(4 / 5) Prendi un vino tradizionale, “svecchialo”, mettilo in una bottiglia innovativa e ottieni un altro capolavoro dei geni del vino e del marketing che rispondono al nome di Cantine Ceci di Torrile, provincia di Parma. Vinialsupermercato.it degusta per voi il Decanta Rosso Emilia Igt delle Cantine Ceci di Torrile. Impossibile non cadere vittime del fascino della bottiglia decanter. Decanta Rosso delle Cantine Ceci è un Emilia Rosso Igt prodotto con un blend di uve Lambrusco e Cabernet Sauvignon vinificate in acciaio. È un vino fermo e secco, che però una volta versato nel calice si è mostrato, a suo modo, effervescente! Il colore già mette allegria, un bel rosso rubino intenso poco trasparente. Le note olfattive prevalenti sono fruttate, fragole e lampone su tutte, ma anche prugna, mora, ciliegia sotto spirito che ci ha riportato un po’ a ricordi dell’infanzia, agli spensierati pranzi familiari da bambini, quando il vino potevamo solo annusarlo. Oltre la frutta arrivano anche delle note erbacee, conferite dalle uve di Cabernet Sauvignon. La frutta si fa sentire anche al palato: il Decanta Rosso Emilia Igt delle Cantine Ceci non è un vino strutturato, ma ha una tale morbidezza, una perfetta rotondità che riempie la bocca con un equilibrio fine ed elegante che gli danno consistenza. La vendemmia non è indicata sulla bottiglia del Decanta Rosso Emilia IGT delle Cantine Ceci, che nonostante l’eccentrica forma troviamo essenziale ed elegante come il suo contenuto. È comunque evidente che si tratta di un vino giovane e di pronta beva, trasversale a tutti i piatti della cucina mediterranea, da primi saporiti, carni, affettati e salumi e perché no anche da portare in una gita fuori porta per dare un tocco chic alla tovaglia a quadrettoni da pic-nic.
Le Cantine Ceci di Torrile, per il Decanta Rosso Emilia Igt hanno creato questa particolare bottiglia decanter inclinata a 68.2 gradi che oltre a permettere una buona ossigenazione del vino, rende la tavola allegra e fa chiacchierare. Ma attenzione: mentre siete tutti piegati a osservare se il vino da quella strana bottiglia può fuoriuscire e verificare se davvero sta anche in piedi, i vostri commensali lo staranno finendo lasciandovi in dote l’oggetto di design vuoto! Cantine Ceci di Torrile sono già finite altre volte sotto la nostra lente di ingrandimento regalandoci sempre emozioni che anche con il Decanta Rosso Emilia Igt non tradiscono. Le Cantine Ceci di Torrile, con il Decanta riescono ad esprimere la giovialità, la genuinità e l’inventiva tipica dell’Emilia e degli Emiliani, rendendo un vino semplice un prodotto raffinato ed elegante. La storia della loro azienda comincia negli anni 40 con Otello Ceci. Da allora i suoi figli e nipoti hanno ben saputo interpretare e rinnovare la passione dell’antenato oste, portando il nome dei Ceci da osteria locale di riferimento, ad azienda leader nel panorama italiano enologico della quale in gdo possiamo apprezzare i prodotti.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
(3,5 / 5) Certi vini hanno una storia da raccontare. Questa è la storia del Governo di Castellare: no, non si tratta né di un regno né di un castello, ma di un tipo di vinificazione storica che viene riproposta oggi dalla cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti, per il loro Governo di Castellare Igt. Si tratta di un vino rosso base al quale, come previsto dalla pratica di rigoverno alla toscana, dopo la prima fermentazione viene aggiunto un mosto di uve appassite. Sia per conferire grado zuccherino, sia per avviare anticipatamente la fermentazione malolattica rendendolo quindi un vino pronto prima. Tant’è che il Governo di Castellare Igt prodotto dalla cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti si definisce “vino di primavera”: una sorta di vino “novello” prodotto però con tutt’altra pratica, che non ha nulla a che fare con la macerazione carbonica. La vendemmia sotto la nostra lente di ingrandimento è la 2013, scelta con curiosità, volutamente, per una degustazione non proprio convenzionale data la tipologia di vino. Il Governo di Castellare Igt dei Domini di Castellare di Castellina in Chianti si presenta di un colore rosso rubino piuttosto scarico, ma con una bella luminosità. Anche facendolo roteare, nonostante i 13% di alcol in volume appare un vino leggero, poco denso. Il profumo è semplice, con prevalenza di note floreali quali la viola e la rosa appassita. Forse non è un caso che per il Governo di Castellare Igt, la cantina Domini di Castellare in Chianti abbia scelto come immagine un fiore: il fiore simbolo del Chianti, l’iris, il giaggiolo. La semplicità del Governo di Castellare Igt si riversa anche nell’assaggio, dove ritroviamo un tannino decisamente morbido, ma una freschezza ed un’acidità che gli donano una vivacità tale da farlo quasi sembrare frizzantino. Il finale è leggermente amarognolo e corto, quel corto e quell’acidità che invogliano il sorso. Un vino che, dunque, possiamo definire maturo. Se freschezza ed acidità sono l’obiettivo del Governo di Castellare Igt prodotto dai Domini di Castellare di Castellina in Chianti, vino beverino e gradevole che è possibile gustare anche freddo e in abbinamento al pesce, quasi fosse un vino bianco, la missione può dirsi raggiunta. Anche maturo resta un vino a tutto pasto, abbinabile a primi piatti, zuppe, carni bianche, piatti tradizionali. come un sangiovese. Mettiamo quindi da parte preconcetti di vini invecchiati, di sentori eterei, di note boisè e chi più ne ha più ne metta. Il Governo di Castellare IGT prodotto dalla cantina di Castellare in Chianti non è questo, è un vino semplice, il vino che nel passato veniva imbottigliato nella classica fiaschetta impagliata e bevuto all’ombra di un cipresso dai contadini toscani.
Un vino il cui concetto negli anni si è evoluto al discendente diretto Chianti, oggi conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo: anche nel 2016 è un Chianti Classico ad essere stato eletto come il vino migliore da “Wine Enthusiast” a significare, tornando al nostro Governo di Castellare Igt che dalla tradizione si prendono le idee buone. Il Governo di Castellare Igt viene prodotto con uve Sangiovese (90%), Malvasia Nera (5%), Canaiolo (5%). La vendemmia viene portata a termine in ottobre, la vinificazione termocontrollata avviene in acciaio con affinamento di 4 mesi in vasca e di 2 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. La cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti è un’azienda di circa 80 ettari nata nel 1968 per fusione di cinque poderi, i suoi vigneti hanno volutamente una resa molto bassa per favorire la qualità dei loro prodotti. Del Governo di Castellare Igt vengono prodotte 50 mila bottiglie all’anno. La cantina Domini di Castellare ha realizzato una cantina teatro nella quale vengono organizzati spettacoli e concerti in modo che assaggiare i loro vini diventi ancor più un modo conviviale per vivere l’esperienza del vino e della degustazione.
Permetteteci una critica però perché imbottigliare il vino con un imbottigliato da ICRF SI 4278 Siena Italia? Pratica consentita dalla normativa vigente, ma che un po’ ci lascia perplessi. Siamo certi non aiuti nel diffondere, in un’epoca dove si parla di ritorni a vini naturali, di tradizioni, di passato da riscoprire la commercializzazione di questo vino sconosciuto ai più. Il Governo di Castellare dei Domini di Castellare in Castellina in Chianti, unico nel suo genere, ha comunque una storia da raccontare. Una rondine non fa primavera, ma mettiamoci l’autore a questa storia, che parla di un vino che non ha nulla da invidiare ai vini novello e ai loro produttori, capaci di raggiungere risultati spesso poco elogiabili.
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(3,5 / 5) Ecco il “vino del supermercato”. Questa volta in senso letterale. Sotto la nostra lente di ingrandimento finisce oggi un prodotto “Grandi Vigne”, private label della catena di ipermercati Iper. Nello specifico, il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne prodotto per Finiper dall’azienda agricola Tre Monti Srl di località Bergullo, in provincia di Imola. Vendemmia 2014. Trattandosi di un vino “superiore” ha naturalmente una gradazione maggiore rispetto alla versione base: il titolo alcolometrico è 13%. Nel bicchiere, il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne si presenta rosso rubino, limpido, trasparente e luminoso. Al naso i profumi risultano abbastanza intensi, di mirtillo e mora. Ma si percepisce anche un delicato profumo di rosa appassita. All’assaggio, il vino è molto caldo: il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne ha anche un tannino deciso, che lascia una leggera astringenza, smorzata però dall’alcolicità, che tuttavia gli conferisce un carattere austero. Proprio per questa struttura, a differenza di un Sangiovese base, consigliamo di abbinare il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne con pietanze particolarmente grasse e succulente, quali primi piatti con sughi elaborati, bolliti, formaggi stagionati, salumi. Il nostro giudizio complessivo è che il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne sia un vino sufficientemente equilibrato. Un vino conviviale per un pasto con gli amici, ma senza esagerare. Perché l’alcolicità è presente, ed il passo a ritrovarsi a cantare “Evviva la Romagna, Evviva il Sangiovese”, è breve! Si tratta di un vino prodotto con uve raccolte a mano, a fine settembre, vinificate in acciaio. Il Sangiovese è il vitigno più rappresentativo della regione Emilia Romagna, in Italia rappresenta circa l’11% della superficie vitata e anche all’estero ha una discreta diffusione. Giacomo Tachis, grande enologo italiano, sostiene che il Sangiovese sta all’Italia come il Cabernet alla Francia. Iper, per la sua linea Grandi Vigne, ha radunato ben 27 produttori provenienti da quasi tutte le zone vitivinicole e dal 2011 conta anche la linea Grandi Vigne Bio, permettendo così anche ai piccoli produttori, come l’azienda agricola Tre Monti Srl, di crescere economicamente e professionalmente. Una realtà, la Tre Monti Srl, a conduzione familiare. Nasce negli anni Settanta, si sviluppa su due poderi per 55 ettari complessivi, divisi tra la provincia di Imola e il Riminese. Produce anche una linea senza solfiti e prodotti bio.
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(4 / 5) Un Lambrusco non ordinario, per chi ha voglia di bere un vino strettamente legato alla tradizione agricola e contadina, che abbia tuttavia una marcia in più. E’ Otello 200, Lambrusco Emilia Igt delle Cantine Ceci Spa di Torrile, Parma. Un vino frizzante equilibrato e beverino, di cui t’innamori non appena versato nel calice. Qui mostra immediatamente una spuma accattivante, tutt’altro che timida, anzi pomposa e vanitosa. Tanto da sembrare ottenuta dalla spremitura d’un pugno di more. Una schiuma che per consistenza ricorda quella del mare, se non fosse d’un viola accesso. Dal calice, dove si presenta d’un rosso profondo, impenetrabile, si propagano profumi allettanti e persistenti, di mora appunto. Ma anche di lampone e fragoline di bosco. Tutte percezioni che si ritrovano poi in bocca. Al palato tutto il gusto della frutta, cui si accosta delicatamente (ma sempre più “prepotentemente”, col passare dei secondi) una vena sapida deliziosa e persistente. Una beva facile e invitante, che anticipa un finale lungo, deciso, fresco. Perfetto accompagnamento, il Lambrusco Emilia Igt Otello 200 della Cantine Ceci Spa, di antipasti a base di salumi non solo della tradizione Parmense ed emiliana. Un Lambrusco transregionale, adatto anche a tutto pasto, da servire a un temperatura di 8-10 gradi. Come si evince dal sito aziendale delle Cantine Ceci Spa, era il 1938 quando Otello Ceci, famoso oste della nebbiosa bassa parmense si accorse che nella sua piccola trattoria oltre a degustare ottimi culatelli e salami, la gente “impazziva” per lo scurissimo lambrusco servito nelle scodelle. Anno dopo anno, quel meraviglioso rito della pigiatura ad ottobre è divenuto il mestiere suo e dei suoi figli. Tanto che i quasi 400 migliori viticultori della zona facevano a gara per vendergli il meglio del loro raccolto. Negli anni Novanta, grazie all’apporto di nipoti e pronipoti, nascono “prodotti che nessuno aveva mai immaginato di realizzare”. Per citarne uno, il Lambrusco “Terre Verdiane”, divenuto di fatto uno dei Lambruschi più diffusi e apprezzati nella ristorazione italiana. Nel 2003, dopo anni di sperimentazioni in vigna, nasce “Otello Oro NerodiLambrusco”, che la famiglia Ceci definisce “una scommessa”. Certamente vinta, così come quella della produzione destinata a finire sugli scaffali dei supermercati italiani, aggiungendo valore a tutto il comparto vini della Gdo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(4 / 5) Prendi il Nebbiolo. Coltivalo a Vercelli. E otterrai il Gattinara. La ricetta, in realtà, non è così semplice. Di vero c’è che uno degli uvaggi principi d’Italia, il Nebbiolo che dalle parti di Cuneo dà vita a Barolo e Barbaresco, viene allevato (tanto per rimanere in Piemonte) anche al confine con la Lombardia. In provincia di Vercelli, a poco più di un’ora da Milano. Per l’esattezza in un piccolo Comune di 8 mila anime, Gattinara per l’appunto. Toponimo di una delle più affascinanti Docg italiane. Avrete capito dunque che sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi il Gattinara Docg 2010 dell’Azienda Agricola Bianchi, con sede a Sizzano, in provincia di Novara. Un vino sorprendente, vera e propria scommessa dell’anno dell’insegna di supermercati Il Gigante Spa, che l’ha introdotta sul finire del 2015 tra i vini della selezione piemontese, assieme al “cugino” Ghemme. Il Gattinara Docg 2010 Azienda Agricola Bianchi si versa nel calice inebriandosi di profumi assieme floreali e fruttati. Il vetro si colora d’un rosso rubino che invita alla beva, tanto è intrigante. Al naso volano eteree note speziate di vaniglia, in un concerto di fiori come la violetta e piccoli frutti a bacca rossa, come il lampone e il ribes. Si percepisce inoltre il raro sentore di cachi, con grande sorpresa per chi s’appresta alla degustazione. Al palato, il Gattinara Docg 2010 Bianchi è deliziosamente elegante. Caldo, asciutto, di corpo. Coi frutti rossi che tornano a fare capolino, in un finale che sa apprezzare particolarmente chi ama vini che subiscono affinamento in legno. Un capitolo a parte merita appunto la tannicità, ovvero la sensazione di “astringenza” provocata dai tannini. Definire questo Gattinara “tannico” è corretto, ma va spiegato perché: pur essendo stato vendemmiato nel 2010 e posto in commercio al termine di 24 mesi di affinamento in botti di rovere e ulteriori 12 in bottiglia, riteniamo corretto valutare le potenzialità future di questo Gattinara.
“Tannico”, dunque, per quella leggera dominanza tannica tipica di vini strutturati come questo, da considerare in definitiva un ottimo prodotto, pronto alla beva nell’anno in corso (2016), ma con sorprendenti margini di miglioramento futuri. Ottima l’acidità, che lo rende vino decisamente fresco; e perfetta la sapidità, con percezione salina piacevole, che aggiunge freschezza alla beva. Buono anche il quadro delle sensazioni retro olfattive, in un finale intenso, fine (elegante), e persistente. La bottiglia va aperta un’ora prima della consumazione e quindi abbinata a carni in umido, all’arrosto o alla griglia. Questo Gattinara è perfetto, per esempio, con l’osso buco alla milanese. L’Azienda Agricola Bianchi di Sizzano, Novara, sceglie per la sua produzione le migliori uve provenienti dalle vigne di proprietà sul territorio di Gattinara. Una famiglia, quella dei Bianchi, che ha il vino nel sangue: dal 1500 l’avo Carlo Antonio Bianchi possedeva vigneti a Sizzano, capaci di produrre vini che ricevettero successivamente l’elogio – nel 1845 – addirittura da Camillo Benso Conte di Cavour. Oggi la Cantina Bianchi è gestita da Paolo Tealdi Bianchi e dalla madre Eva Bianchi. Ventuno ettari di vigneti, la cui produzione viene esportata per la metà fuori dai confini nazionali, in tutto il mondo.
Prezzo pieno: 13,40 euro
Acquistato presso: Il Gigante
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cos’è un vino autoctono? L’associazione Go Wine inaugura l’anno 2016 a Milano con una serata dedicata ai vini autoctoni italiani, in programma giovedì 21 gennaio presso le sale dell’Hotel Michelangelo, in via Luigi di Savoia 6. Il riferimento è al libro “Autoctono si nasce…”, pubblicato da Go Wine Editore,nonché ad altre iniziative che hanno sempre visto l’associazione di Alba privilegiare la cultura e la comunicazione in favore dei vitigni e dei vini “di territorio”. Il banco d’assaggio vedrà protagonista una qualificata selezione di aziende italiane direttamente presenti. Un’Enoteca completerà il panorama della degustazione. Appuntamento dunque con un’importante selezione di vini, espressione di terroir nascosti e depositari di sapori nuovi, per un irripetibile viaggio tra i più insoliti e rari autoctoni italiani. Il costo della degustazione per il pubblico è di 18 euro (12 euro per i Soci Go Wine, soci associazioni di settore 15 euro). L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata. L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2016. Per una migliore accoglienza è consigliabile confermare la presenza alla serata ed il numero degli eventuali accompagnatori all’Associazione Go Wine, telefonando al numero 0173-364631, oppure inviando un fax al numero 0173-361147 o una e-mail a stampa.eventi@gowinet.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. entro le ore 12 di giovedì 21 gennaio 2016.
Programma: Ore 16,00 -18,30: Anteprima: degustazione riservata esclusivamente ad un operatori professionali (giornalisti, enoteche, ristoranti, wine bar). Ore 18,30 – 22,00: Apertura del banco d’assaggio al pubblico di enoappassionati. Nel corso della serata breve conferenza di presentazione.
Hanno aderito al banco d’assaggio: Accadia – Serra San Quirico (An); Agrinatura – Andria (Bt); Aimasso F.lli – Diano d’Alba (Cn); Antica Cantina Sant’Amico – Morro d’Alba (An); Antica Cascina dei Conti di Roero – Vezza d’Alba (Cn); Benforte – Cupramontana (An); Bonsegna – Nardò (Le); Bottega del Vino Dogliani Docg – Dogliani (Cn); Cà Biasi – Breganze (Vi); Cà del Bric – Montaldo Bormida (Al); Cà Ronesca – Dolegna del Collio (Go); Cantina Ornina – Castel Focognano (Ar); Castello di Grillano – Ovada (Al); Carpante – Usini (Ss); Cascina Gentile – Capriata d’Orba (Al); Cascina Gilli – Castelnuovo Don Bosco (At); Cascina Gnocco – Mornico Losana (Pv); Cascina La Signorina – Ovada (Al); Caves Cooperatives de Donnas – Donnas (Ao); Cincinnato – Cori (Lt); Claudio Cipressi – San Felice del Molise (Cb); Consorzio Ovada docg – Ovada (Al); Marisa Cuomo – Furore (Sa); De Tarczal – Isera (Tn); Dionigi – Bevagna (Pg); Giacobbe Alberto – Paliano (Fr); Gigante Adriano – Corno di Rosazzo (Ud); Graunar – San Floriano del Collio (Go); Hollborn di Giovanni Brignolio – Moncalvo (At); La Bioca – Serralunga d’Alba (Cn); Le Strette – Novello (Cn); Le Strie – Teglio (So); Lunae Bosoni – Ortonovo (Sp); Mancinelli Stefano – Morro d’Alba (An); Marenco – Strevi (Al); Marengoni Silvio, Lino & Flavio – Ponte dell’Olio (Pc); Marini Salvatore – S. Demetrio Corone (Cs); Miotti Firmino – Breganze (Vi); Morra Diego – Verduno (Cn); Moschioni – Cividale del Friuli (Ud); Musso Valter – Barbaresco (Cn); Petruz Maria – Cormons (Go); Piandaccoli – Lastra a Signa (Fi); Pileum – Piglio (Fr); Rivetti & Lauro – Tirano (So); Rivetti Mario – Alba (Cn); Rocca Rondinaria – Rocca Grimalda (Al); Rocco di Carpeneto – Carpeneto (Al); Scubla Roberto – Premariacco (Ud); Stanig – Prepotto (Ud); Tenuta Casteani – Gavorrano (Gr); Tenuta Cavalier Pepe – Sant’Angelo all’Esca (Av); Tenuta di Tavignano – Cingoli (Mc); Tenuta Fulcera – Bertinoro (Fc). Selezione di Ruchè di Castagnole Monferrato, a cura del Consorzio di Tutela.
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(4 / 5) Mai pensato di abbinare un vino rosso al pesce? Il Frappato Doc Vittoria fa al caso vostro. Per le sue caratteristiche è abbinabile a scampi, tonno, spigola, sushi. Ma non per questo disdegna l’accostamento a carpacci di vitello e formaggi freschi. Un vino eclettico, insomma, il Frappato Doc Vittoria dell’Azienda Vitivinicola Judeka, giovane realtà siciliana che si è affacciata prepotentemente sul panorama della distribuzione organizzata italiana. Etichette colorate e accattivanti, ma anche solidi contenuti: come dimostra il bronzo al Decanter World Wine Award 2014 e la segnalazione sulla guida Berebene 2015 del Gambero Rosso, conquistati dalla bottiglia che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it. Versato nel calice, il Frappato Doc Vittoria Judeka si veste di un rosso rubino tenue, ma acceso. Al naso giungono dapprima note floreali (rosa e viola) e fruttate di ciliegie, more e fragole, che poi lasciano spazio a sentori speziati di liquirizia dolce e zafferano. In bocca è asciutto, di corpo, caldo a livello d’alcolicità e rotondo. Ottima l’acidità, che rende questo Frappato fresco. Molto piacevole la sensazione salina data da una sapidità capace di aggiungere freschezza alla beva, che richiama nuovamente i frutti rossi. Il tannino è elegante, in un quadro giustamente tannico. Il finale persistente, sapido. Ottimo prodotto per qualità prezzo, il Frappato Doc Vittoria Judeka è in definitiva molto più di una semplice bottiglia acquistabile al supermercato, costituendo per i neofiti una bella occasione di sperimentare un vino rosso col pesce. La vinificazione avviene in maniera tradizionale, con macerazione delle bucce per 6-8 giorni a 20-22°, in vasche d’acciaio inox. Seguono 6 mesi di affinamento in cemento. L’azienda Vitivinicola Judeka nasce nel 2007 a Caltagirone, Catania, dall’idea di un gruppo di giovani imprenditori siciliani, guidati da Valentina Nicodemo, a cui viene riconosciuta “una leadership da vero battistrada”. “L’azienda – si può leggere sul sito Internet aziendale – in origine si caratterizza per la sua struttura leggera. Tale forma viene man mano modificata, all’inizio con l’acquisizione dei primi terreni, subito dopo con l’impianto dei vigneti, ed infine con la realizzazione della cantina”. Un gruppo di giovani che oggi una certezza in più: quella di aver costruito il proprio vissuto “in una terra magica”, con l’auspicio “che si trasformi nella speranza per tutti i giovani siciliani” come loro.
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(4 / 5) Di vini argentini si sente parlare sempre più spesso e la grande distribuzione organizzata non resta a guardare. Ecco comparire sugli scaffali dei supermercati italiani la varietà di uvaggio argentino più nota, che ha subito una vera e propria esplosione in seguito al Vinalies Internationales 2014 di Parigi, dove il Malbec della Famiglia Bianchi di Mendoza si ha conquistato il titolo di “miglior vino rosso del mondo”. Non raggiungiamo ovviamente tali vette con il Malbec Argentina 2014 delle Trapiche Vineyards 1883, in vendita nei supermercati Esselunga. Ma parliamo comunque di una produzione di tutto rispetto, da parte di un’azienda in grado di conquistare per quattro volte il titolo di miglior casa produttrice di vino in Argentina, con i successi del 2004, 2006, 2011 e 2012. Un record assoluto. Con queste premesse, andiamo a passare sotto la lente di ingrandimento il Malbec d’Argentina 2014 delle Trapiche Vineyards. All’esame visivo si presenta nel calice d’un rosso carico, con riflessi violacei. Al naso è molto particolare e accattivante: l’intensa percezione è quella della ciliegia, piacevolmente abbracciata dalla vaniglia. Al palato la sorpresa: ecco note di tartufo bianco, che contribuiscono a recendere la beva avvolgente e pacata, morbida ed elegante. Si evidenziano anche i frutti rossi, che precedono un finale altrettanto unico e particolare, tendente all’affumicato e al cuoio. Un vino non convenzionale, insomma, che costituisce una vera e propria esperienza gustativa. Da abbinare a piatti della tradizione argentina come le emapanadas, ma anche alla classica bistecca di bovino, alle carni arrosto, alle grigliate e ai formaggi a pasta dura. Le Trapiche Vineyards sono un colosso della viticoltura argentina che operano nella zona di Mendoza, ai piedi delle Ande. Esportano vino in più di 80 Paesi nel Mondo. Per l’Italia l’importatore è la Boldrini Import Export Srl di Roma. Il Malbec delle Trapiche Vineyard è ottenuto direttamente dalle vigne situate nella parte alta del fiume Mendoza e nella parte Est della stessa regione.
Acquistato presso: Esselunga
Prezzo pieno: 6,70 euro
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(3,5 / 5) E’ prodotto da uno dei colossi italiani della viticoltura, anche se in etichetta non compare direttamente. Il Cabernet Sauvignon Friuli Doc Aquileia della Tenuta Ca’ Vescovo è da annoverare tra i vini in vendita al supermercato prodotti da Zonin 1821, storica casa di viticoltori che opera in base al principio “ad ogni regione la sua tradizione, ad ogni regione il suo vino”, ispirato sin dagli anni Sessanta dall’attuale presidente Gianni Zonin. Il Cabernet Sauvignon in questione è di fatto il riflesso vinicolo della parte occidentale della città di Aquileia, in provincia di Udine, dove la Tenuta Ca’ Vescovo opera dal 1420, dapprima come proprietà dei Patriarchi, per poi passare ai Dogi di Venezia. Fino all’acquisizione da parte di Zonin. Passiamo dunque all’analisi organolettica. Vendemmiato nel 2014, il Cabernet Sauvignon Friuli Doc Aquileia Ca’ Vescovo si presenta nel calice di un rosso rubino carico, con unghia tendente al viola. Scorrevole, intenso. Al naso schietto, fine e sottile, regala note di frutti di bosco con predominanza della bacca rossa, che lasciano spazio a un finale piacevolmente sapido. Vino di corpo, caldo, rotondo, questo Cabernet Sauvignon è giustamente tannico ed equilibrato. Sensazioni retro olfattive intense, qualità mediamente fine, persistenza sufficiente. Un vino da abbinare a piatti non troppo elaborati a base di carne (in arrosto o alla griglia), da annoverare tra i prodotti perfetti per chi cerca qualcosa di più di un semplice vino da tavola, al giusto prezzo. Il Cabernet Sauvignon Friuli Doc Aquileia della Tenuta Ca’ Vescovo è ottenuto in purezza, dal frutto delle vigne situate a Cervignano del Friuli. Le uve vengono vinificate all’interno di tradizionali vasche orizzontali, nelle quali ha luogo una fermentazione sulle bucce della durata di 7-10 giorni. A fermentazione malolattica conclusa, ovvero quando l’acido malico (duro e aspro) si trasforma in acido lattico, il vino affina per 6 mesi in botti di rovere di Slavonia, guadagnando in armonia e complessità.
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(4 / 5) “Lu Salentu, lu mare, lu ientu”….e il vino, potremmo aggiungere al testo della canzone degli Après La Classe, dato il fermento attorno ai vini pugliesi – e in particolare salentini – che si è creato negli ultimi anni.
Torniamo ancora una volta in Puglia con il Negroamaro del Salento I.G.P Notte Rossa, vendemmia 2013, prodotto e imbottigliato dalle Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto.
Una scala che si allunga verso la luna e il cielo stellato raffigura l’invitante etichetta frontale. Vediamo se l’assaggio ci condurrà metaforicamente alle stelle o se ci farà capitombolare.
LA DEGUSTAZIONE Il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa, all’esame visivo si presenta di color porpora con riflessi violacei, limpido e con archetti stretti che lacrimano lungo il calice.
Al naso emergono sentori di piccoli frutti di bosco e di ciliegia, con qualche piacevole nota speziata a movimentare il corredo aromatico.
Al sorso ritornano soprattutto le note fruttate. Un vino di buona struttura, caldo e avvolgente, bilanciato da una fresca acidità e con una giusta astringenza. Armonico, equilibrato e gradevole.
Un finale non particolarmene lungo, ma che importa. Nonostante la persistenza il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa riesce a trasmettere l’anima di un territorio e di un vino ad un prezzo alla portata di tutte le tasche. A tavola si abbina a primi piatti saporiti, carni in genere e formaggi stagionati.
LA VINIFICAZIONE Il Negroamaro del Salento Igp Notte Rossa delle Cantine San Marzano viene vendemmiato a metà settembre, in purezza, ovvero con sole uve Negroamaro. La vinificazione prevede una macerazione termo controllata con lieviti selezionati e affinamento in acciaio. Un vino che mantiene le sue caratteristiche per cinque anni: come vino Igp si colloca al di sotto di una Doc e al di sopra di un vino da tavola, un vino longevo, ma di pronta beva che consigliamo per una breve fruibilità.
Le Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe sono nate negli anni Sessanta e rappresentano oggi una delle realtà più vaste della zona con 1500 ettari vitati, una produzione complessiva di 8,5 milioni di bottiglie e circa 1200 viticultori associati. I premi e le menzioni per alcune delle loro etichette, sia in Italia che all’estero sono diversi
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
(3,5 / 5) I vini andrebbero bevuti direttamente sul territorio e direttamente dal produttore. Tutto molto vero, ma complicato, Ancor più se vivi sul “continente”. E la regione vitivinicola è la Sardegna. Per fortuna grazie alla Gdo possiamo bere vini dalle più svariate provenienze, a diverse fasce prezzo e spesso anche di qualità, comodamente a casa nostra. Il vino sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it questa volta è proprio sardo, il più famoso, altrimenti detto il Barbera della Sardegna: stiamo parlando del Cannonau Doc. In particolare del Cannonau di Sardegna Doc Albada, imbottigliato all’origine dalla Vitivinicola Antichi Poderi di Jerzu, a Jerzu in Ogliastra. Vendemmia 2014, 13% di alcol. Si tratta di una selezione Auchan, come indicato sul collo della bottiglia. Non è la prima volta che un Cannonau finisce sotto il nostro microscopio, ma questo ha già un primato: il primo prezzo di soli 2,99 euro. Lo apriamo una mezzoretta prima di iniziare a degustarlo, come suggerito sull’etichetta posteriore della bottiglia. Quindi versiamo il vino nel bicchiere.
LA DEGUSTAZIONE
Limpido, trasparente, rosso rubino con riflessi violacei. E’ un vino giovane. Il profumo è intenso, floreale di viola, ma la prevalenza è assolutamente fruttata di mora, lampone ed amarena.
In bocca si presenta asciutto, un tannino ben dosato e di giusta astringenza. Caldo, anche grazie al suo 13% di alcol in volume, rotondo, secco. Un vino fresco e sapido e anche di discreta persistenza. Assolutamente equilibrato.
Certo non stiamo parlando dell’eccellenza del Cannonau, ma di un vino che con un prezzo del genere sorprende positivamente. Si abbina a salumi, carni grigliate e primi piatti saporiti. Il Cannonau di Sardegna Doc Albada della Vitivinicola Antichi Poderi di Jerzu, non è tra i vini di questa cantina giudicati ottimamente sulla Guida dei Vini 2016 de L’Espresso. Ma si fa comunque apprezzare, soprattutto nel rapporto qualità prezzo.
La cantina, nata negli anni Cinquanta per volontà di una quarantina di viticultori, oggi vanta 430 soci. Si tratta di un’azienda moderna, che dispone di circa 600 ettari di vigneti coltivati con diverse tipologie di allevamento, disposti su diverse pendenze di terreno dai 700 metri sul livello del mare fino a valle, verso la costa. Produce una vasta gamma di vini, dai più giovani e fruttati a vini riserva di grande eleganza.
Prezzo pieno: 2,99 euro
Acquistato presso Auchan / Sma / Simply Market
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(2 / 5) Il Piemonte occupa diversi ripiani e metri lineari sugli scaffali della grande distribuzione: le marche sono spesso le stesse, ma questa volta ad incuriosire vinialsuper è stata una novità in assortimento.
Imbottigliato direttamente dal produttore finisce sotto la nostra lente di ingrandimento il Monferrato Rosso Doc Alaba 2012, prodotto dalla Tenuta la Marchesa di Novi Ligure. Siamo in provincia di Alessandria, al centro di un ideale triangolo tra Milano, Genova e Torino.
L’ etichetta frontale non è particolarmente accattivante, ordinaria. Ma l’abito non fa il monaco. Sul retro si legge: “Imbottigliato senza legno al fine di scoprire i profumi naturali dei vitigni, Barbera, Merlot e Albarossa, favoloso incrocio di Nebbiolo e Barbera riscoperto da poco”. Un preludio invitante.
LA DEGUSTAZIONE
Il Monferrato Rosso Doc Alaba di Tenuta la Marchesa si presenta rosso rubino carico. Inizialmente un po’ chiuso al naso, col passare dei minuti si apre concedendo note di frutti rossi intense.
Al palato però qualcosa stona al primo sorso. Risulta decisamente troppo tannico, allappante. Un tannino verde quello di questa annata 2012 che potrà ammorbidirsi col tempo. Da riprovare più avanti.
Abbinabile a salumi, arrosti, cacciagione, carni rosse brasate, Il Monferrato Doc viene prodotto nella provincia di Asti e di Alessandria, laddove indicato senza ulteriori specifiche, come ad esempio il Monferrato Chiaretto, Dolcetto o Freisa. Il disciplinare prevede solo che sia prodotto con uve non aromatiche, dello stesso colore, raccomandate e autorizzate nel territorio.
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(3,5 / 5)Ottimo rapporto qualità prezzo per il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia della nota cantina Aneri. Non difficile, soprattutto dopo le feste natalizie appena trascorse, trovarlo in promozione nei supermercati che lo distribuiscono. Si tratta di un Brut Millesimato. Ovvero di uno spumante con un residuo zuccherino inferiore a 12 grammi per litro, dunque “Brut” ovvero “Secco”; prodotto con uve di una singola annata (vendemmia), detta anche “millesimo”: in questo caso, la 2014. All’esame visivo si presenta di una limpidezza brillante, trasparente, di un giallo paglierino intenso. La grana del perlage è mediamente fine e dà vita a un’effervescenza persistente, longeva. All’olfatto, il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia si rivela intenso, schietto, fine. Spumante complesso, regala al naso sentori di acacia, mela e fiori di campo. Al palato è equilibrato, con sapidità e acidità ben bilanciate: fresco, secco, rotondo, di giusta alcolicità (11%), in quadro di buon corpo e struttura generale. Un Prosecco intenso, fine e persistente, che si fa apprezzare con piatti a base di pesce e crostacei, ma anche come semplice aperitivo. La vinificazione prevede, per le caratteristiche intrinseche dell’uva – dagli acini piccoli e dorati – la rifermentazione in grandi recipienti. Viene prodotto per Aneri di Legnago (Verona) dalla Ca.Va.-S.a.c. di Valdobbiadene con uve dell’azienda agricola Eden di Susegana, provincia di Treviso. Per la vendemmia 2014 sono stati conferiti 61.886 chilogrammi di uve, ottenendo una produzione di 43.320 litri di Valdobbiadene Docg, ovvero circa 64.400 bottiglie.
Prezzo pieno: 8-9 euro
Acquistato presso: Esselunga – Il Gigante
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(3,5 / 5) E’ il prodotto “base” di una delle migliori cantine italiane, certamente tra le più rinomate del Sud Italia. Parliamo dell’Aglianico del Vulture Doc I due cavalieri di Terra Lucis, delle Cantine del Notaio (CdN). Un vino che strizza l’occhio alla personalità del resto della produzione della casa vinicola fondata nel 1998 dall’agronomo Gerardo Giuratrabocchetti, ormai nota nel mondo per vini a base Aglianico come “L’Atto”, “Il Sigillo”, “La firma” e “Il Repertorio”. Non aspettiamoci le stesse emozioni da I due cavalieri, vino col quale Cantine del Notaio ha deciso di farsi conoscere nel mondo della grande distribuzione organizzata. Si tratta comunque di una bottiglia di tutto rispetto, capace di regalare più di un’idea su quelle che sono le enormi potenzialità di un vitigno, l’Aglianico, considerato il “Barolo del Sud” Italia. In particolare, sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi la vendemmia 2013. Nel calice, I due cavalieri di Terra Lucis si presenta d’un rosso rubino impenetrabile con unghia violacea, limpido, carico e di densa consistenza. Al naso colpisce per quanto risulti letteralmente caldo: l’intensità delle note di confettura di frutti a bacca rossa, assieme ai sentori speziati che richiamano zafferano e cuoio, risulta molto spiccata. Tanto da conferire una percezione “tattile” del profumo. Al palato, l’Aglianico del Vulture Doc I due cavalieri di Terra Lucis si conferma vino di corpo, caldo rotondo, secco. L’acidità è ben vestita, fresca. E si sposa alla perfezione con una sapidità che aggiunge freschezza alla beva. Il tannino è elegante, pronto, contribuendo così a un quadro di complessivo equilibrio. Il finale è intenso e conduce verso percezioni di caffè e cioccolato amaro, in un fin di bocca che avremmo sperato risultasse ancora più persistente. Bottiglia validissima, insomma, soprattutto nel rapporto qualità prezzo. Abbinabile a piatti importanti a base di carne, come la selvaggina, l’Aglianico del Vulture Doc I due cavalieri di Terra Lucis è ottenuto mediante utilizzo in purezza dell’omonimo uvaggio, allevato nei vigneti della casa vinicola di Rionero, nel pieno della Lucania. La vendemmia avviene verso la seconda o terza settimana del mese di ottobre, con vinificazione in acciaio. La macerazione dura circa 7 giorni, in base all’annata. Alla fermentazione alcolica e malolattica viene fatto seguire un passaggio in legni di barrique e tonneaux di rovere francese non nuovi, per un periodo di circa dodici mesi.
Prezzo pieno: 8,99 euro
Acquistato presso: Esselunga
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(5 / 5)Tre anni di sperimentazioni. E poi eccolo qui il Langhe Doc Bianco Divin Natura dell’azienda agricola Teo Costa, selezione Giobbe: il primo vino ottenuto senza aggiunta di anidride solforosa, dunque senza solfiti aggiunti. Si tratta di un blend composto per l’80% da Sauvignon blanc, cui viene aggiunto un 20% di Roero Arneis. Il risultato è un vino beverino, fresco, ma tutt’altro che banale. Grande carica all’olfatto. E piena soddisfazione per il palato. Sono lontani, insomma, i tempi in cui i vini biologici, compresi quelli presenti sugli scaffali dei supermercati italiani, potevano essere considerati meno soddisfacenti di quelli “tradizionali”. Nel calice, Langhe Doc Bianco Divin Natura di Teo Costa si veste d’un giallo paglierino scarico, con riflessi verdognoli. Al naso arriva complesso, carico di aromi intensi e variegati. Si passa dalla salvia alla noce moscata, poi all’albicocca sciroppata, alla mela e allo zenzero, con richiami floreali di geranio e gelsomino. In bocca entra con carattere, per una lieve predominanza di note che paiono speziate e che ricordano nuovamente il ginger. Per poi scivolare armonioso, verso un finale sufficientemente persistente, che fa pensare alle erbe aromatiche: ecco di nuovo la salvia e il rinfrescante rosmarino. Vino di buon corpo, quasi da mordere più che da assaporare. Rotondo, secco, con acidità e sapidità perfettamente bilanciate, ben equilibrato.
Decisamente pronto con l’annata 2014, che registra una percentuale alcolica di 12,5. Il Langhe Doc Bianco Divin Natura Teo Costa è vino a tutto pasto, accostabile anche col pesce o con le carni bianche, o utilizzabile anche solo come aperitivo. I vigneti in cui viene prodotto sono situati nel Comune di Castellinaldo d’Alba, località Gallarini, in provincia di Cuneo, dove opera l’azienda agricola piemontese. Il terreno è di tipo sabbioso, con marne bianche, vene di argilla es esposizione a Sud-Ovest. La raccolta delle uve avviene a freddo, riponendo gli acini migliori a contatto col ghiaccio secco. La vinificazione è il vero segreto di questo Langhe Bianco, basata sul metodo brevettato Teo Costa: criomacerazione contemporanea di Sauvignon e Arneis in ambiente privo di ossigeno, sfruttando l’anidride carbonica prodotta naturalmente durante la fermentazione. Prima della commercializzazione, sono previsti tre mesi di ulteriore affinamento in bottiglia.
Prezzo pieno: 8,10 euro
Acquistato presso: Esselunga / Carrefour
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(5 / 5)Pigato, dal latino “picatum”, ovvero “macchiato”, “maculato”: il vitigno ligure per eccellenza anche se d’adozione – dato che storicamente la sua origine è greca – deve il suo nome alla presenza di alcune piccole chiazze sulla buccia, più scure rispetto all’acino, di colore bianco. Ma non presenta “macchie” il Pigato Riviera Ligure di Ponente Doc dell’Azienda Agraria Anfossi, viticoltori dal 1919, se per “macchie” s’intendono difetti. Si tratta piuttosto dell’ennesima ottima bottiglia per rapporto qualità prezzo che i consumatori possono reperire sugli scaffali dei supermercati italiani. Nel calice si presenta di un giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso è armonico, con sentori fruttati di pesca e melone, agrumi (cedro), miele, rosmarino, salvia e mentuccia. In bocca, il Pigato Anfossi è secco, di buona sapidità, ben bilanciata con le note di pesca e agrumi che ricordano il bergamotto. Vino di corpo, regala un finale persistente e lievemente tendente all’amaro, di un’eleganza ammandorlata. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014 (13%). Perfetto l’abbinamento con i piatti a base di pesce, dalle prime alle seconde portate. L’Azienda Agraria Anfossi nasce a Bastia di Albenga (provincia di Savona) nel 1919 per intuito del fondatore Antonio Anfossi, industriale dello zucchero. Oggi la produzione della Doc Riviera Ligure di Ponente si assesta sulle 80 mila bottiglie annue. Le vigne, che si estendono su una superficie di 5 ettari, vengono sfoltite durante il periodo estivo e potate durante l’inverno, per mantenere controllata la resa per ettaro e garantire più qualità che quantità.
Prezzo pieno: 8,19 euro
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Ha ancora ampi margini di miglioramento, maturando ancora qualche mese in bottiglia, il Primitivo Dop 2014 Patronale, prodotto e imbottigliato dalla Cantina San Donaci 1933 nell’omonimo paese della provincia di Brindisi, nel Salento. Nel calice si presenta limpido, di un rosso rubino luminoso. Al naso è intenso, schietto e mediamente fine, ma complesso. I sentori sono quelli tipici del vitigno, con richiami alla confettura di prugna, lampone e mora, ben sostenuti da una spiccata speziatura che ricorda la liquirizia dolce e lo zafferano, ma anche la mentuccia e le erbe officinali. Al palato, il Primitivo di Manduria Dop Patronale risulta corposo, caldo, ma leggermente pastoso. Secco e fresco, giustamente sapido, presenta un tannino ancora piuttosto evidente, che col tempo potrà certo contribuire a rendere la beva più equilibrata. Buono il quadro retro olfattivo: intenso, mediamente fine e persistente, pur risentendo tuttavia della spigolosità del tannino. Quattordici gradi la percentuale d’alcol in volume. Una bottiglia, dunque, dall’ottimo rapporto qualità prezzo, tutto sommato pronta per essere servita in accompagnamento a primi importanti e robusti come le lasagne al ragù, ma anche con secondi di carne, meglio se alla griglia, nonché a formaggi ben stagionati. Il Primitivo di Manduria Dop Patronale, affinato in barrique per un periodo di 6 mesi, è uno dei prodotti base della Cantina San Donaci 1933, situata a 27 chilometri da Brindisi e 26 da Lecce. Si tratta di una realtà fondata oltre ottanta anni fa da dodici agricoltori della zona, che oggi conta circa 600 soci in grado di produrre tra i cinquanta e i sessanta mila quintali di uva per vendemmia. La superficie vitata si estende per circa 500 ettari.
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(3 / 5)Non lascia il “segno” il Picolit Colli Orientali del Friuli Docg Nato in Vigna, imbottigliato in deroga al disciplinare dalla Gestioni Agricole Società agricola a.r.l. di Capriva del Friuli, in provincia di Gorizia. Nel calice si presenta limpido, di colore giallo dorato scarico. Scorre piuttosto denso. Al naso non risulta molto intenso, tende anzi al leggero. Schietto, mediamente fine, di complessità sottile, richiama i fiori freschi, il miele d’acacia, la scorza dell’arancia e l’albicocca sotto sciroppo. Al palato il corpo è tendente al leggero, così come leggera risulta la percezione alcolica (12%). In bocca è rotondo, dolce, di moderata acidità, leggermente sapido. Elementi che, messi sulla bilancia, conferiscono al Picolit Colli Orientali del Friuli Docg Nato in Vigna un sufficiente equilibrio, non di totale soddisfazione. Come non completamente soddisfacenti risultano le sensazioni retro olfattive. L’intensità è leggera, la P.A.I. (Persistenza Aromatica Intensa) scarsa, inferiore ai 6 secondi. La bottiglia, da 37,5 cl, annata 2014, risulta pronta al consumo, abbinata alla pasticceria secca.Il Picolit è una Denominazione di Origine Controllata e Garantita del Friuli Venezia Giulia, la cui produzione è consentita solamente in diciannove Comuni della provincia di Udine. Deve il suo nome alla scarsità del numero d’acini presenti su ogni grappolo, nonché alla piccola circonferenza degli stessi. Una particolarità genetica di questo vitigno, il cui fiore, come quello del Lambrusco di Sorbara e del Moscato Rosa, presenta stami corti e ripiegati verso il basso. Un polline sterile, incapace di fecondare il pistillo. Rendendo così necessaria la coltivazione del Picolit in prossimità di altre varietà con polline fecondo. Per la sua produzione, dev’essere comunque utilizzata una percentuale non inferiore all’85% di questo uvaggio.
Prezzo pieno: 9,49 euro
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Beviamo, giudichiamo. E tiriamo le somme. Il 2015 è quasi giunto al termine ed è tempo di bilanci. Di seguito, una speciale classifica dei migliori vini degustati da vinialsupermercato.it nel corso dell’anno. Si tratta di un totale di 20 vini acquistabili nei supermercati italiani, più due “fuori concorso”, ovvero il meglio di due aziende agricole che non hanno nulla a che fare con la grande distribuzione organizzata, ma che producono vini di “nicchia” di ottima qualità. Al di là della speciale classifica, una menzione particolare va al Bolgheri Doc rosso 2013 “InSogno” della Cantina Guado al Melo: letteralmente sbalorditivo nel rapporto qualità prezzo. E reperibile, guarda caso, sugli scaffali di un discount italiano: Penny Market. Buona lettura, dunque. E auguri di buone feste a tutti i lettori di vinialsupermercato.it
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(4 / 5) Etichetta curiosa quella del Dolcetto d’Alba Cantina del Parroco Azienda San Michele, che opera a Neive, nel pieno della zona di produzione del Barbaresco, in provincia di Cuneo, Piemonte. La cantina San Michele, di fatto, è quanto lasciato in eredità dall’Arciprete Don Giuseppe Cogno, Parroco di Neive, che nel 1973 diede vita assieme ad altri tre viticoltori del paese a una cantina che aveva come scopo “la produzione di grandi vini a prezzi altamente competitivi”. Oggi finisce sotto esame il Dolcetto d’Alba dell’annata 2014. Nel calice si presenta di un rosso rubino intenso. Al naso evidenzia le caratteristiche note floreali di geranio, ciclamino e viola. Presente anche una componente olfattiva fruttata, che richiama le fragoline di bosco e la mora. Curioso come questa bottiglia regali all’olfatto anche una percezione inaspettata per il vitigno Dolcetto: parliamo dello zafferano, che si riesce a percepire quando il vino si apre completamente nel calice. Al palato, il Dolcetto d’Alba Cantina del Parroco risulta invece didattico, con richiami alla mora, alle fragoline di bosco e al lampone, con finale ammandorlato tendente all’amarognolo e lievemente speziato (liquirizia dolce). Una bottiglia da consumare a tutto pasto, dagli antipasti di salumi ai primi e alle portate di carne non troppo elaborate. E’ Claudio Cavallo a spiegare come si ottiene questo vino: “La tecnica di vinificazione – dichiara l’enotecnico dell’Azienda San Michele – è quella classica, in acciaio inox, a temperatura controllata, che oscilla tra i 27 e i 28 gradi. I rimontaggi avvengono in maniera regolare, ma non insistita. All’ottenimento dell’estrazione del colore voluto delle vinacce si procede a una svinatura anticipata, per non arricchire troppo il vino attraverso un contatto prolungato con le bucce, mantenendo così i caratteri fruttati e di freschezza tipici del Dolcetto”. Missione più che compiuta.
Prezzo pieno: 9,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(3 / 5)E’ la prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita della Regione Lazio, ma i supermercati, soprattutto nel nord Italia, non dedicano grande spazio al Cesanese del Piglio. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, dunque, una “rara” bottiglia di questa antica e prestigiosa Docg, prodotta dalla storica Cantina Sociale Cesanese del Piglio. L’annata è la 2013 e dovrebbe regalare qualche emozione in più per la tipologia d’uvaggio utilizzata, il Cesanese d’Affile in purezza. Ma la fascia prezzo indica chiaramente come si tratti di una bottiglia dalle caratteristiche non troppo “spinte”, adatta a palati non troppo esigenti e certamente il prodotto base della Cantina Sociale di via Prenestina, Km 42. Questo Cesanese si presenta nel calice di un rosso rubino con riflessi violacei. Al naso si presenta carico di percezioni floreali dominate dal geranio, in concerto con i frutti rossi. Al palato risulta morbido e rotondo, fresco e minerale, ma piuttosto sbilanciato in termini di sapidità, che finisce per contrastare le note fruttate già avvertite al naso. L’effetto, nel finale, è quello di un balsamico non ricercato. Vino dunque non impegnativo, che può accompagnare a tutto pasto piatti non troppo strutturati.
La vinificazione del Cesanese del Piglio della Cantina Sociale del Piglio, come spiega Daniele Proietti, avviene interamente “in riduzione”. Dalla pressatura alla fermentazione, cioè, il mosto viene lavorato in assenza di ossigeno, mediante l’utilizzo di gas inerti, come l’azoto. La raccolta delle uve, tra le vigne del territorio ciociaro, avviene in maniera manuale. Macerazione per otto giorni, svinatura e proseguo della fermentazione in bianco. Il Cesanese del Piglio della Cantina Sociale del Piglio viene quindi sottoposto a fermentazione malolattica, in vasche d’acciaio. Subisce quindi un periodo di affinamento sulle fecce fini che va dai nove ai dodici mesi. Le vigne, d’età compresa tra i 15 e i 30 anni, sono situate a un’altezza di 380 metri sul livello del mare e allevate ad albese bilaterale su suolo argilloso, con una resa di 50 quintali per ettaro. Hanno consentito la produzione di un totale di 70 mila bottiglie.
Prezzo pieno: 5,49 euro Acquistato presso: Esselunga
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5)Ormai celebri in Italia e nel mondo per il loro spettacolare Tignanello, primo Sangiovese ad essere affinato in barrique, i Marchesi Antinori regalano anche al “pubblico” delle enoteche dei supermercati un prodotto di altissima qualità, a un prezzo tutto sommato contenuto. Stiamo parlando di Villa Antinori, un riuscitissimo blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, in vendita presso i punti vendita Esselunga. Una bottiglia di altissimo livello, che regala una tra le migliori espressioni del Sangiovese e del “bere toscano” nell’intero spettro della grande distribuzione organizzata italiana. Nel calice, Villa Antinori si presenta di un rosso rubino intenso. Al naso è elegante, con note di frutta a bacca rossa matura che si mescolano a spezie dolci (liquirizia) e ai profumi tipici del legno di barrique. In bocca è stupefacente per completezza ed equilibrio. Giustamente sapido, presenta nuovamente i sentori finissimi di frutta matura avvertiti all’olfatto, che col passare dei secondi vengono affiancati da spezie (ancora liquirizia e a sorpresa pepe e cannella). La beva è facile, di corpo e rotonda, con tannini morbidi e vellutati che anticipano un finale lungo, sapido e dominato dalla vaniglia. E’ il perfetto accompagnamento per piatti di carne rossa, selvaggina e cacciagione. Villa Antinori è ottenuto dal mixaggio di una componente di Sangiovese superiore al 55%, seguita dal 25% circa di Cabernet Sauvignon, 15% Merlot e 5% di Syrah. Le uve vengono diraspate e pigiate in maniera soffice, e messe in appositi serbatoi termo condizionati. La fermentazione alcolica è iniziata il giorno dopo la pigiatura ed è durata dai 5 ai 7 giorni. La macerazione, invece, è durata dagli 8 ai 12 giorni.
Le temperature di fermentazione non hanno superato i 28-30 gradi per le uve Cabernet e Sangiovese, favorendo così l’estrazione di colore e tannini dolci. Nel caso del Syrah e del Merlot non si sono mai superati i 25 gradi, per preservare gli aromi. Il vino ottenuto ha svolto la fermentazione malolattica nei mesi di ottobre e novembre, dopodiché è stato introdotto in barriques di rovere francese, ungherese e americano per un periodo di affinamento di 12 mesi. Villa Antinori è stato dunque imbottigliato e affinato per 8 mesi in bottiglia, prima della commercializzazione. Un prodotto che rende grande, anche tra gli scaffali del supermercato, il nome di una famiglia di produttori di vino giunta alla generazione numero 26, attiva ormai da oltre 600 anni. Da quando, cioè, nel 1385, Giovanni di Pietro Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. Il Villa Antinori Rosso Toscana Igt, in particolare, è stato introdotto – come spiega la stessa casa vitivinicola – nel 1928 dal Marchese Niccolò Antinori, padre di Piero Antinori, come il primo Chianti prodotto per essere invecchiato e migliorare nel tempo. Nel 2001, Piero Antinori inaugura una nuova evoluzione del Villa Antinori che diventa un Toscana Igt, prodotto con le migliori selezioni di uve provenienti esclusivamente dalle tenute di proprietà in Toscana. Il disegno dell’etichetta è rimasto invariato dal 1928, leggermente ritoccata con l’annata 1990 e con il 2001″.
Prezzo pieno: 11,99 euro
Acquistato presso: Esselunga
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(4 / 5) E’ tra i Gewurztraminer più costosi presenti sugli scaffali dei supermercati italiani, ma anche tra i più originali e apprezzabili. Parliamo di Leda Alto Adige Gewurztraminer Doc della cantina Aneri di Legnago, Verona, imbottigliato nella comunità vinicola di Cornaiano, frazione di Appiano Gentile, in provincia di Bolzano. Forse il segreto del suo successo sta proprio in quel 5% di uvaggio che Aneri decide di non dichiarare in etichetta, che completa la ‘ricetta’ assieme a un 85% di Gewurztraminer, a un 6% di Riesling e a un 4% di Sauvignon. Nessun velo, invece, sulla tecnica di vinificazione, che prevede dieci giorni di fermentazione delle uve in acciaio inossidabile, a una temperatura di 18 gradi. Segue una fase di affinamento per altri 5 mesi, sempre in vasche di acciaio inossidabile. Prima della commercializzazione, altri due mesi in bottiglia. Il Gewurztraminer Doc Leda Alto Adige Aneri è perfetto accompagnamento per piatti importanti a base di pesce, cui dona ulteriore regalità grazie alla propria importante struttura, unita ai 14,5 gradi di percentuale alcolica, che contribuiscono a posizionare questa bottiglia tra le migliori a base di questo generoso uvaggio nel panorama della grande distribuzione italiana, ma non solo. Della vendemmia 2012, sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, sono state prodotte 10 mila bottiglie. Nel calice, si presenta di un giallo paglierino intenso. Il profumo è elegante e caratteristico: presenta note fruttate di litchi (conosciuto anche come ciliegia della Cina), floreali di rosa e ginestra, oltre che di miele e canditi. Ma colpisce per la profondità delle note speziate, che richiamano cannella, noce moscata e chiodi di garofano. In bocca è fortemente aromatico: si presentano gli stessi sentori percepiti al naso, con finale spiccatamente speziato e velatamente tendente all’amarognolo.
Prezzo pieno: 14,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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(4 / 5) Direttamente da Cantina di Verona Spa, costola della storica Cantina Valpantena Verona Sca, ecco in grande distribuzione l’Amarone della Valpolicella Docg 2012 Pagus Bisano. Ottenuto da uve Corvina Veronese e Rondinella, si presenta nel calice di un rosso rubino intenso, impenetrabile, con unghia granata. Al naso è fruttato e assieme speziato. Richiama la confettura di amarena, lampone e prugna, ma anche la vaniglia, il cuoio e, più flebilmente, la cannella. Al palato è rotondo, di gran corpo: i 15 gradi di alcol/volume accendono le note fruttate di confettura e spezie, regalando un finale lungo, di liquirizia. Un ottimo prodotto, insomma, che è possibile reperire anche prezzo “stracciato”, in promozione sugli scaffali dei supermercati. Ma l’Amarone della Valpolicella Docg 2012 Pagus Bisano regge soprattutto il confronto con altri prodotti della stessa fascia prezzo, come l’Amarone della casa Sartori, realtà veronese di fama ormai internazionale. L’ennesima riprova di come bere bene al supermercato è possibile, scegliendo la bottiglia giusta, senza la necessità di ricorrere forzatamente ai “grandi nomi”. Servito a una temperatura di 18-20 gradi, stappato almeno un’ora prima di versarlo nei calici, è l’accompagnamento perfetto per arrosti, selvaggina, cacciagione, primi piatti importanti e formaggi stagionati.
La vinificazione delle uve Corvina e Rondinella raccolte in Valpantena (che significa “Valle degli dei” e “Valle di tutti i vini”), nella ze i 22 gradi. Seguono venti giorni di macerazione, che precedono la maturazione in botte e l’affinamento in bottiglia.ona nord est della città di Verona, prevede il loro appassimento per almeno 4 mesi su grate di legno che prendono il caratteristico nome di “Arele”. Le uve perdono con questo metodo circa il 40 per cento del loro peso iniziale. La pigiatura avviene in maniera soffice e la fermentazione a una temperatura compresa tra i 18 e i 22 gradi. Seguono venti giorni di macerazione, che precedono la maturazione in botte e l’affinamento in bottiglia.
Prezzo pieno: 24,99 euro Acquistato presso: Il Gigante
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(2,5 / 5) E’ tra le aziende agricole calabresi che, negli ultimi anni, si stanno rendendo protagoniste del rilancio dell’economia vitivinicola della Calabria nel panorama nazionale italiano. Parliamo dell’Azienda Agricola De Caro di San Vincenzo la Costa, provincia di Cosenza, che si affaccia sul variegato e tortuoso panorama della grande distribuzione del Belpaese sbarcando nei supermercati del nord con il rosso Vigna della Corte, Terre di Cosenza Doc. Un blend di Magliocco (60%), Cabernet Sauvignon e Merlot coltivate a un’altezza di 450-500 metri sul livello del mare. Risultato? Apprezzabile, anche se la bottiglia sembra voler avanzare pretese eccessive da vino di sostanza, che non riesce a centrare appieno. La prova del calice lo relega al ruolo del comprimario: quello del vino rosso comune, da tavola. Vigna della Corte Terre di Cosenza Doc è vino pretenzioso, a partire dal buon apporto in percentuale di alcol in volume (13,5%). Ma al palato non risulta abbastanza caratterizzato per potersi distinguere, soprattutto, da altri vini della medesima fascia prezzo. L’abbinamento in cucina è con le carni rosse e i primi piatti, servito a una temperatura di 18-20 gradi.
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(4 / 5)Argiolas si conferma una delle migliori case vitivinicole presenti sugli scaffali dei supermercati con Costera, Cannonau di Sardegna Doc 2012. Vino di un rosso rubino carico con riflessi granati, scorre denso nel calice, dove emana piacevoli profumi intensi vino si e floreali di viola, in un sottofondo di frutti di bosco e lievi richiami di vaniglia, conferiti dal periodo di affinamento in botte di legno. In bocca è caldo, giustamente sapido. Si fa apprezzare per robustezza e persistenza del finale. E’ perfetto per l’abbinamento con la selvaggina, gli arrosti e i formaggi stagionati, se consumato a temperatura di cantina, inferiore dunque a quella dell’ambiente, per apprezzarne meglio il bouquet al naso e la fragranza al palato. Perfetto con piatti di carne della tradizione culinaria sarda, come il maialino o l’agnello sardo arrosto, o i primi piatti saporiti. Costera Cannonau di Sardegna Doc 2012 di Argiolas è ottenuto dalla spremitura di uve Cannonau, Carignano e Bovale, che in Sardegna crescono in un clima di tipo Mediterraneo, con inverni miti e precipitazioni limitate ed estati calde ma ventilate. Il suolo contribuisce con la propria presenza massiccia di calcare, ingentilita dalla presenza di argilla nelle tenute Costera – da cui deriva il nome della bottiglia – a Siurgus Donigala, nella zona di Sarais e Sisini, situate a un’altezza di 220 metri sul livello del mare. La vendemmia, in queste tenute di proprietà di Argiolas, avviene in maniera manuale, concentrata nelle prime ore del mattino, quando il Sole è ancora basso all’orizzonte. La tecnica di vinificazione del Costera Cannonau prevede una fermentazione e macerazione delle uve a temperatura controllata di 28-30 gradi, per circa 10-12 giorni. Il mosto subisce quindi la fermentazione malolattica, in vasche di cemento vetrificato. Il prodotto viene quindi travasato in piccoli fusti di rovere, dove rimane a maturare per un periodo che varia dagli 8 ai 10 mesi. Segue un breve affinamento in bottiglia di circa quattro-sei mesi a una temperatura di 18 gradi in posizione orizzontale (umidità 75%, luce controllata) prima della commercializzazione e l’introduzione nei canali della grande distribuzione organizzata internazionale. Un ottimo prodotto del made in Italy, che fa bella la Sardegna e l’Italia intera.
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(4 / 5)Un Barbaresco dall’ottimo rapporto qualità prezzo, al supermercato. E’ il Barbaresco Docg Nervo della Cantina Vignaioli Pertinace Sca di Treiso, Cuneo. Nel calice si presenta denso, di un rosso rubino intenso con bordo granato, tendente all’aranciato. Sprigiona note intense di cuoio e tabacco, assieme a note floreali di geranio e viola. Un quadro complesso, che fa presagire una certa sapidità. Al palato le note speziate conferiscono grande eleganza e austerità alla beva. Ma i tannini, perfettamente maturati per l’annata 2012 sotto esame, risultano morbidi, pur nella loro schietta evidenza. Vino caldo, di alcolicità sostenuta (14%), evidenzia un’ottima sapidità anche nel finale, persistente e vanigliato. Sul finire del 2015, insomma, il Barbaresco Docg Nervo di Cantina Vignaioli Pertinace offre il meglio di sé: è pronto per essere l’egregio accompagnamento di grigliate di carne, selvaggina e formaggi ben stagionati. E’ prodotto nel Comune di Treiso, poco più di 800 anime alle porte di Cuneo, in un’area fortemente vocata alla vinificazione delle uve Nebbiolo. L’allevamento viene effettuato dalla Cantina Vignaioli Pertinace col metodo Guyot ad archetto. Le uve vengono raccolte solo a maturazione completa. Particolare attenzione viene riservata alla fase di fermentazione. Il mosto resta a contatto col le bucce tra i 15 e i 20 giorni, con “frequenti rimontaggi” . utili a eliminare i residui ossidativi che potrebbero generare difetti al vino – ed “energiche follature”, come spiega la stessa Cantina. Segue poi la fermentazione malolattica. L’invecchiamento avviene per 12 mesi in botti di rovere di Slavonia e, in parte, in fusti di rovere francese della capacità di 5 ettolitri. Prima della commercializzazione, il Barbaresco Nervo matura ulteriormente in bottiglia per 2 anni.
Prezzo pieno: 12,70 euro
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(5 / 5)Eleganza pura. Per essere un vino inserito nella linea “classica” della Cantina Produttori San Paolo di Appiano, provincia autonoma di Bolzano, il Pinot Nero Alto Adige Doc Melag regala emozioni. Tutt’altro che noioso o piatto, come risultano altri Pinot Nero acquistabili al supermercato, Melag conserva le qualità intrinseche del vitigno, con un tocco in più in tema di sapidità. Sotto l’esame di vinialsupermercato.it c’è una bottiglia dell’annata 2013, che fa registrare 13,5% gradi. Un elemento, quello dell’alcolicità piuttosto sostenuta, che contribuisce a regalare un quadro più deciso e strutturato. Pinot Nero Aldo Adige Doc Melag si presenta nel calice di un rosso rubino sgargiante. Scorre denso nel calice, che si trasforma nella vetrina perfetta del sottobosco altoatesino, richiamando note decise di fragolina, ma anche di mora, ciliegia e fiori di rosa. Percezioni eteree. All’esame olfattivo colpisce per l’anticipazione di una sapidità che viene confermata, poi, al palato. Di nuovo, in bocca, le note di fragola di bosco. Il tannino, elegante, si mostra pronto addirittura a un ulteriore affinamento in bottiglia. Il finale è lungo, persistente, di note speziate. Perfetto l’abbinamento di questa bottiglia con le carni d’agnello o coniglio, arrosto e formaggio stagionato. Pinot Nero Aldo Adige Doc Melag di Cantina Produttori San Paolo (Kellerei 1907) viene ottenuto dai vigneti delle zone Paulsner Feld, Aich e Gfill. La fermentazione avviene interamente in acciaio inox, mentre la maturazione in botte grande e, parzialmente, in barrique. L’imbottigliamento avviene nel maggio successivo all’anno di vendemmia.
Prezzo pieno: 6,99 euro
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(4 / 5) Tra gli scaffali del supermercato, ecco una bottiglia che racchiude i profumi e gli aromi del più antico vitigno della Sicilia: l’Insolia, altrimenti conosciuto come Inzolia o Ansonica. In particolare, sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it c’è Insolia 2013 Sicilia Doc, cantina Baglio di Pianetto. Di colore giallo paglierino carico, profuma intensamente di frutta matura (pera) ed esotica, oltre a presentare un’elegante speziatura (noce moscata) e note floreali di ginestra e mandorlo. Al palato si presenta minerale, sapido, con sentori che richiamano nuovamente la frutta matura, questa volta agrumati (arancia). Buono il corpo e l’equilibrio, per un finale che si scopre tuttavia meno persistente di quanto ci si potesse aspettare. L’abbinamento consigliato è quello ai primi piatti a base di verdura, al pesce, ai crostacei e alla carne bianca. Insolia Y Baglio di Pianetto nasce da vitigni a cordone speronato coltivati a un’altezza di 650 metri sul livello del mare, nei vitigni situati nella provincia di Palermo, a Santa Cristina Gela. La vendemmia si protrae dall’inizio alla fine del mese di settembre, con raccolta manuale delle uve in vigna. La resa per ettaro viene ridotta durante la maturazione (vendemmia verde). Dopo la raccolta, le uve Insolia vengono diraspate e sottoposte a macerazione a freddo (criomacerazione), per assicurare la conservazione ottimale degli aromi. La pressatura avviene poi in maniera delicata e, nuovamente a temperatura controllata, avviene la fermentazione per aggiunta di lieviti selezionati. Segue poi una maturazione in acciaio per quattro mesi, prima dell’imbottigliamento, nel mese di febbraio.
Prezzo pieno: 8,58 euro
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(5 / 5)Non poteva ascegliere nome migliore Domaines Paul Mas per il suo blend di Sauvignon Blanc, Picpoul, Viognier e Chardonnay. Di fatto, Vignes de Nicole L’Assemblage Blanc non è solo il risultato di un riuscitissimo concerto d’uvaggi. Bensì l’unione, che oseremmo definire “artistica”, di profumi e sapori difficili da reperire – tutti assieme – in un’unica bottiglia. Paul Mas è riuscito con L’Assemblage Blanc a dare vita a un vino fragrante. Quasi da mordere, più che da bere. Un ossimoro enogastronomico, insomma. Il cui successo è dovuto soprattutto ai tre mesi di fermentazione in botti di quercia che subiscono due dei quattro uvaggi, Viognier e Chardonnay. La pennellata finale, su un quadro di per sé suggestivo. Di colore giallo paglierino intenso, con leggeri riflessi verdolini, L’Assemblage Blanc esprime in verità un naso non elevatissimo di frutta matura a polpa bianca (pera), nonché di frutta esotica come banana e papaya. Si avverte una buona mineralità, dovuta soprattutto ai terreni calcareo-argillosi della Vallée de l’Hérault, dove i vigneti godono tra la l’altro di uno speciale microclima, quello del Pays d’Oc, altrimenti noto come Occitania, Francia meridionale. Al palato, le sensazioni minerali si fondono con quelle di frutta esotica. Si scopre così nuovamente la papaya, il frutto della passione, la banana e la pera matura, che si mescolano (ecco la sorpresa) a sentori di frutta candita e uva sultanina, che contribuiscono al concretizzarsi di reminiscenze di panettone, il dolce tipico di Milano. Il finale è lungo, fresco, elegante, di spezie e ribes. Pacatamente e piacevolmente astringente. Vignes de Nicole L’Assemblage Blanc dei Domaines Paul Mas si accompagna alla perfezione con piatti a base di molluschi, di pesce grasso (salmone), col sushi giapponese nonché a secondi di carne bianca come pollo e maiale.
Prezzo pieno: 5,69 euro
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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