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Mercato Fivi Piacenza 2019: nuova beffa del vignaiolo naturale all’organizzazione

A due settimane dal 9° Mercato dei Vini dei Vignaioli Fivi, in programma a Piacenza Expo dal 23 al 26 novembre 2019, si prospetta una nuova beffa all’organizzazione da parte della cantina toscana Palazzo di Piero e Cavaglioni (SI). Il cartello dell’azienda agricola riporterà la dicitura “Vini naturali di Toscana“, al posto della ragione sociale.

Un chiaro tentativo di distinguersi tra i banchi d’assaggio, come già accaduto nel 2018. Catturando l’attenzione di un certo tipo di pubblico verso il proprio stand, ma contravvenendo alle regole della Federazione.

I produttori avevano tempo fino al 7 novembre per comunicare il nome della cantina, la provincia e la regione che comparirà sul cartello e sulla guida dell’evento, compilando un apposito modulo in formato Excel.

L’organizzazione ha così potuto assegnare ad ogni vignaiolo il numero del tavolo e il colore di appartenenza, dando vita alla mappa ufficiale del Mercato Fivi 2019. Uno strumento utilissimo ai visitatori.

La società agricola toscana, al posto della ragione sociale, ha tuttavia indicato il nome del dominio del proprio sito web, ovvero “Vini naturali di Toscana” punto com. Il portale presenta infatti le etichette delle cantine Fattoria di Cavaglioni di Sovicille e Palazzo di Piero di Sarteano (SI).

Il cartello presente lo scorso anno al Mercato Fivi

Vini Naturali di Toscana – si apprende online – è il sito web dedicato ai vini prodotti nelle fattorie della nostra famiglia, Galeotti Ottieri della Ciaja e Galli in giro per la Toscana, dove coltiviamo vari prodotti biologici e seguiamo una precisa idea di viticoltura biologica e vinificazione naturale”.

Secondo un controllo effettuato da WineMag.it sul portale dell’Agenzia delle Entrate, la Partita Iva indicata sul sito web è legata alla ragione sociale “Fattoria di Cavaglioni Società Agricola“. “Vini naturali di Toscana” non è dunque una scritta valida ai fini delle richieste di Fivi ai vignaioli, pur non essendo stata rettificata. Ma c’è di più.

Lo scorso anno, come si evince dall’elenco dei vignaioli presenti al Mercato 2018 pubblicato da Fivi, l’azienda senese si era registrata all’evento col nome “Palazzo di Piero”, esibendo sul cartello la scritta “Vini naturali di Toscana” al posto del Comune in cui ha sede la cantina. Un unicum dell’intero evento, tollerato dall’organizzazione.

Per l’edizione 2019, la società agricola toscana ha osato ancora di più. Sulla guida e sulla mappa del Mercato in programma tra due settimane non c’è traccia di “Palazzo di Piero”, ma della sola “Vini naturali di Toscana“. L’effetto sulla cartellonistica sarà ancora più evidente: la scritta apparirà ancora più in grande, come ragione sociale.

VIETATE LE VECCHIE ANNATE SENZA LOGO

È attesa nelle prossime ore una presa di posizione ufficiale di Matilde Poggi (nella foto), presidente della Federazione italiana Vignaioli indipendenti, in merito alla vicenda. Un’edizione, quella del 2019, che vedrà tra l’altro regole ancora più restrittive per i produttori aderenti al Mercato di Piacenza.

Sempre secondo fonti ufficiali di WineMag.it, l’organizzazione ha infatti vietato di portare al banco d’assaggio bottiglie prive del logo della Federazione. Pena l’immediato allontanamento dalla manifestazione.

Una decisione che penalizza le piccole realtà emergenti desiderose di far degustare in verticale i propri vini, partendo da annate precedenti all’iscrizione all’associazione, in cui il marchio non appariva ancora in etichetta.

Viene inoltre creata un’oggettiva disparità tra le cantine più piccole e le aziende più strutturate ed economicamente più solide, in grado di ristampare le etichette inserendo il logo Fivi sulle vecchie annate dei vini.

Una scelta che pare infine contraddire i cardini del “Dossier Burocrazia“, sottoscritto dalla Federazione e presentato al Ministero dell’Agricoltura al fine di “snellire la burocrazia ogni giorno più pressante sulle piccole e medie aziende vitivinicole, per far fronte ai tanti adempimenti previsti dalla legge”.

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Vinitaly, “Dossier Burocrazia”: vignaioli Fivi sul piede di guerra

Si vestiranno tutti con la stessa maglietta per lanciare un messaggio forte contro la burocrazia. I 115 vignaioli presenti allo stand FIVI hanno scelto il Vinitaly per ribadire ancora una volta le difficoltà che le piccole e medie aziende vitivinicole si trovano ad affrontare tutti i giorni per far fronte ai tanti adempimenti previsti dalla legge.

Una protesta che però vuole essere soprattutto costruttiva. Consapevole del grande malcontento e della preoccupazione che aleggiano sulla testa di molti vignaioli italiani e che hanno portato ad aggregazioni spontanee e proteste, la FIVI ha rimesso mano al Dossier Burocrazia (scaricalo QUI) aggiornandolo e integrandolo, nell’interesse di tutti i Vignaioli italiani.

LE RICHIESTE DI FIVI
Sono sette le richieste puntuali che FIVI fa al legislatore. “Le nostre sono tutte proposte concrete – dichiara Saverio Petrilli, Segretario Nazionale FIVI – ma soprattutto sono nate in campo, dal disagio che abbiamo raccolto e continuiamo a raccogliere dai nostri associati, aziende di piccole e medie dimensioni”.

Il dossier burocrazia tocca ovviamente il discorso del SIAN, il nuovo registro telematico, di cui si chiede l’entrata in vigore solo quando il sistema avrà dimostrato un funzionamento stabile e affidabile, e all’interno del quale si chiede venga aggiunta la possibilità di emissione del documento Intrastat per le spedizioni all’estero.

Tema questo molto caro alla FIVI, che richiede anche l’innalzamento del limite attuale per la spedizione di vino confezionato ai privati da 90 a 180 litri, soprattutto in un periodo in cui le vendite a distanza hanno un sempre maggior peso nell’economia delle aziende vitivinicole.

La FIVI rinnova anche la richiesta che vi sia uno strumento telematico di condivisione delle visite in azienda tra tutti gli enti preposti ai controlli, in modo da evitare inutili duplicati e diradare le ispezioni alle aziende virtuose, e ripropone anche la richiesta di inserire produttori vitivinicoli nelle commissioni di degustazione delle DOC e DOCG.

Nel dossier trovano spazio anche richieste in merito ai corsi per i patentini delle macchine agricole e all’utilizzo delle fecce e vinacce in campo agronomico, oggi di fatto quasi impossibile anche per il divieto di compostaggio. Ma anche la richiesta di rivedere le procedure di aggiornamento degli attuali sistemi di monitoraggio regionale del patrimonio viticolo e della creazione di uno strumento che misuri l’accumulo di metalli pesanti nei suoli per poterne valutare la vulnerabilità, per consentire ai produttori di acquisire piena consapevolezza in merito alla propria attività e ai consumatori di rinnovare la propria fiducia nella qualità del lavoro dei vignaioli italiani.

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