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Fipe: «Riaperture 26 aprile non risolvono i problemi della ristorazione»

«Ci aspettavamo maggiore coraggio» così la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, Fipe-Confcommercio, commenta a caldo le prime indicazioni sul prossimo provvedimento del Governo per cui l’attività dei pubblici esercizi potrà riprendere dal 26 aprile prossimo, ma solo all’aperto.

«Avere una data per poter ripartire e poter lavorare la sera sono certamente segnali che vanno nella giusta direzione – sottolinea la Federazione – eppure si tratta solo di un primo punto di partenza, perché troppe imprese restano tagliate fuori dalla limitazione del servizio ai soli spazi esterni, subendo così una discriminazione. Per queste realtà il lockdown non finirà il 26 aprile».

«È fondamentale – aggiunge Fipe – avere già nei prossimi giorni una road map molto precisa che indichi come e quando le riaperture potranno coinvolgere, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza, anche tutti quei locali che hanno a disposizione solo spazi interni. Parallelamente sarà importante invitare i comuni a fare tutto quanto in loro potere per favorire la concessione di suolo pubblico agli operatori sfavoriti da questa riapertura parziale».

«In virtù di queste prime riaperture – conclude la Federazione – sarà essenziale che tutti quanti, imprenditori e avventori, dimostrino il massimo senso di responsabilità, rispettando pedissequamente le norme di sicurezza sanitaria stabilite dal Comitato tecnico scientifico. Non possiamo permetterci passi falsi. L’obiettivo comune deve essere quello di tornare a lavorare, e dunque a vivere, a pieno ritmo».

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Appello alle Istituzioni del mondo del Catering e Banqueting per la riapertura

L’Associazione Nazionale Banqueting e Catering è scesa in piazza, insieme a Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, per far sentire la propria voce, in maniera pacata, civile ma ferma. Scopo della manifestazione è chiedere alle Istituzioni un piano ben definito per una ripartenza quanto mai necessaria e, soprattutto, una data certa a partire dalla quale si possa iniziare a pianificare il prossimo futuro.

«La nostra associazione ha partecipato con convinzione all’Assemblea straordinaria in piazza indetta ieri da Fipe-Confcommercio, e ha fatto parte della delegazione che a seguire ha incontrato il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, che ringraziamo per averci dato ascolto», dichiara Paolo Capurro, Presidente di Anbc.

«Occorre un piano d’azione concreto e organizzato per una ripartenza il più veloce possibile – prosegue Capurro – così come occorre una data certa da cui farlo partire. Non è più possibile andare avanti nell’incertezza. Non mi stancherò mai di ripeterlo, le nostre aziende sono ferme da più di un anno e di ristori adeguati non si è vista nemmeno l’ombra».

Per Anbc è importante guardare al futuro e pianificare in modo certo le riaperture, «Siamo disposti – sottolinea il Presidente – a metterci ancora una volta intorno a un tavolo con gli organi competenti per ragionare insieme su come intensificare i controlli sui protocolli di sicurezza da rispettare, proprio per non colpire indiscriminatamente una intera categoria, ma solo chi sbaglia».

L’Associazione, inoltre, preme affinché vengano messe in campo importanti misure per alleviare il peso dei costi fissi, misure come «il prolungamento del credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021, la possibilità di estendere anche ai finanziamenti fino a 800 mila euro l’ammortamento a 15 anni e 48 mesi come già fatto per i finanziamenti fino a 30 mila euro, e in generale la necessità di prevedere indennizzi finalmente adeguati alle perdite», conclude Capurro.

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Assemblea annuale Fipe: calo del 40% del fatturato e persi 33 mld su 96 complessivi

Fipe-Confcommercio (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi) ha tenuto la sua assemblea annuale alla presenza del premier Giuseppe Conte e dei ministri Teresa Bellanova, titolare della delega all’Agricoltura, e Dario Franceschini, ministro del Turismo.

Un quadro preoccupante quello presentato da Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe, con un quarto trimestre del 2020 in forte calo, in cui si prevede una chiusura con una perdita di fatturato di 10 miliardi di euro, pari al 40%, ed un calo su base annuale di 33 miliardi di euro su 96 complessivi.

Nonostante le risorse messe fino ad ora dal governo – ha dichiarato il presidente Stoppani – lo sforzo non è sufficiente per prevenire le chiusure e gli scenari più catastrofici per il 2020, che parlano di 50 mila imprese a rischio e 300 mila posti lavoro in bilico”.

“A seguito delle nuove restrizioni – ha detto ancora Stoppani – occorre infatti rifinanziare i contributi a fondo perduto per compensare le perdite dei locali, occorre consolidare i crediti di imposta sulle locazioni commerciali e prevedere moratorie fiscali, contributive e creditizie”.

Stoppani ha anche sottolineato come, per dare un futuro al mondo della ristorazione, occorra lavorare su alcune debolezze del settore messe in luce dalla Pandemia. “La fragilità di tante imprese è il frutto dell’espansione quantitativa e non qualitativa cui abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire da un processo di liberalizzazioni a tratti semplicistico. Da anni Fipe denuncia il rischio bolla dovuto a un eccesso di offerta: 4,6 imprese ogni mille abitanti. Troppe”.

Secondo il presidente Fipe occorre ripartire da un rafforzamento dei requisiti professionali per l’accesso al settore che deve essere accompagnato da una politica volta a sostenere la domanda del consumatore da un lato e l’imprenditoria di qualità dall’altro.

Il ricorso massiccio allo smart-working – ha sottolineato il presidente Stoppani – non si esaurirà con l’attenuarsi della pandemia. Per far fronte alle conseguenze negative che produce e continuerà a produrre sui pubblici esercizi è necessario lavorare non solo sul cash back, per stimolare i pagamenti elettronici, ma anche sull’azzeramento dell’Iva, almeno per tutta la durata della crisi”.

“Allo stesso tempo – ha concluso Stoppani – è essenziale dare vita a un’importante iniziativa di rinnovamento e aggiornamento del sistema dell’accoglienza turistica italiana, rafforzando l’integrazione fra le componenti ricettive e la parte dedicata alla ristorazione e ai servizi”.

Un modo per riconoscere ai Pubblici esercizi non solo l’importante ruolo di servizio, legato all’accoglienza e alla socialità, ma anche quello di componente essenziale delle filiere dell’agroalimentare e del turismo.

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Fipe: “Ipotesi coprifuoco alle h22 sarebbe il colpo di grazia per i pubblici esercizi”

Le voci che circolano nelle ultime ore sembrano confermare la volontà del Governo di istituire nel giro di pochissimo tempo un coprifuoco che imporrebbe a bar, ristoranti e tutti i pubblici esercizi di abbassare le saracinesche alle 21 o alle 22, fino alle 6 del mattino successivo.

Apprendiamo con stupore e preoccupazione di questa ulteriore stretta che sarebbe il definitivo colpo di grazia per il nostro comparto – si legge in una nota di Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi – Un provvedimento che da un punto di vista meramente contabile manderebbe in fumo 44 milioni di euro al giorno e 1,3 miliardi in un solo mese. Una perdita enorme che andrebbe ad appesantire un bilancio già abbastanza tragico, se consideriamo che le stime di perdita di fatturato sull’anno 2020 vedono un calo di ben 24 miliardi di euro”.

Secondo Fipe gli effetti di questa misura vanno ben oltre le perdite contabili stimate rischiando di far saltare l’intera gestione delle aziende. “Abbiamo già registrato una forte contrazione di clientela dovuta alla discussione sull’ultimo dpcm, una nuova misura ancor più restrittiva mette a rischio la sopravvivenza di almeno 15.000 bar serali e 40.000 tra ristoranti e pizzerie. In queste condizioni tenere aperte le aziende è impossibile. Con noi si mette a rischio una lunga filiera fatta di allevatori, vignaioli, imbottigliatori, casari, produttori artigianali e industriali”.

“Come abbiamo già ribadito più e più volte – conclude Fipe – servono più controlli e pene severe per i trasgressori, dando la possibilità alla stragrande maggioranza dei nostri imprenditori di lavorare con serietà e nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza che regolano la nostra attività in tempo di covid. La strada da seguire deve essere quella applicata per tutti i settori produttivi perché non è più accettabile colpire in maniera indiscriminata l’intero comparto!”

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Fase 2, Fipe: “Contributi a fondo perduto e meno tasse. Così rilanciamo i pubblici esercizi dopo il Covid”

“Il settore dei pubblici esercizi come nessun’altro si basa sulla socialità, ad oggi negata. Ecco perché è indispensabile incentivare il delivery e il take away anche attraverso una politica fiscale mirata. Così come è necessario abbattere il cuneo fiscale a carico delle imprese per cercare di tutelare le professionalità presenti nel settore” – con queste parole Maurizio Pasca, Vicepresidente di Fipe – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, si è espresso in un intervento che guarda sia al presente che al futuro tenuto di fronte alla X Commissione del Senato della Repubblica.

Un messaggio alla politica affinché intervenga per sostenere e rilanciare un settore composto da centinaia di migliaia di micro imprese, in molti casi a conduzione familiare, che con il loro giro d’affari da 90 miliardi di euro rappresentano una delle componenti essenziali dell’offerta turistica nazionale.

“Parallelamente – afferma Pasca – il legislatore deve adottare regole comuni per tutti coloro che fanno ristorazione nel nostro Paese: criteri di ingresso e permanenza minimi nel mercato, parametri minimi di solidità finanziaria, qualificazioni professionali reali per un settore che identifica più di ogni altro il Made in Italy. Servono, insomma, standard uniformi di qualità per tenere il mercato al riparo dagli improvvisati e dalla concorrenza sleale”.

Indicazioni precise anche in materia fiscale: “Chiediamo l’esenzione dal pagamento dell’Imu per tutte le attività di ristorazione e intrattenimento per l’intero 2020, la distribuzione di finanziamenti a fondo perduto ai locali, come le discoteche, tutt’oggi impossibilitati a riaprire, la riduzione del peso fiscale delle imposte locali, Tosap, Cosap e Tari, per quest’anno e per il 2021 a tutti i pubblici esercizi. Si tratta di Interventi necessari per accompagnare l’intero settore nella ripresa dopo il disastro determinato dal Covid-19″.

“Senza un intervento poderoso – conclude Pasca – lo Stato si ritroverà a fare i conti con una sensibile riduzione del gettito fiscale, determinato dalla morte di decine di migliaia di imprese. Oltre a un salvagente immediato da lanciare agli imprenditori, ribadiamo quanto sia necessario un ripensamento ad ampio raggio che tenga conto del deterioramento economico e di una ridotta capacità di spesa da parte dei cittadini”.

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Fipe: “Il DL Rilancio è una boccata d’ossigeno, ma è solo l’inizio”

“Il DL Rilancio approvato dal Governo è sicuramente una salutare boccata d’ossigeno per il settore dei Pubblici Esercizi, anche se resta necessario e urgente fare di più”. Così Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, commenta il decreto rilancio approvato dal governo.

“Il provvedimento – prosegue Stoppani – recepisce alcune delle richieste avanzate dalla Federazione: dalla soppressione delle clausole di salvaguardia in materia di conti pubblici, alla previsione dei contributi a fondo perduto a titolo di ristoro delle cadute di fatturato, l’estensione a tre mensilità e la cedibilità del credito d’imposta per locazioni commerciali ed affitti d’azienda, l’abbuono del primo versamento Irap, l’ulteriore proroga a settembre per i versamenti dei tributi e dei contributi sospesi per aprile e maggio, il rafforzamento fino ad ulteriori 9 settimane degli strumenti di cassa integrazione”.

Secondo Fipe il DL è un buon inizio, cui deve però far seguito un maggiore coraggio sul fronte dei contributi a fondo perduto ed è indispensabile che il Parlamento lavori velocemente, migliorando dove necessario il provvedimento, e lo converta in legge al più presto.

“Ciò che ci preoccupa di più in questa fase – aggiunge Stoppani – è il Protocollo di Sicurezza per il settore, sul quale le linee guida proposte dall’Inail sono insostenibili dal punto di vista economico ed organizzativo. Ci auguriamo che il Governo dimostri buon senso e praticità, identificando regole sostenibili per riaprire in sicurezza, superando l’ipotesi di distanziamento incomprensibile, che prevede ben 4 metri quadri a commensale”.

“Con l’annunciata prospettiva di riapertura per lunedì 18 – conclude – ad oggi mancano ancora le regole. Per questo, ci sono regioni come l’Emilia Romagna o le Marche che hanno deciso in autonomia regole sostenibili, anche per assicurare un quadro di riferimento operativo. È una dimostrazione di fiducia e di responsabilizzazione sia dei ristoratori che dei cittadini, che ci sentiamo di condividere e che, ci auguriamo, diventi modello per tutta Italia”.

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Riaprire in sicurezza il 18 maggio: 21.360 firme per la petizione della ristorazione

Sono 21.360 le firme raccolte in pochi giorni a sostegno della petizione “Apriamo in sicurezza bar e ristoranti il 18 maggio” promossa dalla Fipe – Federazione italiana dei Pubblici Esercizi e indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al quale si riporta la disperazione dei tanti piccoli esercizi di somministrazione che senza contributi immediati sono destinati a non riaprire.

Oltre 3 mila firme al giorno, con una decisa impennata nelle ultime ore, per chiedere al governo di anticipare la fine del lockdown per un settore che in Italia dà lavoro a 1,2 milioni di persone nell’ambito di 300 mila imprese, creando un valore aggiunto di oltre 46 miliardi di euro.

Un settore che è parte essenziale di una lunga filiera che coinvolge allevatori, agricoltori, pescatori, casari, trasportatori, e poi enologi, vignaioli, imbottigliatori, magazzinieri, trasformatori artigianali e industriali.

Chi ha firmato questa petizione – spiega Aldo Cursano, Vice Presidente Vicario della Fipe – non sono solo gli imprenditori del settore, ma anche tanti cittadini che chiedono di poter nuovamente contare su un servizio importante della loro quotidianità.

Se aiutati con contributi veri, bar e ristoranti sono pronti a riaprire in sicurezza, sulla scia delle centinaia di migliaia di imprese che da oggi sono tornate a svolgere la loro attività in tutta Italia”.

Fipe ha elaborato un serio protocollo per garantire nei locali la sicurezza basata sul distanziamento interpersonale e questa è un’assunzione di responsabilità e una dimostrazione di serietà da parte dell’intera categoria.

È chiaro però – aggiunge Cursano – però che la prevista riduzione dei fatturati, dovuta proprio al rispetto delle misure di distanziamento, dovrà essere compensata con contributi a fondo perduto e una pari riduzione dell’imposizione fiscale. Una richiesta di buon senso che ribadiremo oggi, quando trasmetteremo al premier l’appello con le firme: senza aiuti le nostre imprese non ce la faranno”.

“Il presidente del Consiglio, non può ignorare queste richieste – conclude Cursano – e dunque auspichiamo che già da domani venga convocato un tavolo di lavoro espressamente dedicato ai pubblici esercizi e alla loro prossima riapertura. Abbiamo 15 giorni di tempo per farlo in sicurezza e con un piano preciso”.

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Coronavirus, il protocollo di sicurezza Fipe per la ripartenza

ROMA – I ristoratori italiani sono pronti a predisporre misure immediate per favorire una riapertura il più rapida possibile delle loro attività. Le proposte contenute all’interno di un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sotto la supervisione scientifica di un qualificato infettivologo. Trentacinque pagine in cui si rappresentano le procedure di sicurezza da applicare in bar, ristoranti e servizi di catering.

Un metro di distanza tra i tavoli e mascherine al personale di sala e cucina, come da indicazioni delle autorità sanitarie. Accessi differenziati, dove possibile, per i clienti in entrata e quelli in uscita, pagamenti preferibilmente digitali direttamente al tavolo, monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali, gel igienizzante a disposizione di tutti.

“Il mondo della ristorazione è pronto a ripartire, impegnandosi a garantire la sicurezza con uno specifico protocollo organizzativo delle attività, messo a disposizione della categoria, al fine di tutelare i rischi di contaminazione sia per i clienti che per i dipendenti – sottolinea il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani –, ma è chiaro che non basterà per un ritorno immediato alla normalità. Fino a quando saranno in vigore le misure di distanziamento sociale, con le diverse modalità di fruizione dei servizi dei Pubblici Esercizi, è evidente che non si potrà lavorare a pieno regime. È dunque indispensabile che le istituzioni supportino economicamente il settore in questa fase transitoria”.

“Per realizzare questo protocollo – prosegue il presidente – abbiamo seguito le indicazioni delle autorità sanitarie e ci siamo avvalsi di una consulenza scientifica di primo livello. Abbiamo messo a disposizione delle Autorità competenti il nostro documento come riferimento operativo, ma è chiaro che abbiamo bisogno anche di molto altro supporto. Le misure di sostegno all’economia finora approntate non sono state pensate per i Pubblici Esercizi, con la conseguenza che 50mila imprese rischiano di non riaprire. Serve un segnale forte da parte dell’esecutivo, sui temi degli indennizzi per chi ha subito ingenti perdite di fatturato, della liquidità, della fiscalità, degli strumenti di protezione sociale come la cassa integrazione, oltre che interventi per le locazioni commerciali”.

“La fase due – conclude il Stoppani – dovrà essere accompagnata da provvedimenti mirati a tenere in vita la qualificata rete dei Pubblici Esercizi, con il loro grande valore, anche sociale, evitando l’esplosione dei tassi di mortalità, la dispersione di professionalità faticosamente costruite, l’infiltrazione della criminalità. Per essere chiari, un locale che vedrà ridimensionato il suo numero di coperti o comunque ridotta la sua attività, ha bisogno di sostegno, anche in tema di tributi locali. Confido e spero che il Governo predisponga calibrati interventi in aiuto del sistema turistico italiano, di cui i Pubblici Esercizi sono la componente essenziale, all’interno di un piano strategico di lungo periodo, con investimenti a supporto della domanda, con la semplificazione delle regole e l’innovazione delle politiche”.

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Fase 2, ristoranti e bar pronti a riaprire subito: tavoli a distanza, mascherine e gel

Fase 2, tutto pronto per ristoranti e bar. O quasi. Un metro di distanza tra i tavoli e mascherine al personale di sala e cucina, come da indicazioni delle autorità sanitarie. Accessi differenziati, dove possibile, per i clienti in entrata e quelli in uscita, pagamenti preferibilmente digitali direttamente al tavolo. E ancora: monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali, gel igienizzante a disposizione di tutti.

Sono solo alcune delle misure che i ristoratori italiani sono pronti a predisporre immediatamente, per favorire una riapertura il più rapida possibile delle loro attività. Proposte contenute all’interno di un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sotto la supervisione scientifica di un qualificato infettivologo. Trentacinque pagine in cui si rappresentano le procedure di sicurezza da applicare in bar, ristoranti e servizi di catering.

“Il mondo della ristorazione è pronto a ripartire, impegnandosi a garantire la sicurezza con uno specifico protocollo organizzativo delle attività, messo a disposizione della categoria, al fine di tutelare i rischi di contaminazione sia per i clienti che per i dipendenti”, sottolinea il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani.

“Ma è chiaro – avverte – che non basterà per un ritorno immediato alla normalità. Fino a quando saranno in vigore le misure di distanziamento sociale, con le diverse modalità di fruizione dei servizi dei Pubblici Esercizi, è evidente che non si potrà lavorare a pieno regime. È dunque indispensabile che le istituzioni supportino economicamente il settore in questa fase transitoria”.

Per realizzare questo protocollo – prosegue il presidente – abbiamo seguito le indicazioni delle autorità sanitarie e ci siamo avvalsi di una consulenza scientifica di primo livello. Abbiamo messo a disposizione delle Autorità competenti il nostro documento come riferimento operativo, ma è chiaro che abbiamo bisogno anche di molto altro supporto”.

“Le misure di sostegno all’economia finora approntate non sono state pensate per i Pubblici Esercizi – accusa Stoppani – con la conseguenza che 50 mila imprese rischiano di non riaprire. Serve un segnale forte da parte dell’esecutivo, sui temi degli indennizzi per chi ha subito ingenti perdite di fatturato, della liquidità, della fiscalità, degli strumenti di protezione sociale come la cassa integrazione, oltre che interventi per le locazioni commerciali”.

La fase 2 dovrà essere accompagnata da provvedimenti mirati a tenere in vita la qualificata rete dei Pubblici Esercizi, con il loro grande valore, anche sociale, evitando l’esplosione dei tassi di mortalità, la dispersione di professionalità faticosamente costruite, l’infiltrazione della criminalità”.

“Per essere chiari, un locale che vedrà ridimensionato il suo numero di coperti o comunque ridotta la sua attività, ha bisogno di sostegno, anche in tema di tributi locali”, sottolinea Stoppani.

“Confido e spero che il Governo predisponga calibrati interventi in aiuto del sistema turistico italiano – conclude il numero uno di Fipe – di cui i Pubblici Esercizi sono la componente essenziale, all’interno di un piano strategico di lungo periodo, con investimenti a supporto della domanda, con la semplificazione delle regole e l’innovazione delle politiche”.

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