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Scandalo La Versa, Rossetti: “Lanzanova allontanato dal Consorzio e accolto da altri come eroe”

Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti, commenta così la notizia dell’arresto dell’amministratore delegato di La Versa, Abele Lanzanova. “È un giorno di dolore profondo per l’intero Oltrepò Pavese, un territorio fatto da 1700 aziende vitivinicole di qualità che non vanno buttate tutte in un calderone. Si è decretato nel modo più doloroso – spiega Rossetti – il fallimento di un marchio storico, dopo mesi di speranza creata da un uomo che non era il redivivo Duca Denari che prometteva di essere. Sarà la magistratura ad appurare la sua condotta ma i segnali c’erano e, non a caso, una volta che l’abbiamo misurato, Lanzanova ha ritenuto di uscire dal Consorzio dando grande enfasi al fatto sui giornali. In un territorio normale sarebbe stato isolato da tutti, invece lo hanno accolto altri come un eroe”.

“SERVE UN TAVOLO TERRITORIALE DI CONFRONTO”
Strada vino sapori Oltrepò Pavese concorso enologicoRossetti ricorda che il Consorzio ha fatto tutto ciò che era nelle condizioni di fare per non ostacolare la ripresa di La Versa: “Siamo stati strumentalmente attaccati a mezzo stampa varie volte da Lanzanova, che sembrava diventato l’opinionista fisso di molti giornali, ma abbiamo saputo distinguere. Il Consorzio non ha infatti avviato il decreto ingiuntivo che era nelle condizioni di far scattare per non infliggere il colpo fatale ai soci di La Versa, rimasti ancora una volta vittime delle tante promesse non rispettate e di reati su cui faranno piena luce le autorità preposte”. Sul futuro possibile Rossetti precisa che non è suo compito gestire le aziende degli altri però un suggerimento lo dà: “Ogni volta che si cade è data l’opportunità di rialzarsi più forti, magari imparando a diffidare dai falsi miti e a giocare piuttosto sull’unità d’intenti. Se c’è ciò che divide c’è sempre anche qualcosa che unisce. Il post fallimento La Versa – spiega il presidente del Consorzio – può rappresentare un’occasione per la ripartenza dell’intero territorio e della cooperazione, che certo si gioverebbe di un marchio storico e identitario per portare con fierezza le sue bottiglie di qualità in Italia e nel mondo. Servirebbe un tavolo di confronto territoriale, con il traguardo di un piano d’impresa che anziché basarsi su leadership personali affondi le radici in un lavoro tra professionalità e squadra”.

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