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Oltrepò pavese, Torrevilla compra Il Montù: marchio e vigneti per crescere all’estero

“L’acquisizione del marchio Il Montù per il prestigio. I nuovi 70 ettari di vigneti per la sostanza”. Non usa giri di parole il presidente di Torrevilla, Massimo Barbieri, per descrivere l’operazione di acquisto del ramo d’azienda della Cantina Storica Il Montù Beccaria (PV). Una “fusione” che cambia la geografia del vino in Oltrepò pavese, soprattutto per la produzione di Buttafuoco, Sangue di Giuda e Pinot Nero.

Con Il Montù, la viticoltori associati di Torrazza Coste e Codevilla punta a qualificare ulteriormente la produzione con le uve del nuovo conferitore e socio della cooperativa, Fabio Tonalini, presidente del Montù. Gli ettari vitati complessivi salgono dunque a circa 670.

L’esperienza sui mercati esteri del numero uno della cooperativa di Montù Beccaria (PV) sarà inoltre messa a disposizione di Torrevilla, per crescere soprattutto all’estero, ma anche per diversificare nella Grande distribuzione organizzata (Gdo).

La cooperativa di Torrazza Coste fattura oggi 10 milioni di euro all’anno (2,5 milioni di bottiglie) e conta di crescere ancora. “Grazie a questa operazione – commenta Massimo Barbieri – daremo più tranquillità ai nostri soci, in un periodo così difficile come quello attuale. La stessa operazione è stata chiusa in un periodo non semplice, ma in un clima di totale armonia e naturale condivisione degli obiettivi”.

“Il potenziale qualitativo di Torrevilla è già elevato – aggiunge il nuovo socio Fabio Tonalini – la vera sfida sarà dunque aiutare l’azienda a crescere all’estero. Il Montù aveva già una quota molto elevata rispetto alla media dell’Oltrepò pavese: il 17% contro il 3%. Per una terra come questa, capace di produrre uve di altissima qualità, il 3% non è nulla, occorre puntare al 30%. Credo molto in questa sfida e conto di portarla a compimento”.

La produzione enologica sarà svolta nelle strutture di Torrevilla, mentre Il Montù continuerà a produrre grappe e distillati a Montù Beccaria, in una delle quattro distillerie rimaste ormai attive in Lombardia. La distribuzione degli spirits affiancherà quella dei vini, con la medesima rete vendita.

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Lombardia, Coronavirus: crollo del fatturato delle cantine

Brusco crollo del fatturato delle cantine della Lombardia a causa di Coronavirus. Le aziende vitivinicole lombarde stanno facendo fronte a un allarme liquidità tra i più gravi della storia, sino al – 80%. Un settore cruciale per l’economia lombarda quello del vino, che vede impegnate oltre 3 mila imprese nella produzione di vini di qualità grazie a 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt (90% della produzione complessiva). I dati emergono da Coldiretti Lombardia.

A pesare sulla mancata vendita dei vini di qualità è stata la chiusura forzata di alberghi, agriturismi, enoteche, bar, e ristoranti avvenuta in Lombardia e in Italia, oltre che un forte calo delle esportazioni aggravato anche dalle difficoltà logistiche e dalla disinformazione. L’export dei vini lombardi ha raggiunto i 284 milioni di euro nel 2019.

La situazione lombarda riflette quella nazionale dove, secondo Coldiretti, sono a rischio crack quasi 4 cantine su 10. Senza vendite le aziende non riescono a far fronte ai pagamenti e a finanziare il ciclo produttivo che, dalla campagna alla cantina, non si può fermare.

Le misure messe in campo con il blocco delle rate di mutui, prestiti, tasse, contributi sono certamente utili ma non bastano ed è indispensabile, chiede Coldiretti, “mettere a disposizione delle aziende vitivinicole liquidità sotto forma di prestiti a lunga scadenza a tasso zero e garantiti dallo Stato, pari ad una percentuale del fatturato dell’anno precedente, da erogare attraverso una semplice richiesta alle banche”.

“Un intervento veloce e semplice – prosegue Coldiretti – che dovrebbe essere garantito indipendentemente dalla dimensione aziendale al quale va aggiunta anche una compensazione a fondo perduto sulle perdite subite sotto forma di risarcimento del danno”.

Necessario, sempre per Coldiretti, che una misura similare sia garantita a bar, ristoranti, alberghi agriturismi per evitare il blocco dei pagamenti delle forniture a cui si sta assistendo e per fare in modo che non chiudano.

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Vini al supermercato

Conad, fatturato 2019 a 14,3 miliardi e leadership del mercato

MILANO – Conad chiude il 2019 con un fatturato di 14,3 miliardi di euro e una crescita del 5,9%, pari a un incremento di 800 milioni rispetto all’anno precedente, che garantiscono la leadership del mercato. Dati significativi in un contesto di ripresa dei consumi alimentari (+1,8%) che inverte il trend decrescente dello scorso anno e traina la crescita dei fatturati della distribuzione (+1,4%) (Fonte Nielsen).

Conad è il retalier che è cresciuto maggiormente: aggancia il leader del mercato (13,4%) raggiungendo una quota del 13,3% (0,4 punti percentuali in più rispetto al 2018 e 3,8 in più rispetto al 2009) (fonte: GNLC I semestre 2019). Consolidata la leadership nei supermercati con una quota del 22,8% (22,4% nel 2018) e quella di mercato in Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Calabria e Sardegna – dove Conad è leader –, oltre a Emilia-Romagna, Marche, Campania, Sicilia e Toscana. Dati ancor più significativi perché Conad è presente con 515 punti di vendita, che corrisponde al 14% della rete, in comuni con meno di 5 mila abitanti in cui sta svolgendo un ruolo di vicinato e servizio rispetto alle comunità locali.

“I risultati conseguiti sono il frutto del modello imprenditoriale in cui a fare la differenza sono i nostri soci imprenditori, la nostra marca e la capacità di investire nell’innovazione”, annota l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese.

“Consapevoli di aver creato sviluppo in una delle fasi economicamente più difficili della storia del Paese, cresciamo investendo nello sviluppo di nuova imprenditorialità sui territori e cogliendo con coraggio le nuove sfide, alcune delle quali non più procrastinabili come quelle sulla sostenibilità, per contribuire alla ripresa duratura del Paese”.

“Inoltre – continua Pugliese – abbiamo avuto un incremento dell’occupazione di 3.582 addetti, comprensivi di quelli del gruppo Auchan, e complessivamente diamo lavoro a 59.587 addetti, a cui andrebbe aggiunto l’indotto. Per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori abbiamo avviato un progetto di riorganizzazione e concentrazione del nostro gruppo: da ottobre è operativa Conad Nord Ovest e da gennaio sarà la cooperativa che riunisce PAC 2000A e Conad Sicilia”.

Il patrimonio netto si è attestato a 2,6 miliardi di euro (+4% rispetto al 2018) e consente di affrontare con la necessaria solidità economica il piano degli investimenti 2019-2021: 1,2 miliardi di euro complessivi, di cui 482 milioni stanziati per il 2020 finalizzati a interventi sulla rete di vendita, a processi di innovazione.

Al 30 novembre sono 66 i punti di vendita Auchan che hanno cambiato insegna e 2.409 gli addetti del gruppo francese riassorbiti. Una vera e propria operazione di salvataggio, che si integrerà con il modello imprenditoriale Conad. L’integrazione della rete porterà anche a incrementare ulteriormente la presenza del prodotto locale e l’italianità a cui oggi concorrono 6.991 fornitori per un giro d’affari di 6,3 miliardi di euro.

I risultati economici del 2019 confermano il ruolo della marca Conad, che registra un fatturato di quasi 4 miliardi di euro (500 milioni in più rispetto allo scorso anno) con una crescita dell’8%. La marca ha raggiunto una quota di mercato del 30,3% contro una media di mercato del 20,8% (Fonte IRI) confermandosi un punto di riferimento per 9,7 milioni di famiglie italiane che fanno settimanalmente la spesa nei punti di vendita di Conad.

A questo risultato concorre anche l’efficacia delle promozioni, che ha permesso di generare oltre 736 milioni di euro di risparmio (in aumento di 19 milioni) per i clienti (Fonte IRI). Da segnalare l’iniziativa Bassi&Fissi dedicata interamente ai prodotti a marchio Conad – 520 prodotti di 95 categorie di consumo a prezzi ribassati stabilmente del 26% – che ha generato un risparmio annuo medio per famiglia di 1.441 euro.

«I dati della crescita sono da associare anche alla nostra marca commerciale, basata sul valore dell’italianità dei prodotti per rispondere ai bisogni di qualità, sicurezza e convenienza dei clienti, oltre che alla costante domanda di sostenibilità economica, ambientale e sociale di quanto è portato in tavola», sottolinea il direttore generale di Conad Francesco Avanzini. «L’attenzione ai fenomeni di nicchia e alla polarizzazione del mercato è determinante e va di pari passo con la realizzazione di un’offerta in grado di intercettare nuovi modelli di consumo e le esigenze dei clienti legate ai trend sul benessere».

I punti di vendita sono complessivamente 3.651 con un incremento di 118 negozi rispetto al 2018 e frutto anche dell’integrazione dei primi 66 dalla rete Auchan. La produttività a metro quadro arriva a 6.660 euro rispetto a 6.510 euro dello scorso anno, superiore ai 5.740 euro della media di mercato, con una superficie media di 666 mq (fonte: GNLC, I semestre 2019).

I valori della prossimità e vicinato fanno da guida alla definizione del nuovo format Spazio Conad che andrà gradualmente a rimodulare e ammodernare le grandi superfici di vendita dai 4 mila metri quadri in su e a intercettare i cambiamenti delle abitudini di acquisto dei clienti.

Altri concept di vendita rispondono alle propensioni di acquisto degli italiani, sempre più orientati a coniugare prodotti e servizi, qualità e convenienza. I 42 distributori di carburanti Conad hanno erogato 353 milioni di litri generando un valore di 492 milioni di euro, con una convenienza di 28,5 milioni di euro grazie a un costo al litro di 8,5 centesimi inferiore ai prezzi medi comunicati dal ministero dello Sviluppo economico.

Le 139 parafarmacie Conad registrano un fatturato di 85 milioni di euro: 5,7 milioni di clienti, grazie agli sconti sempre attivi dal 15 al 40%, e un risparmio sui farmaci di oltre il 20% rispetto alla farmacia tradizionale. Nelle parafarmacie sono occupati 460 farmacisti iscritti all’Albo.

Nei 15 concept Ottico Conad lavorano 50 ottici professionisti. Il fatturato ha superato i 7 milioni di euro e 200 mila clienti hanno usufruito di sconti dal 20 al 50%, con un risparmio annuale di 2 milioni di euro. A questi servizi si aggiungono i 42 PetStore Conad (erano 26 nel 2018) che hanno raggiunto i 23 milioni di euro di fatturato, con oltre 8 mila prodotti in assortimento.

Conad è consapevole che il commercio funziona bene se nei territori c’è sostenibilità economica, sociale, ambientale e che laddove c’è benessere diffuso è possibile crescere e fare sviluppo.

Per questo investe in sostenibilità: ha anticipato l’obbligo di legge, introducendo tre anni fa gli shopper e i sacchetti biodegradabili per la spesa, sviluppato progetti per l’efficientamento della logistica e dei magazzini della mdd attraverso l’impiego di pallet pooling che permettono di ridurre la generazione di rifiuti, sprechi energetici e emissioni di gas serra.

Conad ha avviato un progetto di pioppicoltura sostenibile in Pianura Padana piantumando 92.400 alberi per contrastare l’emissione di gas serra nei territori prossimi ai principali siti logistici, di stoccaggio e movimentazione dei prodotti a proprio marchio. In quest’ottica Conad prevede a regime l’installazione di 240 colonnine elettriche per la ricarica delle auto presso i punti di vendita.

Sono 104 le postazioni attive presso supermercati, centri commerciali e ipermercati (per altre 84 è stata richiesta l’autorizzazione), oggetto del protocollo di intesa tra Conad e Enel finalizzato a favorire lo sviluppo e la diffusione della mobilità elettrica.

In questo ambito di intervento, trovano spazio anche i progetti di sostenibilità sociale che sono declinati sulle esigenze dei territori dove diventano progetti concreti, radicati e duraturi nel tempo.

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Fatturato 2018 in crescita per Cantina Tramin

Termeno – Cantina Tramin chiude il 2018 con un incremento del 7% che porta il fatturato totale a 15.200.000 euro. Balzo in avanti in Italia con un +10%.

Aumenta il valore medio delle bottiglie che il consumatore ricerca, a fronte di una produzione totale che rimane comunque invariata rispetto allo scorso anno, attestandosi su 1.800.000 unità.

I nostri clienti– ha commentato Klotz, direttore commerciale della cantina – sono sempre più attenti e ricercano prodotti di eccellenza. Si è visto un netto spostamento delle loro preferenze verso i prodotti di alta gamma, come la linea selezioni”.

L’anno che ha visto il lancio del nuovo Troy Chardonnay Riserva è stato anche particolarmente propizio dal punto di vista dei riconoscimenti,

“Analizzando i dati di vendita – ha concluso Klotz – vediamo come gli amanti del vino ci notano sempre più per i nostri vini di punta. Negli ultimi anni abbiamo intrapreso delle scelte che si orientano alla massima espressione qualitativa, contribuendo a far percepire Cantina Tramin come un’azienda produttrice di vini che si sta posizionando verso le eccellenze della panoramica vitivinicola nazionale”.

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Cantina di Soave, +20% di fatturato. Record: 70 milioni ai soci

SOAVE Centoquarantuno milioni di euro di fatturato consolidato e 70 milioni distribuiti ai soci. E’ stato approvato all’unanimità il bilancio d’esercizio 2017/2018 di Cantina di Soave, in occasione dell’assemblea che ha segnato il passaggio di consegne della presidenza da Attilio Carlesso a Roberto Soriolo.

LE CIFRE
La vendemmia 2017, pari a 860 mila quintali di uva conferita, ha determinato un fatturato del 20% superiore rispetto al precedente esercizio. All’interno del venduto complessivo, è di rilievo il +39% in valore del prodotto sfuso, soprattutto grazie alle vendite di vini Dop e Igp che hanno mantenuto buone performance.

L’imbottigliato cresce in volume (+11%) e in valore (+9%). In linea con le strategie aziendali portate avanti negli ultimi anni, le vendite di prodotto imbottigliato rappresentano il 50% dell’intero fatturato, di cui ben il 52% deriva da prodotto a marchio, contro il 48% determinato dalla vendita di prodotti a private label.

La ripartizione tra le vendite Italia ed estero è rispettivamente del 63% e del 37%. Per i vini bianchi, Soave e Pinot Grigio, i mercati di riferimento rimangono Regno Unito, Germania e Austria, mentre per i rossi a più alto valore aggiunto, Ripasso e Amarone, i mercati più importanti si confermano Scandinavia e Svizzera, seguiti dal Regno Unito che ha visto una crescita del +12% rispetto all’anno precedente.

In tema di capitalizzazione aziendale, il patrimonio netto supera i 62 milioni di euro, a fronte di un cash flow operativo di oltre 9,5 milioni di euro e un utile di esercizio di 3,3 milioni di euro. La disponibilità liquida, pur in presenza di investimenti nel corso dell’esercizio per 32,4 milioni di euro, passa da 38,2 a 39,3 milioni di euro.

Il totale dei conferimenti aumenta a 98,5 milioni di euro ed è da record la liquidazione destinata alla remunerazione delle uve conferite dai soci viticoltori. “I nostri 2200 soci – evidenzia Bruno Trentini, Direttore generale di Cantina di Soave – quest’anno hanno visto la liquidazione delle uve salire a 70 milioni di euro e la redditività media per ettaro a sfiorare i 13 mila euro. Risultati straordinari che ci gratificano enormemente: siamo una cantina cooperativa e la soddisfazione dei soci conferitori per noi è fondamentale”.

IL COMMENTO
“La situazione dell’azienda – continua Trentini – appare più che mai solida ed equilibrata in tutte le sue componenti. Abbiamo raggiunto e superato gli obiettivi che ci eravamo prefissati. L’ottima performance dei vini imbottigliati, in particolare quella dei prodotti a marchio aziendale, è un risultato importante”.

“Nel corso dell’esercizio l’azienda ha infatti proseguito nella sua politica commerciale sia in Italia che all’estero, rafforzando i brand già esistenti e creandone di nuovi, al fine di consolidare le attuali posizioni di mercato e conquistarne altre”.

Soddisfazione della dirigenza di Cantina di Soave anche per le operazioni di gestione attuate nel corso dell’esercizio 2017/2018, in linea con quelle degli anni passati, “in un’ottica di valorizzazione delle denominazioni territoriali, al fine di garantire il massimo del reddito alla base sociale”.

“L’80% della nostra produzione – evidenzia Trentini – deriva da vitigni autoctoni. Gestire una denominazione significa stabilire la quantità di prodotto da immettere sul mercato senza creare esuberi e definire il posizionamento più corretto per la stessa”.

LE DENOMINAZIONI
“Questo è quello che stiamo facendo per le tipologie Soave (gestiamo il 48% dell’intera Doc Soave e il 43% della Doc Soave Classico), Valpolicella (gestiamo il 49% dell’intera DOC Valpolicella) e successivamente per il Lessini Durello (gestiamo il 70% dell’intera DOC Lessini Durello) e Garda, con il risultato che queste denominazioni sono oggi tra le più remunerative per il viticoltore nel panorama nazionale: il confronto con il passato parla da sé”, sottolinea ancora il direttore generale.

Nel corso dell’ultimo esercizio sono proseguiti imponenti lavori di ampliamento di tutte le strutture produttive di Cantina di Soave, che si completeranno prossima primavera. Un investimento di 32,4 milioni di euro.

“Un dato estremamente significativo – evidenzia Bruno Trentini – dal momento che a fronte di questo notevole esborso, la disponibilità liquida ha registrato un aumento, seppur leggero, passando dai 38,2 milioni di euro dello scorso esercizio ai 39,3 milioni di euro di quello appena concluso, anche grazie al ricorso al finanziamento bancario. Questo dimostra una grande capacità, da parte dell’azienda, di generare liquidità”.

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Analisi e Tendenze Vino

Bilancio 2017 record per Cantina Valpantena

Bilancio record per Cantina Valpantena Verona, azienda cooperativa tra i principali attori della denominazione Valpolicella di cui rappresenta circa il 10% della produzione totale. L’assemblea dei soci nei giorni scorsi ha approvato il bilancio 2016-2017 (chiuso il 31 agosto) con un fatturato consolidato di 50.008.622, il 5,68% in più rispetto all’anno precedente. Le vendite sono state dirette per oltre il 60% all’estero, con la Danimarca che si conferma il primo mercato, seguita da Svizzera, Gran Bretagna, Germania e Olanda.

L’ATTIVITÀ IN DETTAGLIO
La remunerazione ai circa 360 soci conferitori è cresciuta del 18,5% rispetto all’anno precedente, con un prezzo medio delle uve di 130 euro al quintale. Merito anche di un’annata particolarmente favorevole in cui sono stati raccolti, tra aziende associate e terreni gestiti direttamente dalla cantina, oltre 107.000 quintali di uve, con una reddito medio dei vigneti della denominazione Valpolicella che supera i 20 mila ad ettaro. L’azienda ha quindi accantonato un utile di 2.028.000 (+36% rispetto all’anno scorso) che ha portato il patrimonio consolidato a sfiorare i 20 milioni di euro (19.755.000).

Durante l’anno appena concluso l’azienda diretta da Luca Degani ha compiuto importanti investimenti, come l’acquisto dello stabile del punto vendita diretto a San Giovanni Lupatoto e del centro di appassimento a Montorio che la rende autonoma per questa importante fase di lavorazione delle uve.  Nel bilancio si evidenzia anche il ruolo di sostegno al territorio compiuto da Cantina Valpantena, che appoggia attraverso sponsorizzazioni e omaggi associazioni culturali, sportive e aggregative operanti nel proprio territorio.

Tra le manifestazioni sostenute: Tocatì giochi antichi, le corse podistiche Christmas Run e Rainbow Young Run e l’evento annuale dell’Associazione Nazionale Alpini. Cantina Valpantena è infatti un’azienda fortemente radicata su un’area circoscritta: l’85% dei soci risiede nel comune di Verona (per la maggior parte tra Val Squaranto, Montorio e Quinto di Verona) la quota restante per lo più nel comune limitrofo di Grezzana ed è leader assoluto della sottodenominazione Valpolicella Valpantena.

I PROGETTI FUTURI
“Come cooperativa agricola – spiega il presidente Luigi Turco – ci sentiamo debitori verso il territorio che ci fornisce il prodotto che trasformiamo e vendiamo. Una comunità coesa che vive in un territorio relativamente piccolo e circoscritto a cui sentiamo il dovere di restituire ricchezza attraverso il sostegno a tante associazioni che operano con persone svantaggiate o semplici manifestazioni culturali, nella consapevolezza che il benessere di una comunità non è solo quello materiale”.

Nella stessa direzione va quindi l’impegno dell’azienda per il rispetto ambientale, reso possibile, tra l’altro, dall’adozione del protocollo Tre Erre (riduci, risparmia, rispetta) promosso dal Consorzio della Valpolicella con lo scopo di utilizzare pratiche agronomiche che riducono l’utilizzo di prodotti chimici. In direzione della valorizzazione della biodiversità va invece la ricerca su cui Cantina Valpantena è impegnata per l’identificazione e la riproduzione del vitigno autoctono Elmo.

“Il nostro impegno per il futuro – conclude Turco – è quello di consolidare la crescita che ci ha portato negli ultimi 15 anni a passare da 11 a 50 addetti. Oggi il nostro marchio è più conosciuto all’estero che in Italia, vogliamo affermarci anche nel nostro paese e ribadire il ruolo di azienda guida del proprio territorio”.

CANTINA VALPANTENA
Cantina Valpantena Verona è nata nel 1958 e si è consolidata in breve tempo attirando a sé quasi interamente la produzione del territorio che si estende tra la Valpantena e la Val Squaranto. Oggi conta 250 aziende agricole associate e copre un’estensione di 780 ettari di vigneto. A queste, dal 2003, si sono aggiunte circa 110 aziende olearie con 200 ettari di oliveto, grazie alla fusione con l’Oleificio delle Colline Veronesi che ha dato origine ad un importante polo oleovinicolo con un numero complessivo di 360 aziende associate. La produzione annua supera le 9.500.000 bottiglie per un fatturato che nel 2017 è stato di 50 milioni di Euro, generato per oltre il 60% dall’export.

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Schenk Italian Wineries, primo semestre positivo

“I dati del primo semestre 2017 ci consegnano un ottimo quadro complessivo della nostra realtà, rafforzando la valenza del percorso intrapreso fino ad ora che ha fatto della qualità e del legame territoriale i due assi imprescindibili su cui muovere ogni passo”.

Con queste parole Daniele Simoni, Amministratore Delegato Schenk Italian Wineries, commenta i dati di bilancio dei primi sei mesi del 2017, che vedono, al 30 giugno 2017, ricavi consolidati pari a 54,7 milioni di euro, in incremento del 15% rispetto ai ricavi registrati nello stesso periodo dell’esercizio precedente.

In netta crescita anche il numero delle bottiglie vendute (+4%), che raggiungono quota 26,7 milioni di unità, e molto significativi i dati dell’export (+26%), pari a 33,4 milioni di euro. “Il nostro gruppo – continua Simoni – è cresciuto a doppia cifra, sia in termini di ricavi che di export, confermando il trend già registrato nel 2016 e il posizionamento di Schenk Italian Wineries nel settore vinicolo italiano e internazionale”.

I dati positivi del semestre – aggiunge l’ad di Schenk Italian Wineries – sono accompagnati da quelli non proprio confortanti relativi alla vendemmia. L’andamento climatico di quest’anno ha messo in difficoltà la produzione agroalimentare di tutta Europa, quindi non solo quella del comparto vitivinicolo. In particolare, per quanto ci riguarda, abbiamo registrato un calo di circa 13 milioni di ettolitri rispetto al 2016 (da 54 milioni di ettolitri del 2016 a 41 milioni di ettolitri di oggi)”.

Un problema, precisa Simoni, “circoscritto ai volumi, non alla qualità, che siamo riusciti a mantenere ad alti livelli grazie ad interventi tempestivi ed alle importanti escursioni termiche che ci hanno aiutato a preservare l’integrità dell’uva nonostante il caldo precoce”.

LE PROSPETTIVE
“Alla luce di ciò – evidenzia Daniele Simoni – si potrebbero aprire diversi scenari per il consumatore: il decremento del prodotto a livello europeo potrebbe causare un aumento generalizzato del prezzo dei vini, con conseguente calo dei consumi o ricerca di un nuovo prodotto simile ma più conveniente”.

Possibili altri problemi al comparto potrebbero sopraggiungere nell’export. “I prodotti italiani, a causa dell’Euro forte – sottolinea Simoni – potrebbero essere attaccati dalla concorrenza estera dell’Est Europa o della California per i vini bianchi; dell’Australia, Sud Africa o Sud America per i vini rossi. Noi siamo però molto ottimisti, e confidiamo che il consumatore rimarrà fedele alla qualità, riconoscendo e premiando le nostre scelte”.

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Schenk Italian Wineries: fatturato a 108 milioni

“Il 2016 è stato per noi un anno più che positivo e i dati confermano che abbiamo intrapreso la strada giusta. Il forte legame col territorio, sempre più al centro del nostro percorso, unito all’impegno e alla professionalità di tutto il nostro personale, ha contribuito a rendere Schenk Italian Wineries un gruppo solido e strutturato, in grado di competere sul mercato esprimendo al meglio le potenzialità dell’Italia del vino attraverso prodotti che sempre più conquistano consensi nel mercato interno e all’estero”.

Così Daniele Simoni, Amministratore Delegato Schenk Italian Wineries, commenta i ricavi consolidati al 31 dicembre 2016 del gruppo di Ora (BZ), pari a 108,3 milioni di euro. Un incremento del 7% rispetto ai 100,5 milioni registrati nell’esercizio precedente.

Significativi i dati di crescita dell’export (+9,3%), pari a 80,1 milioni di euro rispetto ai 73,3 milioni del 2015. L’export, che rappresenta il 74% del fatturato totale, risulta trainato soprattutto dalle ottime performance sia del mercato europeo, che di quello nordamericano (Stati Uniti e Canada). Bene anche il mercato domestico, dove Schenk Italian Wineries registra ricavi pari a 28,2 milioni rispetto ai 27,3 milioni al 31 dicembre 2015, con un incremento pari al 3,6%. In netta crescita anche il numero delle bottiglie vendute, che raggiungono i 57,3 milioni di unità rispetto al 31 dicembre 2015, quando erano pari a 55,2 milioni.

LA STRATEGIA
Schenk Italian Wineries ha da poco siglato un importante accordo di partnership strategica con CDA (Consorzio Distributori Alimentari), riferimento italiano nel comparto del beverage di primaria importanza focalizzato sul mercato Horeca, che conta 100 aziende associate, una rete di oltre 83 mila esercizi distribuiti su 104 provincie, circa 6000 brand gestiti e oltre 9,5 milioni di ettolitri distribuiti all’anno.

“L’accordo di partnership strategica con CDA – prosegue Simoni – ci darà la possibilità di penetrare in un segmento di mercato, quello Horeca, tra i più competitivi,ampliando ulteriormente il nostro business in modo capillare. Confidiamo infatti di chiudere il 2017 con una crescita a doppia cifra, continuando a raccogliere i frutti di un lungo percorso evolutivo che ci ha condotti fino ad oggi, grazie anche alle collaborazioni poste in essere dal nostro staff di agronomi ed enologi con produttori locali di alto livello, insieme all’acquisizione delle cantine Bacio della Luna a Vidor – Valdobbiadene (Treviso) nel 2011, e Lunadoro a Valiano di Montepulciano (Siena) nel 2016. Al momento stiamo inoltre vagliando ulteriori opportunità di espansione e alcuni progetti di acquisizione sono in fase di studio, opportunità queste che danno nuovo impulso al nostro progetto e ci permettono di guardare al futuro con fiducia”.

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Prosecco e spumanti made in Friuli: tre nuove autoclavi per La Delizia di Casarsa

Prosegue la crescita dei Viticoltori Friulani La Delizia, cantina principale del Friuli Venezia Giulia che ha appena aggiunto alla sua capacità di produzione tre nuove autoclavi da 1000 ettolitri l’una per Prosecco e spumanti nella propria sede storica di Casarsa della Delizia. In acciaio inox, i tre serbatoi giganti per la vinificazione sono stati consegnati dalla ditta Gortani di Amaro e messi subito in produzione.

Il mercato delle bollicine è in continua crescita, trascinato proprio dal Prosecco e La Delizia, che oltre a essere presente in Italia nel settore Horeca e nella grande distribuzione lo è anche in altri 30 Paesi del mondo, “continua a investire propri fondi in sviluppo e innovazione della sua filiera di qualità”.

“I nostri spumanti continuano a guadagnare estimatori – ha spiegato il presidente dei Viticoltori Friulani La Delizia Flavio Bellomo – e nel 2017 come La Delizia puntiamo a crescere ulteriormente sia nel Prosecco che nelle altre bollicine. Siamo simbolo del made in Italy di qualità con spiccate radici friulane e con le nuove autoclavi andremo a rispondere ancora di più alle richieste del mercato”.

I NUMERI
Con i nuovi serbatoi la capacità produttiva de La Delizia riesce a soddisfare la crescente produzione di uva conferita dai propri soci che continuano a piantare nuovi vigneti dando fiducia al settore.  Vengono prodotte più di 23 milioni di bottiglie all’anno, delle quali 10 milioni sono di spumanti (all’interno delle quali 9 milioni sono di Prosecco) mentre 9 milioni di bottiglie sono di Pinot Grigio. Da segnalare il successo della linea di spumanti Naonis, nata a fine 2014 e sempre più apprezzata tanto che sul mercato horeca italiano nel 2016 ha registrato 1 milione 200 mila bottiglie vendute, principalmente di Prosecco. Il fatturato della cantina, che ha 450 soci, è di oltre 50 milioni di euro.

“Non diamo per scontato che chi fa spumanti cresca solo perché il mercato è in crescita – ha aggiunto il direttore commerciale de La Delizia, Mirko Bellini -. La nostra cantina si sta sviluppando perché investe propri fondi per eccellere e con ampia visione del futuro. Tutte qualità che ci permettono di essere protagonisti sul mercato nazionale e internazionale con un ruolo da leader a livello regionale in Friuli Venezia Giulia”.

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Sici investe 1,05 milioni di euro su Tenute Piccini

Sici Sgr Spa, attraverso il Fondo Rilancio e Sviluppo, ha annunciato di aver investito 1,05 milioni di euro in Gestioni Piccini Srl – Tenute Piccini, storica realtà del vino toscano di Castellina in Chianti (SI), attiva in diverse catene della grande distribuzione italiana. L’operazione del Fondo Rilancio e Sviluppo è avvenuta tramite la sottoscrizione di due cambiali finanziarie del valore unitario di 525 mila euro.

Gestioni Piccini Srl società attiva nella commercializzazione di prodotti vinicoli e proprietaria delle Tenute Piccini, dislocate in Toscana e Basilicata, aveva già annunciato in estate di aver “concluso con successo un’operazione di finanziamento attraverso l’emissione e la quotazione sul Segmento Professionale dell’ExtraMOT, sistema multilaterale di negoziazione organizzato e gestito da Borsa Italiana, del minibond ‘Gestioni Piccini S.r.l. – Tasso Fisso 5,5% – 2016/2022’, della durata di 6 anni e per un controvalore complessivo pari ad euro 5 milioni”.

“La nostra società – commentava Mario Piccini, amministratore delegato di Gestioni Piccini Srl – si è voluta confrontare con un mercato del credito in continua evoluzione, questo ha fatto sì che la nostra scelta si sia orientata verso l’emissione di un prestito obbligazionario, quotato sul Segmento Professionale ExtraMot di Borsa Italiana. Penso, che per la nostra realtà, questa operazione possa consentire una apertura al mercato del credito non propriamente convenzionale, stimolandoci a dare sempre il meglio con più trasparenza, per attrarre nuovi investitori che credano e ci supportino nelle nostre strategie per il raggiungimento di obbiettivi sempre più ambiziosi”.

Il prestito, costituito da cinquanta titoli di debito del valore nominale di 100 mila euro cadauno, è di tipologia senior secured, in quanto garantito da privilegio speciale sulla produzione vinicola di diverse annate e varietà, principalmente Chianti e Brunello di Montalcino. Si tratta del primo strumento di debito emesso ed ammesso a quotazione garantito da beni di derivazione vinicola.

Il Fondo comune d’investimento mobiliare chiuso “Rilancio e Sviluppo” è operativo dal 2012 ed ha come obiettivo principale quello di “realizzare plusvalenze da investimenti in società che nel medio termine possano presentarsi e strutturarsi come imprese leader sufficientemente patrimonializzate, in grado di affrontare le sfide della competitività internazionale e potenzialmente quotabili su mercati regolamentati, sia azionari che obbligazionari”.

IL NUOVO CORSO
Sotto la guida di Mario Piccini, nel 2015 la società ha raggiunto un volume d’affari di 50 milioni di Euro, di cui oltre il 70% generato all’estero. “Per la nostra azienda è un grande motivo di orgoglio aver fatto sposare la filosofia aziendale e le nostre strategie al Fondo Rilancio e Sviluppo con la sottoscrizione di due strumenti finanziari innovativi che permetteranno alla nostra Società di continuare il percorso di crescita”, commenta l’ad.

“Siamo particolarmente soddisfatti di aver perfezionato questa operazione – aggiunge Daniele Taccetti, presidente del consiglio di amministrazione di Sici – che costituisce un primo intervento in un settore che rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy. Gestioni Piccini, in particolare, è ad oggi una solida realtà che ha saputo rilanciarsi e vincere le sfide dei mercati esteri, riuscendo ad assicurare la presenza dei propri prodotti in oltre 70 Paesi”.

“Riteniamo che gli operatori di Private Equity possano dare un contributo significativo allo sviluppo delle mpi del comparto disposte ad aprirsi ad una nuova cultura manageriale e finanziaria – aggiunge Taccetti – anche attraverso l’utilizzo di strumenti di finanza innovativa quali le cambiali finanziarie. Abbiamo esteso le possibilità di intervento di Sici a nuovi strumenti di finanza come cambiali finanziarie e prestiti ‘mezzanini’, che ben si adattano alle dimensioni e caratteristiche delle imprese del nostro territorio”.

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