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Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, va con tutto e si beve freddo»

Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, va con tutto e si beve freddo» stevie kim editoriale davide bortone
EDITORIALE –
Tutto avrei immaginato nella vita tranne che di dover vestire, un bel giorno di settembre, i panni (indegni) dell’avvocato di Oscar Farinetti. E infatti me ne guardo bene, pur limitandomi a constatare (amaramente) che il tam-tam – più social che mediatico – generato dall’ennesimo caso tristemente derubricabile nella categoria “clickbait” (“acchiappaclic”, in italiano), imponga una ricostruzione fedele dei fatti. Di quelle che riportino la palla quantomeno al centro del dibattito, se non dalla parte del malcapitato protagonista.
Già perché, contrariamente a quanto si legge e si condivide su “Feisbuk” e “Insta”, Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, che va con tutto e che si beve freddo». Il patron di Eataly, non ha neppure detto mai che, tout-court, «il Barolo» va «servito freddo, dodici gradi al massimo».

Piaccia o meno, nel video (pubblicato integralmente sotto) girato da quella che si autodefinisce “Italian Wine Evangelist“, Stevie Kim, Farinetti parlava (esclusivamente) di uno dei suoi Barolo. Ovvero di quello di Fontanafredda, azienda piemontese che l’imprenditore di Alba ha acquistato nel 2008, insieme al socio Luca Baffigo. Capisco benissimo che faccia sorridere – e coi sorrisi faccia magari fare pure “clic” a manetta – sostenere con toni scandalistici che Farinetti abbia pubblicamente “dissacrato” il Re dei vini piemontesi, quello a cui lui dovrebbe essere più “devoto”. Ma la verità risiede da tutt’altra parte. Come appare evidente nel video, l’imprenditore, prima di iniziare a parlare in un inglese scricchiolante, mostra agli spettatori l’etichetta del Barolo Docg del Comune di Serralunga d’Alba 2020, targato appunto Fontanafredda. Incalzato da una divertita Stevie Kim, Farinetti inizia a descriverlo come «il vino del futuro».

GRANDI VINI COME IL BAROLO “PRONTI PRIMA” RISPETTO AL PASSATO

Ed è proprio questa affermazione iniziale che va capita e analizzata, per comprendere tutto il resto del discorso e non cadere nel qualunquismo. «È un 2020 – continua l’imprenditore, tenendo in mano la bottiglia del suo Barolo – e lo berremo il prossimo anno. Ma se bevi il 2019 o il 2018 è lo stesso. La caratteristica di questo vino è che è semplice, è molto semplice». «Può sembrar difficile crederci – ammette Oscar Farinetti, col tono del “venditore” più che del degustatore professionale – ma questo è un vino semplice. È “dolce”. È possibile berlo con tutto, dalle verdure al pesce, alla carne. Ma quello che è importante è che venga servito freddo, come i vini bianchi, a 10-12 gradi massimo, molto freddo quindi».

Questo è molto, molto importante. È un vino dalla beva molto facile, perché questo Barolo – precisa il patron di Fontanafredda, continuando a mostrare l’etichetta agli spettatori l’etichetta del suo Serralunga d’Alba 2020 – è “meno”. È il futuro, perché il futuro è il “meno”».

Farinetti prosegue poi nel descrivere la stilistica del suo Barolo (non certo quello dell’intera denominazione, come qualcuno prova a far credere), ribadendo il concetto per lui fondamentale: «Non c’è bisogno di attendere un anniversario per berlo, o la prossima celebrazione. È fatto per essere bevuto ora. È molto facile (da bere, ndr)». Perché, allora, scandalizzarsi? Perché mettere in bocca a Farinetti parole che non ha mai detto? Perché far passare il patron di Eataly per uno sprovveduto che non conosce le caratteristiche della denominazione principale della sua regione, una delle più prestigiose del suo Paese e del mondo? Ah, già: i click!

BAROLO, AMARONE E SAGRANTINO SEMPRE PIÙ «EASY»

Maledetti loro e maledetto chi non gira il mondo, l’Italia e neppure le stesse Langhe, dimostrando di non conoscere il numero spropositato di denominazioni che stanno producendo, negli ultimi anni, «in sottrazione» (Farinetti, nel suo inglese tanto trasandato, direbbe «Easy», «Minus»), semplificando per certi versi l’apporto tannico in favore di versioni più “pronte”, bevibili, golose e accessibili in tempi relativamente brevi rispetto all’anno della vendemmia, senza dover più aspettare anni (ovvero gli «anniversari o celebrazioni» citate dal patron di Eataly nel video).

Lui, che il mondo lo gira e i vini li assaggia – oltre a conoscerne i trend internazionali, tra i quali la crisi dei vini rossi potenti, alcolici e “impegnativi”, in favore dei vini bianchi “freschi” e degli spumanti, nonché le difficoltà di trovare vini rossi serviti alla corretta temperatura, che non è quella «dell’ambiente»! – invece lo sa bene. E prova a rimediare, almeno con una parte della gamma di Fontanafredda. Succede in Langa, col Barolo, così come in Valpolicella, con l’Amarone e il Superiore. O in Umbria, col Sagrantino di Montefalco. Lo fanno i grandi, i grossi, i piccoli e i medi produttori: sarà poi il consumatore a scegliere. E non potrà che farlo sempre meglio, in un futuro con più giornalismo, cronaca e informazione responsabile. In fondo, è meglio un Barolo freddo di una bugia a fin di click. Prosit.

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Borgogno e Tornatore sull’Etna con Carranco: più bottiglie e una nuova cantina

CASTIGLIONE DI SICILIA – Carranco, l’azienda nata nel 2018 dall’incontro sull’Etna tra Borgogno (Andrea Farinetti) e Francesco Tornatore, progetta in grande il proprio 2020. Tra gli obiettivi, la produzione di 80 mila bottiglie tra Etna Bianco ed Etna Rosso. E la realizzazione di una nuova cantina nel Palmento settecentesco della Villa dei Baroni, nella tenuta Carranco.

Il 2019 si è chiuso con un fatturato di 120 mila euro con la sola produzione di Etna Rosso Villa dei Baroni e Etna Bianco Villa dei Baroni. Un primo anno di attività che individua in Svezia, Giappone, Canada e Italia i principali mercati in espansione con la prospettiva per il 2020 di puntare su Stati Uniti, Olanda e Belgio e di raggiungere i 210 mila euro di fatturato.

Tra gli obbiettivi principali anche la realizzazione della nuova cantina nella zona sottostante a Villa dei Baroni. “Il nostro desiderio – spiega Andrea Farinetti – è costruire, nel giro di due anni, una vera cantina che rinasca nel palmento settecentesco presente nella villa di Carranco”.

“Inizialmente – annuncia il numero uno di Borgogno – ci appoggeremo per la vinificazione alla cantina del Cavalier Tornatore, nostro socio e amico. L’obiettivo sarà quello di produrre dalle 60 mila alle 80 mila bottiglie di altissima qualità tra Etna Bianco e due o tre varianti di Etna Rosso”.

“La qualità è già altissima e crescente, grazie ai tanti produttori storici etnei. Noi proveremo a dare il nostro contributo da forestieri, ma con la spinta e le capacità che ci può dare un grande produttore come Tornatore”.

“Siamo certi – aggiunge Farinetti – che queste terre nei prossimi 5 anni cresceranno di valore, così come i loro vini, arrivando a toccare livelli che ad oggi non possiamo immaginare”.

La tenuta Carranco, all’interno della frazione di Verzella di Castiglione di Sicilia, si estende per 8 ettari vitati e coltivati con i vitigni autoctoni dell’Etna, Nerello Mascalese per l’Etna Rosso e Carricante per l’Etna Bianco con vigne vecchie di 50-60 anni.

Le vigne sono situate a 500 metri di altitudine, sul versante nord dell’Etna, considerato il più vocato alla viticoltura grazie al suolo fertile, ricco di minerali e materiali eruttivi, e alle escursioni termiche tra il giorno e la notte molto importanti per la vite.

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Birra “Fico”, Baladin

Nata dalle mani di Birrificio Baladin (pietra angolare nella storia della birra artigianale italiana) questa birra si chiama “Fico” proprio perché fatta in esclusiva per Fico Eataly World, il grande parco agroalimentare Bolognese “made in Farinetti”.

LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino carico, tendente al dorato. Schiuma bianca, fine e compatta. Immediata al naso. Cereali e luppolo seguiti da profumi di frutta bianca, leggera nota agrumata ed una nota di semi di finocchio che dona ulteriore agilità.

Di corpo leggero in bocca è scorrevole. La carbonazione, soffice e vellutata, accompagna il sorso e ben si sposa con la grande freschezza. Non eccessivamente persistente chiude pulita il sorso e lascia la voglia di riassaggiarla subito.

BALADIN PER FICO
Non nuovi a collaborazioni reciproche Eataly e Baladin presentano qui una birra fatta esclusivamente con materie prime italiane. Grande focalizzazione sul territorio, quindi.

Una birra volutamente semplice, beverina e molto trasversale negli abbinamenti gastronomici, tale da poter essere servita in molti dei punti di ristoro interni a Fico senza mai sfigurare.

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