Udine – La presentazione del Porto Franco di Trieste ai produttori vitivinicoli regionali organizzata da CiviBank, presso la propria sede a Cividale del Friuli, è stata l’occasione per siglare anche un accordo di collaborazione tra il Movimento Turismo del Vino FVG e l’Istituto bancario, leader del credito agrario in regione.
Oltre a supportare gli eventi 2019 del Movimento, la collaborazione con Civibank prevederà anche l’organizzazione, nel corso dell’anno, di svariate iniziative nelle cantine, ideate per stimolare la conoscenza del variegato patrimonio enogastronomico locale.
Grande soddisfazione quella espressa dalla presidente del Movimento, Elda Felluga che si è così espressa:
“Da sempre la nostra associazione si impegna per far conoscere le peculiarità del territorio dal punto di vista enoturistico, cercando importanti sinergie con i principali attori dello stesso. Per questo siamo molti contenti dell’opportunità di collaborare con CiviBank e ringrazio la presidente Del Piero per aver creduto in questo progetto di valorizzazione e mi auguro che questo sia l’inizio di un lungo cammino insieme”.
CANTINE APERTE 2019 La firma dell’accordo è stata anche l’occasione per presentare in anteprima la nuova mappa di Cantine Aperte che si svolgerà sabato 25 e domenica 26 maggio. Per la prima volta, la manifestazione sarà interattiva grazie ai QRCode personalizzati per ciascuna azienda.
La nuova mappa sarà diffusa ufficialmente a Verona in occasione del Vinitaly e da metà aprile sarà disponibile in molti locali della regione e non solo.
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UDINE – Dopo il grande successo di pubblico riscontrato durante l’esposizione a Palazzo Morpurgo, le graffianti opere del concorso Spirito di Vino sbarcano in un’inedita location per regalare nuovi sorrisi.
Da domani, 25 gennaio, la mostra “Spirito di Vino 18 years” sarà visitabile nelle sale dell’Accademia di Belle Arti “G.B. Tiepolo” di viale Ungheria 22, a Udine.
All’inaugurazione, prevista per le ore 11.00, saranno presenti il Direttore dell’Accademia, Fausto Deganutti, e la presidente del Movimento Turismo del Vino FVG, Elda Felluga.
Oltre alle opere selezionate per l’edizione 2017, si potrà ammirare una selezione delle più belle vignette realizzate nel corso dei 18 anni del concorso, rivivendo così alcuni dei principali fatti storici, politici e culturali attraverso gli occhi ironici e irriverenti della satira. L’esposizione sarà visitabile fino al fino 28 febbraio 2018 (orari: 9.00-17.00 dal lunedì al venerdì, 9.00-12.00 il sabato).
Spirito di Vino è un concorso internazionale, indetto annualmente dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia, che celebra le più graffianti e originali vignette satiriche sul tema del vino.
“La scelta di affidare un messaggio sul vino all’espressione pungente della satira – spiega il Mtv del Friuli – è ciò che contraddistingue da sempre questo concorso, un’originale e accattivante sfida che viene lanciata ogni anno in tutto il mondo, in cui il tema del vino si rivela un elemento culturale in grado di essere spunto infinito di inedite creazioni”.
Fin dal suo esordio, una giuria d’eccezione composta dai grandi maestri italiani della satira, Forattini, Krancic, Giannelli e Marini, ha sostenuto con entusiasmo questo progetto. La presenza della mostra in questa sede si inserisce nell’ambito della prestigiosa collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Udine “G.B. Tiepolo”.
Dal 2018, infatti, Spirito di Vino dedicherà particolare spazio all’illustrazione satirica, riportando l’attenzione sulla manualità del tratto e del disegno. La mano che materializza l’idea su un foglio bianco come la mano del contadino che coltiva la terra per raccogliere i suoi frutti.
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Altro che la menzione “vigna”, che tanto fa discutere in merito alla nuova linea di vini di Gerry Scotti. In Italia, le regole sull’etichettatura dei vini, sono “sessiste”. Lo denuncia Marilena Barbera, appassionata viticoltrice siciliana che dall’inizio del mese ha intrapreso una battaglia contro il divieto all’utilizzo della parola “viticoltrice” sulle etichette dei vini. Marilena produce vini “naturali” e scrive a mano l’etichetta di uno dei vini simbolo della sua cantina.
“Me ne stavo al tavolo del soggiorno a scrivere ‘Imbottigliato dal viticoltore’ sulle bottiglie di Ammàno, il mio vino bianco prodotto da uve Zibibbo, selezionate e raccolte senza ausilio di macchinari in vigneto. Più scrivevo, più mi sembrava strano pensare a me stessa al maschile. E allora, fra la settantaquattresima e la settantacinquesima etichetta, ho deciso che avrei dovuto scrivere ‘viticoltrice’. Perché questo sono io: una donna che coltiva la vite per raccoglierne uva da trasformare in vino. Solo che la legge non lo prevede. E non prevede nemmeno che le diciture obbligatorie sulle etichette dei vini possano essere manipolate”.
La legge, ricorda Marilena Barbera, “prevede esclusivamente diciture al maschile perché per secoli la società di cui la legge è espressione ha considerato il lavoro fuori casa, per il quale è prevista una tutela o una disciplina, esclusivo appannaggio degli uomini”. “Fin qui nulla di male – aggiunge la viticoltrice – la legge è lo specchio dei tempi in cui viene emanata, quindi può essere cambiata. E secondo me è proprio arrivato il tempo di cambiarla, magari partendo dalla semplice constatazione che in Italia esistono anche viticoltrici oltre che viticoltori, e che non c’è nulla di straordinario in questo”.
“BISOGNA CAMBIARE LA LEGGE”
Marilena Barbera, poi, rincara la dose. “La cosa straordinaria – dichiara – è che una cosa assolutamente normale, come chiamare i mestieri svolti dalle donne con un termine declinato al femminile, dà molto fastidio. Soprattutto agli uomini. I commenti al post che ho scritto su FB dopo aver preso questa decisione mi hanno rivelato due cose: intanto, che un termine femminile utilizzato per descrivere il lavoro che faccio ‘suona male’. Poi, riflettendoci, ho pensato che suona male perché in Italia nel 2017 non è ancora accettabile che una donna possa svolgere un lavoro per secoli ritenuto esclusivamente maschile”.
“Suona male – aggiunge la produttrice siciliana – che una donna voglia veder riconosciuto il proprio ruolo e il proprio lavoro a parità di condizioni e con pari dignità. Suona male che una donna non voglia limitarsi a fare le foto per la brochure, ad andare alle fiere in tailleur e tacchi alti, e magari ad accogliere gli ospiti in cantina, ma abbia anche la velleità di farlo, il vino. E soprattutto, suona male che pretenda che questo ruolo le venga riconosciuto. Anche dalla legge”.
“La seconda cosa rivelata dai commenti a quel post – continua Marilena Barbera – è che una cosa per me così normale per molti non lo è affatto. Mi è stato detto, nell’ordine: 1) che credere ancora alla necessità delle quote rosa sia lunare; 2) che quello che faccio sia mistificare la realtà, suggerendo che esista un conflitto tra generi o una discriminazione esercitata a danno delle donne; 3) che mi dedico a battaglie capziose; 4) che esercito un ‘boldrinismo’ di retroguardia. Ed altre amenità del genere”.
“Non ho mai pensato di scendere in piazza con i cartelli – chiosa la viticoltrice – a scandire slogan come ‘L’utero è mio e me lo gestisco io’. Però a pensarci bene sì, credo che esista un atteggiamento maschilista e discriminatorio. Credo che esista una parte della nostra società per la quale denigrare, ridicolizzare, sminuire, ostacolare il lavoro delle donne e negare loro diritti quali parità di accesso, di retribuzione, di carriera non è affatto un problema, ma la regola. Una parte della nostra società, e una consistente e molto autorevole parte di questo nostro mondo del vino, ritiene che le donne esistano solo in quanto ‘figlie di’ o ‘mogli di’. Ed è l’unico ruolo che ad esse accetta di riconoscere”.
Marilena Barbera, a tal proposito, cita un esempio lampante. “Acquistando una copia della Guida ai Migliori 100 vini e vignaioli d’Italia, edita dal Corriere della Sera, scritta da due professionisti della comunicazione del vino, un famoso giornalista e un famoso sommelier, mi sono accorta che il premio a ‘La Donna del Vino’ è stato assegnato a Elda Felluga con la motivazione che è ‘figlia di uno straordinario vignaiolo’. Nessun cenno alle sue capacità, che di certo ci saranno e saranno importanti, nessun cenno al lavoro che sicuramente ha svolto e continua a svolgere nell’azienda della sua famiglia. Nessun cenno alla sua formazione, alle sue scelte personali, alle esperienze professionali, tutte cose che la rendono una grande donna e un’imprenditrice meritevole di riconoscimenti. Elda Felluga, in quella descrizione, esiste solo ed esclusivamente in quanto figlia di suo padre.
Se non è sessismo questo”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La collaborazione con i Comitati Provinciali Unicef del Friuli Venezia Giulia, nata sedici anni fa, ha raggiunto anche quest’anno un importantissimo traguardo: nonostante le bizze di questa strana primavera e la difficile situazione economica, a Cantine Aperte, grazie alla vendita dei calici da parte dei volontari Unicef, sono stati raccolti oltre 20 mila euro. La cifra sarà interamente devoluta alla campagna “Bambini in pericolo” dedicata alla tutela dell’infanzia perseguitata, minacciata, malnutrita e sfruttata: una campagna a sostegno di tutti quei bambini e bambine che vivono in zone sotto assedio, colpite da catastrofi naturali, città degradate. “Appoggiare da molti anni un così importante progetto sociale – commenta Elda Felluga, presidente del Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia – è motivo di orgoglio per il Movimento: Cantine Aperte si dimostra, ancora una volta, non solamente una manifestazione dedicata alla cultura del vino e alla valorizzazione del territorio, ma anche un’occasione per aiutare, con il ‘calice della solidarietà’, i bambini meno fortunati fornendo loro un aiuto concreto. Il nostro più sentito ringraziamento va agli appassionati enoturisti, alle cantine e al loro personale, ai volontari Unicef che con il loro fondamentale aiuto hanno contribuito all’ottima riuscita dell’evento”.
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Due ricche giornate di degustazioni, incontri, visite in vigneto, cene a tema e approfondimenti sulla cultura del vino, hanno portato nelle cantine regionali migliaia di persone. Si è conclusa con un bilancio più che positivo la 24° edizione di Cantine Aperte, manifestazione nazionale organizzata dal Movimento Turismo del Vino, che in Friuli Venezia Giulia ha coinvolto 65 produttori vitivinicoli.
Dopo il sabato di bel tempo, durante il quale molti visitatori hanno partecipato alle visite su prenotazione, una domenica dal cielo “ballerino” non ha comunque fermato l’interesse degli appassionati che non hanno voluto perdersi uno degli appuntamenti più interessanti per scoprire l’eccellenza della viticoltura regionale. Molti anche i turisti provenienti da fuori regione, dalla Germania, dall’Austria, dalla Slovenia e da tutto il Nord Italia: un dato che conferma come il vino e il territorio ad esso legato siano uno degli asset più interessanti per lo sviluppo turistico del Friuli Venezia Giulia.
“Anche quest’anno Cantine Aperte ha mantenuto le aspettative – ha commentato soddisfatta la presidente del Movimento Turismo del Vino FVG, Elda Felluga – e ha dimostrato ancora una volta la sua grande forza di attrattiva: il vino è il filo conduttore che accompagna l’enoturista alla scoperta delle diversità enologiche e dei “microcosmi” del nostro territorio. Vivere un’esperienza sensoriale, conoscitiva e culturale attraverso i racconti degli stessi vignaioli, riportando a casa ricordi, esperienze ed emozioni. Ad accompagnare le degustazioni i prodotti tipici della nostra terra, ad arricchire l’offerta le tantissime iniziative di interesse culturale all’interno delle cantine stesse che diventano per un giorno uno straordinario palcoscenico. Un altro dato positivo – prosegue la presidente – è vedere un crescente interesse da parte dei giovani per questo mondo così affascinante e complesso”.
Molto apprezzate sono state anche le “Cene con il Vignaiolo” che hanno visto il tutto esaurito e i “Piatti di Cantine Aperte”, organizzati in collaborazione con le Strade del Vino e Sapori FVG. Grande successo anche quello riscontrato sia dai due Wine-BUS partiti da Trieste, sia dal servizio di bus navetta gratuito che ha permesso di visitare tutte le cantine aderenti dalla provincia di Pordenone. Fondamentale il coinvolgimento dell’Unicef.
L’impegno dei suoi volontari ha permesso anche quest’anno di raccogliere cifre importanti, attraverso l’offerta dei bicchieri da degustazione di Cantine Aperte 2016, per sostenere la campagna “Bambini in pericolo”. Cantine Aperte ha inoltre segnato l’apertura del concorso internazionale Spirito di Vino, dedicato a vignette satiriche sul mondo del vino, che si chiuderà il 31 agosto e i vincitori saranno proclamati durante Friuli Doc.
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