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Angelo Gaja scrive a Sergio Germano: scossa al Consorzio Barolo-Barbaresco


Con una lettera indirizzata al neo presidente Sergio Germano, Angelo Gaja dice la sua sulle recenti vicende del Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani. Diversi i riferimenti all’operato del predecessore di Germano, Matteo Ascheri e alla bocciatura delle proposte di modifica del disciplinare dei due grandi vini rossi delle Langhe. Angelo Gaja arriva quindi a suggerire l’istituzione di un «Comitato Senior»: «Non lo invoco per me – precisa – non ho più l’età per farne parte. Vi farei confluire di diritto i past-President, che sono i preziosi depositari della memoria storica del Consorzio. Assieme mi piacerebbe vedere invitati anche soggetti che hanno conoscenze storiche ed attuali del mercato. Giusto per fare un esempio, Ernesto Abbona, già past-President di Uiv; Gianni Gagliardo, Presidente di Deditus; Piero Quadrumolo per le cantine sociali; Luca Currado Vietti, che ha viaggiato ovunque nel mondo; Oscar Farinetti ad immaginare il futuro…. Il “Comitato Senior” non potrà interferire con l’attività del Cda, avrebbe unicamente una funzione consultiva».

GAJA: PRESIDENTE TUTTO FARE VS PRESIDENTE SUPER PARTES

Nell’esordio della lettera, Gaja si congratula con Germano per il nuovo incarico, per poi fare una distinzione precisa tra i «presidenti tutto fare» e il «presidente super partes». «Caro Sergio – si legge nella missiva – complimenti e grazie per esserti preso un badò e di volerlo portare avanti con entusiasmo. “Presidenti tutto-fare”. Continuiamo su questa strada, è così da sempre, e grazie a trovarli quelli che si sacrificano a fare il Presidente-tutto-fare. Una volta eletti si insediano in ufficio e portano avanti il lavoro avvalendosi del sostegno dei collaboratori. Ma il “peso” resta principalmente sulle spalle del Presidente-tutto-fare. Si può pensare anche ad un altro progetto?», si chiede Angelo Gaja prima di definire cosa sia un «presidente super partes».

«Avere un Presidente super partes – spiega Gaja – che vigila sul CdA, affidando al Direttore il compito di creare/costruire/ispirare l’azione sociale?  Ma un simile direttore è da inventare: che conosca almeno tre lingue estere, portatore di progetti innovativi e realizzabili, che abbia scritto libri, dotato di capacità oratorie, creatore di entusiasmo, una voglia matta di lavorare…  e così il Presidente tutto-fare che è uno dei NOSTRI, ci rassicura, ci dà molte più garanzie, ne andiamo orgogliosi e ce lo teniamo stretto».

LA LETTERA DI GAJA A SERGIO GERMANO: «GUARDARE AVANTI» E «VIGNETI A NORD»

Altro “capitolo” della lettera di Gaja a Sergio Germano è intitolato «Guardare avanti». «In uno dei discorsi di fine anno – si legge nella missiva – il Presidente Mattarella invitava a “leggere il presente con gli occhi di domani”. In effetti voleva essere uno stimolo ad osare. Si è spesso portati a “leggere il presente con gli occhi di ieri”. Perché conosciamo il passato, sappiamo cosa è stato utile e cosa no, abbiamo acquisito delle sicurezze, ad avviare il “nuovo” siamo prudenti».

Ecco poi il nodo dell’apertura del disciplinare ai vigneti a Nord, naufragata tra le polemiche. «La questione – scrive Angelo Gaja nella lettera indirizzata a Sergio Germano – ha generato un refolo irriverente in un bicchier d’acqua. Ci sono produttori che già da tempo avevano piantato dei vigneti di Nebbiolo nel versante Nord. Sottoporre i vini che si producono da quei vigneti al giudizio della commissione di degustazione aiuterebbe a capire».

GAJA: «IGP PIEMONTE? LA CASELLA MANCANTE DEL VINO PIEMONTESE».

Sempre nella missiva indirizzata a Sergio Germano, Angelo Gaja allarga il cerchio e affronta una tematica “calda” del vino piemontese, ovvero la mancanza di una “denominazione di ricaduta” regionale, a fronte della presenza della Doc Piemonte. «Avevo invano sostenuto a lungo l’istituzione dell’Indicazione geografica tipica. Al Piemonte del vino manca una casella… sembra che siano in pochi ad accorgersene». L’accusa, nemmeno troppo velata e condivisa da diversi produttori regionali, è che la Dop Piemonte venga utilizzata, in assenza dell’Igp Piemonte, come “denominazione di ricaduta”. Con conseguente danno di immagine per il brand “Piemonte”.

LA STOCCATA A FONDAZIONE CRC E I GIOVANI

È ricchissima di tematiche la lettera di Gaja a Germano. L’iconico produttore suggerisce anche una diversa gestione di Barolo en Primeur. «I proventi delle bottiglie offerte all’asta dai produttori, unitamente a parte (da definire) di quelli delle barriques di Vigna Gustava – si legge – debbono andare interamente/esclusivamente al Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e non essere lasciati nella più ampia disponibilità della Fondazione CRC».

Infine, il nodo delle nuove generazioni: «Aiutare i produttori giovani a partecipare è il compito più difficile. Gli strumenti moderni però sono quelli già ampiamente utilizzati dai giovani. Dotare il Consorzio di un Blog, sul quale i produttori identificabili per nome e cognome possano comunicare, avviare confronti sui temi di interesse dei nostri vini». Le ultime righe della lettera al neo presidente Sergio Germano paiono un disclaimer: «Facile, comodamente seduti a casa propria, fare il grillo parlante.  Non volevo essere arrogante. Caro Sergio, ti ringrazio in anticipo per il lavoro che svolgerai a beneficio di tutti noi. Con amicizia, Angelo Gaja».

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Vendemmia 2021: clima brucia il 9% del raccolto, bene la qualità

Poca ma buona, a tratti ottima, in un contesto di mercato in forte ripresa. Scende a 44,5 milioni di ettolitri la produzione nazionale di vino 2021. Un dato in calo del 9% rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea). Dato che non scalfisce il primato produttivo tricolore. Un’annata che vede la Spagna ferma attorno ai 40 milioni di ettolitri e la Francia penalizzata da un andamento climatico particolarmente avverso.

Secondo le previsioni vendemmiali di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, presentate oggi nel corso di una conferenza stampa online alla presenza anche del sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Gianmarco Centinaio, il vigneto Italia resiste e si presenta in buone condizioni all’appuntamento con la vendemmia.

Segnali incoraggianti anche sul fronte cruciale della ripartenza. In positivo sia l’export (2,7 miliardi di euro e +11% nei primi 5 mesi dell’anno) che il mercato interno, trainato dalla riapertura dell’Horeca e dalla ripresa del turismo.

«Il vino è uscito a testa alta dalla prova del Covid», dice Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Ismea. «Quello che all’indomani dello scoppio della crisi pandemica si preannunciava come uno dei comparti più colpiti, per via della sua forte esposizione verso il circuito dell’Horeca e i mercati esteri – aggiunge – ha invece dimostrato una straordinaria capacità di adattamento».

La prospettiva di una minor produzione, assieme alla ritrovata dinamicità della domanda, genera ottimismo anche sull’andamento futuro dei listini. Un buon segnale dopo una campagna 2020/21 con i prezzi in flessione del 3% (indice Ismea rispetto alla campagna precedente).

La crisi – continua Del Bravo – ha fornito alle cantine italiane uno stimolo straordinario all’innovazione digitale e alla diversificazione dei canali commerciali».

I dati Ismea delineano buone prospettive per la campagna che sta per aprirsi. Il tutto grazie al significativo rimbalzo dell’export, al rialzo dei listini, e alla ripresa dell’ontrade. Inoltre il buon andamento registrato delle vendite domestiche favorisce l’ottimismo. Un chiaro segnale del maggiore orientamento dei consumatori verso la qualità.

IL PUNTO DI ASSOENOLOGI

«I cambiamenti climatici, con una tropicalizzazione del clima, stanno condizionando sempre più il mondo dell’agricoltura e quindi del vino. È compito di noi enologi mitigare gli effetti negativi ed esaltare quelli positivi – ha dichiarato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi -. Particolare attenzione va alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari anche per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori».

La qualità dipende anzitutto dall’andamento climatico, ma molto anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza che sono alla base dell’attività di noi enologi. Laddove viene applicata con la massima meticolosità – prosegue Cotarella – avremo una vendemmia molto buona, in alcuni casi ottima ed eccellente».

«Questo, unito alle caratteristiche eterogenee del nostro territorio, porta a una situazione di previsioni vendemmiali molto differenti, anche in zone limitrofe. Ma per l’eccezionale capacità della vite di adattarsi e al lavoro incessante di vignaioli ed enologi la qualità delle uve appare buona. Ci sono inoltre punte di eccellenza, in tutto il vigneto Italia», conclude il presidente di Assoenologi.

L’ANDAMENTO DEI MERCATI

«Questa, che potremmo chiamare la vendemmia del rilancio, si presenta in un quadro positivo che ci aiuta a proseguire il nostro entusiasmante sviluppo sui mercati internazionali», commenta Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini.

Segnali di forte crescita si registrano, nel primo semestre 2021, su tutte le principali piazze, come Usa (+18% valore), Canada (+13%), Svizzera (+19%) e Giappone (+2%), ma assistiamo a forti rimbalzi anche in Russia e Cina.

È necessario proseguire con determinazione, spirito di squadra e “logica di sistema” nella promozione del “sistema Italia”».

«Logica quanto mai necessaria e complementare alla promozione “di brand” – prosegue Abbona – con effetti positivi sull’immagine del nostro Paese e dell’enoturismo. Il Mipaaf su questo tema deve giocare un ruolo da protagonista coinvolgendo le imprese nella definizione di azioni, mercati target e strumenti di comunicazione».

ANDAMENTO CLIMATICO E VEGETATIVO

I mutamenti climatici, assieme ad un andamento meteorologico molto incerto dopo un inverno piovoso e con temperature nella norma, sono stati protagonisti anche nel Belpaese. Gelate primaverili, grandinate di luglio, siccità e ondate di caldo estivo hanno colpito molti areali, con importanti differenze qualitative e quantitative anche in territori limitrofi.

Complessivamente, la situazione del vigneto italiano appare comunque buona, mentre si attende con attenzione l’evoluzione nei mesi di settembre e ottobre. Dalle prime analisi, si evidenziano delle gradazioni medio alte, con qualche criticità sul rapporto zuccheri/acidità.

Guardando al calendario, la fase di fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2001-2020 al Sud, mentre si evidenziano ritardi di 4-6 giorni al centro e di 6-10 giorni al Nord. Ad oggi, è stato raccolto circa il 25% dell’uva, con la Sicilia al taglio del nastro già a fine luglio.

Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre si sono svolte le operazioni di vendemmia per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) nella maggior parte delle regioni italiane. Si stima che su tutto il territorio il pieno della vendemmia 2021 sarà quest’anno posticipato all’ultima decade di settembre, per concludersi verso la fine di ottobre se non agli inizi di novembre.

GEOGRAFIA DEL VIGNETO ITALIA 2021

Nella classifica per regioni, il Veneto si conferma capofila con quasi 11 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (8,5), Emilia Romagna (6,7) e Sicilia (3,9). Una produzione complessiva delle quattro regioni di circa 26 milioni di ettolitri, pari al 60% di tutto il vino italiano.

Osservando i trend, spicca la contrazione della Toscana, vessata dalle gelate di aprile che hanno determinato una perdita del 25% del raccolto regionale, senza risparmiare il resto del Centro Italia (Umbria -18%, Marche -13% e Lazio -10%).

Al Nord è la Lombardia a registrare il decremento più importante (-20%), mentre sul versante Est si segnala il -15% dell’Emilia Romagna, con il resto delle regioni che oscillano tra il -10% e -7%.

E se l’Abruzzo segna il primato in negativo al Sud (-18%), seguito da Molise (-15%), Sardegna (-15%) e Basilicata (-10%), si distinguono con incrementi produttivi Sicilia, Calabria e Campania. La Puglia contiene le perdite a -5%.

Tra i produttori del Bel paese, il commento di Andrea Sartori, presidente di Casa Vinicola Sartori in merito alla vendemmia 2021: «Si rileva una tendenza al rialzo dei valori di scambio delle uve – sottolinea – causata dalla diminuzione della produzione. È altresì positivo il dato relativo alle vendite sia sul mercato interno sia sul versante estero, con una domanda in aumento dell’11% nei primi 5 mesi dell’anno».

VENDEMMIA 2021: TUTTI I DATI REGIONE PER REGIONE
Produzione di vino e mosto in Italia (migliaia di ettolitri)

Regione

2020

2021*

Var.%

Piemonte

2.703

2.433

-10%

Valle d’Aosta

19

18

-7%

Lombardia

1.541

1.233

-20%

Trentino-Alto A.

         1.294

1.168

-10%

Veneto

11.717

10.838

-7%

Friuli-V.Giulia

1.853

1.723

-7%

Liguria

40

36

-10%

Emilia-Romagna

7.890

6.707

-15%

Toscana

2.209

1.650

-25%

Umbria

378

312

-18%

Marche

889

778

-13%

Lazio

784

706

-10%

Abruzzo

3.494

2.883

-18%

Molise

235

200

-15%

Campania

715

751

5%

Puglia

9.000

8.550

-5%

Basilicata

73

65

-10%

Calabria

97

106

10%

Sicilia

3.660

3.986

9%

Sardegna

475

404

-15%

Italia

         49.066

         44.546

-9%

(Qui il report integrale)
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Decreto Sostenibilità viticoltura, Italia primo Paese in Europa con standard pubblico

L’Italia sarà il primo Paese in Europa con uno standard pubblico sulla sostenibilità in viticoltura. Il provvedimento, inserito nel Decreto Sostenibilità, è stato approvato dal Ministero delle Politiche agricole. Prime reazioni positive da parte della filiera.

«Un passaggio fondamentale in chiave socioeconomica per il vino italiano», commenta il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona. L’adozione odierna da parte del Mipaaf del decreto sulla costituzione del comitato della Sostenibilità vitivinicola è solo il primo passo.

«UN MOTIVO DI ORGOGLIO»

«Un motivo di orgoglio per l’Italia – sottolinea Abbona – ma ora serve accelerare con il disciplinare di produzione, per chiudere un quadro giuridico che consentirà alle imprese di applicare il nuovo modello già a partire dalla prossima vendemmia».

Secondo una recente indagine su un campione di 17 mila intervistati in 17 Paesi realizzata da Wine Intelligence, i vini prodotti in modo sostenibile sono al secondo posto tra 13 giovani tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita.

SEMPRE PIÙ RICHIESTA

Tra i Paesi con una maggior sensibilità dei consumatori verso i vini sostenibili, gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito – che rappresentano anche la top 3 della domanda di vino italiano – ma anche i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Australia.

Sempre secondo Uiv, «con il provvedimento a regime, il vino italiano avrà uno standard pubblico unico nel suo genere, attraverso un disciplinare basato sul sistema nazionale di produzione integrata declinato in tutte le regioni italiane».

Unione italiana vini auspica «regole uniche per tutti i produttori in materia di impiego di agrofarmaci e di buone prassi in vigna e in cantina (circa 40), ma anche – una volta raggiunta la certificazione – un logo unico e pubblico riconoscibile ai consumatori».

Unione italiana vini accoglie con favore la possibilità data alle imprese che oggi già vantano certificazioni ambientali di essere inserite – senza costi e per un periodo transitorio di 2 anni – nel nuovo standard della sostenibilità, «evitando così doppi adempimenti».

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Acqua nel vino: Unione italiana vini a Roma da Patuanelli «per fare chiarezza»

Primo obiettivo: «Fare chiarezza». Secondo: «Agire tempestivamente». Il presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona, sgombra il campo dalle polemiche sul vino dealcolato. E, soprattutto, sulla ventilata possibilità di un avallo dell’Ue all’aggiunta di acqua nei mosti.

«Chiederemo un incontro al ministro Patuanelli – annuncia Abbona – perché la questione è stata interpretata malamente». Se la prende anche con la politica, il numero uno di Uiv intervenuto in mattinata al Food Industry Summit del Sole 24 Ore. «Siamo molto distanti, addirittura contrari a molte posizioni politiche che sono state espresse in Italia negli ultimi giorni».

Le polemiche che abbiamo sentito sono proprio speciose – ha commentato Abbona – in tutta Europa si può dealcolare sino al 20% dei vini generici, varietali. La polemica nasce dal fatto che non è stato letto il dispositivo in discussione».

«Anche nell’ipotesi in cui si aggiunga acqua – ha aggiunto – si tratta di quella endogena del vino, ovvero quella che si estrae insieme all’alcol. Quindi viene rimessa quell’acqua che, altrimenti, creerebbe degli scompensi. L’aggiunta di acqua è assolutamente fuori da questo contesto».

LA POSIZIONE DI UIV SUI VINI DEALCOLATI

Secondo Unione italiana vini, peraltro, quella dei vini dealcolati è «un’opportunità, non solo di mercato», che l’Italia non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Diverse le ragioni.

«Questa tipologia – ha sottolineato Abbona – può soddisfare quel 70% di persone al mondo che beve bibite analcoliche. Vogliamo toglierla dal mondo del vigneto, agricolo e darla in mano alle multinazionali? Noi preferiamo lasciarla nell’ambito delle industrie e delle cantine vitivinicole».

Sempre seconda Abbona, l’Italia avrebbe un asso nella manica, «diverso dal business». «In particolare nel nostro Paese – ha spiegato – ma anche un po’ in tutta Europa, il mondo del vino ha delle certificazioni, dei controlli e delle strutture che danno delle garanzie al consumatore di gran lunga superiori rispetto ad altre filiere industriali»

E questo è importantissimo: non si tratta di dealcolare i vini Dop e Igp, ma di dare la possibilità di dealcolare i vini generici, da tavola, che paradossalmente sono gli stessi per i quali si chiede la distillazione, perché in eccesso rispetto alle richieste di mercato».

Bruxelles, nelle ultime ore, avrebbe infatti mosso un passo indietro rispetto alla posizione iniziale, che interessava anche i vini a Denominazione e a Indicazione geografica protetta.

L’incontro con il ministro Stefano Patuanelli servirà dunque «per chiarire quelli che riteniamo essere i veri controlli della questione e far sì che la linea che tutti gli imprenditori del vino condividono sia condivisa anche dalle nostre istituzioni».

«A fine mese, a Bruxelles – ha concluso Ernesto Abbona – si parlerà della riforma della Pac. In questo ambito, la riforma dei vini dealcolati sarà al centro del confronto. Dobbiamo affrontare la questione tempestivamente, correttamente, su una base di norme già esistenti, interpretate malamente».

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Analisi e Tendenze Vino

Al via collaborazione fra Uiv e Scuola Enologica di Alba

 

Prende il via il patto di collaborazione tra Unione italiana vini e Scuola Enologica di Alba. La prima novità riguarda il settore analisi delle bevande (mosti, vini, liquori). Con la firma della convenzione il Laboratorio Chimico “Azienda Speciale” diventa di fatto un hub locale Uiv.

Le varie cantine della zona potranno così conferire più comodamente i propri campioni, senza doverli spedire alla sede centrale di Verona. Sarà un servizio che presterà attenzione alla sostenibilità, visto che sarà il laboratorio stesso ad andare nelle aziende per ritirare i prodotti da analizzare.

Inoltre l’accordo con Uiv si inserisce nel piano didattico della Scuola Enologica, che ospita nel laboratorio gli stage e tirocini di moltissimi studenti sia delle scuole superiori che dell’università. Anche durante l’emergenza Covid-19 tutti i ragazzi che frequentano il corso di specializzazione del sesto anno hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro.

Con la firma di questa convenzione le possibilità dei giovani aumenteranno ulteriormente, sia a supporto dei lavori sperimentali (tesi e tesine), sia per trasferte presso la sede centrale di Verona, dove gli studenti potranno svolgere tirocini in uno dei centri di analisi più moderni d’Italia.

Ma Scuola Enologica e Uiv collaboreranno anche alla formazione e all’aggiornamento degli operatori del mondo del vino, organizzando convegni e momenti di incontro per fare luce su sostenibilità, innovazione e sulle normative vigenti in continua evoluzione.

«L’innovazione è il motore principale della storia del vino – commenta Ernesto Abbona, presidente di Uiv – così come competenza e specializzazione sono le caratteristiche primarie delle nostre imprese e dei nostri collaboratori. Da qui nasce l’attenzione costante che come Uiv abbiamo sempre avuto per la ricerca ma anche per la formazione dove nascono i talenti che disegneranno il futuro del vino italiano».

«La Scuola Enologica – dichiara il responsabile dell’Azienda Speciale Laboratorio Chimico, Vincenzo Nicolello – è storicamente un punto di riferimento per le aziende vinicole, dirette in massima parte da nostri ex allievi. È nostra intenzione ritornare a cementare il grande legame, anche goliardico, tra studenti e scuola. Ma soprattutto vogliamo che il nostro laboratorio diventi una bella e accogliente aula scolastica, dove non ci saranno libri, ma strumentazioni sofisticate».

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Uiv: leve fiscali e contributi per assecondare il rimbalzo post Covid

«In questo momento servono strumenti per mettere in sicurezza finanziaria migliaia di aziende del vino piegate dalle chiusure horeca, con 500 milioni di euro di crediti incagliati e mancate vendite, franco cantina, per 1,5/1,8 miliardi di euro. Contestualmente servirà anche una promozione verso i Paesi terzi più flessibile per intercettare il rimbalzo che ci attendiamo. Il settore deve ripartire da questi 2 capisaldi».

A parlare è Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana vini (Uiv), in seguito alla recente riunione del Tavolo vitivinicolo con il sottosegretario al ministero delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, sottolineando come «la distillazione non sia adatta a questo particolare momento». Un posizione diversa rispetto a quella di Assoenologi e Alleanza Cooperative Agroalimentari che si son dette favorevoli alla distillazione volontaria.

Unione italiana vini propone misure a sostegno della liquidità delle imprese che hanno perso fatturato, con il rafforzamento del contributo a fondo perduto e con l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali anche per il 2021.

Uiv, inoltre, chiede la sospensione dei pagamenti delle imposte e del versamento dell’Iva sui crediti commerciali incagliati. Interventi richiesti anche in merito allo stoccaggio dei vini Dop e Igp e all’approvazione dei decreti attuativi sulle rese dei vini generici e sulla sostenibilità.

Per il presidente Uiv «Se attraverso il Fondo filiere si riescono ad adottare misure finanziarie efficaci per traghettare il settore fuori dall’impasse, saremo pronti a ripartire. Altrimenti si rischiano dinamiche distorsive a catena, in particolare sul fronte dei prezzi, in grado di travolgere un sistema sin qui vincente».

«Tra mancati ricavi e crediti non evasi – aggiunge Abbona – il quadro del mercato oggi è però particolarmente fluido e sarebbe un peccato non approfittare di uno scenario che potrebbe rivelarsi favorevole. Questa è una crisi di liquidità, non più di mercato, e se non assecondiamo la domanda latente questa si rivolgerà altrove».

Al netto di ulteriori emergenze sanitarie, l’Osservatorio Uiv prevede per il 2021 una ripresa significativa sul mercato interno rispetto allo scorso anno, anche se al confronto con il 2019 mancheranno all’appello ancora 2 miliardi di vendite al consumo. Luce verde anche per l’export, forte della ripartenza attesa sui principali mercati, dove le campagne vaccinali sono in fase molto avanzata.

In questo contesto, secondo Uiv, le cantine italiane riuscirebbero a chiudere la campagna vendemmiale a fine luglio con 38,5 milioni di ettolitri di vino, 1,3 milioni in più rispetto a un 2020 in crescita produttiva del 3%. Un dato tutt’altro che preoccupante, considerando che con le gelate di questa primavera si attende una vendemmia in riduzione.

Inoltre, in favore del Belpaese giocheranno da una parte le previsioni di vendemmia di una Francia funestata dalle gelate (32 milioni di ettolitri previsti, minimo storico), dall’altra l’espulsione nei fatti dei vini australiani dal mercato cinese.

Nel primo trimestre dell’anno, gravato da un dazio del 218%, l’import di Pechino di vino Aussie si è infatti quasi azzerato, e le prospettive nel medio-lungo termine segnalano un vuoto da riempire pari a 1,3 milioni di ettolitri solo di vino rosso. Anche in questo caso, la minore produzione francese potrebbe fornire l’occasione storica per il nostro Paese di costruire una vera alternativa di valore per gli importatori del Dragone.

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Abbona (Uiv): «Il vino italiano paga lo stallo politico, serve un Ministro»

Il settore del vino italiano sta pagando lo stallo politico e l’assenza di un Ministro. Questo l’allarme lanciato oggi da Unione italiana vini (Uiv) per mano del presidente Ernesto Abbona.

«Il vino italiano – dice Abbona – si sta reggendo esclusivamente con le forze degli imprenditori, ma ci sono ormai troppi nodi politici irrisolti che stanno venendo al pettine. Serve un esecutivo e un ministro per rimettere il settore sui binari del rilancio, per dare seguito alle norme e tradurle in azioni concrete per le imprese. Ristori inevasi, Dpcm sulla chiusura anticipata delle enoteche, decreto Sostenibilità, Promozione, sono i principali dossier inerti che stanno fortemente penalizzando i produttori».

Secondo l’associazione, che rappresenta più di 150.000 viticoltori e l’85% dell’export del vino italiano, lo stallo sta penalizzando su più fronti le aziende già in difficoltà. A partire dai pagamenti dei ristori su contributi regionali alla distillazione, riduzione delle rese e stoccaggio dei vini di qualità (circa cinquanta milioni di euro), a oggi del tutto inevasi da Agea nonostante la scadenza fissata al 31 dicembre dello scorso anno.

Un’altra vittima della crisi di Governo che affligge indirettamente i produttori è il maldestro Dpcm che obbliga alla chiusura anticipata, alle ore 18, le enoteche e i negozi specializzati. Un danno, stimato dall’Associazione Vinarius che ancora non ha avuto risposta sulla ratio del decreto, del 30% sul fatturato giornaliero. Inoltre, giacciono gli strumenti di rilancio.

È il caso del decreto attuativo sulla sostenibilità, la cui approvazione era stata annunciata invano entro gennaio, o delle risorse legate alla promozione di un settore che rende al Paese una bilancia commerciale attiva di circa sei miliardi di euro ogni anno.

«Anche in questo contesto – osserva Uiv – lo stallo politico e decisionale non ha consentito una riflessione più ampia sulle priorità di politica vitivinicola in merito a una diversa rimodulazione del Piano nazionale di sostegno 2021, portando a tagli lineari per 15 milioni di euro su tutte le misure senza un confronto preliminare con un comparto che chiede, invece, a gran voce maggiori risorse per la promozione per il rilancio dell’export».

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Mipaaf accelera su sostenibilità e riconoscimento in etichetta

Sostenibilità, ‘pacchetto ripartenza‘ con la ristorazione e Ocm promozione i temi trattati durane il Consiglio nazionale di Unione italiana vini (Uiv), presieduto dal presidente, Ernesto Abbona, assieme all’europarlamentare Paolo De Castro, al direttore generale Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) Roberto Calugi, e al sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate.

Saremo i primi in Europa – ha detto L’Abbate intervenendo sull’agenda legata alla norma sul sistema di certificazione, che porterà l’Italia ad avere un unico riconoscimento anche in etichetta – ad avere uno strumento di questo tipo, in grado di garantire la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Un modello, quello del vino, che sarà di esempio anche per altre filiere, come quella olivicola e dell’ortofrutta”.

Secondo Uiv, l’iter sulla certificazione concertato dal Mipaaf ha registrato di recente una forte accelerazione; già lunedì prossimo è prevista una revisione avanzata del testo mentre l’obiettivo è ora di avere la norma approvata entro la fine di gennaio. Con questa tempistica, l’adesione delle aziende è prevista già per il mese di marzo, in tempo per certificare la vendemmia 2021.

In arrivo anche ulteriori 10 milioni di euro di fondi per lo stoccaggio dei vini con una misura che “con grande probabilità sarà approvata in Legge di Bilancio“, ha sottolineato L’Abate. Uiv richiede che il provvedimento riguardi anche i vini imbottigliati.

Al Consiglio nazionale di fine anno si è inoltre saldata la partnership con i pubblici esercizi. “Stiamo definendo – ha detto il segretario Generale Uiv, Paolo Castelletti – una forma di coordinamento con la Fipe; un percorso comune che sia in grado di pensare e proporre un ‘pacchetto ripartenza’ per il rilancio dei settori una volta conclusa la fase di emergenza sanitaria”.

Per il direttore generale di Fipe Roberto Calugi sono 60 mila in Italia le imprese della ristorazione a rischio chiusura, falcidiate da un calo del volume d’affari di 36 miliardi (96 miliardi di euro il fatturato precedente) a cui si aggiungerà un’ulteriore perdita di 4 miliardi nel fine anno.

Il balletto sulle chiusure di questi giorni – commenta Calugi – rappresenta una totale mancanza di rispetto verso il settore, che ancora oggi non sa se e come organizzarsi per le prossime festività. Un comparto che mediamente acquista produzioni alimentari per 20 miliardi di euro l’anno e questo dimostra quanto sia uno sbocco strategico per il vino”.

In materia di promozione, Unione italiana vini ha infine chiesto al Ministero delle Politiche agricole una integrazione di fondi sulla misura Ocm, per effetto dell’incremento del contributo pubblico riservato alla campagna 2020-2021 (dal 50% al 60%), che comporta un maggior intervento sul plafond di circa 8 milioni di euro.

“I progetti a valere sul bando nazionale hanno da sempre dimostrato di essere i più efficaci. Sarebbe sbagliato – ha concluso Castelletti – risolvere l’esigenza con tagli alla misura, vista la necessità delle imprese di investire in promozione per rilanciare l’immagine del vino italiano all’estero”.

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Sandro Sartor è il nuovo presidente di Wine in Moderation

Sandro Sartor, vicepresidente di Unione italiana vini, è stato nominato oggi a Bruxelles presidente di Wine in Moderation, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile.

“La nomina – ha dichiarato Sartor – è un grande onore per me. Wine in Moderation è un programma unico e apprezzato, nonostante sia ancora all’inizio della sua storia. Sono impaziente di collaborare con gli altri membri del board per proseguire l’ottimo lavoro intrapreso fino ad oggi”.

Non mi sorprende vedere l’Italia alla guida di questo programma – ha aggiunto il neo presidente – Non solo siamo il primo Paese produttore di vino, che è parte integrante della nostra cultura da più di 2000 anni, ma il vino è anche un prodotto radicato nella dieta mediterranea. E non potrebbe essere così se non avessimo un approccio moderato e responsabile nel nostro Dna. Il vino significa qualità della vita che può essere apprezzata solo con moderazione e buon gusto”.

Oltre che vicepresidente di Uiv Sandro Sartor è AD di Ruffino Group e Amministratore Delegato della regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) per tutto il portafoglio della capogruppo Constellation Brands, la multinazionale americana che detiene 8.300 ettari vitati nel mondo.

“Salutiamo con entusiasmo la nomina di Sandro Sartor – ha detto il presidente di Unione italiana vini, Ernesto Abbona – La sua nomina alla presidenza è il frutto dell’impegno dell’Unione italiana vini all’interno dell’associazione che abbiamo contribuito a fondare e in particolare dell’attività portata avanti dal nostro gruppo di lavoro consiliare dedicato a Vino e Salute, coordinato da Sartor, asset strategico dell’associazione, promotore di numerose iniziative e proposte”.

“Siamo certi – ha concluso Abbona – che saprà interpretare il nuovo ruolo in coerenza con quanto fatto sino a ora portando la sua preziosa esperienza, in un complesso contesto europeo nel quale è fondamentale, oggi più che mai, difendere la cultura del vino e i modelli di consumo responsabili”.

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Vendemmia 2020 in Italia, regione per regione: più qualità che quantità

Tempo di bilanci per la vendemmia 2020 in Italia, ottima nella qualità e misurata nella quantità. Un verdetto della natura favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo.

Il responso definitivo della vendemmia italiana 2020, elaborato da AssoenologiIsmea e Unione Italiana Vini, rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019.

Una stima che registra un lieve calo anche rispetto alle prime stime di settembre (-1%, a 47,2 milioni, dato Oiv) dovuto a minori rese sia in campo che in cantina, ma che vede crescere l’asticella della qualità, con uno standard che grazie al meteo si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il Paese anche dopo le piogge di fine settembre.

La geografia della raccolta, perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, segna la contrazione maggiore per le regioni del Centro e Sud Italia, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all’Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza la Sardegna (+20%).

In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell’8% e dall’Emilia Romagna (+10%).

In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell’ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala di 9 punti il Friuli Venezia Giulia.

Per il presidente di AssoenologiRiccardo Cotarella: “La vendemmia 2020 ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. D’altronde, come è noto, da sempre riteniamo che l’unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini”.

Il record mondiale della quantità prodotta non è ritenuto da noi elemento qualificante sia per la forma che per la sostanza. Data anche la situazione pandemica sono certo che l’ottima qualità saprà essere il valore aggiunto di una vendemmia che, per gli aspetti legati proprio all’emergenza sanitaria, è stata vissuta anche con quel senso di preoccupazione che ormai ci attanaglia da mesi”.

“Un senso di preoccupazione – continua Cotarella – che non deve però intaccare il sentimento di speranza e la voglia di superare questo drammatico momento. Da presidente di Assoenologi, ma anche da uomo e imprenditore del settore, mi sento di rinnovare, oggi più che mai, l’appello a tutta la filiera del nostro comparto, a moltiplicare gli sforzi e far sì che questa vendemmia possa essere tradotta in grandi vini”.

“Le cantine italiane – ha dichiarato Raffaele Borriello, Direttore Generale dell’Ismea -stanno affrontando le difficoltà derivanti dalla pandemia con grande dinamismo e spirito di adattamento. Sono sempre di più le imprese che hanno operato un processo di diversificazione dei canali distributivi, riuscendo a collocare i prodotti anche nel momento di blocco totale del canale Horeca“.

In questa difficile congiuntura è stata soprattutto la Gdo a mitigare le perdite del comparto sul mercato italiano, in virtù del buon andamento degli acquisti durante i primi 9 mesi del 2020 (+7% in valore con punte dell’11% per il segmento della spumantistica).

Ma l’emergenza sanitaria, come rivela un’indagine Ismea in corso di realizzazione, ha impresso anche una forte accelerazione nella digitalizzazione del settore vinicolo, tramite un più diffuso ricorso all’e-commerce e a nuove modalità di vendita e interazione con il cliente finale

Anche sul fronte dell’export, nonostante il tonfo registrato a maggio, la riduzione dei flussi in valore si è limitata nei primi 7 mesi dell’anno a un meno 3,2%, registrando addirittura un piccolo spunto di crescita nel mese di luglio (+1,1%).

Per il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona: “La natura è riuscita a esprimere in un anno di estrema difficoltà una vendemmia ovunque molto equilibrata e, in molte aree, certamente, da ricordare. L’ottima qualità, unita alla giusta quantità, saranno di aiuto per le aziende in questa particolare congiuntura economica”.

I volumi, sensibilmente più bassi (-2%) della media dell’ultimo quinquennio, consentiranno di contenere le tensioni del mercato interno determinate dalle rinnovate restrizioni imposte dalle ultime misure governative e, sul fronte internazionale, dalla dilagante emergenza sanitaria globale”.

“Il contesto è senz’altro difficile – ha proseguito Ernesto Abbona – ma c’è la consapevolezza che, appena ci saranno le condizioni, il settore sarà in grado di ripartire come ha sempre fatto negli ultimi anni. Al governo chiediamo cautela e attenzione nel gestire le misure di emergenza sanitaria”.

“In questa fase servono ascolto e condivisione, equità nei trattamenti e tempi certi per i ristori economici annunciati dal Governo. Inoltre, ci auguriamo che si avvii rapidamente una fase di progettazione dei piani promozione istituzionale del made in Italy agroalimentare e del vino per la prossima annualità, al fine di rilanciare l’immagine del nostro settore nei principali mercati internazionali”.

Produzione italiana di vino e mosto (migliaia di ettolitri)

 

2019

2020*

Var. % 2020*/2019

Piemonte

2.603

              2.681

3%

Valle d’Aosta

17

                    19

10%

Lombardia

1.301

              1.431

10%

Trentino Alto Adige

1.312

              1.378

5%

Veneto

10.950

            11.059

1%

Friuli Venezia Giulia

1.785

              1.624

-9%

Liguria

40

                    44

10%

Emilia Romagna

7.250

              7.975

10%

Toscana

2.625

              2.074

-21%

Umbria

426

                  383

-10%

Marche

816

                  857

5%

Lazio

800

                  720

-10%

Abruzzo

3.184

              3.375

6%

Molise

227

                  233

2%

Campania

778

                  778

0%

Puglia

8.947

              8.231

-8%

Basilicata

87

                    83

-5%

Calabria

110

                  110

0%

Sicilia

3.911

              3.129

-20%

Sardegna

363

                  436

20%

TOTALE

47.533

            46.620  

-2%

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Nasce tavolo tecnico con Mipaaf, Maeci, Ice e Uiv all’interno del Patto per l’Export

“La scelta da parte del ministero degli Affari Esteri di procedere alla ricostituzione di un tavolo di lavoro tecnico dedicato al vino assieme ai rappresentanti del Mipaaf e di Ice nell’ambito delle azioni previste dal Patto per l’Export va nella direzione da noi auspicata e sostenuta. Per questo apprezziamo quanto annunciato oggi dal sottosegretario al Maeci, Manlio Di Stefano e dalla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana vini (Uiv), ha commentato la nascita di un tavolo strategico per l’internazionalizzazione nel merito del Patto per L’Export.

Il tavolo del vino all’interno del patto per l’export – ha detto il sottosegretario agli Affari Esteri, Manlio Di Stefano – può essere un esperimento di successo e segue l’esempio, già adottato, di consultazione permanente tra settori che ora vogliamo applicare anche al vino”.

Secondo l’associazione di riferimento per il vino italiano, che interverrà in rappresentanza delle imprese, sarà fondamentale portare al tavolo azioni concrete di rilancio di un export che per la prima volta nel corso degli ultimi 2 decenni sta subendo una flessione a causa dell’emergenza sanitaria. Tra queste, l’implementazione urgente di un piano di comunicazione istituzionale concentrato sui mercati prioritari (es. Usa, Canada, Cina), pianificato e condiviso anche in ottica di rilancio enoturistico.

Una regia di sistema che punti a convogliare le risorse in macroazioni evitando la dispersione in iniziative minori sia nell’impatto che nella portata. Per Uiv occorrerà predisporre piani integrati in ottica di mercato ma anche di brand awareness in favore del prodotto enologico made in Italy presso mercati strategici ancora culturalmente lontani.

Soddisfazione espressa anche dalla ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova: “Lo specifico tavolo sul sostegno all’internazionalizzazione sarà convocato quanto prima – come da me richiesto – e avrà una natura estremamente operativa. Perché non mi stancherò mai di dire che è dalle imprese che devono arrivare le indicazioni per ottimizzare le strategie e le politiche mirate al settore”.

In merito alla strategia di rilancio e in particolare all’aumento, richiesto da Uiv, da 100 a 150 milioni di euro relativo alla misura di Ocm promozione, Bellanova ha assicurato “il massimo impegno anche per predisporre risorse aggiuntive su progetti nazionali. Su questo ci stiamo lavorando e ribadiamo piena disponibilità al confronto con le Regioni e in condivisione di tutte le parti”.

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Abbona (uiv): appello all’Ue, per la Brexit serve un paracadute normativo sugli scambi

“Il nulla di fatto nell’ultimo ciclo di negoziati sulla Brexit è motivo di forte preoccupazione per il futuro del vino italiano in un mercato fondamentale per il nostro export”, ha detto oggi il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona, in merito alla chiusura senza risultati dei negoziati tra Ue e Regno Unito sulle future relazioni in regime di Brexit.

“Con un no deal – prosegue Abbona – si rischia, nella migliore delle ipotesi, una babele burocratica senza precedenti negli scambi; nella peggiore, diverse regole per l’etichettatura fino all’adozione di possibili dazi. Per questo ci appelliamo all’Unione europea affinché sia disposto un paracadute normativo transitorio per mantenere lo status quo negli scambi per un periodo di 12-18 mesi, vista l’impossibilità un adeguamento normativo in tempi così stretti”.

Per, Paolo Castelletti, segretario generale Uiv, “L’incertezza sulle regole da adottare in tempi brevissimi sta generando fortissime preoccupazioni tra le imprese del vino in un mercato che rappresenta il terzo sbocco al mondo per il nostro export e che sta già pagando un prezzo molto alto al Covid-19. Nel primo semestre 2020, secondo i dati Istat rilasciati ieri ed elaborati dal nostro Osservatorio, la contrazione export a valore del vino made in Italy in Gran Bretagna è stata pari a quasi il 10% sullo stesso periodo 2019, con gli sparkling a -19,8%”.

Nel periodo in calo anche il prezzo medio, per un valore delle esportazioni che Oltremanica ha sfiorato i 310 milioni di euro. Nel 2019 il Regno Unito – secondo Paese importatore al mondo dopo gli Usa – ha acquistato vino dall’estero per quasi 4 miliardi di euro complessivi.

Secondo il Wsta, che rappresenta il mercato del vino in Uk, ad oggi il prodotto enologico proveniente dall’Europa non è soggetto ai test di laboratorio e ai controlli per il certificato export vino (VI-1) previsti per i Paesi terzi – il 55% del vino consumato nel Regno Unito è importato dall’Ue – ma tutte le regole di certificazione cambieranno, con o senza accordo, dal 1 gennaio 2021, quando tutto il vino importato dall’Europa sarà invece soggetto a questi controlli.

Si prevede che l’aumento di burocrazia che ne deriverà genererà più di 600 mila documenti cartacei – un incremento triplo per gli ispettori del settore – e costerà al commercio di vino britannico 70 milioni di sterline in più all’anno, con conseguenti rincari sul prezzo del vino e una caduta del potere di scelta dei consumatori. Secondo l’Osservatorio Uiv, che ha elaborato i dati Istat del primo semestre, anche l’Italia, come la maggior parte dei Paesi produttori di vino, sperimenta a giugno un arretramento delle esportazioni.

Da gennaio a giugno il saldo a volume segna infatti -2,1%, a 10 milioni di ettolitri, per un valore sceso del 4,1%, a 2,9 miliardi di euro. Dal 2010, è la prima volta che il valore delle spedizioni registra il segno negativo nel primo semestre, accompagnato per ora da una meno drastica limatura dei listini, scesi in media del 2%. A soffrire è proprio la componente valore, che intacca sia gli spumanti (-8%), sia i vini fermi (-3%), in particolare quelli veicolati sul settore Horeca, che ha patito in questi mesi i lockdown decisi dai vari Paesi.

Se Spagna e soprattutto Francia sommano al Covid-19 le problematiche in America (tariffe) e Cina, l’Italia – meno esposta sulla piazza cinese e per ora graziata dall’applicazione di nuove imposte in Usa – sconta per ora i soli effetti della pandemia sui consumi, che si stanno traducendo nella penalizzazione dei vini destinati alla ristorazione compensata in parte dall’aumento dei prodotti più presenti sul circuito della grande distribuzione, con l’effetto”insicurezza” che spinge il consumatore a ricercare vini e brand già noti, a discapito della voglia di nuovo o di speciale.

Ecco spiegati gli impatti pesanti per i rossi Dop, in particolare toscani e piemontesi, che segnano cali anche sulla componente volumica (-7%), mentre per ora i bianchi a denominazione compensano sul valore con l’aumento delle forniture a volume (+5%), trainati dalle buone performance del “rassicurante” Pinot grigio in Usa e UK. Discorso analogo per la spumantistica, dove se il Prosecco contiene le perdite a valore a -4% (con cali sia in Usa che in UK), i Dop – quindi metodo classico e affini – vanno sotto addirittura del 40%. In controtendenza positiva i frizzanti (+5% volumico e +2% valore), che si confermano prodotto domestico e da tutti i giorni, indenne quindi dalle vicissitudini del canale Horeca.

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Niente dazi Usa su vino italiano, esultano Uiv e Coldiretti. Ora spettro Digital tax

Unione italiana vini e Coldiretti accolgono con entusiasmo la decisione degli Usa di non imporre dazi sul vino italiano, comunicata ieri dall’Ustr. “Ancora una volta – commenta il presidente Uiv, Ernesto Abbona – l’Italia del vino rimane fuori dalla disputa commerciale Airbus. Nell’esprimere soddisfazione e gratitudine per quanto fatto in Italia e negli Usa a vari livelli dal settore, dall’indotto e dalle istituzioni, riteniamo questo un successo della diplomazia, fondamentale ma purtroppo non definitivo, in un mercato che vale circa un quarto delle nostre esportazioni di vino nel mondo”.

Un pericolo scampato che non fa dormire comunque sereni. “L’Unione Europea – evidenzia il presidente Coldiretti, Ettore Prandini – ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che, come ritorsione, proprio all’inizio di agosto di sei anni fa, ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al Made in Italy 1,2 miliardi. Ora è paradossale che l’Italia si ritrovi nel mirino proprio dello storico alleato, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa”.

 

Al danno peraltro si aggiunge la beffa poiché il nostro Paese si ritrova ad essere punito dai dazi Usa che non riguardano il vino, ma prodotti come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello, nonostante la disputa tra Boeing e Airbus, causa scatenante della guerra commerciale, sia essenzialmente un progetto francotedesco al quale si sono aggiunti Spagna ed Gran Bretagna”.

Soddisfatto anche Ivan Scalfarotto, Deputato di Italia Viva e Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: “Revisione semestrale dei dazi Airbus da parte degli Usa senza alcuna tariffa aggiuntiva sui prodotti italiani. Una decisione che premia il lavoro di Farnesina e Ambasciata a Washington a favore delle nostra economia e delle nostre imprese”, ha twittato.

La disputa, però, è ancora lunga. “Ora – precisa ancora Ernesto Abbona – confidiamo che l’azione politico-diplomatica combinata che ha visto protagonisti, tra gli altri, il sottosegretario agli Esteri, Ivan Scalfarotto, e l’Ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio, e oltre 27 mila commenti anti-dazi pervenuti dai Paesi interessati agli uffici del Commercio americano, si concentri sull’indagine Usa relativa alla cosiddetta digital tax approvata l’anno scorso dal Governo italiano”.

L’obiettivo è scongiurare ancora una volta una ritorsione commerciale che si rivelerebbe perdente per l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti. “Per questo – ha concluso il presidente Uiv – servirà intensificare il dialogo incoraggiando, anche in sede europea e internazionale, un percorso di cooperazione con gli Stati Uniti sui due fronti aperti. Dobbiamo assolutamente evitare che il vino possa divenire nuovamente bersaglio di dispute alle quali è completamente estraneo”.

Secondo le elaborazioni su base dogane dell’Osservatorio del Vino di Uiv, gli Stati Uniti rappresentano il primo buyer di vino al mondo e l’Italia è tornata a essere il primo Paese fornitore, con un valore delle vendite nel primo semestre di quest’anno fissato a quasi 1 miliardo di dollari, in crescita sia a volume (+2,9%) che a valore (+1,8%) sul pari periodo 2019.

La Francia, colpita dai dazi aggiuntivi e principale competitor oltreoceano, nello stesso periodo ha registrato una perdita a valore del 25,3%; anche la Spagna ha pagato dazio alle ritorsioni commerciali accusando un -12,3%.

Tra i vini Made in Italy, il cui risultato è ancor più significativo se si considera anche il calo complessivo delle importazioni di vino negli Usa (-10%, a 2,8 miliardi di dollari), gli spumanti (+4,7%) fanno meglio a valore rispetto ai fermi imbottigliati (+1,3%), che rimangono la tipologia più venduta con un controvalore di 742 milioni di dollari.

In forte difficoltà invece i fermi imbottigliati francesi che, vittime dei dazi aggiuntivi, chiudono il semestre a -37%. Tornando all’Italia, i nuovi dazi avrebbero colpito 3 miliardi di euro di cibo Made in Italy, pari a 2/3 del totale in un momento reso già difficile dall’impatto della pandemia sul commercio globale.

Tra l’altro gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari tricolori per un valore che nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi, con un ulteriore aumento del 4,8% nei primi sei mesi del 2020, anche se a giugno le difficoltà causate dal Coronavirus hanno fatto segnare una inversione di tendenza (-0,9%).

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Dazi Usa sul vino italiano: Unione italiana vini (Uiv) scrive a Sergio Mattarella

In occasione della visita ufficiale a Roma del vicepresidente americano Mike Pence, Uiv, l’organizzazione che rappresenta più dell’80% dell’export di vino italiano, chiede al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di farsi “portavoce delle istanze del settore vitivinicolo in merito al preoccupante scenario in materia di dazi all’esportazione dei prodotti agroalimentari europei”, in particolare sul vino italiano.

È quanto si legge nella lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dal presidente di Unione Italiana Vini Ernesto Abbona, che si è rivolto alla più alta carica dello Stato per invitarlo a farsi portavoce con il numero due della Casa Bianca delle preoccupazioni crescenti del mondo del vino italiano verso l’incombente minaccia americana di applicare i dazi sui nostri vini.

“Uiv – continua la missiva – auspica che possa essere allestito un tavolo negoziale dove UE, Italia e Stati Uniti possano confrontarsi serenamente. Confidando che le proficue relazioni che il nostro Paese ha da sempre mantenuto con gli Stati Uniti siano in grado di agevolare una soluzione immediata e che il settore del vino italiano non sia costretto a pagare a caro prezzo una guerra commerciale che rischierebbe di compromettere l’equilibrio economico e di mettere in forse la sopravvivenza stessa di migliaia di imprese italiane”.

Unione italiana vini ricorda al Presidente Mattarella che “gli imprenditori italiani del vino, in particolar modo negli ultimi vent’anni, hanno raggiunto straordinari traguardi nella valorizzazione delle produzioni enologiche di tutto il territorio nazionale e nella conquista dei mercati internazionali” e che “gli Stati Uniti sono la prima destinazione, in volume e in valore, delle vendite di vino italiano”.

Ernesto Abbona ha voluto anche sottolineare il sostegno già espresso dagli operatori americani, siano questi importatori, distributori o ristoratori e dagli stessi consumatori che, “all’unisono, hanno chiesto di tutelare le relazioni commerciali e i posti di lavoro statunitensi in vista dell’imminente decisione”. Numerosi membri del Congresso americano hanno già accolto le istanze del settore e sono pronti a difenderne gli interessi.

“In questo frangente – si legge infine nella lettera di Uiv – è essenziale il ruolo delle istituzioni europee e nazionali, affinché favoriscano il dialogo ed il confronto con il governo americano. L’imposizione di un dazio anche al 25% rischierebbe di mettere fuori mercato i vini italiani con conseguenze disastrose per le imprese, i viticoltori, i territori”.

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Ceev (Ue) e Wine Institute (Usa) chiedono eliminazione di tutti i dazi sul vino

BRUXELLES – Ceev (Comité Européen des Entreprises Vins) e Wine Institute chiedono l’immediata eliminazione di tutti i dazi sul vino. Per farlo, le due principali organizzazioni del settore vitivinicolo di Unione europea (Ue) e Stati Uniti (Usa) hanno annunciato oggi la firma di una dichiarazione di principio di riferimento su commercio e tariffe (statement of principle on trade and tariffs). Un documento che riconosce “l’importanza del commercio transatlantico del vino”.

La dichiarazione invita i governi dell’Ue e degli Stati Uniti a “preservare e rafforzare il partenariato sul vino Ue-Usa attraverso la completa eliminazione dei dazi“. Un concetto noto come “zero for zero” o “wine for wine” – ovvero “zero per zero” o “vino per vino” – “astenendosi dal prendere di mira il vino in controversie commerciali non correlate”.

“L’Accordo generale sulle tariffe-dazi doganali e sul commercio (General Agreement on Tariffs and Trade – Gatt) ha abbracciato lo ‘zero per zero’ per alcuni prodotti più di venti anni fa, portando ad un aumento degli scambi per quei prodotti che beneficiavano di una tariffa-dazio zero”, evidenzia Jean-Marie Barillère, presidente della Ceev.

“Un ambiente di libero scambio di vini – ha aggiunto – è essenziale per preservare gli sforzi e gli investimenti di lunga data delle nostre aziende vinicole. Esortiamo le autorità a proteggere il nostro settore dall’essere coinvolti nel fuoco incrociato in controversie commerciali non correlate”, conclude Barillère.

“I mercati di esportazione – le fa eco Robert P. ‘Bobby ‘ Koch, Presidente e Ceo di Wine Institut – e sono un’opportunità di crescita chiave per le cantine statunitensi, ma i dazi di qualsiasi tipo si frappongono. È giunto il momento per tutti i governi di riconoscere i vantaggi unici del commercio del vino ed eliminare i dazi una volta per tutte”.

Sia gli Stati Uniti che l’Ue sono i maggiori mercati di esportazione reciproci, con scambi totali che hanno raggiunto 5,33 miliardi di dollari (4,66 miliardi di euro) nel 2018, creando posti di lavoro e investimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico. In futuro saranno annunciati firmatari aggiuntivi della dichiarazione di principio.

UIV SODDISFATTA
“Siamo molto soddisfatti dell’accordo siglato tra l’europea Comité Européen des Entreprises Vins (CEEV) e l’americana Wine Institute, che oggi ha portato alla firma di un documento condiviso che riconosce l’importanza del commercio transatlantico del vino e chiede l’immediata eliminazione di tutte le tariffe sul vino con l’accordo “zero per zero”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, commenta in modo positivo l’esito della public consultation di USTR conclusa ieri notte e la presa di posizione del CEEV e Wine Institute che siglano un’unione d’intenti e chiedono “l’eliminazione di tutte le tariffe sul vino” applicando il principio del “zero per zero” previsto dal GATT.

“La massiccia partecipazione da parte dei principali stakeholder europei e statunitensi del vino alla stesura del documento, le risposte positive del web alle tante petizioni accese su change.org e alla campagna social lanciata negli Usa da UIV, rappresentano un segnale importante del mondo produttivo europeo e americano”, continua Abbona.

Il comparto chiede all’unisono di tutelare il commercio e i posti di lavoro della filiera in vista dell’imminente decisione che il governo americano dovrà assumere entro il 15 febbraio circa i dazi nei confronti di alcuni prodotti europei di esportazione, tra cui il vino italiano”.

Un appello che si somma alle oltre 24 mila dichiarazioni pubblicate sul sito del Governo americano da parte di fornitori, importatori, distributori, piccole aziende e consumatori americani per dire no all’applicazione di ulteriori dazi sul vino.

Ma la battaglia di UIV per proteggere il vino italiano dalla scure dei dazi a stelle e strisce non coinvolge solo il popolo oltre oceano ma necessita anche del sostegno e dell’impegno delle principali istituzioni, al quale nei giorni scorsi il presidente Abbona ha indirizzato un accorato appello.

“Nell’attesa che il governo federale si esprima – aggiunge Ernesto Abbona a nome di Uiv – resta alta la nostra attenzione sull’impatto che i dazi potrebbero generare sul business e i posti di lavoro in Italia e in USA. Per questo chiediamo un intervento concreto al Presidente Giuseppe Conte e al Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio affinché si incoraggi, anche al livello europeo in vista dell’imminente visita del Commissario al Commercio Hogan a Washington, il dialogo ed il confronto con il governo americano”.

Per Unione italiana vini, “l’imposizione di un dazio al 100% metterebbe fuori mercato i vini italiani con conseguenze disastrose per le imprese, i viticoltori, i territori e nessuna misura di sostegno al settore potrà mai compensare le gravissime perdite di quote di mercato che potremmo subire”.

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Dazi Usa sul vino italiano, solo 12 mila osservazioni al Dipartimento. L’appello Uiv

Ad oggi le osservazioni arrivate al Dipartimento del Commercio americano (Ustr) in merito ai dazi sul vino italiano sono circa 12 mila. Un numero ancora troppo basso in vista della conclusione delle consultazioni, prevista per il 13 gennaio. Il rischio è che i nuovi dazi interessino fino al 100% del valore della merce proveniente dall’Ue, finita sulla lista di Trump dopo la sentenza AirBus.

“In questo scenario di estrema incertezza – commenta Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini – abbiamo agito da subito presso le istituzioni nazionali ed europee sollecitando la massima attenzione e un dialogo attivo con i nostri partner americani, per scongiurare un danno enorme e ingiustificato nei confronti del mondo del vino italiano”.

Uiv ha destinato un importante investimento economico in un’azione senza precedenti: una campagna di comunicazione social, in coordinamento con gli importatori delle nostre aziende, verso i consumatori americani e gli operatori della filiera (ristorazione, distribuzione, ecc.), affinché partecipino alla public consultation, facendo sentire la propria voce all’Amministrazione USA.

In collaborazione con gli stessi importatori e la loro associazione di rappresentanza (NABI) UIV sta, inoltre, coordinando un’articolata azione di lobbying verso il Congresso.

“La tutela del business e dei posti di lavoro in America dei soggetti che oggi importano i nostri vini e hanno investito nei nostri brand – conclude Abbona – è uno degli argomenti che potrebbe convincere il governo di Trump a esonerare il nostro settore e il nostro Paese da eventuali misure”.

Un appello a tutte le aziende vitivinicole italiane e a tutti gli operatori del vino italiano negli USA – importatori, distributori, ristoratori e addetti ai lavori – affinché si mobilitino e aderiscano alla consultazione pubblica che deciderà le sorti dei prodotti vitivinicoli italiani.

“Uiv – puntualizza Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv – si sta fortemente mobilitando direttamente con gli importatori americani, supportati anche dall’Ambasciata d’Italia a Washington, che ringraziamo, per un’azione di coordinamento con i soggetti che verrebbero direttamente danneggiati dalle misure del governo americano”.

“Quindi bisogna agire subito. L’imposizione di un dazio al 100%, metterebbe completamente fuori mercato i vini italiani con conseguenze disastrose per le imprese, i viticoltori, i territori”, sottolinea Castelletti.

Gli Stati Uniti sono la prima destinazione, in volume e in valore, delle vendite di vino italiano, circa 1,5 miliardi di euro, corrispondenti a oltre 3,3 milioni di ettolitri. Questi numeri, insieme agli investimenti e agli ambiziosi progetti di promozione che le imprese continuano a moltiplicare, dimostrano come il mercato americano sia vitale e insostituibile nel breve-medio periodo.

“Chiediamo pertanto – aggiunge Castelletti – a corredo di un impegno concreto delle associazioni e delle aziende, un’azione diplomatica forte del Governo, appellandoci alla sensibilità ed al senso di responsabilità del presidente del Consiglio Conte e dei ministri Di Maio e Bellanova”.

“Il settore del vino italiano – conclude Castelletti – non può essere chiamato a pagare il prezzo altissimo di una guerra commerciale che potrebbe compromettere irrimediabilmente l’equilibrio della filiera. Nessuna misura di sostegno al settore potrà compensare le gravissime perdite di quote di mercato che potremmo subire”.

Imbarazzi, invece, all’interno della Fivi – Federazione italiana vignaioli indipendenti, dove l’iniziativa un cospicuo numero di associati – nel concreto, una petizione ancora online su Change.org – senza il placet ufficiale della presidente Matilde Poggi e del Cda, ha sottolineato le divisioni tra le correnti.

Aspro il commento del guru del Timorasso, Walter Massa, in esclusiva a WineMag.it: “Fivi faccia più sindacato, non solo il Mercato di Piacenza“. La risposta della presidente Poggi? “No comment”.

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Analisi e Tendenze Vino

Wine2Wine 2019: quattro strade per l’export del vino italiano

VERONA – Aumento di valore dell’export, diversificazione degli sbocchi, spinta sull’internazionalizzazione e promozione dell’enoturismo. Queste, secondo Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, le quattro strade da perseguire “per dare forza e sostegno al sistema Italia”. Se ne è discusso ieri all’evento di inaugurazione di Wine2Wine 2019 a Verona, nel panel “wine2export: overview 2019 per le sette sorelle del vino”.

Un’occasione utile, per Uiv, per chiedere al ministro Bellanova di “accelerare sui cinque decreti attuativi del Testo Unico relativi ai vigneti storici o eroici, al riconoscimento o modifica dei vini Do e Ig, ai contrassegni, allo schedario viticolo e all’etichettatura dei vini”.

Le prime frenate degli spumanti, locomotiva del nostro export, in Gran Bretagna e Germania – ha sottolineato Abbona – rendono urgente un’azione immediata. Non si recupera valore dell’export semplicemente tentando aumenti dei prezzi che, da soli e slegati da una strategia, rischiano di far perdere quote di mercato”.

“L’aumento di valore – sempre secondo il presidente di Uiv – si consegue con politiche rigorose e coerenti di qualità, strategie di marketing, a livello di Paese, DO e imprese, pensate sul lungo periodo per costruire e rafforzare la reputazione e il posizionamento e valorizzare le identità territoriali dei vini collegate all’incoming turistico“.

Il 65% del valore dell’export del vino italiano è concentrato in soli in 5 mercati (di cui 3 europei) e quando questi subiscono flessioni, ne risente tutto il sistema.

Dobbiamo quindi spronare i produttori e orientare le azioni di promozione – ha suggerito Ernesto Abbona – per favorire la diversificazione degli sbocchi commerciali, tema urgente in un quadro internazionale di instabilità geopolitica dominato del persistere di logiche protezionistiche”.

“Abbiamo bisogno di aumentare il valore delle nostre produzioni e le iniziative di promozione istituzionale come il ‘Piano straordinario del Made in Italy’ – ha aggiunto Abbona – ma si deve anche promuovere una distensione delle relazioni transatlantiche ed evitare un inasprimento della guerra commerciale con gli Stati Uniti.

Tra le altre opzioni indicate da Unione italiana Vini, l’accelerazione delle trattative per chiudere gli Accordi di libero scambio ancora in discussione e infine e l’intensificazione della lotta all’italian sounding, che colpisce molti grandi vini italiani in diversi mercati.

“In questo senso – ha aggiunto Abbona – l’azione di Ice diventa strategica e con l’agenzia dovremo definire le priorità e i Paesi-obiettivo circa le attività di promozione. Accogliamo con soddisfazione la convocazione del “tavolo vino”, al quale intendiamo dare un serio e fattivo contributo”.

Da qui, l’impegno dell’Associazione “a portare il nostro contributo fattivo – ha promesso il presidente Abbona -. È necessario lavorare come ‘sistema Paese’ per orientare gli investimenti all’estero, difendere il vino in tutte le sedi europee e internazionali in quanto prodotto integrante della dieta mediterranea”.

Per Abbona occorre inoltre “valorizzare il sistema ‘vino-territorio-turismo-produzioni agroalimentari’ e difendere il vino dagli attacchi di organizzazioni internazionali e Ong che lo considerano alla stregua delle altre bevande alcoliche, demonizzando il consumo, indipendentemente dai modi e dalle quantità”.

Il problema, come ha voluto ricordare il presidente di Uiv  “non è il consumo ma l’abuso di alcol, tema che invece ci preoccupa e per il quale il settore è impegnato concretamente con i consumatori e le istituzioni, attraverso la formazione e l’educazione al bere responsabile”.

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Analisi e Tendenze Vino

Simei 2019: 33 mila visitatori in 4 giorni

MILANO – Oltre 33 mila visitatori provenienti da tutto il mondo, con un incremento del 5% rispetto all’ultima edizione milanese della fiera, nel 2015. Più di 500 espositori presenti e oltre 500 delegati provenienti da 90 Paesi. Tempo di bilanci per Simei 2019, salone leader a livello internazionale nel comparto delle tecnologie per l’enologia e l’imbottigliamento, la cui 28° edizione si è chiusa ieri, 22 novembre 2019, a Fiera Milano Rho.

“La grande soddisfazione degli espositori per questa 28esima edizione – commenta Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini – è la prova che Simei non solo è un punto di riferimento del settore, ma che continua a crescere e ad arricchirsi. Il Salone, quest’anno, ha particolarmente brillato per internazionalità, eventi formativi di altissimo livello, grandi protagonisti e capacità di creare business”.

“Il target dei visitatori – continua Abbona – è risultato particolarmente profilato e ha consentito di avere una platea di prospect realmente interessati, grazie anche alla piattaforma digitale mymatching, con la quale è stato possibile programmare e aprire concrete opportunità di incontri”.

Pur mantenendo la propria verticalità sul mondo del vino, Simei 2019 ha integrato, in modo organico e strutturale, il mondo del liquid food e delle filiere affini che, con l’enologia, condividono sempre di più processi, pratiche produttive e, quindi, tecnologie e accessori.

Grande partecipazione anche per gli eventi formativi che hanno portato in Fiera importanti protagonisti, dal famoso architetto francese delle cantine Olivier Chadebost alla prima convention mondiale delle Donne del Vino, e innovative tematiche come l’evoluzione e il futuro dell’utilizzo del legno in cantina e le nuove tecniche per sviluppare la sostenibilità ad ogni livello produttivo, con gli esempi di Franciacorta, Cava e Champagne.

“Siamo quindi davvero soddisfatti di questa edizione – conclude Abbona – che ha tracciato nuove strade e aperto nuovi scenari, confermandosi il Salone che anticipa il futuro di ciò che il mercato richiede al settore”.

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Sostenibilità, Ziliani (Berlucchi): “Mangiate meno carne”. Mipaaf: “Certificazione unica”

MILANO – Una certificazione unica per la sostenibilità in viticoltura. Questa la grande riforma annunciata da Michele Alessi, dirigente del Mipaaf, in occasione del convegno “Bollicine e sostenibilità: la risposta di Franciacorta, Cava e Champagne”, andato in scena questa mattina a Simei 2019. In rappresentanza dei produttori bresciani Arturo Ziliani, amministratore delegato di Guido Berlucchi & C. Spa, protagonista di un intervento senza peli sulla lingua.

“Non so voi – ha esordito Ziliani nella sala convegni del padiglione 15 di Rho Fiera Milano – ma io qui sto morendo di caldo. La prima cosa da fare come cittadini, nell’ambito della sostenibilità, sarebbe quella di abbassare di 5, 6 gradi la temperatura in casa e, in seguito, negli ambienti pubblici”.

“La seconda causa globale di emissioni di gas serra è l’allevamento bestiame – ha aggiunto Ziliani – soprattutto bovini. Dobbiamo ridurre il consumo di carne: mangiare la bistecca una volta a settimana, magari pagandola la stessa cifra. Insomma: ridurre i consumi a parità di spesa. Ma così il Pil va giù: come si fa?”.

Il convegno, moderato da Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, ha visto anche l’intervento del presidente Uiv Ernesto Abbona e di Roberta Sardone, ricercatrice Centro Politiche e Bio-Economie del Crea.

Per le testimonianze da Spagna e Francia Eva Plazas Torné, enologa di Caves Vilarnau, storica realtà del Penedès, e Pierre Naviaux, chief de projet développement durable del Comité interprofessionnel du vin de Champagne (Civc).

Al termine degli interventi degli esponenti di filiera, che hanno delineato le metodologie con le quali Franciacorta, Cava e Champagne stanno affrontando il tema della sostenibilità, Michele Alessi ha annunciato l’importante novità che riguarderà le aziende del settore vitivinicolo in Italia.

“Nel nostro Paese – ha sottolineato il dirigente del dipartimento condotto da Giuseppe Blasi – i sistemi di certificazione della sostenibilità sono troppi. Creavano e creano tuttora molta confusione nei consumatori: l’obiettivo principale è dar loro un’informazione corretta, che li tuteli dal proliferare di troppe certificazioni”.

“Per questo – ha proseguito Alessi – il Ministero vuole garantire uno standard unico nazionale, prendendo tutto quello che di buono già c’è, ma facendo una sintesi tra pubblico e privato. I pilastri su cui stiamo lavorando sono il sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi), già nel Sian, oltre a Equalitas e Tergeo di Uiv”.

Siamo al lavoro da parecchi mesi – ha continuato il dirigente Mipaaf – e siamo in procinto di fare una summa, con l’obiettivo di non sovraccaricare le aziende di piccole dimensioni. Interessante, in questo senso, l’esempio del Cava, in cui si prendono in considerazione i contatori delle aziende per stilare programmi di riduzione delle emissioni”.

In questo quadro si inserisce un’altra opzione al vaglio del Mipaaf: “Vorremmo creare un quaderno di campagna elettronico – ha evidenziato Michele Alessi – dal momento che ora è cartaceo e ha qualche difficoltà di gestione. Mettendo il quaderno ‘in linea’ si diventa più efficienti e controllabili”.

“Più in generale – ha concluso Alessi – puntiamo su un’adesione massiccia delle imprese al nostro progetto, garantito da una certificazione pubblica e da standard nazionali della sostenibilità in viticoltura, senza che questo causi aggravi nelle spese delle piccole aziende o il bisogno di rivolgersi a figure esterne per i nuovi adempimenti”.

Dobbiamo far fronte alle domande degli appassionati – ha confermato il presidente Uiv, Ernesto Abbona – che sempre più spesso vogliono sapere cosa c’è nel bicchiere, oltre alla gioia che ci restituisce. Serve una norma unica che regoli il concetto di sostenibilità. Una soluzione semplice, netta, coerente, che dia serenità a consumatori”.

“Solo in questo modo – ha sottolineato Abbona – i consumatori sapranno quale condizione agraria è stata utilizzata per la produzione del vino che stanno degustando. Ma c’è di più. A differenza di altri comparti, chi produce vino abita generalmente nell’ambito aziendale o nelle immediate vicinanze. Per questo la sostenibilità diventa ancor più motivo di interesse pressante, perché tocca le famiglie di chi produce e i collaboratori, oltre ai consumatori”.

EMISSIONI DI GAS SERRA IN AUMENTO NEL 2019

Il tutto mentre il Centro studi del Ministero dell’Ambiente, l’Ispra, diffondeva le stime tendenziali delle emissioni di gas serra, nel terzo trimestre del 2019. La previsione è di un incremento rispetto all’anno precedente, pari allo 0,6%, a fronte di una crescita del Pil pari a 0,3% rispetto all’anno precedente.

“Non si verifica l’auspicabile disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico”, commentano i ricercatori dell’Istituto. “L’incremento stimato – continuano – è principalmente dovuto alla crescita dei consumi di combustibili per la produzione di energia elettrica (4,1%), dovuta prevalentemente alla riduzione della produzione di energia idroelettrica e delle importazioni”.

Risultano in decremento i consumi di carburanti – e quindi le emissioni – nel settore dei trasporti (-0,1%) e di combustibili fossili nel settore del riscaldamento domestico (-0,4%). Quello della produzione di vino, in sé, non è comunque uno dei comparti più incisivi in termini di emissioni.

Lo hanno dimostrato anche i dati snocciolati al convegno di Simei da Pierre Naviaux del Comité interprofessionnel du vin de Champagne (Civc). Nell’ambito della regione francese, la carboon footprint della “viticoltura” tocca quota 10% e quella della voce “vino” il 4%.

Ben più imponente sulle condizioni del pianeta l’indotto dello Champagne: i trasporti aerei per raggiungere la regione e movimentare merci al 13%, quelli navali al 17%. Incidono drasticamente sulla carbon footprint il packaging (32%) e le infrastrutture, due degli elementi nel mirino del Comité, che si è dato come obiettivo di medio termine (2025) la riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 25%, fino al 75% entro il 2050.

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Simei 2019, tra enologia e imbottigliamento: edizione (già) da incorniciare

“Innovativa e trasversale”. Questi i due aggettivi che sceglie Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, per presentare la Simei 2019, il salone leader a livello internazionale nel comparto delle tecnologie per l’enologia e l’imbottigliamento, in programma dal 19 al 22 novembre alla Fiera Milano Rho. Il countdown, a una settimana dal taglio del nastro, è insomma iniziato.

L’edizione 2019 vedrà la presenza di oltre 150 delegati da tutto il mondo, a testimonianza dell’elevata vocazione internazionale della manifestazione targata Uiv. Eventi e convegni collaterali amplieranno il dibattito ad aree complementari a quelle del mondo del vino – come la sostenibilità nei maggiori territori spumantistici internazionali, Franciacorta, Champagne e Cava – e affronteranno, con la presenza di esperti riconosciuti a livello mondiale, tematiche riguardanti l’architettura, il visual design, il packaging e la sostenibilità.

“Siamo pronti – commenta Ernesto Abbona – per questa 28esima edizione di Simei. Oltre allo spazio per l’eccellenza tecnologica dedicata al vino, che resta il cuore pulsante della fiera biennale organizzata da Unione Italiana Vini fin dal 1963, apriremo le porte anche al ‘liquid food‘ e a tematiche di estrema attualità come l’architettura e il design delle future cantine”.

“Sarà, poi, un appuntamento imperdibile sia per l’internazionalizzazione del settore, grazie ad una vasta operazione di incoming che ha richiamato operatori e produttori provenienti dai cinque continenti, sia per le nuove partnership siglate con le associazioni di categoria, a conferma della leadership che SIMEI si è guadagnata negli anni in questo comparto”, conclude il numero uno di Uiv.

I CONVEGNI

Il programma convegnistico, che quest’anno proietta la Fiera oltre la dimensione espositiva per aprirsi sempre di più al confronto costruttivo, si concentra su diversi temi trasversali al mondo del vino. Il primo imperdibile appuntamento sarà con Olivier Chadebost.

Nel convegno dal titolo “Architetture e cantine: temi e strumenti”, la nota archistar spiegherà l’importanza di costruire cantine ad immagine e somiglianza dell’impresa, dei suoi vini e del territorio. Unendo l’utilità e la funzionalità alla bellezza.

Sul tema sempre attuale del cambiamento climatico, Unione Italiana Vini, organizzerà il convegno: “Bollicine e sostenibilità: la risposta di Franciacorta, Cava e Champagne”, per approfondire il focus sulla sfida che il mondo della spumantistica “Metodo classico” ha lanciato per rafforzare la competitività a fronte dell’impatto sull’ambiente, mediante una gestione sostenibile delle pratiche in vigneto e dei processi in cantina.

Sarà la volta quindi del seminario organizzato dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano dal titolo “Tecniche non distruttive per la viticoltura e l’enologia: sfide e opportunità nell’ambito dell’industria 4.0″.

Si farà il punto sul livello tecnologico raggiunto in questo settore focalizzando l’attenzione sulle tecnologie non distruttive (Nir, Analisi dell’immagine, Naso elettronico) a disposizione degli operatori della filiera e prospetterà alcune soluzioni oggetto di studio di due progetti a cui partecipa il Dipartimento: il progetto I-Grape (progetto finanziato dalla Comunità Europea) e il progetto Adam (progetto finanziato dalla Regione Lombardia).

L’USO DEL LEGNO

Nel corso della kermesse salirà in cattedra anche il master of Wine Justin Knock per portare al Simei 2019 un altro tema d’avanguardia: “Vino e legno: strategie di affinamento. Quale futuro?”.

Nel corso del primo simposio mondiale dedicato al tema delle strategie di utilizzo del legno in cantina nell’era dell’enologia globale, il noto esperto inglese analizzerà l’evoluzione dell’uso di botti e barriques negli ultimi 30 anni, partendo da una ricerca condotta su alcune delle aziende vinicole più importanti di Francia, Italia, Stati Uniti, Australia, Spagna, Sud Africa, Cile e Argentina.

I risultati della ricerca saranno sviluppati in focus di approfondimento dedicati all’ “Uso del legno nella valorizzazione del terroir”, “Metodi di invecchiamento e affinamento in legno”, “evoluzione di mercato” e “percepito del consumatore verso vino, legno e derivati” aperti agli enologi ed esperti del settore i cui esiti saranno dibattuti nel corso del simposio, ideato nell’ambito del progetto “2019 – l’Anno del legno” promosso da Il Corriere Vinicolo, giornale edito da Unione Italiana Vini.

L’importanza dei materiali e il controllo delle materie prime della filiera del vino saranno protagoniste invece del “Progetto di Revisione condivisa tra Laboratori di Analisi dei Metodi di controllo dei Tappi in Sughero“, che chiede ai laboratori di rivedere compiutamente ogni metodologia e ri-definirne procedure, espressione dei risultati e relativa comunicazione al cliente, in maniera condivisa e uniforme.

Novità assoluta e tema caldo della 28esima edizione della Fiera sarà la prima convention mondiale dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, che metterà al tavolo le più importanti figure femminili legate al mondo vitivinicolo per confrontarsi sul tema delle “Donne del vino: opportunità e sfide”.

Sarà l’occasione per tornare a ribadire l’importanza di fare rete, scambiarsi informazioni, misurare le competenze e condividere conoscenze reciproche per dare un contributo alla crescita del settore. Un momento di confronto tra le donne del vino che in tutto il mondo lavorano per dare alla categoria “più opportunità e dare al vino più vantaggi dalla presenza femminile”.

Grazie a Valoritalia, poi, con il convegno dal titolo: “Vino sostenibile: opportunità per le aziende, valore per il mercato”, si affronterà il tema della sostenibilità certificata come un’ulteriore occasione per il mondo produttivo, oltre che un vantaggio per l’ambiente e la società.

Promette molto anche l’intervento dal titolo: “La frode vinicola – Minacce al mercato del vino” a cura di Maureen Downey, uno dei maggiori esperti autenticatori di vino al mondo soprannominato lo “Sherlock Holmes del Vino”, che tratterà questo delicato argomento alla luce delle attuali problematiche relative alle frodi sul mercato del vino e alla contraffazione contro la quale lotta da sempre il settore.

SPAZIO AI DISTILLATI

Per la prima volta, inoltre, approda a Simei 2019 la Spirits Valley, la “Silicon Valley” dei distillati: una delegazione proveniente dalla valle del fiume Charente in Francia, dove si concentra metà della produzione mondiale di alcolici Super-Premium, offrirà, in un convegno dedicato, una panoramica della più importante tradizione produttiva e culturale del “saper fare” nell’industria dei distillati.

non mancherà uno degli appuntamenti più attesi: la prestigiosa premiazione del Technology Innovation Award, il concorso che valorizza e premia le migliori innovazioni di prodotti o processi presentati dalle imprese espositrici di Simei 2019: i vincitori saranno decretati subito dopo l’apertura inaugurale della Fiera, il 19 novembre.

A rendere ancor più completa la manifestazione anche la Conferenza stampa di presentazione di Enovitis in campo 2020, l’unica fiera dinamica organizzata in Italia da Unione Italiana Vini interamente dedicata alle tecnologie per la viticoltura che si terrà giovedì 21 novembre alle ore 14.00 in sala convegni (pad. 9).

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Enoturismo

Dazi USA. UIV: pericolo per ora scampato m occorre tenere alta l’attenzione

ROMA– “L’esclusione del vino italiano dalla lista dei prodotti che saranno colpiti dai dazi, ci fa tirare un primo sospiro di sollievo e per questo il nostro ringraziamento va al Premier Giuseppe Conte e alla Diplomazia italiana, oltre agli sforzi della Commissione UE. Gli USA sono infatti un mercato fondamentale: si posizionano al primo posto nella graduatoria dei Paesi consumatori di vino con una domanda complessiva che è cresciuta negli ultimi 5 anni in valore di oltre il 30%, così come il quantitativo di vino esportato dal nostro Paese”

“Anche se per ora il pericolo è scampato, è però necessario mantenere alta l’attenzione e continuare un dialogo con gli USA, per evitare che la lista venga rivista e ampliata, considerato che secondo quanto comunicato dall’amministrazione americana, gli USA hanno l’autorità per aumentare le tariffe in qualsiasi momento o modificare i prodotti interessati”.

Con queste parole Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini, commenta l’esclusione dei vini italiani dalla lista dei prodotti pubblicata dalle autorità americane dopo il via libera del WTO che ha ritenuto l’Europa colpevole di aver concesso aiuti illegali ad Airbus per un importo pari a 7,5 miliardi di dollari consentendo così a Washington di aumentare le tariffe all’importazione del 10% e del 25% su una lista di prodotti indicata dal Dipartimento del Commercio statunitense.

Benché il vino sia stato escluso, i dazi, che dovrebbero scattare dal 18 ottobre, andranno a colpire molti altri prodotti italiani dell’agroalimentare come il pecorino romano, il parmigiano reggiano, il prosciutto e loro derivati.

“Non è mai una buona notizia quando vengono approvate restrizioni al commercio – aggiunge il Presidente di UIV – In questo caso, anche se non toccano direttamente noi, colpiscono il vino di altri Paesi e altri prodotti agricoli, alcuni made in Italy, che nulla hanno a che fare con la causa.”

“Per questo invitiamo UE e USA a continuare a lavorare per una soluzione negoziale sul caso Airbus-Boeing che eviti l’escalation di una guerra commerciale che rischia di impoverire tutti. Unione Italiana Vini – conclude – continuerà a monitorare la situazione e a sensibilizzare le istituzioni, anche perché il mercato USA costituisce uno sbocco strategico irrinunciabile per le nostre produzioni e la salvaguardia delle nostre imprese vinicole”.

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Dazi sul vino italiano negli Usa: Unione italiana vini scrive al premier Conte

ROMA – Lettera di Unione Italiana Vini (Uiv) a Giuseppe Conte. Sul tavolo del primo ministro, la preoccupazione di Ernesto Abbona per le tensioni tra Europa e Stati Uniti, derivanti dal caso Airbus-Boeing. Il rischio è che si tramutino in dazi per il comparto vitivinicolo italiano.

Le tempistiche della missiva non sono casuali. Entro la fine del mese sarà infatti pubblicato il report dell’arbitrator del WTO, con l’indicazione degli “importi delle misure di compensazione” che gli Usa potranno applicare.

Gli Stati Uniti decideranno quali saranno i prodotti colpiti, i Paesi interessati e l’entità del dazio. Mentre l’autorizzazione della WTO sulle misure sanzionatorie sarà notificata entro la fine del mese di ottobre 2019.

Da quel momento, gli Stati Uniti saranno autorizzati ad applicare le tariffe doganali. E il vino è uno dei potenziali target a causa di bilancia commerciale fortemente sbilanciata a favore dell’Unione europea.

Come già accaduto in passato – evidenzia Ernesto Abbona – il comparto vitivinicolo italiano si trova al centro di una guerra commerciale rispetto alla quale è totalmente estraneo, trattandosi di una disputa che coinvolge i Paesi parte del Consorzio Airbus, che sono Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. Auspichiamo, quindi, che venga fatto tutto ciò che è necessario per dare garanzie alle imprese italiane del vino”.

Il potenziale contenzioso tra Stati Uniti e Unione Europea sta rendendo probabile un conflitto tariffario che potrebbe colpire proprio il vino italiano. “Auspichiamo che il nostro settore non paghi il prezzo altissimo di una guerra commerciale che rischia di compromettere l’equilibrio e la sostenibilità economica di migliaia di imprese”, avverte Abbona.

“L’imposizione di un dazio al 100%, infatti, metterebbe completamente fuori mercato i vini italiani, con conseguenze disastrose. Come Unione italiana Vini chiediamo un intervento del Premier Giuseppe Conte affinché venga avviata un’opportuna azione diplomatica per scongiurare il verificarsi di misure sanzionatorie verso il nostro Paese”.

L’IMPORTANZA DEGLI USA
Gli Usa sono infatti la prima destinazione, in volume e in valore, delle vendite di vino italiano, per oltre 3,3 milioni di ettolitri, corrispondenti a circa 1,5 miliardi di euro. La domanda complessiva è aumentata di oltre il 30% negli ultimi cinque anni.

Cresce in maniera analoga il quantitativo di vino esportato dal nostro Paese verso gli Usa. Nello stesso periodo, la spesa statunitense per vini spumanti è salita complessivamente del 70%, mentre quella relativa al prodotto proveniente dall’Italia è più che raddoppiata.

Dati che vanno letti congiuntamente a quelli sugli investimenti italiani negli Stati Uniti, soprattutto in progetti di promozione, alcuni dei quali cofinanziati dal Governo italiano e dall’Unione europea, che dimostrano quanto il mercato statunitense costituisca “uno sbocco strategico irrinunciabile”, per dirla con Uiv.

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Brexit / Uiv: Serve accordo per mercato stabile che non danneggi le imprese

ROMA – “Il tema della Brexit è di estrema attualità per la politica e l’economia dell’Unione Europea. La piazza anglosassone, per il vino italiano ha una valenza particolare, in quanto è il terzo sbocco di mercato con circa 3 milioni di ettolitri esportati e un fatturato di circa 800 milioni di euro ogni anno. Al di là del valore economico, il commercio del vino rappresenta una buona pratica di scambio che non riguarda solo merci e servizi, ma i suoi flussi veicolano e permettono la circolazione anche di valori, cultura e tradizione. Garantire un mercato fluido e senza ostacoli è perciò di vitale importanza sia per l’Unione sia per la Gran Bretagna stessa. Alle nostre imprese servono risposte e questo seminario si pone l’obiettivo di approfondire alcuni temi cruciali, proponendo possibili scenari post-Brexit nei quali tutti noi dovremo abituarci a pensare al Regno Unito come a un Paese extra UE”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, ha aperto il Convegno dal titolo: “BREXIT: le conseguenze per il settore vitivinicolo italiano” svoltosi alla Luiss School of Law di Roma. Durante l’incontro, organizzato da UIV e Luiss, sono intervenuti Jill Morris (Ambasciatore britannico a Roma), Simon Stannard (Direttore Affari Europei della Wine and Spirit Trade Association del Regno Unito), Ignacio Sanchez Recarte (Segretario Generale del Comité Européen Entreprises Vins), Luciano Nieto (capo segreteria tecnica Ministero Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo), Lamberto Frescobaldi (vicepresidente di Unione Italiana Vini), Beatrice Covassi (Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea) e Daniela Corona (Responsabile accademica Master in Food Law della Luiss School of Law), che ha moderato il seminario con Paolo Castelletti (Segretario Generale di Unione Italiana Vini).

“La speranza di tutto il settore vitivinicolo – continua Ernesto Abbona – è che con l’accordo siano definiti scenari certi, perché le imprese possano investire in contesti economici stabili, nei quali le regole e le procedure siano chiare, consolidate e condivise. Pertanto, auspichiamo si giunga ad un testo che assicuri un periodo di transizione di due anni, in modo tale che le norme d’esportazione non cambino repentinamente e il comparto possa arrivare preparato ad affrontare la nuova situazione. In generale, però, indipendentemente da quale sarà lo scenario post-Brexit, UE e UK dovranno cercare di rafforzare i legami mantenendo un dialogo costruttivo utile ad assicurare un sistema favorevole al business.”

“In questo senso, gli strumenti e le soluzioni necessarie – termina il presidente Ernesto Abbona – dovranno essere sviluppate attraverso un confronto aperto fra le diverse parti coinvolte in un’ottica di ‘win-win’ approach, un metodo di lavoro tanto caro alla cultura anglosassone e simbolicamente vicino al nostro motto ‘wine-wine’ approach, ovvero quella capacità di sedersi attorno ad un tavolo per trovare insieme le migliori strategie di risposta alle domande complesse”.

“Il Regno Unito – spiega Jill Morris, Ambasciatore britannico in Italia – è un grande sbocco di mercato per i vini italiani e la forte ammirazione che i britannici nutrono per l’Italia è dimostrata anche dal crescente numero di turisti britannici alla ricerca di esperienze eno-gastronomiche sopraffine verso il ‘bel Paese’. La cultura eno-gastronomica è solo un aspetto della forte partnership che lega la Gran Bretagna e l’Italia, un rapporto che di certo Brexit non potrà recidere. La scelta del popolo britannico di lasciare l’Unione Europea non si tradurrà in un voltare le spalle ai partner europei. A prova di ciò, basti considerare l’impegno profuso dai negoziatori e dal governo britannico relativamente al testo dell’accordo di recesso. In attesa del voto decisivo sul trattato di separazione da parte dei parlamenti britannico ed europeo, il testo ha ricevuto l’avallo dei leader dei 27 Stati Membri durante il Summit straordinario dello scorso 25 novembre. Il Regno Unito è pronto a lavorare al fianco dell’UE per definire la struttura della futura partnership affinché renda giustizia e traduca un documento la profonda e storica relazione tra Regno Unito e Unione Europea. Restiamo europei – assicura Jill Morris – pur lasciando le istituzioni di Bruxelles, e lavoreremo in piena armonia con i partner del vecchio continente per assicurare stabilità, sicurezza e prosperità all’Europa.”

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Wine2Wine, Uiv: “Subito vertice sull’export del vino italiano”

“La flessione del trend positivo che l’export ha subito in questo anno deriva anche dal clima di incertezza e discontinuità che stanno vivendo le nostre imprese alle quali vanno garantiti continuità di politiche, regolarità nella gestione delle risorse ed erogazione dei fondi per la promozione”.

Con queste parole Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini, è intervenuto, alla Presenza del Ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, al Convegno “Export all’italiana. Tutti per uno, nessuno per tutti” durante Wine2Wine, forum sul business del vino di Veronafiere-Vinitaly.

“Bisogna continuare nella comunicazione istituzionale del sistema vino italiano all’estero – ha evidenziato Abbona – anche attraverso ICE, puntando sull’aumento di valore del prodotto, collegandolo al nostro patrimonio enogastronomico, ai territori e alla cultura. Per questo chiediamo la nomina immediata dei nuovi vertici ICE“.

Proprio con ICE, Uiv intende continuare l’esperienza del “tavolo vino” e del gruppo di lavoro attivato. “Chiediamo inoltre di confermare i fondi per il ‘Piano straordinario di promozione del Made in Italy’ per valorizzare i nostri vini negli USA e in Cina e continuare, insieme alla UE, sulla strada degli accordi di libero scambio, come quelli con il Canada e il Giappone”, ha precisato Abbona.

L’evento, moderato dal giornalista Paolo Del Debbio, ha visto la partecipazione di Maurizio Danese (Presidente di Veronafiere), Giovanni Mantovani (Direttore Generale di Veronafiere), dei rappresentanti della filiera Sandro Boscaini (Presidente di Federvini) e Matilde Poggi (Presidente della Fivi), e di Denis Pantini, project leader Nomisma Wine Monitor.

Al centro del convegno il tema export, con particolare riferimento alle stime previsionali sull’annata 2018, ai programmi in atto e alle azioni di promozione del Made in Italy, in un’ottica di superamento dei campanilismi.

“Ogni territorio ha una vocazione – ha aggiunto Ernesto Abbona – ma non tutti hanno le stesse possibilità. Visto che le risorse sono limitate non devono essere disperse: bisogna avere il coraggio di concentrarle su chi ha i mezzi per usarle, su chi ha dimostrato l’efficacia di un’iniziativa e sulle misure che hanno avuto successo. Bisogna puntare sulle realtà e sui territori che abbiano la capacità di rappresentare l’Italia nel mondo e su soggetti ambasciatori, come Vinitaly e Ice”, ha concluso Ernesto Abbona.

“Anche noi produttori – ha concluso il Presidente di UIV – dobbiamo infine avere la lungimiranza di riorganizzare l’offerta delle nostre indicazioni geografiche. Le denominazioni rappresentano certamente una nostra peculiarità e una grande ricchezza, ma è un sistema che dobbiamo snellire, per renderlo più incisivo e facile da comunicare. Le filiere nei territori devono imparare ad essere più coese e solidali, la valorizzazione dei territori dipende da tutti gli attori e serve quindi senso di responsabilità”.

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Unione Italiana Vini a Bruxelles: “Europa deve avere ruolo più incisivo”

“Desidero esprimere piena soddisfazione per l’esito degli incontri tenuti in questi giorni a Bruxelles con le Istituzioni comunitarie. Un confronto schietto e aperto a un dialogo proficuo per trovare risposte concrete alle problematiche del nostro comparto”.

E’ soddisfatto Ernesto Abbona (nella foto), presidente di Unione Italiana Vini, dall’esito degli incontri tenutisi a Bruxelles il 21 novembre con le Istituzioni comunitarie. I rappresentanti di UIV sono stati ricevuti dalla Rappresentanza italiana a Bruxelles.

Il tema dell’Unione Europea è di estrema attualità sia per quanto riguarda il futuro dell’Unione sia per il ruolo delle sue istituzioni nella vita dei cittadini. Unione Italiana Vini è a favore di un ruolo ancora più incisivo dell’Europa, “sistema fondamentale per la vita delle nostre imprese soprattutto per quanto riguarda l’equa distribuzione delle risorse messe a disposizione degli Stati Membri e delle Regioni”.

“Il singolo Paese non può agire da solo nel contesto economico attuale – evidenzia Uiv – ma deve farlo in armonia con un disegno comune che l’UE deve portare avanti. In questo senso, accogliamo di buon grado le rassicurazioni ricevute dal Parlamento Europeo per quanto riguarda la prossima riforma della Politica Comune, in particolare mediante una proposta di modifica del sistema delle autorizzazioni degli impianti viticoli”.

Il Parlamento, inoltre, ha garantito che l’Accordo di libero scambio con il Giappone verrà ratificato dall’Assemblea Plenaria che si terrà prima della fine del 2018. “Una volta entrato in vigore – evidenzia il segretario Uiv Paolo Castelletti – il trattato prevederà l’eliminazione immediata dei dazi doganali, con un risparmio calcolato attorno ai 112 milioni di euro annui per le imprese europee, e il riconoscimento di alcune pratiche enologiche ad oggi non riconosciute dalla normativa giapponese”.

Inoltre, saranno 100 i vini DOP e IGP europei a beneficiare dello stesso sistema di protezione previsto dalla normativa dell’Unione anche in Giappone, eliminando anche i costi di registrazione delle IG italiane.

PERICOLO DAZI
“La sostenibilità economica – evidenzia Abbona – dev’essere abbinata a quella sociale. Inoltre, è necessario che le Istituzioni comunitarie lavorino per armonizzare le legislazioni e ovviare così al rischio di limitare o rendere difficili gli scambi intracomunitari”.

A preoccupare è l’Irish Alcohol Bill irlandese, legge che prevede misure pesantissime che penalizzano il settore, introduce l’obbligo di indicare warning in etichetta sui rischi per la salute legati anche al consumo moderato di alcol. “Creando un precedente molto pericoloso”, secondo Uiv.

“Le informazioni in etichetta – sottolinea Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini – rappresentano un tema critico, per le quali crediamo servano alcune regole comuni, rispetto all’indicazione delle caratteristiche nutrizionali e degli ingredienti, evitando che sia lasciata agli Stati membri la possibilità di legiferare in materia, con l’obiettivo di migliorare i meccanismi di funzionamento del mercato unico”.

A Bruxelles si è parlato anche dell’export di vino italiano nel mondo. “Un punto cruciale per l’export europeo – ha sostenuto Paolo Castelletti – riguarda i negoziati con il Mercosur, avviati nel 2010 e, dopo diverse interruzioni, ripresi nel 2017. Per le aziende italiane la priorità è rappresentata del mercato brasiliano, per il quale è forte l’esigenza di un accesso facilitato, in quanto questo Paese è protetto da barriere tariffarie e non tariffarie”.

Insieme al Comité Vins, Uiv chiede l’eliminazione dei dazi sul vino sin dall’entrata in vigore dell’accordo e un’eliminazione immediata delle barriere, accantonando l’inaccettabile proposta di renderne operativa la rimozione dopo 15 anni.

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Analisi e Tendenze Vino Gli Editoriali news

Milano Wine Week 2018 : Uiv protagonista al Wine Business Forum

Milano – “Unione Italiana Vini interverrà da protagonista alla Milano Wine Week, un evento che potrà diventare una nuova interessante vetrina per il nostro settore, alla quale guardiamo con interesse e attenzione. Auspichiamo che durante questa settimana ricca di incontri e di confronti, venga favorita la ricerca di proficue sinergie tra i vari operatori del settore. Con questo obiettivo, domani, un importante team di imprenditori di aziende associate interverrà al Wine Business Forum. Le sintesi dei dibattiti saranno raccolte in un documento ufficiale che, in serata, verrà consegnato al Ministro Gian Marco Centinaio per condividere con Lui esigenze ed urgenze del nostro comparto, così rilevante per l’economia del Paese”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini è intervenuto  in occasione  dell’inaugurazione ufficiale della prima edizione della Milano Wine Week, in programma dal 7 al 14 ottobre 2018 a Milano.

Evento in cui la principale associazione di categoria del settore vitivinicolo italiano interverrà da protagonista.

L’AGENDE UIV
Martedì 9 ottobre 2018 alle ore 19.45, è previsto l’incontro con Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo, al quale verrà consegnato il documento prodotto al termine del think thank “Milano Wine Business Forum”. Nel testo ufficiale confluiranno le riflessioni e le richieste dei leader del settore-vino, divisi in cinque tavoli di lavoro (Internazionale, Innovazione, Finanza e Credito, Comunicazione e Commercio), che si riuniranno durante la mattinata.

Dopo il dibattito politico, uno degli appuntamenti più attesi della settimana, sarà quello con la tavola rotonda “Il vino in Italia. C’era una volta…”, in programma il 12 ottobre alle ore 17.00 presso Palazzo Bovara (Corso Venezia 51, Milano), durante la quale sarà presentato in anteprima un estratto del volume ‘antologico’ per celebrare i 90 anni di storia del Corriere Vinicolo, realizzato in collaborazione con il Corriere della Sera, dal titolo: “Si pubblica il sabato. 90 anni di storia del Corriere Vinicolo”.

“Il momento più significativo per noi durante questa edizione della Milano Wine Week – ha continuato Ernesto Abbona – sarà la celebrazione dei 90anni del Corriere Vinicolo. Avremo occasione di riflettere sulla storia del vino e della nostra associazione ripercorrendo, dalle origini ad oggi, la vita del nostro giornale. Il Corriere Vinicolo è stato, e continua ad essere, il miglior testimone dei vari cambiamenti che il settore vitivinicolo ed il vino italiano hanno vissuto a partire dagli anni ‘30 del secolo scorso. Per rendere omaggio a questa lunga vicenda editoriale – ha concluso– stiamo realizzando un volume che ci aiuterà ad analizzare e comprendere le trasformazioni intervenute, nel corso di tanti anni, nel comparto enologico, a partire naturalmente dal vigneto per giungere alla cantina, ai mercati ed allo stile di raccontarne le esperienze e le vicende”.

Durante l’incontro di venerdì interverranno: Ernesto Abbona (presidente UIV), Giulio Somma (direttore de ‘Il Corriere Vinicolo’) Luciano Ferraro (caporedattore centrale de ‘Il Corriere della Sera’), Federico Gordini (presidente Milano Wine Week), Attilio Scienza (professore di Viticoltura Università degli Studi di Milano), Luigi Moio (professore di Enologia Università degli Studi di Napoli), Daniele Cernilli (giornalista e direttore di Doctor Wine) ed è previsto l’intervento di Giovanni Mantovani (direttore generale Veronafiere).

Seguirà una degustazione dedicata ai vini presentati dalle “aziende del novantesimo”. 14 imprese di lunga tradizione, protagoniste della storia del vino italiano: Marchesi di Barolo, Frescobaldi, Ruffino, Gruppo Italiano Vini, Zonin1821, Vinicola Decordi, Cavit, Mezzacorona, Schenk Italian Wineries, Rivera, Banfi, Botter, Mondo del vino, Vite Colte Terredavino.

WINE BUSINESS FORUM – PARTECIPANTI AI TAVOLI DI LAVORO PER UNIONE ITALIANA VINI

Tavolo Internazionalizzazione
Sandro Sartor – Ruffino srl
Enrico Zanoni – Cavit s.c.
Nicola Tinelli – Unione Italiana Vini, Policy Officer

Tavolo Innovazione
Domenico Zonin – Casa Vinicola Zonin spa
Luigi Bersano – Mgm Mondo del Vino
Stefano Ferrante – Casa Vinicola Zonin spa

Tavolo Comunicazione
Chiara Giannotti – Agivi
Giovanna Lazzari – Casa Vinicola Zonin spa
Sara Pascucci – Caviro sca
Julianne Clark – Mgm Mondo del Vino

Tavolo Commercio
Giuseppe Di Gioia – Casa Vinicola Zonin spa
Stefano Ricagno – Cuvage srl
Emilia Nardi – Tenute Silvio Nardi s.s.
Federico Castellucci – Azienda Agricola Federico Castellucci
Carlo Pietrasanta – Azienda Agricola Carlo Pietrasanta

Tavolo Finanza e Credito
Federico Terenzi – Società Agricola Terenzi srl
Giulio somma – Unione Italiana Vini, direttore de “Il Corriere Vinicolo”

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Enovitis Extrême, tecnologie per la viticoltura eroica: prima edizione in Valle d’Aosta

Si svolgerà il 19 luglio a Quart, in Valle d’Aosta, la prima edizione di Enovitis Extrême, incentrata sulle tecnologie per la viticoltura di montagna. L’evento è organizzato dall’Unione Italiana Vini in collaborazione con il Centro di ricerca per la viticoltura di montagna (Cervim), il supporto dell’Associazione dei viticoltori della Valle d’Aosta (Vival) e il patrocinio dalla Regione autonoma Valle d’Aosta.

A ospitare l’evento sarà la storica Società Agricola Grosjean all’interno nel vigneto “Rovettaz”. La manifestazione Enovitis in Campo, già collaudata a livello nazionale, andrà così incontro alle esigenze della frangia “eroica” della viticoltura. Presentando in una regione “simbolo” come la Valle d’Aosta le tecnologie più avanzate in ambito vitivinicolo e le diverse soluzioni per facilitare la coltivazione in condizioni estreme.

Alle prove sul campo e alle dimostrazioni con attrezzature e macchinari specifici sarà affianca una tavola rotonda sul tema della tutela, valorizzazione e commercializzazione del settore vitivinicolo.

L’INIZIATIVA
“Con Enovitis Extrême – spiega Ernesto Abbona, presidente di Unione Italina Vini – la viticoltura di montagna trova la sua vetrina con un appuntamento dedicato alla scoperta dei macchinari, delle innovazioni e delle soluzioni migliori per lavorare in quei territori”.

La manifestazione vuole essere anche un luogo dove confrontarsi sui problemi e sulle prospettive di questa nicchia produttiva di grande valore. “Ma anche un’occasione per lanciare un messaggio culturale alla politica, alle istituzioni e ai mercati – aggiunge Abbona – sulla necessità di salvaguardare e sostenere questo settore della viticoltura”.

Esprimono soddisfazione anche Roberto Gaudio, presidente Cervim e Stefano Celi, presidente di Vival, “per un evento capace di unire gli aspetti di ricerca, innovazione e divulgazione, con un’attenzione particolare alle aziende”.

“Abbiamo accolto con piacere la richiesta di collaborazione di Unione Italiana Vini all’iniziativa Enovitis Extrême – dichiara l’assessore all’Agricoltura e ambiente della Valle d’Aosta, Elso Gerandin – che si pone l’obiettivo di valorizzare la pratica della viticoltura eroica, che sul nostro territorio ha un valore culturale e sociale, oltre che economico”.

Grande soddisfazione anche per il Comune di Quart, che accoglie sul proprio territorio l’evento. “Un territorio – ha ricordato Massimiliano Lale Demoz, vicesindaco del paese di 4 mila anime – che ha saputo mantenere, nonostante la vicinanza alla città di Aosta, una vocazione prettamente agricola, come testimoniano i numerosi vigneti e le numerose e importanti realtà imprenditoriali presenti in loco”.

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VinoVip: buona la prima a Forte dei Marmi

Il 18 giugno si è svolta a Forte dei Marmi la prima edizione di VinoVip al Forte, versione balneare dello storico summit di Cortina d’Ampezzo organizzato da Civiltà del bere.

La sfida non era delle più facili e le attese davvero alte, ma i numeri e l’eco di commenti positivi parlano di un grande successo.

Oltre duecento persone hanno partecipato al convegno “Wine and Money, prospettiva globale“, di scena a Villa Bertelli; mentre la sera, a partire dalle 18, più di 600 ospiti hanno calcato il salone e il primo piano della celeberrima Capannina di Franceschi, dove si è tenuto il Grand tasting.

WINE&MONEY, PROSPETTIVA GLOBALE
Dopo l’inaugurazione, la mattinata si è aperta con il convegno “Wine & Money, prospettiva globale”, nel giardino d’inverno della Fondazione Villa Bertelli. I lavori sono stati introdotti dall’economista americano Mike Veseth, autore della newsletter settimanale The Wine Economist, che ha parlato del delicato rapporto tra vino e denaro.

In un mondo che, volenti o nolenti (che si esporti o meno), vede il viticoltore contemporaneo immerso nel business globale, Veseth individua 4 tendenze in atto da seguire:

#1 Follow the money, cioè individuare i mercati in crescita come Usa e Cina, e mettere a punto azioni di penetrazione veloci e incisive.

#2 Premiumization, la propensione tra i consumatori (sopratutto statunitensi, nda) all’acquisto di prodotti di livello di prezzo superiore.

#3 Return to the brand, la predisposizione a voler produrre un marchio forte.

#4 The rise of identity wine brands, anche se la nascita di brand identitari non sempre porta alla creazione di prodotti di qualità.

GLI INTERVENTI
A seguire gli interventi “di casa nostra” suddivisi in 4 tematiche. Su “Le sfide dell’Italia enoica” si è espresso Angelo Gaja, portando anche la sua esperienza personale negli Usa.

Gaja ha parlato della difficoltà di far crescere il valore del prezzo medio al litro del vino italiano all’estero. Ancora oggi la chiave di volta risiede nel marketing, che vede investimenti insufficienti.

Per concludere con l’auspicio della creazione di un nuovo evento a Milano (e poi itinerante) per trasmettere lo stile di vita e la cultura italiani a livello internazionale.

Una frase sottolineata anche ieri, in occasione della presentazione della prima “Settimana del vino” a Milano, la Milano Wine Week.

Il prof. Attilio Scienza dell’Università di Milano ha poi esortato a capire il valore dell’innovazione, per poter affrontare le sfide più importanti per il mondo vitivinicolo: il cambiamento climatico e la sostenibilità. Per Giuseppe Tasca “non bisogna demonizzare il denaro, e nella propria attività bisogna mettere anche la propria faccia, la cultura e un animo personale”.

L’accurata analisi di Denis Pantini di Nomisma sull’export italiano negli ultimi 5 anni, sul tema de “Le rotte del vino globale”, ha evidenziato la crescita dei vini spumanti, rispetto alle altre tipologie.

Focus sulle dinamiche di 4 piazze interessanti per l’Italia: Usa, Cina, Germania e Svezia. Marina Cvetic di Masciarelli ha parlato della sua esperienza positiva nei mercati dell’Est Europa e del timore di approcciarsi a Paesi come la Cina, dove c’è poca tutela del Made in Italy. Nadia Zenato ha citato Usa e Russia, come piazze già conquistate, e la Cina tra le sue nuove frontiere.

Alcuni produttori hanno in seguito raccontato diversi modelli di gestione della propria azienda. Allegra Antinori ha illustrato il Trust, a cui l’azienda di famiglia si è affidata per tutelare la propria esistenza nel lungo periodo (fino a 90 anni). Elvira Bortolomiol ha portato l’esperienza di una realtà tutta al femminile (costituita da 4 sorelle), che investe sulla qualità del proprio prodotto all’insegna della sostenibilità. Massimo Ruggero di Siddùra è un ex costruttore che si è convertito alla vitivinicoltura in Gallura, dedicandosi a valorizzare la propria identità territoriale.

Dei “Punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi del Sistema Italia”, ha parlato Piero Mastroberardino (Federvini), affrontando anche il tema delle difficoltà del Sistema Italia, che “sono strutturali”.

La dimensione è un fattore facilitatore dei conti in azienda. Ma più si è piccoli, più si soffre. Il fatto che la maggior parte delle aziende italiane siano medio-piccole rende difficile, per esempio, ottenere finanziamenti, dotarsi di un management di alto livello o andare all’estero.

Ernesto Abbona (Unione italiana vini) avverte un’esigenza di semplificazione, pur essendo consapevole che la realtà imprenditoriale italiana è anche legata al territorio e, quindi, diversificata. Le imprese private creano valore, così come le forme associative che le comprendono, come i Consorzi.

IL PREMIO KHAIL 2018 A CESARE PILLON
VinoVip al Forte è stata occasione per  ricordare il fondatore di Civiltà del bere: Pino Khail. Dal 2011, anno della sua scomparsa, è stato istituito un Premio alla sua memoria. “Per aver raccontato il vino, nelle sue svariate sfaccettature, con competenza e scrittura raffinata, con ironia e precisione”, il giornalista Cesare Pillon, storica firma del vino italiano, ha ricevuto il Premio Khail 2018.

“Collaboratore assiduo della rivista fondata da Pino Khail, con lui ha condiviso l’idea che l’impegno degli imprenditori vinicoli andasse massimamente valorizzato, considerata l’importanza del loro prodotto per la cultura e l’economia della nostra civiltà”, ha spiegato Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere, consegnando la targa commemorativa a uno stupito e commosso Cesare Pillon, omaggiato dalla standing ovation dei 200 ospiti a Villa Bertelli.

IL MANUALE DI CONVERSAZIONE VINICOLA
Il Giardino d’Inverno di Villa Bertelli ha quindi ospitato la presentazione del libro “Manuale di Conversazione Vinicola”, l’ultima opera del giornalista Cesare Pillon. Come ha spiegato il direttore Alessandro Torcoli: “Abbiamo deciso di riunire i vocaboli dell’omonima rubrica, uscita su Civiltà del bere tra il 2007 e il 2013. In tutto 175 lemmi, elencati in ordine alfabetico, che raccontano il mondo del vino con precisione, ma anche fine ironia, che da sempre contraddistingue la scrittura del maestro Pillon”.

Il dizionario, dalla A di “Abbigliamento”, ovvero “packaging delle bottiglie” alla Z di “zuccheraggio”, ossia il dosaggio per le bollicine, spiega i termini chiave dell’enologia, rivelando i paradossi e le mode che hanno attraversato il settore.

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Dazi sul vino in Sudamerica: lettera Uiv ai Commissari europei

In vista dell’imminente e decisivo ciclo di negoziati dell’accordo di libero scambio Unione Europea – Mercosur, che avrà luogo dal 4 all’8 giugno 2018, Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, ha indirizzato una lettera ai Commissari Europei al Commercio Malmstrom e all’Agricoltura Hogan, al fine di reiterare alcune strategiche priorità per il settore vitivinicolo italiano.

Affari che riguardano il Mercado Común del Sur, ovvero il mercato comune dell’America meridionale. Ne fanno parte in qualità di Stati membri: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela. Ruolo chiave, tra l’altro, quello del Paese carioca, dove si appresta a sbarcare Vinitaly, con Wine South America.

“Il Mercosur – spiega Ernesto Abbona – rappresenta una priorità per le aziende vinicole italiane, in particolare il Brasile, uno dei mercati cosiddetti ’emergenti’ più dinamico e promettente in chiave di potenziale aumento di consumi pro capite di vino”.

“In questa fase strategica dei negoziati UE-Mercosur riteniamo indispensabile che, mediante l’approvazione dell’accordo, l’Unione Europea risolva alcune questioni prioritarie per il settore del vitivinicolo, peraltro già rappresentate ai servizi della Commissione Europea dal Comité Vins, alla quale Uiv aderisce”.

Le richieste sono ferme. “Chiediamo in particolare un’eliminazione completa dei dazi sul vino – evidenzia Abbona – fin dall’entrata in vigore del trattato, dando priorità ai vini maggiormente esportati nei Paesi Mercosur, i vini imbottigliati e vini spumanti, che attualmente rappresentano oltre il 90%, in volume e in valore, dei vini importati dal Brasile”.

“Dagli sviluppi degli ultimi cicli di negoziati – continua Abbona – abbiamo appreso che le proposte di concessioni in materia tariffaria per il settore del vino sono estremamente penalizzanti, in quanto il Mercosur propone un’eliminazione delle barriere tariffarie dopo 15 anni dall’entrata in vigore dell’accordo”.

Una proposta che Abbona definisce “inaccettabile”. “Il vino italiano – spiega il presidente Uiv – non trarrebbe alcun beneficio a breve e medio termine dalla conclusione dell’accordo e i vini argentini e cileni continuerebbero a rafforzare le loro quote di mercato in Brasile”.

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