciò ha permesso che la presenza del pubblico fosse equilibrata e non concentrata al sabato”, continua Köcher.

IL FUTURO

Sempre più appassionati e competenti i visitatori del Merano WineFestival, ma non solo: percezione di tutte le aziende è stata la maggiore presenza di addetti del settore nelle sale del Kurhaus, grazie ad un settore che lavora ogni giorno alla comunicazione del vino in Italia con competenza e passione. Soddisfazione, seppure con margini di miglioramento, per la prima edizione di GourmetArena for professional only, un po’ di delusione per la sezione bio&dynamica, “settore di nicchia che meriterebbe più attenzione da parte degli addetti del settore”, spiega Köcher, particolarmente orgoglioso del successo della seconda edizione di Catwalk Champagne, che si appresta a divenire punto di riferimento italiano per lo Champagne.

Per il futuro Köcher si augura di consolidare i numeri di quest’anno e aprire all’estero, coinvolgendo maggiormente sia aziende che pubblico internazionali, forte della posizione geografica della cittadina altoatesina e della particolare caratteristica dell’evento, che si sta posizionando come manifestazione-guida nel panorama del vino in Italia, proponendo esclusivamente etichette selezionate. Nel frattempo si lavora ai prossimi eventi della società di Köcher, Gourmet’s International: Merano Award Selection Roma (27 e 28 novembre all’Acquario Romano) e Wine&Siena (21-22 gennaio 2017).

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ShowRum: a Roma la più grande rassegna di Rum in Italia

Giunge nel 2016 alla sua quarta edizione ShowRUM, il primo e più importante evento italiano dedicato al Rum e alla Cachaca. La rassegna, organizzata dal sommelier Ais Leonardo Pinto (nella foto), direttore del festival, in collaborazione con Isla de Rum e SDI Group, ha registrato, lo scorso anno, oltre 3 mila presenze, con un costante aumento annuale di appassionati e visitatori. Punto di riferimento per il settore, ShowRUM rappresenta il miglior trampolino di lancio per il mercato italiano. L’ampia area espositiva dello ShowRUM sarà suddivisa in quattro macro-aree: rum tradizionali, agricole, cachaca e imbottigliatori indipendenti.

Le degustazioni guidate, le presenze di master distillar, esperti, distributori e brand ambassador permetteranno ai visitatori di compiere un viaggio nel variegato mondo del rum arricchendo la propria conoscenza e soddisfacendo ogni tipo di curiosità, nella giornata di Domenica 2 ottobre interamente dedicata agli appassionati. Lunedì 3 ottobre va in scena invece il Trade Day, giornata dedicata agli operatori e professionisti del settore, focalizzata sulla formazione professionale, ricca di appuntamenti e seminari con ospiti d’eccezione.

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Wine&Horses: le eccellenze di Köcher al Gran Premio Merano Adige

Il 24 e 25 settembre i grandi campioni dell’ippica e dell’enogastronomia si incontreranno all’Ippodromo di Merano in occasione del tradizionale Gran Premio. Nello spazio, curato dal patron del Merano Wine Festival, i visitatori potranno degustare l’eccellenza vitivinicola e gastronomica italiana. Un fine settimana dedicato all’eccellenza e alla mondanità, in cui i vini del Merano non potevano mancare. L’appuntamento è per il 24 e 25 settembre all’Ippodromo di Merano, in occasione del tradizionale Gran Premio Merano Alto Adige, già ribattezzato la Asco italiana per il vezzo dei cappellini indossati dalle visitatrici.In questo contesto il Wine Hunter Köcher, porterà in degustazione le sue eno-eccellenze sotto le tribune dell’Ippodromo meranese. Wine & Horses, curato dal Wine Hunter Helmuth Köcher, arricchisce il programma del week-end ippico con uno spazio che si affaccia sulla pista e in cui trova spazio una selezione di aziende vitivinicole e artigiani del gusto premiati con i Merano Award Wine and Culinaria 2016.

Wine&Horses ospiterà quasi 40 produttori selezionati tra i vincitori dei Merano Award Wine and Culinaria 2016. Una sorta di anteprima del Merano WineFestival 2016 all’Ippodromo di Merano: tavoli uguali per tutti, in scena solo vini e prodotti gastronomici di qualità Superiore e, naturalmente, tutto il fascino di un calice di vino pregiato mentre si assiste alle corse. La collaborazione con Merano Galoppo nasce qualche anno fa con l’idea di creare sinergie tra gli attori del territorio con gli stessi obiettivi: promuovere l’eccellenza in ogni sua forma. Una collaborazione che si rafforza di anno in anno e che riesce a raggiungere, usando il linguaggio del marketing, il target di tutti gli attori coinvolti.  L’elenco delle aziende selezionate per Wine&Horses 2016 e maggiori informazioni in merito alla manifestazione si trovano sul sito www.winehunter.it/winehorses.

Le aziende selezionate per Wine&Horses 2016 
(aggiornamento al 9 settembre 2016)
Wine Producers
Abruzzo
Ciccio Zaccagnini
Codice Citra
Campania
Marisa Cuomo
Emilia Romagna
La Casetta
Medici Ermete
Friuli Venezia Giulia
Kurtin Wines
Le Monde
Lazio
Villa Caviciana
Lombardia
Agricole Gusalli Beretta
Perla del Garda
Piemonte
Produttori di Govone
Puglia
Due Palme
Toscana
Argiano
Carpineto
Celestina Fe’
Marchesi Frescobaldi
Orlandini
Tenuta di Arceno
Veneto
Aldrighetti Lorenzo e Cristoforo
Biancavigna
Menegotti
Monte del Frà
Progettidivini
Quota 101
Seraffini&Vidotto
Tenuta Il Canovino
Tenute Tomasella
Cavalchina di Piona Giuletto

Le Eccellenze della Culinaria
Calabria
Agricola Francesca de Leo Alberti
Emilia Romagna
Acetaia Rinaldi
Albicò
Guerzoni Società Agricola
Liguria
Le Terre del Barone
Lombardia
Two Eights Italia
Puglia
Az. Agricola di Terra d’Otranto
Toscana
La Bottega di Adò
Umbria
Giuliano Tartufi
Veneto
Falezze di Luca Anselmi

BeerPassion Lombardia
Cascina Morosi
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Mezzo secolo di Tavernello: Elio e le Storie Tese show per Caviro

Un concerto gratuito di Elio e le Storie Tese, in piazza del Popolo a Faenza. Ha deciso di festeggiare così, Caviro, i suoi 50 anni dalla fondazione. Appuntamento per mercoledì 29 giugno, alle 21.30. Una scelta originale quella di supportare l’Emilia Romagna Festival per il concerto di Elio e le Storie Tese, “dettata – spiega in una nota il colosso che produce, su tutti, il vino in brik Tavernello – da una forte comunanza di tratti tra Caviro e la famosa band, come lo spirito avanguardista, la genuinità e la trasparenza, ma soprattutto la popolarità, che trasversalmente ha portato entrambi ad avere un vasto successo nel proprio campo”. Una crescita lunga mezza secolo, quella di Caviro, che ha portato il gruppo di Faenza a diventare leader italiano per quota di mercato, distribuzione e awareness dei propri marchi. Dodicimila i viticoltori che costituiscono la più grande filiera vitivinicola in Italia, 34 le cantine in sette regioni. Per un totale di 35 mila ettari e una produzione totale che si assesta su numeri impressionanti: il 10% dell’uva italiana trasformata in vino. “Quest’anno – commenta Carlo Dalmonte, presidente di Caviro Sca – festeggiamo una ricorrenza davvero significativa per il gruppo. Il merito è di tutti coloro che durante la vita della Cooperativa hanno dato il loro imprescindibile contributo: dai fondatori, che per primi hanno avuto la capacità di visione che ha determinato il carattere e la forza di Caviro, a tutti i soci, collaboratori e dirigenti di ieri e di oggi”. “Proprio per celebrare questo storico anniversario – continua Dalmonte – abbiamo deciso di fare un regalo ai cittadini di Faenza: un concerto gratuito in piazza del Popolo di Elio e le storie tese che speriamo possa non solo far divertire, ma anche contribuire a rinsaldare ancora di più il nostro legame con i cittadini, anzi le persone, che come noi vivono e lavorano in un territorio che conferma ogni giorno la sua forte capacità produttiva”. I festeggiamenti iniziano in realtà martedì 28 giugno, in una serata ad hoc organizzata da Caviro con la stampa. Mattatore della serata, rigorosamente a porte chiuse presso il Teatro Masini di Piazza Nenni, a Faenza, sarà Elio, per una volta senza Storie Tese. Sul palco proporrà al pubblico un repertorio eterogeneo e sorprendente. Dallo swing di Fred Buscaglione alle canzoni della mala di Strehler passando per ‘Largo al Factotum’, Cavatina di Figaro, tratta dal Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. La serata sarà moderata da Federico Fazzuoli, primo testimonial Tavernello e volto storico di Linea Verde. Poi Caviro festeggerà con il territorio che storicamente la ospita: la sera del 29 giugno in piazza del Popolo a Faenza Elio e le Storie Tese al gran completo faranno ballare la città con la tappa di “Energumeni in ferie tour”, concerto-anteprima dell’Emilia Romagna Festival, offerto da Caviro.

I NUMERI DEL GRUPPO
Costituita nel 1966, Caviro rappresenta la più grande filiera vitivinicola italiana con 12 mila viticoltori. Tra i 34 soci figurano 31 cantine cooperative, che raggruppano produttori su una superficie di oltre 33 mila ettari e che producono circa 6 milioni di quintali di uva. Del totale soci, 26 cantine cooperative conferiscono vino, 5 cantine e 1 Consorzio conferiscono i sottoprodotti delle loro lavorazioni. Inoltre Caviro comprende una cooperativa del settore ortofrutticolo e si avvale di un socio sovventore. Sono ben 50 gli enologi del gruppo, che esporta in oltre 70 Paesi una vasta gamma di vini italiani, acquistabile in Gdo, nell’Horeca e sul web. “A permettere questa competitività sui diversi mercati – evidenzia Caviro – sono strategie di branding in continua evoluzione e la decisione di operare con partner importatori scelti fra i primi tre di ogni Paese o direttamente tramite proprie strutture. A fare la differenza però sono anche le sinergie attuate in termini organizzativi, logistici e di investimento, un’elevata esperienza tecnica e una conoscenza approfondita dell’enologia italiana e dei suoi trend a livello mondiale”. Il gruppo presieduto da Carlo Dalmonte comprende anche la Divisione Distilleria, seconda in Italia nella produzione di alcool con una quota del 25% e co-leader mondiale nell’acido tartarico naturale. “Caviro – evidenzia Delmonte – opera prestando la massima attenzione non solo al rapporto qualità-prezzo, ma soprattutto all’ecosostenibilità. La tutela dell’ambiente per questa realtà passa attraverso una serie di fattori e di pratiche che interessano ogni fase, dal vigneto al bicchiere. Per garantire l’anima ‘green’ delle proprie etichette l’azienda utilizza fonti rinnovabili per la generazione di energia dagli scarti di lavorazione, valorizza i sotto-prodotti agroindustriali trasformandoli in materie prime per il comparto farmaceutico e beverage. A questo si aggiunge il recupero dell’acqua”.

Con un fatturato 2015 di 300 milioni di euro, Caviro occupa 494 dipendenti. Le vendite di vino a volume nel 2015 sono stimate in 190 l/mln. Il target di riferimento sono le 7,3 milioni di famiglie consumatrici in Italia, con una quota di mercato a valore dell’8,3%. Le 31 cantine del gruppo ricavano 4,8 milioni di ettolitri di vino che conferiscono a Caviro in misura fra il 17% e il 60%. Il gruppo di Faenza imbottiglia circa 2 milioni di ettolitri, di cui l’88% è vino dei soci. Negli ultimi 6 anni Caviro ha investito circa 100 milioni di euro nei suoi stabilimenti produttivi di Forlì (vino), Savignano sul Panaro (vino), Faenza (distilleria ed energia) e Treviso (acido tartarico). La posizione competitiva in Italia vede Caviro sempre sul podio: primo gruppo per quota di mercato a volume e valore, primo nel brik a volume e valore, terzo nel vetro a volume e valore. La posizione competitiva sui mercati esteri vede Tavernello come primo marchio di vino italiano nel mondo. Caviro è inoltre uno dei leader del settore distilleria: secondo produttore alcool in Italia a valore, secondo a volume, secondo produttore mondiale di acido tartarico naturale e primo in Italia per recupero acque reflue aziende alimentari.

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Vino argentino protagonista al Milano Latin Festival

Trenta etichette di vino argentino, più due di vino cileno. Giusto per non farsi mancare niente, tra un boccone e l’altro di empanadas. Non solo danze al Milano Latin Festival 2016. Il vino sudamericano sarà infatti grande protagonista dell’evento che ogni anno attira migliaia di appassionati di musica e balli latino americani. L’appuntamento per tutti i winelovers è all’enoteca dell’importatore Federico Guillermo Bruera, allestita proprio all’interno degli spazi del Milano Latin Festival, in viale Milanofiori ad Assago, alle porte di Milano. Un appuntamento che ha preso il via lunedì 6 giugno e animerà la movida milanese fino al 16 agosto. “Abbiamo deciso di approfittare di questa bella opportunità offerta dal Milano Latin Festival – spiega Bruera, che a Genova gestisce l’impresa di import Via dell’Abbondanza – per far conoscere a più persone possibili il vino argentino e, in generale, quello sudamericano. Uno spazio enoteca che si affiancherà alla consueta rummeria, divenuta ormai una tradizione”. Federico Guillermo Bruera, del resto, importa da 11 anni vini argentini e sudamericani in Italia. Conosce il mercato. E sa dove puntare il mirino, per fare centro. “Al Milano Latin Festival – spiega – propongo una selezione di etichette prevalentemente provenienti dall’Argentina, scelte tra le 120 a nostra disposizione”. Venti le cantine argentine interessate. Una sola quella cilena. Qualche consiglio? Cascherete sempre in piedi, scegliendo un vino ‘a caso’ della Bodega del Fin del Mundo di San Patricio del Chañar, uno di Bodega La Rural Rutini Wines o di Bodega Santa Julia di Mendoza. Per chi vuole provare qualcosa di davvero alternativo c’è il liquore di Yerba Mate, un’erba dalle miracolose proprietà benefiche per l’organismo. “Pur essendo l’Italia uno dei maggiori Paesi produttori di vino – evidenzia l’importatore Bruera – il consumatore italiano è particolarmente curioso e sperimenta volentieri. Il mercato dei vini argentini e sudamericani, in Italia, è in crescita non solo nella ristorazione, ma anche nelle enoteche. Ed è sempre più facile trovare vini del Sud America anche in ristoranti che non propongono esclusivamente cucina latina”. Il giro d’affari, per Bruera, si assesta sulle 100 mila bottiglie l’anno. Numeri che fanno di Via dell’Abbondanza un vero e proprio riferimento, nel Belpaese. “Non a caso – commenta Bruera – siamo stati fornitori esclusivi per il ristorante argentino del Padiglione Argentina, a Expo Milano 2015. E siamo organizzatori e creatori del Malbec World Day Milano, dove si degustano ogni anno più di 60 Malbec, nel mese di aprile”. Insomma: il via alle danze è stato dato lunedì. Adesso, in alto i calici.

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Giugno, it’s Franciacorta time: The Floating Piers prima del Festival d’Estate

È sempre più vicino il 18 giugno, giorno dell’inaugurazione di The Floating Piers, ultima e attesissima opera di Christo, nome col quale è noto il progetto artistico dei coniugi Christo Vladimirov Yavachev. Tutta la Franciacorta è in fermento per il grande evento, soprattutto ora che il bel tempo permette di ammirare l’installazione che prende forma, espandendosi un pezzo alla volta, nelle acque del lago d’Iseo. I comuni lacustri – non senza qualche polemica dei residenti – sono già da tempo preparati ad accogliere curiosi e turisti, attirati dalla spettacolare passerella lunga 3 km per una superficie di circa 70 mila metri quadrati. Grazie alla stretta collaborazione con il Comune di Sulzano, il Consorzio per la Tutela Franciacorta sarà protagonista per tutta la durata dell’evento con l’esclusivo Wine Bar, ospitato sul lungo lago di Sulzano (Lido di Sulzano) in una struttura autoportante di 55 mq coperti, creata nel 2015 per l’evento di Expo Milano. Il grande pubblico potrà trovare qui e nell’ampio patio frontale il luogo perfetto per degustare varie tipologie di Franciacorta, in abbinamento a raffinati piatti del territorio a cura della Lanzani Bottega & Bistrot. Per meglio comprendere l’opera evento di Christo risulta imperdibile la visita al Museo Santa Giulia, dove è stata inaugurata il 7 aprile la mostra Water Project, realizzata da Germano Celant. Fino al 18 settembre saranno presentati i progetti realizzati dall’artista ungherese e dalla moglie Jeanne-Claude, legati all’elemento dell’acqua. In perfetta sintonia con l’atmosfera di festa, anche gli appuntamenti con i concerti di Note di Franciacorta, dove la magia della musica e la poesia del vino si incontreranno nel cuore delle più suggestive cantine di Franciacorta. Ma le proposte non finiscono qui: spettacoli, happening, mostre e degustazioni avranno il loro clou nel weekend del 25-26 giugno con il Festival Franciacorta d’Estate, che coinvolgerà  cantine, ristoranti, chef e musicisti per la realizzazione di eventi a tema dedicati alla scoperta del territorio, dei suoi vini, cibi e prodotti. I prati della nobile dimora di Palazzo Monti della Corte faranno da cornice alla grande festa conclusiva del Festival, dove domenica 26 giugno, gli ospiti potranno stendersi per un raffinato pic nic e provare le tante prelibatezze proposte nelle aree dedicate allo street food realizzato da rinomati chef, al barbecue e, ovviamente, al banco d’assaggio per la degustazione dei Franciacorta di oltre 60 cantine.

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Luglio con le star del vino e della musica: a Barolo il festival agrirock Collisioni 2016

Dopo il clamoroso successo di pubblico e stampa delle edizioni passate, con oltre 4 mila partecipanti unici alle singole degustazioni, il Progetto Vino di Collisioni torna anche quest’anno con una formula potenziata, portando da 15 a 50 i critici internazionali, gli importatori, i buyer, e i produttori stranieri impegnati nei gemellaggi che prenderanno parte all’edizione di quest’anno. Collisioni 2016 si conferma così il festival agri-rock di letteratura e musica più atteso in Italia: l’appuntamento è dal 15 al 18 luglio a Barolo, mecca del vino italiano, nel magnifico paesaggio delle Langhe piemontesi, patrimonio Unesco e palcoscenico naturale per ospitare nelle sue piazze musica, incontri, dialoghi con premi Nobel. Ma anche star della musica italiana e internazionale, in un’atmosfera informale di confronto e crossover tra le arti in dialoghi che vedono protagonisti scrittori, filosofi ma anche musicisti che normalmente siamo abituati ad ascoltare allo stadio. E che a Barolo prenderanno la parola in veste di narratori e di poeti, per indagare insieme la genesi e le influenze letterarie che hanno contribuito alla creazione delle grandi canzoni. Interverranno così artisti del calibro di Marco Mengoni, Mika, Negramaro e molti altri (+39.389.29.85.454, prevendita su Ticketone, Piemonteticket, Ciaoticket e nei punti vendita di Collisioni).
IL PROGETTO VINO DI COLLISIONI
Sono tre le anime che hanno decretato il successo internazionale di Collisioni, primo festival agri rock d’Europa: i grandi mostri sacri della musica mondiale come Elton John, i premi Nobel e le leggende viventi della letteratura, del giornalismo e del cinema, ma anche le grandi star del mondo del vino. La centralità dei grandi prodotti dell’enogastronomia italiana è un elemento essenziale dell’anima e dello spirito di Collisioni e si rinnova a ogni edizione grazie al Progetto Vino. Una serie di convegni, interviste, degustazioni e visite in azienda con i più importanti professionisti del vino a livello internazionale. Un programma di incontri, seminari e tasting che da un lato avvicina i grandi vini italiani e stranieri alle decine di migliaia di wine lovers presenti ogni anno all’evento, dall’altro permette ai produttori di presentare le proprie eccellenze agli esperti di tutto il mondo in degustazioni professionali private. Un panel di ospiti che raggiungeranno il Piemonte da tutto il mondo nei giorni del festival: oltre 80 esperti, sommelier di grandissimi ristoranti stellati italiani e internazionali, giornalisti, opinion leader, responsabili di catene di hotel di importanti mercati esteri, grandi collezionisti, esperti di marketing enogastronomico e di enoturismo. La scelta degli invitati rappresenta la vera cifra stilistica di Collisioni e del Progetto, perché caratterizza in modo inequivocabile la qualità e lo stile della manifestazione. Una rosa di esperti di esclusivo e di assoluto prestigio che nasce su espresso invito di Ian D’Agata, direttore creativo del Progetto Vino, che insieme a Filippo Taricco, direttore artistico di Collisioni, ha voluto realizzare fin dagli esordi un appuntamento caratterizzato da esperti di grande richiamo conosciuti in tutto il mondo.
D’Agata, premiato in autunno con il Louis Roederer International Wine Awards Book of the Year 2015 per il suo Native Wine Grapes of Italy – mai assegnato prima a un Italiano – Contributing Editor di Decanter e Staff Writer di Vinous, nonché direttore scientifico della Vinitaly International Academy, interrogato in merito alla nuova edizione di Collisioni, lascia trapelare sul sito ufficiale della manifestazione alcune indiscrezioni. Confermata la presenza a Collisioni 2016, fra gli altri, di Jeffrey Porter (USA), Wine Director dei circa 20 ristoranti Batali& Bastianich negli Stati Uniti e Keith Goldston (USA), Master Sommelier e Wine Director del Capella Hotel a Washington, DC., Anna Rönngren (Svezia),sommelière stellata del ristorante Frantzén e docente presso la Restaurangakademien. Bryant Mao (Canada), Chief Sommelier del ristorante Hawksworth, miglior Sommelier in British Columbia nel 2015. Leonid Sternik (Russia), miglior sommelier russo nel 2006 e proprietario del ristorante Vincent a San Pietroburgo e Elin McCoy (USA), responsabile della rubrica dedicata a wine&spirits per Bloomberg Markets, il cui proprietario sta decidendo se candidarsi o meno alla presidenza USA. E ancora, Jay Hutchinson (USA), sommelier del ristorante Ai Fiori, New York, Roberto Dante Martella (Canada),proprietario del ristorante Grano a Toronto, Beatriz Machado (Portogallo), sommèliere presso The Yeatman, Relais & Chateaux a Porto, “Best of Award of Excellence” wine list di Wine Spectator. Bernardo Silveira M. Pinto (Brasile),importatore di vino, Chris Horn (USA), Wine Director del Purple Café di Seattle, Madeleine Stenwreth (Svezia), Master of Wine. Anche quest’anno, inoltre, è confermata la presenza di esperti dall’estremo Oriente, tra cui, Dorian Tang (Cina), National Education Manager, ASC Fine Wines e Ying Guo (Cina), capo sommelier del Four Seasons a Shanghai.
LE DEGUSTAZIONI

“Sono tanti i giornalisti e i sommelier che mi chiedono ogni anno di intervenire – ammette D’Agata – naturalmente devo operare un’attenta selezione. Quello che mi preme maggiormente è portare nel parterre di Collisioni solo chi realmente decide ogni giorno le sorti dei vini italiani nei mercati consolidati e in quelli emergenti. Soltanto così questo progetto rappresenta un’opportunità di crescita concreta e contribuisce a diffondere nel mondo il meglio dei nostri prodotti”. Ecco dunque critici, esperti del mercato, sommelier che potranno interagire direttamente nelle degustazioni guidate con i partner del festival, nei quattro spazi dedicati all’approfondimento della cultura enogastronomica: il Tempio dell’Enoturista di Barolo, l’Enoteca Regionale, la Tasting Room.

Degustazioni e incontri dedicati alle etichette e le denominazioni, brevi seminari aperti al pubblico nazionale e internazionale di Collisioni per imparare a degustare e a riconoscere i grandi vini con la guida di produttori ed esperti internazionali, incontri promossi nei mesi precedenti al festival sui canali media e social di Collisioni, che lo scorso anno hanno registrato il sold out di prenotazioni prima ancora dell’inizio dell’evento. “Sono felice di aver contribuito a creare un progetto culturale sul vino che punta ad essere di assoluto prestigio e di ampio respiro internazionale – commenta ancora Ian D’Agata -. Collisioni è un festival eccezionale che riesce come nient’altro in Italia a mettere insieme artisti di valore unico conosciuti in tutto il mondo quali Sting, Mark Knopfler e premi Nobel per la letteratura, come Herta Muller o Vidia Naipaul utilizzando la cultura e lo spettacolo come strumenti per la promozione dei prodotti enogastronomici di tutte le regioni italiane in patria e all’estero. Nel pensare e costruire il programma – reso possibile grazie alla collaborazione delle tante realtà regionali e consorzi di tutela italiani che da anni sostengono il festival – ho cercato di rispondere a una doppia esigenza: da un lato invitare alcuni dei più autorevoli critici vinicoli e giornalisti al mondo, per creare una consuetudine tra la scena internazionale della critica vinicola, i produttori, i consorzi di tutta Italia e i loro vini. Dall’altra – conclude D’Agata – creare panel di degustazioni e incontri di carattere didattico che fossero comprensibili a un vasto pubblico. Incontri dinamici e accattivanti per non deludere le migliaia di appassionati che ogni anno da tutta Italia e dall’estero vengono a Collisioni anche per scoprire i grandi vini italiani e imparare a degustarli”.

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