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Vendemmia 2024 Italia, sfumato l’obiettivo dei 43-45 milioni di ettolitri

La vendemmia 2024 segna un modesto passo avanti per il Vigneto Italia, con una produzione stimata di 41 milioni di ettolitri. Rispetto alla disastrosa annata del 2023, che aveva visto volumi particolarmente ridotti, la ripresa è visibile con un incremento del 7%. Tuttavia, i dati forniti dall’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv), presentati a Ortigia durante l’Expo Divinazione in concomitanza con il G7 dell’Agricoltura, evidenziano come la produzione rimanga lontana dai livelli ideali. Con una flessione del 12,8% rispetto alla media dell’ultimo quinquennio, l’obiettivo ottimale di 43-45 milioni di ettolitri rimane irraggiungibile a causa degli impatti sempre più frequenti del cambiamento climatico. Nonostante ciò, l’Italia si conferma primo produttore mondiale, grazie anche alla contrazione produttiva della Francia (-18%).

LE STIME SULLA VENDEMMIA 2024 DI ASSOENOLOGI, ISMEA E UNIONE ITALIANA VINI

L’indagine vendemmiale evidenzia una tenuta della produzione al Nord (+0,6%, con zone come il Collio in cui si parla addirittura di annata memorabile) e un significativo recupero nel Centro Italia (+29,1%, dopo gli ingenti ristori per la peronospora del 2023). Il Sud segna invece un aumento del 15,5%. Tuttavia, queste crescite non sono sufficienti a riportare i livelli produttivi alla media del periodo 2019-2023, con il Sud e le Isole ancora in forte calo (-25,7%). La vendemmia 2024 si preannuncia come un’annata di qualità, grazie all’esperienza dei viticoltori e degli enologi che, con tecniche innovative e strategie mirate, sono riusciti a trasformare le sfide climatiche in opportunità per ottenere uve di eccellente qualità. La ripresa, seppur timida, segna una tappa importante per il vino italiano, che continua a mantenere il primato mondiale. Mostrando al contempo una grande capacità di adattamento in un panorama internazionale sempre più complesso.

IL CLIMA È LA PRINCIPALE SFIDA DEI VITICOLTORI

A pesare sulla produzione è, infatti, la variabilità climatica. Eccessive piogge nel Centro-Nord e siccità al Sud hanno fortemente limitato il potenziale dei vigneti, con un’annata che, seppur caratterizzata da volumi ridotti, ha mantenuto una qualità complessiva buona, con picchi di eccellenza in alcune aree. Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, ha commentato la sfida di quest’anno definendola «una delle vendemmie più impegnative che ricordi». Cotarella sottolinea come il lavoro degli enologi sia stato determinante per bilanciare gli squilibri causati dal clima. «Abbiamo dovuto ottimizzare l’uso delle risorse idriche e scegliere con precisione i tempi della raccolta per garantire il massimo potenziale delle uve», ha dichiarato.

IL RUOLO DELL’INNOVAZIONE IN VITICOLTURA

Livio Proietti, presidente di Ismea, ha evidenziato l’importanza di adattare le tecniche agricole ai cambiamenti climatici attraverso l’innovazione. «Il settore vitivinicolo italiano deve continuare a investire in tecnologie per mitigare gli effetti del clima e attrarre le nuove generazioni», ha affermato Proietti, sottolineando l’importanza di programmi di formazione specifici e il supporto a giovani e donne attraverso iniziative come “Più Impresa” e “Generazione Terra”. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), ha invece richiamato l’attenzione sulla necessità di un «vigneto Italia più flessibile», in grado di adattarsi meglio alle annate scarse. Il tutto senza ricorrere a interventi strutturali come gli espianti, che potrebbero avere conseguenze negative per le economie locali.

LE PROSPETTIVE PER IL MERCATO INTERNAZIONALE DEL VINO

Sul fronte del mercato, l’Italia si trova ad affrontare una sfida globale, con cambiamenti nei modelli di consumo e difficoltà legate alla congiuntura economica. Il settore vinicolo italiano, pur affrontando numerosi ostacoli, dimostra una maggiore resilienza rispetto ai competitor internazionali. L’export continua a crescere, trainato dagli spumanti (+11% in volume). Mentre i vini fermi in bottiglia, in particolare le IGT, registrano una tenuta importante. Tuttavia, il mercato interno mostra segnali di debolezza, con una leggera flessione dei consumi domestici e un rallentamento rispetto alle performance del primo trimestre del 2024.

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Vendemmia 2020 in Italia, regione per regione: più qualità che quantità

Tempo di bilanci per la vendemmia 2020 in Italia, ottima nella qualità e misurata nella quantità. Un verdetto della natura favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo.

Il responso definitivo della vendemmia italiana 2020, elaborato da AssoenologiIsmea e Unione Italiana Vini, rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019.

Una stima che registra un lieve calo anche rispetto alle prime stime di settembre (-1%, a 47,2 milioni, dato Oiv) dovuto a minori rese sia in campo che in cantina, ma che vede crescere l’asticella della qualità, con uno standard che grazie al meteo si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il Paese anche dopo le piogge di fine settembre.

La geografia della raccolta, perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, segna la contrazione maggiore per le regioni del Centro e Sud Italia, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all’Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza la Sardegna (+20%).

In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell’8% e dall’Emilia Romagna (+10%).

In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell’ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala di 9 punti il Friuli Venezia Giulia.

Per il presidente di AssoenologiRiccardo Cotarella: “La vendemmia 2020 ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. D’altronde, come è noto, da sempre riteniamo che l’unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini”.

Il record mondiale della quantità prodotta non è ritenuto da noi elemento qualificante sia per la forma che per la sostanza. Data anche la situazione pandemica sono certo che l’ottima qualità saprà essere il valore aggiunto di una vendemmia che, per gli aspetti legati proprio all’emergenza sanitaria, è stata vissuta anche con quel senso di preoccupazione che ormai ci attanaglia da mesi”.

“Un senso di preoccupazione – continua Cotarella – che non deve però intaccare il sentimento di speranza e la voglia di superare questo drammatico momento. Da presidente di Assoenologi, ma anche da uomo e imprenditore del settore, mi sento di rinnovare, oggi più che mai, l’appello a tutta la filiera del nostro comparto, a moltiplicare gli sforzi e far sì che questa vendemmia possa essere tradotta in grandi vini”.

“Le cantine italiane – ha dichiarato Raffaele Borriello, Direttore Generale dell’Ismea -stanno affrontando le difficoltà derivanti dalla pandemia con grande dinamismo e spirito di adattamento. Sono sempre di più le imprese che hanno operato un processo di diversificazione dei canali distributivi, riuscendo a collocare i prodotti anche nel momento di blocco totale del canale Horeca“.

In questa difficile congiuntura è stata soprattutto la Gdo a mitigare le perdite del comparto sul mercato italiano, in virtù del buon andamento degli acquisti durante i primi 9 mesi del 2020 (+7% in valore con punte dell’11% per il segmento della spumantistica).

Ma l’emergenza sanitaria, come rivela un’indagine Ismea in corso di realizzazione, ha impresso anche una forte accelerazione nella digitalizzazione del settore vinicolo, tramite un più diffuso ricorso all’e-commerce e a nuove modalità di vendita e interazione con il cliente finale

Anche sul fronte dell’export, nonostante il tonfo registrato a maggio, la riduzione dei flussi in valore si è limitata nei primi 7 mesi dell’anno a un meno 3,2%, registrando addirittura un piccolo spunto di crescita nel mese di luglio (+1,1%).

Per il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona: “La natura è riuscita a esprimere in un anno di estrema difficoltà una vendemmia ovunque molto equilibrata e, in molte aree, certamente, da ricordare. L’ottima qualità, unita alla giusta quantità, saranno di aiuto per le aziende in questa particolare congiuntura economica”.

I volumi, sensibilmente più bassi (-2%) della media dell’ultimo quinquennio, consentiranno di contenere le tensioni del mercato interno determinate dalle rinnovate restrizioni imposte dalle ultime misure governative e, sul fronte internazionale, dalla dilagante emergenza sanitaria globale”.

“Il contesto è senz’altro difficile – ha proseguito Ernesto Abbona – ma c’è la consapevolezza che, appena ci saranno le condizioni, il settore sarà in grado di ripartire come ha sempre fatto negli ultimi anni. Al governo chiediamo cautela e attenzione nel gestire le misure di emergenza sanitaria”.

“In questa fase servono ascolto e condivisione, equità nei trattamenti e tempi certi per i ristori economici annunciati dal Governo. Inoltre, ci auguriamo che si avvii rapidamente una fase di progettazione dei piani promozione istituzionale del made in Italy agroalimentare e del vino per la prossima annualità, al fine di rilanciare l’immagine del nostro settore nei principali mercati internazionali”.

Produzione italiana di vino e mosto (migliaia di ettolitri)

 

2019

2020*

Var. % 2020*/2019

Piemonte

2.603

              2.681

3%

Valle d’Aosta

17

                    19

10%

Lombardia

1.301

              1.431

10%

Trentino Alto Adige

1.312

              1.378

5%

Veneto

10.950

            11.059

1%

Friuli Venezia Giulia

1.785

              1.624

-9%

Liguria

40

                    44

10%

Emilia Romagna

7.250

              7.975

10%

Toscana

2.625

              2.074

-21%

Umbria

426

                  383

-10%

Marche

816

                  857

5%

Lazio

800

                  720

-10%

Abruzzo

3.184

              3.375

6%

Molise

227

                  233

2%

Campania

778

                  778

0%

Puglia

8.947

              8.231

-8%

Basilicata

87

                    83

-5%

Calabria

110

                  110

0%

Sicilia

3.911

              3.129

-20%

Sardegna

363

                  436

20%

TOTALE

47.533

            46.620  

-2%

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Prosecco, il vino più certificato durante la pandemia: 160 milioni di bottiglie su 773

Nel settore vitivinicolo, nel quadrimestre febbraio-maggio, quindi in piena pandemia, sono stati certificati 5,8 milioni di ettolitri di vino di qualità. L’equivalente di oltre 773 milioni di bottiglie. Il Prosecco, nelle sue tre denominazioni (Doc e Docg), è stato il vino più certificato: 1,2 milioni di ettolitri, l’equivalente di circa 160 milioni di bottiglie.

Lo attesta il report delle attività febbraio-maggio 2020 dell’Icqrf. Nei primi quattro mesi di emergenza Covid-19, i 29 Uffici e i 6 laboratori dell’Icqrf hanno svolto in totale 29.169 controlli antifrode sulla filiera agroalimentare, di cui 3.285 ispezioni direttamente presso gli stabilimenti di produzione.

Il Pinot Grigio Delle Venezie segue il Prosecco nella classifica dei vini più certificati durante la pandemia in Italia, con 936.007 ettolitri. Quindi Montepulciano d’Abruzzo (380.713 hl), Doc Sicilia (234.715 hl), Chianti Docg (263.609 hl) Asti e Moscato d’Asti Docg (166.787 hl) Piemonte Doc (145.531 hl), Trentino Doc (127.859 hl), Soave Doc (110.904 hl) e Alto Adige Doc (96.864 hl).

Più in generale, un terzo dei controlli (oltre il 33%) sono stati svolti nell’area settentrionale del Paese. Nonostante la drammatica crisi epidemica, oltre il 17% dei controlli dell’Icqrf si è svolto nelle regioni Lombardia e Veneto, a garanzia del mantenimento della qualità delle produzioni di regioni che producono le due maggiori Indicazioni geografiche al mondo in termini quantitativi.

Si tratta del Grana padano, con oltre 5,2 milioni di forme e il “Sistema Prosecco“, con oltre 600 milioni di bottiglie prodotte (dati 2019). 3.117 sono stati i campioni analizzati nei laboratori ICQRF per 84.232 determinazioni analitiche.

I tassi di irregolarità, sia per le attività ispettive che per quanto concerne le attività analitiche, sono stati in linea con gli indici registrati prima dello stato emergenziale. Non si è fermata neppure la filiera Bio: dal 1° febbraio 2020, sono entrati nel sistema dell’agricoltura biologica 2.068 nuovi operatori per una superficie pari a 71.921 ettari.

Per quanto riguarda il monitoraggio dei canali e-commerce, che hanno registrato un grosso incremento di accessi nel quadrimestre febbraio – maggio, l’Icqrf ha operato 558 interventi per la rimozione, su Alibaba, Amazon e eBay, di inserzioni irregolari di prodotti agroalimentari.

Sul fronte sanzionatorio, sempre nel periodo della pandemia,  la percentuale maggiore di sanzioni irrogate dall’Icqrf riguarda il settore vitivinicolo, con 286 provvedimenti emanati, pari ad oltre il 55% del totale.

Segue quello delle produzioni agroalimentari a denominazione registrata, con poco più del 24% del totale (pari a 125 ordinanze) e infine con 51 provvedimenti e circa il 10% del totale, il settore concernente l’etichettatura dei prodotti alimentari.

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Produzione mondiale di vino a 262,8 milioni di ettolitri nel 2019

La produzione mondiale di vino 2019 è  stimata tra 258 e 267 milioni di ettolitri, ossia 262,8 milioni di ettolitri, al centro della forbice di stima. Il dato, diffuso dall’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (Oiv) non tiene conto di succhi e mosti. Le quantità vinificate nel 2019 calano del 10% rispetto al 2018.

Trenta milioni di ettolitri in meno che possono sembrare molti. Ma il livello di produzione 2019 è in linea con i regimi osservati nel periodo 2007-2016, ad eccezione del 2013. Dopo due anni consecutivi estremamente instabili, il 2019 riporta la produzione di vino ai livelli medi.Organisation Internationale de la Vigne et du Vin

Le condizioni climatiche avverse hanno avuto un impatto significativo in Italia, Francia e Spagna, comportando produzioni inferiori alla media. Il Portogallo è il solo paese UE a registrare una produzione superiore a quella dell’anno precedente.

Leggera contrazione della produzione attesa negli Stati Uniti d’America. In America del Sud la produzione cala rispetto al 2018, in particolare in Argentina e in Cile. Per il secondo anno consecutivo, il Sud Africa registra un livello di produzione inferiore alla media. In Australia e Nuova Zelanda si osservano livelli di produzione leggermente inferiori a quelli del 2018.

Nell’Unione europea (UE), la produzione di vino 2019 ha risentito fortemente delle condizioni climatiche avverse, dalle gelate alla siccità, risultando inferiore alla media. Il volume di produzione, stimato in 156,0 Mio hL (ossia il 60% della produzione mondiale), è inferiore all’incirca del 15% rispetto all’anno precedente.

Si tratta di un significativo calo di 26,7 Mio hL rispetto alla produzione 2018 (182,7 Mio hL). Con alcune eccezioni, le stime preliminari della produzione di vino 2019 vedono i principali paesi UE ottenere risultati inferiori alla media.

Rispetto ai volumi eccezionalmente alti della produzione 2018, si registra una flessione del 15% in Italia e in Francia (con rispettivamente 46,6 Mio hL e 41,9 Mio hL) e del 24% in Spagna (con 34,3 Mio hL).

Ciò si deve principalmente alle condizioni climatiche instabili, in particolare a una primavera molto fredda e piovosa seguita da un’estate estremamente calda e secca. Questa contrazione rispetto al 2018 è stata registrata nella maggior parte dei paesi UE.

Mentre in Italia, Francia e Spagna (che complessivamente rappresentano l’80% dei volumi UE) la produzione è inferiore non solo al 2018, ma anche alla media degli ultimi cinque anni, in altri paesi quali Germania (9,0 Mio hL, -12%/2018), Austria (2,6 Mio hL, -4%/2018), Romania (4,9 Mio hL, -4%/2018) e Ungheria (3,2 Mio hL, -6%/2018) si osservano livelli di produzione in linea o persino superiori alle rispettive medie quinquennali.

Il Portogallo, con 6,7 Mio hL nel 2019, è il solo paese UE con una produzione di vino maggiore rispetto all’anno precedente (+10%/2018) e superiore alla media degli ultimi cinque anni (+4%).

EMISFERO NORD
Nei paesi non UE, la produzione 2019 è alta in Russia (6,0 Mio hL, +7%/2018) e in Georgia (1,8 Mio hL, +1%/2018). Sebbene inferiore a quello dell’anno precedente, il volume prodotto in Svizzera (1,1 Mio hL, -6%/2018) è maggiore del 10% rispetto alla media registrata nel periodo 2014-2018.

Gli Stati Uniti d’America, che rappresentano circa il 12% della produzione dell’emisfero boreale, con una stima preliminare di 23,6 Mio hL di vino prodotto (-1%/2018), registrerebbero un alto livello di produzione per il quarto anno consecutivo. Questo dato è basato sulle previsioni della vendemmia, pertanto potrebbe venire rivisto anche significativamente nei prossimi mesi, quando saranno disponibili maggiori informazioni.

EMISFERO SUD

Nell’emisfero sud, dove la vendemmia si è conclusa agli inizi del 2019 e pertanto i dati preliminari sulla produzione di vino tendono a essere più accurati e affidabili in questo periodo dell’anno, lo scenario per il 2019 è per certi versi simile a quello dell’emisfero nord.

La produzione di vino generalmente inferiore a quella dell’anno precedente, ma complessivamente in linea con la media quinquennale, e che rappresenta circa il 20% della produzione mondiale.

Il Sud America è la regione dell’emisfero australe che registra la caduta più netta rispetto all’alta produzione 2018. In Argentina, la produzione di vino 2019 si attesterà probabilmente sui 13,0 Mio hL (-10%/2018).

Il Cile, con 11,9 Mio hL, registra un calo del 7% rispetto al 2018 e un aumento dell’8% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. In Brasile, dopo due anni consecutivi di produzioni superiori ai 3 Mio hL, il volume della produzione di vino stimata è di 2,9 Mio hL, superiore di oltre il 10% rispetto alla sua media quinquennale.

In Sud Africa, dove il raccolto ha risentito fortemente della siccità, la produzione di vino è stimata in 9,7 Mio hL. Questo è il solo principale paese produttore che, per il secondo anno consecutivo, registra un volume di produzione inferiore alla media (-9% rispetto alla media quinquennale).

In Oceania, l’Australia registra una leggera flessione del volume della produzione di vino, stimato in 12,5 Mio hL (-3% rispetto al 2018, ma complessivamente in linea con la sua media quinquennale). In Nuova Zelanda la produzione di vino 2019 raggiunge per il quarto anno consecutivo un volume stimato prossimo ai 3,0 Mio hL (-1%/2018).

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Vendemmia 2018 all’insegna dell’abbondanza in Lombardia: +55% di vino


CAPRIANO DEL COLLE –
Sono stati presentati in mattinata, presso la cantina Lazzari di Capriano del Colle (BS) i dati della produzione di uva e di vino della vendemmia 2018 in Lombardia. Un appuntamento voluto dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi, che ha chiamato a raccolta i rappresentanti di tutti i Consorzi del vino lombardi.

La produzione in ettolitri della vendemmia 2018 in Lombardia supera gli 1,572 milioni di ettolitri di “vino finito” (+55,03% rispetto alla sfortunata vendemmia 2017). La produzione totale di uva è di 2,415 milioni di quintali, su una superficie rivendicata di 21.213,85 ettari.

L’INTERVENTO
Un settore in cui Regione Lombardia intende investire risorse importanti, in un’ottica di consolidamento. “Negli ultimi anni – ha dichiarato l’assessore Rolfi – stiamo assistendo a una crescita costante del comparto, non soltanto qualitativa ma quantitativa. La Lombardia sta diventando sempre più una regione vitivinicola e questo non può che riflettersi direttamente nelle scelte politiche”.

Tracciate dunque le parole chiave del 2019 e dei prossimi anni: promozione locale e internazionale del vino lombardo, maggiore attenzione alle carte dei vini – soprattutto negli agriturismi – ed enoturismo.

“Sul fronte della promozione – ha annunciato Rolfi – intendiamo dedicare risorse importanti all’internazionalizzazione. Saremo presenti al prossimo Prowein di Dusseldorf in maniera ben strutturata e investiremo risorse importanti nel Gambero Rosso“.

“Tutte le risorse in termini di internazionalizzazione a disposizione di Regione Lombardia saranno destinate al vino. Non per togliere importanza ad altri settori, ma perché riteniamo che il vino sia il settore lombardo con le maggiori potenzialità di crescita in termini export. Da qui il nostro completo sostegno alle aziende del comparto”, ha aggiunto l’assessore regionale.

GLI AGRITURISMI

Importanti novità, appunto, anche sul fronte interno. “I lombardi – ha dichiarato Rolfi – devono avere la massima consapevolezza di ciò che si produce in Lombardia. La regione è in grado di mettere sulle tavole tutte le tipologie di vino possibili, dal frizzante al vino dolce. Per questo vogliamo che gli agriturismi siano portabandiera e vetrina della produzione lombarda”.

Come? “Gli agriturismi dovranno servire al 100% vino lombardo“, ha spiegato l’assessore regionale. “Inoltre – ha aggiunto Rolfi – abbiamo incaricato Ersaf di realizzare un osservatorio sulla carta dei vini dei ristoranti lombardi, in modo da favorire la promozione del vino della Lombardia all’interno di tutte le attività del settore della ristorazione regionale”.

Una leva importante sarà anche l’enoturismo. “Abbiamo una grande opportunità di fidelizzazione del winelovers in Lombardia, che deve essere abbracciato e condotto alla scoperta della nostra produzione”, ha evidenziato Rolfi. Senza dimenticare i nuovi trend del mercato, con i consumatori sempre più attendi alla produzione biologica.

“Gli sforzi delle aziende nella direzione della sostenibilità ambientale della produzione vanno valorizzati – ha spiegato Rolfi – e in regione abbiamo un modello replicabile altrove, in questi termini: la Franciacorta. Quella tracciata da questa Denominazione è la via giusta. La Franciacorta è un esempio di sistema da prendere assolutamente come esempio”.

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Analisi e Tendenze Vino

Vendemmia 2018 in Italia: i dati regione per regione

Sono stati resi noti da Assoenologi i dati definitivi della vendemmia 2018 in Italia, che si assesta sui 52,6 milioni di ettolitri. Di seguito il report regione per regione stilato dall’associazione presieduta da Riccardo Cotarella.

PIEMONTE
Quantità: +35% rispetto vendemmia 2017
Il periodo vendemmiale, decorso da fine agosto a metà ottobre, in Piemonte è stato caratterizzato da giornate calde e luminose, spesso anche ventose con poche e localizzate piogge che non hanno disturbato la vendemmia.

La buona escursione termica tra giorno e notte, ha favorito la maturazione delle uve rosse, asciugando i grappoli e bloccando lo sviluppo della botrite, premiando dal punto di vista qualitativo tutte le varietà tardive. Lo stato sanitario dei grappoli è risultato buono e caratterizzato da acini di grandi dimensioni e ricchi di mosto.

La vendemmia è iniziata con 7/10 giorni di ritardo rispetto al 2017, ma in linea con un’annata normale. Alla fine di agosto si sono raccolti i primi grappoli di Chardonnay e Pinot nero, basi per lo spumante Alta Langa. Nella prima decade di settembre si è continuato con le uve Brachetto e, soprattutto, Moscato, seguite da quelle di Dolcetto, Cortese e Freisa.

I conferimenti delle uve Barbera sono iniziati intorno al 20 settembre, mentre per quelle di Nebbiolo si è dovuto attendere i primi giorni di ottobre, la cui raccolta si è conclusa a metà dello stesso mese. Complessivamente la qualità delle uve è risultata ottima con diverse punte di eccellente: le basi spumante Alta Langa fanno riscontrare acidità e profumi ben equilibrati; i Moscati evidenziano acidità importanti, il Cortese di Gavi acidità sostenute e gradazioni corrette.

Le uve rosse più pregiate piemontesi, tra cui il Barbera per la docg Nizza e il Nebbiolo per le Docg Barolo e Barbaresco, hanno beneficiato del clima favorevole di settembre, e i primi riscontri analitici hanno evidenziato buone gradazioni zuccherine e caratteristiche ideali per l’affinamento in legno.

Le fermentazioni si sono svolte in modo regolare. Quantitativamente si stima un incremento rispetto all’anno scorso del 35%, soprattutto per l’apprezzabile fertilità della vite che ha prodotto grappoli di ragguardevoli dimensioni. Per il Piemonte la maggior produzione rispetto al 2017 è da considerarsi come vino senza Dop.

Le scorte nelle cantine sono molto contenute, mentre per quanto concerne le prime contrattazioni le Dop risultano stabili, mentre sono in calo i prezzi dei vini senza denominazione.


LOMBARDIA
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
L’annata si è contraddistinta per un inverno non eccessivamente freddo e una primavera regolare. Alcune temperature piuttosto basse, dopo giornate di relativo caldo, sono state molto utili per abbattere la carica iniziale di malattie (peronospora in particolare) e di insetti.

Il germogliamento ha avuto un decorso abbastanza regolare, buona/ottima l’allegagione, mentre l’invaiatura è risultata molto lenta e difficile in particolare per il Pinot nero. Ottimo è risultato invece il carico produttivo e in alcune zone addirittura eccessivo.

Dal punto di vista sanitario il 2018 è stato complessivamente caratterizzato da una bassa infezione, sebbene a fine maggio si sia riscontrato un attacco piuttosto diffuso di peronospora larvata che, in alcune zone, ha ridotto il carico di grappoli in modo abbastanza significativo, ma praticamente ininfluente sulla quantità visti i carichi di partenza.

Le buon condizioni climatiche in generale e le escursioni termiche tra notte e giorno non hanno accelerato l’invaiatura e le maturazioni che, seppur costanti, sono risultate lente con un ritardo medio di 8-10 giorni rispetto al 2017. In generale la maturazione ha seguito gli sviluppi di una annata normale.

I vitigni bianchi o più precoci hanno evidenziato un sensibile abbassamento delle acidità con il pH sopra la norma e un lento, ma regolare, accumulo di zuccheri. Interessante lo sviluppo delle varietà a bacca rossa, in particolare per i Merlot, per i quali i diradamenti sono risultati decisivi per la qualità.

La vendemmia in Franciacorta e Oltrepò Pavese è iniziata a cavallo di Ferragosto per le uve base spumante. Il pieno dei conferimenti per le varietà bianche dei vini fermi e per quelle rosse precoci è avvenuto verso la metà di settembre, mentre in Valtellina si è dovuto attendere la seconda metà di ottobre. In generale, la raccolta è risultata ritardata di circa 7/10 giorni rispetto al 2017, fatto salvo un leggero anticipo per i vitigni base spumante
e rosati dove è stato d’obbligo preservare l’acidità.

In Oltrepò si riscontra una produzione superiore rispetto al 2017 di oltre il 25%, in Franciacorta del 35%, in Valcalepio e nella zona di Scanzo la crescita risulta del 15%, mentre nel Garda e in Valtellina l’aumento è tra il 5 e il 10%. Pertanto, in tutta la Lombardia, si produrranno circa il 25% di ettolitri di vino in più rispetto allo scorso anno di qualità buona con diverse punte di ottimo.


TRENTINO ALTO ADIGE
Quantità: +23% rispetto vendemmia 2017
In tutto il Trentino Alto Adige la vendemmia 2018 è stata caratterizza per la piena potenzialità produttiva facendo segnare complessivamente +23% rispetto al 2017. L’incremento risulta superiore in Trentino (+25%) rispetto all’Alto Adige (+20%).

La sanità delle uve è risultata ottima dall’inizio della vendemmia fino alla sua conclusione risultando l’aspetto peculiare di questa annata, benché alcune partite di Chardonnay e Pinot grigio abbiano sofferto dopo l’abbondante pioggia di inizio settembre (mediamente 60-80 m caduti fra venerdì 31 agosto e domenica 2 settembre) per le quali si è dovuta accelerare la raccolta selezionando le uve in vigneto.

Nel periodo successivo il rialzo delle temperature ha stabilizzato la stagione, che è risultata favorevole per tutto il restante tempo della vendemmia permettendo di conferire il raccolto in modo ottimale e programmato. Nell’ultima settimana di settembre si è verificato un brusco calo delle temperature minime, che ha consentito una perfetta maturazione e raccolta delle varietà aromatiche e dei rossi bordolesi.

Il modificato andamento stagionale abbinato al tempo asciutto ha permesso di protrarre in Trentino le raccolte fino a metà ottobre per Merlot, Cabernet, Enantio e Nosiola e Traminer aromatico in collina. La resa uva/vino è risultata ottima favorita dall’elevato peso dei grappoli e da un diametro degli acini importante al di sopra della media.

Le gradazioni zuccherine sono state interessanti dove si è lavorato bene in vigna, più modeste nei vigneti più produttivi. In Alto Adige i conferimenti sono iniziati nei primi giorni di settembre con le varietà precoci a bacca bianca (Pinot grigio, Chardonnay, Pinot bianco), per proseguire poi con i grappoli delle fasce collinari (Sauvignon, Müller Thurgau e Pinot nero).

Le operazioni di raccolta sono terminate nella seconda metà ottobre con gli ultimi grappoli di Cabernet. La qualità è molto interessante con eccellenti maturità fenoliche, con livelli di pH nella norma e con buone acidità.

Anche in Trentino la produzione è risultata importante e omogenea per tutte le varietà e la qualità risulta ottima. I primi riscontri analitici evidenziano vini profumati e piacevoli al gusto. I vini rossi sono ben strutturati e con profilo tannico di assoluto interesse.


VENETO
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
Quantitativamente la stima definitiva della vendemmia 2018 si attesta attorno a +25% rispetto al 2017, aumento legato anche a nuovi impianti entrati in produzione. Durante tutta la raccolta, iniziata nella prima quindicina di agosto con circa 7 giorni di anticipo rispetto allo scorso anno, si è avuto solo un giorno di pioggia; pertanto, tutte le operazioni vendemmiali si sono svolte con condizioni atmosferiche ottimali.

Durante il ciclo vegetativo non sono stati rilevati problemi fitosanitari, tanto che l’uva è stata conferita in condizioni sanitarie eccellenti. La resa uva/vino è stata leggermente superiore alla media per tutte le varietà. L’andamento fermentativo si è svolto nella norma.

L’incremento di produzione e il sempre maggior conferimento di uve derivanti da raccolta meccanica hanno determinato in qualche caso problemi di gestione logistica (conferimento, stoccaggio), mentre le temperature ambientali più alte rispetto alla norma sono state fronteggiate con un’ottimale gestione del freddo in fase di fermentazione.

La qualità dei vini 2018 risulta buona per le tutte le varietà, con un miglioramento per quelli ottenuti dalle uve raccolte verso fine vendemmia. Il Prosecco evidenzia interessanti livelli qualitativi, con una quantità di acido malico nella norma e con un’interessante profilo aromatico.

Anche per Pinot grigio, Merlot e Cabernet la qualità risulta più che buona, soprattutto per i vini rossi ottenuti dalle uve raccolte nell’ultima parte della vendemmia che hanno potuto beneficiare di qualche pioggia e di giornate soleggiate. Nel Veneto occidentale (Verona e Vicenza) le uve precoci Chardonnay e Pinot grigio hanno evidenziato una più che buona qualità, con produzioni decisamente in aumento rispetto allo scorso anno.

La raccolta ha avuto un decorso regolare per le le varietà dei Colli Euganei, delle Doc vicentine e della provincia di Verona, in particolare per Garganega e Corvina, uve a forte uso per lo stacco per l’appassimento, tanto che si può ben sperare per i futuri vini.

La qualità sarà sicuramente buona/ottima con alcune punte di eccellente, soprattutto per i prodotti ottenuti da uve coltivate in collina. Il mercato evidenzia contrattazioni con quotazioni in leggera diminuzione rispetto alla vendemmia precedente.


FRIULI VENEZIA GIULIA
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
Un stagione favorevole ha decisamente accelerato le fasi fenologiche della vite decretando, a partire dalla seconda decade di maggio, l’inizio della fioritura. Per quanto riguarda lo stato sanitario della vite, sia in collina che in pianura, non si sono registrati particolari problemi se non alcuni sporadici attacchi di peronospora e oidio.

Il caldo record della prima decade d’agosto ha fortemente condizionato il processo di maturazione dell’uva, costringendo i vignaioli ad intervenire con abbondanti irrigazioni di soccorso. Questo andamento climatico, tutto sommato ottimale per la vite, ha permesso di ottenere un’uva perfettamente sana.

Dalla fine di agosto, fino alla metà di ottobre, l’intera regione è stata interessata da un clima tipicamente estivo, con temperature ben al di sopra della media stagionale e accompagnate da un’ottima ventilazione proveniente da Est.

Queste condizioni climatiche ideali hanno permesso, per tutte le varietà, una perfetta maturazione. La vendemmia è iniziata qualche giorno prima di Ferragosto, soprattutto per alcuni vigneti di prima produzione e per le nuove varietà “resistenti alle crittogame”.

Per le uve destinate alle basi spumante, per il Pinot grigio, Pinot nero e alcuni cloni di Sauvignon, la raccolta ha preso il via nella seconda decade d’agosto. È stata poi la volta delle uve di Traminer aromatico, Chardonnay, Pinot bianco, Glera e Ribolla gialla.

Solo dopo il 10 di settembre sono iniziati i conferimenti di uve a bacca rossa (Merlot e Cabernet franc). La raccolta si è chiusa in ottobre con le varietà tardive (Verduzzo per la Docg Ramandolo, Refosco e Picolit) grazie soprattutto al prolungarsi della stagione estiva che ha fatto registrare oltre 28°C nei primi giorni dello stesso mese. Le uve vendemmiate, si sono presentate con buccia spessa e con una buona resa in mosto.

Anche i dati analitici dei mosti hanno fatto registrare ottimi valori, sia in zucchero che nel corredo acido. Le fermentazioni si sono svolte senza particolari problemi e i nuovi vini si possono senz’altro definire di ottima qualità. Quest’anno si prevede un quantitativo superiore del 25% rispetto al 2017, con una qualità più che buona con diverse punte di ottimo.

Per quanto riguarda le contrattazioni, sul mercato delle uve bianche, si registra una certa stagnazione dei prezzi, mentre per quelle rosse un certo interesse è rivolto al Refosco, al Merlot, al Cabernet Sauvignon e al Pinot Nero.


EMILIA ROMAGNA
Quantità: +28% rispetto vendemmia 2017
La vendemmia in Emilia Romagna è iniziata a ridosso di Ferragosto con le basi spumanti di Chardonnay e Pinot bianco, mentre per lo Chardonnay destinato ai vini fermi e il Sauvignon lo stacco delle uve è iniziato nell’ultima settimana di agosto.

La produzione di queste varietà precoci si è rivelata ottima sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista qualitativo. Lo stesso dicasi anche per le uve di Grechetto gentile (Pignoletto), visto che le basi presentano buone note aromatiche con discrete acidità maliche. Bene anche le Albane che hanno generato prodotti meno strutturati ma più freschi e fruttati.

Lo stacco del Trebbiano è iniziato a ridosso della metà di settembre; con produzioni decisamente abbondanti grazie anche alle precipitazioni che hanno preceduto l’inizio della vendemmia. Più che soddisfacenti i risultati per le varietà a bacca rossa.

Le uve Merlot, la cui raccolta è iniziata a metà settembre, presentavano valori zuccherini inferiori allo scorso anno, ma con una buona freschezza aromatica. Ottimi anche i Sangiovesi che, nella maggior parte dei casi, quest’anno non hanno subito problemi di siccità.

Per tale varietà i conferimenti sono iniziati a ridosso dell’ultima decade di settembre, con livelli qualitativi più che buoni e con diverse punte di eccellenza. In Emilia la vendemmia ha avuto un decorso positivo con un aumento della produzione rispetto allo scorso anno di circa il 25%.

L’Ancellotta, il primo rosso ad essere raccolto, ha registrato un livello quantitativo simile allo scorso anno. I Lambruschi, nonostante la maggiore quantità, sono stati caratterizzati da uno stato sanitario eccellente e da un ottimo grado di maturazione e contenuto zuccherino per le varietà Lambrusco Salamino, Lambrusco Marani e Lambrusco Grasparossa.

Il Lambrusco di Sorbara ha invece evidenziato dei cali produttivi a macchia di leopardo dovuti a problemi fitosanitari. La Malvasia presenta un interessante quadro aromatico ma, a conferimenti avvenuti, non ha fatto registrare quantità abbondanti, così come la Bonarda. Quantitativamente parlando si registra un aumento del 28% rispetto al 2017 che ha permesso di ripristinare le scorte di vini mancanti derivate dalla scorsa campagna.


TOSCANA
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
La vendemmia 2018 è stata condizionata dalle instabilità meteorologiche, che hanno delineato una eterogeneità nella produzione vitivinicola in Toscana. Dopo una primavera con temperature ben al sopra della media stagionale, ma comunque piovosa, è seguita un’estate calda ma interessata da frequenti fenomeni temporaleschi.

Tali condizioni hanno favorito nel mese di maggio la proliferazione di malattie fungine, con importanti attacchi di peronospora che hanno colpito a macchia di leopardo alcune zone. Nella regione alcuni distretti hanno fatto registrare nel mese di settembre precipitazioni di 100 mm, mentre altri di solo 10/15 mm.

Queste differenze si sono riflesse sullo stato sanitario e sul profilo delle uve. La gestione del verde, con adeguate defogliazioni e diradamenti, e la tempestività degli interventi hanno contrastato e arginato eventuali cali di produzione già evidenziati e derivati dalle gelate dello scorso anno e dagli ungulati.

Si registrano casi isolati di tignoletta e Drosophila suzuki. Nonostante una stagione che ha evidenziato molteplici criticità, per fortuna circoscritte solo in alcune zone, bisogna sottolineare che le alte temperature registrate a settembre e nei primi giorni di ottobre hanno favorito un’ottima maturazione delle uve con profili aromatici e polifenolici decisamente interessanti.

La raccolta delle uve bianche precoci è avvenuta nella seconda decade di agosto, mentre nell’ultima settimana dello stesso mese è stata la volta delle uve a bacca rossa a Bolgheri e del Morellino di Scansano. Dalla seconda settimana di settembre è iniziata la vendemmia delle uve bianche di San Gimignano per la Vernaccia.

Hanno fatto seguito quelle di Sangiovese per la produzione di Chianti, Chianti Classico, Carmignano, Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino. La raccolta è terminata intorno al 10/15 di ottobre con le ultime uve di Cabernet e Sangiovese. Le fermentazioni hanno avuto un decorso regolare con una resa uva/vino maggiore in relazione alla morfologia degli acini e dell’andamento climatico.

Da un punto di vista qualitativo si può senz’altro affermare che ci troviamo di fronte ad un’annata decisamente interessante, con diverse punte di ottimo, mentre da un punto di vista quantitativo viene confermata la previsione pre-vendemmiale di un incremento della produzione del 25% rispetto al 2017.


MARCHE
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
Nelle Marche durante il periodo vendemmiale si sono registrati temporali anche di forte intensità (nei primi giorni di settembre) con grandinate localizzate. Le piogge si sono riproposte a metà settembre ma con minore intensità.

Le temperature sono state superiori alla media con un evidente calo nell’ultima settimana di settembre dove si sono accentuate le escursioni termiche. Le giornate soleggiate sono proseguite sino ai primi giorni di ottobre, interrotte poi da un’intensa perturbazione durata qualche giorno, per stabilizzarsi infine con temperature leggermente al di sopra della media.

Le uve, sono state conferite generalmente sane. La qualità delle uve è risultata complessivamente buona con diverse punte di ottimo, fatta eccezione per alcuni vigneti colpiti tardivamente dalla grandine. La resa uva/vino è risultata superiore del 5/10% grazie soprattutto alla buona disponibilità idrica, con un peso medio del grappolo superiore alla media.

Queste condizioni hanno permesso una discreta dotazione di azoto assimilabile nei mosti, con vini ben dotati di aromi varietali ed equilibrati al palato. Il tenore alcolico risulta nella media, con picchi più alti a fine vendemmia. La maturità fenolica nelle varietà a bacca rossa è stata buona e, pertanto, i nuovi vini risultano equilibrati nella struttura con tannini eleganti e ben dotati di colore.

Le operazioni di vendemmia sono iniziate molto in anticipo rispetto allo scorso anno, anche di 10 giorni, in particolar modo per le varietà più precoci. Nella norma, se non in ritardo rispetto alla media, le date di raccolta delle varietà più tardive come il Montepulciano i cui conferimenti sono terminata nella terza decade di ottobre.

Le varietà a bacca bianca hanno avuto modo di maturare gradatamente ed il quadro aromatico, oltre al contenuto acidico, si è mantenuto bene grazie alle temperature mai troppo elevate e alle notti molto fresche. Di conseguenza i vini evidenziano un buon spessore aromatico, tiolico e varietale.

Tutti i vini rossi hanno avuto modo di completare al meglio la maturazione fenolica, compreso il Montepulciano, vitigno tardivo per eccellenza. Pertanto si prospetta un livello qualitativo assai degno di considerazione. Quantitativamente parlando in tutta la regione si registra un aumento medio del 25% rispetto alla passata campagna.


LAZIO E UMBRIA
Quantità: +40% rispetto vendemmia 2017
Con i conferimenti degli ultimi grappoli di Sagrantino in Umbria, di Cesanese e di Montepulciano nel Lazio si sono chiuse le operazioni vendemmiali nelle due regioni. Quantitativamente si riscontra un aumento complessivo e generalizzato di ben il 40% rispetto allo scorso anno.

Un dato dovuto in particolar modo alle abbondanti piogge che si sono verificate durante la maturazione che hanno incrementato il volume degli acini e la dimensione dei grappoli. Ovviamente questa percentuale tiene conto anche del fatto che il 2017 aveva subito diminuzioni anche del 45%. Pertanto il 2018 segna il ritorno ad un’annata produttiva normale.

Per quanto riguarda specificatamente la regione Lazio occorre considerare, come sempre, l’incognita dell’entità degli espianti che, anche quest’anno, irrimediabilmente si sono verificati. Dopo le abbondanti e frequenti piogge registrate anche alla fine di di agosto, che hanno pregiudicato ancora di più il profilo sanitario delle uve, il mese di settembre è stato invece caratterizzato da alte pressioni, temperature elevate, buona ventilazione e bel tempo.

Ciò ha consentito di poter raccogliere con discreta tranquillità le uve appartenenti a varietà tardive, che nel Lazio e in Umbria, rappresentano la maggioranza. Qualitativamente parlando i vini bianchi e rossi ottenuti nella prima parte della vendemmia sono di ottima qualità, profumati e freschi, moderatamente alcolici e dotati di ottima acidità malica.

Le ultime uve raccolte hanno consentito di ottenere vini dalla gradazione più elevata, anche se lo stato sanitario è stato un cruccio per i viticoltori a causa delle continue piogge che, come detto, si sono verificate fino alla fine di agosto. In annate con alta piovosità estiva, come questa, saranno premiati i produttori che hanno saputo gestire bene il vigneto per tutta la stagione.

Anche per l’enologo la vendemmia 2018 è stata un banco di prova impegnativo; soltanto chi ha saputo adattare i propri protocolli di vinificazione, con competenza e professionalità, alle caratteristiche delle uve conferite, invece di riprodurre le stesse procedure dello scorso anno, ha potuto ottenere risultati più che soddisfacenti.

Si segnalano mosti e vini con contenuti in rame e acido gluconico superiori alla media, conseguenza dei numerosi interventi praticati in vigna e testimonianza degli attacchi fungini che si sono protratti per tutta la stagione. Dal punto di vista qualitativo in Umbria e nel Lazio il 2018 evidenzia livelli qualitativamente buoni.


ABRUZZO
Quantità: +15% rispetto vendemmia 2017
Il clima, a partire dall’inverno, è stato regolare con piogge abbondanti e nevicate così da ricostituire una buona riserva idrica nei vigneti, considerata l’annata 2017 che era stata carente di precipitazioni e con temperature al di sopra della norma. La ripresa vegetativa è iniziata con condizioni meteorologiche favorevoli.

Il germogliamento è stato uniforme con la schiusura di tutte le gemme fertili, cosa che non si verificava da qualche decennio. Però nel periodo compreso tra i primi di maggio, tutto giugno e parzialmente il mese di luglio si sono verificate copiose precipitazioni, quasi settimanalmente, con temperature comprese nella media stagionale.

Dal punto di vista sanitario, dalla fioritura all’allegagione, il caldo estivo e le piogge hanno creato qualche problema sul controllo delle fitopatie (peronospora e oidio) che, nella maggior parte dei casi, sono state controllate, mentre in altre, soprattutto in pianura e fondo valle, hanno creato problemi di perdita di prodotto. La produzione si presenta, comunque, più equilibrata sia per la quantità che per la qualità rispetto al 2017; infatti a parità di numero di grappoli si è riscontrato un peso maggiore dovuto all’ingrossamento degli acini.

L’epoca di vendemmia è stata nella normalità per le uve a bacca bianca: la raccolta delle varietà precoci (Chardonnay, Pinot grigio) è iniziata il 20 di agosto nelle zone più costiere, mentre per quelle più interne e collinari tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre. Per le altre uve bianche (Trebbiano, Malvasia, Passerina e Pecorino) ha avuto il via nella prima settimana di settembre.

Per le varietà a bacca rossa, principalmente Sangiovese e Montepulciano, a causa delle temperature piuttosto calde e venti di scirocco, la raccolta è stata anticipata iniziando a metà settembre e per protrarsi sino all’ultima settimana di ottobre. La quantità stimata è del 15% in più rispetto al 2017 con una buona resa di cantina. I vini bianchi ottenuti sono profumati con una discreta struttura e chimicamente equilibrati.

I vini rossi presentano ottime gradazioni alcoliche, con un considerevole quadro polifenolico e fanno ben sperare per un’ottima annata sia per i vini di pronta beva che per i Montepulciano da invecchiamento. Per quanto riguarda il mercato dei prodotti a monte del vino bianco e rosso, gli scambi sono risultati piuttosto bassi.


CAMPANIA
Quantità: +18% rispetto vendemmia 2017
In primavera Il germogliamento è iniziato in maniera ottimale, leggermente in ritardo rispetto all’annata precedente. I trattamenti antiparassitari, soprattutto contro virulenti attacchi di peronospora, sono stati accompagnati da continue e frequenti piogge per tutto il mese di maggio, rendendo complessa la gestione e la tempestività degli interventi.

All’inizio e alla fine dello stesso mese si sono verificate due violente grandinate che hanno interessato rispettivamente l’area del Sannio e diverse zone della regione. Nel mese di giugno le piogge hanno dato un po’ di tregua, favorendo una fioritura decorsa in modo regolare e in tempi piuttosto brevi. L’allegagione ha costituito una produzione decisamente abbondante rispetto al 2017.

Il caldo costante e l’assenza di piogge dell’ultima decade di luglio hanno poi favorito un recupero delle fasi fenologiche della vite. A seguire anche il mese di agosto è stato segnato da qualche breve temporale pomeridiano, mantenendo però le temperature torride della fase precedente.

Quindi, nel complesso, lo sviluppo della vegetazione è stato decisamente veloce, continuo e vigoroso, con un posticipo della fase di invaiatura di circa 7-8 giorni rispetto allo scorso anno. I mesi di settembre e ottobre, seppure segnati da qualche breve temporale, hanno regalato calde giornate di sole, che hanno consentito una lenta e graduale maturazione delle uve, riportando i tempi di raccolta nei periodi classici.

Per le varietà bianche i primi esiti delle fermentazioni lasciano intravedere un buon livello qualitativo, con qualche punta di ottimo. I profili aromatici sono molto interessanti e quelli gustativi piuttosto snelli, con vivace freschezza.

La vendemmia delle uve rosse è stata caratterizzata da molta eterogeneità, che ha richiesto un’accurata selezione e i primi riscontri analitici evidenziano vini meno concentrati, più freschi e di buona intensità olfattiva.

Dal punto di vista quantitativo il 2018 risultata un’annata molto particolare: da un lato si sono registrate notevoli perdite di produzione dovute a diversi eventi meteorici e fitopatie, soprattutto in una parte della provincia di Benevento, che rappresenta il cuore produttivo della regione.

Dall’altro si sono invece riscontrati sorprendenti incrementi rispetto alla media nel resto del territorio regionale. Complessivamente si stima una produzione complessiva superiore rispetto allo scorso anno di circa il 18%.


PUGLIA
Quantità: +20% rispetto vendemmia 2017
Il 2018 segna il buon recupero produttivo della Puglia rispetto allo scorso anno, frutto di un ottimo sviluppo vegetativo che avrebbe potuto dare risultati ancora più elevati se non fossero intervenuti alcuni attacchi di fitopatie e andamenti climatici avversi.

Complessivamente l’incremento di produzione risulta del 20% rispetto al 2017. Qualitativamente parlando gli indicatori confermano un’annata di buon livello con diverse punte di ottimo. I primi riscontri di cantina evidenziano prodotti interessanti, con una buona forza acida e notevole corredo aromatico.

Anche se carenti di qualche grado zuccherino i vini risultano comunque equilibrati e ben strutturati. In Puglia la primavera è decorsa nel migliore dei modi e le abbondanti piogge verificatesi sia in inverno che in parte della ripresa vegetativa hanno favorito il germogliamento e introdotto nel migliore dei modi le fasi fenologiche della vite (fioritura, allegagione e invaiatura).

La vendemmia è risultata anticipata di una settimana rispetto allo scorso anno, ma nella norma se si considera la media pluriennale. La raccolta delle uve precoci (Chardonnay, Pinot bianco, Sauvignon) è iniziata nella prima e seconda settimana di agosto con qualità e sanità dei grappoli eccellenti e con una resa uva/vino superiore a quella registrata nel 2017.

La raccolta delle uve autoctone Primitivo (area Manduria-Sava in provincia di Taranto) è iniziata nell’ultima settimana di agosto, mentre per Negroamaro (alto e basso Salento) tra la seconda e la terza settimana del mese di settembre.

Per le uve autoctone della zona di Castel del Monte (Centro-Nord Puglia): Bombino bianco, Bombino nero, Pampanuto, Montepulciano, Aglianico e Nero di Troia, i conferimenti hanno avuto inizio dopo la prima decade di settembre per protrarsi sino ad oltre la metà di ottobre.

Anche per i vitigni autoctoni della Valle d’Itria (Verdeca, Bianco d’Alessano, Fiano), del Locorotondo Doc, del Martina Franca Doc, per il Trebbiano, Sangiovese, Lambrusco della Capitanata, i grappoli sono stati staccati a partire dalla seconda/terza settimana di settembre.

Il mercato all’ingrosso delle uve, dei vini e dei mosti ha fatto registrare buoni scambi con quotazioni in leggera diminuzione, rispetto a quelle dello stesso periodo dello scorso anno.


SICILIA
Quantità:+20% rispetto vendemmia 2017
Dopo un inverno ed una primavera con abbondanti e copiose precipitazioni, l’arrivo dell’estate non ha fatto salire vertiginosamente i termometri e, pertanto, il grado zuccherino è risultato inferiore rispetto al 2017. Il mese di settembre ha registrato un lieve innalzamento della umidità relativa e delle temperature minime rispetto allo scorso anno, senza però mai arrecare particolari problemi fitosanitari.

All’inizio della terza decade dello stesso mese si sono registrate copiose piogge (il 21 e il 22) che hanno rallentato la raccolta ma, fortunatamente senza compromettere la sanità delle uve. In generale l’andamento climatico dei mesi di settembre e di ottobre sono stati molto favorevoli. Le uve bianche hanno fatto registrare in generale un’acidità più alta e le uve rosse hanno mostrato un maggiore contenuto di antociani e una conseguente ottimale colorazione della bacca.

In netto rialzo le rese uva/vino, con percentuali variabili in base all’altitudine, alla cultivar e al terreno. Le fermentazioni alcoliche sono decorse in modo lineare e senza particolari anomalie. L’attacco fungino nei mesi di giugno e luglio ha determinato un diradamento “naturale” dei grappoli, consentendo il raggiungimento di un ottimo livello qualitativo del frutto.

La vendemmia è iniziata nell’ultima settimana di luglio con la raccolta delle uve Pinot grigio e Chardonnay basi spumante. Nella prima decade di agosto si sono staccati i grappoli di Sauvignon blanc, Chardonnay, Moscato bianco, nonché le uve base spumante di Catarratto e Grillo.

Nella seconda metà di agosto è iniziata la raccolta del Nero d’Avola, del Merlot, dello Syrah e del Grillo, a seguire è stata la volta dello Zibibbo, del Catarratto, dell’Inzolia e del Grecanico. A causa delle piogge di fine agosto le operazioni vendemmiali hanno subito alcuni giorni di ritardo e si sono protratte, nella parte occidentale dell’isola, fino al 15 ottobre con i conferimenti di Catarratto e Trebbiano.

Mentre sull’Etna la raccolta del Nerello Mascalese è proseguita fino agli ultimi giorni di ottobre. I primi riscontri di cantina evidenziano vini con interessanti corredi aromatici e, per quelli rossi, dotati di un quadro acidico e polifenolico importante, si prospettano prodotti anche da lungo invecchiamento. Complessivamente in tutta la Sicilia si stima un aumento medio della produzione del del 20% rispetto alla scorsa campagna.


SARDEGNA
Quantità: +10% rispetto vendemmia 2017
Il clima, in Sardegna, nella seconda decade di agosto è “impazzito”. Gran parte delle macrozone dell’isola, dalla Planargia alla Barbagia Sarrabus, dal Campidano Sulcis Inglesiente alla Gallura, sono state investite da piogge torrenziali, con strade trasformate in fiumi in piena da un momento all’altro, fulmini e grandine in quantità mai viste, con ingenti danni a tutto il comparto viticolo e agroalimentare.

Anomalie che sono proseguite anche nei mesi di settembre e ottobre, con bombe d’acqua che hanno messo in ginocchio tutto il comparto agricolo. Questa situazione climatologica, anomala per la Sardegna, ha fatto precipitare la situazione sanitaria dei vigneti. Infatti in gran parte dell’isola si sono verificati intensi focolai di Botrytis cinerea ed è ricomparsa in molti vigneti la peronospora, soprattutto sui germogli apicali.

La vite, inevitabilmente, ha continuato, (viste l’abbondante disponibilità d’acqua) a germogliare, invece di accumulare zuccheri nei grappoli, creando grossi scompensi nella maturazione degli stessi. Le uve hanno pertanto subito un ritardo di maturazione di oltre quindici giorni rispetto alle ultime annate, senza raggiungere le gradazioni zuccherine e la maturità fenolica usuali per la Sardegna.

I grappoli sani hanno presentato acini rigonfi e con un peso superiore alla media per tutti i vitigni, caratterizzati da bucce fini e delicate, per cui la resa uva/vino è risultata decisamente superiore. La qualità delle uve è stata alquanto eterogenea, a macchia di leopardo, complessivamente tra il buono e il discreto.

Analizzando le produzioni per singola varietà dei vitigni più rappresentativi, il Vermentino è in netta ascesa soprattutto nel Nord Sardegna, Gallura compresa, buona la produzione del Torbato, mentre il vitigno più coltivato, iI Cannonau, ha evidenziato una produzione discreta negli areali dove, in primavera, si è riusciti a contrastare la peronospora e, a fine stagione, la muffa grigia, ma in netto calo dove invece non si è attuata una lotta alle sopracitate crittogame.

Gli ultimi grappoli da vendemmiare saranno quelli delle uve da dessert (Malvasia e Nasco) nelle zone altimetricamente più alte verso la fine di novembre. Quantitativamente in tutta la Sardegna si registra un aumento del 10% della produzione rispetto al 2017.

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Analisi e Tendenze Vino

Boom per il Bardolino Chiaretto nell’estate 2017

Estate in forte ascesa per il Bardolino Chiaretto. I dati ufficiali degli imbottigliamenti indicano a fine luglio vendite di Chiaretto pari a 48.976 ettolitri, che corrispondono a più di 6 milioni e mezzo di bottiglie collocate sul mercato, con un incremento del 12,7% su luglio 2016.

Con questa performance il Chiaretto ha raggiunto un peso del 40% sul totale dei vini prodotti nella denominazione del Bardolino (era intorno al 25% dieci anni fa).

Quella che andrà ad iniziare a settembre sarà l’ultima vendemmia che vede il Chiaretto dentro alla denominazione di origine del Bardolino, in quanto con la vendemmia del 2018 il rosé gardesano disporrà della propria doc autonoma Chiaretto di Bardolino.

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Vini al supermercato

Cresce l’export di vino e spumanti italiani negli Usa

Nel mercato USA che sta riducendo l’import di vino, l’export enologico italiano nel primo trimestre di quest’anno ha raggiunto la soglia dei 576mila ettolitri, con un avanzamento dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2014. In valore s’è totalizzato 316 milioni di dollari, con un segno positivo del 6,7% sui 296 milioni di un anno fa.

Bene anche l’export degli spumanti, Prosecco in testa, aumentato del 36% in quantità e del 16,6% in valore, portando così l’incidenza dell’offerta made in Italy sul mercato statunitense al 59,4% in quantità e al 31,8% in valore. Tutto questo a fronte di un crollo delle importazioni vinicole Usa che, secondo quanto risulta da una nota dell’Italian wine & food institute (Iwfi), hanno accumulato nel periodo in osservazione un segno meno sia in quantità (-9,5% a poco più di due milioni di ettolitri) sia in valore (-3,3 a 883 milioni di dollari). Riduzioni piuttosto ampie, dunque, e a farne le spese sono stati alcuni tra i principali paesi terzi concorrenti, come  Australia (-20,7%, in volume), Argentina (-26), Cile (-15,5).

Diverse le ragioni, a cominciare da un dirigersi della domanda interna verso vini domestici, come pure da scelte che negli ultimi tempi hanno privilegiato vini  importati di fascia più elevata, penalizzando così i vini sfusi di importazione e, in particolar modo quelli provenienti da Australia (-43%) e Sud America: Argentina (-43) e cileni (-26). Discorso a parte per l’export della Francia che, al pari dell’Italia, si muove in crescita quantitativa. Anzi le esportazioni dell’Ottagono sono ancora più marcate in volume, avendo totalizzato nei tre mesi in questione 193mila ettolitri, con un più 7% rispetto ai dati del primo trimetre 2014.In valore, invece, il segno aritmetico si trasforma e da un più diventa un meno (-2,8% a 171,5 milioni di dollari, rispetto ai precedenti 176,5).

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Vini al supermercato

Vino, Francia batte Italia. In Cina crescono i vigneti

L’Italia perde il podio come maggior produttore di vino al mondo, superata dalla Francia. Mentre la Cina diventa il secondo Paese per superficie di vigneti, dietro la Spagna. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione internazionale del Vino (Oiv) nel 2014 la produzione mondiale di vino si colloca a 279 milioni di ettolitri, il 4% in meno rispetto al 2013 (291,902 milioni nel 2013). L’Italia, con 44,7 milioni di ettolitri (-17% rispetto 54,029 milioni), perde il primo posto conquistato nel 2012 (45,616 milioni) e nel 2013 a favore della Francia, che nel 2014 ha prodotto 46,698 milioni di ettolitri (+11% rispetto ai 42,004 milioni del 2013).

Al terzo posto della classifica si colloca la Spagna con 41,62 milioni di ettolitri prodotti nel 2014 (-9%). Seguono gli Usa con 22,3 milioni (-5%), l’Argentina con 15,197 milioni (+1%), l’Australia con 12 milioni (-4%), l’Africa del Sud con 11,316 milioni(+3%), la Cina con 11,178 milioni (-5%), il Cile con 10,5 milioni (-18%) e la Germania con 9,334 milioni (+11%). I consumi a livello mondiale di vino nel 2014 sono stimati in 240 milioni di ettolitri, in calo dell’1% rispetto ai 242 milioni stimati per il 2013.

Principale paese consumatore di vino sono gli Stati Uniti con 30,7 milioni di ettolitri (+2%). Dal 2000 i consumi negli Stati Uniti hanno registrato una crescita di 9,4 milioni di ettolitri (+45%), nonostante i cali registrati nel 2008 e nel 2009 a causa della crisi economica e finanziaria. Al secondo posto in classifica si colloca la Francia con 27,9 milioni (-3%) e al terzo, l’Italia con 20,4 milioni (-6%). Seguono la Germania con 20,2 milioni (-1%) e la Cina con 15,8 milioni (-7%).
La superficie totale mondiale a vigneto nel 2014 si attesta a 7.554 migliaia di ettari, in crescita di 8 mila ettari. La Cina, con 799.000 ettari, diventa il secondo paese al mondo con la maggiore superficie. Al primo posto si colloca la Spagna (1.021.000 ettari). Al terzo posto si classifica la Francia con 792.000 ettari e al quarto posto l’Italia con 690.000.
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