Dall’alto della collina, sulla terrazza panoramica di Cascina San Michele, lo spettacolo è di quelli che mozzano il fiato. Vigneti che si perdono a vista d’occhio, baciati da un Sole che abbraccia l’intero arco alpino. Siamo in provincia di Asti, lungo strada San Michele, sopra Nizza Monferrato. Un antico borgo dove il tempo sembra essersi fermato, se non ci fosse il campanile di una piccola chiesetta a scandirlo di rintocchi.
Qui, il vignaiolo ed enologo Daniele Chiappone ha raccolto il testimone dello zio Armando, classe 1908, fondatore di quella che oggi è l’azienda vitivinicola Erede di Chiappone Armando. Una piccola realtà, che nel mondo globalizzato odierno si potrebbe ascrivere alla fantascienza.
Già, perché accanto a Daniele ci sono solamente il padre e la madre Diliana, oltre alla sorella Michela. In quattro, a dividersi la fatica e il sudore (ma anche le grandi soddisfazioni) di 10 ettari di vigneti di proprietà più 2 in affitto, situati nel circondario di Cascina San Michele.
Dodici ettari di passione, e una bella fetta di coraggio. Alla Erede di Chiappone Armando, mezzo ettaro è dedicato infatti a un vitigno autoctono piemontese, sempre più raro e prezioso: il Freisa d’Asti. Un uvaggio poco noto al ‘grande pubblico’, che regala tuttavia vini rossi fermi di grande carattere e pregio.
Nulla a che vedere, insomma, con quelli che giungono sulle tavole degli italiani grazie alla grande distribuzione organizzata, dove il Freisa è presente nella sua versione vivace (vedi il Duchessa Lia), rinfrescante e di facile beva. Sanpedra è il nome di fantasia che Daniele ha voluto dare alla sua Freisa d’Asti Doc.
L’annata di questo splendido Freisa è la 2009, dotata di gran carica alcolica: 14,5%. Delizioso l’accostamento di questa bottiglia alla selvaggina, ma anche alla carne cruda del posto, come l’incomparabile salsiccia di Bra battuta al coltello.
“La filosofia aziendale – spiega Daniele Chiappone – è quella di voler produrre vini di elevatissima qualità e personalità, che rispecchino le caratteristiche di tipicità del territorio. Questo in pratica si traduce in un lavoro meticoloso e tempestivo nella gestione del vigneto e nelle operazioni di vinificazione in cantina. Così facendo si vuole avere sempre il massimo di qualità nel vigneto, in modo da poterlo poi ritrovare in bottiglia”.
Il progetto per il futuro è quello di ampliare la superficie vitata, ma senza snaturare la filosofia ormai più che centenaria dell’azienda. “Seguiamo e seguiremo per la gestione della lotta ai parassiti vegetali e animali della vite un piano agroalimentare regionale di lotta integrata – spiega Daniele Chiappone – che prevede un continuo controllo sull’uso e sui quantitativi dei prodotti di sintesi da parte della stessa Regione Piemonte”.
Alla Erede di Chiappone Armando, oltre al fiore all’occhiello costituito dal Freisa d’Asti, tra l’altro segnalato dalla stessa associazione Slow Food per l’alto livello di qualità raggiunto, si coltivano principalmente Barbera, Dolcetta e Favorita.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.