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Chilocalorie (kcal) sull’etichetta del vino: dibattito aperto

Le chilocalorie (Kcal) sull’etichetta del vino e degli alcolici, oltre a nuove possibili indicazioni nutrizionali, sono uno dei temi caldi del 2021 per i prodotti agroalimentari. Non solo nell’Unione europea, ma in giro per il mondo.

Di fatto, a indicare sulla bottiglia livelli calorici del vino italiano c’è già l’insegna britannica Tesco, presente con i suoi supermercati e ipermercati nel Regno Unito e in Paesi come Irlanda, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, nonché in Asia.

Tra i produttori italiani coinvolti ci sono “big” come Cavit e Fratelli Martini, che realizzano anche alcuni vini della linea a marchio privato “Tesco Finest“, avviata con successo circa 20 anni fa dal colosso britannico del retail.

Si apprende così che il Pinot Grigio Vigneti delle Dolomiti Igt 2019 Blush (12,5 % alcol in vol.) registra “Typical values per 100 ml Energy 284 kJ / 69 Kcal”, e “355 kJ / 86 Kcal” per un calice da 125 ml glass.

Le stesse del Prosecco Doc Vino Spumante Brut “Dino” (11 % alcol in vol.): “Typical values per 100 ml: Energy 285 kJ / 69 Kcal; per 125 ml glass: Energy 356 kJ / 86 Kcal”, si legge sulla retro etichetta.

Prodotti simili recano le medesime indicazioni. Il Côtes de Provence Rosé 2018 (12,5 % alcol in vol.), per esempio, ha “typical values per 100 ml Energy 286 kJ / 69 Kcal; per 125 ml glass: Energy 357 kJ / 86  Kcal”.

Si sale, invece, con il Riesling Mosel Steillage 2018 (12,5 % alcol in vol.): “Typical values per 100 ml: Energy 292 kJ / 70 kcal; per 125 ml glass: Energy 357 kJ / 86  Kcal”. A incidere su questi risultati sono due fattori: la percentuale d’alcol in volume (circa 7 calorie per grammo) e il residuo zuccherino (circa 4).

Un argomento affrontato in Italia senza remore dalla Famiglia Cecchi, che sul proprio sito web fornisce la formula esatta per il calcolo delle calorie del vino: «Considerando che un bicchiere di vino ha una capienza di 150 ml, se vogliamo calcolare le calorie che assumiamo bevendo un vino di 13°, avremo: 0,15 x 13 x 7,9 x 7 = 107 calorie».

Ma poi avverte: «Adesso che sapete calcolare le calorie nel vino, dimenticatevi tutto! Non ha senso farsi del male mentre si beve una buona bottiglia di vino con gli amici». Molto più pragmatica di Cecchi e già prontissima a cavalcare l’onda “no kcal” del vino è La Gioiosa, azienda di Crocetta del Montello, in provincia di Treviso.

La cantina veneta vende negli Uk una versione “light” – oltre che vegan – del Prosecco Doc: 11% d’alcol in volume e un contenuto e tenore inferiore alle 63 chilocalorie per un calice da 100 ml. Il tutto ben indicato in etichetta, sotto al logo della cantina e alla Denominazione di origine controllata, la cui scritta è più piccola della “K” di “kcal” (evidenziata in grassetto).

Dal canto suo Tesco, come molte insegne della Grande distribuzione internazionale, è invece piuttosto vaga e approssimativa nel fornire informazioni sulle proprie logiche di prodotto e di marketing.

«Le bottiglie di vino importate nel Regno Unito e presenti sui nostri scaffali – riferisce l’ufficio stampa britannico a WineMag.it dopo parecchie insistenze – riportano l’etichettatura valevole negli Uk. In Tesco, la salute dei nostri clienti è estremamente importante: vogliamo aiutarli a compiere scelte consapevoli su cibo e bevande che consumano».

Una ricerca ha suggerito che molte persone nel Regno Unito non sono consapevoli del contenuto calorico dell’alcol, tuttavia si stima che rappresenti quasi il 10% delle calorie consumate da coloro che bevono alcolici».

La scelta di adottare l’etichettatura energetica su vino e alcolici è dunque dell’insegna. «Lo abbiamo fatto in linea con il nostro obiettivo di aiutare i clienti a fare le scelte giuste», continua Tesco. A compiere le analisi su chilocalorie e chilojoule sono i produttori, ad eccezione dei vini della marca privata “Finest”, per i quali provvede lo stesso retailer.

Un esempio seguito anche da discount come Aldi, che anzi hanno rincarato la dose. Nel 2017, infatti la catena presente dal 2018 in Italia ha lanciato “Featherweight“, letteralmente “Peso piuma”.

Si tratta di una linea di “vini” dal basso tenore alcolico (5,5%) e calorico (la media è di 50 chilocalorie a bicchiere, circa la metà dei vini tradizionali) per il mercato britannico e irlandese: Sauvignon Blanc, Pinot Grigio, Zinfandel bianco e Merlot. Il prezzo? 4,49 euro.

Intanto, associazioni come Coldiretti invitano a non abbassare la guardia sul fronte dei risvolti sull’agroalimentare. «Circa l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine, Dop e Igp, è messo a rischio dalla proposta di nuovi sistemi di etichettatura», denuncia il presidente Ettore Prandini.

Etichettature come la nutriscore francese, così come quella a semaforo adottata in Gran Bretagna influenzano il consumatore, attraverso con un bel verde, a scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari».

Non si parla di vino, ma dal formaggio alle chilocalorie del calice il passo è più breve di quello che potrebbe sembrare. «Tra le proposte in discussione – ammonisce Prandini – ci sono sistemi fuorvianti, discriminatori e incompleti, che finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole. per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta».

Insomma, avanti di questo passo, l’Europa rischia di mettere sempre più in tavola prodotti di gomma, spacciati per salutari. E brindare a Coca Cola e Sprite, invece di Champagne e Franciacorta. Dal vetro alla plastica. Cin, cin.

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Vernaccia di San Gimignano: i migliori assaggi 2019/2015 all’Anteprima 2020

Se all’anteprima dell’annata 2018 la Vernaccia di San Gimignano aveva segnato una discrepanza fra “morbidezze” e “durezze”, con la 2019 questa distanza sembra essersi attenuata. Nel mezzo c’è un’annata climaticamente più omogenea anche se caratterizzata da un anticipo della fase vegetativa e da una vendemmia posticipata.

Più armonia, quindi, per la nuova annata che mediamente soddisfa per fragranza e verticalità anche se qualche tempo in cantina gioverà di sicuro. Un quadro a chiaroscuro in cui comunque i “chiari” la fanno da padrone quello che emerge attraverso gli 83 campioni, annate fra il 2019 ed il 2015, presentati all’anteprima.

Cambio di location per l’anteprima 2020 che si è svolta presso la storica Rocca di Montestaffoli, nel cuore storico del comune senese, dove a fare gli onora di casa è la neoeletta Presidente del Consorzio Irina Guicciardini Strozzi. Nominata a giugno la Strozzi succede a Letizia Cesani in una consecutio declinata tutta al femminile per la “Signora Vernaccia“.

“Signora” che continua la sua disfida col tempo. La sfida dell’invecchiamento per un bianco che migliora col passare delle primavere. Ma anche la sfida dei secoli per un vino che, come dice la Presidente “continua ad esprimere la sua attualità pur avendo alle spalle un bagaglio storico incredibile paragonabile a poche denominazioni, se non nessuna, in Italia”.

È importante per noi riuscire a comunicare questo aspetto della Vernaccia. La sua esistenza dopo tutti questi anni sul territorio e la sua capacità di reinventarsi. Un vino storico ed identitario ma non museale. Un vino dinamico. Un classico, ma capace di dimostrare la sua attualità, perché i vini che assaggiamo oggi sono assolutamente al tempo”, conclude Strozzi.

Una denominazione fortemente radicata nel proprio territorio, tant’è che oltre la metà di quel 42% di bottiglie commercializzate sul mercato nazionale è viene venduta a San Gimignano, direttamente nelle aziende e nei locali del territorio.

Con il 30% venduto al mercato europeo, il 18% a quello americano ed il 4,7% nei mercati asiatici la Vernaccia si conferma però anche una realtà che non teme in confronto con l’estero.

I MIGLIORI ASSAGGI (ALLA CIECA) ALL’ANTEPRIMA 2020

Ancora una volta è cantina Il Colombaio di Santa Chiara a veder promossi tutti e 3 i campioni presentati (“Selvabianca” 2019, “Campo della Pieve” 2018 ed il Riserva “L’Albereta” 2017). Vini la cui freschezza lascia immaginare un futuro roseo.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2019 “, Cesani
Naso intrigante, fresco, vivo. Leggere note fruttate e ricchezza di erbe aromatiche sulla base di una vena minerale iodata. Piena corrispondenza gusto-olfattiva. Acidità viva e piacevole che accompagna la pienezza del sorso e sapidità spiccata che riporta quasi ad un “vino di mare”.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2019 “Castello Montaùto”, Castello Montaùto – Famiglia Cecchi
Nota fruttata tipica ben presente, quasi aromatica. Sapido e fresco non si fa dimenticare facilmente grazie alla lunga persistenza.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2019, Il Lebbio
Erbe aromatiche, salvia e rosmarino, che prevalgono sul frutto. Sorso scorrevole e pericolosamente beverino. Persistenza non lunghissima ma piacevolmente equilibrata.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2019 “Il Nichiaio”, Fattoria Poggio Alloro
Naso immediato, facile ma non banale. In bocca rivela un gran corpo ed una trama tannica velata che dona sostanza e spessore.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2019, Casa delle Vacche
Naso che strizza l’occhio alle note aromatiche. In bocca svela una trama setosa ed una sapidità che seppur non marcata fa da contraltare alla morbidezza donando equilibrio.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2019 “I Macchioni”, Casa delle Vacche
Il cru della cantina è palesemente fratello del precedente risultando però più inteso e minerale.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2018 “Frammenti” e “Assola”, Tenuta Montagnani
la cantina Tenuta Montagnani presenta la 2018 come nuova annata e la scommessa col tempo sembra vinta. Ambedue i cru piacciono per la loro tipicità. Più sulle note del frutto “Frammenti”, più spostato sulle verticalità “Assola”, ottengono un ex equo fra di loro.

Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva 2018, La Lastra
Minaralità da vendere, tanto al naso con note “scure” quanto in bocca dove risulta salino, senza però tralasciare note di frutto e fieno.

Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva 2017 “Sant’Elena”, Teruzzi
Una riserva che, alla cieca, risulta viva quanto un 2019.

Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva 2017, Guicciardini Strozzi
Note di frutta matura che sottolineano l’evoluzione. Leggero tocco di miele. Verticale al sorso. Ottimo oggi e di sicura prospettiva.

Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva 2015 “Mareterra”, Casa Lucii
‘Last but not least’ l’assaggio che non ti aspetti. Un 2015 di una gioventù scalpitante. Fresco, inteso, ricco e variegato nei profumi che vanno dalla frutta matura ad un tocco di miele passando per le mille declinazioni dell’erbaceo. Acidità e salinità che catturano la bocca.

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Vini al supermercato

Cecchi punta gli occhi sull’Alto Adige: Castelfeder entra in distribuzione

La distribuzione della Famiglia Cecchi si arricchisce e diversifica ulteriormente grazie all’inserimento dell’azienda Castelfeder di Egna (Bolzano) che va ad affiancare la maison di Champagne Collard Picard e Castiglion del Bosco di Montalcino. “Crediamo fondamentale intraprendere un percorso di lungo termine con la famiglia Giovanett – dichiara Luca Stortolani, direttore commerciale Italia della Famiglia Cecchi – che produce vini straordinari e con la quale condividiamo visione e filosofia. Allo stesso tempo siamo certi che mettere a disposizione della nostra ormai strutturata forza vendite un’azienda altoatesina con queste caratteristiche, possa essere un ulteriore motivo di crescita”.

“Per Castelfeder – aggiunge Ivan Giovanett – è stato fondamentale sapere che dietro a una distribuzione ci fosse non solo  un’azienda commerciale in grado di garantire certi risultati, ma anche una famiglia con cui condividere gli stessi valori umani e professionali”. La casa vinicola Luigi Cecchi e figli Srl è tra le aziende toscane maggiormente rappresentate nelle catene della grande distribuzione italiana. Al quartier generale di località Casina dei Ponti 56, a Castellina in Chianti, provincia di Siena, si affianca oggi una realtà altoatesina fondata nel 1970 da Alfons Giovanett.

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